RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI che hanno diretta relazione con quelle

1. — Sant'Agata.

Parrocchia edificata nel 432 da S. Petronio, riedificata nel 1196 e restaurata nel 1653.

Fu un jus patronato de' Pepoli.

II palazzo Pepoli fu edificato nell'anno 1344.

La suddetta parrocchia fu soppressa per decreto del 24 giugno 1805, ed incorporata a S. Bartolomeo li 23 maggio 1806, dove trasportaronsi i libri.

Doveva esser chiusa per decreto del 10 marzo 1808, intimato solo il 16 agosto di detto anno, ma per grazia ottenuta dal ministro Marescalchi restò aperta.

2. — Santa Croce detta delle Vergini, ossia Croce dei Casali.

Fu edificata nell' anno 432 da S. Petronio.

Il 20 novembre 1304 fu decretato che la croce ivi eretta fosse coperta da una capella.

Fu atterrata per decreto del Mastro di polizia Brunetti, emanato il 4 agosto 1798. Il 19 agosto di detto anno fu deliberato il lavoro dell' atterramento di questa ed altre chiese al muratore Nobili, in prezzo di L. 1200 compreso l'obbligo di mettere le quattro croci in S. Petronio.

3. — Sant' Andrea.

Parrocchia fatta edificare dalla famiglia Ansaldi.

Ansaldo Ansaldi nel 1094 partì per la crociata.

Questa chiesa fu rinnovata nel 1668, e nello scavare i fondamenti fu trovata una medaglia dell' imperatore Traiano.

Nel 1743 fu restaurata ed abbellita a spese dei parrocchiani.

Il jus parrocchiale passò a S. Domenico.

Il parroco godeva il quartiere che era del vicario del Sant'Uffizio.

Il campanile fu atterrato nel 1805.

I libri passarono in S. Domenico. Servì poi questa chiesa a deposito di nitro in forza di un decreto del 6 dicembre 1798. Sotto questa parrocchia eravi il collegio Ancarani, che fu poi casa Marescotti Mattarelli, rimpetto alla quale trovavasi il monte della seta, e vicino a questo il monte delle scuole presso lo studio pubblico sulla piazza del Pavaglione.

4. — Santa Maria d' Egitto delle Scuole Pie.

Chiesa eretta dal signor Gio. Francesco Fiamelli chierico faentino nel 1616.

Le Scuole Pie furono istituite nel 1616 da Gregorio XIV.

Dapprima erano in alcune camere sopra il portico della morte.

Nel 1620 furono trasferite presso la chiesa di Sant' Antonino di Porta Nuova e il 24 settembre furono traslocate nella via d'Egitto, e da qui nelle pubbliche scuole.

Dopo mons. Rusconi fu fatto prefetto delle scuole l'ex prete Gambarini.

Nel 1799 fu rieletto il Rusconi.

Alla riapertura delle scuole nell'Archiginnasio, seguita il giorno di S. Luca 1808, fu recitata l'orazione dal pittore Busatti direttore di dette scuole.

Gli scuolari a quell'epoca erano in numero di mille.

5. — Sant' Appolinare.

Chiesina delle Terziarie Domenicane, convento fondato nel 1620.

Il 21 marzo 1733 si rinnovò questo convento, e la chiesa fu rifabbricata di pianta, e terminata nel 1736.

La porteria fu rifatta il 3 agosto 1750, nel qual tempo comprarono una casa contigua per ampliare il convento.

Fu soppresso mediante decreto del 25 marzo 1810.

6. — Santa Maria de' Bulgari.

Chiesa già parrocchiale, ora estinta, demolita nel 1419 per far la chiesa di S. Petronio, le piazze e le strade alla medesima attigue.

Il suo titolo fu trasferito nella capella del pubblico Archiginnasio, che fu restaurato nel 1562.

La facciata è del Vignola.

Questa fabbrica è lunga piedi 350, ed è sostenuta da 31 colonne. Vi sono 30 finestroni, 19 scuole, un cortile quadrato di piedi 56, due scale che conducono ad un loggiato lungo piedi 320.

Si vuole che lo studio di Bologna sia stato confermato nel 424.

Gli statuti dei dottori di medicina e filosofia furon fatti nel 1156, e riformati nel 1358 e poi nel 1507. L'uffizio dei protomedici fu eretto il 15 settembre 1517, e confermato l'11 agosto 1621 e 4 aprile 1622.

7. — SS. Cristoforo ed Erasmo martiri.

Chiesa conosciuta sotto la denominazione degli Orbi, posta vicino all'angolo del vicolo della Scimmia.

Fu menzionata dal Ghirardacci sotto l'anno 1207.

Il 23 aprile 1735 vi furono sepolti Aurelio Antonio Bentivoglio, e Tommaso Zambeccari, fatti giustiziare dal Legato. Era in allora parrocchia.

Fu data alla compagnia degli orbi nel 1637.

Questa chiesa fu soppressa il 20 marzo 1808, e chiusa poi li 16 agosto dell'anno stesso.

Fu poi di proprietà della congregazione di Carità, ed era sotto S. Bartolomeo.

8. — S. Barbaziano.

Chiesa fondata nel 432 da S. Petronio; il monastero fu fondato nel 485 da Giocondo vescovo di Bologna.

Nel 1123 vi erano i canonici Lateranensi, e il 15 giugno 1480 fu dato agii Eremitani di S. Girolamo. Ne presero possesso il 16 agosto 1480.

L' 11 ottobre 1608 incorniciarono la fabbrica della chiesa e campanile con disegno di Pietro Fiorini.

Fu consacrata il 2 marzo 1612.

La croce posta sulla porta piccola sino dal 1240 era detta dei Santi Martiri.

Sotto questa parrocchia vi era il maneggio dei cavalli fatto fabbricare dal Senato nel 1612 con architettura di Pietro Fiorini.

Il convento fu soppresso l'11 marzo 1797. In agosto del 1798 fu destinato per il giudice di pace di S. Francesco. Fu poi venduto al perito Ghedini, ma rimasevi la parrocchia.

Per decreto del 21 giugno 1805 fu incorporata a questa parrocchia quella di Santa Catterina di Saragozza e l'altra di Santa Margherita.

Il 3 maggio 1806 fu soppressa ed unita a Santa Catterina di Saragozza ove portaronsi i suoi libri parrocchiali.

9. — Sant'Agostino.

Convento di monache agostiniane.

Questa chiesa, unitamente al convento, fu fondata nel 1355 da Gio. di Naso Gallerati, milanese, vescovo di Bologna, sopra due case donate da Giacomo Calderini.

Il primo maggio 1506 furono espulse le monache da questo convento da Amadeo Beruto vicario del cardinal vescovo Giovanni Stefano Ferrerio, e vi furono sostituite le domenicane di Santa Maria Maddalena in Val di Pietra fuori di porta Saragozza.

Da Giulio II furono rimesse le prime monache il 2 aprile 1511.

La chiesa fu consacrata nel 1576.

Le domenicane ritornarono al loro antico convento (della B. V. della Neve) di Santa Maria Maddalena in Val di Pietra.

Le suddette monache per ampliare il loro convento comprarono per L. 8000 una casa attigua di Taddeo Boccaferro, rogito del notaro Annibale Cavalli del 2 maggio 1600.

Queste monache furono soppresse il 30 gennaio 1799. La chiesa fu chiusa. Il convento era uno de' più cattivi di Bologna, composto di diverse mal fabbricate casuccie.

10. — Santa Maria della Neve.

Arciconfraternita che ebbe principio nel 1518.

L'oratorio fu edificato nel 1479.

Nel 1484 fu ampliato.

Nel 1659 fu rinnovata la chiesa, e fatto l'oratorio della confraternita.

Mediante decreto del 10 marzo 1808, diferito al 16 agosto di detto anno, fu ordinata la chiusura di quest' oratorio. Apparteneva alla congregazione di Carità.

11. — Santa Maria della Mercede.

Compagnia eretta in S. Barbaziano.

Era prima nella chiesa di Santa Maria della Neve.

Fu registrata nel libro delle erezioni il 28 aprile 1733.

12. — Santa Maria Regina de' cieli, detta de' Poveri.

Questa chiesa, posta nella Nosadella, fu edificata nel 1317.

Nel 1320 fu fatto l'ospedale che del 1512 fu trasportato dov' era la compagnia di S. Francesco, per comodo de' pellegrini.

La compagnia dei Poveri ebbe origine nel 1577.

Nel 1603 fu fatta la chiesa e oratorio.

La compagnia fu soppressa il 26 luglio 1798. Per decreto reale del 10 marzo 1808 e per decreto della Centrale del 12 gennaio 1799, la chiesa rimase aperta.

Questa istituzione fu soppressa in forza di un decreto emanato il 20 marzo 1808 ed eseguito il 16 agosto dell'anno stesso. I preti furon traslocati nell'ospizio dei Vecchi di S. Giuseppe.

13. — SS. Vitale martire e Pompeo vescovo.

Chiesa ed ospedale nella Nosadella di rimpetto ai Poveri.

L' ospedale fu istituito da Pompeo Vitali nel 1622, ed aperto nel 1633 per i poveri preti vecchi bolognesi, e per i sacerdoti forestieri di passaggio.

Il fondo apparteneva a pubblica beneficenza.

14. — Santa Maria Egiziaca.

Suore Convertite, nella Nosadella, che ebbero principio nel 1687.

Dapprima abitarono una casa rimpetto alle suore degli Angeli, detta il Buon Ritiro, e nel 1702 passarono nel suddetto convento.

Nel 1705 queste suore comprarono una casa a loro contigua per L. 3000, onde ampliare il convento, e fu intrapresa la fabbrica della chiesa a spese del banchiere Angelo Belloni, che fu aperta nel 1706.

Nel 1725 il Belloni comprò un'altra casa da Antonio Sanuti, contigua alla vecchia chiesa, che fu ampliata sempre a spese dello stesso Belloni, e il 22 ottobre 1726 fu benedetta da monsignor Bernardino Marescottì.

Queste monache furono soppresse il 25 marzo 1810.

15. — S. Benedetto.

Parrocchia e convento dei Paolotti in Galliera.

Sino dal 1202 era parrocchia. Nel 1321 fu ufficiata dai Benedettini, poi fu collegiata, il capo della quale ebbe titolo di Decano.

Il 21 gennaio 1529 fu da Clemente settimo assegnata ai Padri Minimi, e loro rinunciata dal canonico D. Bartolomeo di Cento, curato di detta chiesa.

Nel 1566 vi fu assegnata la parrocchiale della chiesa di S. Giuseppe dei Padri serviti di Galliera, poi convento di suore domenicane, detto Santa Maria Maddalena.

Nel 1606 fu rinnovata la chiesa con architettura di Gio. Battisla Ballerini bolognese.

Nel 1661 fa riedificata la porta di Galliera con disegno di Bartolomeo Provaglia.

Nel 1330, con architettura di Angelo e Agostino Senesi, fu fabbricata la fortezza di Galliera dal cardinal Bertrando Agorio dalla Torre, francese, il quale levò l'ufficio del Podestà e del Confaloniere di Giustizia, e fece Rettore di Bologna Marsiglio Rossi da Parma fratello del vescovo di Bologna.

Conteneva il castello 300 casette, otto torrioni grossi 12 braccia. Era lungo 200 passi geometrici, e largo 300. Aveva alcune vie sotterranee, ed era collocato per metà dentro, e l'altra metà fuori delle mura della città.

Nel 1334 il castello fu spianato.

Nel 1404 fu rifabbricato per ordine del cardinal Cossa.

Il 28 maggio 1411 fu di nuovo demolito.

Nel 1414 per ordine di Giovanni XXIII fu rinnovato, e il 5 aprile 1416 atterrato di nuovo.

Nel 1435 fu rifabbricato per la quarta volta da Eugenio IV, e spianato nel 1443.

Nel 1507 fu messa la prima pietra da Giulio II a sinistra per andare verso la porta in distanza di tre pertiche dalla strada di Galliera, nel qual luogo univi un lazzaretto spianato per rifabbricare detto castello.

Il 29 agosto 1508, accanto a detta fortezza, fu cominciata una cittadella lungo le mura della città capace di 200 cavalleggieri, e restava fra la porta di Galliera e quella delle Lamme.

Nel 1508, una mattina circa le ore quindici, fu posta sopra l' arco della porta di S. Petronio la statua di Giulio II, fatta nello stanzone del Pavaglione da Michel Angelo Buonarotti ed Alfonso Lombardi.

Era di metallo, ed alta piedi 9 1/2.

Era sedente con triregno in capo, colla destra dava la benedizione e colla sinistra teneva le chiavi. Pesava libre 17500. Costò 1000 scudi d'oro, senza contare la campana dei Bentivogli del peso di libbre 4600, ed una bombarda, che furono pur impiegate per questa statua.

Nel 1511 fu di nuovo spianato il castello di Galliera per la quinta ed ultima volta, e il 30 dicembre dell'anno stesso fu levata la suddetta statua di Giulio li dai partegiani de' Bentivogli. La testa pesava libbre 600, e passò nelle mani del Duca di Ferrara.

Il 12 aprile 1797 furon traslocati in S. Benedetto i frati della Carità.

I Paolotti furon soppressi il 15 marzo 1797.

La parrocchia esiste tuttora. Il parroco aveva L. 1200 (moneta milanese ) d' indenizzazione.

Col decreto 24 giugno 1805 fu soppressa e unita a Santa Maria Maggiore. Mediante questo decreto, emanato da Napoleone, le parrocchie erano ridotte a 16, ma coll'altro decreto in data 23 maggio 1806 furon portate a 18. In quest' occasione S. Benedetto fu rimessa di nuovo a parrocchia unendovi quella di Santa Maria Maggiore, i libri della quale furon consegnati al parroco di S. Benedetto.

Il convento servì poi come caserma e deposito de' coscritti, poscia di prigionieri, ed ultimamente anche come ospedale.

Il 30 giugno 1799 servi per deposito delle armi dei cittadini, ai quali fu intimato dal generale austriaco di qui portarle.

Nel luglio e agosto 1807 fu atterrato il braccio dei dormentori superiore ed inferiore per allargare la Montagnola, riservando l'abitazione per il parroco.

Da questa parte, in causa dell'alzamento della Montagnola, si è dovuto costruire una lunga scalinata per comunicare col Borghetto di S. Benedetto.

16. — SS .mo Gesù e Maria.

Convento di monache Agostiniane fondato il 31 dicembre 1624.

Quivi eravi la chiesa di S. Giulio edificata da Giovanni Galeazzo e Gio. Giacomo Poeti per onorare la memoria di Giulio II dal quale fu consacrata il 28 ottobre 1512.

La chiesa fu poi rifabbricata con disegno di Bonifacio Socchi nel 1644, e consacrata il 7 dicembre 1645.

Il primo maggio 1799 questo convento fu ridotto ad ospedale, e si apri a comodo dei Cisalpini, per cui tutti quelli che erano negli altri ospedali furono quivi traslocati.

Le monache furono soppresse il 21 giugno 1798.

La chiesa fu fatta atterrare dal dottor Luigi Piana.

17. — S. Francesco di Paola.

Chiesa e convento di terziarie Paolotte.

Queste suore ottennero quivi una casa loro ceduta dai Manzoli.

Nel 1690 e 1691 sei di queste monache andarono a Forlì a fondare il convento, con clausura, di Santa Febronia.

Il 30 aprile 1698 aprirono la loro chiesuola, che fu in appresso anche ampliata.

18. — Sant'Elena.

Convento di monache Agostiniane, che prima convivevano nella via dei Vinazzi, dove ultimamente erano le terziarie di S.Giacomo.

Il 26 aprile 1537 passarono in Galliera in una casa da loro comprata da Elena e Laura del fu Nicolo dall'Anello, per il prezzo di L. 2000.

Nel 1538 fabbricarono la loro chiesa.

Il campanile fu terminato il 25 gennaio 1723 da suor Angela Monica Pigna allora priora.

Il porticato sulla strada fu compito il 5 agosto 1736 a spese della suddetta suor Angela.

Queste monache per decreto 8 giugno 1805 dovevano incorporarsi colle Convertite, ma questo non seguì. I loro beni furono demaniati l' 8 giugno 1805, e le monache provvedute di pensione. In seguito furono poi soppresse.

19. — Sant'Antonio da Padova.

Oratorio posto nella via contigua alle Pugliole di Sant'Elena, fondato dai marchesi Poeti presso il loro artificioso giardino.

20. — S. Paolo convertito.

Era un conservatorio detto del Soccorso, rimpetto alle suore di Sant' Elena, di penitenti convertite che nel 1589 fu istituito da Bonifazio dalle Balle.

Nel 1590 stavano in una casa degli Orsi nella Seliciata di Strada Maggiore.

Nel 1591 passarono in Brochindosso in casa di Marc'Antonio Battilana, e l'8 maggio 1602 fu comprata una casa in Galliera per L. 6500, rimpetto a Sant'Elena, venduta da Annibale e Giovanni Pellicani, dove fu fatta la chiesa dedicata a S.Paolo, che si aprì il 2 luglio 1602.

Il 16 luglio entrarono nel nuovo convento le penitenti, che nel 1728 fu soppresso, e parte delle medesime passarono, assieme ai loro beni, ad unirsi alle convertite delle Lamme.

Il locale fu comprato dai Serviti di S. Giuseppe fuori di Porta Saragozza.

21. — Santa Maria Maddalena.

Convento di Domenicane, posto in Galliera, le quali prima stavano a San Giuseppe fuori di Porta Saragozza. La chiesa era già parrocchiale col titolo di S. Giuseppe, e nel 1129 fu ceduta ai Benedettini del l'Abbadia di Sant'Elena di Sacerno.

Nel 1289 era ancora parrocchia.

Nel 1301 fu data ai Serviti, i quali ne presero possesso il 16 luglio 1305.

Coll'aiuto di diversi ingrandirono la chiesa ed il convento.

Il 16 aprile 1566 seguì il cambio fra le due comunità, cioè le domenicane che erano in S. Giuseppe fuori di Porta Saragozza, ed i Serviti di Santa Maria Maddalena, passando processionalmente il 18 maggio a ore 21 ai rispettivi loro conventi.

Le suddette monache nel 1736 rifabbricarono la chiesa secondo i disegni di Alfonso Torregiani.

Il portico esisteva, e nell'anno stesso fu fatto il nuovo sagrato.

Il 22 novembre 1739 fu consacrata dall'arcivescovo Lambertini.

Queste monache furono trasferite in S.Guglielmo il 20 giugno 1798. In detto anno la chiesa esterna fu unita all'interna coll'atterramento del muro divisorio, e tutto l'ambiente fu ridotto a magazzino di fieno.

II corpo della beata Imelde Lambertini fu trasportato a S.Sigismondo a spese del marchese Piriteo Malvezzi.

22. — S. Biagio.

Parrocchia degli Eremitani Agostiniani di Lombardia.

La chiesa fu edificata nel 1301. Il 10 aprile 1557 vi vennero i suddetti frati, ed edificarono il loro convento, ampliato poi nel 1749 mediante l' incorporazione di due case, una in Strada Stefano, e l' altra in S. Petronio Vecchio.

Furono soppressi il 9 marzo 1797, e il 24 agosto 1798 la parrocchia fu traslocata nella SS. Trinità. La chiesa fu ridotta a bottega.

Gli effetti militari che erano nel convento furono trasportati in Santa Lucia il 14 maggio 1798.

Il Martinetti assicurò la Centrale che restava sufficiente abitazione al parroco, traslocando in questo convento il deposito de' soldati che si trovavano in S. Procolo.

23. — Sant'Eusebio Vescovo.

Chiesa con monache soccorse nel 1289 dal Senato. La loro chiesa era posta dove ultimamente trovavasi la casa degli Alè, cioè alquante case di qua dalla via Coltellini in Strada Santo Slefano, e quasi rimpetto al palazzo che fu proprieta dei Zani.

24. — SS. Trinità.

Chiesa di monache Gesuate, che assieme al convento, fu fondata nel 1443.

Queste suore abitavano dapprima in Borgo Orfeo quasi rimpetto a S. Pietro Martire, ove è restato il campanile presso l'antica prima chiesa consacrata il 25 novembre 1480.

Il 29 aprile 1648, rogito Scipione Cavazza, comprarono per L. 22000 un casamento con orto in Strada S. Stefano, vendutogli da Giulio Guidalotti Franchini, e restava a capo della via dei Boatieri.

Il 20 agosto 1662 fu posta la prima pietra della chiesa architettata da Francesco Martini.

Il 30 gennaio 1797 fu intimato a dette suore di passare in S.Pietro Martire.

Traslocata in questa chiesa la parrocchia di S. Biagio, gli fu unita quella di San Giuliano, e di Santa Cristina, poi quella ancora della Cerìola, concentrandovi i libri parrocchiali.

I morti si andavano a seppellire alla Misericordia per mancanza d'arche nella Trinità.

25. — S.Gregorio taumaturgo.

Chiesa posta nell'angolo della via dei Coltellini e della via Nuova del Baraccano.

Fu eretta nel 1646 dai tessitori di lana, i quali prima erano nella vecchia chiesa di Santa Lucia, di dove furono levati nel 1624, e traslocati nel Borgo dell'Oro, dove fecero una chiesa dedicata a S. Paolo Converso loro protettore, la quale restò nella clausura delle zitelle di San Giuseppe di Strada Castiglione.

Fu intimata la chiusura della chiesa per decreto del 10 marzo 1808, che non ebbe effetto che nel 16 agosto dell'anno stesso.

La chiesa era stata acquistata da certo Girolamo Brighenti di professione calzolaio.

26. — Santa Maria degii Angeli.

Compagnia nella via di Truffa il Mondo, la quale ebbe principio nel 1439.

L'antica chiesa era lunga piedi 12 e larga piedi 8, sostenuta da quattro grosse colonne murate d'attorno e istoriate con la nascita di Cristo e visitazione dei Re Maggi, che si pretendeva fatta a similitudine della santa capella di Betlemme.

La compagnia fu soppressa il 27 luglio 1798.

Il 10 marzo 1808 doveva chiudersi il locale, ma seguì solamente il 16 agosto dell'anno stesso.

27. — Chiesa di tutti i Santi.

Era posta nella Braina di Strada Santo Stefano. Questo locale, dov'era inclusa la chiesa, apparteneva ad Orazio ed Orlando Zanchini.

Il 15 novembre 1645, a rogito Fabricio Fellini notaro, fu venduto a Giovanni Domenico Usberti per L 19000, e il 26 marzo 1646 fu accomodata la chiesa, e il 2 aprile susseguente benedetta.

Quivi era la casa dei conviventi di S. Gabriele fondata nel 1646 dal senatore Cesare Bianchetti, ed estinta nel 1719.

Le suore Terziarie Servite ebbero principio nel 1663 fondando il loro primo convento nella Fondazza rimpetto a Santa Cristina.

Passarono quivi nel 1726 per acquisto fatto nel 1719 del suddetto locale vendutogli dai Gesuiti per L. 19000.

I Gesuiti l'ebbero da Agostino Baroni col quale avevano fatto un vitalizio.

Queste monache furono soppresse il 25 marzo 1810.

Dovevano, prima della loro soppressione, unirsi colle suore di S. Lorenzo di Budrio, ma questo decreto non fu eseguito.

28. — Santa Maria della Vittoria.

Chiesa e convento di Terziarie Francescane dette del pozzo rosso, in Borgo Orfeo.

Erano così chiamate a motivo di un pozzo posto nella strada che era tinto di tal colore.

Queste monache abitavano sotto la parocchia di Santa Lucia in Strada Castiglione.

Nel 1625 fu donata dai Zanchini una casa, che era posta in Borgo Orfeo, ad una donna che s'unì colle dette suore.

Nel 1726 fu aperta la loro piccola chiesa.

Il sig. Pietro Conti, gentiluomo bolognese, ampliò il loro convento e riedificò la chiesa che fu benedetta nel 1738.

Il 6 settembre 1805 queste monache passarono nel Corpus Domini con pensione di L. 30 mensili.

29. — S. Lorenzo.

Chiesa e convento di monache Lateranensi, che nel 1251 abitavano nella Misericordia fuori di Porta Castiglione, ed erano Orsoline Cisterciensi.

Nel 1426 domandarono una riforma che ebbe luogo il primo agosto 1427. Essendo il loro convento della Misericordia quasi distrutto, ottennero il 12 giugno 1431 di ritirarsi in città in una casa posta nella piazzetta di S. Gio. in Monte, la quale essendo troppo ristretta per contenerle, fu loro asssegnato il 22 settembre dell'anno stesso il monastero di Santa Maria del Cestello, non essendovi in questo che quattro sole monache.

Alle predette quattro monache, nel 1429, erano state unite le altre orsoline Cisterciensi che stavano in Sant'Orsola fuori di porta San Vitale.

Nel 1455 le suddette orsoline si restituirono al loro antico convento fuori di Porta S.Vitale.

L'11 settembre 1473 ritornarono a Santa Maria del Cestello, il qual convento per esser angusto e rovinoso per l'antichità, fu ampliato nella parte opposta della strada mettendo in comunicazione i due conventi per mezzo di sotterraneo.

La chiesa di S. Lorenzo fu consacrata l'8 maggio 1570. Quella di Santa Maria del Cestello sotto la parrocchia di S. Damiano fu consacrata nel 1400.

Queste monache furono soppresse il 29 gennaio 1799.

Il muro circondario dell'orto dalla parte di Fiaccacollo fu ribassato con sommo vantaggio della detta strada e delle case. Nel detto orto fu costrutto in legno un teatro, o arena, dove nell'estate e autunno del 1809 furono dati vari spettacoli, e segnatamente di commedie, alle quali vi concorreva molto popolo. Il teatro era detto Arena di S. Lorenzo a Strada Castiglione.

30. — Santa Maria delle Benedizioni.

Oratorio in via S. Petronio Vecchio quasi rimpetto alla Remorsella, ora detta Borgo S. Biagio.

Fu aperto il 22 maggio 1740 in una casa del marchese senatore Bolognini per onorarvi un' immagine di Maria Vergine che era sotto il portico.

Quest' oratorio fu chiuso il 16 agosto 1808, e nel dicembre susseguente fu murata la porta d'ingresso.

31. — Santa Catterina di Strada Maggiore.

Parrocchia con monache Vallombrosane. Questa chiesa era detta Santa Maria d'Opleta del Torlione, della quale se ne ha memoria del 1144, ed era goduta dai monaci di Vallombrosa di monte Armato.

Nel 1524 fu fondato il monastero delle suddette monache in Strada Santo Stefano rìmpetto al campanile di S. Giuliano, e il 24 luglio 1526, a rogito Girolamo Cattani, fu loro ceduto il locale di Strada Maggiore in cambio di quello di Strada Santo Stefano, contratto di permuta fatto fra l'abbate di Monte Armato, che era Baldassarre Grassi, con suor Barbara Orsi fondatrice di detto convento.

Il 22 luglio 1605 fu cominciata la nuova chiesa, e la vecchia serve ora di sagrestia.

Questo fu il primo convento al quale fosse intimata la soppressione il 26 giugno 1796.

La parrocchia fu unita a San Tommaso di Strada Maggiore il 24 luglio 1805.

Il 24 luglio 1798 fu chiesto questo locale per le putte mendicanti di S. Gregorio, e il 12 gennaio 1799 la Centrale decretò il mandato di traslocamento.

32. — Santa Catterina di Saragozza.

Parrocchia della quale se ne trova memoria sino dal 1289 nella cronaca Seccadenari.

Nel 1443 fu rinnovata la chiesa e la porta principale, dando l'ingresso e facendo il portico della medesima dalla parte della strada, mentre prima era da quella dell'orto.

Nel 1740 fu eretto a spese dei parrocchiani l'oratorio contiguo alla suddetta chiesa.

Il decreto 24 giugno 1805 concentrava la parrocchia di Santa Catterina di Saragozza in quella di S. Barbaziano.

L'arcivescovo autorizzato a portare a diciotto le sedici parrocchie decretate per Bologna, ordinò il 23 maggio 1806 che a questa fosse unito S. Barbaziano e le Muratelle.

Il 14 marzo 1798 si radunarono i comizii parrocchiali, nei quali fu eletto parroco D. Antonio Ugolini. La nuova chiesa fu cominciata nell'aprile del 1816, e terminata il 25 maggio 1817. Ne fu architetto il capo mastro muratore Vincenzo Brighenti. La spesa fu fatta dai parrocchiani e dal curato D. Battistini, che ammontò, tutto compreso, a circa L. 22000. Molti materiali e ferramenti furono regalati.

