Via di Reno, dal IV volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via di Reno o dietro Reno, sono comunemente dette le strade che costeggiano a destra e a sinistra il corso del Canale.

La strada a sinistra della corrente comincia dalla via di Galliera e termina alla chiesa della Madonna della Grada.

La strada a destra della corrente medesima comincia dal ponte del Borgo delle Casse e termina al ponte della Carità.

Le rive del canale di Reno erano nella sua origine quali le vediamo da strada S. Felice fino alla Grada.

Nel tratto inferiore si stimò bene di incassare il canale fra muri, e di premunire le strade ,con murelli o parapetti che premunissero i passaggeri massime in tempo di notte dal pericolo di cadere nel canale. Mancando il pubblico erario di mezzi per fare un tale lavoro determinò il Comune di Bologna di vendere a Giacomo Sanuti, e ad altri le case delle Gualchiere poste in capella di S. Martino dell’Avesa, ed i dazi delle dette Gualchiere, più le case in Porta Ravegnana ad uso del Dazio della mercanzia per lire 12000 da erogarsi nella fabbrica dei muri da farsi dietro il canale di Reno, come da rogito di Giacomo da Massumatico, di Giacomo Grassi, e di Bartolomeo Trentaquattro delli 23 ottobre 1434.

Successivamente li 4 febbraio 1435 si trova che Giacomo Cospi rattificò la compra fatta a suo nome da Antonio Castellari del dazio delle moline per fare i murelli presso il canale di Reno. Rogito Girolamo Grassi.

Finalmente li 11 settembre 1586 Matteo di Ventura e Sabadino de‘ Lucchini muratori finirono i murelli di Reno dal ponte del Borgo delle Casse sino alla Madonna delle Lame per lire 4225 senza le aggiunte che furono poi fatte. La spesa andò a carico dei fronteggianti salvo lire 1000 di donativo fatto dal Senato.

Via sinistra della corrente del Canale di Reno dalla parte destra cominciando dal Serraglio di Galliera.

Nel piccolo piazzale davanti la chiesa di S. Bartolomeo di Reno e lungo la riva del canale si teneva nel 1219 un pubblico mercato di bestiami.

Li 27 febbraio 1632 il conte Alessandro Tanara ottenne di poter occupare nell’ angolo di questa piazzetta coll’ Avesella parte di pubblico suolo con termine alla sua casa per mettere in linea retta il fianco della medesima, per cui venne a dilatare verso settentrione la suddetta piazzola.

Ubaldo Zanetti speziale nella piazza della Pioggia gran raccoglitore di notizie patrie, vendette del 1756 l’ insigne sua raccolta a Lelio dalla Volpe stampatore per lire 4000. Morì li 25 ottobre 1769 lasciando erede suo fratello.

N.877,878. Chiesa, Compagnia e Orfanotrofio di S. Bartolomeo di Reno. In alcuni atti dei libri dei Memoriali nel 1328 si cominciò a nominare un ospitale nuovo - in Burgo Galeriae juxta S. Benedictum - sotto il titolo di S. Bartolomeo, che serviva a raccogliere i preti poveri.

Nel 1410 si trovava che la compagnia di S. Bartolomeo, comprò un casamento, e che nel 1450 il detto ospitale fu trasportato nel luogo dov’era il seraglio di Galliera dietro Reno e in progresso convertito ad uso di Orfanotrofio.

Racconta il Masini ma senz’ appoggio di documenti che questa chiesa esisteva prima del 1219, che la Confraternita fu instituita nel 1380, e che l’ospitale fu dato a una deputazione nominata dall’ autorità locale dall’ opera pia della Carità.

