N.1138 - Chiesa, e già Ospitale di Santa Maria della Vita

Cartigli

Santuario di Santa Maria della Vita

Sorto nella seconda metà del XIII secolo, fu ricostruito da G. B. Bergonzoni (1687-90) su pianta ellittica, mentre la cupola si deve a Giuseppe Tubertini (1785-87) e le sculture che la decorano a Luigi Acquisti. All'interno si conservano il Compianto in terracotta di Nicolò dell'Arca (1464-85 c.); dipinti di D. Calvaert, D. Pedrini, A. Milani, G. Gandolfi e sculture di G. Mazza, A. G. Piò, P. Tadolini, G. Rossi.

Indirizzo:

via Clavature, 10

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

Chiesa, e già Ospitale di Santa Maria della Vita, che si disse compagnia dell' Ospitale dei Devoti, presso S. Vito, come da un rogito di Enocco di Zaccaria di Enrighetto, delli 22 febbraio 1252.

Questa compagnia può ritenersi la prima instituita in Bologna, e fors' anco in Italia. Un'antica lapide diceva: "Societas Devotorimi facta, fuit in civitate Bononiae in anno Domini 1260", ed in questi termini viene riportata dall' arciprete Cesi.

Si crede però che anche prima del 1260 questi Devoti avessero cominciato a radunarsi per cantar laudi, ma che nel predetto anno solamente si dedicassero a raccogliere elemosine per far curare gli ammalati. Il B. Riniero de' Fagnani, o de' Barcobini, di Perugia, o di Borgo S. Sepolcro, giunse a Bologna li 10 ottobre 1260, quando questo lodevole istituto era nel suo nascere, e coll' opera sua e col suo esempio l'incoraggì talmente che non tardò molto a costituire un ospitale. Secondo il Masini, certa suor Dolce, Terziaria Francescana del terz' ordine, nobile bolognese, donò al B. Riniero una piccola casa annessa a una ristretta capella dedicata a M. V. per fondare l' ospitale della Vita, ma l' archivio di questa Arciconfraternita non facendo parola affatto di tale circostanza, saremmo autorizzati a non prestarvici fede veruna. Sembra però che il B. Riniero assumesse la direzione dell' ospitale, e che quando morì in Perugia, alli 9 giugno 1275, dove fu sepolto nella chiesa di S. Francesco, l'avesse di già abbandonata.

In questa situazione vi furono le case dei Gosi, famiglia che ha dato tre famosi giureconsulti.

Un Guglielmo III di Scannabecco dei Gosi fu cacciato coi Lambertazzi nel 1274, e il sito delle di lui case rovinate prese il nome di Guasto dei Gosi.

1278. (Orig. 1218 ? Breventani) Assoluzione di Ghisella Principi ai Devoti del residuo prezzo di un casa mento sotto S. Mattia degli Accarisi. Rogito Bombologna Lamberti.

1287, 2 aprile. Frate Pietro Gosi dell' ordine della Penitenza vendette ai Devoti una casa sotto S. Vito e S. Matteo, per L. 250. Rogito Rodolfo Zambonini.

1288, 2 aprile. Il convento e i frati Predicatori di Brescia vendono a Lambertino Artusini, Rettore della compagnia dei Devoti, una casa con terreno e casamento sotto S. Vito e S. Matteo degli Accarisi, in confine della compagnia dei falegnami, di messer Adeleardo, di Bonifacio Accarisi, di Galeotto Lambertini, e dal quarto lato del casamento, dei Principi, e dagli altri due lati la via pubblica, per L. 350. Rogito Michele Zambonini.

1290, 13 luglio. Filippo del fu Bonandro Lisignoli vende alla suddetta compagnia le ragioni di un casamento sotto S. Matteo degli Accarisi, descritto nel libro dei ribelli, spettante agli eredi del fu Bartolomeo Principi, confinante presso Adelardo Accarisi, presso la via pubblica, e presso la casa della compagnia da due lati, per L. 30. Rogito Michele Zambonini.

1302, 3 marzo. Bonicupro, detto Moruzzo, figlio ed erede per la metà del fu Castellano di Fabro Lambertazzi, vende la metà del suolo sul quale vi è un edifizio, od ospitale della Congregazione, posto sotto S. Vito, o Santa Maria del Solaro, colla metà di certa corte e con una via vicinale tra detta corte e la casa della compagnia dei falegnami, per la qual via vicinale si va alla casa di detta Congregazione, per lire 200. Rogito Guido de Zambonini. Questo suolo servì per la fabbrica dell' ospitale che restava fra le due vie delle Chiavature e delle Pescarie.

