Via Larga di San Domenico, dal II volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via Larga di S. Domenico comincia da Strada S. Mamolo, o termina al piazzale di S. Domenico.

La sua lunghezza è di pertiche 45, 0I, 6, e la sua superficie di pertiche 67, 38, 1.

Fu detta Vignazzi di S. Procolo, via dei Rucholi, e Belvedere.

Via Larga di S. Domenico a destra cominciando da Strada S. Mamolo e terminando al piazzale di S. Domenico.

N. 985. Casa di diretto dominio dei Padri di S. Procolo, i cui miglioramenti furon venduti ai direttari da Francesco del fu Pietro Astolfi per L. 3000. Rogito Girolamo Fasanini delli 15 febbraio 1578. È detto essere sotto S. Procolo in angolo della via di S. Mamolo e della via Larga di S. Domenico, in confine di dette strade, di Domenico Balzani, e di Lazzaro Saliceti.

Nel 1630 per l'apertura della via Urbana, fu demolito l'angolo sulla via di San Mamolo per meglio scoprire la piazza di S. Domenico dalla strada di Saragozza. La perizia del danno che arrecavasi a questo stabile dei monaci di S. Procolo per il detto atterramento fu presentata li 15 febbraio 1629 ammontante a L. 3529, 15.

N. 986. Casa che del 1578 poteva essere Saliceti, o Balzani. Nel 1715 era dei Bordani, poi della compagnia del Rosario.

N. 987. Casa che del 1715 era di Carlo Zanardi, poi dei banchieri Giovanardi, indi dei Gandolfi Cittadini, dopo dell' orefice Ortolani, e ultimamente del negoziante Vecchietti.

N. 988. Stabile di Matteo Belletti al cominciare del secolo XVIII, poi Corsini, e Grassilli.

NN. 989, 990. Il primo numero segna la casa che del 1612 dicesi che fosse dei Tanara, e del 1715 del procuratore, poi avvocato Francesco di Giuseppe Magnani, che sposò la figlia ed erede del dottor medico Stancari, la quale gli portò un valsente di circa L. 5000 di rendita.

Il N. 990 nel 1617 era di Paolo Emilio Balzani, indi delle Convertite, poi dei Magnani.

Appartennero poi ambidue all'avv. Ignazio Magnani, il quale fu celebro difensore de' rei, coprì cariche luminose durante il governo italiano, e fu stimato da' suoi concittadini, e dagli esteri. Lasciò erede la moglie Rosalia figlia del notaro Antonio Lodi, che testò a favore del dottor in leggi Gio. Battista de Coch, il quale fu collegiale Fiammingo, ma che mai abbandonò il suo domicilio di Bologna.

I Magnani di questa stirpe erano oriundi della villa d' Aiano, montagna bolognese. Il padre del detto Francesco condusse un' osteria nel borgo di Sant' Appolonia, alias Gatta Marza.

N. 991. Casa che del 1528 era di Giovanni dagli Organi, poi dei Barbieri. Li 22 dicembre 1623 Alessandro Barbieri la vendette al conte Francesco Pepoli per L. 9000. Rogito Scipione Carrazzi. Confinava da un lato i De Caneto, dall' altro Gio. Battista Balzani, e di dietro l' orto di S. Procolo.

1674, 5 gennaio. Cecilia figlia ed erede del celebre avvocato Paolo Zani e moglie di Amos Cavalca, e Maria Egidia Gualandi, vedova del detto avvocato, la vendettero per L. 8000, a rogito Lodovico Barilli, al dott. Pier Francesco di Paolo Giuseppe Castelli, di famiglia altra volta provvista di beni di fortuna, allevato nel collegio Comelli, causidico di grido, uomo illibato, e sindaco di Reggimento morto nel 1680. Il di lui figlio Paolo, detto per eredità Ippolito Perratini, dottor in leggi, vescovo di Targa in partibus, uomo ingenuo e di raro carattere, morì in questa casa lasciando erede un figlio di Masini suo pronipote ex sorore.

N. 992. Li 30 giugno 1528 Gio. Battista e Annibale, fratelli de' Mangini, salvo il diretto dominio dei Padri di S. Procolo, ai quali gli si paga l'annuo canone di lire 9, 10, vendono ad Ottaviano e a Vincenzo, fratelli Torresani, una casa sotto S. Procolo, nella via che va a S. Domenico. Confina Giovanni degli Organi, un' altra via pubblica, e il muro dell'orto di S. Procolo, per L. 2400.

Bernardino di Alessandro Guardini vende li 21 gennaio 1606 a Rinaldo di Giovan Francesco Tossignano, alias Pannirazzi, i miglioramenti di due case enfiteutiche di San Procolo nella via Larga di S. Domenico, per L. 8600. Rogito Giulio Fasanini.

1617, 27 febbraio. Giovanna Bolognetti Felicini compra da Marcantonio Tossignani per L. 9500, due case in via Larga di S. Domenico, enfiteutiche di S. Procolo, e sotto la parrocchia di detto Santo. La grande confina colla strada a settentrione, con altra via a oriente, col convento di S. Procolo a mezzodì, e la casa piccola a ponente, la quale confina a oriente la detta casa grande, la strada a settentrione, e Paolo Emilio Balzani a occidente. Rogito Giulio Andrioli. Pare che del 1647 fosse dei De Caneto.

1680, 20 agosto. Questa casa in via Larga di S. Domenico, sotto S. Procolo, alla qual abbazia si pagava il canone di L. 14, era degli eredi del fu dott. Giacomo Danioli, valutata L. 11500. Rogito Carlo Verri. Confina a levante il vicolo de' Mattugliani, a mezzodì il monastero di S. Procolo, ed a sera Ambrogio Cavalca, e Cecilia Zani successori del fu dottor Zani.

