Piazza dei Calderini, dal I volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Dal pilastro del portico Guidotti al centro della linea tirata dall'angolo delle case già Marcelli e già Berò.

La sua lunghezza è di pertiche 25, e la sua superficie di pertiche 80, 57, 7.

La Piazza dei Calderini comincia dalla via di Ponte di Ferro e termina alla via delle Grade.

L'antica Piazza dei Calderini, prima che fosse prolungata nel 1497 fino al Ponte di Ferro, comprendeva il tratto della via delle Grade fino alla metà circa della facciata del palazzo ora Zambeccari, e cioè fin dove arrivavano le antiche case dei Calderini che gli diedero il nome, e dall' altra parte dei Guidotti continuava una strada che terminava in faccia alla via Toschi.

Nel 1497 il Senato per scoprire la chiesa di S. Domenico dalla strada di Ponte di Ferro, comprò le case della famiglia Serpa poste fra quelle dei Guidotti, e quelle di Gio. Battista Amorini, e le fece atterrare cominciandosi il lavoro nel novembre del suddetto anno, che si vide poi ultimato nei primi mesi del 1498. La strada che era fra le case dei Guidotti e quelle dei Serpi si disse Ratta di S. Domenico. Rogito Filippo Filippi.

1382. Nel testamento di Cosmo Serpa delli 11 giugno 1497 si fa menzione di una sua casa vecchia posta sotto S. Damiano, nella Piazzetta dei Calderini, presso la via pubblica da tre lati, che non era però abitata dal testatore. Pare che l'ingresso l'avesse dalla Piazza Calderini, e che le tre strade fossero il Ponte di Ferro, la Ratta di S. Domengo e la detta piazza. Nel 1584 per le nozze di Agostino Iuniore di Marco Tullio Berò con Dorotea Lambeitini fu dato una giostra in questa piazza (1).

Piazza Calderini a destra entrandoli per il Ponte di Ferro.

N. 1241. Porta del palazzo Guidotti (vedi Borgo Salamo). Fra il predetto numero ed il N. 1242 vi era un vicolo del quale fu proposta la chiusura il 4 luglio 1656 che fu rigettata, ma che ebbe poi effetto il 7 settembre 1657. In questo vicolo non frequentato, Aurelio e Saulo fratelli Guidoni vi ottennero suolo li 28 settembre 1520 per rifare un muro lungo piedi 43, minaccioso per la sua antichità.

La storia della famiglia Guidotti scritta da Raffaele Quirini, che comincia dalla sua origine fino al 3 ottobre 1439, proseguita da Ulisse Galanni di Nizza a tutto il 1598, racconta che "Giovanni di Bartolomeo Guidotti morto gonfaloniere di giustizia li 15 aprile 1478 ridusse il suo palazzo verso S. Domenico alla forma come ora sta, e fece quella piazza davanti il suo palazzo che si chiama Piazza dei Calderini, perchè essendo due strade strette, una verso il suo palazzo, e l'altra verso i Calderini, comprò tutti quegli stabili che erano fra le due case, li buttò a terra, fece quella piazza larga. e perchè anticamente i Calderini erano proprietari ed abitavano quelle case, la contrada chiamavasi dei Calderini, nè giovò che il Guidotti facesse quella piazza a sue spese coll' intendimento di farne applicare il suo nome, che anzi fu sempre chiamata Piazza dei Calderini".

Gio. Guidotti mori nel 1478, come qui sopra fu detto, ed alla di lui morte esisteva la piazza dei Calderini innanzi le sue case, perciò è inverosimile che fosse da lui fatta, come qualche cronista vorrebbe far credere, tanto più che nessun vantaggio ne ritraeva per la propria casa divisa da quelle del Serpa e da un ristrettissimo vicolo. D' altronde sappiamo di certo che la parte di piazza dei Calderini che poteva interessare i Guidotti, perchè scopriva le case loro. fu fatta nel 1497, e non a spese loro, ma del Senato, non coll'atterramento di case dei Calderini, ma dei Serpa come si è superiormente indicato. Aggiuntesi da uno storico che fu anche atterrata una parte della casa di Giacomo Cospi, e cioè quella a destra della via Toschi, per la quale si passa alle Chiavature, e ciò perchè dalla via istessa si vedesse la chiesa di S. Domenico.

N.1242. (orig. era scritto solo 1242 ed è stato scambiato per un anno anche dal Breventani che non vide l'errore, che è evidente se si pensa che Giovanni di Rolanduzzo Calderini morì nel 1365 e non poteva possedere case nel 1242) Giovanni di Rolanduzzo Calderini dottor in legge, aveva casa in questa posizione, alla quale li 18 febbraio 1361 aggiunse quella di Francesca, e Bettisia sorelle Consolmini, posta sotto S. Andrea degli Ansaldi in confine del compratore, di Bualetto Consolmini, e della via pubblica, rogito ser Matteo Zarletti, pagata L. 85.

