Bazilieri o Bazaleri

Trassero il nome da un Bazalerio d' Enrico della stirpe antichissima e ducale de' Geremei, il quale fu arbitro con Ugo da Cavallone nelle contese fra l' arcivescovo di Ravenna e gli uomini di Oretone. Se non che costoro, non ottemperando all' arbitrato e commettendo maleficii, incorsero nel bando, d' onde li trasse l' arcivescovo nel 1181 (1).

Ramberto, figlio di esso Bazalerio, fu console nel 1208 ed assistè pel comune nel 1218 al giuramento degli oratori di Faenza e di Forlì d' accogliere la sentenza che avrebbe pronunziato il podestà di Bologna sulle loro contese (2). Frattanto Clario altro figlio di Bazalerio andava crociato, e poichè gli edificii e le spesse torri urbane di Damiata furono divise tra' conquistatori e n' ebbero una parte in comune i crociati di Bologna e di Lucca; a suddivider questa parte per una delle due schiere bolognesi furono scelti esso Clario ed un Bolognetto (3). Al qual proposito il Savioli osserva, che per una delle nostre carte pertinenti a Damiata « è mostrato come le mogli comprese dallo stesso entusiasmo co' lor mariti incontrassero arditamente i privati rischi nel campo, non che i pubblici nelle battaglie » (4). I quali ultimi rischi furono affrontati altrove non di rado dai Bazilieri, sì nel XIII che nel secolo XIV.

Uomo di gran conto dovete essere quel Niccolò Bazilieri chiamato podestà fino a tredici volte (5) tra il 1248 e il 1270, imperocchè pochi altri cittadini veggonsi così ripetutamente onorati dalla stima e dalla fiducia pubbliche. Tuttavolta Niccolò fu sviato dall' amor di parte e dal privato interesse, accettando con segreto trattato l' offerta podestaria di Vicenza e pel figlio Lamberto le nozze di Aledosia da Pileo che recava in dote giurisdizioni e dovizie, a patto di promettere la distruzione della parte imperiale (1262). Onde non guari dopo la sua elezione citò alla sua presenza molti de' ghibellini ( 1263 ) i quali, diffidando di lui ed eziandio del vescovo, non solo si astennero dal comparire, ma con i loro capi da Dresseno, da Vivaro e da Arzignago s' impadroniron del castello di Valdagno e vi si trincerarono. Allora cominciò una guerra sanguinosa, incrudelita dal podestà con tormenti e con decapitazioni. E furono citati di nuovo quaranta dei primarii ghibellini, i quali non avendo voluto presentarsi furono dal podestà condannati al bando con distruzione delle case e devastamento delle campagne. Fuggenti e incalzati, i raggiunti furono uccisi. Poi con maggiore apparecchio d'armi il podestà assaltò il castello di Valdagno, il quale rintuzzò gagliardamente le offese; se non che da un altro e più fiero assalto fu espugnato. In tale miserissimo stato il Bazilieri lasciava Vicenza compiuta la podestaria (6). Ciò non ostante egli fu poscia eletto sei volte a podestà: era già ricco di centoventi servi della gleba. Sua moglie fu creduta affatturata da due donne, che per ciò andarono dannate al fuoco (7). E dir che nemmen oggi è sradicata la stolta credenza nella fattucchieria!

I Bazilieri seguirono parte geremea e nel 1247 diedero cauzioni per gli Aigoni di Modena, che avevan promesso di tener pe' Bolognesi il castello di Savignano. S' immischiarono negli azzuffamenti del 1271, e nella funesta lotta del 1274, raccolti i Pepoli, i Zovenzoni, i Calamatoni e quelli da Cantone combatterono gli Orsi, i Tettalasina gli Arienti e i Pizzigotti (8).

