Chiesa dei SS. Vitale e Agricola

Chiesa dei SS. Vitale ed Agricola, che molte ragioni la fan credere una delle più antiche di Bologna, e particolarmente per il sotterraneo sul quale in parte è stata fabbricata questa chiesa, che dicesi servisse nel 1088 alle radunanze di una delle quattro tribù della città, e che a sinistra del suo ingresso presenta la gran cappella di ragione della parrocchia, della quale s'ignora l'epoca della sua edificazione.

Li 24 giugno 1805 la cura d'anime, assieme ai libri parrocchiali, fu unita a quella dì Santa Maria dei Servi. La chiesa doveva esser chiusa e profanata, ma è sempre rimasta aperta ed ufficiata. Anzi nel 1825 gli furono ridonati gli antichi diritti parrocchiali. Il monastero è considerato come il primo istituito in Bologna per donne, il quale in epoche diverse si è sempre dilatato.

1581, 8 maggio. Le suore di S. Vitale comprarono una casa dai Campeggi, che si dice fosse posta nella via delle Pellacanerie, in confine d'altri beni di dette suore, e della via pubblica mediante un andito. Rogito Ercole Castellani.

Nel luglio del 1756 fu compiuta la fabbrica di un pezzo di muro lungo la via dei Pellacani, chiudendo entro la clausura due case e un vicolo morto, e ciò mediante concessione del Senato.

Li 18 giugno 1798 fu ordinato che le monache di Santa Margherita si unissero a quelle di S. Vitale.

Li 31 gennaio 1799 fu soppresso questo convento, che servì per vari mesi a depositarvi quadri delle soppresse corporazioni religiose, oggetti di storia naturale e piante esotiche del disfatto giardino botanico del palazzo del Legato , i quali effetti furono in appresso trasportati a Sant'Ignazio nel Borgo della Paglia.

Il convento fu venduto all'architetto Gio. Battista Martinetti coi rogiti 10 e 22 aprile 1799 del notaro Luigi Aldini, e 6 aprile 1800 del dott. Serafino Betti.

Dirimpetto alla chiesa di S. Vitale, nel mezzo della strada, vi era una cappella che racchiudeva una croce antica, che dicesi segnasse il luogo del martirio dei SS. Ermete, Aggeo e Caio nostri concittadini, ai quali era dedicata.

Nel 1303 Monso Sabbadini coprì la croce con cappella, alla qual opera vi concorse Attilia sua figlia, badessa di S. Vitale, regalata dal Senato di quattro colonne di marmo, che eran nella corte del palazzo, elevate sugli angoli della medesima. La piramide era coperta di rame dorato, che fu levato nella quaresima del 1773. Per decreto delli 12 gennaio 1798 del ministro della polizia generale della Romagna Cisalpina, questa croce subì la sorte di varie altre sparse per la città, e fu messa in S. Petronio. Il conte senator Lodovico Savioli, mandatario dei Zabarella di Padova, proprietari di questa cappella, volle che sotto la medesima si facesse un profondo scavo nella speranza di rinvenire lapidi e reliquie, come credevasi dal volgo, ma il fatto non corrispose alle diligenze dell'avveduto Savioli.