Nel 1807 fu poi soppresso l’ Orfanotrofio di S. Onofrio della Mascarella che vestiva di color marone, ed unito ai Mendicanti (orig Medicanti, cosa non rilevata dal Breventani) allora degenti in S. Leonardo, dove però era distinto dagli altri di abito differente. Gli ospiti furono tolti di là e furon concentrati in questa di S. Bartolomeo, che li 19 giugno 1805 aveva ottenuto l’ eredità di Giulio Cesare Abbati Crescimbeni. (Orig. il periodo era: Fu poi sopresso l’ Orfanotrofio di S. Onofrio della Mascarella che vestiva di color marone, ed unito ai Mendicanti allora degenti in S. Leonardo, dove però era distinto dagli altri di abito differente. La loro abitazione che nel 1807 egli fu tolta di là e furon concentrati in questa di S. Bartolomeo, li 19 giugno 1805 aveva ottenuto l’ eredità di Giulio Cesare Abbati Crescimbeni, cosa non rilevata da Breventani).

Li 19 marzo 1824 l’ Orfanatrofio di S. Bartolomeo ricevette una nuova forma di statuti e di vestiario.

N.875,876. Casa di vari antichi stabili, il primo dei quali in confine dell’ Ospitale era di tre archi con colonne di legno, che fu degli Avanzi famiglia oriunda d’ Imola, che contava un Vitale vescovo d’Ascoli, poi di Chieti vivente del 1389. Fu venduta da Giovanni Giacomo del fu Sebastiano Brunetti li 11 luglio 1650 a Rinaldo del fu Corrado Accursi per L. 8500, rogito Giovanni Battista Bernardi.

Il celebre musico Antonio Bernacchi morto li 10 marzo 1756 e sepolto nella chiesa della compagnia dei santi Sebastiano e Rocco ebbe la proprietà di una di dette case e la vitaliziò a Sebastiano Zanetti, il cui padre Antonio Maria era speziale sotto il portico dei Pollaroli all’ insegna del Papa in un suo stabile ove abitava, e ove morì li 19 novembre 1749.

Il detto Sebastiano unì le suddette case e le rifabbricò. Una di esse sboccava in Paglietta ed aveva il cortile per i carri.

Li 28 giugno 1745 (orig. 7145 corretto con il ? dal Breventani) ottenne di levare le colonne di legno dal suo portico presso l’ ospitale di S. Bartolomeo, e di sostituirvi colonne di pietra.

N.i 872. 871. Casa con due porte dei Fiorini poi del dott. medico Gioseffo Pozzi non però Giuseppe d’ Ippolito. Fu acquistata dal tesoriere Gnudi, che la risarcì con grave spesa. Fu abitata dalla marchesa Romagnoli da qualcuno creduta proprietaria della medesima.

N.870. Casa dei Presidoni, fedecomissaria per testamento d’ Ercole Presidoni, fatto li 14 dicembre 1607, del rogito Achile Canonici. Francesco di Paolo fu l’ultimo dei Presidoni, che si disse anche dalla Fontana. Fu marito di Giovanna Agostina Preguzzi di Milano vedova del capitano Giovanni Pellizzari, come da instituto dotale del 29 agosto 1647, rogito Alberto Migliori. Rimasto vedovo, sposò Doratea di Giulio Costa, vedova di Giulio Buldrini, la quale fu erede del marito come da testamento dei 4 agosto 1675 , rogito Carlantonio Mandini. Rimasta vedova la detta Doratea si maritò in Giulio Collina come da instrumento dotale, del 12 febbraio 1677 rogito Bartolomeo Marsimili, ed in sua dote vi fu compresa detta casa ed altra piccola verso S. Bartolomeo che fu venduta ad Antonia Gualtieri, e ad Orsola Parmini sua figlia li febbraio 1680 per lire 1900, la qual piccola casa fu poi comprata, ed unita alla propria dal dottor Pozzi. Dorotea ebbe un solo figlio da Cesare Boldrini, che fu suo erede per cui la casa dei Presidoni divenne Buldrini, poi dei Mazza.

Li Ranfredi alias Dini possedevano li uno settembre 1416 come da rogito di Tommaso Manzoli, e Giovanni Pepoli i seguenti stabili in Bologna e cioè:

Una casa con altra vicina dopo la corte posta sotto S. M. Maggiore sulla riva di Reno in confine con Mondini Pietro orefice, e colla via pubblica da due lati.