Il 21 settembre 1817 fu benedetta dall'Arcivescovo ed aperta ai fedeli. Era giorno di domenica, e vi concorse un infinità di popolo. Nel 1628 e 1629, essendo i parrocchiani di Santa Catterina di Saragozza stati preservati dal contagio, l'8 settembre 1629 eressero una colonna in vicinanza degli Albergati, che fu poi atterrata.

33. — Santa Maria degli Angeli.

Monastero di monache Agostiniane posto nella Nosadella.

Il convento e la chiesa fu eretto da Andrea Bonfigli il 4 febbraio 1567.

Fu comprato per L. 12000 un vecchio convento in parte rovinoso, e varie case che rendevano in tutto L. 340 annue. Questi stabili furono venduti dalle suore Domenicane di Val di Pietra, dette poi della Maddalena.

Di più fu acquistata per L. 400 dalle suore di Santa Tecla, dette le Convertite, che stavano fuori di Porta S. Vitale, porzione di una casa contigua.

Il 30 maggio 1567 fu posta la prima pietra in giorno di venerdì alle ore 22 nel luogo dove eravi il portone delle carra, dalla parte della strada detta della Baroncella che corrispondeva a quella di Saragozza.

La chiesa fu consacrata il 16 aprile 1570.

Nel 1746 furono terminate le case Con portico che fa continuazione con quello del convento, le quali sono nell' angolo di Saragozza e Nosadella, e appartenevano allo stesso monastero. Questo convento era uno dei più Vasti e dei più ricchi di Bologna.

Il 21 giugno 1798 furono obbligate di ricevere e di mantenere le suore di Gesù e Maria.

Il 4 febbraio 1799 furono soppresse.

La Centrale aveva assegnato, per decreto 24 gennaio 1799, questo locale per le suore soppresse che avessero amato di vivere ritirate, pagando però la pigione. Vestivano un abito modesto ed uniforme. Dovettero poi sloggiare e cosi passare nella casa del marchese Conti in Borgo S. Marino dalla Viola.

Nel predetto monastero vi passarono ad abitare anche le capuccine, lo che seguì il 5 dicembre 1806. Si servivano della chiesa esterna unita all'interna, tenendo aperta anche la porta per decreto 10 marzo 1808.

34. — Sant' Elisabetta.

Chiesa e convento di suore del terz'ordine di S. Francesco, posto nella Nosadella.

Questo convento, che era quasi rimpetto a quello degli Angeli, fu edificato e dotato da Gio. Andrea Toselli bolognese, il quale l'8 settembre 1653 celebrò la prima messa nella chiesa delle monache predette.

Il 22 giugno 1798 e il 16 luglio susseguente fu intimato a queste terziarie di dover raccogliere nel loro convento quelle di Sant'Antonio di Loiano, le quali furon poi concentrate negli Angeli assieme alle capuccine di Bologna.

Il 10 marzo 1808 fu ordinato che la chiesa fosse chiusa, lo che fu protratto al 16 agosto susseguente. Le dette suore furono poi incorporate a quelle della Santa, lasciando libertà di secolarizzarsi a quelle che l'avessero voluto.

Fu in seguito assegnato questo convento alla signora Teresa Langers vedova di un ufficiale tedesco, nel quale istituì un collegio di educazione all'uso francese per fanciulle, che fu chiamato casa Giuseppina perchè era posto sotto la protezione dell'Imperatrice.

Nel maggio del 1809 questo convento fu venduto.

35. — Santa Sofia.

Chiesa con compagnia detta dei Domenichini, posta in Saragozza.

Dapprima ebbe un piccolo oratorio sull'angolo della via del Frassinago a mano destra in Saragozza.

La compagnia fu istituita da Antonio Reggiani nel 1742.

Nel 1748 il general marchese Filippo Davia, assieme ad altri della compagnia, acquistarono due vecchie case con orto in Saragozza per L. 2200, le quali appartennero prima a Francesco Marsili, poi a Giuseppe Vaccari, e quivi edificarono la nuova chiesa che fu aperta il primo maggio 1749 in giorno di domenica.

Questa compagnia fu soppressa il 30 agosto 1798.

Il 16 agosto 1808 fu chiusa la chiesa e messa ad uso profano.

Nel 1809, coll'interposizione dell'avvocato Aldini segretario di Stato, ottennero che fosse riaperta.

36. — Santa Maria delie Rondini.

Chiesa posta nel Frassinago e così intitolata dai Frassini che erano ivi piantati.

Nel 1502 ebbe principio la confraternita, e il 25 marzo di detto anno fu aperta la chiesa.

Il 29 ottobre 1503 le suore di San Vitale donarono pertiche 11 e piedi 77 di terreno goduto in enfiteusi da Francesco di Biagio Frasconi, al quale Giacomo di Gennaro Dall'Olio pagò L. 13,13 per la rinunzia al suo contratto.

Questo suolo servì per ampliare la strada che conduceva alla suddetta chiesa.

Questa confraternita fu soppressa il 28 luglio 1798, e la chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808.

37. — SS. Natività.

Confraternita sulle mura della città.

Il 19 agosto 1599 fu fatta la chiesa, e unitovi l'oratorio per i confratelli, i quali dal 1675, anno in cui si cominciò la fabbrica dei portici di S. Luca, finchè detta fabbrica non fu compita, furono specialmente incaricati di raccogliere le offerte che si elargivano per quest'uso.

La confraternita fu soppressa il 28 luglio 1798, e la chiesa si chiuse il 16 agosto 1808.

38. — SS. Ascensione di N. S.

Chiesa che era vicina alla Porta di Saragozza.

Questa chiesa unitamente alla congregazione fu fondata nel 1426 in memoria dei 33 anni di Cristo.

La congregazione fu soppressa il 30 luglio 1798, e la chiesa si chiuse il 16 agosto 1808.

39. — Santa Maria dell'Ispirazione detta dei Sabbadini.

Piccola chiesa che era vicina alla porta di Saragozza, che fu aperta il 26 dicembre 1705.

Fu concessa ai Sabbatini, congregazione che ebbe principio il 3 giugno 1721 nella chiesa della Magione.

Il 23 novembre 1738 passò a S. Tommaso del Mercato, e il 14 settembre 1741 passò in questa capella.

Il 25 aprile 1757 col mezzo del Senatore Francesco Caprara fu fatto l'acquisto del suolo necessario per ampliarla mediante lo sborso di L. 133, e il canone di una libbra di cera.

Lo stesso Senatore procurò il permesso di spianare porzione di terrapieno, di fabbricare da una parte la sagrìstia, e dall'altra due camere, non che di fare il piccolo piazzale che era davanti la chiesa, che fu incominciata il 25 aprile 1757 suddetto con disegno di Francesco Rossi capo mastro muratore.

II 15 dicembre 1797, per l'emanazione delle leggi repubblicane, s'astennero d'andare di notte a S.Luca ad istanza della Municipalità di S. Domenico e dietro consiglio dell' Arcivescovo e della Centrale.

La compagnia fu soppressa il 30 luglio 1798, e la chiusura della chiesa seguì il 16 agosto 1808.

40. — Croce di Porta Ravegnana.

Nei fondamenti di detta Croce fu trovata una lamina di piombo non indicante alcun' epoca, ma solo i nomi di diversi personaggi, i quali fan supporre che fosse fatta circa il 1174.

Eravi notato Alessandro III morto nel 1181, Federico Imperatore morto nel 1189, e Giovanni Vescovo di Bologna morto nel 1188.

Pare adunque che la suddetta croce fosse stata rifabbricata verso il 1170.

Le croci sono state rifabbricate diverse volte, come quella di Strada Castiglione lo fu nel 1303, e cosi nel medesimo anno anche quella di Strada S. Vitale in vicinanza della famiglia Sabbatini.

La croce di Porta fu concessa dagli Anziani e Magistrati alla compagnia dei Strazzaroli il 28 novembre 1451, e nel 1453 a spese di dett'arte fu coperta di rame dorato.

41. — Santa Cecilia.

Chiesa parrocchiale degli Agostiniani di S. Giacomo Maggiore, ai quali fu data nel 1319.

Quivi stavano monache dette Santucce, che il 7 marzo 1323 andarono altrove, ed il loro locale fu unito al convento di S.Giacomo. Nel 1359 fu riedificata la chiesa a spese dei frati, e nel 1483 fu voltata con architettura di Gasparo Nadi.

Nel 1506 fu restaurata e dipinta a fresco.

Questa chiesa era prima voltata verso la piazza dei Bentivogli. Una porzione dell' antica chiesa fu ceduta per la costruzione della Capella Bentivogli in S. Giacomo, e forse fu in detta occasione che fu capovolta.

Questa parrocchia fu soppressa con decreto 24 giugno 1805, e unita a quella del Carrobio in S. Bartolomeo.

Col decreto Arcivescovile del 28 maggio 1806 fu unita a S.Sigismondo, ed a questa passarono i libri parrocchiali.

Il 24 luglio 1798, per ordine della Centrale, era stata traslocata in S. Giacomo.

Sotto la suddetta parrocchia di Santa Cecilia vi era il famoso palazzo Bentivogli lungo piedi 410, e largo 194. Questo palazzo fu incominciato da Sante Bentivoglio il 24 aprile 1460 con architettura di Gaspare Nadi. Una cronaca di quell'epoca dice che fu cominciato il 12 marzo (vedi la cronaca Miscella ), e quella del Burselli, scrittore di quei dì, dice che fu architettato da Magistro Pagno Fiorentino. Il circondario comprendeva tutto quel suolo che resta fra la via di S. Donato, via dei Castagnoli, Borgo della Paglia e il vicolo che divide il Guasto dalla casa dei Paleotti.

Per la fabbrica di questo palazzo furono acquistate e demolite dodici case. Il palazzo aveva un portico sostenuto da colonne, che dai cronisti vengon dette pillastri.

La facciata era sormontata da una merlatura. Eranvi due cortili, un giardino con fontana, e 344 camere. Nella parte posteriore eranvi due grandiose scuderie a volto, oltre la terza nella piazza, o che tuttavia sussiste, che fu già monte della canepa, poi quartiere della guardia pontificia, ora magazzino di legnami.

Morto Sante Bentivoglio, Giovanni II nel 1490 aggiunse la torre, della quale pose egli la prima pietra il primo marzo dell'anno predetto, ed aumentò e compì il palazzo suddetto.

Il 2 novembre 1506 Giovanni parti da Bologna, e si ritirò nel Milanese.

Nel 1507 il popolo istigato da Ercole Marescotti e da Camillo Gozzadini, appiccò il fuoco e rovinò il palazzo Bentivoglio stimato uno dei più belli d'Italia.

Il 3 maggio 1507, sulle ore 20, si cominciò ad atterrarlo, e nella confusione vi restarono, fra morti e feriti, circa 200 persone.

Nel 1496 fu imitato il disegno del palazzo Bentivoglio nella fabbrica dell'arte dei strazzaroli in Porta Ravegnana, colla sola differenza che in questa non sono i portici davanti.

Il 6 maggio 1507, alle ore undici, rovinò la facciata dalla parte del Borgo della Paglia, le volte delle scuderie, e vi perirono 23 persone oltre i feriti.

Il 16 maggio dello stesso anno morì in Bussetto, in età d'anni 64, Ginevra Sforza moglie di Giovanni.

Il 21 maggio dell'anno medesimo, alle ore 19, caddero le loggie che mettevano alle stanze di Giovanni colla morte di più che quaranta persone, ed altre molte che riportarono contusioni.

Dopo sei giorni, cioè il giovedì 27 maggio 1507, alle ore 12, caddero le volte del primo cortile colla morte di 36 persone ed altri feriti.

Il 19 luglio dell' anno medesimo, nelle vicinanze dello studio di Antonio Galeazzo, cadde un muro sotto le cui rovine restò sepolto un contadino.

Il 20 dello stesso mese cadde un'altra muraglia del portico ove perirono diverse altre persone.

Il 21 fu levata dallo ruine del palazzo un'immagine di M. V. e posta nell'altare di S. Nicola da Tolentino vicino alla piccola porta laterale di San Giacomo.

Altra madonna in rilievo fu traslocata presso il campanile di S. Martino.

Nel 1507 morì in Milano, in età di anni 65. Giovanni II, e fu sepolto in San Francesco dell' Osservanza fuori di quella città.

42. — S. Giacomo Maggiore.

Convento degli Agostiniani, che prima stavano nella chiesa di S. Giacomo e Filippo fuori di Porta S. Vitale.

Nel 1264 comprarono le case e torri nella strada dei Bagnaroli, ora detta delle Campane, da Guido di Bartolomeo Guidozagni, per L. 3500.

Il 25 marzo 1267 in giorno di lunedì fu posta la prima pietra della chiesa.

Nel 1285 si incominciò la nuova chiesa con aiuto del Senato, e fu terminata il 3 dicembre 1315, poi consacrata il 2 maggio 1344 in giorno di domenica.

Dov'è il portone delle carra del convento in Strada S. Vitale vi era la via del Paradiso che aveva capo a quella ora detta dei Pelacani.

La chiusura di questa strada seguì nel 1346 per concessione fatta ai frati da Taddeo Mazzini. Il 18 ottobre 1471 fu terminato l'inalzamento del campanile.

Nel 1478 fu fatto il portico, dal qual anno sino a tutto il 1500 la Camera di Bologna donò annuali L. 600 per la fabbrica di detta chiesa.

Nel 1497 furono fatte le volte, molto danneggiate poi dal terremoto del 1505.

II 14 dicembre 1511 abbruciò il refettorio e un dormintorio.

Questi frati furono soppressi il 6 giugno 1798.

In questa chiesa vi passò la parrocchia di Santa Cecilia per decreto 25 luglio 1798, eseguito il 24 del susseguente mese di agosto. In forza di un decreto arcivescovile del marzo 1808 questa chiesa fu fatta sussidiale di S.Bartolomeo.

II primo marzo 1800 il governo austriaco decretò il ristabilimento dei principali conventi di Bologna coi beni invenduti. Il locale della libreria fu destinato a residenza dell' accademia filarmonica, adattandovi bellissime orchestre e mettendovi il celebre organo di S. Mattia.

Porzione del dormitorio fu ridotto a scuole ove s'insegna gratuitamente la musica.

Vi si vede la serie dei ritratti dei più celebri professori di musica, e la famosa raccolta di libri di quest'arte, formata dal celebre P. Martini francescano al quale apparteneva ancora la raccolta dei ritratti.

Le scuole erano sei, cioè di contrappunto, di piano-forte e canto, violino, violoncello ed oboe.

Il 3 dicembre 1804 ne segui l'apertura.

Nel 1809 alcuni benefattori di questa chiesa fecero restaurare in settembre il portico quasi ruinoso di 63 archi, ed imbiancarlo. Nello stesso anno 1809 fu risarcita tutta la capella dei Bentivogli a spese di D. Carlo Bentivogli d'Aragona di Ferrara, illustre superstite dei celebri nostri Bentivogli. Dopo il ristauro di questa capella, il Ratta ed altri compadroni gareggiarono nel risarcire le loro.

Il 22 maggio 1798 questo convento unitamente a quello dei Servi, della Carità, di S. Domenico di S. Salvatore e di S. Michele in Bosco, furon soppressi allo scopo di applicare le rendite all'Istituto Nazionale, e stipendiare i professori, le quali rendite ascendevano ad annui scudi 60000.

Il 25 febbraio 1799 questo locale fu destinato per mettervi la raccolta di oggetti d'arte.

43. — Sant'Agostino.

Oratorio contiguo alla porta del convento di S. Giacomo nella via delle Campane, detto ancora Santa Maria della Consolazione della confraternita dei Centurati che ebbe principio nel 1318 in S. Giacomo.

Nel 1494 fu istituita la compagnia, nella quale Giovanni II e Ginevra Sforza sua moglie furono i primi ad inscriversi.

Per le turbolenze Bentivolesche mancò l'istituzione che fu ravvivata il 15 giugno 1575 da Gregorlo XIII il primo ad iscriversi, dandogli il titolo di arciconfraternita.

Nel 1576 fabbricarono il suddetto oratorio.

Il 25 luglio 1798 fu soppressa la compagnia, ed il locale fu destinato per collocarvi gli organi delle altre corporazioni religiose.

44. — SS. Cosma e Damiano.

Parrocchia di Camaldolesi nella via detta Ponte di Ferro.

Si pretende fondata da S. Petronio nel 440.

Nel 1007 fu rinnovata e goduta dai chierici di Sant'Agostino che stavano in Castel de' Brittti. Nel 1129 fu assegnata ai Camaldolesi.

Nel 1580 fu riedificata la chiesa e il portico da Giulio Franchini.

Nel 1624 vi fu unita parte della parrocchia di Santa Lucia.

Nel 1641 fu fabbricato sotto questa parrocchia il teatro Formagliari.

Rimpetto alla chiesa di Santa Lucia vi era il collegio de' sacerdoti secolari bolognesi istituito in propria casa da Francesco Accursi nel 1678.

Questo fu il sesto convento sopresso in Bologna il 10 marzo 1797.

Per decreto del 24 giugno 1805 la parrocchia fu concentrata in quella di San Domenico, e ivi trasportati tutti i libri parrocchiali.

Per decreto poi del 10 marzo 1808 doveva esser chiusa la chiesa, lo che seguì sollanto il 16 del susseguente agosto.

Il 20 novembre 1808 un delegato del demanio con non pochi muratori si mise a far atterrare nella chiesa l'orchestra ed altri infissi ed inerenti alla medesima alI'insaputa del proprietario, il quale, fatto ricorso, si dovette dal governo far rimettere il tutto in pristinum, a riserva però dei confessi e delle panche. Il quadro dell'altar maggiore fu trasportato in San Domenico presso l'altare del Santissimo, essendo guasto e marcito dall' acqua quello che vi era prima.

45. — Santa Catterina Vergine e Martire e Sant'Elisabetta.

Oraiorio privato nel ritiro delle Dame, ossia collegio dell'Umiltà, contiguo al torresotto di Strada Castiglione, aperto il primo gennaio 1720.

Questa istituzione fu soppressa dal Papa, e le rendite assegnate alle Orsoline di Roma. I beni furon vendati all'avv. Aldini, ma provata l'usura, gli furon tolti, e rivenduti poi al signor Vincenzo Galli.

Pare che rimanesse qualche credito inesatto che fu applicato al grande ospedale.

46. — S. Giuseppe.

Conservatorio in Strada Castiglione.

L'istituzione è dovuta al gesuita Giorgio Giustiniani l'anno 1616.

Dapprima le orfane stettero in alcune case.

Nel 1627 fu eretta la prima chiesa sull'angolo del Borgo dall'Oro.

Il 22 marzo 1628, a rogito di Vittorio Biondini, fu venduta una casa contigua da Giovanni Francesco e Pietro Paolo Lelli per L.3600, dove nel 1631 fu cominciata la nuova chiesa e terminata nel 1636 con disegno di Francesco Martini.

Nel 1646 fu racchiusa nel recinto del conservatorio la chiesa di S. Paolo di Borgo dell'Oro edificata nel 1630 dai tessitori di lana.

L'11 dicembre 1801 le putte furono trasferite in Santa Croce dove stettero sino al 16 agosto 1802. In questo medesimo luogo vi furono poste ancora quelle di Santa Marta, che non vi stettero che pochi giorni, e furon restituite al loro conservatorio. Questa chiesa di S. Giuseppe nel marzo del 1808 fu dichiarata succursale della Trinità. Nel 1809 le putte furon messe nella casa Giuseppina.

47. — S. Bernardo.

Chiesa degli Olivetani posta nel Borgo dell'Argento.

Il 25 marzo 1260 ebbe principio in questa chiesa la religione dei frati Gaudenti, che fu poi soppressa.

Nel 1363 questa chiesa fu data agli Olivetani, e nel 1364 ai Cisterciensi, passando i primi in S. Michele in Bosco ceduto loro dai canonici Lateranensi.

Il 2 maggio 1510 fu restituita agli Olivetani.

La strada detta Borgo dell'Argento e l'altra più prossima alle mura della città detta Borgo dell'Oro, erano così chiamate perchè ivi si purificavano questi metalli, che si pretende derivassero dalle miniere del Bolognese.

Questo si fu il 25° convento soppresso il 22 marzo 1797.

Il 15 aprile 1798 la chiesa fu chiusa per ordine dei commissari dell'Istituto.

48. — Crocefisso del Cestello.

Chiesa appartenente ad una confraternita.

Questa chiesa era posta sopra il torrente Aposa sopra un ponte costrutto il 19 maggio 1533.

La compagnia ebbe principio l'11 maggio 1514. Per fare la chiesa i Domenicani gli concessero di servirsi per 80 piedi di muro del loro circondario.

Nel 1535 si unirono ai confratelli alcuni uomini della compagnia de' Toschi, che si radunavano in Santo Stefano, ed il 29 agosto 1553 ottennero dal Senato il sito per costruire le scale dell' oratorio.

La chiesa fu elegantemente rimodernata circa l' anno 1780, e ne fu architetto uno scultore della famiglia Gambarini.

Il dipinto è di Flaminio Minozzi morto nel maggio del 1817 in età d'anni 84.

La compagnia fu soppressa il 27 luglio 1798.

Con decreto 10 maggio 1808 fu per messo che la chiesa restasse aperta.

49. — Santa Maria del Cestello.

Convento unito a quello delle suore di S. Lorenzo mediante strada sotterranea.

La chiesa era a soffitto.

Il locale annesso serviva per i fattori, e a granaio delle suore.

Il conte Carlo Ranuzzi ne fece acquisto dalla Nazione, che lo rivendette al signor Brighenti, il 25 gennaio 1804, per L. 10000, rogito Modonesi, coll' obbligo al compratore di ribassare il muro dell'orto dalla parte della via del Cestello.

50. — Santa Cristina.

Parrocchia di monache Camaldolesi nella via della Fondazza. Questa chiesa nel 1105 fu data ai monaci Camaldolesi.

Le monache stavano a Settefonti fuori di Porta Strada Maggiore alla distanza di otto miglia dalla città in un monastero detto di Santa Cristina, in luogo chiamato la Valletta, fabbricato nel 1125. In seguito questo monastero fu poi chiamato di Santa Lucia di Settefonti.

Le monache passarono ad Ozzano, e nel 1247 a Bologna.

Si vedono ancora le vestigia della vecchia chiesa.

La nuova fu fabbricata con disegno di Giulio Torri nel 1602.

Il primo febbraio 1799 fu soppresso il convento.

Con decreto 24 giugno la parrocchia fu unita a quella dei Servi, e col decreto Arcivescovile del 23 maggio 1806 fu poi unita a S. Giuliano, e in questa depositati i libri parrocchiali.

51. — Santa Maria della Pietà, detta dei Piombo.

Confraternita sulle mura della città.

Ebbe questa principio nel 1502.

Il 10 giugno 1500 fu trovata quell'immagine di piombo fra le macerie tolte da una cantina di S. Petronio vecchio.

Questa confraternita fu soppressa nell'agosto del 1798.

52. — Santa Cristina di Pietralata.

Chiesa parrocchiale.

Nel 1230 abitava in quella strada il celebratissimo notaro Ugoccione Pietralata.

Nel 1300 ebbe principio in questa chiesa la compagnia di S. Francesco, trasferita poi nel 1317 nella Nosadella.

Nel 1460 era parrocchia.

Nel 1558 fu atterrata la vecchia chiesa, che era situata dove ultimamente era il sagrato, ed edificata la nuova.

La parrocchia s'estendeva fuori delle mura della città, la qual parte fu poi assegnata a S. Paolo di Ravone.

Questa parrocchia fu soppressa per decreto del 24 giugno 1805 e incorporata a quella di Sant'Isaia.

La chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808 ed assegnata alla parrocchia della Carità.

La Madonna della Rosa fu trasportata nella Certosa segandone il muro.

53. — S. Rocco.

Chiesa e compagnia a capo del Pratello.

La chiesa fu fabbricata contro un'antica porta della città, delta del Pratello, chiusa nel 1445 dopo esserne usciti Bettozzo Canetoli e Francesco Ghisilieri coi suoi seguaci dopo la morte di Annibale Bentivoglio.

Nel 1506 fu cominciato un oratorio, ed il 6 agosto 1509 fu istituita la compagnia.

Nel 1606 fu ampliata la chiesa, e nel 1614 fu fatto il portico, e terminato l'oratorio.

Il primo filatoglio fu impiantato fuori di Strada Castiglione nel 1272 da ser Borghesano mercante in seta, lucchese. Si servì del canale di Savena. Il secondo fu fabbricato da suo figlio Bolognino nel 1341 in Fiaccacollo.

L' 11 giugno 1538 Cesare Dolcini e Vincenzo Fardini furono dipinti appiccati per un piede al palazzo del Podestà per aver portato in altre città l'arte del filatoglio.

Il primo lavorava la seta e il secondo era falegname.

Nel 1601 Ugolino portò l'arte a Modena ed in altri luoghi, ed il suo ritratto, appiccato per i piedi, si vedeva nel muro delle prigioni rimpetto alla dogana.

La compagnia di S. Rocco fu soppressa il 25 luglio 1798.

Il 14 aprile 1801 cominciò quivi la camera mortuaria del cimitero della Certosa, ed alla sua custodia furono destinati due frati dell' Annunziata, e cioè un professo e un laico, i quali il 7 luglio 1802 abbandonarono quest'assunto e ritornarono al loro antico convento.

Fu disselciato questo locale per formare delle chiaviche e dei scoli indispensabili, e furon aperti dei finestroni per far girar l'aria e darvi ventilazione.

54. — S. Donato.

Chiesa parrocchiale alla quale si appiccò il fuoco nel 1210, e poscia risarcita.

Fu poi riedificata il 27 maggio 1454.

Per fare la piazza davanti al palazzo Manzoli, ora Malvasia, fu ritirata indietro la chiesa.

Nel 1505 la chiesa fu rovinata dal terremoto.

Questa parrocchia andò quasi illesa dal contagio che fu nel 1630.

La sua soppressione seguì il 24 luglio 1805, e fu incorporata al Carrobbio in S. Bartolomeo.

Il decreto 23 maggio 1806 dell'Arcivescovo confermò questa destinazione.

Sotto questa parrocchia eravi il Ghetto degli ebrei.

Nel 1593 furono cacciati per la seconda ed ultima volta in numero di 900 causa le inaudite loro usure.

I ricchi abitavano in diversi luoghi della città.

Il 2 maggio 1366 li avean chiusi nel ghetto con due portoni, uno era dalla parte di S. Donato nella piazzola dei Manzoli, e l' altro rimpetto alla casa dei Bevilacqua da S. Nicolò degli Albarin. Il loro cimitero fu rinchiuso nella clausura delle suore di S. Pietro Martire.

55. — S. Gabrielle.

Oratorio istituito il 5 marzo 1616 dal senatore (ven.) Cesare Bianchetti per mezzo dei Gesuiti.

I congregati dapprima si radunavano vicino al torresotto del Mercato, poi il 6 aprile 1625 nella chiesa dei SS. Pietro e Marcellino.

II 26 marzo 1614 Camilla Orsi, vedova Ghisiglieri, acquistò da Gio. Battista e Vincenzo Maria Sampieri, per L. 12350, rogito Vittorio Biondini, una casa nella via di S. Marco per donne vedove e zitelle che non volevano nè maritarsi, nè farsi monache, istituendo un collegio sotto il nome di Santa Maria del Presepio, che cessò alla morte della fondatrice.

L'11 aprile 1636 la congregazione di S. Gabrielle acquistò per L. 3333, rogito Fabricio Fellina, porzione della suddetta casa, che 1' 11 maggio dell' anno stesso fu ridotta a chiesa.

Il 28 maggio 1639 comprarono per L. 6660 il residuo della suddetta casa, ampliando la chiesa precitata.

Questa congregazione fu soppressa il 26 luglio 1798, e la chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808 con ordine di porla ad uso profano, ordine che fu comune a tutte le chiese chiuse in conseguenza del decreto 22 marzo 1808.

56. — S. Marco.

Confraternita.

Sotto l'oratorio eravi la chiesa parrocchiale fondata da S. Petronio nel 432 dedicandola al suddetto Santo. Questa era posseduta da Mino Garisendi che la fece risarcire il 16 novembre 1392.

La confraternita fu istituita nel 1562.

Il 9 aprile 1566 la parrocchia di San Marco fu unita a quella di S. Donato, e la chiesa fu concessa a detta compagnia il 24 agosto 1566, soppressa poi il 26 luglio 1798.

57. — S. Girolamo Confessore.

Oratorio posto nel palazzo dei strazzaroli, che fu edificato nel 1496 dov'era prima la casa della famiglia Pavanesi.

La torre mozza fu fabbricata da Oddo e Filippo Garisendi nel 1110. Pende verso oriente piedi 8 circa, e nell'interno poco più di un piede.

