Via delle Asse, dal I volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via delle Asse, secondo le Iapidette, ha il suo principio dalla via Imperiale di S.Prospero e termina in S.Mamolo. La sua lunghezza è di pert. 77, 2, 6, la sua superficie di pert. 162, 16, 6. A questa strada, che fa parte dell'antico Campo Lungo e della via Porta Nuova, fu applicata la denominazione di via delle Asse dalla Capelletta della B. V. delle Asse che fu già in questa contrada, appoggiata al pubblico Palazzo.

Via delle Asse a destra cominciando da via Barbaziana e terminando in S.Mamolo.

Fianco della chiesa di S.Salvatore = (vedi via Barbaziana).

1622. Alli 2 settembre. Terminata la chiesa di S.Salvatore e spianate varie case attorno di essa, l'ornato concesse ai RR. PP. di prender suolo pubblico verso settentrione per piedi 8, così procedendo da oriente ad occidente, e cioè dalla via del Volto Santo verso la via Barbaziana in lunghezza di pert. 70 e di cingerlo con muro a condizione di mantenere la via pubblica larga piedi 18, lunga piedi 183 dall'angolo della casa dei Caprara, e continuando verso occidente.

Si passa il vicolo del Volto Santo.

N. 1185. Palazzo senatorio Caprara. Nell'estensione di questo edificio sono comprese molte case, delle quali se ne darà conto per ordine cronologico di compra. 1390. Li 28 settembre. Antonio da Bisano vende a Catelino Uberti una casa in cappella di S.Antonino, in confine dell'Androna degli Agresti, per lire 320, rogito Scardui. Pare che per Androna degli Agresti debba intendersi la via oggi detta del Volto Santo, od il vicolo ora chiuso dentro questo palazzo. Si trova che li 10 ottobre Porzio del fu Bartolomeo Piatesi diede in enfiteusi per annue lire 4. 5, (che invece è da credersi per lire 45), al dottor Giustiniano del fu Nicolò da Zappolino una casa grande posta sotto S.Antonino nella contrada di Porta Nuova, in confine della strada dell'Androna degli Agresti, e con Catterina Uberti da due lati, rogito Fabiano Prati. Questo stabile dev'essere compreso nelle case già Caprara, o in quelle già Amorini. 1503.

Li 6 maggio. Francesco ed Alberto Caprara furono eredi di Giacomo Griffoni per bolla di Alessandro VI di detto giorno, invece dei Poveri di Cristo. Camilla di Matteo Griffoni, fu madre di Ercole, Alberto, Polissena ed Elena Caprara, rogito Gio. Battista Pellegrini del 13 gennaio 1485, ed erede di Rachele Griffoni, che testò li 20 febbraio 1462 a di lei favore, e di Elena Caprara sua figlia. Li Griffoni avevano casa già incorporata in questo palazzo, la quale era stata lasciata da Giacomo Griffoni a Chiara Preti di lui moglie, e questa la rinunziò ad Alberto e Giovanni suoi figli li 23 aprile 1403. Fu venduta ai Sanuti, ma verificatosi essere soggetta al fedecomesso di Giacomo seniore Griffoni, fu restituita da Nicolò Sanuti a Giacomo iuniore Griffoni li 27 febbraio 1461, rogito Domenico Scardui.

1505. Li 24 settembre. Compra Francesco Caprara da Cristoforo Savioli alias dall'Ocche e da Pantasilea dall'Oro sua moglie, una casa posta sotto S.Arcangelo nella via degli Agresti per lire 350, rogito Lodovico Gambalunga.

1506. Li 19 giugno. Francesco Caprara compra da Antonio di Paganello Paganelli, una casa grande distinta in quattro, sotto S.Salvatore e S.Arcangelo nella via degli Agresti e del Volto Santo, per lire 1292, 6, 2, d'argento, rogito Gio. Battista Pellegrini.

1519. Li 24 ottobre. Francesco Caprara notaio, volendo fabbricare la sua casa presso la via di Porta Nuova davanti, e quella degli Agresti di dietro, era impedito da una casupola ad uso di stalla di Lodovico Gambalunga notaio, che si rifiutava di vendergliela, quantunque gli fosse offerto il prezzo del doppio suo valore. Si decreta perciò dai difensori dell'avere che essendo stimata lire 250, dovesse venderla per lire 400, e che depositata la somma possa il Caprara atterrarla, con patto che il muro verso S.Salvatore si dovesse ritirare indietro per un piede onde ampliare detta strada degli Agresti. Questo fu il primo ordine emanato dal pubblico Ornato col quale si obbligasse il vicino a vendere la sua proprietà. Ci prova esso siccome da quei dì si protegessero i pubblici abbellimenti e la patria magnificenza.

1531. Li 6 marzo. Ercole e Francesco Caprara comprarono da Gaspare e Francesco dall'Armi una casa sotto S.Salvatore per lire 1650, rogito Virgilio Gambalunga. Dicesi che Francesco di Ercole Caprara cominciasse a fabbricare questo palazzo nel 1561; taluno pretende sopra case con torre, che furono già della famiglia Prencipi, e che l'architetto della fabbrica fosse Nicolò Donati bolognese.

Li 24 maggio 1602 Francesco Caprara diede memoriale al Senato per la riserva delle sue ragioni in occasione di distruggere il portico vecchio per fabbricare la facciata del suo palazzo in Bologna sotto S.Antonino di Porta Nuova. Nel 1705 fu fatta la scala con disegno di Giuseppe Antonio Torri e Alfonso Toreggiani, architetti ambidue bolognesi.

