Radici o dalle Radici

Il Ghirardacci (1) favoleggia che abitassero anticamente Claterna e poichè fu distrutta venissero a dimorare in Bologna, proprio l' anno 1002. Erano certamente fra le famiglie cospicue due secoli dopo, annoverati però tra i popolani lambertazzi. Presero parte per quanto narrasi alla crociata nel 1217 (2); e nella mischia che si accese nel 1260 fra varie famiglie, e in cui si sparse di molto sangue e guastaronsi torri e palazzi, i Radici si azzuffarono con i Prendiparte. L' anno appresso fu condannato a morte Erminio Radici e ne furono confiscate le terre, perchè, non ostante la pace giurata, ferì mortalmente Azzolino Prendiparte (3).

I Radici non contano che sette anziani e se ne perdono le tracce al finire del secolo XIV.

Alcuni documenti dimostrano che i Radici avevano due torri nella parocchia di s. Lorenzo de'Guarini, vicino alla via Zamparle o Pelatoio e al Mercato di mezzo. Il primo di tali documenti, ch' è del 1273 (4), fa noto che, insieme con al quante case, la torre grande situata presso le beccherìe apparteneva, allora tutta ai Radici e che questi edificii vennero divisi tra le sorelle Bartolommea e Giovanna, figlie del già Guido d' Erminio, e il loro zio fra Bartolommeo, in seguito di compromesso fatto nel celebre fra Catalano.

Da un altro documento, posteriore di quattro anni (5), risulta che la sopraddetta Giovanna era morta e che Guglielmo Lambertini, rimastone erede, vendette a Rolandino Tencarari per 700 lire la parte indivisa di casa torrita, non che altri edificii, appartenuta ad essa Giovanna, la qual casa torrita era sull' Aposa presso la strada Zamparle e gli eredi di Guido Scamogna. Ma nell' anno stesso il Tencarari la rinvendette a Calorio Lambertini, figlio dell' anzidetto Guglielmo (6).

Per contro la Bartolommea maritata in Galluzzi, sorella d' essa Giovanna, divise nel 1283 (7) con Ubaldino Malavolta comproprietario una torre confinante con gli Uguzzoni, la quale, benchè situata nella stessa strada, non è l' anzidetta torre grande posseduta da parecchi consorti, ma è una che chiamerò piccola per distinguerla. L' altra metà di questa torre (piccola) fu da esso Malavolta venduta nello stesso anno da terra al cielo, con metà del suo portico e con alcune case, a Calorio Lambertini per 300 lire, rimanendo in comune con la Bartolommea sopraddetta la scala di gesso allato ad essa torre (8).

Jacopo, figlio del primo condividente fra Bartolommeo Radici, affittò nel 1286 per 22 lire annue la propria parte di torre (grande), con la parte di casa attigua in cui era eziandìo una torricciuola ( torresinum ) (9).

Ma tre anni dopo l'anzidetta Bartolommea, maritata in Galluzzi, vendette a Sanuto di Francesco della Otta, a Francesco Musoni e ad altri socii una casa con metà della torre (grande) che aveva indivisa con esso Sanuto, situata in via Zamparie presso i Guastavillani, gli eredi Boccadironco e l' Aposa. E vendette loro altresì case con la torre (piccola) indivisa con Guglielmo Lambertini, confinante con Bettino Guarini. Tutto ciò era pervenuto a Bartolommea dall' eredità paterna e fu alienato per 1,200 lire (10).

Cotesto Sanuto di Francesco della Otta cedette a Vinci guerra Corforati per 150 lire la metà della torre (piccola) e del suo portico, da terra fino al cielo, comprata un mese prima, rimanendo sempre in comune la scala di gesso con Bartolommea Radici, maritata in Galluzzi (11).

Pare però che tal vendita fosse abrogata, poichè nel 1290 esso Sanuto e Francesco Musoni e gli altri socii divisero fra di loro in due parti gli edificii comprati l' anno antecedente, tra i quali sembra indicata la torre grande e lo è certamente la piccola, metà della quale toccò a Giovanni di Lovatto, a Jacopo di Siccardo e ad altri (12).

(1) Historia v. 1, pag. 121.

(2) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 121. Savioli, Ann. v. 3, pag. 362.

(3) Savioli, Ann. v. 5, pag. 341, 361.

(4) Docum. n. 92.

(5) Docum. n. 102.

(6) Docum. n. 103.

(7) Docum. n. 125.

(8) Docum. n. 126.

(9) Docum. n. 153.

(10) Docum. n. 172.

(11) Docum. n. 176.

(12) Docum. n. 186.