È alta piedi 130. Le mura sono grosse piedi 6 1/2, e nella sommità piedi 4, e il suo vacuo di dentro è di piedi 7.

L' 11 marzo 1286 fu isolata e fu fatta la piazza coll'atterramento di diverse case onde isolare ambedue le torri Garisendi ed Asinelli.

Il 28 luglio 1804, a rogito Franchi, i membri già componenti l'arte degli strazzaroli, alla quale era unita l'arte della lana, vendettero all'ex marchese Piriteo Malvezzi la chiesa della Madonna di Porta, la torre Garisendi detta la mozza, e la statua in marmo di S. Petronio posta in quel piazzale, essendo questi tre capi rimasti indivisi nel comparto degli stabili fatto fra li ventitrè individui di quest'arte, e ciò per L. 3000 di crediti di Monte Benedettino, una bottega enfiteutica ad uso di barbiere, e l'obbligo di tener aperta detta chiesa.

Il 20 marzo 1798 la Centrale avea ordinato che la sala di questa residenza fosse addattata per il circolo costituzionale, ma l' architetto Bassani non la trovò al caso.

58. — Santa Maria delle Grazie.

Chiesa posta sotto la torre Garisendi.

Fu edificata nel 1710 dall'arte degli strazzaroli, e chiusa per decreto del 10 marzo 1808, il qual decreto fu eseguito soltanto il 16 agosto dell'anno stesso.

59. — Santa Maria detta della Concezione.

Oratorio unito alla chiesa di San Bartolomeo edificato nel 1664, mentre fabbricavasi la chiesa predetta dei Teatini.

60. — S. Bartolomeo.

Residenza dell'arte dei Bisilieri.

61. — SS. Fabiano e Sebastiano.

Chiesa parrocchiale isolata, che era posta in Porta di Castello, fabbricata da S.Petronio nel 432.

Nel 1505 fu rovinata dal terremoto, e subito rifatta.

Il 20 gennaio 1597 furono unite a questa parrocchia dieci case che appartenevano a quella di S. Luca dei Castelli, ed altre ventitrè della parrocchia di San Colombano. Le trentatrè case componevano 300 anime.

Nel 1614 fu risarcita, e consacrata il 16 novembre dell'anno stesso. Fu demolita nel 1798 assieme alle quattro croci, con una da Santa Tecla, l'altra dalle dagli Albergati, la terza rimpetto a S. Vitale, e l'ultima vicina alla suddetta Santa Tecla.

Il palazzo della Zecca fu fabbricato nel 1479 da Giovanni II Bentivoglio, e nel 1578 riedificato nella via detta della Zecca, poscia Vetturini, ora Ugo Bassi.

La chiesa parrocchiale dei SS. Fabiano e Sebastiano fu atterrata per decreto del 12 agosto 1798.

Con reale decreto del 24 giugno 1805 fu soppressa la parrocchia che era prima stata traslocata in S. Colombano, e fu decretato che fosse unita a quella di San Pietro.

L'Arcivescovo però con decreto del 23 maggio 1806 la concentrò in quella di S.Gregorio.

62. — S. Colombano.

Chiesa già parrocchiale e colleggiata.

Fu fabbricata nel 616, e vi stavano monaci di S. Gallo abbate, e nel 1220 vi stavano delle suore Domenicane dette di San Clemente e Colombano.

Nel 1332 il convento si estinse, ma non però la parrocchia che sussistette fino al 1597, epoca nella quale vi furono introdotti i ministri degli infermi, detti volgarmente del Ben Morire.

La parrocchia fu distribuita a quelle di Santa Maria Maggiore, di S. Giorgio in via Poggiale, e de' SS. Fabiano e Sebastiano.

Passò la chiesa ad una confraternita detta dell'Angelo Custode, che nel 1612 ebbe principio nella parrocchiale delle Muratelle, e che nel 1613 esercitò le sue opere di pietà nella chiesa dei Certosini in Sant'Isaia.

Nel 1616 si trasferirono in Santa Maria dei Foscarari; andarono poi in S. Silvestro in cantina, dove rimasero per 60 anni.

Minacciando ruina la predetta chiesa, passarono a S. Colombano, indi in quella di S. Pietro e Marcellino, dove rimasero dieci anni.

La suddetta chiesa di S.Colombano fu loro concessa nel 1703.

Questa compagnia fu soppressa il 25 luglio 1798, e nel medesimo anno fu traslocata in questa chiesa la parrocchia dei SS. Fabiano e Sebastiano.

Fu poi soppressa detta parrocchia nel 1805, e nel 1808 fu decretata la chiusura della chiesa, che ebbe luogo il 16 agosto dell'anno stesso.

Nel marzo del 1809 l'immagine del la Beata Vergine dipinta nel muro fu trasportata alla Certosa.

63. — Santa Maria della Consolazione.

Chiesa contigua a S. Colombano eretta da una compagnia detta dell'Orazione.

La chiesa fu cominciata prima del 1550.

Nel 1576 fu istituita la suddetta confraternita.

Il 27 agosto 1582 fu concesso di far l'oratorio sopra la chiesa di S.Colombano.

Il 5 agosto 1591 fu posta la prima pietra della chiesa e dell'oratorio.

Il 22 dicembre 1599 fu fatta compagnia, e finirono il recinto di pietra, dapprima in legno, come pure terminato l'oratorio di sopra.

Il 25 luglio 1798 fu intimata la soppressione di questa compagnia, e il 10 marzo 1808 fu deciso che dovesse stare aperta.

Il curato di S. Sebastiano traslocato il 17 agosto 1798 nella chiesa dedicata all'Angelo custode, domandò questo locale stante la ristrettezza di quello assegnatogli. La B. V. dipinta nel muro, opera di Lippo Dalmasio, fu trasportata alla Certosa.

64. — S. Luca.

Chiesa già parrocchiale, situata in Porta di Castello, così detta dai Castelli, famiglia nobile che ebbe principio in Bologna da Perticone che aveva 28 fratelli che vivevano alla stessa mensa con Somarone loro padre.

Si ha memoria di questa chiesa sino dal 1350. Il 15 aprile 1574 le fu tolta la parrocchia ed assegnata a quella di San Colombano. Questa chiesa fu risarcita nel 1687 dai Castelli.

Era quivi vicina un'altra chiesa molto più antica, dedicata alla Madonna, la qual chiesa era posta nelle case dei Castelli. dove fu una fortezza fatta fino dal 385 da Asclipio Commissario Imperiale.

Questa chiesa fu soppressa nel luglio del 1798, e chiusa il 16 agosto 1808.

Ora è posta sotto la parrocchia di San Pietro.

Il 5 novembre 1798 fu destinata a magazzino di salnitro.

Fu creduto per qualche tempo fondo nazionale, ma in seguito fu riconosciuto esser fondo di ragione degli eredi Castelli.

65. — Santa Maria della Presentazione.

Oratorio posto nella Gabella nuova.

La vecchia Gabella era nella via di Betlemme; quasi rimpetto a quella delle Chiavature, in alcune case che il 19 luglio 1294 il nostro Reggimento comprò dagli Artenisi, o Beccadelli, per L. 7400.

Il 14 settembre 1752 fu quivi trasferita la Dogana, avendo i sindaci di essa comprata una casa da Alessando Gandolfì, e quindi fu incominciata questa bellissima fabbrica, per cui fu demolita la chiesa di S. Bartolomeo. L'architettura è di Domenico Tibaldi. Questa fabbrica, senza il portico, era lunga piedi 116, e larga altrettanto. Le merci vi furono trasportate il 10 giugno 1575.

Poco lungi di qui, nella via imperiale accanto al muro del pubblico palazzo, fu fabbricata nel 1565 la fontana con disegno di Tommaso Laureti, dove stavano acquaroli che vendevano l'acqua per la città. Serviva ancora al giardino di palazzo, che è di dietro al muro, e per tre bocche di leoni usciva acqua in tre gran vasi di macigno. Ora è trascurata affatto.

Nel 1798 fu tolto dal suddetto oratorio l'altare, poscia demolito, essendosi posto ad uso di magazzino di sale.

Il locale fu poi dichiarato demaniale, e il 18 ottobre 1800, col permesso del governo, fu accordato che provvisoriamente vi fosse il quartiere generale della guardia nazionale.

66. — S. Leonardo.(non geolocalizzato)

Oratorio eretto nel 1746 per servizio dei carcerati.

Questa chiesa, che era rimpetto alla Gabella, fu demolita nel 1807, in occasione del riattamento fatto alle carceri, che da questa parte furono addattate per le donne.

67. — S. Prospero.

Chiesa già parrocchiale dalla Volta dei Barbari.

Questa chiesa è antica.

Il 5 gennaio 1613 le fu tolta la parrocchia, ed assegnata a S. Sebastiano.

Nel 1619 fu data ai Chierici Minori Regolari del beato Agostino Adorni, poi detti dello Spirito Santo, che vi stettero fino al 10 aprile 1641. I suddetti Chierici Regolari nel 1641 ebbero la chiesa parrocchiale di S. Lorenzo di Porta Stiera.

L' 8 maggio 1647 passarono nella via dei Gombruti nella chiesa dello Spirito Santo, la qual chiesa fu rinnovata nel 1665.

La chiesa di S. Prospero fu ridotta come si vede con disegno di Antonio Torregiani e dal capo mastro Francesco Fasani. La fabbrica fu incominciata il 23 agosto 1756 e terminata il 4 giugno 1757 colla spesa di L. 8000. Fu poi aperta il 21 agosto dell'anno 1757.

La congregazione ivi eretta pagava libbre 24 di cera per canone ai frati dello Spirito Santo, che fu francato il 30 ottobre 1748 in prezzo di L. 1233, 3, 10.

Il 31 luglio 1798 fu intimata la soppressione alla congregazione, e il 10 marzo 1808 fu decretato che restasse aperta la chiesa.

68. — S. Paolo convertito.

Chiesa delle tre arti dei coregari, spadari, e guainari.

Non avevano alcun stabile di loro proprietà, ma tenevano una casa in affitto.

Si radunarono poscia vicino al Monte delle scuole.

69. — SS. Filippo e Giacomo.

Chiesa nella via delle Donzelle, edificata l'anno 1340 dalla famiglia dei Piatesi.

Sotto questa parrocchia evvi il palazzo Boncompagni edificato nel 1538 da Cristoforo padre di Gregorio XIII.

Con decreto del 24 giugno 1805 fu soppressa e unita a S. Pietro. La chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808.

La detta chiesa era proprietà degli Angelelli successori Piatesi.

70. — SS. Gervasio e Protasio.

Chiesa parrocchiale di monache Benedettine.

Questa chiesa fu edificata nel 401, e consacrata nel 405.

Le monache suddette ebbero principio in questo convento il primo giugno 1228.

Il portico e la piazzetta furono fatti nel 1655.

Nel 1217 fu sepolto accanto al campanile di questa chiesa il giureconsulto Azzone Porti, che morì in tempo delle vacanze, nella qual occasione ordinariamente s'infermava. Leggeva nella piazza di Santo Stefano sotto un padiglione di tende, dove è ora la casa che ultimamente apparteneva al senatore Lupari.

Il numero degli uditori scolari ascendeva a dodici mila.

Il 19 giugno 1798 fu intimato alle monache di traslocarsi in S. Leonardo.

Il decreto 24 giugno 1805 soppresse la parrocchia, che fu unita a S. Giorgio.

L'Arcivescovo poi con decreto del 23 maggio 1806 la unì a S. Salvatore.

II 19 agosto 1798 questo convento fu assegnato per sartoria della truppa francese, e perciò il 20 detto fu avvisato il parroco di traslocarsi nella chiesa dello Spirito Santo, dandogli il permesso però d'abitare la sua canonica.

In seguito questo convento servi ad uso di caserma.

71. — Spirito Santo.

Chiesa dei Chierici Regolari del beato Agostino Adorno.

Dove è ora questa chiesa ve ne era una più antica detta Maria Mater Domini edificata nel 1305 da Galvano Marcialoi, che fu poi demolita.

Venuti a Bologna i suddetti frati nel 1619 ebbero la chiesa di S. Prospero. Il 10 aprile 1641 andarono a S. Lorenzo di Porta Stieri.

Il 3 agosto 1640 comprarono per L. 13300, rogito Giuseppe Brunetti, questa casa che apparteneva prima a Francesco Desideri da lui lasciata ai Bastardini.

L'8 maggio 1647 vennero ad abitarla, e il 9 giugno aprirono la chiesa.

Il 6 dicembre 1665 furono incominciati i fondamenti della nuova chiesa, e fu terminata nel 1668.

Nel 1746 fu finita la fabbrica del convento. Questo fu il secondo convento soppresso il 10 marzo 1797.

Il 16 agosto 1798 la chiesa fu chiusa. Questa chiesa aveva servito prima come parrocchia.

Il primo settembre 1797 il convento fu destinato per l' ispettore legionario cisalpino Cicognara.

Il 25 maggio 1798 questo locale fu assegnato al regolatore delle finanze.

Il 20 agosto 1798 la Centrale avvisò il parroco di S.Gervasio, quivi traslocato, di dover evadere, e il 28 settembre di detto anno il regolatore delle finanze venne a stabilirvisi col suo numeroso bureau.

72. — S. Giacomo apostolo.

Chiesa parrocchiale edificata dai Carbonesi, che esisteva fino dal 6 luglio 1375.

Questa chiesa era situata nella via San Mamolo.

Nel 1725 fu riedificata con disegno di Francesco Dotti.

Il 13 agosto 1759 s'incominciò il campanile, che fu terminato il sabato 15 settembre dell'anno stesso colla spesa di L. 1000.

Tra la via di S.Mamolo, quella che conduce a S. Paolo, e l' altra dei Celestini (la quale nel 1437 fu destinata per abitazione delle meretrici, e chiusa) eravi il teatro, ove nel 370 da Fabio Valente Governatore di Bologna furon dati dei giucchi gladiatorii all'Imperatore Vitellio.

Con decreto del 24 giugno 1805 fu soppressa questa parrocchia ed unita a S. Paolo. Questo decreto fu confermato da altro Arcivescovile in data 23 maggio 1806, obbligando a trasportare i libri Parocchiali a S. Paolo suddetto.

Il 16 agosto 1808 fu chiusa la chiesa. I diritti della famiglia Carbonesi furon venduti dall'ultimo superstite conte Giuseppe all'ultimo superstite conte Girolamo Legnani.

73. — S. Gio. Battista.

Chiesa parrocchiale dei monaci Celestini posta in S. Mamolo.

Questi monaci s' introdussero in Bologna nel 1368.

La sua prima chiesa dedicata allo stesso santo, e poi profanata, era sull'angolo di questo monastero per andare alla confraternita dello Spirito Santo. La predetta chiesa fu incominciata nel 1235, e nel 1368 data dal capitano Antonio Galluzzi ai suddetti frati che l'ufficiarono per 151 anni.

Per edificare la chiesa presente nel 1520 v' incorporarono la strada delle meretrici. Fu questa perfezionata nel 1551.

Nel luogo ove è ora questa chiesa eravi la piazza maggiore della città, la quale occupava il terreno del suddetto monastero, le case dei Marsigli, ed altre sino alla chiesa della Baroncella.

Nel mese di maggio del 1729 s' incominciò la nuova fabbrica del convento, che fu terminata nel 1751. La facciata della chiesa e del convento sono disegno di Francesco Tadolini. I monaci furono soppressi il 28 marzo 1797 (Orig. 1897). II decreto 24 giugno 1805 che riduceva a sole sedici le parrocchie di Bologna, soppresse pur questa e l'unì a San Paolo.

In forza di un decreto Arcivescovile del 23 maggio 1806 fu poi unita a San Salvatore.

In questo convento vi furono traslocati i Padri della Carità il 21 marzo 1797, e poi mandati a quello di S. Benedetto.

Quivi fu fatta la sala dei 30, ossia dei Seniori della Cispadana.

Nel settembre del 1798 vi fu collocata l'amministrazione del lotto.

L' 11 marzo 1799 il lotto passò a S. Francesco, e la Centrale decretò che quivi risiedesse la municipalità di S. Francesco, e l'uffizio del Registro.

L' 8 marzo 1803 vi fu messo il bureau de' coscritti.

Vi fu anche trasportato da Montalto l'archivio delle religioni soppresse, che poi fu messo da S. Procolo.

Il 2 aprile 1801 il capellano curato fu carcerato per avere contravvenuto ad un ordine della polizia.

74. — Santa Maria dei Celestini.

Chiesa e confraternita posta nella via dello Spirito Santo.

Fu edificata dai suddetti frati avendo comprato per L. 80, da Lodovico di Matteo Gargiaria, il suolo, come da contratto del 20 dicembre 1481 fatto a rogito di Pietro Comelli.

Il 12 giugno 1486 fu concessa alla confraternita dello Spirito Santo.

Contigua a questa chiesa vi era una strada che conduceva in S. Mamolo, già detta piazzola dei Vizzani, dove vi era la chiesa già parrocchiale di Santa Maria dei Guidoscalchi.

La compagnia fu soppressa il 31 luglio 1798, e la chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808.

75. — Santa Maria Rotonda detta dei Galluzzi.

Chiesa posta in Strada S. Mamolo, eretta dalla compagnia di S. Gio. Decollato, detta dei Fiorentini.

Questa chiesa fu parrocchia, e se ne hanno notizie sino dal 1271.

Si dice che del 1365 eravi contiguo un castello o cittadella.

Il Ghirardacci dice (P. 2, pag. 628 sotto l'anno 1419) che in detto anno Santa Maria Rotonda fu demolita per dar luogo alla fabbrica di S. Petronio. Convien dire che qui fosse poi riedificata. La compagnia ebbe origine nel 1320 da alcuni tessitori fiorentini, che si radunavano in S. Giacomo e Filippo dei Bianchini nella piazza di Santo Stefano. Passarono poi vicino alla sagrestia di detta chiesa.

Il 28 novembre 1546 si traslocarono nella suddetta chiesa, e nel 1553 fabbricarono l'attiguo bellissimo oratorio. La detta compagnia fu poi soppressa il primo agosto 1798, e la chiesa fu chiusa.

76. — S. Petronio. Basilica e collegiata.

La prima antica chiesa dedicata a questo Santo fu eretta nel 1211 in San Petronio Vecchio.

II 7 giugno 1390, in giorno di martedì, fu benedetta in S. Pietro la prima pietra di questo tempio, che fu sotterrata alle ore 12 sul canto dell'ospedale della Morte dov'era la torre e la casa dei Rustigani.

Le chiese atterrate per la fabbrica di questa basilica furono:

1. Santa Maria de' Rustigani.

2. Santa Croce.

3. Santa Tecla dei Lambertini.

4. Santa Maria Rotonda dei Galluzzi.

5. S. Cristoforo dei Geremei.

6. Santa Maria de' Bulgari.

7. Sant'Ambrogio.

8. S. Geminiano.

Nel 1392 fu terminata la prima capella, che è quella dei Bolognini, dove il 4 ottobre fu celebrata la messa.

La statua di S. Petronio appoggiata al pilastrone a sinistra di questa capella si pretende esser quella dell' antico suo tempio in S. Petronio Vecchio.

Nel 1647 si cominciarono le volte della gran navata alta piedi 116 1/2, lunga sino al muro del coro piedi 325 1/2. Se la chiesa fosse finita sarebbe lunga piedi 608 e larga colle capelle piedi 138, ed avrebbe il circuito di un quinto di miglio.

Nel 1653 fu terminata la volta di mezzo, e si cominciarono due altre capelle, che assieme alla sagristia furono compite nel 1659. Il numero delle capelle è di 22.

La tribuna dell' altar maggiore è alta piedi 75, larga piedi 17 1/2 e di fianco piedi 16.

I due organi sono alti piedi 62 e larghi piedi 49 1/2, e furono architettati da Gio. Giacomo Monti.

Giacomo dalla Fonte, alias della Quercia, ornò per 600 scudi d'oro la porta principale della chiesa, mettendo lui stesso i marmi d'Istria condotti fino a Ferrara. Così si rileva dai libri della chiesa sotto la data del 20 ottobre 1449.

La cappella di Sant'Antonio, oggi dei Ranuzzi, era de' Saraceni.

Le scalinate avanti la suddetta basilica sulla piazza grande, lunghe piedi 174, fatte di mattoni, furono nel 1510 rifatte di macigno.

Nel 1743 fu rifatto di nuovo tutto il pavimento, imbiancata la chiesa e rimodernati tutti i flnestroni.

Il 12 maggio 1749 fu collocata la ferriata alla cappella di S. Petronio ornata di ricchi marmi e bronzi dal Cardinal Aldrovandi.

Il capitolo fu soppresso il 6 giugno 1798.

Il 27 giugno 1800 la fabbrica vendette una casa di dietro al Guasto al dottor Clemente Scarselli, a rogito Giusti.

Il 21 marzo 1797 i fabbricieri dimandarono le campane della Certosa sulla supposizione che quella chiesa sarebbe soppressa, e fare un cambio con le loro.

Il 9 giugno 1797 la Centrale decreta L. 1100 per la celebrazione del voto per il terremuoto.

Questa fabbrica fu soggetta alla municipalità di S. Domenico.

Il 6 settembre 1798 vi furono messe le quattro croci tolte dalle capellette demolite. Il 28 ottobre 1798 fu destinato per tenervi le assemblee per l'acccttazione della costituzione Cisalpina.

Fu qui accettata la costituzione bolognese, ed eletti i rappresentanti che andarono a Reggio e a Modena ad inaugurar la costituzione Cispadana.

II 4 giugno 1807 il cav. Antonio Ceretoli, erede del conte Giovanni Fantuzzi, cedè una capella per mettervi la statua della Concezione che era in S. Francesco. Quest'operazione fu fatta colla spesa di oltre L. 20000.

Il 4 dicembre 1808 fu consacrata. A piedi di detto altare vi fu fatto il deposito del detto conte Giovanni Fantuzzi.

Il 24 dicembre 1801 furon messe le due statue di marmo a lato dell' altar maggiore, che erano in S. Francesco, e levate le due di gesso assai piccole che quivi erano prima.

Il 9 luglio 1799 fu ripristinato il capitolo dal Governo Austriaco.

Nel 1805 furono assegnate alle dignità del capitolo L. 3500.

Si aggiunsero due canonicati distinti con L. 800 per ciascuno.

Nella capelia della Concezione vi furono riposte tutte le reliquie delle chiese chiuse, e specialmente quelle che erano in S. Francesco.

Il 31 gennaio 1799 furono trasferiti in questa chiesa tutti gli obblighi di messe della chiesa della Morte, come pure i confessori stipendiati di quella.

Il 3 ottobre 1743 vi fu traslocala la testa di S. Petronio.

Il palazzo pubblico fu incominciato nel 1290 racchiudendovi quello dei Lambertazzi, sulla torre dei quali fu posto nel 1451 l'orologio, e nel 1498 messovi le figure dei Re Magi.

Nel 1550 le ore cominciarono a battere di sei in sei, mentre prima suonavano fino le 24.

Nel 1667 cominciò a ribattere le ore.

Questo palazzo è in isola di circuito piedi 1450. Ha una sola porta avanti la quale eravi una fossa con ponte levatoio che fu tolto nel 1510.

La ringhiera degli Anziani fu fatta nel 1381.

La statua di Bonifacio VIII fu fatta dall'orefice Manno nel 1301.

Questa statua era sopra la ringhiera del palazzo della Biada, che era rimpetto alla fontana di piazza, unito poi a quello della Comune nel 1365.

La Madonna posta nella facciata del suddetto palazzo fu fatta nel 1478 da Nicolò dell'Arca. L'immagine è di mezzo rilievo, ed è alta piedi 8 circa.

La statua di Gregorio XIII fu collocata sopra la porta architettata da Domenico Tibaldi nel 158O. È di peso libbre 11300, la fattura costò scudi 700 a ciascuno dei due operatori Alessandro Minganti scultore, ed Anchise Censore fonditore.

Le scale a cordonato fatte con disegno di Bramante, la prima lunga piedi 85, la seconda di sopra piedi 91, furono costruite nel 1509.

L' ufficio del Torrone fu istituito nel 1525.

Il giardino è lungo piedi 122. largo piedi 120.

Le inferriate furono fatte nel 1365.

La cisterna, che costò 6000 scudi, è architettura di Francesco Terribllia.

La piazza è lunga piedi 370 e larga piedi 300.

La capella Farnese fu aggrandita nel 1561.

Nel 1510 Giulio II vi tenne concistori. È lunga piedi 64 e larga piedi 32. Fu architettata da Galeazzo Alessi. La sala regia, o Farnese, è lunga piedi 96, e larga piedi 32. Fu ornata nel 1660.

La sala d'Ercole è delle stesse misure della sovrapposta Farnese.

Il foro civile dei Notari, fabbricato nel 1588, è lungo piedi 74 e largo piedi 30.

Nel 1660 vi fu fatta la capella dedicala alla Beata Vergine e a S. Tommaso d'Acquino.

Nel 968, imperando Ottone, la repubblica di Bologna aveva i Consoli, che nel 1228 presero il nome d'Anziani Consoli, e che nel 1377 furono ridotti a nove col Confaloniere.

Eranvi i Consoli di giustizia dai quali vennero poi i Tribuni della plebe, o Collegi, i quali nel 1088 cominciarono ad usare i quattro stendardi per i quattro quartieri.

Finalmente i Consoli del foro dei mercanti e i Massari delle arti. Il primo Confaloniere fu Guido Pasquale creato per un mese il 7 agosto 1321. Nel 1276 governarono per due mesi. Nel 1467 il Confaloniere fu estratto dal corpo del Senato. La capella posta nel cortile maggiore a mano destra, fu eretta nell'anno 1574 e fu dedicata ai Santi Giorgio e Sebastiano. Il Busto di Benedetto XIV posto a capo della prima scala fu terminato il 22 febbraio 1570. La scultura è di Gio. Battista Bolognini, e la fonditura di Mariano de' Mariani.

Era quivi la memoria di Gregorio XIII traslocata nella loggia per andare alla seconda sala di sopra.

La piazza del Gigante è lunga piedi 370, e larga piedi 300. Nel palazzo pubblico vi erano le seguenti capelle:

1. Capella del Legato in fondo alla galleria, che passa negli appartamenti. Il quadro insigne del Cristo morto, opera di Leonello Spada, fu venduto dalla Nazione al Senatore Legnani. In quel luogo vi fu posta una statua gigantesca allusiva al governo repubblicano.

2. Capella del Vice-legato, a pian terreno, fu pure demolita. Questo appartamento è stato adoperato a diversi usi. Il 18 dicembre 1808 fu messo a uso dei burò della polizia. poi per il registro dei matrimoni, nati e morti, poi per computisteria della municipalità, ecc.

3. Capella del Confaloniere, anche questa disfatta. L'appartamento servì per il primario magistrato della repubblica, poi per il commissario presso i tribunali.

4. Capella Farnese, anche questa messa ad uso profano, e cioè ad archivio prefettizio, o dipartimentale; e l'altra pure delle già Municipalità interne e dell'Amministrazione centrale, che si destinò di ridurla, con spesa notabile, a tre navate di legno, avendovi già dato maggior lume mercè due grandi finestre basse nel 1806. Servì poi per chiamate di congregazioni, per i notari del civile, e per altri usi.

5. Capella degli Anziani. Questa fu conservata, anzi il 6 luglio 1797 decretò la Centrale che l' uffìziatura fosse mantenuta a sue spese, ma saputosi che il governo non poteva far spese per il culto, si cessò di pagarne l'uffiziatura il 5 novembre 1798.

6. Capella del Torrone, distrutta, e ridotta questa parte di palazzo al piano delle loggie. La scala delle carceri fu demolita, e rifatta in altro luogo. Vi furono incorporati altri locali per uso dei notari, giudici processanti, cursori, ecc. e tutto fu finito nell'ottobre del 1808.

7. Capella degli Svizzeri nel primo cortile. Tolto l' altare, fu messa a comodo dell' uffiziale di guardia nel 1797, poi atterrata per rendere più spazioso il loggiato del cortile.

8. Capella degli Svizzeri sopra il loro quartiere, ridotta ad abitazione che si affitta. Parte di questo piano fu ridotto a comodo dei tribunali criminali e civili.

9. Capella de' Cavalleggieri. Questa pure fu atterrata ed incorporata al quartiere del capitano, e posta ad uso di pigionanti nel 1800.

10. Capella dei Collegi, o Tribuni della plebe. Il quadro insigne di S. Giusto in legno, opera del Passarotti, fu passato il 29 settembre 1797 all'Istituto. La capella e tutto il locale di residenza fu aumentato e dato al dicastero degli alloggi, poi alla polizia. Il 12 giugno 1798 fu destinato per residenza della commissione criminale militare.