Altra casa con casetta dopo la corte posta sotto la stessa parrocchia, confinante la suddetta casa, nelle due strade, e gli eredi Zanini da Castel Franco.

Una bottega da merciaio sotto il palazzo del Re Enzo verso le Merzarie.

Una casa ad uso del dazio Sgarmiliato sotto S. Michele del Mercato di Mezzo prossima ad altra di questa ragione.

Una casa sotto S. M. Maggiore in contrada via Nuova presso la via pubblica da due lati, e presso ad Antonio Castaldi.

Si passa la via Nuova di S. Carlo.

Si passa Borgo Polese.

Si passa la Molinella.

Si passa Azzogardino.

N.846,847. Chiesa e Convento di monache Domenicane di S. Maria Nuova. Che la moglie o vedova di un mastro Enrico Delle Lame, lamarolo o fabbricatore di lame, abbia fatto erigere una capelletta vicino alla sua casa al N. 992 che fu chiamata S. Maria Nuova del Borgo delle Lame può esser vero nel fatto ma falso nella denominazione, mentre a quei giorni non esisteva il Borgo delle Lame, essendo quivi non altro che campagna. Lasciando a parte le cose dette dall’Alidosi, dal Masina e dal libro stampato dall’erede Benacci nel 1645 col titolo breve descrizione delle virtù di molte religiose del monastero di S. Maria Nuova ci limiteremo a dire, che un rescritto di Gregorio IX del 1230 lo chiama monastero di S. Maria dell’ Umiltà, ed assegna ai frati, e Suore ivi conviventi la regola di S. Marco, congregazione di Mantova.

Molti atti, instrumenti ecc. del pubblico archivio chiamano questo monastero S. M. degli Umiliati.

In uno statuto antico si legge: "Via quae vadit ad S. Mariam de Humiliatis juxta Navigium, et Pontem Lamae usque ad Pontem Alberti Morandi" - che è quello in capo al Borgo delle Casse. Finalmente un atto del Libro dei Memoriali sotto l’anno 1269, dice: juxta Coemeterium S. Mariae Novae de Umiliatis. - Dunque S. Maria degli Umiliati, cominciò a dirsi S. Maria Nuova al finir del XIII secolo. Quando i frati minori partirono da S. Maria della Pugliola nel 1237 vi subentrarono immediatamente delle suore, trovandosi in proposito nell’archivio di S. Bernardino una Bolla di Gregorio IX del 1238.

Dal testamento di Uberto d‘Armano, che trovasi nell’archivio dei monaci di S. Michele in Bosco si rileva chi fossero le predette suore, dall’essere nominate di S. Mariae de Humiliatis de Puliola; da questa enunciativa, e dal conservarsi nell’archivio delle suore di S. Bernardino molti atti, ed instrumenti spettanti alle suore di S. Maria Nuova degli Umiliati, si deduce che quelle di S. Bernardino fossero una Colonia di quelle di S. Maria Nuova.

Nel 1261 queste suore comprarono tre pertiche di terra sotto la parrocchia di S. Giorgio nella strada detta Durbecco la qual strada viene rammentata ancora in un atto del 24 agosto 1295 del notaio Bonfante di Geremia Angeletti che tratta di una compra fatta da Flordiana di Abenzalione da Rolandino di Andrea, di una casa sopra il terreno di Bittino Gardini.

1314 24 Agosto. Marco Lambertino comprò da Francesca di Scannabecco Boncambi una casa sotto S. Giorgio nella contrada detta Durbecco per L. 15.10 salvo le ragioni del terreno su cui era posta, che era di Giacobino Gardini, e poi di Nicolò Beccadelli. Confinava col Convento di S. Maria Nova, rogito Giacobino di Filippo da Montezzolo.

Le suddette tre pertiche di terra comprate erano dove si trovava il refettorio nuovo del convento.

Negli atti di S. Maria Nuova si cita un altra strada detta Malgrà che aveva il suo principio dove in oggi comincia Borgo Rondone, che terminava nelle Lame traversando questo Convento, e quello delle Convertite.

