Musei (Via de')

Via de' Musei.

Da via Clavature a via dell'Archiginnasio.

Quartiere Santo Stefano.

Prima documentazione dell'odonimo: 1874.

L'odonimo via de' Musei è relativamente recente e fa riferimento al Museo Civico Archeologico che fu costituito sfruttando i locali dell'antico Ospedale della Morte, soppresso dal governo filofrancese durante il periodo di dominazione napoleonica.

Questa via nel 1408 era chiamata via del Ballo, poi vicolo dei Strazzaroli (c'è un rogito del 1614 che indica questo odonimo) (Guidicini, III, 300).

Nel 1636 era chiamata Via dell'Hospitale della Morte o Ghetto (Aretusi).

L'odonimo Strazzaroli era evidentemente ancora usato nel XVIII secolo perché venne documentato dal Salaroli nel 1743.

Finalmente le lapidette del 1801 ufficializzarono il nome di via della Morte, poi mutato nel 1874 (nell'ambito della riforma toponomastica del 1873-78) in via de' Musei.

Via del Ballo è un odonimo che dà luogo a due interpretazioni, entrambe basate sul fatto che la vicina via de' Foscherari in antichità era detta via del Ballatoio. La prima interpretazione si basa su un documento del 1290 (Fanti, I, 366) che documenta una casatorre della famiglia Buvalelli esistente in questi paraggi come ballatorium sive turrim. Quindi, ballatoio e ballo potrebbero essere in relazione con le torri e case torri di cui questa area era ben fornita. La seconda interpretazione si basa sulla possibile (e anche probabile) derivazione di ballo da vallum. Questa seconda interpretazione acquista una certa plausibilità per il fatto che nei paraggi, poco più a occidente di via de' Toschi, era la muraglia di selenite della cosiddetta cerchia petroniana delle Quattro Croci.

Vicolo dei Strazzaroli voleva significare la presenza di botteghe di strazzaroli (così si esprime il Salaroli a pag. 66), così come la vicina Drapperie indicava la presenza di botteghe di drappieri.

Via dell'Hospitale della Morte ha significato ovvio, costeggiando l'edificio che fu l'Ospedale della Morte, dell'Arciconfraternita di Santa Maria della Morte, soppressa nel 1798.

Ghetto è un odonimo di spiegazione non chiara. Il Fanti (II, 552) ipotizzò che in questa zona vi abitassero ebrei, ma non vi sono elementi documentali di conforto a questa ipotesi. Sempre il Fanti propose una ipotesi alternativa, ovvero che Ghetto avesse semplicemente significato dispregiativo, ipotesi su cui qui ci si astiene dal valutare.

Via della Morte, consacrato dalle lapidette del 1801, è un odonimo che trovò la sua ragione di essere nel fatto che il portico, che corre accanto alla via, da secoli è tuttora noto come Portico della Morte, essendo il portico dell'Ospedale della Morte.

Dopo la soppressione dell'Ospedale della Morte e la creazione del Museo Civico Archeologico, con la delibera consiliare del 3 dicembre 1874, si pensò di rinominare questa via come via de' Musei.

Fonti citate in questo articolo.

Aretusi: Origine di Bologna. Pianta di Bologna di Costantino Aretusi, pubblicata nel 1636.

Salaroli: Origine di tutte le strade sotterranei e luoghi riguardevoli della città di Bologna di Ciro Lasarolla (Pseudonimo di Carlo Salaroli), pubblicato nel 1743.

Guidicini: Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, di Giuseppe Guidicini (scritto prima del 1837, ma pubblicato nel 1868).

Fanti: Le Vie di Bologna. Saggio di Toponomastica Storica, di Mario Fanti, Istituto per la Storia di Bologna, 2000.