11. Capella de' Notari del civile. Subì la sorte delle altre. La sala poi fu sgombra dai sgabelli che erano di proprietà dei notari, e ridotta ad altra forma mediante apertura di finestre, e messa a più usi. Ultimamente fu destinata alle udienze dei tribunali civile e criminale, con alzata eminente per i giudici, e comodo per il popolo accorretevi. Il 15 settembre 1808, per decreto di Melzi, fu soppresso il corpo dei Notari del civile, e ripristinato al reingresso del governo papale, nella sala degli Anziani provvisoriamente, indi restituiti in questo locale.

12. Capella nella galleria del Legato detta Santa Maria della Pace.

77. — S. Giovanni in Monte.

Parrocchia dei Canonici Lateranensi.

Questa chiesa fu fabbricata nel 432 da S. Petronio, e da lui consacrata l'8 maggio 435.

Nel 442 la dedicò all'ascensione di Cristo.

Nel 1221 la chiesa fu ampliata.

Nel 1286 fu fatta una nuova chiesa, ed il campanile.

Nel 1417 vennero i Lateranensi da Lucca ad abitar questo locale concessogli da D. Bartolomeo Pasolini Commendatore.

Nel 1445 la chiesa fu di nuovo rinnovata ed ampliata come la si vede presentemente. I due bellissimi chiostri furono architettati da Francesco Terribilia.

Nel 1548 fu dilatato il convento, e il 4 febbraio 1632 fu incominciato il voltone e terminato nel 1648.

I Canonici furon soppressi il 10 marzo 1797, e fu il terzo convento.

II decreto 24 maggio 1805 soppresse la parrocchia e l'unì a Santo Stefano, ma l'altro decreto dell'Arcivescovo in data 23 maggio 1806, che portava a diciotto le parrocchie di Bologna, rispettò questa, anzi gli fu unita quella di Santo Stefano e quivi trasportati i libri parrocchiali di detta chiesa.

Fuvvi progetto di ridurre questa chiesa ad archivio criminale antico e moderno, e che ciò ottenendosi, la capella di Santa Cecilia sarebbe stata regalata a Badini proprietario del vicino teatro, e ciò in premio della dedica fatta all'Imperatore Napoleone della descrizione con rami del predetto suo teatro.

Il 31 luglio 1797 il convento fu destinato dalla Centrale a casa di custodia.

Il primo marzo 1798 vi fu alloggiata una mezza brigata Cisalpina che rovinò il locale e tutte le statue.

L'8 aprile 1798 si destinò al tribunale criminale e a pubbliche carceri.

Il 21 agosto 1798 vi furon traslocati i giudici del tribunale criminale e i carcerati, i quali il 14 agosto 1799 furono ricondotti nel Torrone.

Il 12 luglio 1797 vi furono posti motti patrioti bolognesi inquisiti.

Nel 1798 vi fu posta la commissione del 3° circondario di polizia, detto del gigante.

Finalmente vi fu posto anche il quartiere dei gendarmi.

78. — S. Pietro.

Oratorio privato posto in via Miola nella residenza dell'arte della lana, alla quale furon dati dei privilegi fino dal 1231. Vi erano da 15000 persone occupate in questa lavorazione.

Le strade di Borgo dall'Oro, dell'Argento, Borgo Orfeo, delle Pallotte, Savonella, Cestello, Fiaccacollo, via degli Angeli, dei Coltellini, e parte di Strada Castiglione erano occupate da artefici di detta professione della lana.

79. — Santa Maria della Sanità.

Oratorio posto nell'angolo della via dei Chiari annesso al monastero di San Giovanni in Monte.

Questa chiesa fu ridotta a stalla di cavalli per i gendarmi, e il disopra ad uso di teggia.

La Madonna fu murata nella cappella della famiglia Ratta in S. Gio. in Monte.

80. — Santa Lucia.

Chiesa già parrocchiale posta in Strada Castiglione, eretta da S. Petronio nel 432, e si crede fosse nella fine della porteria del collegio dalla parte della strada detta Campo di Santa Lucia.

Si presume rovinata nel 903 dagli Ungheri. Il 9 febbraio 1208 i frati di S. Gio. in Monte diedero un pezzo di terreno ad uso vigna per rifabbricare la chiesa.

Nel 1295 i detti frati presero ad ufficiarla, e nel 1305 la risarcirono e la governarono fino al 18 aprile 1418.

Nel 1546 cominciarono i Gesuiti ad ufficiarla abitando però in una casa contigua a San Bernardo nel Borgo dell'Oro.

L'8 maggio 1548 andarono ad abitare tre casette nel campo di Santa Lucia, comprate una da Leonora Grassendini, l'altra da D. Girolamo, ed Elisabetta Ca- salini, e la terza da Sebastiano Piccolini.

I Gesuiti n'ebbero l'intero possesso il 18 luglio 1562.

Il 20 luglio di detto anno comprarono per L. 13500 la casa grande contigua da Ginevra Gozzadini Bolognetti.

La porzione di parrocchia fuori della mura fu il 28 gennaio 1567 unita alla Misericordia fuori di Strada Castiglione.

La chiesa fu ampliata nel 1575, e il 3 maggio del 1576 fu consacrata.

La porzione di parrocchia entro la città fu distribuita il 28 luglio 1624 a S. Gio. in Monte, a S. Biagio, e SS. Cosma e Damiano.

Il 28 gennaio 1622 i Gesuiti comprarono da Cesare Locatelli per L. 22000 una casa dove il 2 aprile 1623 fu posta la prima pietra della presente chiesa terminata nel 1659.

Il canale di Savena fu nel 1661 coperto dalla chiesa di Santa Lucia fino alle case dei Pepoli.

La porteria fu finita nei 1660, e nel 1662 ornata la camera di S. Francesco Saverio, e ridotta a capella nel 1664 (Orig. 1564). Nel settembre, e ottobre del 1817 fu fatto un nuovo andito che dalla porterìa conduceva alla chiesa ed alla sagristia.

Il collegio di S. Saverio fu istituito dai Gesuiti nel 1598. Dapprima mancò di stabile, e seguitò vagante fino al 4 ottobre 1634, epoca nella quale fu fissato nella casa che faceva angolo col Campo di Santa Lucia, lasciata ai Gesuiti da Giovanni Morelli.

Nel 1645 fu acquistata per L. 26000 la casa del conte Carlo Zani in Cartoleria Vecchia.

I nobili pagavano una dozzena di L. 37 mensili.

Il collegio di S. Luigi, posto in Cartoleria Vecchia, era per i cittadini, e fu istituito nel 1645 sotto il nome di San Carlo, poi di S. Luigi.

Fu fabbricato, come oggi si vede, nel 1726.

La dozzena era di L. 27, 10 mensili.

A questo fu unito il collegio di San Saverio, come si è detto, che prosperò per qualche tempo sotto il rettorato del Padre Bersani bolognese, il quale prima di morire lo vide decadere, e poi dopo perdere quasi tutto il prestigio che si era acquistato.

Nel collegio de' Gesuiti in Santa Lucia vi erano diverse congregazioni, e cioè:

Del Salvatore, di soli nobili.

Dell' Annunciata, di scuolari delle classi superiori.

Della Visitazione, di scuolari delle classi inferiori.

Dell'Assunzione, di scuolari filosofi, medici, legisti, ecc.

Della Presentazione.

Della Concezione, di artisti.

Di Gesù e Maria.

Della Penitenza.

Il 19 novembre 1797 fu ordinato che il collegio de' nobili fosse unito a quello di S. Luigi.

Il 2 dicembre dello stesso anno seguì l' unione, preferendosi il locale di S. Luigi essendo migliore. Fu ordinato che nella primavera i convittori dovessero vestire l'abito nazionale.

Quasi tutti gli ex nobili passarono alle loro case.

Il collegio di S. Saverio fu ridotto a caserma, e quest'uso lo rese inabitabile.

Nella primavera del 1809 fu risarcito e diviso in appartamenti per inquilini. A comodo di questi fu aperta una porta nella Castellata.

La bella capella, l'oratorio ed il teatro, che fu aperto qualche volta al pubblico, sono stati ridotti a granaio. I mobili del teatro furono venduti a D. Cesare Taruffl per il teatro da lui fabbricato in sua casa da S. Giorgio.

Il 10 marzo 1808 fu decretato che restasse aperta la chiesa di Santa Lucia.

L'8 agosto 1807 porzione del collegio dalla parte del portone delle carra in Cartoleria Vecchia, fu ridotta a caserma francese, poi polacca.

La libreria, lasciata da monsignor Zambeccari fu dichiarata dipartimentale.

Il 18 marzo e il 21 luglio 1798 fu ordinato che fosse aperta per pubblico servizio.

I Penitenzieri furono quivi incorporati dopo il decreto 8 giugno 1805, il qual decreto confermò che questa chiesa dovesse rimanere aperta.

81. — S. Giorgio.

Parrocchia dei Serviti nella via del Poggiale.

Trovasi memoria che nel 1300 furono cacciate le meretrici da questa parrocchia. Nel 1343 questa chiesa era goduta dai Canonici Lateranensi.

Il 10 maggio 1508 fu data ai Serviti, e il 17 agosto 1510 n'ebbero il libero possesso.

II 5 ottobre 1589 fu posta la prima pietra della nuova chiesa, e terminata nel 1633. L'architetto fu Tommaso Martelli.

L'antica chiesa era dove fu poi il sagrato e la porteria del convento.

Questo fu il quinto convento soppresso il 10 marzo 1797.

Il decreto 24 giugno 1805 unì a questa parrocchia quella di S. Gregorio, di S. Lorenzo di Porta Stieri, e di S. Gervasio.

L'altro decreto del 23 maggio 1806 assoggettò questa e l'altra di S. Sebastiano a S. Gregorio.

Il decreto del 10 marzo 1808 ordinò che questa chiesa rimanesse aperta.

Il 16 dicembre 1797 fu ordinato che in questo convento risiedesse la municipalità di Santa Maria Maggiore, che prima era in casa Facci in Galliera.

Il primo settembre 1798 fu decretato che quivi avesse la sua residenza il giudice di pace.

82. — S. Carlo.

Chiesa posta in Borgo Polese, e fondata nel 1612 da Annibale Bonfigli.

Nel 1613 vi fu detta la prima messa.

Fu chiusa il 16 agosto 1808. Era di proprietà Bonfiglioli.

83. — SS. Bernardino e Marta.

Chiesa e convento di monache Francescane a capo di Borgo Polese sulla strada del Naviglio.

La chiesa fu edificata nel 1218 dal beato Nicolò Pepoli, e dedicata all' Annunziata.

Dal 1220 al 1230 vi restarono i Francescani, finchè dal Comune di Bologna non furon collocati nell' Annunziala di Porta Stiera, dove poi nel 1269 fu terminato il convento e la chiesa di S. Francesco.

Nel 1526 fu fabbricata questa chiesa ed ampliato il convento.

La chiesa fu consacrata il primo maggio 1528.

Questo convento fu soppresso il 29 gennaio 1799.

84. — Santa Maria dei Defunti.

Confraternita del Crocefisso del Porto Naviglio instituita nel 1630: II 2 luglio 1632 fu posta la prima pietra della chiesa che resta sulla mura delle Lamme, e quasi sopra il ponte del Porto Naviglio.

La confraternita fu soppressa il 26 luglio 1798. Il 16 agosto 1808 la chiesa fu chiusa.

85. — S. Giuliano.

Chiesa parrocchiale ed abbaziale alla Porta di Santo Stefano.

Nel 1205 vi era un monastero ed ospedale, dove si albergavano infermi poveri, e ragazzi.

Nel 1317 fu abitato dai Vallombrosani, che prima stavano a Santa Maria di Opleta in Strada Maggiore, i quali fabbricarono questa chiesa con l'aiuto datogli dal Comune di Bologna.

Il 20 aprile 1450 fu risarcita la chiesa e fattovi il portico davanti. Fu poi rinnovata nel 1780 con disegno di Angelo Venturoli, ed a spese dell'Abbate Don Deodato Gnudi, il quale in seguito fece fare anche il campanile.

Sotto questa parrocchia, quasi rimpetto al voltone del Baracano, eravi la casa dei Catecumeni instituita nel 1568. Nel 1742 fu trasferita nella via dei Malcontenti. Pio V gli assegnò annui scudi 150 di rendita.

Questo locale fu concesso alle suore Terziarie Scalzine, le quali passarono poi in Cento Trecento dove stabilirono la loro residenza nel già collegio degli Ungari.

Con decreto 24 giugno 1805 questa parrocchia fu soppressa e unita alla Trinità.

L'altro decreto 23 maggio 1804 la conserva e gli unisce quella di Santa Cristina.

L'abbate D. Adeodato Gnudi, insigne benefattore di questa chiesa, lasciò una somma al parroco abbate, la quale in caso di chiusura, o di soppressione della chiesa o parrocchia, volle ritornasse alla sua famiglia.

86. — SS. Giuseppe e Teresa.

Chiesa in Strada Santo Stefano di Terziarie Carmelitane scalze, che si unirono in comunità il 14 gennaio 1742 entrando in questo convento, dove fu la casa dei Cattecumeni, comprata per L. 18000.

Il 16 luglio 1744 fu aperta la loro chiesa, e il 3 agosto 1749 fu terminato il cimitero nella chiesa interna. In seguito, come fu detto, traslocaronsi nella via di Cento Trecento, dov'era il collegio degli Ungari, e questo locale fu venduto a Gio. Pietro Zanoni farmacista da S. Biagio.

Le dette terziarie, per decreto 8 luglio 1805, eseguito soltanto l'8 settembre di detto anno, furono trasportate nel convento delle monache scalze in Strada Santo Stefano, in diverse carrozze. Il locale di Cento Trecento fu ridotto a caserma per i coscritti bolognesi, e per il commissario dei reggimenti del Regno.

87. — S. Gabrielle.

Chiesa di Carmelitane Scalze in Strada Santo Stefano.

Questo convento fu formato da alcune case vendute dagli eredi di Gio. Battista Chiesa per L. 12000 il 20 ottobre 1618. Rogito Achille Canonici.

Il primo novembre 1619 aprirono la loro prima chiesa, poi nel 1624 incominciarono I'altra ritirandola dalla strada, nella quale si celebrò messa per la prima volta l'11 novembre 1637.

Questa chiesa per decreto 10 marzo 1806 doveva rimanere aperta.

L' 8 luglio 1805 fu decretato che dovessero ricevere mediante pensione le Scalzine di Cento Trecento.

Prima del 1810 furono secolarizzate e queste e le altre.

L'8 giugno 1806 i loro beni furono demaniati.

Il 16 agosto 1808 fu chiusa la chiesa.

(Il conservatorio, o collegio, fu soppresso, e il locale dato in enfiteusi a certo Cacciari che con molta spesa lo rifabbricò).

88. — Santa Maria della Presentazione.

Collegio di cittadine, dette di S. Francesco di Sales, ed anche putte del ritiro del P. Rosati gesuita, posto in Strada Santo Stefano.

Questa unione ebbe principio il 9 maggio 1715 in una casa presa ad affìtto sotto la parrocchia della Ceriola, dove rimasero 11 anni. Passarono poscia presso le Scalze, ove abitarono altri 6 anni, e quindi acquistarono per L. 14000 questo locale nel 1732, e nel 1745 fu aperta la chiesa.

Questo era un luogo di educazione per zitelle orfane, e qualche volta vi si mettevano in correzione quelle che avevano i genitori.

Il locale ultimamente apparteneva al signor Giacomo Cacciari per contratto di enfiteusi.

Il conservatorio, o collegio, fu soppresso, e il locale dato in enfiteusi a certo Cacciari che con molta spesa lo rifabbricò.

80. — Sant'Omobono.

Convento di monache Servite in Strada Santo Stefano.

Si ha notizia che il 3 febbraio 1375 era parrocchiale, e nel 1427 era convento di suore di S. Giovanni Gerosolimitano, che poi si estinsero.

Queste Servile vennero da Piacenza, e andarono ad abitare nel 1409 a Sant'O- mobono fuori di Porta Maggiore, che fu poi commenda di Malta, e dove prima di esse, cioè fino dal 1276, stavano altre monache.

Nel 1501 ebbero questo convento, e il 31 dicembre 1503 l' ampliarono acquistando un casamento da Bartolomeo Refrigerio.

Le suore furono poi soppresse, e la chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808.

Il convento e la chiesa furono acquistati nel 1816, e vi furon poste le Scalze secolarizzate, che vissero come se avessero avuto regola, e in comunione, con clausura.

90. — S. Pietro Martire.

Convento di Domenicane nella via Nuova del Baracano.

Questo convento fu eretto l'anno 1290 sotto la regola di Sant'Agostino.

Nel 1474 passò a quella di S. Domenico.

Il 5 settembre 1595 fu incominciata la chiesa e la torre con architettura di Andrea Ambrosini, e fu consacrata il 10 luglio 1613.

Nel reclusorio del loro convento fu incorporato il cimitero degli Ebrei, il quale era dall'altra parte della strada, e vi communicavano per un sotterraneo. Il detto cimitero era ridotto ad orto, e confinava colle suore di Sant'Omobono. Questo convento fu venduto ai fratelli Costa, e ultimamente apparteneva a Luigi Rizzi.

Il 19 giugno 1798 fu intimata a queste suore la traslocazione in S. Gio. Battista, e quivi furon messe le suore della Trinità.

Il 16 agosto 1808 fu chiusa la chiesa.

Il 27 aprile 1800 i fratelli Andrea e Carlo Costa, dopo aver atterrato gran parte del convento e il campanile ricavarono dai materiali più di quanto avevano pagato pel locale tutto.

91. — Santa Maria dei Baracano.

Chiesa dietro le mura della città.

Essa era governata da una compagnia.

Il 25 febbraio 1402 fu benedetta la prima capella eretta a quest'immagine.

Questa compagnia ebbe principio il 24 aprile 1403 e fu soppressa il 10 giugno 1807.

Per decreto 10 marzo 1808 la chiesa rimase aperta.

Il 3 aprile 1799, fra i due voltoni nel prato davanti la chiesa si cominciò a giustiziare.

92. — Santa Costanza.

Oratorio edificato dalla predetta compagnia nel 1438 a poca distanza dalla loro chiesa principale, e il 24 febbraio 1439 si può assegnare per vera epoca dello stabilimento della compagnia.

Nel 1498, sotto il dominio di Giovanni II Bentivoglio, fu fabbricato il voltone.

Il 15 agosto 1524, a ore 22, fu posta la prima pietra per ingrandire la chiesa suddetta del Baracano.

Nel 1526 fu abbellita e ornata di marmi intagliati per cura della signora Properzia Rossi.

Nel 1528, dopo 89 anni che l'ospedale annesso serviva per albergo dei pellegrini, fu destinato a ricoverarvi povere zitelle.

Il 3 marzo 1550 si diede principio al grandioso portico, e nel 1576 furono aperte le due porte laterali.

Nel 1682 fu fatta la cupola.

Il 20 dicembre 1801 queste zitelle in numero di 17, senza le maestre, furono unite al conservatorio di Santa Marta, conservando però il loro abito. In appresso passarono in Santa Croce, dove rimasero fino al 31 ottobre 1817, giorno nel quale furono restituite al loro primo locale.

93. — SS. Maria e Liberata.

Chiesa delle putte del Baracano in Strada Santo Stefano. Fu edificata l'anno 1571. Queste putte ebbero il loro principio nel 1528. La peste che infierì nel 1527 per tutta l'Italia, tolse di vita, solo in Bologna, circa 25000 persone, per cui molte zitelle rimasero senza genitori, e furono desse raccolte parte in detto conservatorio, e parte in quello dei Mendicanti fuori di porta S. Vitale, che poi nel 1547 furono unite a quelle del Baracano.

Il 16 agosto 1808 fu chiusa questa chiesa, e tirato un muro che toglieva affatto la comunicazione esterna.

94. — SS. Gregorio e Siro.

Chiesa parrocchiale dalla Volta dei Barbari, dove stavano canonici di S. Giorgio in Alega, i quali nel 1419 ebbero la chiesa di S. Gregorio fuori di Porta San Vitale, e nel 1527 fu loro concessa quella di S. Siro in Bologna, che era quivi rimpetto a sinistra dell'angolo della via di Belvedere, ove ultimamente era la casa della famiglia Angeli.

Dove si vede lateralmente la porta piccola della chiesa eravi il guasto delle case di Francesco Ghisilieri, che nel 1445 furono atterrate dagli amici dei Bentivogli, assieme a quelle di Battista e Bettozzo Canetoli rimpetto a S. Gervasio.

La chiesa di S. Siro era prima goduta da monaci neri Benedettini, ed era parrocchia.

Il 4 aprile 1530 fu donato questo suolo dai Ghisilieri ai suddetti canonici di S. Giorgio in Alega.

Nel 1533 fabbricarono la chiesa che fu consacrata il 25 gennaio 1579.

L'11 giugno 1550 i detti canonici ottennero di chiudere la strada detta Carriega, che corrispondeva a quella di San Colombano. dove è ora la porta delle carra del detto convento. Il 6 dicembre 1608 fu soppressa la congregazione di S. Giorgio in Alega, e la chiesa, assieme alle supelettili, fu regalata ai ministri degli infermi che stavano in S. Colombano. Furon loro concesse anche due case contigue alla porta del convento per Lire 32000.

La chiesa nuova fabbricata nel 1533 fu dedicata a Santa Maria e ai SS. Gregorio e Siro.

Il 31 dicembre 1798 furon soppressi i frati. Il decreto 24 giugno 1805 assoggettò questa parrocchia a quella di S. Giorgio, ma coll'altro del 24 maggio 1806 fu conservata, di più gli furono unite quello di S. Giorgio e di S. Sebasliano.

Il 24 maggio 1799 il Canonico Giovanni Antonio Salina comprò I'altare ed arredi di S. Camillo per L. 319, 6, 8. e lo trasportò nella di lui casa da S. Tommaso del Mercato, dove S. Camillo abitò quando fu a Bologna.

Il 3 giugno 1798 la Nazione richiamò a sè le rendite dell' Abbazia dei SS. Gregorio e Siro, condotte in enfiteusi da Giacomo Zani successore di Antonio Odorici, per annue L. 12000. L'abbate commendatario era il Cardinale Carrandini.

95. — Sant'Isaia.

Chiesa parrocchiale posta in Strada Sant'Isaia, fondata circa l'anno 99.

Nel 1624 questa chiesa fu rinnovata ed ingrandita, e vi si conserva una delle tante Croci, che una volta erano sparse per la città. Questa era già rimpetto al Frassinago in una capelletta. Le altre croci erano quelle di S. Vitale, di Mirasol grande, di via Barbaziana, quella davanti la confraternita di S. Francesco, di S. Tommaso di Strada Maggiore ecc. ecc. Sotto questa parrocchia vi era l'ospedale degli Abbandonati istituito nel 1735.

Nel 1751 fu ampliato, e terminato il 6 maggio 1752. L'apertura seguì il primo settembre dell'anno stesso.

Il decreto 24 giugno 1805 unì a questa parrocchia quella di Santa Cristina di Pietralata, il qual decreto fu confermato da quello dell' Arcivescovo in data del 23 maggio 1806.

96. — S. Francesco.

Chiesa dei Conventuali, che fu incominciata, unitamente al campanile, nel 1240 con architettura di Marco Bresciano, e il 15 ottobre 1251 fu consacrata.

Nell' agosto del 1254 caddero due archivolti della navata di mezzo, per cui perirono 16 persone, tra le quali due frati, e molte restarono ferite.

Nel 1255 i detti archi furono riedificati, nella qual occasione fu aggrandita la chiesa.

Nel 1269 fu compita la fabbrica.

La macchina in marmo che ornava l'altar maggiore costò scudi 2150 d'oro. L'ultimo pagamento fu fatto nel 1396.

Nel 1590 fu levato il coro che era nel mezzo della chiesa, e trasportato dietro l' altar maggiore, il qual lavoro fu compito il 19 aprile 1594.

Nel 1717 fu compita la capella nuova, già de' Lombardi, con architettura di Alfonso Torreggiani.

Nel 1606 fu terminata la fabbrica della capella di S. Francesco.

Nel 1612 il convento fu abbellito assieme ai portici fatti sulla seliciata.

Nel 1673 fu cominciata l'altra capella rimpetto a quella di S. Francesco, e dedicata poi a Sant'Antonio.

L'amplissima capella di S. Bernardino, dove si pretende vi avesse già predicato S. Francesco, fu incominciata nel 1453, e consacrata il 26 maggio 1455.

Eravi a destra del coro il sepolcro di Alessandro V della famiglia Filardi, nato a Saragozza, e morto in Bologna il 3 maggio 1410. I funerali furon fatti a spese del Senato. Fu vestito con 28 braccia di broccato d'oro cremisino, che costò L. 414. Si spesero L. 1605 in libbre 6420 di cera a soldi 5 la libbra. Il deposito del Papa era opera di Nicolò Aretino.

Il bellissimo porticato di 54 archi sulla Seliciata fu finito nel 1646.

In uno dei claustri del convento evvi una capella, che si pretende eretta da S. Francesco nel 1220.

Contigua al campanile, edificato nel 1261, evvi la torre nella quale i i Canetoli nel 1440, dopo averla fatta fabbricare, fecero porvi l'orologio.

Nel 1640 fu eretta la colonna con statua di rame dorato sulla Seliciata, che fu abbellita e restaurata nel 1748.

La piazza è lunga piedi 860, e fu seliciata nel 1635. Quivi erano le fosse del penultimo recinto della città, riempite nel 1163. Le strade che segnano le antiche fossa della città sono la Nosadella, la via della Neve, il Fossato dal convento della Concezione, la via dei Mussolini, l'orto delle monache di Sant'Agnese, il Prato di S. Antonio, il Borgo delle Tovaglie, il di dietro del convento di S. Domenico, il Cestello, la via della Castellata, Cartoleria Nuova, la Seliciata di Strada Maggiore, i Pelacani, il Guasto dei Bentivogli, dalle Stadiere delle Moline, dal Guazzatoio, da S. Bartolomeo di Reno sino al Borgo delle Casse, e da detta strada fino alla Seliciata di S. Francesco.

Questo convento fu soppresso il 6 giugno 1798.

Il 3 settembre 1797 il capo mastro muratore Gibelli presentò alla Centrale la lista di L. 4000 per lavori fatti nel quartiere che guarda sulla piazza vicino alla porta, e sopra il portico dalla parte di S. Felice, il qual quartiere fu destinato per la Municipalità di questo cantone.

Il 10 gennaio 1798 la municipalità suddetta pose quivi la sua sede.

Il 15 luglio 1796 si cominciò a radunare la milizia che guardava il palazzo e le porte della città, ma il 20 agosto passarono al quartiere destinato loro dal Senato in S. Procolo. La centrale fu obbligata a metter riparo a certe differenze insorte fra i frati e il loro guardiano minacciato di morte, pel qual motivo il medesimo, che era il P. Maestro Bergonzoni, chiedeva la sua dimissione. Il Commissario Caprara si portò al convento per rimettervi la disciplina e il buon ordine, e volle che il Bergonzoni rimanesse nella sua carica. La causa di queste divergenze provenne dall'aver alcuni frati, fra i quali certo P. Masetti bolognese, uomo torbido, che dopo la soppressione prese moglie, forse l' unico che facesse simil cosa, poi interessato nei pubblici giuochi, e poscia ritirato a Venezia, piantato un albero della libertà nel prato d'uno dei chiostri del convento. Il P. Guardiano voleva che si atterrasse, ma i frati insubordinati si opposero. Egli allora insistendo, e volendo usare della sua autorità, provocò lo sdegno dì tre o quattro di quei malaugurati frati, che lo minacciarono della vita, anzi gli tirarono un archibugiata, che fortunatamente non lo colpì.

Nel dicembre del 1801 fu disfatto il magnifico altare di marmo che era nella capella maggiore.

Tutte le asche della chiesa e del convento furono riempite di rottami lasciandovi dentro i cadaveri.

I dormitori dei due piani si ridussero a magazzeni di mercanti. Vari quartieri che potevano aver accesso dalla parte del portico, furono ridotti a quartieri affittabili.

II 10 aprile 1802 fu quivi installati la posta delle lettere facendo sloggiare il farmacista che passò colla sua bottega vicino al voltone.

Dalla parte del portone delle carra vi fu messa la dispensa del tabacco e del sale.

Da questa parte furon pure installate l'impresa del lotto, l'uffizio dei pesi e misure, la regolatoria delle finanze, la cassa alla quale fu poi unita quella del Demanio, che pagava le pensioni, il bollo della corda, le computisterie, le rimesse per i legni dei corrieri, ecc.