1365, 18 gennaio. Romano Griffoni aveva una casa sotto S. Andrea degli Ansaldi in confine degli eredi di Gio. Barbieri, di Gio. Calderini, di Matteo Guidotti e della via pubblica, che vendette a Berto Barbieri per L. 100 nel precitato giorno. Rogito Francesco da Cento.

1375, 25 ottobre. Rinunzia e cessione fatta da Bernardino e fratelli Polenta a Gaspare e Giovanni di Gio. Calderini, delle ragioni sopra due case sotto S. Damiano, o S. Andrea degli Ansaldi, le quali confinano colle vie pubbliche da tre lati, cogli eredi di Francesco Barbieri, e Berto Barbieri. Rogito Benno Cavalli notaro di Ravenna.

1396, 11 marzo. Compra Berto del fu Giacomo Barbieri speziale della parrocchia di S. Andrea degli Ansaldi, da Gaspare e da Gio. Calderini le suddette due case contigue, antiche e rovinose, sulle quali avevano ragioni Bernardino e fratelli Polenta, cedute ai detti Calderini li 25 ottobre 1395. Confinavano col compratore Barbieri, colla casa grande dei venditori Calderini, sotto S. Andrea degli Ansaldi, per L. 300. Rogito Taddeo Mammellesi e Duzzolo Piantavigne.

Pare che poco dopo il 1396 la casa grande dei Calderini sia stata acquistata dai Barbieri, trovandosi che il dott. Gaspare Calderini cominciò a far compre dov'è il N. 1244 di questa contrada.

1445, 25 maggio. Compra di Gio. Benedetto Barbieri da Giacomo Ottoboni e da Tommaso e Sebastiano Turchi, di una casa sotto S. Andrea degli Ansaldi. Confina con Andrea delle Rimorsene, due strade, e gli eredi di Pietro Guidotti, per L. 100. Rogito Nicolò Lameri.

1459, 3 luglio. Compra Benedetto Barbieri da Giovanni, e Francesco fratelli Fava una casa sotto S. Andrea degli Ansaldi. Confina colla via da due lati, con certe case della detta chiesa mediante chiavica, e coi venditori, per L. 130. Rogito Frigerino Sanvenanzio.

1472, 2 settembre. Compra Gio. Benedetto Barbieri una casa sotto S. Andrea degli Ansaldi, per L. 200. Confina la strada da due lati, il compratore e il venditore. Rogito Matteo Curialti.

1588, 10 novembre. Il cav. Paolo Barbieri proprietario di questa casa fu condannato al taglio della testa ed alla confisca dei beni, per aver ucciso Isabella Caccianemici di lui moglie. Fu però assolto li 10 novembre 1597 colla condizione, che essendo ritenuto demente, fosse custodito da Ippolita Gessi sua madre vedova di Antonio Maria Barbieri.

1598, 3 dicembre. Questa casa di fabbrica parte nuova e parte vecchia era di Aureliano e di Paolo fratelli Barbieri, e si dà per posta sotto S. Andrea degli Ansaldi in confine da un lato di Emilio Barbieri, di sotto collo stradello Guidotti, e di dietro col la piazza dei Calderini.

1601, 13 agosto. Da un rogito di Ercole Cavazza si raccoglie che la parte posteriore, e cioè dalla parte della via Garofolo, fu comprata alla subasta da Antonio del fu Ottaviano Tanari per L. 600, mentre la parte verso la piazza dei Calderini era stata acquistata col patto di ricupera dal dott. Zoppi.

1606, 17 ottobre. Il dott. Camillo del fu Giulio Gessi compra dai cessionari dei beni ereditari del fu Aurelio Barbieri, una casa sotto S. Andrea degli Ansaldi, in confine delle vie che vanno a S. Domenico, di un vicolo, e di Emilio Barbieri, per L. 17250. Rogito Giulio Cesare Sturoli, a conto del qual prezzo il 3 gennaio 1607 furono pagate al dott. Zoppi L. 6375, e le L. 1600 al Tanari, a modo che li 29 novembre 1613 fu stipulato l'istrumento assolutorio, come da rogito Sturoli.

1672, 12 novembre. Questa casa fu venduta in permuta dal dott. Camillo del fu Giulio Cesare Gessi, a Gio. Battista del fu Ercole Bottrigari, per le case degli Usberti da S. Sebastiano, ereditate dai Bottrigari in causa di Lucrezia Usberti moglie di Ercole Bottrigari. Rogito Antonio Malesardi (Vedi Battisasso palazzo Gessi). Continua ad essere dei Bottrigari.

La famiglia dei Barbieri fu antica e nobile. Un frate Andrea era cav. Gaudente nel 1285, che il Dolfi lo chiama fra Amandino. Ha dato vari uomini insigni e lettori in legge e matematiche. Sul finire del secolo XIV si formarono due rami, e cioè quello di Giacobino di Guglielmo, e di Pietro notaio suo fratello, ambidue estinti. Un' eredità Barbieri passò circa il 1615 ai Malvezzi marchesi di Dozza, ed un'altra nel 1660 ai Fontana.

Dai qui sotto indicati rogiti risulta che in questa località vi erano due case che poi furono concentrate in una sola.

