Ponte di Ferro, dal IV volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Dalla diagonale del Teatro bruciato, a Piazza Calderini.

La via del Ponte di Ferro comincia da strada Castiglione, e termina alla piazza dei Calderini.

La sua lunghezza è di pertiche 21. 09. 0 e di superficie pertiche 54. 93. 7.

Il primo a spacciare che in questa contrada vi abitasse il fondatore di Bologna fu F. Leandro Alberti, e dietro questa favola s’immaginò l’altra che un ponte di ferro sull‘Avesa, o un ponte fatto da Ferro sul detto torrente avesse dato il nome questa strada. È imperdonabile all’Alberti questo sogno, essendo egli stato il primo a raccontarci che l’Avesa fu condotta da queste parti nel 1070. Il delirio di altri autori è andato tant’oltre che hanno voluto fissare persino il sito dove fu piantata la prima casa di Bologna designando il N. 1058 che fu dei Ghelli poi dell’ Opera dei Vergognosi, o il N. 1059 già dell’Ospitale della Morte, e finalmente il N. 1060 già dei Garzoni.

Nel 1269 si diceva Borgo Nuovo ignorandosi quando, e perchè cambiasse il nome di Ponte di Ferro, che nei primi tempi fu applicato a tutta la strada a cominciare da quella di Castiglione fino al Pavaglione.

La prima memoria trovata colla denominazione di Ponte di Ferro è del 1290, Prior. Camald. S. Damiani de Ponte Ferri.

Ponte di Ferro a destra entrandovi per strada Castiglione.

N.1080, 1081. Case che del 1365 parte erano dei Dal Giglio, ed una dei Trentaquattro. Quest’ ultima fu venduta li 10 gennaio 1416 da Antonio e Francesco di Tommaso Trentaquattro per lire 250 a Giovanni di Donato da Bergamo autore dei Formagliari. Rogito Baldassare di Tommaso Trentaquattro. È detto essere in capella S. Damiano.

Li 17 aprile susseguente lo stesso Giovanni di Donato da Bergamo comprò dal dott. Guido e da Galeazzo di Giovanni Pepoli una casa sotto S. Agata e S. Damiano in confine di due strade. (strada Castiglione, e Ponte di Ferro). Rogito Guido di Gardino Gandoni, e di Cola di Bonifacio Marzapesci. Pagata lire 200 ove stabili la sua dimora, e vi morì li 3 agosto 1467 (orig. 1407, corretto con il ? dal Breventani).

1491 23 Dicembre Tommaso di Giacomo del fu Giovanni Anzi ricevette da Giovanni Baldassare Accursi una casa sotto S. Damiano per lire 216. 13. 4.

Secondo un rogito di Battista Bovi dei 22 marzo 1520 le case dei Formagliari confinavano con Vincenzo di Filippo dalla Testa, e secondo la divisione fatta dai figli di Giacomo seguita li 8 giugno 1486 la casa dei Dalla Testa era stata Lupari. Tanto nel 1486, che nel 1520 confinavano con Alessandro Dalla Ratta.

1525 13 Luglio. Dote di Delbora Maria di Giovanni Mercuri da Correggio moglie di Matteo Barbacci da Vigevano, nella quale è compresa una casa in strada Castiglione presso i Formagliari e i Guidalotti, rogito Marco Millotti, la qual casa li 4 giugno 1528, Latanzio di Giovanni Battista Anzi alias Formagliari la comprò da Maria del Borri (o Delbora) moglie di Matteo Barbieri che confinava altra volta coi Guidalotti, poi coi Cospi, per lire 1140 rogito Camillo Savioli Dall’ Oca. Questa casa era in strada Castiglione N. 1323.

1548 14 Dicembre. Girolamo e Giovanni Battista di Latanzio Formagliari comprarono da Gabriele di Saulo Guidotti una casa sotto S. Damiano per L. 1000. Rogito Rodaldo Rotaldi.

Nel 1600 27 marzo. Le case dei Formagliari sotto S. Damiano erano valutate lire 22,000.

