Ramponi o di Rolando Rampone

Nel secolo XII un ramo di questa famiglia prese a denominarsi di Arimondo, e, poichè aveva le case presso la cattedrale, fu detto da s. Pietro, come vedrassi ne' documenti; fino a che si estinse ritenne il nuovo cognome (1). Altri rami tramutaronsi poscia a Feltre ed a Treviso (2). I Ramponi tennero il consolato due volte nel secolo XII, poi non di rado l' anzianato fino al 1369 e quindi, con un intervallo di un secolo e mezzo, nel solo anno 1518.

Combatterono in Terra santa, nella giornata di Fossalta, i Faentini (1170) e Niccolò marchese di Ferrara (1333). Ebbero due capitani generali de' Bolognesi (1296, 1305), furon chiamati a podestà dai Sanesi, da' Padovani e da' Milanesi (3). Scannabecco di Rolando fu rettore di lega lombarda nel parlamento tenuto a Bologna l'anno 1226 e Tommasino uno degli arbitri a stabilir la pace tra Fiorentini e Bolognesi (1254). A quel tempo i Ramponi dovevano distinguersi per censo e per liberalità, poichè, insieme co' Prendiparte, ospi tarono i cardinali venuti con Innocenzo IV a Bologna (4).

Seguaci di parte guelfa, e venute a conflitto nel 1161 le primarie famiglie in corte di s. Ambrogio, Baruffaldino di Rodolfo Ramponi uccise Nicolò Asinelli. Inseguìto dai consorti dell' estinto riparò nelle proprie case e di là respinse malconci gli aggressori. Da poi fu continua la nimicizia fra le due famiglie (5).

Allorchè il vescovo Gerardo agognava il dominio di Bologna (1193), Alberto di Rolandino Ramponi fu uno dei consoli eletti a tutelar la repubblica; accorso a sedar la zuffa appiccatasi tra partigiani del vescovo ed il popolo, vi rimase ferito (6).

Lamberto di Rolando, cittadino di somma autorità ed eloquente, interpose validi ufficii a cessare il combattimento, provocato da nozze abborrite, fra i Galluzzi e i Carbonesi seguìti da' loro aderenti (1258). Coadiuvò altresì i due gaudenti pacieri Loderingo e Catalano, e rese loro meno arduo il compito di acquetare le ire tra famiglia e famiglia ( 1265) (7).

I Ramponi battagliarono co' Scannabecchi allorchè nel 1260 le fazioni vennero ripetutamente a conflitto e Tommasino fu uno degli scelti da' geremei a cavillare sullo statuto, che fu abolito per pretesti mendicati (1272). Con i geremei i Ramponi giurarono pace ai lambertazzi nel 1279. Guido favorì il tradimento di Tibaldello Zambrasi per assalire i ghibellini in Faenza (8).

Rodolfo canonico fu bandito qual complice di Romeo Pepoli, momentaneamente rientrato in Bologna (1322). Giacomo figlio di Conte, distenuto per dispotismo dell' Oleggio, tosto che potè ricuperare la libertà si ridusse difilato a Milano, sapendo che non era facile scampar due volte dagli artigli di lui. Allo stesso tempo, e mal grado tali sevizie, altri de' Ramponi, datisi alla parte maltraversa, s' arrabattarono in pro dell' Oleggio agognando la signorìa di Bologna (1355) (9). Quando la ebbe Giangaleazzo duca di Milano, confinò alcuni de' Ramponi, uno de' quali, Pietro canonico, fu graziato tredici anni dopo. Scorsi altri quattro anni, Lambertino e Lodovico Ramponi furono messi al bando da Antongaleazzo Bentivogli, per aver trattato di spodestarlo, accordatisi con Braccio da Montone (10).

Due de' Ramponi lasciarono gran nome, sì che sono da ricordare più specialmente. Il primo riguardo al tempo è Lambertino o Rambertino, di Tommasino, illustre dottor di legge, che fiorì alla fine del secolo XIII e sul cominciare del susseguente. Insegnò gius civile per molti anni a grande frequenza di scolari nostrani e stranieri; fra i primi è da notare Cino da Pistoia, che ne' suoi scritti si vanta di aver avuto a maestro il Ramponi, cui tributò molte lodi l'illustre Giovanni d' Andrea. Ma Lambertino non fu soltanto un insigne cattedratico, chè anco trattò abilmente i negozii dello stato e ne resse con altri il governo con podestà straordinaria. Sostenne molte ambascerìe, propugnò i diritti di Bologna sopra il castello di Medicina, conciliò discordie civili, pacificò inveterate inimistà dei conti di Panico e fu degli VIlI che governarono una guerra difficile contro il signore di Ferrara. Morì nel 1304 (11).