1303, 10 settembre. Francesco e Cuscio del fu Bentivoglio Bentivogli vendono, a rogito di Vinciguerra di Bartolomeo Giudici, due parti delle cinque per indiviso con Maria Catterina del fu Zanetto Bentivoglio, delle beccarie, edifizi di case, e scorticatoio sotto la capella di S. Vito, presso gli eredi di Romeo Pepoli, presso Giacomo del fu Azzolino, alias Castellano di Fabro de Lambertazzi, mediante la via, presso la casa detta la Barbaria, e presso i Passuti, per L. 550.

1303, 6 novembre. Melchiorre Azzolino, figlio ed erede per metà del fu Castellano di Fabro de Lambertazzi, vende l' altra metà del suddetto suolo comprato li 31 marzo 1302 da Bonicupro, e quest'altra metà per L. 218. Rogito Guido de Zambonini. Servì per la fabbrica dell'ospitale.

1303, 22 dicembre. Assoluzione fatta da Bittino Ghisilieri e da Bonbologno Pelegotti, all'ospitale, per un casamento sotto S. Matteo. Rogito Guido Benazzi, Matteo Devoti e Vinciguerra Pompei.

1324, 18 giugno. Blodo del fu Buonamonte Dalle Candele, di S. Matteo degli Accarisi, vende a Ugolino del fu Balduccio de' Sinibaldi una casa sotto detta capella, in confine di Bartolomeo de' Principi, per L. 150. Rogito Filippo Isnardi. La qual casa passò poi alla Compagnia, e servì all'ingrandimento dell' ospitale.

1335, 21 dicembre. Frate Guido e Giovanni fratelli, ed eredi per due parti del fu Ughetto de' Carrari, e Madonna Pellegrina del fu Nino de' Carbonesi, madre e tutrice di Albertino figlio di Ughetto Carrari, per l' altra terza parte, vendono alla compagnia, a rogito di Vinciguerra de' Giudici, la metà di un casamento, o scorticatoio, per indiviso cogli eredi di Messere Azzolino, o Azzone Lambertazzi, posto sotto S. Vito, presso detta chiesa dal lato di sopra, presso la detta Compagnia ed ospitale mediante una chiavica dal lato di levante, ed ancora presso detta compagnia dal lato di sotto, e presso gli eredi di Azzolino Lambertazzi a ponente, per L. 40. Rogito Vinciguerra Giudici.

Nel 1350 il Vescovo di Bologna fece atterrare le Pescarie che erano presso l'Ospitale della Vita.

1361, 26 luglio. Transazione fra la compagnia dei banchieri e l' ospitale per causa di un muro di pietra piana che era murato dalla parte della casa della compagnia dei banchieri. Rogito Filippo Filippi.

1408, 22 gennaio. Testamento di Gio. Sanua, col quale instituisce erede l'Ospitale della Vita, e specialmente del iuspatronato dell' ospitale di S. Cipriano, fondato dal testatore, nella via di Miola sotto S. Gio. in Monte, presso Peddizzino Beccadelli. Rogito Gio. Battista Testa.

1422, 3 luglio. Convenzione fra l'Ospitale e il Rettore di S. Vito in occasione della fabbrica cominciata di un' infermeria per l'ospitale, in causa di un muro. Rogito Gio. Castellani.

1445. Fu fatto un cimitero per l'ospitale sotto la parrocchia di S. Matteo degli Accarisi, il qual cimitero cominciava dal primo pillastro della chiesa vecchia dalla parte delle Pescarie.

1448, 23 ottobre. Antonio Cattani lascia le sue case poste sotto la parrocchia di S. Vito, all'Ospitale. Rogito Stefano Bartoli. Erano queste in piazza.

1452, 27 luglio. Caccianemico Caccianemici (1) vende all'Ospitale una casa con merli verso la piazza, sotto la capella di Santa Maria in Solaro, detta Sant'Alò della Vita. Confina la piazza, i beni della Vita da due lati, e Pietro d' Antonio, per L. 1200. Rogito Gio. Maria del fu Nicolò. Questa casa fu poi fabbricata nel 1565, 66, 67 e 68, quando monsignor Pietro Donato Cesi era al governo di questa città.

1458, 29 marzo. Rinunzia di Giovanna Girelli, vedova di Benno da Lonzano, delle sue ragioni sulle case sotto S. Vito, lasciate da Lonzano suo figlio all' ospitale, cedendo le dette ragioni all' ospitale stesso per L. 300. Rogito Gaspare Gambalunga. Confinano la piazza, la compagnia della Vita di dietro, e Braiguerra di Nicolò Caccianemici.

1518, 30 dicembre. Il Senato permise all'Ospitale della Vita di fare una volta sotterranea attraverso della Ruga dei Pescatori, lunga piedi 12, per comunicare dall' Ospitale a certi locali e botteghe che gli stavano in faccia presso la chiesa di Sant'Alò.