Li 14 gennaio 1636, questo locale e le sue addiacenze fu preso in affitto per annue lire 500 da Giovanni Battista Santamaria, e da Giovanni Battista Senesi promotori del risorgimento dell’Accademia dei Riacesi che recitava opere e commedie.

Nel 1637 morì il Santamaria, e i suoi eredi lo subafittarono a Filippo del senatore Angelo Michele Guastavillani, col consenso dei proprietari Galeazzo e Lattanzio Formagliari, come da ratifica del 18 maggio 1638.

1640 23 Aprile. I Padri di S. Domenico consentirono che Galeazzo e Latanzio Formagliari potessero dimandare il beneplacito per alienare una casa fedecomissaria posta sotto S. Damiano del valore L. 20,500, da sborsarsi da Filippo Guastavillani compratore della stessa, surrogando altri beni al fedecomesso Rogito di Orazio Montecalvi.

Li 30 marzo 1640. Galeazzo e Latanzio Formagliari concessero a Filippo Guastavillani di fabbricare, e di ampliare la sala posta nella casa comprata dal detto Guastavillani, e di ridurla ad uso di teatro per rappresentazioni pubbliche.

Li 13 aprile 1640 il detto Filippo locò a Donino Bolignoli, e ad altri Accademici Riacesi una sala grande con teatro formale, palco, scene, macchine, e palchetti posta nel cantone di strada Castiglione in loco detto la Croce dei Casali e nella casa per detto Filippo comprata dai Formagliari, e ciò per anni cinque e con lire 100 d’annuo afifltto. Rogito Matteo Panzacchi.

Nel 1641 vi fu data Licori fuggitiva del conte Bernardino Mariscotti, poi il Pastor Regio musica e parole di Benedetto Ferrari detto dalla Tiorba e diretta per scene, e macchine da Gaspare Beccari.

1640 31 Dicembre. Avendo il Papa derogato a suddetto fedecomesso Filippo d’ Angelo Guastavillani comprò per lire 20,500 il suddetto stabile. Rogito Giovanni Lodovico Calvi.

Lo stabile era composto di una casa grande, di una piccola, e di varie botteghe rovinose. La grande confinava colla via di S. Damiano, con la casa piccola e con Giovanni Battista Galli. La casa piccola con strada Castiglione, e colla casa grande e con i beni del senatore Cospi. Questa casa fu affittata li sette settembre 1650 dal senatore Filippo Guastavillani a Giovanni Maria Forni per annue lire 500 per giocarvi al trucco.

Il detto Filippo Guastavillani era protettore della precitata Accademia dei Riaccesi. Si dice che il teatro fosse archittettato da Giovanni Andrea Seghizzi che alcuni l’ hanno creduto autore del teatro di Reggio ma è errore essendo quello opera di Antonio Cagini eseguita in sei mesi.

Durante il 1640 servì ai Riacesi, che vi rappresentarono commedie; nel 1641 vi furon date due Opere in musica - La Delia e l’ Ulisse da una Compagnia venuta da Venezia.

Li 2 febbraio 1642 il card. Durazzo in occasione di doversi dare un opera in musica pubblicò l’ordine che tutti dovessero prendere il bollettino per pr sentarlo alla porta del Teatro Guastavillani.

Li 29 novembre 1648 i Formigliari ottennero un mandato immissivo nel possesso di parte di queste case in via Ponte di Ferro contro il Guastavillani rogito Martino Delaiti.

1657 10 Gennaio Transazione fra Elena del fu conte Giovanni Pepoli madre di Bonincontro di Filippo Guastavillani , e Latanzio di Giacomo Filippo Formagliari mercè la quale, la prima rivendette al secondo due case contigue sotto S. Damiano, rinunziando i legnami, scanni, scene e ordegni esistenti in un teatro situato dentro detti edifizi, e due tavole chiamate trucchi con banconi; il tutto per lire 20,400, rogito Domenico di Giovanni Baldini. Poste le quali cose il detto teatro fu detto Formagliari poi dalla sua prossimità al Palazzo dei Casali fu detto dei Casali, quando non sia stato invece perchè il senatore Maria Casali gran dilettante di spettacoli teatrali lo condusse in affitto per anni.