L' altro Ramponi che lasciò gran nome è Francesco di Raimondo, il quale cominciò a leggere nel nostro studio alla metà del quattrocento e che da Andrea Siculo (12) fu detto excelsus Doctor et uberrimus Juris fons. Ebbe a scolari un Giovanni da Imola e un Pietro d'Ancarano. Si adoperò anch' egli, e più, per la cosa pubblica. Andò a trattare in Roma la pace tra'l papa Urbano V e i ribellati Perugini. Stabilì una lega tra i Bolognesi, Bernabò e Galeazzo Visconti, Firenze, gli altri stati della Toscana e quelli soggetti alla chiesa contro il condottiere Hawkwood che taglieggiava Toscana e Lombardia (1376). Strinse altro patto col conte di Virtù e co' Fiorentini per resistere a collegati (1385) e trattò d'altre cose di stato a Ferrara (1387). Adoperato in pro della sede apostolica fu rimunerato da Urbano VI e da Bonifacio IX. In patria godeva di tale autorità che per la sua interposizione furono graziati due condannati nel capo: cioè Ubertino Malavolti suo genero, il quale non era andato al confine assegnatogli, e Gasparo Calderini, che aveva scritto al papa a danno del comune.

Ma nel 1399, prevalsa alla parte de' Gozzadini quella de' Zambeccari, e Carlo usurpata la signorìa, Francesco Ramponi aderente a' sopraffatti fu tratto nottetempo dalla casa ove giaceva infermo, condotto fuor di città e posto in bando. E la cronaca anonima pubblicata dal Muratori (13) dicendo che ciò avvenne di notte, aggiunge: « e furono savii a ciò fare, perchè se di giorno l' avessero fatto, non sarebbe ciò stato comportato dal popolo minuto, dal quale messer Francesco era molto amato. » Altri sedici de' Ramponi tra uomini e donne furono espulsi, le sostanze incamerate, la casa data al conte Antonio da Bruscolo, il quale fu poi cacciatone dal popolo e tumultuariamente appiccato.

Morì nello stesso anno il Zambeccari, i Gozzadini risalirono e il Ramponi fu onorevolmente richiamato e redintegrato: ma due anni dopo cessò di vivere (14). Anche un altro Francesco fu professore e lesse decretali nel 1447.

Nel secolo XVII i Ramponi si estinsero chiamando eredi e successori i Bonfioli (15): ne sussiste però il cognome.

Avevano due torri nel Mercato di mezzo, sull'angolo della via Roma. Una notissima, e che in parte sussiste, fabbricata dai Ramponi e da loro compiuta nel 1120 (16) anzi da Eriprando e da Bernardo, se si volesse credere al Ghirardacci (17). L' altra torre fu ignota agli scrittori.

Pare riguardi la seconda una vendita conclusa nel 1270 tra Lambertino Pizella, del già Rolandino d' Arimondo (18), e Tommasino Ramponi, rappresentato dal figlio Rambertino dottor di legge, che fu poi l' illustre giureconsulto poc' anzi ricordato. Era il d' Arimondo che vendeva al Ramponi per 1,100 lire una casa nella parocchia di S. Michele del Mercato di Mezzo, con la propria parte di torre, con tutti i diritti che aveva sulla torre e sul trivio, ossia portici, di detta torre e col solaro ch' era nella faccia della torre verso il palazzo del comune, non che la metà delle androne o seclatorio (acquario) interposto alla casa di Magnano (Arimondi?) e a quella dei fratelli Lambertino e Alberto (Ramponi) (19).

In quest'atto si manifestano, benchè non espresse, l'anteriore proprietà dei Ramponi e dei d' Arimondo e la loro consorterìa. La vendita fu ratificata l' anno seguente, riguardo ai propri diritti dotali, da Petrizola moglie del venditore Lambertino Pizella, d'Arimondo, e dalla madre di costei, Michelda, vedova del padre dell'anzidetto Lambertino (20).