1609. Li 17 novembre. Per memoriale di Girolamo Caprara, si fece riparare la facciata della casa. Il portone che separa il palazzo Caprara dal susseguente numero, indica il vicolo che passava alla via degli Agresti, e sembra quello che nel 1481 dicevasi via Trevisana.

N. 1184. Casa degli Amorini.

Li 12 febbraio 1491 Antonio del fu Domenico Amorini, compra da Enea del fu Giacomo Mogli la metà per indiviso con Giacomo, Gaspare e Prospero dall'Armi, una casa con corte e due botteghe sotto S.Antonino nella via di Porta Nuova. ed altra casetta in confine dell'orto della predetta, per lire 507, 13, 10; rogito Paolo Schiappa.

Prospero del fu Giovanni dall'Armi vende l'altra metà al detto Amorini li 18 febbraio 1491 per lo stesso prezzo, ed a rogito dello stesso notaio. Il ricco banchiere Matteo d'Antonio, ampliò questo palazzo ed obbligò li suoi eredi ad abitarlo. Confinava la via di Porta Nuova a settentrione, li Caprara mediante vicolo a ponente, la via Agresti a mezzodì, e la casa dei Notari ad oriente, destinata ad officina per vender sale. Matteo vedendo mancare lui vivente la sua successione, testò il mercoledì 8 dicembre 1568. rogito Tommaso Passarotti e Gio. Battista Rinieri, instituendo eredi Alessandro e Giulio Cesare di Domenico di lui nipoti ex fratre, ed ordinò che mancando gli eredi istituiti e con perpetuo fedecomesso sostituiti, gli uffiziali dell'opera dei Vergognosi, del Monte di Pietà, nonchè della fabbrica di S.Petronio e li Priori pro tempore dei collegi civile e canonico in concorso del vicario del vescovo di Bologna si inbussolassero 17 giovani fra li 12 e 18 anni, legittimi e di buona opinione e fama, tratti dalle seguenti famiglie:

Bargellini, Fantuzzi, Lupari, Bianchetti, Fava, Orsi, Bianchini, Foscarari, Pepoli, Bolognetti, Ghisiglieri, Zambeccari, Bolognini, Grassi, Zani, Cattani, Lodovisi.

Che due di questi dovessero estrarsi a sorte per succedere alla sua eredità, rinnovando artifizialmente la di lui famiglia, con assunzione del cognome, stemma, e nomi di Antonio Marcantonio Amorini, chiamandosi anche figli di Matteo Amorini. All'ultimo di questi morendo senza figli, sostituì l'ospedale dei Mendicanti, per una quarta parte, e li PP. dell'Annunziata, le Suore del Corpus Domini ed il Monte di Pietà, per le tre altre quarte parti. Morì il testatore li 10 novembre 1573, e fu fatto l'inventario legale li 8 febbraio 1574 della di lui eredità, a rogito Ippolito Fibbia.

Alessandro Amorini comprò li 2 dicembre 1582 da Cesare Mezzovilani e da Ginevra Stiatici, Jugali, per lire 5500, rogito Camillo Bonamici, una casa in Porta Nuova sotto S.Antonino; e li 5 ottobre 1584 transigette con Domenico Catellani per certi muri di confine delle lor case dalla parte della via degli Agresti, a rogito Ippolito Fibbia.

Li 18 agosto 1583 ottenne suolo per mettere in linea le colonne del suo portico in Porta Nuova.

Alessandro di Virgilio morì li 30 maggio 1654 e fu l'ultimo degli Amorini, famiglia probabilmente orionda di Toscana, e che si comincia a conoscere in Bologna per un pellegrino innalzato alla carica di Gonfaloniere di giustizia nel 1390.

1654. Li 8 giugno. Alla presenza del legato Lomellini fu fatta l'estrazione voluta da Matteo, che favori il conte Gioseffo Maria del Senatore Alessio Orsi, e Giovanni Andrea di Taddeo Bolognini. In un inventario legale fatto li 10 febbraio 1657, a rogito Giacomo Pilla, si descrive, una casa nobile con piccola annessa sotto S.Salvatore, altra piccola annessa con stalla sotto S.Arcangelo, ed annesse entrambe alle dette case (di dietro) confinante la via che va alla piazza, li Caprara e li Zeneroni.

L'Orsi mori li 14 dicembre 1695 senza figli, per cui l'eredità Amorini si concentrò per intero nei Bolognini.

1715. Li 10 settembre. In questo palazzo Amorini fu collocato l'ufficio delle Poste e vi stette per molti anni. Il marchese Antonio Amorini Bolognini, con chirografo di Papa Clemente XII, alienò la casa nobile e la casa annessa degli Amorini per la somma di lire 32566, rogito Angelo Michele Bonesi, alla contessa Maria Vittoria Caprara, la quale fece rimodernare le finestre del pian terreno, ed in parte la facciata, aggiungendovi il terzo piano, per quella parte che è occupata dalli quattro archi di portico dal lato del palazzo Caprara. Tale alienazione ottenuta con beneplacito pontificio, fu surrogata con altro palazzo come si descriverà altrove, sebbene i Bolognini avessero altro palazzo sontuoso, che è pure oggidì da loro abitato. La famiglia nobile Caprara si dice orionda da Reggio, o piuttosto da S.Martino di Caprara del territorio bolognese, pretendendosi che si chiamassero della Maddalena; Jacopo di Caprara vivente del 1280 si considera per lo stipite dei Caprara che finirono nel conte Niccolò del Senatore Carlo Francesco, morto li 23 aprile 1724. L'unica sua figlia ed erede Maria Vittoria, sposò li 23 gennaio 1723 il marchese Francesco di Raimondo Montecucoli modenese, suo cugino, e gli fu ingiunto l'obbligo di assumere il cognome e Io stemma Caprara. Questo innesto non è stato di lunga durata, essendo cessato nel conte Carlo Francesco di Nicolò iuniore, morto in Milano li 29 maggio 1816 lasciando una sola superstite, la contessa Vittoria di lui figlia ed erede. Il predetto conte Carlo Caprara vendette a Napoleone Bonaparte l'anzidetto palazzo e le sue aderenze li 3 novembre 1806 per.