Nella sagristia vi furon posti gl'impiegati della Dogana, e la chiesa servì a deposito delle mercanzie, che per la sua vastità sarebbe stata capace per tutto lo Stato Pontificio e forse più. La guardia nazionale vi ebbe per vari anni il suo quartiere di riunione, fino a che fu poi traslocata nei Servi. I monumenti che erano nella chiesa, alcuni pochi furono collocati nella Certosa, e la massima parte o furono distrutti, o giacciono nei magazzeni. Nel prato di S. Francesco si giustiziavano i condannati sì alla fucilazione che al taglio della testa.

97. — S. Salvatore.

Ospedale di poveri abbandonati.

Dopo il cambiamento di governo quest'opera pia ebbe, il 19 dicembre 1800, un'eredità dal dott. Petronio Matteucci, rogito Schiassi. Poi dopo la morte degli usufruttuarii Osti Giuseppe e Pellegrino Zanetti ebbero l'eredità Mazza, dalla quale tralciarono la casa dalla Croce dei Casali, e la vendettero ai fratelli canonico e dott. Domenico Nicoli perL. 10000, che da questi fu poi rivenduta all'avv. Gio. Battista Pozzi. I detti fratelli Nicoli stipularono il contratto il 17 agosto 1802 a rogito Schiassi. Quest'istituzione fu poi soppressa, e tutti i beni concentrati nell'Opera di Carità.

98. — SS. Lodovico ed Alessio.

Chiesa e convento di monache Francescane poste nel Pradello.

Si ha memoria di questo convento sino dal 9 gennaio 1350, epoca nella quale ebbero principio queste suore, che allora erano Agostiniane. Il detto convento fu ampliato da Bartolomea Samaritani moglie di Taddeo Pepoli signore di Bologna, ritirandosi nel medesimo dopo esser rimasta vedova.

Nel 1580 fu consacrata la loro chiesa.

Il 12 dicembre 1593 si appiccò il fuoco alla chiesa interna, al capitolo, al dormitorio, ed al refettorio.

Il 22 maggio 1642 fu terminata l'ampliazione della porteria ed il risarcimento di tutti i muri.

Il 19 giugno 1798 fu intimato a queste monache di traslocarsi nell'Abbadia, e di essere spesate da quel convento.

Il 27 giugno di detto anno seguì il traslocamento.

Il 30 gennaio 1799 la maggior parte delle suore tanto di S. Lodovico che dell'Abbadia sortirono dal convento e si ritirarono presso i loro parenti.

Il 9 ottobre 1798 servì questo convento per raccogliervi i versamenti di un prestito forzoso, in seguito per uso dei magazzini francesi, che poi l' abbandonarono per andare in Santa Margherita. Il proprietario di questo locale signor Tartagni fece molti atterramenti per ingrandir l' orto, e conservò la chiesa unendola però coll'interna.

99. — S. Mattia.

Chiesa di suore Domenicane posta in Strada Sant'Isaia.

Questa chiesa fu edificata nel 1280, e nel 1585 riedificata con architettura di Pietro Fiorini. Fu consacrata il 25 settembre 1588, e fabbricato il campanile nel 1594.

100. — S. Gio. Battista.

Chiesa e convento di Domenicane, posto in detta strada di Sant'Isaia.

Erano dapprima monache Agostiniane, e stavano a Ronzano fuori di S. Mamolo.

L'11 luglio 1253 ottennero di qui trasferirsi, lo che ebbe luogo soltanto nel 1257, ed in quest'occasione presero la regola di San Domenico.

Il 17 febbraio 1258 comprarono da Ugo Papazzoni tornature tre di terreno in prezzo di L. 200 per ampliare il nuovo loro convento.

Il 22 dicembre 1468 vi si unirono le suore di Santa Catterina di Quarto che stavano prima a Santa Maria Maddalena in Strada S. Donato.

Il 12 marzo 1597 fu consacrata la chiesa fabbricata di nuovo con disegno di Pietro Fiorini. La medesima fu poi rinnovata nel secolo XVIII.

Il 24 agosto 1798 furono unite a queste suore quelle di S. Pietro Martire, le quali non avevano potuto ottenere di andare nella SS. Trinità, come alcune poche di loro avrebbero desiderato.

Il primo febbraio 1799 queste monache furono soppresse. Per decreto del 29 giugno 1799 questo convento servì come quartiere di riunione della guardia nazionale per le spedizioni di Ferrara e di Toscana. In seguito fu tutto ridotto a caserma, e la chiesa stessa fu messa ad uso profano.

101. — S. Pellegrino.

Chiesa e compagnia situata nelle vicinanze di Porta Sant'Isaia.

Questa compagnia ebbe principio nel 1518, e stava antecedentemente dov'è ora la porta della città (Sant'Isaia) aperta nel 1568.

La prima pietra della chiesa fu posta il 30 aprile 1565.

Questa compagnia fu soppressa il 28 luglio 1798.

102. — Sant'Anna.

Chiesa con ospizio dei Certosini, posta in Strada Sant'Isaia.

Nel 1319 vi stavano monache.

Il 23 aprile 1356 i Certosini comprarono da Margherita Spinabelli, per L. 200, una casa con orto, rogito Giovanni Angelelli.

Nel 1443 i suddetti Certosini ampliarono la chiesa ed ingrandirono la fabbrica.

Questo fu l'undicesimo convento soppresso il 12 marzo 1797.

Nella Certosa vi soggiornava il loro Padre Generale fuggito da Grenoble.

Il 16 agosto 1808 la chiesa fu chiusa.

103. — S. Michele Arcangelo.

Chiesa della congregazione degli Agonizzanti posta in Strada Sant'Isaia.

Questa congregazione ebbe principio nel 1627, ed era prima nella vicina parrocchia di Sant'Isaia.

Il 2 settembre 1642 fu incominciata questa chiesa e terminata nel 1652, e nel 1662 vi fu per la prima volta festeggiato il loro protettore.

104. — SS. Leonardo ed Orsola.

Chiesa parrocchiale di monache Cisterciensi posta in Strada S. Vitale.

Questa antica chiesa fu rinnovata nel 1203, e consacrata nel 1216, poi riedificata nel 1302. Era fatta senza tramezze, poichè anticamente tutte le chiese erano divise in tre parti con tramezze dette reggie. Nella prima stavano i Catecumeni e gl'infedeli, nella seconda detta offertorio, ovvero Sancta, vi stavano i fedeli, nella terza vi era il coro e l'altare per i sacerdoti.

Il 10 novembre 1375 questa chiesa era parrocchiale.

Nel 1534 fu ampliata e rinnovata, e di nuovo consacrata il 14 settembre 1559.

Nel 1558 vi unirono a queste monache quelle che stavano a Sant'Orsola.

Nel 1658 fu fatta tutta la volta della chiesa come ora si vede.

Il 19 giugno 1798 fu intimato a queste monache di ricevere le suore di San Gervasio, lo che ebbe luogo il 25 giugno del suddetto anno, che fecero il loro ingresso in questo convento per la porta delle carra, in numero di 32 compresovi le educande, di notte tempo entro otto carrozze.

Il primo gennaio 1799 fu intimata la soppressione di questo convento, e l' 11 febbraio ne sortirono le monache.

Il decreto del 24 giugno 1805 unì questa parrocchia a quella di S. Tommaso di Strada Maggiore, ma l' altro del 23 maggio 1806 la concentrò in quella della Maddalena.

Il 16 agosto 1808 fu chiusa la comunicazione esterna della chiesa.

Il primo aprile 1809 i putti de' Mendicanti e della Maddalena, qui stanziati, passarono nel conservatorio di Santa Marta, essendo precedentemente le zitelle che qui abitavano state trasferite nel Baracano.

Questo convento fu poi destinato a casa di ricovero e di lavoro.

105. — Santa Maria della Pietà, detta dei Mendicanti.

Chiesa con orfanatrofio posto in Strada S. Vitale.

Questo orfanatrofio ebbe principio il 20 gennaio 1567 quando qui furono traslocati gli orfanelli che prima erano a S. Gregorio fuori di Porta S. Vitale.

Nel 1598 furono comprate diverse case per farvi la chiesa che fu incominciata il 30 giugno 1600.

Il primo giugno 1799 fu ucciso a San Giovanni in Persiceto il marchese Luigi Davia, il quale lasciò la sua eredità ai Mendicanti ed all'ospedale di Sant'Orsola. Questi putti furono poi traslocati in S. Leonardo.

106. — Santa Marta.

Chiesa, con orfanatrofio di zitelle, posta in Strada S. Vitale.

Nel 1507 fu finita la chiesa, e nel 1514 vennero ad abitarvi le dette zitelle.

Dopo il 1526 vi si introdussero alcune donzelle di Santa Maria della Carità, che prima stavano in fondo alla via di Borgo S. Pietro, e che erano state raccolte dopo la peste del 1527.

La porta esterna della chiesa fu murata il 16 agosto 1808.

Il 12 settembre 1801 le zitelle passarono nel conservatorio di Santa Croce.

Il 26 marzo 1798 furono invitate le zitelle ad assistere ad un pranzo di donne dato in piazza, stando esse alla ringhiera degli Anziani, come diffatti seguì.

Da Santa Croce, dove erano anche le pntte di S. Giuseppe, furono queste poco dopo restituite al loro antico conservatorio.

Alla fine di marzo del 1809 passarono nel Baracano.

Il primo aprile 1809 vennero ad abitare questo locale i Mendicanti, ai quali furono uniti i Raminghi, per cui fu preso l' altro locale della compagnia dei Santi Sebastiano e Rocco, nella di cui chiesa inferiore furon posti non pochi letti.

107. — SS. Sebastiano e Rocco.

Chiesa con Arciconfraternita posta in Strada S. Vitale sull'angolo dell' Androna, istituita l'8 aprile 1504 nella chiesa di S. Leonardo.

Il 19 luglio 1506 questi confratelli comprarono dai Poeti un guasto lungo piedi 99 e largo piedi 18 1/2 per L. 34 ed un annuo canone di L. 2, rogito Pietro Maria Schiappa.

In questo guasto fabbricarono la loro chiesa, che ampliarono nel 1528, nella qual occasione fabbricarono pure l' oratorio.

Questa compagnia fu soppressa il 31 luglio 1798.

Nel 1809 questo locale fu unito a quello di Santa Marta per mettervi i Raminghi, lo che seguì il primo aprile 1809.

L' oratorio di sopra fu ridotto a dormitorio capace di più di trenta letti. L'oratorio inferiore fu pure messo ad uso profano, e servì in seguito come alloggio a qualche mendicante senza ricetto, al quale si somministrava cibo e Ietto.

Tanto il piano superiore che l'inferiore comunicavano con Santa Marta dove stavano i poveri Mendicanti, siccome pure era unito il vicino vicolo che divideva questo locale con quello di S. Leonardo.

Questi Raminghi furono poi riuniti dal conte Aldo, e si esercitavano quotidianamente in qualche mestiere sino ali' età in cui fossero capaci di procciarsi il vitto.

Le funzioni religiose ed il refettorio erano comuni ad ambedue i corpi.

108. — S. Lorenzo di Porta Stieri.

Chiesa parrocchiale, che si suppone. fosse anticamente un tempio dedicato ad Ercole.

Questa chiesa nel 1100 era unita all'abbazia di S. Naborre e Felice.

Il 2 settembre 1272 era parrocchia, e fu riedificata nel 1444.

Dal 1641 al 1647 vi stettero i frati dello Spinto Santo.

Nel 1577 la detta chiesa fu ampliata, e nel 1780 fu rinnovata come si vede presentemente. Col decreto di Napoleone I, in data 24 giugno 1805, questa parrocchia fu unita a quella di S. Giorgio in Poggiale, ma coll'altro decreto Arcivescovile del 23 maggio 1806 fu soppressa ed unita alla nuova parrocchia dei SS. Filippo e Giacomo in via Lamme, la qual chiesa appartenne già alle Convertite. La detta chiesa poi dei SS. Filippo e Giacomo fu messa ad uso profano, cioè come deposito de' metalli per la zecca, e il parroco quindi passò ad ufficiare quella di Santa Chiara, appartenente prima alle suore cappuccine.

I libri di S. Lorenzo di Porta Stieri passarono quindi a questa nuova parrocchia.

Il 16 agosto 1808 la suddetta chiesa di S. Lorenzo fu chiusa.

Il 16 giugno 1806 fu intimato al dottor Casarini, parroco di S. Lorenzo di Porta Stieri, di passare nel Seminario di Novara per ordine sovrano, dove poi avrebbe saputo la sua destinazione. Partì da Bologna la notte del 17, ma stante la sua salute malferma, avendo appena oltrepassato una villa presso Modena, ottenne la grazia di rimpatriare.

109. — S. Bernardino.

Compagnia nel Prato di S. Francesco, cominciata nel 1453 in S. Francesco dove fu da questa società fabbricata la sontuosa capella di S. Bernardino nel sito dove si pretende predicasse questo santo, la quaI capella fu finita nel 1455, e consacrata il 26 maggio anno stesso.

Nel 1514 comprarono una casa con orto e certe sepolture nel sagrato di San Francesco, e vi fabbricarono la suddetta chiesa risarcita poi nel 1757. Questa compagnia fu soppressa il 26 luglio 1798.

Il 7 luglio dell' anno stesso davanti a questa chiesa di S. Bernardino e nel prato di S. Francesco fu innalzato il palco della ghigliottina per il taglio della testa di un reo, la quale era già ivi stata preparata per un altro il 4 luglio di detto anno, ma che fu poi condannato ai ferri.

110. — Santa Maria delle Laudi.

Confraternita posta fra la strada di S. Felice e quella del Pradello, detta anche Ospitaletto di S. Francesco.

Ebbe principio nel 1300 in Santa Cristina di Pietralata.

Nel 1317 fece una chiesa nella Nosadella detta Santa Maria delle Laudi, dove nel 1320 s'eresse un ospedale per i pellegrini, e nel 1321 per le pellegrine.

Nel 1329 ebbe un oratorio vicino al campanile di S. Francesco dove nel 1489 ebbe forma di compagnia. e vi stette fino al 1608, benchè fino dal 1512 avesse quivi trasportato l' ospedale nel quale ogni anno si alloggiavano circa 14000 pellegrini.

Nel 1513 fu incominciata la fabbrica con architettura del Tibaldi.

Nel 1608 la compagnia fu qui traslocata, e nel 1610 fece il superiore oratorio.

In origine si dava a ciascun pellegrino da dormire, e quattro pani, poi nel 1575 si dava loro anche companatico, e questo si cominciò la vigilia di Natale.

La compagnia fu soppressa il 20 luglio 1798. Le sue rendite furono applicate al grande ospedale per decreto del 2 luglio 1801.

111. — Sant'Emidio.

Chiesa fabbricata in Borgo Rondone per insegnar la dottrina ai ragazzi della parrocchia di S. Giorgio.

La sua fondazione è posteriore all'anno del terremoto 1779. Fu acquistata dal parroco di San Giorgio, P. Francesco Patrizi Cristofari. Fu chiusa il 16 agosto 1808 quantunque di proprietà della signora Teresa Bersani. Era però aperta anche nel novembre del 1809.

112. — Santa Maria del Carmine.

Oratorio posto sull'angolo del ponticello del Borgo delle Casse rimpetto il Ponticello del canale di Reno, fabbricata nel 1731 con spesa di L 1000 sopra una casa dirupata di Gio. Battista Arrigoni da lui venduta a frate Angelo Negretti terziario Carmelitano.

Il 16 luglio 1735, in domenica, fu aperta per la prima volta.

La detta chiesuola per decreto sovrano del 10 marzo 1808 doveva esser chiusa, ma questo decreto fu poi eseguito soltanto il 16 agosto dell' anno stesso, murando la porta della strada come fu fatto a tutte le altre.

Questa chiesa fu acquistata dal perito Casalgrandi.

Dietro il canale di Reno, dirimpetto a Santa Maria Nuova, vi era l' ospizio dei frati dell'Eremo, che prima l'ebbero in Altaseta in una casa da loro comprata per L. 4000 da Benedetto Sarti il 22 di cembre 1664, a rogito Francesco Righi.

Nel 1669 passarono in altra casa contro le mura di Santa Margherita, venduta loro per L. 6750 da Paolo e fratelli Casalini, rogito Scipione Uccelli del 23 febbraio 1669. In seguito si trasferirono in questo luogo.

113. — Santa Maria Nuova.

Convento di Domenicane posto dietro Reno, che si pretende cominciato nel 1006, mentre l'oratorio era stato fatto nel 992.

Fin d'allora vi stettero delle donne che nel 1131 vestirono un'abito bianco.

Nel 1221 abbracciarono la regola di S. Domenico.

Nel 1402, nel rifare la cittadella del Pradello sopra la grada del canale di Reno, che arrivava fino al Cavadizzo, si guastò questa chiesa, che fu poi rifatta e consacrata la domenica 4 maggio 1522.

Nel 1650 fu rimodernata con architettura di Paolo Canali.

Tre monache di questo convento andarono in quello degli Angeli per istruire quelle fondatrici, e poi passarono alla loro antica residenza.

Queste monache furono soppresse il 29 gennaio 1799. Il locale fu tutto ridotto e destinato per la fabbrica dei tabacchi, ed il 10 aprile 1802 fu aperto per tal uso.

114. — SS. Fiiippo e Giacomo.

Convento di Carmelitane dette le Convertite, posto nella Strada delle Lamme.

Nel 1518 ebbe principio in questa chiesa una compagnia, che il 10 gennaio 1552 si unì con quella del Ponte delle Lamme.

Le Convenite ebbero origine il i 6 marzo 1559, e ricoverate poi in alcune case.

Furono dopo messe in Sant'Orsola fuori di S. Vitale, e questo seguì nel 1565.

Il 12 settembre 1558 furono qui tradotte.

Nel 1585 fu rinnovata la chiesa con disegno di Domenico Tibaldi.

L' 8 settembre 1805 le suore furono trasferite nelle Terziarie della Carità, lasciando libertà a chi voleva di secolarizzarsi.

Col decreto 23 maggio 1805 questa chiesa fu destinata a parrocchia assoggettandovi le anime di quella di S. Lorenzo di Porta Stiera.

La chiesa fu ampliata mediante l'unione dell'esterna coll' interna.

Con grande spesa fu ridotta un'abitazione per il parroco quando il Governo destinò questo locale per gli usi della zecca, essendo esso vicino alla trafila.

La parrocchia fu quindi trasferita in Santa Chiara delle Capuccine.

Trovandosi le Convertite troppo ristrette nel piccolo convento della Carità ottennero di tornare nel loro primiero locale.

Le due chiese interna ed esterna furono di nuovo divise mediante un muro.

115. — Santa Chiara o SS.ma Natività di Maria Vergine.

Convento di Capuccine dell' ordine dei Minori Osservanti, posto nella Strada delle Lamme.

Nel 1627 fu fabbricata la chiesa sopra due case, l'una comprata per L. 7000 da Ippolito Conventi il 22 settembre a rogito Giulio Cesare Bettini, e l'altra donata dalla marchesa Giulia Pepoli a rogito Ottaviano Turchetti del primo ottobre. Fu poi rinnovata con architettura di Francesco Martini, e aperta l'8 settembre 1641.

Queste monache furono poi traslocate nelle suore degli Angeli.

Nel 1807 questa chiesa fu destinata alle funzioni parrocchiali col titolo de' Santi Giacomo e Filippo in Santa Chiara delle capuccine.

Nel finire del marzo del 1800 queste monache furono soppresse, ma i loro beni erano già stati demaniati l'8 giugno 1805.

Dopo la traslazione delle monache negli Angeli fu destinato questo locale per la scuola del genio. Negli Angeli, monastero già sgombro, vi passarono nel 1806.

L' 11 ottobre 1807 questo bellissimo monastero fu adattato a caserma per i Francesi.

116. — Santa Maria della Purità.

Confraternita situata alla Porta delle Lamme.

La chiesa fu edificata nel 1273, e vi stavano frati dell'ordine degli Apostoli.

Nel 1343 era posseduta dai Lateranensi di S. Vittore, e dopo dai frati del terz'ordine di S. Francesco.

Nel 1390 fu donata a Matteo Griffoni.

Nel 1554 ebbe origine la suddetta confraternita. Vogliono alcuni che questa chiesa sia stata edificata da un tale detto Salvatore, padre di dodici figli, ai quali impose il nome degli Apostoli, e vivendo con essi nella vicina strada acquistasse il nome di via degli apostoli.

La compagnia fu soppressa il 26 luglio 1798.

117. — S. Mammante.

Parrocchia in S. Mamolo, della quale si fa menzione nel 1255 e 1293.

Nel 1656 fu risarcita la chiesa, e rimodernata nel 1790 con disegno di Flaminio Minozzi.

Il decreto Imperiale univa questa parrocchia a quella di S. Procolo, ma l'Arcivescovato l'unì a S. Domenico, dove furono depositati i libri.

Nell' aprile del 1808 la chiesa fu acquistata dal sig. Luigi Zecchini per circa lire 14000.

Il portico fu atterrato, e in gran parte anche la chiesa per ridurla a orto.

L' instrumento d'acquisto fu stipulato a Milano.

118. — Buon Gesù.

Confraternita in S. Mamolo, detta prima di Santa Maria di Mezza Ratta, dalla chiesa posta sulla collina fuori di S. Mamolo a metà strada per andare alla chiesa del monte, nel qual luogo anticamente si giustiziavano i condannati, e dove in seguito, cioè circa nel 1106 fu fabbricata la chiesa di Santa Maria di Mezza Ratta, ora detta Sant'Appollonia, assieme a due oratori, dove alloggiavano romiti e pellegrini, ora proprietà Minghetti.

Nel 1292 ebbe forma ed origine la confraternita.

Il 21 maggio 1352, a rogito Gio. Domenico Castagnoli, comprarono da Tarsia Cazzoli, per L. 25, una pezza di terra bedosta di tornature 6 circa, nel qual anno edificarono un ospedale dentro la città in Strada S. Mamolo rimpetto al priorato di Sant'Antonio Abbate a capo di strada Giulia, ora detta Mirasol Grande.

Nel 1423 assunsero il nome del Buon Gesù.

Il 28 novembre 1639 si pose la prima pietra della nuova chiesa del Buon Gesù, che fu aperta il 6 maggio 1640.

L' architettura è di Francesco Negri. Nello stesso tempo fu aperta la via di Mirasole a vista del Corso, detta ultimamente strada Giulia.

La compagnia fu soppressa il 16 agosto 1798, e la chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808, e murata la porta.

Fu in seguito il locale acquistato da Pietro Bacchelli che conservò la chiesa, ma rivenduto poscia da questi a certo Perito Santini nel luglio del 1809, che barbaramente rovinò questa bella chiesa.

119. — Santa Croce.

Orfanatrofio di fanciulle posto in San Mamolo, istituito nel 1586 da Bonifacio dalle Balle in una casa nella via delle Lamme per educarvi figlie di meretrici, o ragazze in pericolo.

Furono poi messe nell'ospedale di Sant'Antonio da Padova nella via dello Spirito Santo, passato poi alle suore di Santa Margherita.

Furono in seguito acquistati diversi casamenti per L. 7000 rimpetto al campanile delle Grazie in S. Mamolo, da Galeazzo e Francesco Campana, ed ivi fu fabbricata la chiesa e l' ospedale sotto il titolo di Sant'Antonio da Padova, e nel 1600 vi passarono le dette fanciulle che presero il nome di putte di Santa Croce.

In questo conservatorio vi furono traslocate le putte di S. Giuseppe che vi rimasero otto mesi, poi quelle di Santa Marta, che vi stettero otto giorni.

Col decreto del 10 marzo 1808 eseguito il 16 agosto dell' anno stesso a questa chiesa fu tolta la comunicazione esterna murandone la porta.

120. — S. Girolamo ed Anna.

Compagnia posta sotto la parrocchia di S. Mamante, soppressa il 25 luglio 1798.

Il 16 agosto 1808 fu chiusa la chiesa, quantunque di proprietà del signor Gaetano Franchi.

121. — Santa Maria delle Grazie.

Convento posto in S. Mamolo.

La chiesa fu costrutta nel 1322 e chiamavasi Santa Maria degli scuolari, perchè ivi si radunavano prima che fosse fabbricato lo studio pubblico.

La medesima fu conceduta ai Padri della congregazione Fiesolana di S. Girolamo nel 1456 in luogo di quella di S. Cristoforo delle Muratelle compresa nella clausura del Corpus Domini.

Nel 1594 fu edificato il campanile.

Il 6 dicembre 1668 fu soppressa quella corporazione, e i frati abbandonarono il convento il 22 gennaio 1609, godendo della pensione di scudi 40 annui i sacerdoti, e scudi 20 i laici.

Nel 1671 vi passarono i Carmelitani dal capel nero avendo pagato alla Camera di Roma scudi 2600, e ne presero possesso il 18 dicembre dell'anno predetto. Questo fu il nono convento soppresso l'11 marzo 1797, ed essendovi anche un'abbazia goduta dal Cardinal Caprara fu questa pure soppressa il 24 pratile anno 6° repubblicano 1798.

Il decreto del 10 marzo 1808 permise che questa chiesa restasse aperta.

Il 14 settembre 1797 vi furono messi i frati delle missioni, per essersi assegnato il locale di Sant' Ignazio per i bastardini. I frati delle Grazie erano passati in S.Martino.

II 29 dicembre 1808 in detto convento, occupato dai Padri delle Missioni, vi furono posti dodici ex Gesuiti spagnuoli guardati da un corpo di guardia francese, per essersi rifiutati al giuramento. Li 31 detto furono poi in tre carrozze trasferiti nella fortezza di Mantova. Il detto giuramento riguardava il nuovo Re di Spagna Giuseppe Bonaparte. Altri undici erano stati posti nella Madonna di Galliera per la stessa causa.

Il 14 settembre 1797 fu firmato il decreto del traslocamento dei frati della Missione da Sant'Ignazio nelle Grazie, ma fu solo eseguito il 12 ottobre dell' anno stesso.

Il 31 dicembre 1798 questi frati furon dichiarati soppressi, ordinando loro che vivessero delle rendite loro proprie. Devesi osservare che erano tutti forestieri, e che per grazia del Senato gli era stato permesso di rimanere in Bologna.

Nel 1809 furono poi soppressi interamente.

Nel convento delle Grazie vi fu pure tenuto prigioniero per qualche tempo, d'ordine di Bonaparte, il Cardinal Mattei Arcivescovo di Ferrara.

122. — Sant'Antonio Abbate.

Antico ospedale del priorato di S. Antonio posto in Strada S. Mamolo.

Quivi fu edificata una chiesa nel 1328.

L'ultimo priore fu frate Antonio Giavarini, mentre il primo luglio 1586 fu instituito il collegio da Sisto V, assegnandogli le entrate delle chiese di Santa Maria in Strada alla Samoggia, di S. Michele di Castel de' Britti, di S. Fabiano e Sebastiano in Val Lavino, del priorato di Santa Maria degli Angeli fuori di S. Mamolo, della Pieve di di S. Giovanni di Pastino nel Comune ai Ozzano, di Sant'Antonio di Diolo nel Comune di S. Martino in Soverzano, e dei frati già detti cavalieri gaudenti.

Il 26 gennaio 1587 fu incominciata la fabbrica, nel qual tempo i collegiali abitarono in Galliera rimpetto alle suore di Gesù e Maria, dove si vedono due principii di fabbrica innalzati uno poco distante dall'altro.

Il 3 novembre 1588 fu poi aperto il collegio dove stavano quaranta giovani marchegiani per anni sette.

Nel 1615 fu atterrata la vecchia chiesa, e fabbricata la presente con disegno di Bonifazio Socchi aiutato da mastro Floriano Ambrosini.

Il 29 gennaio 1798 furono fermati i libri di quest'azienda, e il 14 aprile dell'anno slesso fu soppresso il collegio.

Questa chiesa fu prestata al conte Francesco Zambeccari per costruirvi il suo pallone volante.

Il 18 marzo 1797 fu destinato questo locale per il Consiglio dei 60 della Costituzione Cispadana, e vi fu costrutta una magnifica sala per le adunanze, la quale servì poi come archivio dei conventi soppressi. L'Arcivescovo propugnò l' esistenza di questo collegio Pontificio, ma senza effetto, poichè essendo stato dotato da Sisto V di beni beneficati appartenenti alla Provincia di Bologna, fu deciso anche col voto legale che dovevano detti beni appartenere alla Nazione.

Il 2 agosto 1797 D. Casanova esibì lo stato attivo e passivo del collegio siccome economo del medesimo.

Il 6 febbraio 1798 vi si aperse la pubblica asta per la vendita dei beni Nazionali dall'agente Andrea Stagni.