Poichè fu morto Tommasino Ramponi, i suoi figli Lambertino il giureconsulto, Rolandino ed Albertino, divisero i beni paterni. Era l'anno 1280 e di tre parti estratte a sorte toccò a Rolandino quella cui era stata assegnata la casa antica e grande torrita, nella quale erano soliti dimorare e dimoravano i Ramponi, non che un' altra casa già stata di Belito d'Egidio Brunito da s. Pietro, salvo il diritto di abitazione per Garsendina, madre d' essi fratelli, conferitole per testamento dal marito Tommasino. Ambedue queste case erano nella parocchia di S. Michele del Mercato di Mezzo, ossia, secondo ha l' atto, di S. Maria degli Oseletti, e confinavano con la casa degli eredi di Alberico del già Arimondo da s. Pietro (21).

Notai che furon detti da S. Pietro gli Arimondi, i quali erano della stirpe de' Ramponi, onde veggiamo qui e appresso che anche questa consorterìa dimorava in parecchie case vicine. La torre qui menzionata par quella ricordata anche dagli storici e condotta a compimento nel 1120. Ma certo è bensì che i Ramponi avevano un' altra torre, poichè in un' altra parte dell'anzidetta eredità di Tommasino è una casa ed un edificio che furono di Magnano (d' Arimondo?) e la torre congiunta ad essa casa, che fu di Lambertino di Rolandino d' Arimondo, situata nella parocchia di S. Michele del Mercato di Mezzo, confinante con Guido Cazzanemici e con gli eredi di Lamberto Massaro (22). Evidentemente questa torre è quella cui si riferiscono i documenti sopraddetti del 1270 e 1271. Ed evidentemente le torri de' Ramponi erano due, poichè una, non parte d'una, toccò nella divisione dell' eredità paterna a Rolandino con tutta una casa; un'altra torre, non una porzione, toccò a Lambertino con un' altra casa anch' essa tutt' intera.

Il sopraddetto Lambertino Ramponi, giureconsulto, comprò nel 1298 i palazzi, le case e le torri dei Prendiparte, vicini alle proprie case paterne (23).

(1) Savioli, Ann. v. 3, pag. 61.

(2) Ghirardacci, Ann. v. 2, pag. 81.

(3) Ghirardacci, v. 1, pag. 58, 91, 199, 210, 294, 337, 352, 489: v. 2, pag. 106. Savioli, Ann. v. 5, pag. 221.

(4) Savioli, Ann. v. 5, pag. 250.

(5) Savioli, Ann. v. 1, pag. 336.

(6) Savioli, Ann. v. 3, pag. 186, 187.

(7) Savioli, Ann. v. 5, pag. 321, 383.

(8) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 249, 257. Savioli, Ann. v. 5, pag. 341.. 464.

(9) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 30, 222, 225.

(10) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 542, 609, 635.

(11) Sarti, De clar. archig. v. 1, pag. 213; il quale notò che costui è detto tal volta Lambertino, tal altra Rambertino nei documenti: Io stesso avviene degli omonimi. Altri due Lambertini Ramponi vissero circa a quel tempo, ma uno mori nel 1268, l'altro Lambertino (il paciere) era figlio di Rolando. Lambertino il giureconsulto aveva preso la laurea nel 1269. ( Fantuzzi, Notiz. v. 7, pag. 163).

(12) In I. cum acutiss. post princip. C. de Fideicommiss.

(13) Continuatio Histor. misceli, col. 564.

(14) Fantuzzi, Notiz. v. 7, pag. 156.

(15) Dolfi, Cronolog., pag. 206. Mazzetti, Repert., pag. 259.

(16) Histor. miscel. col. 242. Savioli, Ann. v. 1, pag. 191.

(17) Historia v. 1, pag. 63.

(18) Da un atto consecutivo si ha che di questo Rolando fu padre un Lambertino ed avo un Rolando, e si è già veduto che i d'Arimondo erano un ramo dei Ramponi.

(19) Docum. n. 56.

(20) Docum. n. 74.

(21) Docum. n. 112.

(22) Docum. anzidetto n. 112.

(23) Docum. n. 215.