N. 1243. Del 1375, 28 ottobre, rinunzia e cessione fatta da Bernardino e fratelli Polenta a Gaspare e Gio. Calderini delle ragioni ch'essi avevano sopra due case sotto S. Damiano, o S. Andrea degli Ansaldi, confinanti le vie pubbliche da tre lati, gli eredi e Francesco Barbieri. Rogito Bene Cavalli notaro di Ravenna.

1396, 11 marzo. Compra Berto Barbieri da Gaspare e da Gio. Calderini due case sulle quali avevano ragioni Bernardino e fratelli Polenta cedute ai detti Calderini li 25 ottobre 1395, come pure nello stesso rogito si dicono case antiche e ruinose poste sotto S. Andrea degli Ansaldi presso la via pubblica da due lati, presso il compratore Barbieri, e la casa grande dei venditori Calderini, pagate L. 300. Rogito Taddeo Mammellini e Duzzolo Piantavigne.

1603, 31 luglio. Apparteneva ad Aurelio Barbieri e fu stimata in detto giorno L. 18000, poi passò per eredità ai Malvezzi, e da questi agli Albergati Vezza in causa di Ginevra unica figlia ed erede di Prospero Malvezzi maritata nel 1716 in Angelo di Silvio Marsili Rossi, e del 1733 in Lodovico Albergati, vedi il rogito 31 maggio 1740 del notaro Giuseppe Orlandi. Seguì la divisione della suddetta eredità fra i Marsili e gli Albergati Vezza, a rogito Gio. Antonio Pilla delli 16 novembre 1745, e questo stabile assieme alla stalla fu peritato li 5 luglio 1745 da Domenico Viaggi L. 19000.

Ugo di Lodovico Albergati vendette nel 1767 questa casa a Rosa Tartaglini moglie del celebre tenore Tibaldi, per L. 19000, cui fu dal Senato concesso suolo nella piazza Calderini li 28 giugno dell'anno stesso, mentre dalla medesima veniva notabilmente risarcita colla spesa di L. 8000. Ultimamente era dell' ing. Domenico Marchignoli. In questo stabile nel 1616 fu istituito il collegio detto di S. Tommaso d'Aquino da D.Girolamo Canuti sotto la protezione del Priore di S. Domenico, poi del Duca di Mantova. Gli statuti si trovano impressi nel 1663 da Giacomo Monti. Nacque nel collegio stesso un'Accademia detta degli Avvivati.

Il nuovo Masina ricorda una capella di S. Tommaso d' Aquino nella piazza Calderini che serviva al Collegio col titolo di detto Santo. Esisteva diffatti in questa casa una cappella privata decorata da insigni pitture di egregio e valente artista, il di cui nome si vuol qui tener celato a risparmio di vergogna e biasimo per chi osò porvi la sacrilega mano, e di dolore pei propugnatori di patrie glorie, vedendole così barbaramente disperse. E quante non furono le perdite irreparabili a cui andò soggetta questa nostra illustre città! Quella cappella era posta al secondo piano, e serviva ad uso particolare del collegio, non mai del pubblico, come avrebbe voluto far credere il succitato Masini.

Piazza dei Calderini a sinistra entrandoci per il Ponte di Ferro.

N. 1246. La casa che fa angolo colla via Ponte di Ferro credesi che sia stata degli Amorini.

1607, 5 febbraio. Fu venduta da Bonifacio e fratelli Loiani a Gio. Angelelli per L. 10000, rogito Cristoforo Guidastro. Si descrive per casa con bottega ad uso di spezieria sotto S. Damiano in via Ponte di Ferro. Confinava a levante colla stalla Beroaldi, a ponente colla piazzola Calderini, a mezzodì coi Lucchini, ed a settentrione col Ponte di Ferro.

N. 1245. I Lucchini ricchi banchieri e mercanti da seta vennero da Genova a stabilirsi in Bologna. Vincenzo di Filippo e Girolamo suo fratello fallirono li 19 dicembre 1603 per Sc. 190000, per avere voluto sostenere la ditta Bancaria dei figli di Mario Scappi, e per aver perduto un bastimento di merci di lor ragione. Vincenzo ebbe due figli, uno dei quali si era fatto Teatino li 5 ottobre 1601, e l'altro poco prima aveva preso l'abito domenicano, e con questi finì la famiglia. Li 13 agosto 1605, Paolo V concesse una lotteria dei beni Lucchini valutati L. 814000, 7, 2, che fu pubblicata li 23 dicembre susseguente, e da estrarsi entro un anno. Il premio principale eia l'impresa di Casole con palazzo, stimata L. 150000, e l' estrazione ebbe luogo il 9 maggio 1608 nella sala dove solevansi cavare gli ullizi da utile, e con l' assistenza di Antonio Orsini auditore del Legato, del cav. Camillo Gozzadini, del senatore Bartolomeo Marescotti e degli assunti.

Girolamo Lucchini seniore fece la prima compra in questa località di una casa di Girolamo di Azzone e di Giulio Calderini, pagata L. 1000, e posta sotto S. Damiano. Rogito Francesco Bovi delli 14 febbraio 1511.