Se il Castello del Pratello, ampliato nella seconda erezione seguita nel 1402 arrivò fino al canale di Reno e al Cavaticcio è indubitato che il monastero di S. Maria Nuova, dovette sofirire e dovette essere abbandonato dalle monache, perchè stando al detto del Masini, il convento servì d’ abitazione al capitano Ziboni, e la chiesa di capella alla guarnigione Milanese.

Distrutto il Castello nel 1404, vi ritornarono le monache le quali rifabbricarono poi la chiesa al principio del secolo XVI e l'abbellirono nel 1650.

Il convento di S. Maria Nuova, fu soppresso li 29 Gennaio 1799. La località, il comodo di acqua da trarsi dal vicino canale suggerì il progetto di ridurre questo convento a fabbrica dei tabacchi, che fu eseguito con gran spesa e felice riuscita. Dodici macchine sono pressochè sempre in azione, e 200 famiglie traggono la loro sussistenza da quest‘utile stabilimento.

Li 10 aprile 1799 fu data questa destinazione al locale, e lo spaccio dei tabacchi, si aprì in S. Francesco li 10 aprile 1802.

Si passa la via delle Lame.

Il tratto di strada dietro Reno dal ponte delle Lame a quello di S. Felice fu tutto selciato in sassi dal 2 luglio alli 8 ottobre 1777 che prima non lo era.

N.440. Dopo esser quivi stato l‘ospitale per infermi e feriti di S. M. della Vita per il corso di anni 465, ed in strada delle Pescarie, e delle Clavature prossimamente alla Piazza Maggiore furono trasportati gli ammalati dall’ antico Ospitale al nuovo il sabato 2 giugno 1725.

La compagnia di S. Maria della Vita fino dal 1589 ebbe il pensiero di fabbricare in questa situazione un vasto ospitale; li 19 agosto di detto anno a rogito di Giacomo Maria Fava, fece acquisto di tre case da Giosetfo Santolini; una con orto di Carlo Castelli, ed altra similmente con orto da Matteo e Lorenzo Giacomazzi ; e siccome tutti questi stabili erano di diretto dominio dell’Abbazia de’ santi Naborre e Felice, si convenne coi Direttori di corrispondere per tutti l’annuo canone di lire 150.

L’ idea di fare un ospitale dietro Reno era invalsa nell’animo de’ frati detti della Sporta, venuti a Bologna nel 1607, e ciò ci vien tramandato da una supplica dei parrocchiani di S. Maria Maggiore presentata al Senato per impedirne l’ esecuzione.

Si diede mano al lavoro li 18 febbraio 1667, murando la prima pietra fondamentale del nuovo ospitale ideato dall’ architetto Bonifacio Socchi di tale estensione, che ne fu giudicata la spesa a fabbrica compita di lire 600,000. Era eseguito il disegno solo per metà quando fu creduto abbondantemente capace a contenere gli ammalati, che potevano alimentarsi mercè le rendite dell’ ospitale.

Arrivò il 1797 ed essendo stato sopressa la compagnia amministratrice nacque disputa fra le municipalità di S. Domenico e di S. Maria Maggiore per chi di loro dovesse subentrare al Governo di detto Ospitale, mentre la prima aveva nel suo circondario la residenza dell’ amministrazione, e la seconda il locale dell’ ospitale.

Li 20 luglio 1797 cominciò la controversia, che fu composta li 23 luglio susseguente colla cessione delle pretese affacciate da quella di S. Domenico.

Non ostante gli ospitali militari stabiliti in Bologna fu mestieri che con discapito supplissero ai correnti bisogni anche gli ospitali civici della Vita e della Morte a modo che dal 25 dicembre 1797 al 23 gennaio 1798 furon curati in quello della Vita 2253 soldati Cisalpini non compreso un numero ben grande di Francesi.

Li 30 agosto 1799 fu traslocato in quest’ ospitale quello che era stato stato stabilito per i militari nel convento di S. Maria della Carità in strada S. Felice.

