Seliciata di Strada Maggiore, dal IV volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Da strada Maggiore a strada S. Vitale.

La Seliciata comincia da strada Maggiore e termina a quella di S. Vitale.

La sua lunghezza è di pertiche 55 e di superficie 324. 70.

Questa contrada che nel secolo XV fu detta da alcuni Seliciata dei Servi fa parte del fossato del secondo circondario di Bologna.

Lo statuto del 1249 e 1250, ordina che sia fatto un Guazzatoio inter Portam stratae maioris, et portam stratae S. Vitalis de fonte quae exit a ripa ipsius fossati. Non si sà se questo Decreto abbia avuto il suo effetto non trovandosi altra notizia sul detto guazzatoio.

Seliciata di strada Maggiore a destra, entrandovi per strada Maggiore.

N. 647. Casa che del 1660 era dei Triachini; vedi strada Maggiore Palazzo Bargellini N. 234.

N. 646. Casa dei Fabbiani venduta ai Castellani in confine dei Stella e di Paolo fondighiero come da rogito di Luca Magni dei 12 ottobre 1649.

Suor Maria Ippolita Castellani monaca in S. Cristina, vendette li 14 aprile 1660 questa casa nella Seliciata di strada Maggiore, a Giulio Panzacchia d’ Ottaviano Carrati per lire 7000 come da rogito di Carlo Monari. Confinava gli Stella, Giovanni Triachini, la chiavica Bargellini e la seliciata di strada Maggiore.

N. 645. 644. Giovanni Battista del fu Giacomo Stella comprò li 31 agosto 1616 da Isabella di Mondino Mondini, e da Francesco Tanari suo marito una casa con altre cinque casette sotto S. Tommaso di strada Maggiore nella Seliciata e nel Begato per lire 13,700.

Nel 1720 fu stimato dal perito Giulio Cassani lire 11,600.

Si passa Cantarana.

N. 637. Sembra che questo stabile possa aver appartenuto a Cornelio Papazzoni, desumendosi da una concessione del Senato dei 13 giugno 1544 mercè la quale gli viene accordato di chiudere il portico in confine del vicolo Cantarana, e di incorporarlo alla sua casa nella Seliciata di strada Maggiore. È certo che nel 1715 questa casa era dei Giacomelli, acquistata dai Donati di Medicina, poi passata a Pellegrino Biancani in causa della Donati sua prima moglie.

In aprile 1785 ottennero di sostituire pillastri di pietra alle travi di rovere che sostenevano il portico.

I di lui figli la vendettero per 1000 luigi a Emilio Loup svizzero, e questo a Formigini, poi passò al marchese Zambeccari.

N. 633. Antichissima casa detta la Grande degli Ubaldini alias Urci o Orci per eredità, famiglia distintissima del Mugello, e particolarmente del ramo detto della Pila forse ritiratasi in Bologna causa le persecuzione dei Fiorentini. Ugolino Ubaldini padre del cardinale Ottaviano era figlio d’Albizio che viveva circa il 1170, e fratello d’ altro Ottaviano canonico di S. Pietro di Bologna.

Nel libro dei Memoriali del pubblico archivio si trova un atto dal quale risulta che i predetti fratelli avevano certi molini sopra dei quali fecero accordo col Comune.

Ottaviano d’ Ugolino fu canonico di S. Pietro, arcidiacono, poi amministratore della chiesa di Bologna che fu poi fatto Cardinale.

Ottaviano, iuniore, nipote del cardinale, fu vescovo di Bologna.

Gli Ubaldini essendo Ghibellini furono esigliati nel 1284, e ripatriarono nel 1296.

Schiatta Ubaldini fratello di Ottaviano, iuniore , fu canonico d’ Aquileia, poi di Liegi, indi vescovo di Bologna. Ruggiero Ubaldini fratello d’ Ottaviano iuniore e di Schiatta vescovo di Bologna fu arcidiacono della chiesa bolognese poi arcivescovo di Pisa.

Gli Ubaldini vendettero questo stabile al Comune di Bologna nel 1294. Decadde la famiglia Ubaldini nel secolo XVI, e nel 1675 si ridussero ad un stato di assoluta povertà.

Questa casa fu stimata lire 12,416, quando fu comprata dal dottore medico Domenico Pasi, morto li 16 novembre 1749 che lasciò una sola figlia, di nome Antonia maritata nel conte Filippo Sartori.

Quando si progettò di fabbricare il Teatro Comunale, si credette opportuno, di farlo sul suolo di questa casa, e se ne incise il perimetro per distribuirlo agli architetti, che avessero voluto concorrere a quell’ opera.