L. 497. 359. 18. 1.

i mobili per L. 162. 221. 8. 9. ed i quadri per

L. 55. 157. 11. —

Totale L. 714. 740. 37. 10

pari a scudi romani 102, 146, 1, rogito Pietro Lonati, notaro di Milano.

Questi stabili fecero parte di un ducato detto di Galliera, eretto da Napoleone a favore della primogenita del principe Eugenio Beauharnais, la quale maritatasi al principe Reale di Svezia, figlio del generale Bernadotte, poi Carlo Re di Svezia, glielo ha portato in conto della sua dote.

N. 1185. Casa che del 1454 era di Cristoforo Barbieri, rogito Pietro AIbruni. Nello stesso anno, li 8 maggio, le suore di S.Agnese locano al detto Bar bieri una casa sotto S.Antonino in Porta Nuova per annue lire I4. 10, rogito Pietro AIbruni; confina colla via pubblica, altra via che conduce alle case di quei di Savignano, presso il conduttore, e presso i figli e fratelli del fu Orazio Pittore; fu poi del Collegio dei Notari, e serviva per officina della vendita del Sale ; fu indi degli Amorini, poi dei Caprara, e finalmente della principessa Giuseppina di Svezia.

Si passa la via dei Gargiolari ed anche quella dei Fusari.

Il largo della strada fra la via dei Fusari e quella di S.Mamolo si diceva ne gli andati tempi Piazzetta delle bollette, per trovarvisi l'uffizio delle bollette, ed anche piazza Montanara, perchè li Montanari vi avevano a spacciare le loro frutta.

N. 1188. Chiesa di S.Martino dei Caccianemici piccoli, o S.Martino de Landulphis, o S.Martino di Circolis, di Porta Nuova, o delle bollette; sono vari li nomi che ha avuto questa antica chiesa.

I Caccianemici piccoli non avevano a che fare coi Caccianemici dell'Orso, ed il loro vero nome era Landolfi. Si trova nell'archivio = anno 1209 = Cazanemicus Rolandi de Landulphis auctori stirpis eorum qui dicti sunt de Cazanemicis. Il detto Caccianemico diede il nuovo nome ai Landolfi.

1243. Li 30 settembre. Un rogito di Mercadante ci istruisce della donazione fatta alle suore di S.Agnese, dal rettore di S.Martino dei Landolfi, di una casa sopra una pezza di terra che fu di Landolfo Landolfi, posta in luogo detto il ponte delle Lamme. Quest'istrumento prova che S.Martino era parrocchia nel 1243, chiamata S.Martino dei Landolfi, e che li Landolfi l'avevano dotata di rendite. Dicesi che li Caccianemici piccoli si fossero dati al partito Lambertazzo, per cui obbligati ad espatriare nel 1274, stabilironsi in Faenza dove poi si estinsero.

Il libro delle colette del 1408 ricorda "Ecclesia sanctorum Silvestri et Teclae de Porta Nova cum Ecclesia S.Martini de Cazzanemicis Pizzolis, alias S.Martini de Circolis. ".

Li compadroni sono li poveri di Cristo, per testamento di Baldassarre Cazzanemici, e si dice che li Grassi ebbero il jus dai detti Poveri. Item li frati di S.Salvatore, item il Priore e frati Celestini, e per una voce Giacomo de'Garisendi.

Nel 1359 gli fu unita la chiesa dei Ss.Silvestro e Tecla di Porta Nuova a jus dei Prendiparte, e del 1565 quella di S.Bartolomeo di Palazzo di patronato dei parrocchiani. Il jus patronato di questa chiesa è però compreso nella donazione fatta da Giovanni di Begozzo Cattanei da Montirone a Beltrame di Nicolò Prendiparte, rogito Riccardo Formaglini 13 marzo 1396 (vedi via di Roma N. 1740) ma forse questa donazione riguardò il benefizio della chiesa de' Ss.Silvestro e Tecla di Porta Nuova. Continuò ad essere parrocchia fino alli 12 maggio 1567 in cui fu unita a quella della Baroncella, rogito Cesare Boliossi. Il rettore di questo benefizio fu Bartolomeo Cattani; concesse la chiesa li 9 marzo 1637 ad una compagnia spirituale cominciata nel 1520 da una unione di Artigiani, che si radunavano in una casa in S.Mamolo, poi del 1596 nella cappella della Madonna denominata delle Asse. e siccome le radunanze di codesti Artigiani si facevano sul far del giorno, cosi prese il titolo di compagnia dell'Aurora, che comunicò alla chiesa di S.Martino, conosciuta fino alla sua profanazione per S.Maria dell'Aurora. La detta compagnia fu soppressa li 1 agosto 1798 e venduto tutto il locale a Francesco Mellini li 6 maggio 1799, rogito Luigi Aldini.