Depauperati gli due ospedali di sostanze, ed aggravati da debiti, fu decretata li 5 giugno 1801 l’unione dell’ospitale della Morte a quello della Vita dandogli il nome di grande Ospitale.

Li 8 giugno 1801 si cominciò il trasporto degli ammalati d’ ambo i sessi degenti nell’ospitale della Morte, in quella della Vita, il quale d’ allora in poi è stato perfezionato sia nella parte di fabbrica antica, sia nelle aggiunte fattegli per il maggior comodo e salubrità degli ammalati, ed inservienti.

N. 415. Casa fabbricata dal celebre incisore Mauro di Gaetano Gandolfi nel 1826. Il disegno è di sua invenzione, ed immaginato a comodo di un artista del suo genere.

Si passa strada S. Felice.

Da quì fino al terraglio della città, suol dirsi via della Grada, o via della Madonna della Grada.

Li 8 febbraio 1634 fu concesso dal Senato il suolo pubblico per costruire un portico con 60 archi larghi piedi 6 once 6 netti, che da strada S. Felice terminasse alla chiesa della Grada. Si cominciò il lavoro, ma fatti N. 11 archi non fu continuato.

Gli orti da questa parte prossimi alla chiesa predetta servirono di Cimitero nel 1630 ai morti di contagio.

Via di Reno a sinistra cominciando dal Serraglio di Galliera e continuando fino alla Grada. o via destra della corrente (orig. Via di Reno a sinistra cominciando dal Serraglio di Galliera e continuando fino alla Grada, cosa non rilevata dal Breventani).

N. 816. Fianco del palazzo Fibbia. Li 27 febbraio 1612 il Senato emise il seguente decreto. Essendosi concesso fino dai 29 ottobre 1583 a Roberto Fibbia di far un volto sul canale di Reno, si permette al figlio di continuare il lavoro già cominciato dal padre lungo il fianco della sua casa dalla parte di settentrione.

N. 817. Palazzo già Gnudi, oggi Trivelli di Reggio. Vedi via Larga di S. Maria Maggiore N. 806, 807, 808.

Si passa il Ponte detto del Poggiale.

Sopra questo ponte ritrovasi una Beata Vergine che la tradizione vuole indichi il luogo dove già fu la chiesa e il monastero, vedi via del Poggiale.

Si passa il ponte del Borgo delle Casse.

Questo ponte fu fatto al principio del secolo XIII, ed allora dicevasi: Ponte d’ Alberto Morando, come rilevasi da antico statuto.

Dal predetto ponte comincia una strada lungo il canale paralella a quella della riva opposta e termina al ponte della Carità in strada S. Felice.

N. 821. Era questa una casa vecchia, e ruinosa di Giovanni Battista Arrigoni, che nel 1734 fu comprata dal frate Angelo Negretti terziario carmelitano, ove edificò una chiesina dedicata a S. Maria del Carmine, la quale si aprì la domenica 16 luglio 1737.

I di lui eredi la concessero all’ Unione dei Filatoglieri, che l’ uffiziarono fino al 1774.

Fu chiusa li 16 agosto 1808 poi riaperta a comodo dei vicini devoti soliti a recitarvi il rosario nel dopo pranzo, era nel 1790 di Giuseppe Casalgrandi.

N. 831. Casa quasi rimpetto alla già chiesa di S. Maria Nuova, che servi d’ ospizio ai monaci Camaldolesi detti dell’ Eremo.

Li 22 febbraio 1680. Giovanni Battista Sabattini vendette questa casa dietro Reno a Stefano dal Buono per L. 5000. Rogito Baldassarre Maria Melega.

Li 21 dicembre 1691 il Dal Buono lasciò usufruttuaria Maria Maddalena Cocchi, di lui moglie, la quale contrattò questa casa con i monaci dell’Eremo.

