Chiara (dalla) o Chiari
Jacopo giudice era del consiglio che ricevette la sottommissione de' nobili del Frignano nel 1231 e testimonio nel 1256 al giuramento dato sul carroccio dal nuovo podestà di Faenza, di reggere fedelmente quella città e di obbedire a' precetti del capitano del popolo bolognese (1).
I Chiari giurarono tra i geremei la pace delle fazioni, poi si ritrassero a Castelsampietro nelle successive turbolenze; fu loro imposto di tornare a Bologna nel 1299, e nel 1338 vennero citati dal papa per averne avversato il dominio (2).
Ma quando una mano di ghibellini s' era impadronita del castello di Monte acuto dell'Alpe (1316) e gli abitanti fuggivano, Tommaso Chiari fu inviato con milizie a protegger questi e a scacciar quelli. Seppe cogliere il destro, sbaragliò gl' invasori e ne fece impiccare il condottiere ad un albero. Altri de' Chiari trovaronsi poco dopo in altri fatti d' arme e a trattar di pace co' Faentini (3). Alessandro partigiano de' Bentivogli assalì i Marescotti nelle loro case per ucciderli. Fuggì accusato di congiura, rimpatriò nel 1511 co' Bentivogli, fu appiccato come ribelle nel 1518. Vincenzo insegnò leggi nello studio al declinare del secolo scorso e della famiglia (4), che aveva dato anziani tra il 1289 e il 1677.
Seripere del già Jacopino Chiari e Omodeo o Amadeo Alberici (medico del re Enzo durante la sua prigionia) erano consorti nella proprietà d' una torre in via s. Stefano, nella parocchia di s. Maria di Porta ravegnana, siccome ho detto discorrendo degli Alberighi e di questa torre.
(1) Savioli, Ann. v. 6, pag. 151, 336
(2) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 406; v. 2. pag. 137.
(3) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag 585; v. 2, pag. 62; 83. 160.
(4) Dolfi, Cronolog., pag. 267. Mazzetti, Repert., pag. 94.