1514, 10 marzo. Vincenzo Budrioli assolse Girolamo Lucchini del prezzo di una casa posta sulla piazza Calderini. Rogito Paolo Zani.

1521, 21 marzo. I monaci di S. Damiano assolvono Girolamo Lucchini del prezzo di 12 tavole di terra ortiva contigue alla loro chiesa, e vendute a detto Lucchini. Rogito Girolamo Castellani.

1533. Il suddetto Girolamo compra altra metà di casa da Giacomo Calderini nella piazzola, per L. 200. Rogito del dott. Castellani.

1551 (orig. 1851, Breventani ?), 17 ottobre. Calderino Calderini accorda a Filippo Lucchini di poter fabbricare a certe condizioni. Rogito Gio. Battista Canonici.

1568, 2 aprile. Vincenzo Lucchini compra da Giacomo Loiani una casa nella piazza Calderini, per L. 12500. Rogito Grazioso Marchetti. Confina col compratore, coi Romanzi, e con S. Damiano a mattina.

1568, 14 dicembre. Baldassarre Romanzi vende a Vincenzo Lucchini una casa per L. 2000. Rogito Guerino Lucchini (vedi aggiunte 1553).

1592, 6 agosto. I Padri di S. Damiano vendono una parte di cortile, ossia ortaccio a Vincenzo e fratelli Lucchini, per L. 800. Rogito Antonio Malesardi.

I Lucchini con questi stabili poterono in diverse epoche costruire questo vasto e magnifico palazzo.

1605, 22 dicembre. Permuta fra gli eredi di Filippo Lucchini e Gio. Angelelli. I primi danno al secondo la casa nobile nella piazza dei Calderini e ricevono una casa grande sotto S. Andrea degli Ansaldi (via delle scuole Pie N. 512) più una casa, o case assieme unite con botteghe da barbiere, e forno, sotto S. Nicolò degli Albari (via Altabella 1637). item una casa grande sotto S. Tommaso di Strada Maggiore rimpetto il portico dei Servi (231), finalmente altra casa sotto S. Catterina di Strada Maggiore, per L. 10000. Rogito Ercole Fontana.

Terminò questo ramo Angelelli nel senatore Francesco d'Andrea ucciso li 15 febbraio 1663, a cui sopravisse Isabella sua sorella maritata nel marchese Costanzo di Camillo Zambeccari e vedova in prime nozze del senatore Francesco Pepoli. L' eredità passò al senatore Angelo Maria di Gio. Filippo ultimo degli Angelelli morto in aprile 1689, il quale affittò questo palazzo al marchese Filippo Xaverio Montecucoli per lire 1000, poi al predetto marchese Costanzo che nel 1688 pagava L. 1390. Per testamento degli Angelelli fatto li 28 aprile 1685, rogito Marco Marabini, pervenne ad Isabella Zambeccari, il di cui figlio marchese Camillo nel 1723 fabbricò la facciata e varie stanze come da convenzioni seguite fra lui e Giuseppe Laghi architetto, per scrittura privata riconosciuta dal notaro Valerio Azzoguidi delli 26 giugno 1723. Questo palazzo il 7 gennaio 1791 fu estimato L. 86850.

N. 1244. Prima del 1396 i Calderini avevano casa sotto S. Damiano in questa situazione, essendo ciò comprovato dalla compra fatta li 30 luglio anno predetto, dal dott. Gaspare Calderini di una casa vendutagli da Girolamo Armaroli, in confine del compratore da due lati, per L. 200. Rogito Pietro Bombaci.

Nello stesso giorno il predetto Calderini acquistò da Aimerico del fu Domenico Ozardi un' altra casa che anch' essa confinava col compratore, da lui pagata L. 200. Rogito Pietro Zerlotti. Si ha memoria di una torre presso l'Avesa posta sotto la cappella di S. Damiano, che il Comune nel 1123 affittò al dott. Gio. Andrea Calderini per tre Bolognini all'anno.

1511, 7 febbraio. Nella divisione dei beni del dott. Calderino Calderini, fatta dai di lui figli a rogito di Giacomo Budrioli, si trovano notati i seguenti stabili:

1. Casa grande nella piazza.

2. Casa dove sta Rigo Tedesco nella via Poeti. Confina i Calderini da due lati, e la via pubblica.

3. Casa dove stanno gli eredi di Gabriella Borattino in detta via. Confina la via e i Calderini da due lati.

4. Casa di Dona Borattino in via Poeti. Confina l'orto dei Calderini e la via pubblica.

5. Casa dove sta mastro Iacopo da Como sarto. Confina la detta via, i Calderini e Girolamo Ghisilieri.

Nel 1550 e nel 1551 li 14 marzo, i Calderini comprarono tre case annesse al loro palazzo, una dagli Accarisi, l'altra dai Perini, e la terza dai Celidoni. Per ultimo li 14 dicembre comprarono quella di Matteo Salaroli, che fu pagata L. 900. Rogito Alberto Budrioli e Gio. Battista Cevenini.