Era al piano superiore avente tre ordine di palchi, e di un quarto per i servitori. La sua direzione era da ponente a levante, ed a questa seconda regione corrispondeva il palco scenico, che aveva uno sporto di legname sulla via di strada Castiglione.

Il 29 luglio 1777 il marchese Girolamo Formagliari vendette il teatro, e gli annessi al marchese Giuseppe Zagnoni per lire 30,000. Rogito Giovanni Antonio Lodi.

Fino dal 14 ottobre 1776 Francesco Guidalotti aveva dato il suo consenso per l’alienazione di detto stabile, e surrogazione al fedecomesso, con rogito molti stesso Lodi.

Questo fedecomesso instituito da Giovanni Battista D’ Anzi con testamento del 1520 a rogito de’ Buoi, accordava diritti ai frati Domenicani sopra questo stabile. Morto Girolamo Formagliari ultimo di detta famiglia li 15 gennaio 1781 fu promossa lite contro l’erede Guidalotti, che fu sopita provando che Giovanni Battista d’ Anzi non poteva disporre dello stabile, perchè era compreso nel fedecomesso instituito da Giacomo D’ Anzi nel 1483.

Il Zagnoni lo risarcì notabilmente, e sotto li 29 agosto 1776 ottenne il suolo pubblico nell’ angolo della via Ponte di Ferro e di strada Castiglione. Fu riaperto li 6 gennaio 1777 coll’ opera buffa Le due Contesse.

Li 5 settembre 1792 in domenica alle ore 4 e mezza pomeridiane fu investito da forte incendio, che in poche ore lo distrusse.

Pellegrino Torri acquistò il suolo coll'idea di rifabbricarlo, ma il suo progetto non fu accolto, e non ebbe effetto (1).

I Lupari abitarono anticamente in queste vicinanze. Nel 1348 ai 2 marzo Antonio Lupari comprò da Giovanni Devoti una casa sotto S. Damiano presso gli Ariosti, i Guidotti, e la via pubblica, per lire 150, rogito Giovanni dalla Quercia.

1402 2 Marzo. Francesco e fratelli Lupari comprarono da Francesco Amadei una casa sotto S. Damiano presso la via pubblica, e i compratori per lire 300 rogito Colla Marzapesci.

1412 (orig. 1112 corretto con il ? dal Breventani) 30 Giugno Gabriele Lupari (orig. Luzzari corretto con il ? dal Breventani) comprò da Giacomo Seda una casa sotto S. Damiano in confine dei Lupari, della via pubblica, e dei Picciolpassi rogito Carlo Mazza.

Nel 1401 al 22 giugno Paolo e Gasparo di Venturino Lupari cedettero ai creditori del padre una casa sotto S. Damiano, con rogito Fabricio Paci, e Stefano Ghisellardi.

1449 16 Agosto. Nella divisione dei beni di Venturino Lupari vi era una casa sotto S. Damiano.

N. 1082. Casa in cui è compresa quella, che Galeotto, e Battista Canetoli vendettero a Giacomo Lupari per lire 800 a rogito di Carlo Bruni, e di Cesare Panzacchi li 10 maggio 1445. Giulio d’ Eugenio Lupari la vendette a Vincenzo di Filippo Testa per lire 2100, rogito Battista Bovi dei 25 ottobre 1513.

Si descrivono per due case assieme contigue sotto S. Damiano in confine della via pubblica, dei Formagliari, di Pasquino Gargiolaro, dei Muzzarelli, e di Carlo Guidalotti mediante androna.

Nel 1577 li 14 gennaio Angelo Cristiani successore del Testa la vendette a Domenico del fu Tebaldo Tebaldi per lire 2000.