Fu assegnata da Napoleone I la tenuta della Samoggia già appartenente a questo collegio per ridurre la Montagnola a pubblico passeggio, ma non fu possibile di venderla.

Fu quindi restituita al Demanio, e la Finanza pagò in diverse rate l'importo col quale si potè finire la Montagnola nell'ottobre del 1809.

Il collegio fu poi venduto a certo Panni, il quale fece atterrare il locale dalla metà del primo cortile fino all'orto.

123. — Santa Maria della Libertà.

Chiesa e compagnia posta dietro la mura fra S. Mamolo e Saragozza.

Questa compagnia ebbe principio il 15 agosto 1604 nella chiesa di S. Mammante, e nel 1631 passò in questa chiesa abbandonata nel 1578 dalla società della SS. Trinità.

Dopo il 1631 la chiesa fu abellita, e nel 1663 fu fabbricato il portico.

La suddetta compagnia fu soppressa il 28 luglio 1796.

Questa chiesa fu tra le poche che potessero rimaner aperte per il decreto 10 marzo 1808.

In faccia alla Strada di Bagno Marino che conduce a questa chiesa e che comincia dal prato di Sant'Antonio, fu in detto prato posto il palco il 5 agosto 1809 nel quale fu decapitato Giuseppe Bellentani orefice assassino del P. Abbate Olivetano Turrini. Lo che fu fatto perchè il palco restava rimpetto alla già parrocchiale di S. Mamante presso la casa abitata dall' assassinato.

124. — S. Girolamo.

Piccolo oratorio situato in Miramonte che fu ornato di sculture nel 1727 da Carlo Nessi, e compito nel 1747 da Giuseppe Pedretti pittore, e da Giuseppe Rana scultore.

125. — Sant'Agnese.

Convento di Domenicane posto a capo del prato di Sant'Antonio.

La fondazione ebbe luogo nel 1219. Il 23 settemtembre dell'anno stesso fu consacrata la chiesa.

Il primo agosto 1440 abbruciò il dormintorio dove perirono undici suore.

Nel 1507 fu risarcita la chiesa ed il convento, e nel 1615 fu ampliata la chiesa.

Nel 1790 fu la chiesa dipinta da Petronio Fancelli a spese di una certa Fussi monaca in detto convento.

Queste monache furono soppresse il 31 gennaio 1799, e gran parte del locale fu ridotto a caserma, e la chiesa pure fu messa ad uso profano.

126. — Corpus Domini.

Convento di monache Francescane posto in Val d'Avesa. Il suo circondario è di un terzo di miglio, ed è di figura quadrata. Furono rinchiuse nella fabbrica la chiesa parrocchiale di S. Cristoforo delle Muratelle che era jus de' Benedettini Cassinesi, e che accordarono ai frati Fiesolani di cederla a Santa Catterina Vigri, e la chiesa di Santa Maria degli Angeli della Porziuncola. Sante Bentivogli. signore di Bologna fece loro cedere le vecchie fossa della città.

Il 22 luglio 1456, in giorno di sabato, entrarono le monache nel convento per la porta murata che ha sopra una memoria in marmo bianco, la qual porta resta sulla strada che conduce a Saragozza.

Nel 1465 il convento fu ampliato coll'oratorio ed orto della compagnia di messer Gesù Cristo.

Nel 1478 fu fabbricata la chiesa in volto, lunga piedi 90 e larga piedi 30, con architettura di Marchione da Faenza e di Bartolomeo da Dozza. Fu finita nel 1481.

Davanti detta chiesa eravi un'antica porta del secondo recinto della città.

Nel 1488 furono dal Senato donate le muraglie che vi erano, e fu nel seguente anno terminata la clausura del convento.

Il 6 maggio 1532 fu consacrata la chiesa.

Il 17 giugno 1582 fu compita la clausura dalla parte della via di Val d'Avesa, nella quale vi restarono comprese le case degli Avogli.

Nel 1684 fu rinnovata la chiesa ed alzata la volta di piedi 20, e nel 1688 fu finita.

In forza di un decreto sovrano in data 8 agosto 1808, fu ordinato che questa chiesa rimanesse aperta.

Nel 1797, essendo stata proibita la questua, le suddette suore fecero ricorso per essere ecettuate dalla legge, lo che ottennero poi con Decreto della Centrale del 22 giugno 1798, il quale dichiarava che la loro questua non essendo per il culto, ma per loro sostentamento, era quindi permessa.

Per decreto 8 luglio 1805 questo convento fu confermato, anzi vi unirono le terziarie del Pozzo Rosso.

L'8 settembre ebbe effetto questa riunione.

Fu proposto nel Circolo Costituzionale di sepellire profondamente il corpo di Santa Catterina Vigri, e di bruciare la Madonna di S. Luca per esser tutte ipocrisie. Col decreto del 25 marzo 1810 queste monache furono soppresse. Poca parte del locale fu affittato, ed il resto ridotto a caserma.

127. — Santa Maria degli Angeli, detta degl'Innocenti.

Oratorio dell'ospedale degli Esposti in S. Mamolo, eretto da una confraternita.

Nel 1297 era posseduto dai Benedettini di S. Procolo col contiguo ospedale.

Il 14 aprile dell' anno stesso s' incominciò la chiesa di S. Dionisio, che poi fu soppressa.

Il 12 ottobre 1450 l'Abbate di San Procolo per meglio mantenere l'ospedale degli Esposti unì quattro compagnie spirituali, e cioè Santa Maria degli Angeli della Porziuncola, di Sant' Eustachio, di Santa Maria Maddalena, e di S. Sisto, sotto il titolo di Santa Maria degli Angeli detta degli Innocenti, alla quale il 27 ottobre egli rinunziò il possesso e governo di detto ospedale.

Nel 1481 fabbricarono l'oratorio e il magnifico portico coi beni di D. Lauro Vasselli.

La compagnia dei Lombardi, che ebbe principio in Santo Stefano nel 1170, si unì a questa il 13 marzo 1494 unendo a quella tutti i loro beni ed averi, a condizione che si chiamasse Santa Maria degli Angeli dei Lombardi.

Questa compagnia fu poi soppressa il 27 luglio 1798.

Il 4 maggio 1798 fu assegnato il locale ai bastardini di S. Procolo.

L' 11 dicembre 1801 fu ceduta ai detti bastardini l'eredità di Tarlato Pepoli.

Il 4 maggio 1798 seguì la permuta di Sant'Ignazio, locale destinato prima ai bastardini, con quello di S. Procolo. Il quartiere per soldati che era in San Procolo fu trasferito in S. Biagio.

128. — SS. Pietro e Procolo.

Chiesa ed ospedale degli Esposti contigua alla suddetta della compagnia degli Innocenti in Strada S. Mamolo.

Quest' ospedale nel 1297 si chiamava di S. Procolo, e serviva per gl'infermi e per i pellegrini. Era governato dai monaci Cassinensi, i quali il 27 ottobre 1450 lo rinunziarono alla predetta compagnia.

Il 24 marzo 1456 vi fu unito l'ospedale di Santa Maria della Carità già annesso a Santa Maria di Monteveglio dei Lateranensi.

Il 19 aprile 1494 gli fu unito l'ospedale di S. Pietro sotto la parrocchia di S. Sinesio e Teopompo vicina al Vescovato.

129. — Santa Maria Maggiore.

Chiesa situata in Galliera, della quale se ne ha memoria fino dal 954.

Nel 1186 fu riedificata, ed il 5 agosto 1187 fu consacrata e fatta collegiata.

Stavano quivi delle monache, le quali avevano il loro posto in alto dalla parte della sagristia, dalla qual parte avevano il monastero. Il 31 luglio 1243 furono escluse le monache perchè disturbavano il servizio della chiesa.

Prima del 1478 fu di molto ampliata.

Nel 1633 fu dagli Aldrovandi acquistato il suddetto monastero, e cioè buona parte della casa e dell' orto.

Nel 1665 fu messa in volto la navata di mezzo di detta chiesa. Sotto questa parrocchia eravi nella via Larga una chiesa e convento di San Nicolò detto della casa di Dio, nel quale stavano monache Camaldolesi, e confinava a ponente col torresotto di S. Giorgio in Poggiale.

Nel 1413 fu soppresso, e tutti i loro beni assegnati alla chiesa di S. Michele de' Leprsetti.

Il capitolo di questa chiesa fu soppresso il 6 giugno 1798, e passato a S. Bartolomeo coll'assegno di L. 600 annuo. Per decreto del 24 giugno 1805, confermato il 23 maggio 1806, questa parrocchia fu unita a S. Benedetto, e colà trasportati i suoi libri.

Il 10 novembre 1796 e 17 marzo 1797 i Canonici presentarono un memoriale al Senato e alla Centrale per ottenere S. Bartolomeo.

Il 25 agosto 1797 furono introdotti avanti la Centrale il priore Moreschi ed il Canonico Risack deputati dal Capitolo per rinnovare l'istanza.

L'8 ottobre, dietro lettera del commissario Caprara, fu dalla Centrale approvata la traslocazione, la quale fu mal sentita dai parrocchiani, anzi questi instarono perchè non avesse effetto il decreto, ma le loro istanze non furono ascoltate, ed il 9 ottobre 1797 il capitolo abbandonò Santa Maria Maggiore per andare in San Bartolomeo, siccome consta anche da una memoria che i medesimi parrocchiani fecero mettere in lingua italiana nella loro sagristia.

Questo capitolo fu poi soppresso il 6 giugno del susseguente anno 1798.

Ritornato il Governo Pontificio, per decreto Arcivescovile la chiesa di Santa Maria Maggiore tornò ad essere parrocchia.

130. — S. M. di Galliera dei Filippini.

Nel sito di questa eravi un'altra Chiesa detta dello Spirito Santo.

Nel 1320 vi erano dei religiosi chia mati — Fratres Verecundorum. — Abusando questi del loro Istituto furono sopressi, e la chiesa ridotta a privato oratorio.

Nel 1479 fu fabbricata la presente chiesa denominandola la Madonna di Galiera e vi fu instituita una Congregazione detta Opera dei Vergognosi.

Fu finita di fabbricare nel 1492, e nel 1495 ebbe reale principio questa pia e utile Opera dei Vergognosi, che fu confermata il 18 luglio 1511.

Gli uomini di quest' Opera vestivano cappa rossa, e correvano la città nei giorni festivi chiedendo l'elemosina. I Domenicani unirono ai suddetti dieci dei loro religiosi, per lo stesso effetto. Le adunanze li tenevano allora nel convento di S. Domenico, sopra la Compagnia della Croce.

Il Senato nel 1515 accordò a quest'Opera l'esenzione del dazio delle moline per 400 corbe di grano.

Nell' amministrazione erano dieci di numero, poi furono aggiunti due sopranumeri, indi il 6 marzo 1551 portati al numero di diciotto.

Poi la loro residenza fu sotto la parrocchia di S. Tommaso del mercato.

I Filippini ebbero origine in Bologna il 3 gennaio 1616 nella chiesa di S. Barbara, dove stettero cinque anni, dopo i quali fu loro conceduta la presente chiesa, e ne furono messi in possesso il 14 marzo 1621.

Nel 1781 fu rinnovata la chiesa con disegno di Gio. Battista Torre.

Il 4 dicembre 1727 fu aperto l'oratorio con architettura di Alfonso Torreggiani dedicato all'Assunta.

L'11 novembre 1798 gli fu intimata la sopressione.

Per decreto arcivescovile del 10 marzo 1808 fu dichiarata sussidiaria di S. Pietro, ma fu poi comutata nella chiesa di S. Nicolò degli Albari.

Nel convento dei Filippini vi abitava il parroco Parisi di S. Pietro in bell'appartamento, e la chiesa era officiata dai pochi Filippini che vi restavano.

Il 5 febbraio 1802 sotto il portico loro in Galiera, vi fu posta la ricevitoria dei lotti, dove il 17 del detto febbraio vi si vendeva ancora la carta bollata.

Nel 24 luglio 1798 fu decretato che dove era la libreria ed anessi, fosse fatta la residenza della municipalità di S. Maria Maggiore, e il 27 ottobre andò a risiedervi. Dopo passato qualche tempo serviva di quartiere al parroco di S. Pietro. Nella instituzione della notturna pubblica illuminazione, sotto il portico di Galiera alla prima porta andando verso S. Benedetto vi era l'ufficio di Angelo Michele Lodi ricevitore delle tasse alimentarie dell'illuminazione, e alla seconda porta vi era l'ufficio del direttore generale e inventore della detta illuminazione Giuseppe Guidicini. Sotto pure al portico stesso vi era uno dei quattro quartieri degli accenditori, mentre gli altri tre erano uno sotto il portico di S. Lucia, l'altro da S. Francesco al principio di S. Isaia, e il quarto da S. Martino dov'è ora il Teatro Contavalli.

Ultimamente si trovavano: uno sotto il portico del già Collegio dei Nobili in Cartoleria Vecchia. Il secondo da S. Paolo prima d' arrivare al Collegio di Spagna. Il terzo rimpetto al teatro grande e sotto il portico dei Filippini. L' ufficio era rimpetto alla già chiesa di S. Matteo delle Pescarie.

131. — S. Bartolomeo di Reno.

Quivi si faceva il mercato nel 1219.

La confraternita fu instituita nel 1380, e chiamavasi Ospitale dei Poveri Preti Secolari.

Nel 1393 fu decretato che si prendessero dei putti dai sette alli undici anni.

Il 7 aprile 1449 fu posta la prima pietra per rinovare la chiesa, e nel 1485 ebbe principio l'Orfanatrofio, al quale i fornai davano corbe 10 di farina al mese per decreto del 1543.

Nel 1558 la suddetta chiesa fu consacrata.

132. — Santa Maria del Paradiso e dei Ss. Carlo ed Ambrogio.

Chiesa e confraternita nella via Nuova di Reno nelle Pugliole di Galliera.

Questo luogo era detto della Crocetta, perchè ivi era una croce che fu poi levata. Nel 1466 vi ebbe principio questa confraternita, che nel 1613 cominciò a nominarsi di S. Carlo Borromeo.

Il 2 novembre 1619 fu posta la prima pietra di questa chiesa, riedificata per la terza volta con architettura di Nicolò Barelli.

Nel 1644 fu alzata e il nove maggio dell'anno stesso fu consacrata.

Nel 1720 fu cominciata la giunta della capella di S. Antonio, che fu finita nel 1722, e nel 1724 fu eretta quella della Beata Vergine, e terminata nel 1728.

Nel 1746 finalmente furono alzate e messe a volta.

Questa confraternita fu sopressa il 25 luglio 1798.

133. — Santa Maria della Carità.

Parrocchia di frati del terz'ordine di S. Francesco in strada S. Felice.

Nel 1386 vi era un ospedale per gli infermi, e viandanti annessi a Santa Maria di Monteveglio.

Nel 1434 fu destinato per alimentare due ottavi di fanciulli esposti.

Nel 1466 fu unito a Santa Maria de gli Angeli detta dei Bastardini, in San Mamolo.

Il 18 luglio del 1564 fu concessa ai suddetti frati, che stavano fuori di Porta S. Mamolo a Santa Maria Maddalena, vicino a Santa Maria di Valverde.

Nel 1583 eressero la presente chiesa con disegno di Pietro Fiorini. e susseguentemente aumentata delle quattro piccole capelle negli angoli con disegno del Padre Maestro Bergonzoni.

134. — Santa Maria delia Carità.

Confraternita in S. Felice annessa alla suddetta parrocchia ed al Canale di Reno.

Il ponte sopra Reno fu fatto nel 1289; prima era di legno.

La Confraternita ebbe principio nel 1399.

Questo locale venne assegnato a ospedale pei convalescenti francesi.

Questa Confraternita fu sopressa il 25 luglio 1748.

La Madonna dipinta nel muro fu trasportata nella Certosa. Quivi annesso sul Canale di Reno si sono costrutti dei bagni.

135. — Santa Maria del Cimitero, o Madonna della Grada.

Confraternita nelle mura della città.

Ebbe origine nel 1629 sotto il titolo di S. Antonio di Padova. Si diceva del Cimitero, perché per la peste del 1630 vi furono sepolti molti cadaveri.

Il 22 maggio 1632 fu posta la prima pietra, e l'architetto fu Antonio Levanti.

Vicino alla suddetta chiesa nel 1208 fu introdotto il Canale di Reno.

Nel 1191 un altro ramo passava per il Pradello, sopra il quale vi erano quattro molini. e cioè, due nella casa dei Cerioli in faccia alla chiesa delle suore di S. Lodovico, uno nella casa dei Nobili, ed un altro nella casa dei Certosini congiunta a quella dei Nicoli passato il recinto, e il vicolo di dette suore.

Nel 1314 esistevano ancora.

II canale del Pradello passava per Galliera davanti a Santa Maria Maggiore, e quello dei Putti di S. Bartolomeo continuava per l'Avesella, dov'erano altri molini, per il qual canale passava assai prima l'acqua dell'Aposa.

Nel 1206 i primi molini furono fatti sopra l'Aposa.

Nel 1221 certo Pietro Melfi ingegnere milanese, ordinò 32 mulini da grano nel Cavaticcio, rimpetto alla Sega dell'Acqua, e fu allora che fu fatto il canale fino alle Lamme pel servizio delle navi, il quale Naviglio antico fatto nel 1221 conduceva fino a Ferrara. Andrea Ambrosini, circa il 1580, disegnò un canale naviglio con sostegni da Bologna al mare lungo la via Emilia.

Nel 1494 le navi cominciarono a venire fino alla Porta di Galliera, che prima si scaricavano a Corticella.

Nel 1547 fu fatto il nuovo Porto Naviglio vicino alla Porta Lamme.

Nel 1284 furono fatti i molini al Campo del Mercato.

Fu nel 1307 che fu radrizzato il corso del canale, e condotto come di presente fino alle Moline, e poi dietro alla mura fino alla Porta di Galliera, e fu opera del cardinale Albornozzi.

Questa Compagnia fu sopressa il 25 luglio 1798.

Un decreto del 10 marzo 1808 vuole che questa chiesa resti aperta.

Il locale fu assegnato al Commissario di guerra francese, che promise di non servirsene che in caso estremo per uso dei convalescenti.

136. — S. Antonio di Padova.

Chiesa di Terziarie Francescane instituite nel 1602.

Il 13 giugno 1704 aprirono la loro chiesa, che fu poi risarcita ed abbelita nel 1738.

137. — Santa Maria del Ponte delle Lamme.

Confraternita, il di cui Oratorio è sotto alla parrocchia di Santa Maria della Carità, e la chiesa sotto a S. Nicolò di San Felice.

Il 26 luglio 1798 questa Compagnia fu sopressa.

Restò chiusa per pochi giorni, perchè la Centrale ordinò il 24 agosto 1798 che servisse per la dottrina del curato della Carità.

Il decreto del 10 marzo 1808 ordinò che restasse aperta.

La Porta delle Lamme fu architettata da Agostino Barelli.

138. — Santissima Trinità.

Confraternita posta dietro le mura della città, fra porta S. Felice e quella delle Lamme, che ebbe principio nel 1574 in un Cancello in Capo di Bagno Marino nella mura fra S. Mamolo e Saragozza, dov'è adesso la chiesa di Santa Maria della Libertà.

Nel 1578 il 20 maggio passarono alla loro chiesa sull'angolo della Rimorsella, ossia Burgo S. Biagio.

Nel 1585 fu cominciata questa chiesa con un bel portico, con disegno di Gio. Battista Ballarini il 31 dicembre 1581.

Il 4 giugno 1589 i confratelli traslocarono da strada S. Stefano la loro residenza.

Nel 1664 fu fabbricato il reffettorio e dormintorio per i convalescenti.

Il 26 luglio 1798 questa Compagnia fu sopressa.

Il 10 agosto 1808 la chiesa fu chiusa quantunque di pertinenza dell'Opera di Carità.

Il locale era assogetlato alla parrocchia di S. Filippo delle Lame in Santa Chiara.

Il 5 luglio 1805 l'Ospedale dei Convalescenti fu unito al Grande Ospedale.

Nel marzo 1809 la Madonna dipinta nel muro fu trasportata alla Certosa, dove l'11 giugno 1809 questa e tant'altre furono esposte alla pubblica venerazione.

139. — Santa Maria delle Muratelle.

Chiesa parrocchiale situata in Strada Saragozza.

Nel 1256 si pubblicavano davanti a questa chiesa i Bandi.

Nel 1294 viene menzionata, come chiesa che fu edificata dietro le mura del secondo recinto.

Nel 1455 vi fu unita la parrocchia di S. Cristoforo goduta dai Cassinensi, e da loro regalata per fare la clausura del Corpus Domini.

Nel 1479 fu rifabbricata, e nel 1630 fu rinnovata per radrizzare Saragozza colla nuova via Urbana.

La chiesa era più piccola, e voltata in senso contrario della presente.

Nel 1747 fu risarcita di nuovo.

Un Decreto Reale dei 24 giugno 1805 unisce questa parrocchia a quella di San Paolo, ma per decreto dell'Arcivescovo fu unita a S.Catterina di Saragozza ordinando, che a questa gli siano consegnati i libri parrocchiali.

140. — Messer Gesù Cristo.

Compagnia situata nella Strada di Belvedere.

Ebbe origine da alcuni uomini che circa il 1250, si radunavano fuori di San Mamolo in un luogo detto le Caverne, o Grotte oscure, che confinavano coi Bagni di Mario.

Vennero in città nel 1368, e andarono in una casa con orto di un loro congregato nella via Val d' Aposa, dove fabbricarono un Oratorio privato nel 1438, concesso nel 1465 alle Suore del Corpus Domini.

Ottennero in permuta una casa la quale era goduta dal confessore delle predette monache, e vi fabbricarono I'Oratorio di faccia, col contratto in data del 7 agosto 1470. Rogito di Allessandro di Cristoforo Bottrigari.

Sotto questa parrocchia nella via del Lupo verso Saragozza, eravi l'Ospizio degli Osservanti rifabbricato nel 1746.

Questa Compagnia fu sopressa il 30 luglio 1798.

La chiesa interna nella quale non era permesso l'ingresso a donne, fu chiusa il 16 agosto 1808.

II locale fu acquistato dal signor Lenzi, il quale lo vendette al pittore Mauro Gandolfi, che ridusse l'orto a delizioso giardino inglese, arrichendolo di copiose piante esotiche. Il Gandolfi travagliava da incisore nella capella dell' Oratorio. Questi lo vendette nel 1816 al conte Ulisse Aldrovandi.

141. — S. Clemente del Collegio di Spagna.

Nel dicembre 1808 Giuseppe Bonaparte nuovo Re di Spagna, e per ordine anche Imperiale fece inventariare tutti i beni i e mobili di questo Collegio, che in seguito poi fu sopresso.

Fino al 18 dicembre 1808 la chiesa interna del medesimo non fu assogettata ad alcun cambiamento a riserva della diminuzione, e riduzione dei capellani, in causa dei tributi e scutati, a quali furono assogettati i beni del Collegio stesso.

Espulsi che furono il Rettore e i Collegiali dal locale, questo fu messo ad uso di pigionanti.

I loro stabili di città parte furono venduti, ed altri no.

L' osteria dei tre Re, quella della Pigna in via Cavaliera, il locale intermedio di dette due osterie, la bottega Buratti, e la bottega degli Stoffer non furono venduti. Le case dei Fusari non si sa qual sorte abbiano avuto.

Restituito il Collegio ai suoi antichi padroni, la chiesa fu ripristinata, e il locale riattato da capo a fondo.

Pendeva ancora il 5 ottobre 1817 la vertenza dell'assegno dei beni compensativi qui venduti, mancandovi quelli della Provincia, e sembra che la Corte di Spagna convenisse ad addattarsi di prenderne nelle Marche.

142. — Santa Maria della Concezione.

Convento di suore Agostiniane.

Nel 1539 abitavano di dietro al Vescovato, e nel 1542 avevano una chiesa in Saragozza che l'ingrandirono nel 1575 dopo l' atterramento della vecchia Porta di Saragozza del secondo recinto.

Questo Convento fu sopresso il 30 gennaio 1799. Il locale fu daprima destinato per il fornitore del vino delle armate francesi, ma trovarono poi più adatto quello di S, Agostino.

La chiesa interna ed esterna ridotta ad un solo ambiente serviva per magazzeno da canepa al mercante Lolli.

In quel Convento vi fu inaugurato un teatro, da servire per i dilettanti, avendovi il proprietario addattato i mobili e utensili, che servivano prima pel teatro Taruffi da S. Giorgio.

143. — Santissima Annunziata.

Terziarie Francescane in strada Saragozza quasi sull'angolo della via della Neve.

L'8 maggio 1660 acquistarono quel locale da Bianca Calassi per L. 3300. Rogito Carlo Zanotti.

La chiesa fu aperta il 17 agosto 1664. Fu poi venduta, perché donata dalI'Arcivescovo al Padre Calini della Madonna di Galiera a profitto delle giovani, che egli caritatevolmente manteneva in una casa privata.

Il locale fu comprato dal notaio Rossini, il quale ridusse la chiesa esterna a gargiolaria.

144. — Santa Maria Maddalena de' Pazzi.

Convento di Terziarie Carmelitane nella via de' Mussolini, le quali stavano in Mirasol Grande in una casa a pigione.

Furono instituite nel 1724.

Il 2 aprile 1753 presero possesso di quel locale donatogli per metà da Vittoria Gandolfi.

Il 13 luglio 1798 fu intimato a quelle suore di ricevere le Carmelitane di Medicina.

Il 10 marzo 1808 ottennero di poter tenere aperta la loro chiesa.

Il 22 giugno 1798 la Centrale aveva pensato, che unendo a queste le Carmelitane di Medicina, sarebbe stato ben fatto di traslocarle poi tutte nel Convento di S.Margherita, ma questo divisamento non ebbe luogo.

L'8 luglio 1805 fu decretato che quel Convento restasse, ma che vi si unissero le suore del Conventino di S. Giacomo; ma ciò pure non seguì.

Il fatto è che quello fu il solo Convento, che non fu soppresso nella Provincia di Bologna; al qual proposito si trova scritto, che nel 1799 e 1800 le armate degli Austro-Russi scacciarono da tutta l'Italia i francesi, a riserva però della piccola fortezza di Cavi nel Genovesato.

145. — Santa Maria Labarum Coeli.

Parrocchia nella via dei Marescalchi.(intendi Fusari)

Era parrocchia nel 1407.

Il 12 maggio 1507 gli fu assegnata parte della parrocchia di S. Martino delle Bollette.

Nel 1469 fu risarcita la chiesa, e messa a volto.

Nel 1780 fu rinnovata con disegno d'Angelo Venturoli.

Eravi vicino la chiesa parrocchiale di S. Benedetto dei Pali, che fu poi unita alla Baroncella. Esisteva ancora il 18 giugno 1574. Si vedono vestigia della medesima nell'angolo del vicolo senza sortita, contiguo alla casa dei Pellicani.

I decreti di Bonaparte e dell' Arcivescovo, concentravano quella parrocchia in quella di S. Salvatore.

Fu chiusa il 10 agosto 1808. Era di proprietà dei Fontana, e dei Marsigli.

146. — Santa Maria della Rosa.

Suore Terziarie Carmelitane poste nel vicolo contiguo a strada S. Mamolo.

Questa chiesa fu eretta nel 1748.

147. Santa Maria delle Asse.

Chiesa addossata al muro del palazzo di Porta Nuova.

Nel 1508 fu eretta la chiesuola delle Asse, che nel 1606 fu rifatta in pietre.

Nel 1618 gli fu posto d'avanti una ferriata.

Nel 1693 fu rinnovata ed ampliata.

Questa chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808, poi sopressa il 31 luglio 1798.

La Madonna dipinta nel muro fu trasportata il 28 novembre 1808 alla Certosa.

La conservazione di quest' immagine fu dovuta allo zelo del signor Francesco Calori deputato primario del Cimitero Centrale.

148. Santa Maria dell'Aurora.

Confraternita. Quest'era l' antica parrocchia di S. Martino delle Bollette dei Caccianemici Piccoli in via Porta Nuova.

Nel 1359 vi fu trasportato il titolo dei Santi Silvestro e Tecla di Porta Nuova.

Vicino a quella chiesa nel 1360 eravi un Castello detto la Cittadella Nuova.

Nel 1508 fu riedificata la chiesa, e nel 1567 ai 22 maggio questa parrocchia fu soppressa, ed unita parte alla Baroncella e parte a S. Arcangelo nella via degli Agresti.

Nel 1520 ebbe principio la Compagnia in una casa in S. Mamolo.

Nel 1596 si traslocarono in S. Maria delle Asse, ed il 9 marzo 1637 ebbero la suddetta chiesa.

Nel 1711 fu risarcita la chiesa, ed abellito l'Oratorio.