Morì in questa casa l’ avvocato Macchiavelli, li 27 settembre 1766: fondatore di una Accademia che si teneva in sua casa, per la quale fu sempre amorevolissimo, nè avrebbe mancato di ottenere qualchè celebrità, se le sue opere stampate, e manoscritte non fossero incorse in grave infedeltà, conseguenza della fervida sua immaginazione.

Si trova che li 29 maggio 1525 questo stabile era di Carlo Ubaldini, posto sotto S. Vitale presso la Seliciata, e destinato a fornace.

Gli Sartori lo vendettero ai Suppini.

Nel 1830 è stata fabbricata la facciata e il portico il qual ultimo era di legno.

Seliciata di strada Maggiore a sinistra entrandovi per strada Maggiore.

Nel 1362 li 20 dicembre fu emanata una sentenza mercè la quale Bartolomeo del fu Gerardo Filiberti cedette a Nicolò quondam Gerardo Gessi il gius conduttizio di una casa sotto S. Tommaso della Braina. Confinava altri beni dei Gessi, la Seliciata di strada Maggiore, e gli eredi del fu Uguzzone Zani. Rogito Luprati.

Li 13 febbraio 1489 le suddette case appartenevano a Giacomo, e ad Andrea di Bartolomeo di Rinaldo Gessi, a Petronio e Antonio di Berlingero di Rinaldo predetto.

Nel 1497 li 17 maggio tocco in divisione a Petronio di Berlingero di Rinaldo Gessi.

Li 29 ottobre 1518. Il Senato concesse a Francesco di Rinaldo Gessi e a Nicolò Turchi (forse successore Zani) di fabbricare un portico largo piedi 12 davanti le loro case presso la Seliciata di strada Maggiore sotto S. Tommaso della Braina sopra i muri antichi della Città presso Camillo da Imola e Giovanni Antonio Bonetti, la qualcasa deve essere il N. 626, come si rileva allora che parleremo del N. 627.

Nel 1520 sotto la data del 13 aprile trovasi che una di dette case, era di Catterina moglie di Mauro Biagio Basacomari (orig. Bonadomari, corretto con il ? dal Breventani), e vedova in prime nozze di Melchiore Gessi.

Nel 1589 li 7 giugno Girolomo Ferri comprò da Ulisse Leone una casa in questa situazione e ciò secondo un rogito di Lodovico Chiocca, siccome ancora lo stesso Ferri sembra acquistasse quella di Girolomo Mangini pagata L. 8000 li 27 gennaio 1590.

N. 627. Casa fabbricata da Andromaco Milani, al quale li 13 settembre 1644 fu concesso dal Senato di fabbricare un portico largo piedi 13 once 6 sopra le mura antiche della Città a retta linea sino al portico di Nicolò Brunetti o Bonettì, purchè le colonne fossero tonde e non quadre, siccome consta dall’estratto degli atti fatto da Cosmo Gualandi segretario del Senato.

Passò questo stabile ai Fiorenzi, dai quali furono eredi i Sacenti, e di questi l’ Opera dei Vergognosi. Confinava con l’ Opera dei Mendicanti coi successori di Vincenzo Leoni ed aveva transito nel Brollo.

N. 628. Casa già dell’ Opera dei Mendicanti, poi acquistata da Francesco Tadolini architetto del Senato, che la fabbricò e vi morì l’ anno 1805 li 31 agosto d’ anni 84.

Li 27 maggio 1791 fu concesso al Tadolini di chiudere tre archi del portico di questa casa.

N. 629. Casa dell’ Opera suddetta che andava ad uso di bettola, o magazzeno, e che per toglierla da tal bordello fu presa in enfiteusi dal confinante Raimondo Maria Pistorini per l‘ annuo canone di lire 160, rogito Giovanni Battista Cavazza. Ritornò libera ai Mendicanti, e poscia venduta nel 1789 assieme alla precedente al prelodato Francesco Tadolini per lire 4800 il quale per rifabbricarla ottenne dall’Ornato li 27 maggio 1791 di chiudere il portico di tre archi, che aveva sopra la Seliciata di strada Maggiore. Fu poi comprata dal l’ incomparabile cantatrice Brigida Banti, nata Giorgi di Crema, che vi morì li 18 febbraio 1806 nella fresca età d‘ anni 43 mesi 5 giorni 19. I di lei figli la vendettero a Lorenzo Montanari.

N. 630. Casa che del 1671 14 luglio, era di Benedetto del fu Agostino Sarti e confinava con beni dell’ Ospitale della Morte (pare debba dire dei mendicanti), rogito Gioseffo Medici.

Li 20 agosto 1683 era del detto Benedetto Sarti, e di Giuseppe Zagni, i quali la cedettero a Raimondo Maria Pistorini con rogito di Lucantonio Tiraferri, e confinava mediante stradello con Cesare Riguzzi.