Nell’ inventario fatto da Cecilia di Antonio Biondi alias Dal Foco madre di Gregorio, Carlo e Domenico Maria di Antonio Malisardi come da rogito di Marco Melega del 26 settembre 1656 viene annunziata una casa sotto S. Damiano in via Ponte di Ferro incontro i Garzoni.

1687 21 Agosto. Gregorio del fu Antonio Malisardi vendette a Domenico del fu Giovanni Battista Nanni una casa sotto S. Damiano nella via Ponte di Ferro per lire 10,000 rogito Valerio Zanotti Azzoguidi.

Nel 1715 era di Domenico Maria Boari notaio i cui eredi la vendettero a Giacomo Mazza mercante d’ oro filato che la rifabbricò. Morto egli nel 1767 lasciò usufruttuari i due ministri, e proprietario l’ ospitale degli Abbandonati, che la vendettero ai fratelli e figli dell’ avvocato Luigi Nicoli, li 17 agosto 1802 per lire 10,000 rogito Schiassi. Da questi passò all’ avvocato di Vincenzo Pozzi, poi dell’ avvocato Casoni d’ Imola.

Qualcuno pretende che questa casa sia stata dei Franchini, ma è certo che fu dei Serpa, i quali dopo averne venduto una porzione nel 1591 al confinante Beroaldi, ne fu venduta altra dagli stessi Paolo Emilio, e fratelli Serpa a Pellegrino Blesi che si dà per posta sotto S. Damiano nella via Ponte di Ferro in confine di Lodovico Beroaldi notaio, per il prezzo da convenirsi dal perito Matteo Ventura per il Blesi, e dal perito Giulio Cesare Polini per il Serpa, che lo dichiararono di lire 1835. 13 che l‘ abitavano tuttavia nel 1630, e che dopo ne vendettero una parte ai Galassi, e alle suore della Maddalena. L’ ultimo maschio dei Serpa fu Giovanni Francesco che testò li 9 ottobre 1624 a rogito di Cesare Codibue. La porzione rimasta ai Serpa fu lasciata per testamento di Cattarina Serpa alle suore della Santa come da rogito dei 22 maggio 1675 del notaio Grazia Baldolini, le quali eredi li 2 novembre 1730 la vendettero all’ Ospitale della Morte per lire 2000, rogito Pietro Baldassare Landi. Confinava allora con Giovanni Battista Cocchi a levante, coll’Ospitale della Morte successore Galassi in parte, e in parte colle suore della Maddalena a ponente. Gli amministratori del predetto Ospitale obbligati dal pericoloso stato di questo stabile in causa di vecchiaia la cominciarono a riedificare nel 1772, e la compirono nel 1777.

N. 1090. Giovanni Filippo di Cristoforo Guidotti vendette a Luca di Battista Beroaldi una casa con due corti sotto S. Damiano nella via detta Ponte di Ferro. Confinava detta strada, Giovanni Francesco Serpa, Giacomo Turri Serapione Vittori, e l’ Avesa dalla parte di dietro, o di sotto, pagata lire 2400, mediante rogito Giovanni Beroaldi e Girolamo Castellani delli 10 luglio 1530.

1591 22 Febbraio. Lodovico Beroaldi, comprò da Paolo Emilio, e fratelli Serpa una parte di casa annessa alla sua sotto S. Damiano, per lire 1847. 10. 9. Rogito Girolamo Fasanini.

I Beroaldi l’abitarono fino al 1652 circa essendo stata venduta da Valeria di Francesco Maria Guidotti vedova del conte Carlo Maria Beroaldi, poi moglie di Carlo dl Giovanni Gabrielle Guidotti, allajquale gli era stata assegnata in conto della sua dote.

Nel 1715 era di Francesco Servillì, poi degli Alventi, infine del negoziante Bovi, che l’ha risarcita, facendo per anco la facciata.

Ponte di Ferro a sinistra entrandovi per strada Castiglione.

