Alberto (d') d'Orso

Così si dissero i discendenti d'un Alberto vivente nel secolo XI, figlio d' Orso detto il Tinoso e marito della contessa Beatrice figlia d'Ugo conte di Bologna, la quale beneficò la badìa di Musiano con donazione di terre fatta nel 1027. Progenitore di questo Alberto fu un Gerardo di Aghinolfo, signore nel secolo X di Galiera, di Lama de' Conti e d' altri luoghi (1), dalla cui stirpe derivarono i Savioli (che soli rimangono), i Cazzanemici, i Savii, gli Odaldi, i Figliocari, i Braiguerra, i da s. Pietro, i da Portanova, i da Santalberto, ma non già gli Orsi, come suppose il Ghirardacci (2).

Uno dei figli d' Alberto era Gerardo promosso cardinale del titolo di s. Croce in Gerusalemme circa l'anno 1122, e legato pontificio nella dieta convocata a Spira da Lotario, cinque anni dopo. Seguì Innocenzo II in Francia balzatovi dallo scisma, poi andò suo inviato a Lotario imperatore in Goslaria, per indurlo a calare in Italia a pro della chiesa contro Ruggieri re di Sicilia e ve lo precedette regalato (3). Ma poichè, morto Lotario, Ruggieri rivendicava le perdute Provincie e mostravasi proclive a trattare col papa, questi gl'inviò il cardinale Gerardo, il quale sì destramente comportossi da guadagnare l' amicizia di Ruggieri e da essere poi adoperato dal papa nelle più gravi circostanze (4). Di guisa che quando, dopo il brevissimo pontificato del suo successore Celestino II, Gherardo fu eletto papa (e viene generalmente detto de'Cazzanemici), Ruggieri fece gran festa perchè avendolo a compadre e molto amico sperava di averlo in tutto favorevole. E non tardò a prestargli ubbidienza, ,come non tardò a disilludersi per opposizione trovata ne' cardinali. Ma Lucio II volendo infrenare i Romani, che risuscitato il senato miravano ad emanciparsi, fu colpito da un sasso in un tumulto e ne morì il 25 febbraio 1145, prima di compiere un anno di pontificato (5).

Iacopo nipote di Lucio II primario tra' patrizii per le dignità famigliari e per aver tenuto il consolato, era nel 1193 l' antesignano di coloro i quali, sperando un cangiamento, che restringesse in pochi gli ufficii del comune, favoreggiavano all' appressarsi de' comizii la rielezione a podestà del vescovo bolognese Gerardo Gisla, tanto benemerito quanto avido di dominio. Il quale con la sua arroganza e con l' avere ospitato re Enrico sceso in Italia per cingerne la corona, aveva fatto sospettare meditasse sottrarre il comune dalla lega per curvarlo di nuovo sotto il giogo alemanno. Nell' aspro conflitto che sorse tra gli oppositori ed i fautori del vescovo, questi ultimi vennero sopraffatti, ed ai consoli eletti allora perfino a dodici fu accordato pieno potere affinchè la republica non patisse detrimento. Ma i sopraffatti ripresero le armi e per due giorni dalla curia alla piazza suscitarono mischie, anzi grande battaglia al dir de' cronisti (6), uccisioni, rapine incendii. Dopo ostinato contrasto e sorte dubbia, Iacopo d' Alberto d' Orso oppresso, e da' suoi quasi abbandonato, si ridusse nell' episcopio. Vi furono sopra i consoli con gran popolo e si accingevano con macchine e fuoco ad espugnarlo, sicchè Jacopo e il vescovo vedendo impossibile la resistenza scamparono chetamente e si rifuggirono al castello di Surizano o Soverzano distante dieci miglia, che obbediva a Iacopo signore colà di molte terre avite.

Mentre i consoli facevano atterrare in città le case e la torre di Jacopo, come tutti gli antichi cronisti raccontano, Guglielmo Malavolta console strinse coll'esercito il castello di Surizano. Ma tanto sangue e rovine a che condussero? a un resultato quasi incredibile. O s' interponesse il pontefice, al quale appellò il comune, o i vincitori piegassero dinanzi alla memoria del passato e alla dignità episcopale, fatto sta che il combattuto vescovo, redintegrato, resse il comune dal Luglio a tutto Dicembre, dividendo però l' autorità con i consoli. Meno avventurato fu Jacopo che dovette redimere sè e i figli Cazzanemico, Traversaro e Gerardo, giurar sommessione e veder arso e distrutto il castello di Surizano (7).

Dieci anni dopo il podestà di Bologna Guglielmo da Pusterla stabilì accordi co' Ferraresi, segnatamente di estradizione reciproca de' servi fuggiaschi, onde fu convenuto che alcune masnade di villani appartenenti a Jacopo d' Alberto d' Orso e ad altri due Bolognesi, ch' erano profughi in quel di Ferrara, fossero consegnate e ritornate a servitù (8).

Le ire contro Jacopo erano già cessate ed anzi a quel tempo egli recavasi a Parma ed a Cremona per chiedere che que' due comuni favoreggiassero il bolognese nella guerra cui apparecchiavasi, o almeno non l'avversassero. E fu eziandio uno di que' procuratori del comune che fissarono solennemente i confini della corte ampliata di s. Ambrogio (9). L' anzidetto suo figlio Gerardo aveva cinque servi nel 1257 e l'altro figlio Cazzanemico è capo stipite dei Cazzanemici.

La torre di quei d'Alberto d'Orso, che vedemmo atterrata dai consoli nel 1193 insieme con le case contigue, era stata costrutta circa nel 1120 (10) ed è a credere sorgesse presso la Gabella vecchia nella piazzetta di s. Ippolito, ossia di s. Barbara, detta ancora corte de' Cazzanemici, ove continuarono ad aver le case i discendenti di Jacopo d' Alberto d' Orso, che si dissero de' Cazzanemici.

(1) Savioli, Ann. v. 1, pag. 269, stemma genealog. v. 2, pag. 140, v. 3, pag. 63.

(2) Savioli, Ann. v. 1, pag. 269.

(3) Savioli, Ann. v. 1, pag. 198, 211, 213, 222, 243, 245. Muratori, Ann. v. 5, pag. 185.

(4) Savioli, Ann. v. 1, pag. 251, 253.

(5) Muratori, Ann. v. 10, pag. 23, 236, 241. Savioli, Ann. v. 1, pag. 274.

(6) Historia miscella bononiensis, col. 246. De Griffonibus Matthaeus Mercuriale historicum rerum bononiensium, col. 108.

(7) Histor. misceli, col. 246. De Griffonibus M. Memor. hist. col. 108. Savioli, Ann. v. 3, pag. 158, 186, 187, 188. Questo castello dovett' essere ricostrutto dai Cazzanemici discendenti da Jacopo d' Orso che vi ebbero a successori gli Estensi sul finire del dugento. Costoro lo cedettero non guari dopo agli Ariosti loro parenti, i quali ne fecer vendita ai Manzoli nel 1407 e da loro s'intitola tuttavia, benché passato per eredità nei Marsili. É interessantissimo per i ponti, per le mura, per le torri medioevali.

(8) Savioli, Ann. v. 3, pag. 261.

(9) Savioli, Ann. v. 3, pag. 263, 264, 267.

(10) Savioli, Ann. v. 1, pag. 191.