1554, 26 novembre. Pietro Bonfigli vende all'Ospitale della Vita il casamento e botteghe dal N. 29 andando sino al cantone dritto la chiesa di S. Matteo nelle Pescarie, e voltando per la via di S. Matteo sino nelle Chiavature, e in detta strada la prima e seconda bottega andando verso piazza, per L. 8000. Rogito Francesco di Bua. Nel 1569 si atterrò parte di dette botteghe nelle Pescarie, e in detto luogo furon fatte le scale per ascendere all' oratorio.

1554, 2 dicembre. Carlantonio di Stefano Desideri vende una sala grande di piedi 41 circa, posta sotto S. Vito nelle Chiavature. Confina a settentrione le Chiavature, a mezzodì i beni dell'Ospitale, a ponente i beni della famiglia Pellegrini, e detto Ospitale, per L. 1700. Rogito Francesco Buoi e Antenore Macchiavelli. L' istruinento aggiunge essere aderente al muro della chiesa di Santa Maria della Vita. Ciò posto, tutte le ragioni suddette sono sbagliate. Pare che la detta sala resti a destra entrando nell'atrio della sagristia, ed è quella che spettava alla compagnia dei falegnami.

1554, 22 dicembre. Compra l' Ospitale della Vita da Pietro Bonfigli e da Antonio Maria Legnani tutte le botteghe e casamenti posti nella Ruga dei Pescatori, nella contrada di S. Matteo, e nelle Chiavature, per L. 1000. Rogito Francesco de Buoi.

1567, 16 aprile. Transazione fra l'ospitale e gli eredi di Nicolò Sanuti, ed Alessandro Giuseppe ed altro Alessandro, tutti dei Gandolfi, per le pretensioni sopra il pillastro in piazza nell' angolo della via delle Pescarie a settentrione, e cioè dalla parte degli Orefici, per cui resta convenuto che il detto pillastro spetti liberamente al Gandolfi, e che il voltone da costruirsi superiormente spetti all' Ospitale. Rogito Alessandro Chiocca.

1599, 16 aprile. Il Senato accordo nel Mercato un pezzo di suolo di piedi 70 per un verso e piedi 30 per l'altro, affine di seppelirvi i morti. Questo cimitero fu benedetto li 18 giugno susseguente. Il cimitero antico era in Sant' Alò.

L' antico ospitale aveva al pian terreno tre infermerie, due per uomini, delle quali una di letti 25 compresi quelli dei serventi, l'altra piccola in volto capace di 9 letti compresi i letti detti dei camerini per i feriti, ed una per le donne di 26 letti compresi quelli delle serventi. L'infermeria grande degli uomini restava dalla parte delle Chiavature. Di sopra eravi un' altra infermeria fabbricata nel 1569, capace di 26 letti compresi quelli dei serventi.

L' Ospitale della Vita, dopo l'esistenza di 465 anni in questo sito, fu trasportato dietro Reno nel locale incominciato li 18 febbraio 1667. La prima condotta d' ammalati vi passò il sabato 2 giugno 1725. Nel 1509 il locale dov'era la chiesa dell'Ospitale della Vita serviva alle radunanze dei mercanti, e del 1522 fu ridotto a chiesa.

Trovasi che Ia chiesa era scavata sotto terra, eccetto dalla parte delle Pescarie. Il giovedì 28 novembre 1686, a ore 22, mentre si recitava il rosario davanti la B. V., cadde il tetto della chiesa sfondando quattro archi sostenuti dalla colonna che era davanti l' altare, con la morte del capellano D. Vanicelli, di otto devoti, e col ferimento di altri cinque.

Li 21 luglio 1687 in lunedì si cominciò la chiesa nuova, e li 7 settembre 1692 fu aperta. Li 10 settembre 1779 si scoprì l'altar maggiore fatto di marmo, con disegno di Angelo Venturoli.

Mancava la cupola, della cui spesa fu presentato un preventivo li 4 settembre 1743 dall'architetto Carlo Francesco Dotti di L. 25000. Li 4 settembre 1774 Carlo di Domenico Berti imprese di eseguirla sul disegno di Giuseppe Tubertini, in L. 18000. Il cotimo fu stornato li 18 giugno 1785, e la cupola si vide compita li 9 settembre 1787.

L'altezza di questa cupola a tutta la lanterna è di piedi 28 e oncie 3. Il suo diametro maggiore è di piedi 49 e oncie 8, e il minore di piedi 44 e oncie 4.

La compagnia fu soppressa dopo il 1796.