Li 18 dicembre 1710, questi monaci assunsero i pesi a quella inerente e poi stipularono il contratto li 11 marzo 1716 a rogito di Luca Fagottini dove si dice trovarsi la casa in questione sotto S. Lorenzo di porta Stieri rimpetto a S. Maria Nuova, in confine dei Tacconi, e della compagnia della SS. Trinità.

N. 837. 838. Casa grande che fu dei Zuffi, l’ ultimo dei quali fu religioso Gesuato, confraternita soppressa da Clemente IX.

Li 6 dicembre 1668 l’eredità Zuffi, e con essa questa casa, passò alla camera apostolica.

Li 4 giugno 1723 fu comprata da Leonardo Volpi mercante d’ orsoglio che la rifabbricò, dopo il fallimento Volpi seguito li 28 febbraio 1771.

1507 6 Ottobre. Comprò Antonio del fu Stefano Bugatti da Sebastiano del fu Giacomino Burnelli Ferrarese i miglioramenti di una tornatura e mezza di terreno posta in Cappella S. Felice, presso la via pubblica. Rogito Lodovico Fasanini.

Si passa la strada delle Lame.

Si passa il vicolo della Abbadia.

N. 397. Casa che andava ad uso di osteria e forse coll’ insegna del Bissone e per questo si diceva casa del Bissone. Apparteneva al dottor Mercantonio Bolognesi che con suo testamento delli 22 febbraio 1639, a rogito Bartolomeo Alberti la lasciò ai padri conventuali di S. Francesco.

N. 398. Casa che si ricorda soltanto per essere stata di proprietà del famoso pittore Guido Reni, come risulta dal predetto testamento del dottor Bolognesi. Rogito Bartolomeo Alberti.

Nel 1475 li 10 gennaio viveva Margarita moglie di Gherardo Reni tintore che conduceva in enfiteusi una casa dell’ ospitale di S. Francesco.

Si passa la strada S. Felice.

Li 7 novembre 1580 fu concesso a Mercantonio Battilan, e a Giovanni Battista di Casy di poter fabbricare una casa matta murata con pietre e terra sopra una volta, suolo, e luogo pubblico, la qual volta fatta sopra il canale di Reno in parte rovinate è di lunghezza piedi 98 e di larghezza 30.

La medesima trovasi in Bologna presso le mura, confinava la via che va alla mura di sopra e all’orto di Girolomo Zaccaria.

Il Battilan, e il Casy potevano servirsi di detta volta sul cantone verso le mura e dal lato verso il detto orto per la lunghezza di piedi 30 e per la larghezza di piedi 30 onde porvi dentro un edifizio idraulico a nessun altro fin allora concesso ed a loro da Gregorio XIII, etiam per Breve Apostolico.

Li 15 aprile 1681 i Prefetti ai Magistrati e all’ arte dei Pellacani per Senato Consulto dei 20 dicembre 1680, e per decreto del 1 aprile 1681 assegnarono a Giovanni Battista Mengarelli tanta parte di suolo sopra il secondo ponte antico della Grada necessario alla fabbrica di una concia di pelli di vitelli all’ uso d’ Inghilterra rogito Gualandi.

Aggiunte.

1418 1 Ottobre. Le suore di S. Agnese ricevettero da Antonio del fu Giacomo Castellani una casa con orto sotto S. Maria Maggiore in confine con il canale di Reno. Rogito Pietro Paltroni.

1574 25 Settembre. Comprò Giovanni Battista Grasilli alias Stoppa del fu Nicolò da Sebastiano Alvisi del fu Antonio una parte di casa sotto S. Maria Maggiore dietro Reno. Confinava i Pollicini, per L. 300, rogito Ippolito Peppi.

1395 6 Ottobre Fiorenza comprò da Panzaroli, una casa per lire 400 posta dietro Reno in confine dei Lambertini di‘ Castel Franco.

1466 6 Marzo. Cessione fatta da Carlo Cucchi a Nicolò del fu Mino Beccari di una casa posta sotto S. Maria Maggiore nella ripa di Reno dove abitava il predetto Mino, rogito GiovanniMaria Gambalunga.