N. 1061. Nell’ angolo di strada Castiglione vi era nel 1558 sotto la data 19 agosto la casa di Andrea Baciliardi, rogito Latanzio Panzacchia, la quale li 13 novembre 1572 era di Baldassare de’ Ronco aromatario. Fra questa era la casa Garzoni in Ponte di Ferro, data in permuta al canonico Annibale, e Fabrizio Maria fratelli e figli del fu Marcello Garzoni casa già dei Fiorenzola. Quel contratto seguì li 6 giugno 1631 con rogito di Giacomo Mondini che allora confinava a settentrione colla strada, a oriente coi beni condotti in enfiteusi da Giovanni Battista Vitali per Giulio Cesare Pisi, e cioè la casa in angolo di strada Castiglione, a mezzodì con Alvisio di Giovanni Battista Pasi, e a occidente coi Garzoni. Tutto questo stabile fu poi dei Pasi.

Li 19 agosto 1558 confinava con Giovanni Saraceni, con Giacomo Pasi di dietro, e gli eredi di Andrea Baciliardi verso strada Castiglione.

1631 6 Giugno. Seguì una permuta fra la compagnia dell’arte della Lana ed i fratelli Garzoni, e cioè i Garzoni cedettero alla Compagnia la casa de’ Fiorenzuola in Miola N. 1070 e la Compagnia dette ai Garzoni la casa di residenza dell’arte. Confinava a settentrione la via Ponte di Ferro, ad oriente i beni condotti in enfiteusi da Giovanni Battista Vitali per Giulio Cesare Pisi, a mezzodì Aloisio di Giovanni Battista Pasi, e ad occidente i Garzoni, i quali ebbero in pareggio lire 1000. La casa già Fiorenzuola era valutata lire 10,000 e quella dell’ arte lire 9000 rogito Giacomo Mondini.

Li 10 settembre 1695 la marchesa Anna Virginia di Giovanni Francesco Pasi moglie del marchese Antonio Albergati assegnò questa casa a Ippolita Pietramellara di lui madre, e moglie in secondi voti a Giovanni di Ranuzio Pasi, rogito Giovanni Petronio Giacobbi. Morta questa la riebbe la figlia e cosi passò agli Albergati come da inventario legale della suddetta marchesa Anna Pasi Albergati stipulato li 3 settembre 1738 nel quale fu valutata lire 9725. Il marchese Ugo Albergati Vezza la vendette non sono molti anni all’ attuale possessore. Nel pennacchio del secondo arco del portico verso i Garzoni vi era una croce di macigno murata che fu tolta in occasione di doversi riparare questa casa nel 1823.

Fra il N. 1061, e l’ antica casa dei Clarissimi, poi Sibaldini vi era una casa la quale nel 1436 13 febbraio fu adiudicata ai Seclari creditori dei Canetoli, dicendosi trovarsi nella contrada della Croce di strada Castiglione in confine di Giovanni Sibaldini, e dell’arte della Lana. Questa casa fu unita in progresso di tempo al N. 1060.

1572 13 Novembre. Casa con sala dove si radunava l’ arte della Lana, posta sotto S. Damiano. Confinava la via pubblica Giovanni de’ Saraceni, Alberto Pasi, Baldassare de Ronco aromatario. Nella vendita col patto di francare fu esclusa la sala delle radunanze.

N. 1060. Casa abitata da Alberto Clarissimi causidico che viveva sul finire del seeolo XI. Di questa famiglia Clarissimi consorti dei Grassi, fu il famoso cardinale Ildebrando canonico di S. Maria di Reno, sul conto del quale tenemmo già parola e difusamente.

Quando sieno terminati i Clarissimi, non è ben noto; si trova però che li 11 settembre 1370, testò Giovanni d’Andrea di Bedore Clarissimi lasciando eredi i figli Andrea, Zerla e Napoleone. Rogito di Giacomo di Curzio Vincenzi.