La comprò il dottor Francesco Maria Gabrielle Commi da S. Gio. in Persiceto, che ebbe una sola figlia ed erede Lucia Teresa Diamante, maritata nel conte Vincenzo del conte Antonio Vittori, morta li 18 marzo 1760, la cui figlia unica, Maria Vittoria Elisabetta, portò l'eredità paterna e materna al di lei marito senatore Giovanni Luigi Marescotti.

In questa casa mori Antonio Francesco di Vincenzo Ghiselli, canonico di S. Petronio, nel gennaio del 1730, autore della voluminosa cronaca di Bologna, da lui cominciata nel 1666, e che il primo novembre 1716 ne fece donazione causa mortis al conte Ferdinando Ranuzzi Cospi assieme a tutti i manoscritti patrii da lui posseduti, e in correspetività il Ranuzzi si obbligò di pagargli annui scudi 60. Li 28 febbraio 1730 fu data l'assoluzione a Giuseppe Ghiselli della fatta consegna dei suddetti manoscritti al senatore Marcantonio Ranuzzi, rogito Antonio Giuseppe Carboni, i quali in gran parte, e specialmente la cronaca Ghiselli, passarono alla Biblioteca dell'Istituto.

Questa casa pare che li 8 maggio 1720 fosse presa in affitto dal conte Luigi Ferdinando Marsili, mentre si trova che il primo novembre 1730 morì nella casa dei Comini in via Larga S. Domenico. Fu poi acquistata nel 1761 da Francesco Fabri cassiere di Reggimento, che vi fece molti risarcimenti, e vi istituì una specie di Monte per prestar denari contro pegni. Morì con opinione di uomo ricco, ma in fine si trovò fallito, e questa casa passò ai creditori che poi la vendettero.

Si passa il vicolo dei Mattugliani.

N. 993. Casa che credesi esser stata dei Mattugliani, e qualcuno ha preteso anche dei Papazzoni antica famiglia finita in Agata moglie di Giovanni Marani, alias Terribilia, e madre di Faustina. Ma la detta Agata discendeva da Flaminio di Alessandro dalla Volpe, dottor di fisica e matematica, che si disse dei Papazzoni in causa della madre. Appartenne ai Terribilia, o Tribilia, e dicesi che fosse comprata dal famoso architetto Francesco morto nel 1603, Fu poi comprata dal dottor Giovanni Pirotti nel 1773 per L. 6500, che la restaurò. Passò al notaro Zenobio Egidio Teodori.

N. 994. Stabile che del 1513 era degli eredi di Bartolomeo Saliceto; nel 1574 di Angelo Serafini, e nel 1715 di certa suor Cleandra in S. Pietro Martire. Le dette monache, li 25 ottobre 1726, la vendettero ai Padri di S. Domenico, e allora confinava col canonico Ringhiera e colle scuole Pie, eredi Terribilia.

N. 995. Casa nell'angolo delle due strade venduta da Calisto Avoglio li 25 febbraio 1513 per L. 1000 a Vincenzo Barbieri. Rogito Achille Castelli. Confinava le vie pubbliche da due lati, gli eredi di Bartolomeo Saliceto e il venditore. Giorgio del fu Petronio Barbieri la vendette li 7 dicembre 1574 ad Ercole Castellani per L. 1200. È detto essere sotto S. Procolo sul cantone che guarda la chiesa di S. Domenico, e confinare con altri beni dei Barbieri, con due strade e con Angelo Serafini. Passò ai Ringhiera prima del 1715, poi ai Banzi, indi ai Simoncini.

Via Larga di S. Domenico a sinistra cominciando da Strada S. Mamolo, e terminando al piazzale di San Domenico.

N. 1000. Nell' angolo del vicolo Vignazzi li 25 settembre 1577 eravi la casa di Catterina Tassi, vedova di Antonio Galeazzo Caravaggi, posta sotto S. Procolo nella via di S. Domenico. Confina certa via da due lati, oltre quella di S. Domenico, e Agostino Marsili. Rogito Gio. Battista Turroni. Nel 1588 confinava coi Balzani.

N. 1001. Questo numero è ora inchiuso nel precedente. Sembra che fosse già dei Balzani, e che forse vi abitasse Camilla del fu Gio. Battista Balzani, moglie di Bartolomeo di Guidantonio Barbazza Manzoli. Appartenne in seguito ai Carrazzi, che finirono in Carlo notaro, marito dì Matilde sorella del curiale Mariano Bassi, morto dopo il 1772. I suddetti due numeri appartennero poi ai marchesi Marsili.

Si passa il secondo Vignazzi,

N. 999. Dagli atti dell' Ornato sappiamo che li 27 giugno 1573 Giacomo Fabi volendo riedificare una sua casa che aveva in isola non lungi da S. Domenico in faccia dei Barbazza, chiese di dirigere il muro corrispondente al vicolo detto anticamente Vignazzi di S. Domenico, a retta linea, e cioè dall'angolo superiore di detto vicolo verso la via che va a S. Domenico, piedi 5 e oncie 4, e terminare in niente col vecchio muro esistente.

1637, 7 novembre. Vengono surrogati i beni Boccaferri a certi beni fidecommissari Fava, fra i quali viene nominata la casa sotto S. Procolo in via Larga di San Domenico. Rogito Gio. Franc. Tamburini

Fu poi dei Fava che l' ornarono di facciata con disegno del Terribilia. Il ramo che qui abitava si estinse in Giovanni Francesco Fava, morto li 25 gennaio 1792, la cui eredità passò al conte Nicolò del ramo Fava della Maddalena. Ultimamente apparteneva al marchese Giuseppe Mariscotti Berselli datagli in paga dagli eredi del predetto Nicolò.

Si passa la via del Cane.