La data di queste compre fa credere che le case in questione fossero sulla Piazza Calderini fra il palazzo di detta famiglia e la via de' Poeti. Non si può supporre che fossero nella via de' Poeti, perchè gli stabili da quella parte erano dei Calderini, come si è veduto dalla divisione del 1511, non sulla piazza verso settentrione, perchè del 1511 e 1533 i Calderini vendevano da quella parte ai Lucchini, dunque par provato che le case Accarisi, Perini, Salaroli e Celidoni dovessero essere a mezzogiorno del palazzo Calderini, e non altrove.

La facciata del palazzo fu fatta nel 1723, nella qual occasione fu tolto l'antico portico sostenuto da travi di rovere.

I Calderini furono arrichiti da vari dottori in legge professori della nostra Università. Da molti atti che trovansi nel libro dei Memoriali del pubblico Archivio, come anche da contratti, consta che chiamavansi Calderari, ed il primo a dirsi dei Caldarini fu Giovanni di Rolanduzzo Calderari dottor in legge famosissimo morto nel 1365. Questo insigne giureconsulto fu adottato in figlio dall' altro famoso giureconsulto Gio. Andrea da S. Girolamo, ma per questa adozione non ebbe parte a quella eredità, perchè Gio. Andrea ebbe figli leggittimi e naturali che furono suoi eredi. Non si sa come una suora di Ronzano nel 1239, e fondatrice del monastero di S. Gio. Battista in istrada S. Isaia nel 1211, sia chiamata dagli storici dei Calderini, mentre a quei giorni non esisteva famiglia Calderini di sorta, e quelli che così si dissero lo si fu più d'un secolo dopo, e che se pure esistevano si chiamavano Calderari. Finì la discendenza Calderini nel senatore Federico del senatore Gioseffo, morto li 14 aprile 1786, la cui eredità fu raccolta dal senatore Francesco Pio del senatore Filippo Carlo Ghisilieri, in causa di Isabella di Giuseppe Calderini di lui madre. Vivente l' ultimo Calderini venne qui ad abitare il suo erede, il cui figlio vendette questo palazzo ed annessi ad Emilio Loup svizzero, al quale deve tributarsi ben meritata lode se nel 1827 sul finir della quaresima pose ivi mano colla massima solerzia e diligenza alla fabbrica di un elegante privato teatro fornito di comodo palco-scenico, di due ringhiere, e di tre palchi, che fu poi aperto li 30 dicembre 1827 col Boemondo, commedia rappresentata da una compagnia di dilettanti, poi il 4 gennaio 1828 col Matrimonio Segreto di Cimarosa da altra compagnia di dilettanti filarmonici. Nel carnevale del 1829 si rappresentò Giulietta e Romeo musica del maestro Vaccai col più grande successo ed al di là di quanto potevasi ripromettere da soggetti che per la prima volta si esponevano al pubblico. Fra gli artisti emerse in singolar modo per soavità di magica voce e buon canto la signora Ghedini contralto, nella parte di Romeo, ed in guisa da procacciarsene l'universale ammirazione. Nella primavera poi dello stesso anno, un'altra compagnia di dilettanti si produsse colla Semiramide del maestro Gioacchino Rossini e questa pure con generale soddisfazione.

Aggiunte

1483, 15 settembre. Elena di Gio. Battista Manzoli moglie di Gio. Battista di Gio. Andrea Calderini compra da Dorotea e da Isotta di Giovanni Calderini per L. 1400, rogito Domenico Amorini, una casa grande ed una casupola poste parte sotto S. Damiano, parte sotto S. Andrea degli Ansaldi, la qual casa grande ha la porta sulla piazza dei Calderini. Confina altra via pubblica a mezzodì (via delle Scuole Pie), la casa di Gio. Andrea Calderini a settentrione, e Gio. Benedetto Barberj a sera. Potrebbe essere la casa dei Marchignoli N. 1243.

1553, 9 ottobre. Elisabetta del fu Andrea Gessi vedova di Bonifacio Loiani vende una casa a Baldassare Romanzi posta nella piazzola dei Calderini per scudi 500 d'oro. Rogito Lattanzio Panzacchia. Trovasi sotto S. Damiano presso la casa d' abitazione della venditrice verso la chiesa di S. Domenico, e presso la casa di Giacomo Gessi dove poi abitò Pietro del Magno, e prima abitata dal compratore.

(1) Credasi far cosa gradita il dar qui nota di tutte le giostre che hanno avuto luogo in Bologna dal 1147 al 1724, corredata di relativi e circostanziati dettagli.

1147. Per la conferma dei privilegi avuta dall' Imperatore. II Negri dà i capitoli e le leggi di questa giostra, e dice che fu vinta da Egano di Gerardo Lambertini.

1269. Per il matrimonio di Antonio Galluzzi con Messina Guidozagni, che gli portò in dote L. 800. Fu vincitore Mingolino Foscari.

1390, 8 marzo. Sulla pubblica piazza.