NN.1189,1190. Casa forse della antica canonica di S.Martino. Pare che questa sia la casa grande con botteghe ad uso di spezieria sotto S.Martino dei Caccianemici, che li 3 settembre 1332 comprò Bartolomeo di Melchiorre Conforti da Giovanni di Guidocherio Galuzzi per lire 800, rogito stipulato in Funo da Giuliano di Giovanni da Cento notaro, tanto occupato in stipulazioni, che il rettore dello studio, gli Anziani e Consoli concessero al di lui fratello Andrea, a Bartolomeo di Giacomo Bonavolta ed a Francesco di Marco Bualelli notaio, di rogare in solido con detto Giuliano. La bottega attualmente a spaccio dei rosogli, fu la spezieria detta del Mondino all'insegna del Dottore, condotta dal dottor Andrea, Lucio e Nerino fratelli Francoli dei Luzzi o Liretti di Vezzo, o Veggio. Il detto Nerino fu padre del famoso anatomico Mondino, il quale morto il padre continuò a condurre la detta spezieria; testò li 27 febbraio 1326, e mori li 30 agosto susseguente. Nel 1324 fu fatto lettore di Medicina pratica, e a lui si attribuisce d'esser stato il primo che abbia fatto un opera d'Anotomia fregiata di figure. Nel 1316 fu mandato dal Comune di Bologna in ambasciatore a Giovanni re di Sicilia e Gerusalumme. Il suo cadavere fu sepolto nella chiesa dei Ss.Vitale ed Agricola con lapide che tuttora si conserva. Nel 1359 li 10 gennaio rovinò parte della sua casa, posta sotto la cappella di S.Martino di Porta Nuova, in causa della gran neve caduta.

Nel 1497 la spezieria era affittata a Guizzardo dal Medico, e ciò rilevasi da un racconto delli 26 settembre sull'incendio di due botteghe presso l'osteria del Cappello dalle bollette, e presso Guizzardo dal Medico speziale, il quale abitava presso S.Martino delle bollette. Li 2 aprile 1571 questa bottega continuava ad andare ad uso di larderia e spezieria, rogito Ippolito Peppi e Tommaso Barbieri.

Appartenne poi ai Sega, e Pellegrino la vendette assieme ad altri edifizi a Paolo di Francesco Grappi per lire 20000 li 19 maggio 1623, rogito Giulio Belvisi.

Li 25 aprile 1648. Pier Paolo del fu Pietrantonio Campani locò, una casa ad uso spezieria sotto la Baroncella rincontro il palazzo grande di Bologna per lire 900 annue; confina la via pubblica dalla chiesa di S.Martino detto delle Bollette. Rogito Giulio Cesare Cavazza. Del 1715 era dei Campana, ed ultimamente di Nicola Coli;

N.1191. Si pretende che queste fossero le case con torre dei Caccianemici piccoli. L'officio delle Bollette istituito nel palazzo nuovo del Comune nel 1287, a cui incombeva la sorveglianza sui forestieri, osti, meretrici e sull'ornato della città, fu qui stabilito prima della metà del secolo XV, come pure quello delle acque sotto la cui dipendenza si regolava quanto concerne strade, fiumi, canali e scoli.

1462. Alli 5 gennaio. Li Sedici decretarono la demolizione delle carceri alli officiali delle Bollette, e che non potessero carcerare alcuno, se non per il danno, che gli veniva permesso dalli statuti di rifarsi. L'ufficio delle acque fu poi traslocato nel 1775 in alcune camere del palazzo del Podestà. Questo stabile di diretto dominio del rettore di S.Martino delle Bollette, era goduto per l'utile dominio dai Castelbarchi,che lo vendettero alla famiglia Giorgi la quale attualmente lo possiede. Sull'angolo della via delle Asse colla via di S.Mamolo vi è Io stabile che ha ingresso dalla strada predetta di S.Mamolo, marcato al N. 91, del quale si crede opportuno dar particolari notizie, perchè in via delle Asse o Porta nuova aveva due ingressi.

1459. Li 21 giugno. Antonio Bonafede comprò per lire 250 da Francesco Canonici parte di una casa con due botteghe, una ad uso di spezieria all'insegna della corona, e l'altra ad uso di scassa farina, condotte da Notolo Notoli speziale, posta in Bologna sotto S.Martino de Caccianemici piccoli. Confina la via pubblica da due lati, gli eredi di Lorenzo della Plebe, Giacomo Orsi e la residenza dell'ufficio delle Bollette; rogito Francesco Bianchini.

1460. Li 23 giugno. Lucia del fu Giacomo da Reggio, vedova del fu Rigo Beccaio, e Giacoma del fu Giovanni Calzolari, vendono per lire 500 ad Antonio Bonafè mercante, una casa con due botteghe posta sotto S.Martino dei Caccianemici piccoli. Confina nella parte anteriore con la via di piazza, con Colombo da Bobio, con Giacomo Orsi, con l'osteria del Cappello. coll'uffizio delle Bollette, mediante Androna, e con quelli da Camugnano; rogito Tommaso di Giovanni Sergadmani.