Fu fabbricata dal detto Pistorini, al quale fu concesso per decreto delli 28 aprile 1689, di occupare il portico, che era largo piedi 15 e lungo piedi 108 once 11. Questa misura eccede la fronte attuale di questa casa, quindl per spiegar la concesione convien credere che egli chiudesse anche il portico delle case da lui condotte in enfiteusi dall’ Opera dei Mendicanti. Questo stabile prese il nome di Palazzo del Re Erode, che fu abbandonato ai creditori del dottor medico Baldassare Francesco del suddetto dottor Raimondo morto fallito nel 1730. Fu acquistato dal conte Girolomo del conte Pietro Bolognetti morto li 28 marzo 1740.

Li 11 giugno 1748 vi mori il pittore Felice Torelli inquilino al terzo piano.

Questa casa apparteneva a Pietro di Matteo Conti, il quale comprò il casamento dei Cavazza in strada Castiglione e diede questa casa in parte di prezzo. I Cavazza la vendettero ai Francia e questi a Giovanni Pellegrino Facci già lardarolo sull’angolo di strada S. Vitale con strada S.Donato, il quale vi fabbricò l’altana, e lasciò un patrimonio ai suoi eredi di lire 157,831. 09 in stabili, e lire 488,251. 10. 7 in crediti. Il suo passivo ammontava a circa L. 200,000. Gli eredi di quest’ ultimo la diedero in affitto vitaliziario all’avv. conte Antonio Aldini.

Si passa il vicolo dei Cospi detto Broglio dei Cospi ora detto Brollo.

N. 631. Li 24 aprile 1455 a rogito di Bartolomeo di Marino d’ Argelato Giovanni Guidotti comprava per lire 300 una casa posta in capella S. Vitale presso la Seliciata dei Servi a mattina presso la via di sopra, e a mezzodì, e cioè ove trovasi detto Brollo dei Mussolini, presso Giacomo di Bartolomeo Scribanari da sera, presso i beni delle suore di S. Vitale dal lato disotto.

Li 24 febbraio 1565 Emilio di Fantuzzo Fantuzzi vendette a Matteo Riguzzi una casa sotto la parocchia di S. Vitale nella Seliciata di strada Maggiore che confinava col compratore a settentrione, colla via Mussolini a mezzodì, e con Elena Assentori a sera, pagata lire 4400, rogito Ermete Cartari.

In un inventario legale dei beni del fu Taddeo Riguzzi fatto a rogito di Silvestro Zucchini 13 settembre 1653 trovansi notati i seguenti stabili:

Casa nella Seliciata di strada Maggiore sotto S. Vitale. Confina i beni Guidalotti, la via pubblica, la casa piccola di questa ragione con l’ entrata in strada S. Vitale.

Casa grande sotto la parrocchia di S. Vitale sulla Seliciata, confinava i Franchini Guidotti, e la via pubblica da due parti.

Tadeo Riguzzi alzò questo stabile nel 1709 ove abitava, e vi morì nel 1750, la cui sorella di nome Laura ultima dei Riguzzi portò l’ eredità di sua famiglia al di lei marito Amadeo di Giacomo Stella, i cui succesori l’hanno alienato. Che nel suddetto numero 631 vi sia stato un reclusorio d’eremitesse, poi l’ospizio degli eremitani Camaldolesi, dal 1619 in cui si costituirono in Castel dei Britti fino al 1654 in cui passarono ai Pianazzi di Ceretolo è cosa voluta da molti, ma è da riflettersi che i Camaldolesi vi avranno abitato non come proprietari, ma come locatari per le notizie date superiormente sul conto di questo stabile.

La tradizione vuole che la prima cantina sotterranea detta Tuate, sia stata costrutta nella Seliciata di strada Maggiore da Leonardo de Leonardi. Tuata era il nome che si dava alle cantine nel 1156 addì 7 gennaio siccome da rogito di Grizzione. Il nome di cantina comincia ritrovarsi nel 1254 in un rogito di Bonvicino dei 31 marzo.

Aggiunte

1556 22 Giugno. Fu concesso a Silvestro del fu Filippo Serli falegname di fare un portico lungo piedi 30, e largo 10, davanti la sua casa nella Seliciata di strada Maggiore dal lato occidentale, e cosi pure fu concesso a Matteo Marini, che aveva una casa presso alla suddetta formando il portico di piedi 10, once 10 di larghezza, e 62 in lunghezza purchè le colonne fossero di pietra.

1710 1 Settembre. Casa nella Seliciata di strada Maggiore di Bartolomeo Rizzi. Confinava il Senatore Sampiergi Locatelli o successori Ubaldini e il Con sorzio di porta Procola.

1632 23 Settembre. Comprò Giovanni e Stefano Montanari da Silvio Stella una casa con bottega nella Seliciata di strada Maggiore.