1392, 28 febbraio. Sulla piazza, per cerziorare il popolo che la pace era fatta.

1404. Data dal Legato in piazza per l' elezione del nuovo Papa.

1407, 6 gennaio. Fu bandita dal Legato una giostra per il 2 febbraio. Il premio fu un elmo d'argento del valore di 300 fiorini d'oro, ed una collana di fiorini 50. Furono premiati l' Ebreo di Trani, e Alessandro Ottonelli.

1416. D'ordine del Senato. Il premio fu un elmo di scudi 50.

1470. Messer Giovanni II Bentivogli ordinò un torneo sulla piazza per festeggiare il giorno di S. Petronio. Il premio fu uno stendardo di broccato d' argento ricchissimo.

1471, 4 ottobre. Si fece una giostra sulla piazza, che durò tre giorni. Entravano in giostra a ore 19, e finivano all'ave Maria. I giostranti furono 56. Il premio fu un palio di cremisino bianco, e l'ottennero Bartolomeo Sangiorgi (altri dicono Bartolomeo dal Bò ) e Tommaso da Lodi uomo d' armi di Gio. II Bentivogli.

1490, 11 luglio. Francesco Pedocca, rettore dello studio, fece giostrare un palio di veluto cremisi di braccia 25. La giostra ebbe luogo sulla piazza. Il premio fu guadagnato da Cesare Gozzadini uomo d' armi del Bentivogli, e da Carlo Rossi parmeggiano uomo d' armi di Roberto Malalesta.

1492, 2 giugno. Giostra fatta sulla piazza, d'ordine di Giovanni II Bentivogli. Il premio fu un palio di settanino cremisi. Concorsero quaranta giostranti, e il vincitore fu Antonio Volta.

1529. 5 dicembre. I paggi bolognesl di Clemente VII, fecero giostrare due palii, uno di brocato d'oro, e l'altro di veluto cremisi. La giostra durò quattro giorni con quaranta giostranti. Il palio di broccato fu guadagnato dal conte di Altamura spagnuolo, e quello di veluto fu diviso fra uno spagnuolo e Girolamo Griffoni, uno dei paggi suddetti.

1519. Giostra fatta nel carnevale.

1550, 3 maggio. Giostra per il passaggio di Carlo Luigi di Lorena Cardinale di Guisa, ad onore di Giulio Papa III, fatta dal magnifico messer Pietro Antonio Padovani gentiluomo bolognese.

1562, 9 febbraio. Il giorno seguente lunedì di carnevale, a tre ore di notte nel cortile di palazzo, il quale era circondato di palchi e coperto di panni si diede un magnifico torneo.

1562, in novembre. Per il matrimonio di Gio. Malvezzi con Antonia Sampieri fu dato un torneo nella piazza dei Manzoli, ossia davanti al palazzo ora Malvasia in istrada San Donato, la quale era tutta contornata di palchi. Si diede principio al torneo a due ore di notte.

1564, 10 febbraio. Giostra fatta in occasione del carnevale.

1567. Nel carnovale, l'ultima domenica, si fece una giostra al rincontro col premio di un palio di veluto cremisi, e una spada con pugnale e cintura dorata. Vinse il Palio Pirro Malvezzi, e la spada Ercole Malvezzi. 1578, 9 febbraio andando alli 10. Fu dato un torneo nella piazza delle Scuole, che finì alle ore 11 della mattina seguente.

1580, 6 febbraio. Martedì di carnevale. Giostra al rincontro sulla piazza. Il premio di una collana d' oro del valore di 40 scudi l' ottenne Girolamo Malvezzi.

1581, 4 novembre. Si giostrò in S. Mamolo nel largo di detta strada, rimpetto al prato di S. Antonio e al collegio Montalto, al rincontro da Girolamo Malvezzi, Francesco Tossignani, Guid'Ascanio Orsi, Andrea Dal Bò, ed Emilio Barbieri.

1582, Il Legato per dar piacere al Cardinale Alessandrino fece fare una giostra al rincontro in S. Mamolo. I giostranti furono Giacomo Tossignani, Ercole Malvasia, Emilio Barbieri, Francesco Parata, Alessandro Serpa, Alessandro Campeggi, Andrea Bovii, Costanzo Orsi, e Camillo Marsili.

1582, 17 febbraio. Fu fatta giostra al rincontro sulla Piazza Maggiore, da Girolamo Malvezzi Andrea Bovij, Guid' Ascanio Orsi, Francesco Tossignani, ed Emilio Barbieri. L'Orsi fu premiato d' una collana d' oro stimata 50 scudi.

1584, 18 novembre, domenica. I conti Pirro, e Piriteo Malvezzi, dopo aver convitate le più nobili persone della città, flnita la cena diedero un torneo nella piazza di S. Sigismondo. Il portone per cui s' entrava nel teatro è dalla parte di strada S. Donato. I cavalieri che vi giuocarono a piedi ed a cavallo furono in numero di 24.

1584. Agostino iuniore di Marco Tullio Berò, per le sue nozze con Dorotea Lambertini fece una giostra sulla piazza dei Calderini vicino alla sua casa.