1464. Li 13 gennaio. Gabrielle, Ercole e Battista del fu Dottor di Medicina Lorenzo Refrigeri vendono al famosissimo dottor di legge e rispettabile soldato Andrea del fu Bartolomeo Barbazza de Sicilia una casa ad uso d'osteria all'insegna del Cappello con tre botteghe sottoposte in cappella S.Martino dei Caccianemici piccoli, presso la strada della piazza maggiore, presso la residenza dell'ufficio delle Bollette, presso Francesco de Luzzo alias Sclariti orefice, per lire 1706 di Picchioni; rogito Giacomo Mangini.

1464. Li 12 marzo. Andrea Barbazza compra da Antonio da Fiorenza (Bonafede) una casa con due botteghe, una delle quali da speziale, sotto S.Martino dei Caccianemici piccoli, in confine colla via pubblica, detta di Piazza Maggiore, col compratore da due lati, ed una piccola banca infissa nel muro ad uso di merzaro, cogli eredi di Colombo, di Giacomo Orsi e colla residenza dell'ufficio delle Bollette mediante Androna e di Nicolò da Camugnano, per lire 825; rogito Giacomo Mangini.

1467. Alli 14 marzo. Il Barbazza affitta l'osteria del Cappello a G. Bertuccini per lire 110.

1528. Li 1 febbraio. Assoluzione di Girolamo ed altri dei Saraceni ad Andrea Barbazza pel prezzo di tre botteghe, sotto S.Martino delle Bollette, una ad uso di barbiere, l'altra di calzolaio e la terza di merzeria, poste a lato del mattino sulla piazza e sotto l'osteria del Cappello ; rogito Lodovico Gerrari.

Via delle Asse a sinistra cominciando dalla via Imperiate di S.Prospero fino al Cantone dell'Orologio.

Dov'è il cancello del giardino Marescalchi, era un antica casa con portico di legno che fu dei Bombelli, poi Persici, indi Roncò e dei Sora ultimamente. Era marcata coi numeri 1196, e 1197. Veniva d'appresso la casa col N. 1195. con portico sostenuto da altissimi travi di legno nella forma di quelli del portico Isolani in strada Maggiore; la quale casa fino al secolo XV era dei Bolognetti, i quali l'abitavano anche nel 1590. Si trova che li 11 luglio 1554 Pompeo Bolognetti e Giovanni Andrea Benassi, assolvono Ottaviano da Roncò del prezzo di una casa grande, e di due piccole poste da S.Salvatore, rogito Ermete Cartari. Si crede che i Roncò si chiamassero anche dalla Ponte nel 1555 e che poco prima delle surriferite date cominciassero a figurare in Bologna, dove finirono in Sebastiano di Girolamo, che lasciò due figlie; Violante maritata in Francesco Rinieri del 1670, e Giulia maritata in Gioseffo di Lorenzo Bertuzzi del 1680. Roncò vendette quest'antica casa nel 1571 alli 11 dicembre, ad Achille seniore di Costantino Brancaleoni per lire 800. Era in confine di Filippo Chiari, di Francesco Persici, e della strada davanti e di dietro, col gius che i canonici di S.Salvatore non potessero fabbricare sopra la piazza avanti S.Salvatore, nè seppellirvi morti, per convenzione seguita fra essi canonici e Bartolomeo Bolognetti li 13 dicembre 1486, rogito Bartolomeo Perini e Francesco Ghisilieri. La vendita della casa segui con rogito Carlo Garelli. La famiglia Brancaleoni terminò in Achille d'altro Costantino iuniore, la cui figlia Virginia fu moglie di Giulio Cesare Macinelli, ed in Giulia di Antonio d'Americo Stiatici e Lucia di Giovanni Ferrini, le quali vivevano al principio del secolo XVI. Passò poi la casa per eredità agli Stiatici, ed Angelo del fu Antonio la possedeva li 29 dicembre 1644, ed ai 2 settembre 1647 la vendette a Marcantonio del fu Giovanni Muratori per lire 12000, rogito Marcantonio Casarenghi. Si descrive per casa grande con stalla, sotto la parrocchia di S.Salvatore nella via rincontro la predetta chiesa, in confine dei Chiari, d'altri beni del venditore e di uno stradello. Il Muratori comprò pure una casetta annessa con bottega da sartore ed altra con bottega da barbiere nell'angolo della via che và alla volta dei Barbari.

1678. Li 15 febbraio. Cessione di Flaminia Stiatici Muratori al conte Francesco Maria e Andrea Segni fratelli, delle sue ragioni sulla casa presso S.Salvatore in confine dei Chiari, dei Zambeccari e delle vie pubbliche; rogito Silvestro Rocchini.

1679. Li 4 agosto. Compra alla subasta dal conte Francesco Maria e Andrea fratelli Segni a pregiudizio dei creditori dello stato d'Aurelio Angelo, di ser Pasotto Stiatici, di due case da S.Salvatore in confine dei Chiari, dei Zambeccari e delle vie pubbliche per lire 12000; rogito Silvestro Rocchini.

La famiglia Stiatici, o da Stiatico esercitava l'arte dei beccari nel 1354, e pare che terminasse nei detti fratelli, che si dissero Stiatici, alias dal Fieno.