I due ospitali della Vita e della Morte furono uniti in un solo, cioè in quello della Vita.

l'amministrazione risiede tuttora assieme cogli archivi, casa, e ragionatoria, in questo locale.

Veniva dopo la chiesa di S. Vito e Modesto, ed anche S. Michele dei Lambertazzi, che da alcuni si vuole fosse nell' angolo destro entrando per il viazzolo che conduce alla sagristia della chiesa della Vita, e da altri nell'angolo delle Chiavature dalla parte della chiesa della Vita presso la piazza, dove in varie botteghe nel secolo XVII vedevansi alcuni suoi avanzi. Nel 1288 si pubblicavano i bandi davanti la chiesa di S. Vito dei Lambertazzi.

Fu ridotta a chiesa semplice, poi demolita nel 1551, ed in un manoscritto antico vien detto : "Prophanata 1582 primo die octobris". Il Masina riporta esser stato il cardinal Paleotti che gli togliesse la cura d' anime, e l' assegnasse a S. Matteo delle Pescarie.

Sotto questa parrocchia vi era il Collegio Reggense, istituito da Guido di Filippo Ferrari, medico, da Bagnolo, luogo distante da Reggio cinque miglia, il quale lasciò scudi 1500 d' oro da investirsi in tanti beni stabili nel Bolognese per dotazione di detto collegio, aperto nel 1368 per studenti Reggiani. Li 9 ottobre 1471 sussisteva ancora con nove individui, come da rogito di Nicolò Beroaldi. Fu soppresso ed unito al Gregoriano.

Un istrumento di Paolo Cospi del giuguo 1371 dice che il jus patronato della suddetta parrocchiale apparteneva a Ursolina di Bertoluzzo, o Bartolomeo, detta Franchalasca dei Savioli, della capella di S. Sebastiano, vedova di Fabruccio del fu Azzolino Lambertazzi, erede di Giovanni ed Azzolino Lambertacci di lei figli.

Item Gio. Giacomo e Bonifazio fratelli, e figli del fu Castellano Lambertazzi.

Item a Opizo del fu Giovanni di Gera Pepoli.

Item a Francesca figlia ed erede del fu Matteo Pepoli.

L' Ospitale della Morte e i Domenicani, quali eredi di Catterina Lambertacci, vedova ed erede di Giovanni di Castellano di Lambertino Lambertacci, pretendevano di avervi diritto, ma nel 1408 si riteneva che il vero padrone fosse Pasio Magarotti speziale.

1489, 28 ottobre. Locazione di Filippo del fu Bartolomeo Magnani a Gio. Battista e Sebastiano fratelli e figli del fu Giacomo Pellegrini, di una bottega con portico e stanza piccola, ed altra stanza sopra detta bottega, posta sotto S. Vito, presso la piazza, ad uso di spezieria all' insegna della Luna. Confina le Chiavature, Girolamo Lodovisi, i beni di Giovanni Monterenzi, e Domenico Alessandro Scarelli, per annue L. 150, una libbra di pepe intero, un' oncia di zaffarano, e una libra di specie. Questo contratto fu fatto a nome dei Luna. Rogito Francesco Salimbeni e Alessandro Bottrigari.

1512, 6 agosto. Filippo del fu Bartolomeo Manzoli vende a Francesco del fu Antonio Luna una bottega ad uso di spezieria all' insegna della Luna, sotto S. Vito. Confina la piazza grande, le Chiavature, i Scarselli, o Scarelli, e Antonio Maria Legnani, per L. 3200. Rogito Francesco Conti.

1519, 29 dicembre. Compra Francesco Luna da Bernardino del fu Mario Marescalchi una casa con tre botteghe poste sotto S. Vito. Confina il compratore, i beni di detta Chiesa, e le Chiavature, per L. 4000.

1520, 30 aprile. Compra Francesco Luna da Taddea del fu Domenico Dalle Scarselle, vedova di Mario Marescalchi, e da Bernardino Marescalchi di lei figlio, la casa suddetta sotto S. Vito, per L. 4000. Rogito Battista Buoi.

(1) Famiglie Caccianemici, Savi e Savioli, derivate dalla famiglia dell'Orso

Miscellanea: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie - per la parte antica - prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I

Santa Maria della Vita.

Arciconfraternita e chiesa posta nella via delle Clavature.

Questa chiesa andò in rovina il 29 novembre 1686.

Fu riedificata con disegno del P. M. Borgonzoni della Carità.

La cupola fu fatta con disegno di Giuseppe Tubertini, nativo di Budrio, il quale si fece un nome con quest'operazione procuratagli dal signor dottor D. Piedivilla, che era della compagnia della Vita, professore dell'Università, e sotto bibliotecario dell' Istituto.