1397 8 Gennaio. Giovanni e Luca del fu Nicolò Sibaldini comprarono da Tommaso del fu Bertolino Chiarissimi, e da Giacomo del fu Giovanni Chiarissimi eredi universali di detto Bertolino una casa con torre sotto S. Damiano dal Ponte di Ferro in luogo detto Trebbo dei Chiarissimi, la qual casa era posseduta dagli eredi del fu Francesco alias Checco Statuti (pare per patto di francare) con la cessione delle ragioni che spettavano a detto Chiarissimi in vigore del testamento del detto Francesco Statuti a rogito del fu Francesco Guglielmi del settembre 1379. La suddetta compra fu fatta per lire 700, rogito Antonio Monterenzoli. Non si conosce il passaggio dai Sibaldini ai Saraceni, ma da un rogito di Cornelio Peregrìni delli 8 marzo 1529 sappiamo che era posseduta da un Giovanni Saraceni. Si sà che trovandosi in Bologna Giulio II furono alloggiati li 18 settembre 1510 due ambasciatori Veneti in casa dei Saraceni - vedi Trebbo dei Carbonesi N. 386.

Altro Giovanni di Giulio testò li 15 gennaio 1574 a rogito di Gaspare Acerbi notaio Veneziano lasciando eredi Bartolomeo Alberto, Giulio e Tommaso suoi nipoti e figli del fu senatore Vincenzo Cospi della parrocchia di S. Vitale e di Stella Giulia Saraceni di lui sorella, che testò li 9 agosto 1601.

Il Cav-Ferdinando, Alberto e Cosmo del fu Vincenzo Cospi, mentre era affittata al dott. Scapinelli, la vendettero nel 1631 li 20 febbraio al canonico Annibale e Fabrizio Maria fratelli, e figli del fu Marcello Garzoni, per L. 15,200, rogito Giovanni Battista Rossi. Confinava i beni dell’ Arte della Lana a oriente, Alvisio Pasi a mezzogiorno, la via pubblica a settentrione, e uno stradello morto dalla parte di dietro delle case di Andrea Arrighelli e dei Lazzari. L’ ultimo Garzoni fu Giovanni di Marcello canonico di S. Pietro morto li 27 aprile 1735 che lasciò la sua eredità all’ Opera dei Vergognosi con suo testamento delli 8 maggio 1734 a rogito Vincenzo Andrea Borghi, aperto li 29 aprile 1735. L’ Amministrazione dell‘ Opera predetta la diede in enfiteusi al dottor curiale Gualandi.

I Saraceni o dal Saraceno traggono l’origine da Giovanni di Giulio Saraceni che testò li 15 gennaio 1574, rogito Gaspare Acerbi notaio Veneziano. Lasciò eredi Bartolomeo, Alberto, Giulio e Tommaso suoi nipoti, e figli del fu Vincenzo Cospi, e di Stella Giulia Saraceni. La detta Giulia Saraceni Cospi della parrocchia di S. Vitale testò li 9 agosto 1601 vedova del Senatore Vincenzo Cospi.

Virgilio Saraceni morì nel 1637 lasciando erede Laura sua sorella, alla quale sostituì Girolamo suo figlio naturale, e questi morendo senza figli sostituì Giovanni Paolo Mezzadri figlio di Sforza, e di Antonia Saraceni sorella del testatore, nel qual Mezzadri restò consolidata l’eredità di detto Seraceni.

Il primo dei Garzoni ad esser nominato negli atti pubblici è un Pietrobono dei Garzoni, che fioriva circa il 1250.

Si passa il Vicolo detto Borghetto di S. Damiano.

N.1059, 1058. Case dei Monaci di S. Damiano concesse in enfiteusi il 7 dicembre 1581 ai Cospi successori Saraceni per annuo canone di lire 32 come da rogito Annibale Rusticelli, la qual locazione fu rinnovata li 22 settembre 1611, nella quale si dice essere una casa ruinosa ad uso di forno, con altra. casetta annessa, ed una terza della stessa qualità in uno stradello detto la via dei Facchini sotto S. Damiano. Dai Cospi passarono ai Garzoni, e da questi all‘ Opera dei Vergognosi.