1688. Li 26, febbraio. Assegnazione fatta dal conte Francesco Maria del fu Girolamo Segni a Fabrizio Maria Fontana, come marito della Maria Ginevra Segni sua sorella, delle due case da S.Salvatore, in confine dei Chiari e del conte Antonio Giuseppe Zambeccari, mediante stradello e delle vie pubbliche, e cioè di Porta nuova e del viccolo Stallatici, per lire 15000 in conto di dote, rogito Carlo Verri. Fu poi comprata dai Sora. Alcuni hanno scritto che abbia appartenuto da poi ai Bolognetti ed ai Bonasoni, ma ciò è manifestamente fallace, secondo il rogito Cartari dell'11 luglio 1554. Che poi sia stata dei Bonasoni dopo i Roncò potrebbe essere, ma si manca di prove.

Le sumenzionate case, furono fatte atterrare dal conte Carlo di Ferdinando di Vincenzo Marescalchi per formare l'attual giardino in cui era. compresa una parte di via Stallatici che cominciava nella via Imperiale di S.Prospero, e sboccava nel vicolo della Zecca, dov'è il portone Marescalchi. Le demolizioni si cominciarono sulla fine di giugno 1818, e nel marzo 1819 il giardino era piantato.

N. 1194. Casa della famiglia così nominata degli Argeli, la quale ai 17 dicembre 1546 spettava all'eredità di Gio. Argeli, rogito Angelo Pucinardi. Nel privato inventario si descrive per casa sotto la parrocchia di S.Salvatore in confine di Gaspare dall'Armi da domani, di Pompeo Bolognetti da sera. 1568. Li 9 febbraio. Emilia Leoni, moglie di Giovanni Francesco Curialti, alias Tossignani, suor Faustina Leoni, e le suore di S.Lorenzo, rinunziarono a favore di Filippo e Camillo Chiari, le ragioni di loro casa, che confina con due strade e cogli stabili dalle Armi e Roncò, rogito Ippolito Peppi. 1568. Li 10 febbraio. I detti Chiari comprarono da Paolo, Emilio, Cesare e Achille fratelli e figli di Giovanni da Argile, la predetta casa per lire 18800, che confina con Giovanni dalle Armi, colla strada dai due lati, ed Ottaviano de Roncò, rogito Cesare di Nicolò Fasanini.

1683. Li 27 agosto. Dorotea ed Anna di Sinibaldo Chiari, vendono la suddetta casa ed annessi a Francesco Sora banchiere modenese, morto li 26 ottobre 1690, per lire 24000, rogito Domenico Maria Boari.

Dorotea Chiari sposò il senatore Girolamo Guastavillani, ed Anna Maria il senatore Gregorio Casali; con esse terminò il ramo Chiari di Sinibaldo di Filippo, staccatosi da quello di Cristoforo di Filippo sul finire del secolo XVI. Nel 1675 questi Chiari aggiungevano al loro cognome quello di Fiessi, Lupari. Il conte Francesco Sora iuniore, morto nel 1766, lasciò erede il conte Camillo Munarini di Modena d'anni tre, con obbligo di assumere armi e cognome Sora. Il conte Cristoforo di detto Camillo Sora Munarini vendette tutte li prenominati stabili a cominciare dalla via Imperiale di S.Prospero, sino al palazzo Marescalchi, al conte Ferdinando di Vincenzo Marescalchi, per lire 26863. 15 italiane, li 23 novembre 1811, rogito Luigi Alboresi:

N. 1193. Palazzo della senatoria ed antica famiglia Dall'Armi, o Armi, che credesi proveniente dalla Toscana, mediante un Bonaventura che viveva nel 1270.

1466. Li 1 febbraio. Il senato donò parte di strada pubblica, dal Iato posteriore della casa grande di Giovanni Dall'Armi, posta al lato anteriore in Porta Nuova presso S.Salvatore, la qual casa grande, nel detto lato posteriore, è di piedi 57, dove per formare la fronte, fu donata la suddetta strada, donando altresì il suolo di altre due case rovinose, essendo comodo al pubblico altra strada vicinale. Pare che la parte di strada donata possa essere inclusa nel detto palazzo, e che i Dall'Armi potessero con ciò unire al medesimo altri stabili, mediante i quali arrivassero poi al vicolo Stallatici, con cui in oggi confinano dalla parte posteriore; e non sarebbe fuor di proposito il vedere che questo tratto di strada di piedi 57, fosse stato una continuazione della via di S.Antonino e che terminasse al vicolo detto pure Stallatici, chiuso in oggi nel giardino Marescalchi.

Nel fregio della facciata si leggeva "Aurelianus ab Armis construxit An. Sal: 1613 ". Si cominciò la fabbrica interna di questo palazzo, che fu interotta per la morte del Dall'Armi seguita li 4 maggio 1614 a ore 14 della domenica delle Rogazioni. Furono di lui eredi le sorelle Isabella in Andrea d'Allesso Bovio, poi monaca scalza, Eleonora nel senatore Vincenzo Marescalchi, e Ginevra nel conte Guidascanio Orsi, poi in in Camillo Ranuzzi. Li 17 ottobre 1615, Isabella Dall'Armi in Bovio, vendette la sua porzione del palazzo ad Eleonora Armi Marescalchi per lire 24000, rogito Giulio Belvisi, la quale trasportò in questo stabile la famiglia del marito, dalli cui discendenti è ancora abitato. La sala di questo palazzo è lunga piedi 34 once 2, e larga piedi 29, once 9. Dicesi che la torre dei Dall'Armi fosse dalla parte di S.Antonino di Porta Nuova, alias delle Banzuole, ma gli apparteneva per acquisto. Passato il palazzo Dall'Armi vi erano case dei Marescalchi, che avevano portico e fronte sul borgo delle Banzole, per la demolizione delle quali case, ebbe dal senatore Caprara lire 8000. Sul suolo non ceduto per la piazzetta, fabbricò il Marescalchi l'arco in confine del suo palazzo e tutto il fianco verso la piazzetta, spendendo lire 36000.