Nicola affogò nel Senio, allorchè i geremei furono sbaragliati dai lambertazzi sotto Faenza. Dopo la momentanea pace del 1279, promossa anche dai Bazilieri, il conte della Romagna citò Lamberto o Ramberto e Baziliero, l' ultimo dei quali fu dei quattro ch' ebbero balìa sulla cosa pubblica rimasta in potere de' geremei (1281) e che adoperarono lodevolmente (9). Ma Lamberto avendo ucciso nel 1286 Guglielmo di Martino Guaraldi da Cento, ch' era della società della Branca, il popolo fu in arme per farne vendetta ed essendogli sfuggito l' uccisore « andò con gran furore a casa di messer Ramberto Baciliere e gli disfece tutta la casa e tutte le altre ch' esso aveva ad Argile del contado di Bologna, e diede il guasto alle sue possessioni. »

Così l' antico autore della cronaca bolognese (10) e così pure il Griffoni (11) con la sola differenza che il primo pone il fatto con inesattezza nel 1287 e il secondo rettamente sotto il 1286. Il Ghirardacci invece sbaglia il nome del Bazilieri, facendone un Bornio (12).

Alla pena inflitta dal popolo dovette succederne una legale, con la quale il fisco devolse gli avanzi delle case di Lamberto al padre dell' ucciso, poichè questi nello stesso anno in cui gli fu tolto il figlio cedette per 100 lire i diritti che aveva sui casamenti, i mattoni, le tegole, il legname delle case che furono di Lamberto Bazilieri, così dentro come fuori della città, in causa della condanna inflitta ad esso Lamberto per l' uccisione di Guglielmo figlio di esso Martino Guaraldi da Cento (13).

Nell' anno seguente Lamberto, che doveva stare a confine a Lucca o a Faenza, fu incolpato con altri fuorusciti d' aver fatto nascere un tumulto in Bologna e gli fu posta una taglia di 2,000 lire per chi lo consegnasse o vivo o morto, aggiunta l' esenzione per venti anni dalle collette e da altre pubbliche gravezze se la consegna fosse fatta da un' università o da un paese. Fu vietato il dar ricetto a Lamberto e ad Ugo sotto pena di 500 lire ed ordinato ne fossero rase al suolo le case e le torri. Un di coloro che decretarono così severe punizioni fu Sidonio Bazilieri, ch' è da ammirare per aver anteposto il bene della patria all' amor de' consorti (14).

Ma le condanne succedevansi a brevi intervalli contro Lamberto, giacchè dopo due anni egli fu di que' trentotto i quali, già dichiarati lupi rapaci e proscritti, furono citati nel 1283 e non essendo comparsi vennero banditi in perpetuo, messi fuor della legge, spogliati delle ricchezze e condannati ad aver le torri, le fortezze e le abitazioni demolite e devastate (15).

Lamberto intanto, per non esser preso da nostalgìa, spassavasi alla corte estense e vi usava famigliarmente (1288). Quando un dì, levatosi dalla mensa d' Obizzo marchese, improvvisamente ferì lui d' una pugnalata nella faccia. Il Ghirardacci (16) qualifica quest' atto di inopportuno, ma il figlio d' Obizzo, che desinava in una sala vicina, e i cortigiani giudicarono l' atto più acerbamente, giacchè furono sopra al feritore e l' avrebber spacciato, se Obizzo non si fosse frapposto dicendo « o figliol mio non volere ucciderlo prima tu non sai per qual cagione costui ha fatto tanta follìa: per questa ragione tatto il popolo di Ferrara corse all' armi e andato al palazzo del marchese Obizzo gridava, dicendo ad alta voce date a noi il traditore Lambertazzo (peggiorativo di Lamberto ) e lasciate fare a noi questa nostra vendetta. Ultimamente fu tormentato il detto Lambertazzo e non volendo esso confessar altro, se non che aveva fatto questa follìa per istoltezza e mattezza, fu trascinato per tutta Ferrara infino alle forche a coda di quattro asini e poi fu impiccato. Un suo donzello fu tutto tagliato dal popolo nella piazza di Ferrara.» Così lo scrittore della cronaca bolognese (17).