Vicino alla suddetta chiesa eravi l'uffizio delle acque, e delle bollette. Il primo vigilava sulle inghiarazioni, ponti, strade, e acquedotti. Principiò nel 1287.

Il secondo attendeva alle cause spettanti le arti, meretrici, e forestieri.

Il palazzo del Registro nella Piazza Maggiore, fra le strade di S. Mamolo, e dei Pignatari, fu fabbricato nel 1384 dove era la chiesa di S. Bartolomeo, di cui parla il registro di Pace Fantuzzi, parrocchia. Era la residenza dell' arte dei notari. Questi creavano ogni anno il Correttore, ed il primo fu Rolandino de' Passaggeri nominato nel 1284. Tutte le arti di Bologna furono instituite nel 961.

Il Correttore dei notari era capo di tutte le arti.

Questa Confraternita fu soppressa il primo agosto 1798, e venduto il locale nel 1799. Dopo questa chiesa fu messa ad uso di macellaria.

Il 24 giugno 1797 i notari domandarono alla Centrale di far l'estrazione degli ufficiali della Trapea per il secondo semestre, che gli venne accordato.

Il 27 settembre suddetto, il presidente della Centrale fece l' estrazione del Correttore, che fu il dottore Serafino Betti.

La sala fu chiesta per il Circolo Costituzionale, ma fu posto invece nelle pubbliche scuole.

Il 25 dicembre 1797 la municipalità di S. Francesco, intimò d' abbandonare la residenza.

Nel tempo del Governo Austriaco ripristinarono i loro diritti, ma il 29 agosto 1800 ritornati i francesi, furono nuovamente soppressi.

I loro beni, come quelli delle altre arti, furono ripartiti fra gl'individui che la componevano.

149 Santa Croce.

Parrocchia nella via dei Pignatari, demolita per dar luogo alla fabbrica di San Petronio, era dei cavalieri di Malta, e Commenda della Magione.

150. — Sant'Alberto.

Oratorio dell'arte dei Brentadori nella via dei Pignatari, il quale ebbe principio nel 1404.

In Bologna vi erano quattordici trebbi, o ridotti di brentadori. Quest'arte fu soppressa nel 1798, ed aveva il diritto di bollare i vasi di cantina, incombenza che fu data a due Deputati ad istanza della municipalità di S. Francesco.

151. — Santa Maria dei Foscarari.

Parrocchia detta anche dei Carrari, posta dal Voltone Caccianemici in via Marchesana.

Se ne ha memoria nell'anno 1438.

Un decreto di Bonaparte univa questa parrocchia a S. Domenico, ma in un altro dell'arcivescovo la concentrava in S. Bartolomeo.

Il 6 agosto 1808 fu chiusa.

Apparteneva alla fabbrica di S. Petronio.

152. — Santa Maria della Morte.

Chiesa posta sull'angolo della Piazza Maggiore retta da una Arciconfraternita, che ebbe principio il 13 luglio 1336, nel qual tempo fu incominciata la fabbrica della chiesa, e dell'ospedale.

Ai 22 gennaio 1427 a ore diciotto in martedì si consacrò la chiesa, e fu posta la prima pietra del pillastro verso la Piazza del vecchio portico, il quale fu poi rifatto per accompagnare quello delle scuole, e l'altro dei Banchi.

Nel 1677 furon terminate le infermerie di sopra per le donne, le scale, e l'altra infermeria per gli uomini dalla parte della strada, di faccia al vicolo della Scimmia, non ché la capeIla del Crocifisso.

Vicino alla chiesa della Morte vi era il Monte della Scala ove facevansi pegni di ogni sorta.

Questa Arciconfraternita fu soppressa il 16 agosto 1798.

Il 31 gennaio 1799 chiusa che fu la chiesa, gli obblighi di messe ed i confessori furono traslocati in S. Petronio.

Il 12 gennaio 1798 fu decretato che le rendite dei due ospedali, dei Pellegrini di S. Biagio, e di S. Francesco, fossero applicate agli ospedali della Vita, e della Morte.

Il 22 ottobre 1796 fu concesso alla parrocchia di Santa Maria Maggiore di seppellire i suoi morti nel cimitero di S. Giovanni del Mercato.

Questa chiesa dalla porta maggiore fino alla penultima capella, fu messa ad uso di rigattiere, il resto colla capella maggiore, a magazzeno di droghe, con ingresso da due delle botteghe vecchie sotto il portico. La cucina adiacente a vendita di farina, e minestre, ed altre adiacenze per sartoria, e rigattieri e la sagristia a magazzeno da libraio. L'oratorio grande superiore levati li arcibanchi fu messo ad uso di fabbrica di tellari da seteria. L' oratorio della Conforteria fu ridotto ad ospedale per i prigionieri a due piani, e dopo poi fu abbandonato.

Il 5 giugno 1802 (il Breventani riporta 1801) fu decretato che questo ospedale fosse unito a quello della Vita, e l'otto giugno suddetto fu cominciato il traslocamento degli ammalati in tanti cataletti. I due ospedali uniti presero il nome di Grande Ospedale della Vita e della Morte.

I libri, e gli archivi della Conforteria si trovavano presso il canonico Ambrogi, i quali esistevano tuttavia presso di lui nell'anno 1817.

Sotto il Carrobbio vi era il foro della Mercanzia, siccome pure una capella, la quale fu distrutta. Pare che alcune parti di quella residenza fossero state unite al vicino palazzo Sampieri.

153. — Santi Cosma e Damiano.

Chiesa nella via di S. Silvestro, detta ancora de' Toschi. Oratorio dell'arte dei barbieri.

154. — Santa Maria di Betlemme.

Parrocchia antichissima detta ancora del Carrobbio, vicina al Foro dei Mercanti.

Nel 1195 fu fondato quivi un convento di monache Camaldolesi.

Nel 1210 abbruciò la chiesa, che fu poi rifatta nel 1212.

Nel 1284 una parte di dette monache andarono in Santa Maria Nuova.

Il 21 gennaio 1799 questa parrocchia fu traslocata in S. Bartolomeo di Porta. Un decreto del 24 giugno 1805 univa alla parrocchiale di S. Bartolomeo, quelle di S. Agata, di S. Donato, di S. Nicolò degli Albari, di S. Cecilia, e di S. Matteo degli Accarisi, delta delle Pescarie.

Il 15 agosto 1808 fu aperta questa chiesa, e vi si celebrò la festa, ma terminata la giornata, furono levati tutti gli arredi sacri, e perfino le finestre.

Il parroco di S. Bartolomeo abitò per lungo tempo la canonica annessa a questa chiesa, la quale fu poi venduta, messa ad uso di magazzeno di legname.

155. — S. Giobbe.

Oratorio nella via delle Clavature dell'Arte della Seta, che ottenne poi i suoi privilegi nel 1231.

Questa residenza fu destinata per il Circolo Costituzionale, e perciò il 28 maggio 1798 furono sospesi i lavori, che per questo stesso effetto si erano incominciati dall'Arte dei Cenciaiuoli.

156. — S. Bartolomeo di Porta.

Monastero e parrocchia antica, poi collegio dei Teatini.

Questa dicesi fosse fondata da S. Petronio e quella che oggi si vede è sopra la chiesa sotterranea ufficiata dai primitivi cristiani.

Nel 1210 abbruciò.

Nel 1288 era chiamata S. Bartolomeo de Purpuribus.

Nel 1298 fu riedificata.

Nel 1510 fu rinnovata da Giovanni Gozzadini, e nel 1530 finita con disegno d'Andrea da Formigine.

Il 25 maggio 1599 la chiesa fu concessa ai Teatini, i quali vi vennero il 9 luglio dello stesso anno.

L'ingerenza parrocchiale lo stesso giorno fu tolta e distribuita al Carrobbio, a S.Donato, a S. Michele dei Leprosetti, ed a S.Vitale.

La domenica 22 giugno 1653 a ore 22, fu posta la prima pietra della chiesa attuale.

La domenica 14 dicembre 1664 si incominciò ad ufficiarla, essendo messe a termine le otto capelle minori. Sotto la navata di mezzo fu trovata l'altra chiesa sotterranea.

Nel 1684 fu compita la chiesa ed il campanile.

Nel 1682 fu eretta la statua di San Petronio in piazza Ravegnana.

La Torre degli Asinelli fu edificata nel 1109 atta piedi 316, e lontano dalla Garisendi piedi 20.

Nel 1387 in dicembre vi fu posta la campana, che si liquefece nel 1399 quando abbruciò la sommità della Torre, i tasselli, e le scale. Fu rovinata la campana, e la torricella, i corridori ed i merli furono fatti di pietra.

Nel 1210 abbrucciò la maggior parte della città, la quale era quasi tutta fabbricata in legno.

Questo fu l' ottavo convento sopresso il 21 marzo 1797, ed evacuato il 31 dicembre 1798.

Il 21 Gennaio 1799 fu quivi traslocato la parrocchia del Carrobbio, come pure tutti i libri di S Agata, di S. Maria dei Foscarari , del Carrobbio, di S. Matteo delle Pescarie, e di S. Donato. Non cosi avvenne delle altre, perchè un decreto arcivescovile fece dei cambiamenti al decreto Reale.

Qui passò il capitolo di Santa Maria Maggiore, come si potrà vedere all'articolo di quella chiesa.

In questo collegio dalla parte di strada S. Vitale, e sotto precisamente al dormitorio grande, fu fatta una fabbrica per la residenza della municipalità di S. Giacomo. Era pressochè finita, quando fu sospesa, e la casa fu poi affittata, indi fu proposta per il giudice di Pace.

Alla suddetta parrocchia di S. Bartolomeo furono incorporate, S. Agata, S. Donato, S. Nicolò degli Albari, Santa Cecilia, S. Matteo degli Accarisi, S. Michele del Mercato di Mezzo, e S. Vitale.

157 — Santa Maria delia Ceriola.

Chiesa dì una famiglia nobile bolognese detta di Castel de' Britti, posta in strada S. Stefano.

Nel 1302 vi erano delle monache, che riedificarono la chiesa con sussidii avuti dal Comune.

Si trova che il 2 giugno 1375 era parrocchia.

Nel 1396 dopo la partenza delle monache, fu data ai frati Gaudenti instituiti in Bologna il 25 marzo 1260, militanti sotto la regola di S. Agostino, che stavano a Castel de' Britti fuori di strada Maggiore.

Nel 1566 fu assegnata a questa parrocchia quella di S. Tecla.

Nel 1555 Bartolomeo Volta cavaliere Gaudente, fu il primo a servirsi d'ombrello donatagli dal Duca di Ferrara.

Fu ordinato che questa chiesa il 16 agosto 1808 fosse chiusa.

L'8 novembre 1808 un delegato fece levare tutte le pietre sacre dagli altari, fuorchè al maggiore, per dar tempo di consumare il Santissimo, che vi si conservava. Fu anche ordinato di trasportar altrove i mobili sacri, ma non si effettuò ad istanza dei Compadroni, cioè, di Carrati, Vittori, Gozzadini, e Cospi.

Il 6 agosto 1798 la Centrale ordinò, che la parrocchia passasse nell' ospedaletto di S. Biagio, ma non si potè eseguire, perchè Ghisilieri provò, che traslocata non era in debito di passare al parroco le annue lire 300.

Nel 1809 gli furono levate le campane, l'organo, i quadri degli altari, ed i vasi sacri, ma il ministro del Culto ordinò, che gli fossero restituiti, a condizione che dovesse rimaner chiusa, e come oratorio privato, siccome accadde lo stesso a S. Giacomo dei Carbonesi, poi Legnani, e all'altra di Santa Maria della Baroncella.

158. — Santa Maria dei Servi.

Ospedale, e Compagnia in strada San Stefano.

Questa Compagnia fu instituita nel 1275.

Abitarono già in S. Petronio Vecchio, poi nel convento dei Servi in strada Maggiore in un oratorio vicino alla porta del detto convento, e vi stettero circa fino al 1404.

Certo Giovanni Bentivogli beccaro, lasciò a questa Compagnia, oltre altri beni anche il locale di strada S. Stefano, ove eravi anche un ospizio per pellegrini vicino alla Ceriola, luogo dove nel 1200 un certo tale vi albergava muli, e poi coll' aiuto di vari formò l'ospedale dei Pellegrini.

Nel 1404 adunque passarono dal convento dei Servi a questo locale, allora detto di Santa Maria delle Laudi.

Nel 1450 cominciarono ad ospitare i pellegrini, alloggiandone ogni anno circa 14000 fra uomini, donne, e preti secolari.

Questa Compagnia fu sopressa il 28 luglio 1798, e la chiesa fu chiusa con muro il 10 agosto 1808.

Il 18 dicembre 1805 per lire 800 milanesi enfìteotiche, la Congregazione di Carità cedeva in enfiteusi a Gaetano Giovanni Sgarzi l'ospedale superiore, i granari, e cantine, eccetto la chiesa, l'oratorio, per anni 20 in ragione di lire 1000 di Milano. Rogito Forni.

Parte però fu comprato da certo Cicognari, e segnatamente la cappella maggiore della chiesa, la quale fu unita ad una casa da lui acquistata in Cartoleria Nuova.

La chiesa fu ridotta a rimessa, e l'oratorio a cucina por la locanda che era conosciuta sotto il nome della Pace.

159. — Santa Tecla.

Chiesa posta in Strada S. Stefano fondata nel 432 da S. Petronio.

Al 2 giugno 1372 questa chiesa era parrocchia.

Fu risarcita nel 1587. Passò poi ad una congregazione di preti secolari instituita nel 1658 in S. Bartolomeo presso il portico dei Pollaioli.

Fu demolita nel 1798.

160. — Santa Croce.

Piccola capella vicina a Santa Tecla, fondata da S. Petronio nel 432.

Questa chiesuola fu risarecita dai Senato nel 1655, e demolita nel 1798.

161. — Santa Maria dal Tempio, detta della Magione.

Chiesa posta in Strada Maggiore, e che fu già residenza dei Templari soppressi nel 1307 da Clemente V.

Nel 1315 era un ospedale detto di S. Gio. Battista. La chiesa vecchia aveva vestigia nell'angolo del Torleone dove rimaneva un portico, non che a sinistra delle suore di Santa Catterina dov'era la casa con torre dell'antica famiglia Leoni.

Nel 1390 fu data ai cavalieri di Malta instituiti nel 1106.

Col decreto del 24 maggio 1805 venne questa chiesa incorporata a S. Tommaso di Strada Maggiore, che poi fu confirmato dall' Arcivevcovo.

Il 16 agosto 1808 fu chiusa, e i mobili e campane trasportati nei magazzini del Demanio.

Sotto la Masone vi era il collegio Comelli. La nomina dei collegiali apparteneva alle suore di S. Bernardino e Marta, e a D. Cesare Taruffi.

Soppresse le suore, il diritto di nomina passò alla Centrale.

Il 4 luglio 1798 la nomina fu fatta per metà dalla Centrale e per metà dal Taruffi. L'abito dei collegiali era toga nera con fascia cadente a' piedi della quale vi era l'arma Comelli, ossia del fondatore. Fu in seguito ordinato che vestissero l'abito verde nazionale con nastro rosso. Fu poi commutato in abito nero corto, ma con coccarda nazionale al capello.

162. — Sant'Antonio Abate.

Ospedale e convento dei Fate Bene fratelli di S. Giovanni di Dio, che vennero a Bologna nel 1607, dove nella stessa strada, e precisamente dirimpetto al sito nel quale edificarono poi l' ospedale, acquistarono il 14 maggio dell' anno stesso a rogito Giovanni Fellini, una casa per L. 4200, da Bartolomeo Cattani, e vi fabbricarono la loro chiesa ed ospedale sotto l'invocazione di S. Benedetto.

Il 29 ottobre 1629, a rogito Paolo Forti, comprarono dal dott. Francesco Rocchi per L. 20860 tutto il locale che occuparono di poi a destra verso la porta di Strada Maggiore, ove fu edificata la chiesa di Sant'Antonio Abbate benedetta il 19 dicembre 1630.Fu poscia fabbricata l' infermeria lunga piedi 120, larga piedi 30 e alta piedi 36, che fu finita nel 1677.

Questo fu il sedicesimo convento soppresso il 17 marzo 1797.

La chiesa fu chiusa con muro il 16 agosto 1808, ma conservato l'uso interno.

Il 27 febbraio 1798 il Senato cedè all' Opera dei Vergognosi il convento e l'orto annesso.

L'ospedale fu chiuso il primo gennaio 1809. Era amministrato dagli avvocati Bersani, Greppi, e dal parroco Gozzi.

Soppressa l'Opera dei Vergognosi, i beni furono uniti a quelli dell' Opera di Carità.

163. — Santa Maria Maddalena. (geolocalizzato)

Parrocchia e priorato in Strada San Donato.

Si ha memoria di questa parrocchia sino dal 1274.

Nel 1291 fu data alle monache di Santa Caterina di Quarto fuori della città, nel qual tempo, cioè fino dall'8 maggio 1805, vi avevano eretto un convento governato dai Padri Domenicani.

Nel 1454 dopo essere stata aggrandita la chiesa, furono fatte, per lascito di Paolo Tibaldi muratore, le due prime volte.

Il 22 dicembre 1468 le suore furono unite a quello di S. Gio. Battista in Strada Sant'Isaia.

Ultimamente si vedeva ancora l' antica chiesa delle monache ed era quella dove ora è la capella della Croce che confina colla confraternita di S. Giacomo.

Il 21 luglio 1584 fu rinnovata la chiesa ed il portico con architettura di Giovanni Picinini, e poi ricostrutta alla metà del secolo XVIII con disegno di Alfonso Torreggiani e di Raimondo Campanini.

Un decreto reale unì a questa parrocchia quella di S. Sigismondo. Un altro decreto arcivescovile conservò parrocchia S. Sigismondo ed unì alla Maddalena quella di S. Leonardo.

L'ospedale Azzolini, di privata proprietà della parrocchia, fu avocato dall'opera di carità, la quale si obbligò di mantenervi dodici uomini e dodici donne ammalate nel tempo della scuola di clinica, della quale ne era ultimamente professore il dott. Tommasini Parmeggiano.

164. — S. Giacomo. (geolocalizzato)

Confraternita con chiesa, oratorio ed ospedale posto in Strada S. Donato, il qual ospedale era governato da una compagnia che si raccolse già in S. Giacomo degli Agostiniani, ma cento anni prima e cioè nel 1378 avea chiesa ed oratorio vicino al torresotto di Strada S. Vitale sull'angolo de' Pelacani, dove nel muro esterno verso la Seliciata di Strada Maggiore si vedeva un nicchio nel quale era vi collocato un S. Giacomo dipinto in tela.

Il 13 giugno 1469 presero in affitto in strada S. Donato, e il 19 maggio 1481 acquistarono dal rettore della Maddalena questo locale, per lire 700, che era stato parlatorio, dormitorio, e claustro delle già monache di S. Catterina di Quarto, e vi edificarono l'oratorio e l'ospedale per gli orfanelli, ed i primi furono accettati il 6 giugno 1591, e cioè dodici tolti dai Mendicanti.

Questo Orfanotrofio fu soppresso nel 1736 e tutti i suoi beni furono assegnati al Seminario.

La facciata dei Banchi sulla Piazza Maggiore lunga piedi 250, fu fabbricata nel 1562 con architettura di Giacomo Barozzi da Vignola. (Breventani: questo periodo è fuori luogo)

Sotto la parrocchia della Maddalena in strada S. Donato, vi era l'ospedale per gl'infermi di detta parrocchia, aperto l'11 novembre 1698.

Dopo fu ospedale per la Clinica, ove fu maestro l'illustre professore Tommasini Parmeggiano, medico di molta fama e sapere.

Rimpetto al suddetto ospedale si vedeva un coperto sostenuto da colonne di legno, che erano i ruderi di un monastero di monache dette dello Spirito Santo, che ebbero principio nel 1552, e soppresse il 3 ottobre 1566, unendo le diciotto suore che vi erano a quelle di S. Vitale, a quelle di S. Gio. Battista, e la maggior parte a S. Omobono.

165. — Risurrezione di nostro S. G. Cristo. (geolocalizzato)

Compagnia con chiesa posta in Cento Trecento, incominciata nel 1564.

Il 2 settembre 1569 ritirossi in questa strada, in una casa lasciatagli da Giovanni Battista Avanzi, dove fabbricaronvi la chiesa e l'oratorio. Prima si chiamavano sotto il titolo della Maddalena.

Vi era poco lungi di là il Collegio degli Ungari, nel quale vennero ad abitarvi le monache Scalzine, quando traslocaronsi dalla casa dei Catecumeni di strada San Stefano, facendovi una chiesina dedicata a S. Giuseppe, e Teresa.

Le suore furon traslocate nelle Scalze in strada Stefano.

Questo locale fu ridotto a caserma, poi a deposito per i coscritti bolognesi.

Questa compagnia fu soppressa il 27 luglio 1798. La chiesa fu ridotta a stalla e rimessa.

166. — S. Ignazio. (geolocalizzato)

Noviziato dei Gesuiti, fondato l'11 maggio 1627 nel Borgo della Paglia, sopra casamenti venduti dal cavaliere Sebastiano Gabrielli, per lire 33000.

Rogito Gio. Battista Fontana.

Nel 1724 fu comprato un palazzo vecchio disabitato attiguo all'antica chiesa, e su questo fu fabbricala la suddetta chiesa di S. Ignazio con architettura di Alfonso Torregiani, che fu terminata nel 1727.

Dove fu fatta la porteria del Noviziato vi era la chiesa vecchia.

Il 3 settembre 1752 in domenica fu consacrata. La chiesa aveva la cupola la quale fu demolita nel 1800, quando questo locale fa destinato per residenza dell' Accademia delle Belle Arti.

Contiguo al Noviziato suddetto sull'angolo, del portico vi era un Oratorio per la Congregazione della Natività di Maria Vergine eretta nel 1629.

Il 14 settembre 1797 fu decretato dalla Centrale, che i Padri della Missione passassero nelle Grazie per dar luogo ai Bastardini.

Il 12 ottobre 1797 i Padri della Missione che quivi abitavano, cedendo ogni diritto su questo locale, passarono nel Convento delle Grazie in S. Mamolo.

Il 31 marzo 1798 fu annullato il cambio cogli esposti, ai quali fu accordato S.Procolo.

L'8 aprile fu fatta la rinuncia formale di S.Ignazio, coll'assegno in compenso della caserma di S. Procolo, e dei suoi annessi.

La Centrale permutò questo locale il 4 maggio 1798 coll'Ospedale dei Bastardini.

Il 4 maggio 1798 fu stipulato l'istrumento.

Il deposito di truppe che era in San Procolo, fu traslocato in S. Biagio.

Il primo febbraio 1799 la chiesa fu concessa al bibliotecario dell' istituto dottor Giovanni Aldini, per riporvi le scansie delle librarie e dei conventi soppressi.

Dopo il decreto sovrano delli 8 settembre 1802, fu fatto invito d'appalto per l'innalzamento della cupola, e per la riduzione della chiesa ad Aula Magna.

Il 20 settembre 1803 la chiesa fu ridotta a sala per pubbliche funzioni. Il quadro dell'altar maggiore fu trasportato nei Mendicanti, siccome altri due laterali a rimpiazzo di quelli rubati dai francesi in detta chiesa dei Mendicanti.

Rimpetto alla porta d'ingresso del fu convento si fece un' apertura, che introduceva al Giardino Botanico composto dell'orto di S.Ignazio, di quello della Viola, e di parte del Terrapieno della città.

In questo locale vi si sono distribuite le sale per oggetti di Belle Arti, e le gallerie pei quadri e statue.

Il palazzo dell'Istituto fu prima dei Poggi, indi dei Celesi, poscia dei Banchieri, poi acquistato dal Senato per contratto enfiteotico.

Santissima Annunziata.

La Capella dell'Istituto fu ridotta a passaggio nel 1804 per le pubbliche scuole quivi concentrate.

167. — Santa Maria Coronata.

Compagnia a capo del Borgo S. Giacomo, che ebbe principio il 26 novembre del 1466 nell'antica chiesa di S. Leo, ed Abbondio, che serviva d'ospizio agli Agostiniani di S. Giacomo, ed era nel precitato borgo.

I confratelli edificarono la presente chiesa, dov'era una porta della città.

Questa Compagnia fu soppressa il 20 luglio 1798.

Un decreto del 10 marzo 1808 autorizzava questa chiesa a restare aperta.

Poco lungi da Santa Maria Coronata vi era una piccola chiesa dedicata ai Santi Abbondio, e Leo, che fu poi soppressa e chiusa.

168. — Santa Maria della Mascarella.

Parrocchia, dove nel 1353 vi stavano canonici Agostiniani di Santa Maria di Roncisvalle, annesso alla quaI chiesa da loro fabbricata nel 1343, fu unito l'ospedale di S. Onofrio.

Si pretende che quivi S. Domenico vi abbia abitato tre anni.

Il 12 luglio 1562 fu concessa ai gesuati, i quali nel tempo del contagio del 1630 andarono alla Madonna del Monte, e quivi ritornarono il 15 giugno 1631, avendo servito fuori della Mascarella durante detto contagio.

La parrocchia si estendeva anche fuori della città.

Questa parrocchia per decreto reale 24 giugno 1805 fu soppressa, ed unita a S.Martino Maggiore, che fu continuato dal decreto arcivescovile.

L' ex parroco Negri celebrò in questa chiesa il cinquantesimo anno del suo sacerdozio, poi nel 1810 ha veduto ridonarsi la parrocchia all'occasione, che l'arcivescovo ha aumentato di quattro il numero delle parrocchie di Bologna, che furono portate a ventidue.

169. — Santa Maria Maddalena.

Chiesa dedicata anche a S. Onofrio della Compagnia nella Mascarella, con anche Orfanotrofio.

La chiesa fu eretta nel 1332, e dedicata a S. Onofrio, che serviva all'ospedale ivi eretto nel 1343.

La compagnia ebbe origine nel 1512 e si radunò dapprima sotto il portico della chiesa della Maddalena di strada S. Donato, indi dal curato gli fu accordata la chiesa interna di S.Croce che come si è detto serviva alle monache di S. Caterina di Quarto, poi nella via dei Castagnoli in un pezzo di Loggia del distrutto palazzo Bentivogli, ridotto da loro a chiesa il 22 agosto 1522.

Nel 1528 fu da loro abbandonata, e si ritirarono nella Madonna dell'Avesa risarcita nel 1460 dai Piantavigna posta di dietro alla chiesa di S. Simone, e Giuda sul cantone alla fine della strada dell'Inferno per incaminarsi verso S. Martino, dove ancora sotto un portico si vede una Madonna dipinta con due Santi.

Nel 1532 la detta chiesa fu profanata onde i confratelli passarono nel Borgo di S. Pietro, alla fine del portico verso ponente, dovo stettero circa un mese, ed li 18 marzo 1532 fu loro concessa la chiesa ed ospedale di S.Onofrio tutto guasto e rovinato.

Nel 1557 cominciarono ad accettare orfani cittadini dai sette ai sedici anni.

Sopressa la Compagnia questa chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808, di proprietà dell'Opera di Carità.

Nell' ottobre del 1808, per il peso di molto frumento del fornaio della mensa, si ruppe un trave nel gran salone, e vi rimase morta una donna.

Nel 1807 i Putti furono uniti a quelli di S. Bartolomeo dietro Reno.

170. — S. Guglielmo.

Chiesa alla porta della Mascarella di Suore Domenicane.

Era convento di Benedettini, che si unì nel 1263 a quello delle suore dell'ordine di S.Agostino, posto nel Comune di Castagnolo Maggiore, in luogo detto la Fontana.

Nel 1322 si unì a questo convento, quello delle Agostiniane di Carpineto, già in S. Nicolò del Mercato, fondato sulla riva dell'Avesa, quasi rincontro ai primi molini del canale di Reno, e dove prima di dette suore vi erano dei Carmelitani.

In appresso presero la regola di S.Agostino, poi quella di S. Bernardo dei Cisterciensi.

Il 14 febbraio 1516 divennero Domenicane.

Nel 1590 fabbricarono il dormitorio lungo piedi novanta.

Nel 1606 fecero il refettorio, e risarcirono la chiesa, che fu poi consacrata la domenica 5 settembre 1635.

Il 20 giugno 1798 fu intimato a queste suore di ricevere, o di mantenere quelle di Santa Maria Maddalena.

Il 31 gennaio 1799 (Orig. 1699) furono soppresse. Questo convento fu proposto il 2 aprile 1799 per alloggio dei soldati, ed ufficiali Cisalpini.

171. — Santa Maria del Soccorso.

Confraternita avente residenza a capo la strada del Borgo di S. Pietro.