1585, 24 febbraio. Si diede sulla Piazza una giostra al rincontro, della quale Cesare Pepoli ne fu vincitore col premio di una collana d' oro di scudi 50.

1585. Torneo Malvezzi.

1594. Cartello alle nobilissime gentildonne bolognesi recato da Politropia damigella Asiana.

1597, ln febbraio. Fu data una bellissima giostra al rincontro.

1600. Torneo per l' arrivo di Donna Margarita Aldrobandini sposa di Ranuccio Duca di Parma.

1608. Cartello di giostra da farsi in Bologna.

1615, 26 febbraio. Giostra alla quintana fatta in occasione del giovedì grasso.

1615, 1 marzo. Giostra al rincontro fatta per l' ultima domenica di carnevale.

1616, 24 aprile. A contemplazione dei Cardinali Rivarola e Bevilacqua fu fatta una bella giostra in piazza.

1619. Torneo fatto nella sala del Re Enzo da 12 cavalieri bolognesi.

1621. Giostra fatta nel carnevale.

1628, 28 febbraio. La montagna fulminata, o torneo dato da alcuni cavalieri.

1628, 20 marzo. Sulla piazza delle Scuole fu data una superbissima festa in forma di barriera, alla quale intervennero quasi tutti i principi circonvicini, che ebbero a dire, che per festa da giuoco era troppo, e che per armeggiamento davvero non credevano si potesse far davvantaggio.

1632, 4 marzo. Si celebrò un torneo intitolato "Amore Dio della vendetta" che fu dato nella sala del Podestà.

1636. Torneo intitolato "Il Giano guerriero".

1639. Il Legato Giulio Sacchetti governò con tale soddisfazione la città, che fu dato un torneo nella sala del Podestà, intitolato "I furori di Venere".

1646, 22 gennaio. Per l' arrivo della principessa De Medici fu data una giostra al rincontro. Nello stesso anno nella sala del marchese Magnani fu fatto un torneo per la venuta di Carlo Gonzaga.

1653, 11 gennaio. Per lo sposalizio di Candido Pepoli colla contessa D. Anna Borromei fu rappresentato un torneo a piedi intitolato "Amore vendicato" dagli accademici Infiammati, nel teatro della loro accademia posto in casa Malvezzi da S. Sigismondo.

1654, 22 agosto. Per il passaggio di Lucrezia Barberini moglie del Duca di Modena, fu data una giostra al rincontro.

1655, Fu fatta la giostra al rincontro per la Regina di Svezia, sopra una gran nave, la cui prora giungeva alla facciata dei Banchi sopra le Pescarie, e la poppa cominciava alla ringhiera dei Musici, ov'è la statua di Gregorio XIII.

1673, 9 febbraio. Si diede una giostra all'anello vinta dal conte Filippo Barbazza. ll premio fu di due fruttiere d' argento. Gli anziani avevano destinato due fruttiere grandi per il vincitore della giostra del dardo, che si doveva poi dare dopo quella dell'anello, e due fruttiere piccole per il vincitore de'.la giostra dell'anello; il donzello diede le due grandi al Barbazza, il quale non volle restituirle, quantunque avvertito dal Magistrato del seguito sbaglio, e perciò non ebbe luogo la giostra del dardo.

1673, 10 detto. Giostra al rincontro vinta dal senatore Guidotti. Per la venuta del Cardinal Ghigi si diede una giostra al rincontro sulla Seliciata di S. Francesco.

1674, 4 febbraio. Fu fatta la giostra alla quintana, vinta da Girolamo Allamandini premiato con due fruttiere d' argento.

1674, 5 detto. Si diede la giostra all' anello, della quale fu vincitore Bartolomeo Barbazza, col premio di una fruttiera d' argento figurata.

1677, 28 febbraio. Domenica di carnevale. Si diede una giostra al rincontro che fu vinta dal senatore Girolamo Bentivogli.

1678, 13 febbraio. Domenica. Fu data la giostra alla quintana, che fu replicata li 14, in causa che non si potè decidere chi l' avesse vinta li 13. Il vincitore nel giorno 14 fu Girolamo Allamandini, col premio di un cattino con giaretto d'argento.

1678, 20 detto. Per l' arrivo del Duca e della Duchessa di Modena si diede la giostra al rincontro, della quale fu vincitore il cavaliere Domenico Maria Gandolfi, che ebbe la solita collana.

1679, 13 febbraio. Lunedi. Giostra alla quintana vinta da Silvio Marsili, e premiata con un bacile d'argento.

1680, 25 febbraio. Giostra al rincontro, della quale fu vincitore Aurelio Maria Marescalchi col premio di due profumiere d'argento del valore di 40 doppie.

1680, 4 marzo. Bellissima giostra alla quintana vinta dal conte Carlo Malvasia.

1680, 5 detto. Giostra alla quintana data l' ultimo giorno di carnevale. Fu vincitore Lodovico Malvasia.

1681, 16 febbraio. Giostra al rincontro vinta da Antonio Orsi, che regalò la collana alla contessa Catterina Bentivogli Pepoli sua cognata.