Si passa la piazza dei Caprara, già vicolo di s, Antonino.

La via delle Asse, o piuttosto di Porta nuova, a cominciare dal vicolo di S.Antonino fino alla via Fieno e Paglia, detta piazza del Carbone, aveva portici a settentrione che la rendevano di difficile transito. Era egualmente deforme e scomodo il vicolo di S.Antonino, il quale aveva portico a ponente dalla parte del palazzo Marescalchi. Il senatore Francesco Caprara, fece convenzione li 29 gennaio 1777 col senatore Vincenzo Marescalchi, per formare una piazzetta, accordando il primo al secondo lire 8000, in compenso di danni e spese. Il progetto fu sanzionato dal Reggimento di Bologna li 31 maggio dello stesso anno 1777. Per l'allargamento della via delle Asse e per la formazione della detta piazzetta, acquistò il Caprara due case nel vicolo di S.Antonino, e sei nella via delle Asse, colla spesa di lire 53439. 11. 8., e li contratti datano dall'8 febbraio al 3 dicembre 1777. Quella nel vicolo di S.Antonino, la prima verso S.Antonino, era dei PP. di S.Giacomo, poi di Luigi Pasi, comprata per lire 1000 li 1 febbraio 1777. La seconda era dei PP. di S.Francesco, pagata lire 3200 li 10 marzo 1777. La prima e la seconda in via delle Asse in Angolo del vicolo di S.Antonino, erano dei PP. di S.Giacomo. Avevano due botteghe e furono pagate lire 8500. La terza fu de' Bargellini od Antonio Brunetti, che la lasciò ai canonici di S.Salvatore per lire 11000, li 3 febbraio 1777.

La quarta, che fu già del medico Ercole Bonacossa di Ferrara, il quale stabili la sua famiglia in Bologna e vi mori li 26 febbraio 1578, passò a Paolo Emilio Ruggeri il 23 gennaio 1585, che la vendette ad Annibale Belvisi per lire 3800, rogito Lodovico Gambalunga, nel quale si dà per soggetta alla parrocchia di S.Antonino: fu poi comprata dal Caprara per lire 6756. La quinta, Cesare del fu Tommaso Mezzovillani, abitante sotto S.Maria dei Carrari, la vendette all'Arte dei Notari, col consenso della di lui moglie e figlia d'AIlessio Stiatici per lire 8500 moneta corrente li 28 settembre 1582, rogito Alessandro Spontoni. Confinava con una casa di Tanara e con altra degli eredi del suddetto Bonacossa; fu poi proprietà del Collegio di Spagna e da questo venne venduta al Caprara li 30 aprile 1777, per lire 3250. La sesta finalmente nell'angolo della piazza del Carbone fu già di Nicolò e di Francesco Cristiani, e per lui venduta li 4 ottobre 1549 a Pellegrino e Pietro fratelli e figli del fu Felice Tanara, per lire 4500, rogito Bartolomeo Bulgarini. Si dice essere in contrada Porta .Nuova sotto S.Antonino, in confine d'Angelo Michele di mastro Pietro Chiudaroli, di Ercole Bonacossa dottor di medicina, dei beni della chiesa di S.Antonino, e di dietro in parte di Giovanni Stiatici mediante chiavica. (Vedi strada S.Felice N. 63).

Li Tanara, aggiunsero al suddetto stabile un'altra casa distinta in due, e cioè quella di Geometra, Nicolò e Ascanio fratelli Macchiavelli, valutata lire 3350, eia seconda di Giacomo Camillo Cesare e Tommaso Scudieri, considerata lire 1750. Tale compra fu fatta da Francesco Zio e Domenico Maria nipote dei Tanara li 29 aprile 1551, rogito Giovanni Battista Rainieri; si dice confinasse cogli eredi di Bartolomeo Scudieri, con Galeazzo Stiatici e colla via di Porta Nuova, Fieno e Paglia; li 10 aprile 1556, Francesco Domenico, Cristoforo Tanara, abitavano in questa casa; rogito Giovanni Battista Riniero.

1777. Li 5 dicembre. Il senatore Francesco Caprara compra detta casa da Paolo Alberto Tanara, rogito Giovanni Antonio Lodi, per lire 15233. 11.8.: confinava con Porta Nuova, col compratore, collo stallatico dei due Gamberi e colla piazza del Carbone.

1777. Li 26 giugno. Fu concesso facoltà al senatore Caprara di demolire un portico in faccia del suo palazzo dal vicolo che passa alla chiesa di S.Antonino, sino alla piazza del Carbone. La facciata delle case nuove dei Caprara fu finita li 10 novembre 1774 e quelle del fianco del palazzo Marescalchi li 22 del mese stesso.

Si passa la piazzola del Carbone.

N.1192. Si ricorda in questo luogo comechè nell'anno 1508, fu fatta da una unione, detta anche Congregazione dell'Altare di S.Maria del muro di palazzo, una cappelletta di asse, che diede il nome di Beata Vergine delle Asse alla Madonna ivi venerata; la quale cappelletta nel 1606 fu circondata di muri con una ferriata.