A giudicar da' compagni dovev' essere un tristo altresì quel Jacopo Bazilieri che, insieme con Albizzo Galluzzi e con quattro conti di Panico, faceva gente per muovere contro Bologna e fu citato per ciò dalla ringhiera del palazzo (1306). Ma più che trista fu Catterina moglie di Muzzolino Bazilieri, che conseguì la vedovanza attossicando. Non potè però goderne, poichè fu decapitata (1333) (18).

I Bazilieri erano irrequieti, quando non eran malvagi. Berto tumultuò in piazza, allorchè gareggiavano Pepoli e Gozzadini, e fu bandito (1337). Bartolommeo con altri fuorusciti tentò di ripatriare nel 1342 coll' appoggio di armi straniere, ma assediato da' Fiorentini nel castello di Laterina provò di svignare travestito da frate, non riuscì e fu preso. Un altro Lamberto e due suoi figli perirono allorchè Gozzadini e Bentivogli sconfissero la parte maltraversa (1399) ed un terzo Lamberto tramò due volte nel 1402 di rientrare in Bologna spalleggiato dai viscontiani (19).

L' energia soprabbondante di questa famiglia venne meno in quel torno; però prima che finisse il secolo XV vi fu un Tiberio Bazilieri professore di filosofia negli studii di Bologna, di Ferrara, di Padova, di Treviso e di Pavia, il quale venne in tal grido che fu chiamato principe de' filosofi. Gli fu padre, o zio, l' egregio tipografo Baziliero o Bazalerio, le cui edizioni vanno dal 1489 al 1499 ed ebbe a fratello l'altro tipografo Caligola, che coltivò altresì la poesia, come per lo più coltivavan le lettere gli stampatori nel secolo XV (20). Questa famiglia ebbe altri tre secoli di vita latente, poi si spense nel 1861 in Emilia, maritata a Giovanni Dalbello poscia a Benedetto Spinelli.

Le case torrite de' Bazilieri erano situate « alla bocca quasi dell' Inferno (ora via de' Giudei) presso la casa di Bartolommeo Bolognini » (21). E l' Alidosi (22) ci avverte che son quelle divenute ritiro delle vedove a tempo suo, vale a dire le case nella piazzetta di Porta ravegnana che hanno i n. 2616-2615, distrutte dal popolo come vedemmo nel 1286, condannate a nuova distruzione nel 1287 e 1289. Guido, al dire del Ghirardacci (23) vi costrusse « una torre bellissima » cominciandola nel 1118, la quale fu condannata anch'essa due volte ad esser rasa. Ciò non ostante ne sussisteva una parte al tempo dell' Alberti (1540), poichè egli dice: vedesi un troncone di una gran torre ec. (24) e sussisteva eziandio al tempo dell' Alidosi (1621) (25): ora non ve n' è indizio.

(1) Savioli, Ann. v. 1, pag. 143; v. 4, pag. 107.

(2) Savioli, Ann. v. 3, pag. 298, 373.

(3) Savioli, Ann. v. 3, pag. 92, 93; v. 4, pag. 431.

(4) Savioli, Ann. v. 3, pag. 398.

(5) Savioli, Ann. v. 5, pag. 214, 260. 287, 300, 323, 352 359, 377, 391, 423, 446, 461, 472.

(6) Verci, Storia della Marca, v. 9, pag. 128, 129, 130.

(7) Savioli, Ann. v. 5, pag. 290.

(8) Savioli, Ann. v. 5, 203, 444, 481.

(9) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 228, 255.

(10) Hist. misceli, col. 294.

(11) Memor. Histor. col. 129.

(12) Hist. v. 1, pag. 267.

(13) Docum. n. 155.

(14) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 274.

(15) Docum. n. 170.

(16) Hist. v. 1, pag. 281.

(17) Hist. misceli, col 295.

(18) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 488; v. 2, pag. 107.

(19) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 129, 129, 526.

(20) Fantuzzi, Notiz. v. 1, pag. 309, 402. Mazzetti, Repert. pag. 34.

(21) Alberti, Hist. lib. 6, deca 1. Indicatore.

(22) Instrut. pag. 195.

(23) Hist. v. 1, pag. 82.

(24) Hist. lib. 6, deca 1.

(25) Instrut. pag. 195.