Quivi era una antica porta della città.

L'origine della chiesa è in data del 1522, e nel 1523 cominciò la compagnia.

In questa strada si sviluppò il contagio del 1527, ed il primo a morirne fu il prete don Sigismondo, e poi tutta la sua famiglia.

Fu nel 1581 edificata la indicata chiesa con disegno di Domenico Tibaldi, e consacrata il 28 agosto 1608 in giorno di domenica.

Nel 1790 fu fatta la capella maggiore occupando in parte il suolo delle fossa della città.

Sotto la parrocchia della Mascarella vi era il Collegio Ferrerio detto della Viola. Il compadrone vendette i beni a questo appartenenti all'avvocato Antonio Aldini, e questi il 9 gennaio 1800 vendette il fabbricato del collegio coll'annesso terreno della Viola, a Geltrude Viscardi moglie di Giovanni Cozzani ( o Ceneri ? vedi Cose Notabili). Rogito Luigi Aldini.

Questa compratrice fu obbligata a vendere tutto al Governo che vi ridusse l'orto Botanico ed Agrario, con ingente spesa dell'erario. (Breventani: per non interrompere il senso si avverta di tralasciare questi periodi che sono fuori di luogo)

Il primo agosto 1798 questa compagnia fu soppressa.

Un decreto del 10 marzo 1808 ordinava che questa chiesa siccome santuario restasse aperta.

Nel 1809 in maggio fu terminato il campanile (che mancava), nel quale vi furono poste delle campane più grosse di quelle che aveva la chiesa, e tutto ciò a spese di vari devoti della contrada, i quali in quell'anno solennizarono la festa con maggior pompa dell'ordinario.

172. — S. Marino.

Chiesa parrocchiale situata in Porta Nuova, della quale si ha memoria nel 1256.

Nel 1425 vi fu fondata una capellania detta di Santa Maria.

Nel 1464 si trova che il diritto di nomina del curato era dei parrocchiani.

Fu risarcita ed abbellita nel 1742, e circa il 1790 fu ornata di pitture.

Sotto questa parrocchia vi era la chiesa di S.Sotero e Caio, e credesi che fosse a destra vicino al torresotto di Porta Nuova andando verso S. Francesco, scorgendosi ancora le vestigia di due antiche finestre.

Nel 1088 chiamavasi quartiere di San Sotero, che corrotto ne è poi venuto Porta Stiera.

Il decreto del 21 luglio 1805 unì questa parrocchia a quella di S. Salvatore, lo che fu confermato dalI'altro decreto Arcivescovile in data 23 maggio 1806.

Il 26 febbraio 1798 il comandante della piazza minacciò il parroco D. Canali di atterrare il campanile se non cessava di suonare le campane che disturbavano i circostanti.

La chiesa fu chiusa.

173. — SS. Pietro e Marcellino.

Chiesa già parrocchiale, ed ospedale nel 1312, o in allora governata dai frati di Santa Maria di Vincareto.

Nel 1375 era ancora parrocchia, e nel 1624 fu soppressa e distribuita a quelle di S. Marino e di S. Barbaziano.

Nel 1706 fu risarcita dai fondamenti, e nel 1723 abbellita.

Le due congregazioni che quivi si trovavano furono soppresse il 26 luglio 1798.

Il 16 agosto 1808 fu chiusa la chiesa e venduta al sig. Rinieri.

174. — Santa Margherita.

Parrocchia e convento di Benedettine nere nelle Pugliole di detta Santa, che sono i tre vicoli che contornavano questo convento.

È antichissimo, trovandosi che nel 1102 era contiguo a una casa dei Tortorelli. Questo però è errore perchè la famiglia Tortorelli non è antica, anzi modernissima.

Abitavano essi in una casuccia vicina a Santa Margherita, che fu da loro abbandonata quando acquistarono le case in Strada Maggiore in occasione del primo matrimonio nobile che fecero.

Nel 1384 fu costruito il campanile.

Nel 1523 questo monastero prose la clausura, mentre prima le suore sortivano come quelle d'altri monasteri.

La porta di legno per entrare nella corte del convento si ha certa tradizione che invece fosse una porta antica del primo recinto della città.

Nel 1640 fu incominciata la nuova chiesa con disegno del Barelli, e consacrata li 21 settembre dell'anno stesso.

Il 18 giugno 1798 fu intimato a dette monache di traslocarsi in S. Vitale, ed ivi convivere a spese delle Ospitaliere.

Nella riduzione delle parrocchie a sedici questa fu unita a quella di S. Barbaziano, ma per decreto Arcivescovile del 1806 fu unita a S. Paolo, dove furono messi i suoi libri parrocchiali.

Il 16 agosto 1808 fu chiusa la chiesa, e il 22 giugno i visitatori rappresentarono che il locale di S. Vitale non sarebbe stato capace a contenere anche le monache di Santa Margerita, se diverse di queste non avessero mostrato di secolarizzarsi.

Il convento fu messo ad uso dei magazzini d'armata.

175. — Santa Maria delle Vergini.

Oratorio privato dei Pepoli contiguo alla sagristia e campanile di Santa Margherita, edificato nel 1432 da Giovanni di Nanne Pepoli.

Il campanile predetto fu riedificato nel 1718.

Questa capella fu chiusa volontariamente e s' uniformò alla sorte del convento di S. Margarita.

176. — Sant'Antonio di Padova.

Monastero nella via dello Spirito Santo.

Vi fu anche un ospedale per i pellegrini il più antico della città, fabbricato nel 1199 dalla famiglia Griffoni, con titolo di S. Bernardo.

Egli corse la sorte del convento di cui faceva parte.

Dopo qualche tempo fu messo ad uso di bottega.

177. — S. Martino della Croce de' Santi.

Parrocchia. La chiesa fu eretta nel 432 da S. Petronio.

Fu più volte distrutta, e riedificata.

Nel 1745 fu risarcita ed abellita.

178. — S. Croce.

Chiesa di una delle quattro croci detta dei Santi.

Nel 1408 fu concessa alla famiglia dei Griffoni.

Nel 1507 era della famiglia Maranini.

Fu fatta accomodare nel 1462, e risarcita nel 1614, e 1748.

L'ospizio dei Cappucini fu traslocato sotto questa parrocchia nel 1677, in una casa della via Val d'Aposa rimpetto alla sagristia di S. Paolo, il quale era prima sotto la parrocchia di S. Giacomo dei Carbonesi.

179. — S. Paolo.

Chiesa dei Barnabiti, i quali furono nominati Penitenzieri di S. Pietro il 6 febbraio 1593, e per questo vi fu loro concessa la chiesa di Sant'Andrea dei Piatesi.

La chiesa di S. Paolo fu cominciata ai 27 dicembre 1606.

La capella di marmo dell'altar maggiore fu finita nel 1647.

180. — S. Martino Maggiore.

Parrocchia di Carmelitani della congregazione di Mantova, posta sopra il torrente Aposa nella via di Mezzo.

In questa antichissima chiesa si tenevano le adunanze degli ungari, che la rovinarono.

Fu riedificata in miglior forma nel 1217, ed il 7 marzo 1293 fu ceduta ai Carmelitani, che trovavansi in Bologna fino dal 1202, e che nel 1289 stavano a S. Nicolò vicino al campo del Mercato, convento che fu di monache Agostiniane, situato sulle rive dell'Avesa quasi di faccia ai primi mulini del canale, e cioè sull'angolo della strada che è fra l'Avcsa ed il Canale.

Minacciando rovina questo convento, e volendo passare ad una vita più austera abbandonarono nel 1322 questo luogo, e passarono a S. Guglielmo nella MascareIla. Ritornando a S. Martino fu dato ai suddetti frati nel 1305 l'ospedale detto di S. Martino poco discosto dalla chiesa, la quale ai 26 maggio 1315 fu ingrandita, ed ampliata dal Senato, che concesse ai frati di prendere parte delle vecchie fossa della città, e la chiesa di S. Andrea, che si vede tuttavia rinchiusa nel convento vicino al portone delle carra.

Il 16 maggio 1511 fu consacrata la chiesa.

La capella del Carmine fu cominciata il 16 febbraio 1750, ed aperta li 11 novembre 1753. Fu fatta a spese di Pietro Conti. La ferriata costò zecchini 180.

In questo convento furono concentrati i frati delie Grazie, e poi tutti sopressi il 31 dicembre 1798.

Un decreto reale del 24 giugno 1805 univa a questa la parrocchia della Mascarella, e S. Tommaso del Mercato a San Martino, e S. Cecilia fu concentrata in S. Bartolomeo.

Il convento ha servito più volte di deposito da grani, massime nell'anno 1800, nel quale Bologna fu travagliata dalla carestia.

Parte di detto convento fu venduto.

San Giovanni Decollato.

La chiesa di S. Giovanni Decollato fu chiusa il 16 agosto 1808, e ne fu anche murata la porta.

Per l'ingrandimento della Montagnola furono sepolti i due cimiteri della Vita e della Morte, ed atterrata la detta chiesa non che parte dell'antico ospedale detto delli Appestati, servendosi dei materiali, per fare il gran muro di sostegno al terrapieno della Montagnola dalla parte delle mura di Gallera. Questo atterramento si incominciò il primo agosto 1809.

Oltre ai predetti materiali ne furono forniti al detto muro mercè demolizione del più antico ponte che fosse sopra Savena finito nel 1330, che era sopra il torrente detto Savena vecchia fuori di porta Maggiore, distruzione che fu fatta in quei giorni.

La chiesa di S. Giovanni Decollato non era molto grande, ma bensì di forma elegante e svelta.

L'antichissima colonna che era nel cimitero della Vita e che era già nella piazza grande nei secoli passati, fu trasportata nella Certosa.

Presso S. Giovanni Decollato nella Montagnola vi era il cimitero dei giustiziati.

Le esecuzioni si sono fatte nel Campo del Mercato fino al 1507, poi alli finestroni del Palazzo del Podestà. Nel 1604 si cominciò a far giustizia sulla Piazza Maggiore con ordigni e scale. Nello stesso anno si cominciò a dar la corda sopra il voltone delle prigioni del Podestà, che prima si dava alla ringhiera del predetto palazzo.

Il Campo del Mercato era pieno d'alberi, cespugli, e spine.

Fu accomodato nell'anno 1219 per farvi il mercato delle bestie grosse, che prima aveva luogo davanti a S. Bartolomeo di Reno.

Il suddetto campo dove si faceva la fiera, era lungo piedi 936, e largo piedi 310.

La Montagnola fino alle mura di Galliera è lunga piedi 1300, e larga più di piedi 700.

Nel 1300 fu concesso dalla Repubblica, che otto giorni prima, e otto giorni dopo S. Petronio, vi si tenesse una fiera franca eccetto che per il sale.

In mezzo alla detta piazza eravi una croce, o capella, dove durante la fiera vi si diceva ogni giorno la messa.

La residenza dei due giudici, e le botteghe erano di legno.

In tempo di fiera niuno poteva aprire bottega, salvo quelli che nella piazza di S. Stefano vendevano candele di cera, per servizio delle reliquie di S. Petronio.

181. — Santa Maria delle sette Allegrezze.

Chiesa detta anche delle Moline, dalla casa della Biada, ed ancora degli Annegati, perchè vi si esponevano gli annegati.

Quest'antica chiesa fu edificata nel 1393.

La Confraternita fu instituita nell'anno susseguente. La chiesa fu poi riedificata di nuovo, affatto nell'anno 1609.

Questa chiesa fu soppressa il 31 luglio 1798, e chiusa il 16 agosto 1808.

Fu segato il muro dov'era dipinta la Beata Vergine da Lippo Dalmasio, e trasportata alla Certosa.

182. — SS. Simone e Giuda.

Confraternita posta di dietro al palazzo Spada.

Era parrocchia, e nel 1296 si chiamava S. Simone della famiglia Papazzoni.

Nel 1322 fu risarcita dal Senato spendendovi lire 300.

Nel 1562 fu instituita questa compagnia nella chiesa di S. Fridiano fuori di porta S. Mamolo, e nel 1566 venne in questo luogo.

Il 10 giugno 1591 fu soppressa la parrocchia, e data a S. Martino Maggiore.

Questa compagnia fu soppressa il 30 luglio 1798.

La chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808.

Era detta ancora compagnia del S. Sepolcro.

Santa Maria del Carmine

Sotto S. Martino eravi la chiesa di Santa Maria del Carmine nel Borgo di San Pietro, all'angolo del Vicolo detto dei Buffoni, dov'erano Terziarie Carmelitane soppresse l'11 luglio 1744.

Lo stabile fu venduto a Gaetano Tappi, che lo ridusse a casa.

(Questi periodi erano entro il capitolo precedente, senza alcun nesso. Ho preferito creare un capitoletto supplementare per dare maggiore chiarezza. CP)

183. — Santissima Annunziata.

Chiesa e ritiro del Padre Calini.

Questa chiesa fu chiusa il 16 agosto 1808, servendosene però internamente.

Questa pia opera di povere ragazze raccolte dal Padre Calini, fu sostentata dalle carità, fra le quali fu cospicua quella fattagli dalla signora Eulalia Grati Bugamò il 22 settembre 1804.

184. — S. Matteo delle Pescarie.

Parrocchia.

Fu edificata nel 1178 da Giulio Accarisi.

Nel 1300 fu riedificata essendo stata atterrata due volte.

Il 17 giugno 1566 vi fu unita la Cura di S. Damaso, che era negli Orefici rimpetto alle Beccarie, sul cantone delle Calzolarie, edificata nel 1053 da Pietro di Testa Scanabecchi vicino alla sua casa. Fu poi riedificata nel 1366 e nel 1551, e nel 1566 fu soppressa.

185. — Santa Maria della Vita.

Arciconfraternita e chiesa posta nella via delle Clavature.

Questa chiesa andò in rovina il 29 novembre 1686.

Fu riedificata con disegno del P. M. Borgonzoni della Carità.

La cupola fu fatta con disegno di Giuseppe Tubertini, nativo di Budrio, il quale si fece un nome con quest'operazione procuratagli dal signor dottor D. Piedivilla, che era della compagnia della Vita, professore dell'Università, e sotto bibliotecario dell' Istituto.

186. — S. Eligio.

Parrocchia detta di Santa Maria in Solario, posta nella via Gorgadelli (Gorgadello), dopo il vicolo dei Ranocchi presso le Pescarie.

Era parrocchia sino dal 1302.

In questo luogo nel 1353 da Giovanni Visconti fu incominciata una cittadella.

Il 24 dicembre 1460 fu unita la chiesa a quella della Vita, e la parrocchia a quella di S. Matteo.

Fu risarcita nell' anno 1452. Nell'altare di questa chiesa vi era un arca fatta nel 1294. La detta chiesa era dell' arte degli Orefici.

Sotto questa parrocchia vi era l' ospedale della Vita instituito nel 1260 per gl'infermi.

Esisteva in luogo angusto presso la chiesa della Vita, fra le Clavature e le Pescarie.

Nel 1667 il 18 febbraio fu posta la prima pietra del nuovo ospedale architettato da Bonifacio Socchi.

Terminata la metà della fabbrica fu aperto il 2 giugno 1725, traslocandovi gli ammalati che trovavansi nel vecchio ospedale. La spesa fu stimata in L. 600,000 a fabbrica finita.

Il 20 luglio 1797 nacque una disputa fra la municipalità di S. Domenico e di Santa Maria Maggiore, sulla proprietà dell'ospedale. Sotto la prima vi era la chiesa, la computisteria, ed altro. Sotto la seconda vi era l'ospedale. Quella di S. Domenico il 23 luglio 1797 (Orig. 1787) cedette alle sue pretese.

Quest'ospedale ha servito anche per i militari Francesi e Cisalpini, di questi ultimi dal 25 dicembre 1797 alli 23 gennaio susseguente ve ne furono 2253.

L'8 giugno 1800 si cominciò a traslocare qui gli ammalati d'ambo i sessi dell'ospedale della Morte, e fu allora che prese il nome di Grande Ospedale.

187. — S. Andrea.

Chiesa posta sopra il Voltone delle Pescarie, dell' arte dei Pescivendoli.

188. — S. Matteo.

Chiesa nella strada delle Pescarie, dell' arte dei Salaroli.

189. — Quattro Martiri Coronati.

Chiesa nella strada delle Pescarie, dell'arte dei Muratori, e Tagliapietre, contiguo alla residenza dell'arte de'Salaroli.

190. — S. Giovanni Battista.

Chiesa nella via Pellizzarie, dell'arte dei Pelliciari.

191. — S. Benedetto.

Chiesa nella via Pelizzarie, dell'arte dei Calegari.

Quest'arte con quella dei Pelliciari, stavano unite in uno stesso luogo.

192. — S. Lodovico. (non geolocalizzato)

Chiesa nella via Pelizzarie, della compagnia dei Perruchieri.

193. — S. Biagio.

Chiesa nella via Pelizzarie, dell' arte dei Cartolari, che sono acconciatori di pelli di vitelli, pecore, capretti ecc.

Nel 1586 il 20 dicembre fu unita a quella dei Tentori.

194. — S. Onofrio.

Chiesa nella via Pelizzarie, dell' arte dei Tentori.

La loro residenza l'avevano comune con quella dei Cartolari.

195. — S. Giuseppe.

Chiesa che era posta nelle Cimarie, dell'arte dei Falegnami.

196. — S. Giovanni Battista.

Chiesa nella via delle Cimarie, dell'arte dei Bombasari.

197. — S. Petronio. (non geolocalizzato)

Chiesa nella via delle Cimarie, dall'arte dei Tessitori da seta, cominciata nel 1583.

Nel 1749 fu rinnovata la loro residenza.

198. — S. Francesco. (non geolocalizzato)

Chiesa nella via delle Cimarie, dell' arte dei Cordellari di seta.

Quest'arte fu separata dai merciari ai 29 dicembre 1683, e confirmata il 29 aprile 1684.

199. — S. Antonio Abbate.

Chiesa nella via delle Cimarie, dell' arte dei Gargiolari, posta nella stessa casa dei Tessitori e Cordellari da seta.

Fu poi restaurata dai Salaroli il 18 marzo 1667, e privilegiata nel 1670 per andare alle processioni.

200. — SS. Crispino e Crispiniano.

Chiesa posta nelle Calzolerie, dell'arte dei Ciabattini.

201. — S. Domenico.

Oratorio nella via Caprarie, dell'arte dei Macellari.

Sotto quest'oratorio vi era uno dei tre vasi delle Beccarie, il quale era lungo piedi 60, e largo piedi 24 con sei panche.

Il secondo vaso era rimpetto al pelattoio lungo piedi 130, largo piedi 32 con 14 panche.

Questo locale nel 1817 fu ridotto ad uso delle Pescarie.

Il terzo vaso era negli Orefici, e passava nelle Pescane, lungo piedi 110, e largo 32, con dieci panche.

Questi tre vasi furono edificali nel 1564.

Le arti ebbero principio la maggior parte nel 961.

202, — S. Michele Arcangelo.

Parrocchia in strada Maggiore, detta dei Leprosetti famiglia bolognese, anticamente decanale, collegiata da sei canonici.

Abbruciò nel 1210, e nel 1361 fu rifatta da Antonio Griffoni.

Nel 1392 fu risarcita.

Il Guasto chiamavasi il luogo dov'erano le case di Antonio dalle Caselle, e di Gaspare Bernardi demolite nel 1399, per aver dato ai Manfredi di Faenza il castello di Solarolo. Fu decretato che in questa piazza si facesse il mercato degl'asini.

Nel 1413 vi furono assegnati i beni della chiesa di S. Nicolò della casa di Dio, che confinava col Torresotto di San Giorgio in via Poggiale.

L'otto maggio si cambiò il termine per gli affitti delle case per decreto del Senato dell'8 ottobre 1547, e cioè: i comiati si fissarono pel 2 febbraio, e il pagamento delle pigioni pel 14 agosto ed il 14 dicembre.

Prima si trasportavano i mobili il 29 settembre, i comiati si davano il 29 giugno, e le pigioni si pagavano a Natale e a Pasqua.

Con un decreto di Bonaparte, questa parrocchia doveva essere unita a quella di S.Stefano, ma un altro dell'Arcivescovo ordinò che fosse unita a quella di S.Bartolomeo.

203. — S. Michele Arcangelo.

Parrocchia nel Mercato di Mezzo. A questa fu unita l'altra parrocchia di San Cataldo, e quella di Santa Maria degli Uccelletti il 20 novembre 1566.

Quella di S. Giusta nel 1501 fu trasportata in S. Bartolomeo di Palazzo, le quali ambedue furono unite nel 1594 a S. Michele suddetto, e alla medesima parrocchia ed il 30 ottobre 1618 vi fu poi agregata anche una parte di quella di San Lorenzo dei Guerrini.

Un decreto reale incorporava questa parrocchia a quella di S. Bartolomeo, ma un altro dell'Arcivescovo l'univa a quella di S. Pietro.

Questa chiesa era di nomina alternata di ragione dei PP. di S. Giacomo, e della famiglia Bottrigari.

Il locale nell'estate del 1808 fu messo ad uso profano, e specialmente per farvi vedere cose curiose e strane. Fu poi ridotto a mangano.

Sotto questa parrocchia vi era l'arte dei merciari, e degli speziali.

204. — S. Cattaldo.

Chiesa edificata dai Lambertini nel 1002 negli Orefici dov'è il vicolo dello Stallatico del Sole.

Nel 1566 fu profanata.

205. — Santa Maria degii Ucceiietti.

Chiesa parrocchiale, e retta da dei congregati, che furono soppressi il 31 luglio 1798.

Nel 1808 fu profanata.

206. — S.Giusta.

Parrocchia vicina all'arte degli speziali, della quale se ne veggono tuttavia le vestigia.

Esisteva nel 1294.

207. — Santissima Annunziata.

Chiesa nella via delle Accuse dietro il palazzo del Podestà, dell'arte degli speziali.

I loro statuti furono riformati nell' anno 1239.

Rimpetto all' arte degli speziali vi erano le notarie del Podestà, dov'era la casa di Filippo e Paolo fratelli Lambertini, comprata dal Senato nel 1294.

208. — S. Nicolò.

Chiesa dell' arte dei merciari, posta nella via delle Accuse, rimpetto alle notarie del Podestà.

209. — S. Leonardo.

Chiesa detta delle carceri, perchè serviva ai carcerati per debiti.

Il 17 agosto 1368 fu concessa ai Celestini, con obbligo di celebrarvi ogni giorno la messa, e per questo gli venivano pagate dal tesoriere della camera lire 50 annue.

210. — Santa Maria del Popolo.

Chiesa sotto il voltone del Podestà.

Nel 1517 fu fatta edificare la chiesa dal Senato.

Poco lontano a questa vi era quella di Santa Maria delle Scale, demolita nel 1337.

Presso la compagnia dei merciari vi era la porta del palazzo del Podestà, dove stava la guardia degli sbirri, la quale nel 1483 fu aperta sulla Piazza della Fontana lunga piedi 370, e larga piedi 300.

La Fontana architettata da Tommaso Laureti, ha cento spinelli, che scaricano ogni ora 40 corbe d' acqua, che sono corbe 900 al giorno, e 351360 in un auno per calcolo fatto dall'ingegnere del Senato Carlo Sega.

Nel 1605 vi fu fatta la ferriata.

Il condotto dello acque è alto piedi 5, largo piedi 2.

Il palazzo del Podestà già della Comune fu cominciato nel 1201.

Nel 1253 vi abitavano gli Anziani.

Vi era la capella per la conforteria, il corpo di guardia del Barigello, e le prigioni ed una sala lunga piedi 88, larga piedi 46, posta sotto l'altra del Re Enzio in volta con grossi pilastri in due ordini formanti tre navate, dov'è l'archivio notarile.

Nel 1313 abbruciò quest'archivio. Vi è un altro salone lungo piedi 170, largo piedi 44, dove si facevano commedie, e si giocava al pallone.

Il Torrazzo fu fatto innalzare nell'anno 1269.

La campana pesa libbre 13000 fatta nel 1453 colla quale nel 1485 ai 9 gennaio s'incominciò a ribattere le ore.

Vi abitava il Podestà, gli Auditori di Rota, il Giudico dell'Orso, ed altri colle loro famiglie.

Il primo orologio pubblico fu fatto nel 1294 nella via delle Accuse sulla torre dei Lambertini, detta poi del capitano, la quale si vedeva unita al palazzo del Podestà.

Se ne vedono i resti nell' angolo verso l'arte dei merciari.

Nel suddetto palazzo Vecchio del Comune vi erano due chiese, e cioè S. Tecla parrocchiale, e S. Silvestro ambedue dei Lambertazzi, demolite nel 1222.

Quella di S. Appolinare che era nella corte dello stesso palazzo, fu distrutta nel 1250.

Fu fabbricata una chiesa sotto il titolo di S. Tecla, e Silvestro di Porta Nuova rimpetto alla Fontana, nel già palazzo della Biada, la quale fu anch'essa demolita per ampliare il nuovo palazzo del Comune.

Il primo Podestà di Bologna fu Guido Sassi, che fece la sua entrata il primo luglio 1153.

Nel 1196 tenevasi ragione nella Corte dei Bulgari, perchè gli Anziani abitavano in questo palazzo.

Li Auditori di Rota ebbero principio nel 1535, e davano udienza nella sala del Re Enzo lunga piedi 40, e larga piedi 74 con un nobilissimo ma non compito soffitto.

Morì Enzo il 13 maggio 1272.

In questo palazzo vi fu tenuto Conclave nel 1410, nel quale il sabato 19 maggio alle ore tredici fu eletto Papa Baldassarre Coscia con nome di Giovanni XXIII, il quale come Antipapa fu poi detronizato dal Concilio di Costanza, e fu eletto Martino.

211. — S. Michele Arcangelo.

Chiesa nella via degli Agresti, della quale si ha memoria il 13 gennaio 1374.

Nel 1567 il 12 maggio furono aggiunte tre case a questa parrocchia tolte da quella di S. Martino delle Bollette, e furono quelle dei Caprara, dei Negri, e dei Freschi.

Il 5 gennaio 1599 fu concessa ai Bernabiti.

Questa chiesa fu più volte riedificata ed abbellita.

212. — Santa Maria Coronata.

Oratorio nella via del Volto Santo di dietro al palazzo Caprara.

Questa chiesuola fu soppressa e l'immagine fu traslocata più avanti nel fianco del palazzo già Monti, poi dei Caprara, poi vi fu aperta una chiesuola ingrandita nel 1817.

213 — S. Nicolò.

Parrocchia in S. Felice.

Esisteva nel 1100 unita alla vicina cattedrale dei Santi Naborre e Felice.

Nel 1570 fu riedificata con architettura di Pietro Fiorini.

La Croce alzata sulla strada fu la prima innalzata in Bologna, che nel 1608 fu rinnovata dai Grimaldi, e la vecchia Croce fu trasportata alla Pieve arcipretale di Caslel Franco.

Questa parrocchia doveva essere unita alla Carità per decreto reale, lo che venne confirmato anche dal decreto arcivescovile.

Fu poi sussidiale della Carità.

214. — Santi Naborre, e Felice.

Parrocchia che trovavasi fra strada S. Felice, ed il Canale di Reno.

Fu edificata nel 345, fu distrutta nel 364, fu riedificata nel 410, fu consacrata nel 412, od era sede del Vescovo, e di un capitolo.

Nel 903 fu abbruciata dagli Ungari.

Nel 1100 fu data ai monaci Cassinesi, acquistando il nome di Abbazia.

Nel 1381 fu ampliato il monastero, e nel 1384 edificato il campanile e la sagristia.

Fu poi abbandonato in causa di guerre.

Nel 1505 fu rovinata dal terremoto.

Il 24 ottobre 1512 fu data alle suore di S. Chiara fuori di strada Stefano il di cui monastero era stato distrutto dalle guerre. Ne presero possesso il 16 gennaio 1513.

Nel 1635 fu ridotto il campanile a miglior forma.

Le predette monache stavano fuori di S. Stefano in luogo detto S. Francesco dalle Donne (Dominarum = Monache), dov' era un monastero nel 1251 d'altre monache dette degli Eremiti della Catena.

Nel 1384 vi erano le monache Francescane poi dell' Abbadia.

Fu rovinata per le guerre del 1511.

Alla suddetta chiesa di S. Naborre fu tolta la parrocchia, e ripartila fra S. Nicolò di S. Felice, e Santa Maria della Carità ai 19 maggio 1684.

Il ponte del canale di Reno nelle Lamme fu rifatto nel 1317 dall'ingegnere Bonaventura da Caldarara.

Nel 1527 fu creata la chiesa detta del ponte delle Lamme, nella quale nel 1552 ebbe principio la confraternita di detto nome.