1660. Li 28 ottobre. Fu concesso a Lodovico Papazzoni e ad altri devoti della Beata Vergine delle Asse in Porta Nuova, di ampliare la cappella per piedi 26, once 6 in lunghezza, rogito Cosmo Gualandi. La congregazione che aveva i suoi statuti, fu soppressa li 31 luglio 1798, e la cappella servì a diversi usi ed oggi ha un forno.

Tre famiglie Caprara sono state in Bologna. La famiglia nobile e senatoria. Quella del Tintore, della quale fu erede la famiglia Canonici. Quella dei Curiali, della quale furono eredi i Montefani, in causa di Vincenza di Giovanni Battista Caprara, moglie di Marcantonio seniore Montefani e sorella d'Ippolita Caprara, ucciso li 4 agosto 1613, e di Gabriele Curiale che esercitava l'officio del Maiano che è sopra i Legati Pij, morto il dì 30 ottobre 1643. La loro arma era una capra rampante ad un albero. La famiglia Caprara distintissima e nobilissima, per ricchezze e per uomini illustri, aveva secondo l'inventario legale della contessa Vittoria Caprara in Montecucoli, un patrimonio ammontante a lire 3, 686. 325. 8, in beni stabili, senza calcolare i bestiami, mobili, denari, ecc., che superavano un altro milione.

Aggiunte.

1281. Li 21 aprile. Rolandino di Bonacossa Tebaldi, già defunto, aveva casa merlata sotto S.Antonino, rogito Giacomo di Zunta Cervelerij. Vedi via delle Banzole.

1267. Li 23 agosto. Guido Cattanio del fu Giacomino Lambertini, fu erede di Ardizzone del fu Rolandino dall'Avesa, e per questo di una casa sotto S.Antonino, in confine dei figli di Giacomino Grassi della via pubblica, e dei figli di Giuliano dall'Avesa, rogito Giacomino d'Aldobrandino Ferranti.

1293. Li 6 aprile. La compagnia dei macellari, comprò da don Daniele Fabbri rettore di S.Tecla dei Lambertazzi, una casa vicina alle Beccarie Nuove, poco prima costrutta vicino alla Piazza e alle case dei Lambertacci, poste parte sul suolo dei Domenicani, e parte su quello di Guizzardino Lambertacci, la qual casa confina da una parte colle dette Beccarie, dall'altra con un edifizio del comune (palazzo della Biava) e dal lato anteriore colla via pubblica e la Piazza.

1312. Li 4 maggio. Simone del fu Mandolino Lambertini, aveva case sotto S.Martino dei Caccianemici piccoli, in confine di vie pubbliche e della casa dell'eredità di Quattordese.

1381. Li 18 marzo. Cessione fatta da Ugolino Camorata a Pellegrino di Giovanni Zambeccari, delle ragioni spettanti in una parte per indiviso delle 170 parti, e della quarta parte di altra parte d'una casa sotto S.Tecla di Porta Nuova per lire 65.

1394. Li 4 marzo. Testamento di Misina, del fu Ubaldino Malavolta, moglie del dottor Francesco Ramponi, col quale lascia al marito la parte ad essa spettante delle scuole dove Francesco legge, leggi civili, poste sotto S.Andrea degli Ansaldi, o S.Giacomo dei Carbonesi, e tutte le case nella contrada di Porta Nuova, vicino la salegata dei frati minori, e il muro vecchio della città, rogito Azzone Pinabelli. (Pare probabile che queste case fossero in Porta Nuova dalla parte di settentrione).

1424. Li 8 agosto. Francesco e Giacomo fratelli Albergati comprano da Nicolò Manzoli una casa sotto S.Martino de'Caccianemici Piccoli per lire 350, rogito Bonaventura Paoletti, o Poletti.

1433. Li 18 dicembre. Compra l'ospitale della vita da Tommaso Castelli la metà di una casa grande con quattro botteghe goduta per indiviso con Giacomo Castelli posta sotto S.Martino dei Caccianemici piccoli per lire 200, rogito Nicolò Macchiavelli.

1433. Li 18 dicembre. Giacomo Castelli vendette al detto ospitale l'altra metà per lire 800, rogito Romano Bertolini. Confina la via del Palazzo maggiore, gli eredi di Ugolino Ghisilieri, e li beni della vita.

1549. Li 4 ottobre. Rogito Bartolomeo Bulgarini. Casa in Porta nuova sotto S.Antonino. Confina Angelo Michele di Pietro Chiodaroli il dottor in arti Bonacossa, li beni della chiesa di S.Antonino, e Francesco Stiatico mediante chiavica. (È una casa dei Tanara).

1572. Li 11 marzo. Compra Ascanio del fu Sebastiano Antelminelli alias Castracani da Giovanni Battista del fu Biagio Varisani una casa sotto S.Marino nella via del Torresotto di S.Francesco. Confina Gerone dall'Oglio e Giacomo dall'Oglio, per lire 1500; rogito Ippolito Poggi.

1575. Li 9 dicembre. Il dottor Antelminelli la vendette a Lorenzo del fu Nicolò dalla Torre per lire 1600, rogito Sebastiano Drasi.

1577. Li 5 febbraio. Fu comprata da Antonio del fu Girolamo Ucelli per lire 2000, rogito Ippolito Fibbia.

1660. Li 30 marzo. Casa di Antonio Brunetti in Porta Nova sotto S.Salva tore. Confina li Belvisi. Valutata lire 9000, ed ereditata dai PP. di S.Salvatore.