1682, 5 febbraio. Giovedi grasso. Giostra alla quintana guadagnata dal senatore Aldrovandi, premiato con due gran fruttiere d'argento.

1682, 8 marzo. Giostra al rincontro vinta dal senatore Girolamo Bentivogli, premiato della solita collana.

1685, 24 febbraio. Giostra al rincontro di 7 cavalieri vinta dal senatore Aldrovandi.

1685, 20 detto. Giostra alla quintana con premio di due fruttiere d'argento, che furono vinte dal conte Massimo Caprara.

1685, 28 detto. Altra giostra alla quintana con premio di due alamari di diamanti, che furono vinti dal conte Giacomo Filippo Pepoli.

1688, 22 dicembre. Per l' arrivo della sposa del Principe di Toscana fu data una giostra al rincontro sulla piazza di S. Francesco, della quale ne fu vincitore Alessandro Sampieri, che ebbe in premio due grandi fruttiere d' argento.

1692, 14 febbraio. Giostra al Saraceno.

1692, 17 febbraio. In domenica si diede il divertimento della giostra al rincontro vinta da Fabio Albergati che ottenne il solito premio della collana.

1693, 29 gennaio. Giovedì grasso. Giostra alla quintana con premio di una fruttiera del peso di oncie 70 d' argento, riportata da Atamano Zanchini.

1693, 2 febbraio. Giostra al rincontro con premio di uno spadino e di un paio di speroni d'argento, vinti dal marchese Filippo Bentivogli.

1694, 18 febbraio. Giostra alla quintana pubblicata con capitoli il predetto giorno, ed eseguita la domenica 21. Rimase vincitore il marchese Paris Maria Grassi, e premiato con una fruttiera d'argento.

1694, 22 detto. Giostra alla quintana.

1698, 22 febbraio. Giostra alla quintana con due fruttiere d' argento di premio, ottenute dal conte Massimo Caprara.

1708, 19 febbraio. Fu data una giostra alla quintana.

1708, 21 detto. Altra giostra.

1710, 23 febbraio. Giostra al rincontro data sulla Piazza. Giostrarono Alamanno Isolani, il marchese Antonio Amorini, il marchese Paris Grassi, e Giuseppe Gandolfi. Fu vinta dal marchese Antonio Amorini, col premio di due collane.

1710. Giostra alla quintana guadagnata da Gio. Paolo Gandolfl, premiato d' una bellissima fruttiera d'argento.

1710, 3 marzo. Giostra al rincontro.

1724, 27 febbraio. Giostra alla quintana vinta dal marchese Ferdinando Monti. Si noti che la sera dopo la giostra si dava conversazione d' invito a spese dei giostranti in casa di qualcuno di loro, o in quella di qualche parente, ed anche nel palazzo del vincitore.

Accidenti occorsi.

1551, 1 febbraio. Lelio Manzoli fu ucciso in giostra all'incontro da Camillo Gozzadini.

1590. Antonio Bentivoglio e Ottavio Ruini rimasero morti ambedue.

Luoghi dove si son date giostre.

Piazza Calderini per nozze Berrò.

Strada di S. Mamolo dal collegio di Montalto.

Piazzetta di S. Donato.

Da S. Sigismondo.

Seliciata di S. Francesco dove si sono date le ultime giostre, e dove era una lizza stabile.

Lasciti per le giostre.

Lascito Ercolani e Franchini.

1603. Giulio Franchini capitano della guardia di Gregorio XIII, li 25 gennaio 1603 legatò 600 scudi da L. 4, perchè col frutto dei medesimi si faccesse una collana con medaglia d' oro, nella quale da una parte fossevi inciso un S. Gregorio a cavallo con sotto un serpe o drago, dall'altra il Gonfalone con due chiavi colla seguente iscrizione "July Franchini munus", il tutto di prezzo scudi 50 destinato in premio al vincitore della giostra al rincontro, la quale d'ordinario si eseguiva sulla piazza Maggiore nel dopo pranzo della domenica di quinquagesima, e quando non avea luogo la detta giostra, la Camera doveva pagare agli eredi del Franchini scudi 25 ossia L. 100. II suo testamento è dell' 8 agosto 1506. Si dovevano pagare a tal effetto scudi 50 al Gonfaloniere.

Ercolani Vincenzo del conte Girolamo, morto li 29 aprile 1687, lasciò L. 10000 mediante codicilli consegnati a ser Bernardino di Ottavio Ugolotti il primo luglio 1680, da investirsi coll' obbligo di fare un cumulo di L. 5000, e coi loro frutti, una collana d' oro con medaglia da consegnarsi agli anziani per le giostre che in carnevale solevano corrersi in Bologna; poi volle che il premiato guadagnasse la giostra all' incontro, comandando che fossero almeno sei giostranti, e bastassero quattro quando vi fosse un figlio di Senatore, o uno della famiglia Ercolani. I cumuli fatti fino al 1732 ammontarono, compreso il capitale, alla somma di L. 21610, 17, 2.