N 1057, 1056. (2) Chiesa parrocchiale e monastero di Camaldolesi e SS. Cosma e Damiano. In una antichissima pergamena sta scritto: Extat in quibusdam scripturis autenticis quod Ecclesia S. Damianl de Ponte Ferri erat extra muros Civitatis. La chiesa è antichissima, che il Masina ristampata, crede eretta nel 1007, e dedicata alli SS. Giovanni e Paolo. Se la data del 1007 è tolta dalla lapide che è nell’atrio di detta chiesa è un errore rilevato anche dall’Alidosi, mentre dovrebbe dire invece 1107. Il Sigonio racconta che Enrico consacrato Vescovo di Bologna nel marzo 1130, donò la chiesa de’ SS. Cosma e Damiano nel centro della Città ai monaci Eremiti Camaldolesi, ma mancano le prove della data certa di simile donazione. Le lettere Apostoliche del 1147 confermano detti monaci nel possesso, e dominio di questa chiesa come Grangia della Badia di S. Michele di Castel de’ Britti. Si pretende che la chiesa avesse subito cura d’ anime, e che il prossimo monastero fosse costrutto solamente nel 1207, e la detta chiesa riedificata, o ristorata nel XIV secolo. Il priorato semplice di S. Damiano fu goduto 70 anni dai Franchini, e l’ ultimo a goderlo fu Antonio morto li 23 marzo 1579 che lo aveva lasciato ai Camaldolesi della Congregazione di S. Romualdo nel 1559.

Li 28 maggio 1578 fu concesso dall’ Ornato ai padri di S. Damiano di fare il portico alla loro chiesa in retta linea con quella dei Guidalotti, e dei Saraceni, poi Cospi concedendogli suolo pubblico, e dandogli un sussidio di L. 40.

Nel 1776 la chiesa fu allargata, ed alzata a spesa dei Monaci, e riaperta li 20 ottobre anno stesso. Il monastero venne sopresso li 10 marzo 1797, poi soppressa anche la parrocchia e dopo chiusa la chiesa li 16 agosto 1808. Tutto il locale fu comprato dal marchese Camillo di Costanzo Zambeccari cessionario del marchese Filippo Ercolani a rogito Luigi Aldini del 28 maggio 1801.

1754 6 Luglio. Decreto del Vicario a favore dei monaci di S. Damiano dell’ Opera dei Vergognosi, erede Garzoni e di monsignor Primicero Zambeccari col quale si permette di poter coprire a loro spese con volto il torrente Avesa cominciando dalla sagrestia dei detti Monaci, e proseguendo fino al palazzo Zambeccari, e ciò mediante atti di Giovanni Fabbri.

N. 1054. Casa nell’angolo della piazza Caderini che fu forse degli Amorini, ma poi certamente di Bonifazio e fratelli Loiani. Questi assieme alla sottoposta bottega ad uso di spezieria la vendettero a Giovanni Angelelli per lire 10,000, a rogito Cristoforo Guidastri dei 5 febbraio 1607 nel quale è detto che confinava colla stalla dei Beroaldi N. 1055. Ora è dei marchesi Zambeccari.

(1) Presentemente trovasi qui uno dei più sontuosi palazzi d’ Italia innalzato mediante la munificenza di questa nostra Cassa di Risparmio e col disegno e sorveglianza dal rinomato archittetto cav. Mengoni il quale ha potuto in esso mostrare quel talento artistico e singolare cui che s’ ispira dacchè ogni è qualunque dettaglio del medesimo non può muovere mai sempre ad un sentimento di grandezza e singolarità non restando a desiderarsi che sia interamente ultimato onde evitare i soliti sconci che in questa nostra città vanno registrandosi e cioè soste indeterminate che disgustano l’occhio di tutti.

(2) Qui pure oggi fu eretto un magnifico palazzo dovutosi alla munificenza della signora contessa Mariana Politi vedova ed erede del fu signor marchese Camillo Zambeccari. L’ archittetto ne fu l’egregio nostro concittadino dottor Gualandi che mostrò anche in quest’ opera quella valentia che tanto meritamente lo distingue.