Borgo di San Marino, dal III volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Il Borgo di S. Marino comincia dalla strada della Mascarella, ed ora termina all' ingresso dell' Orto Agrario di là dalla via detta Case Nuove del Borgo della Paglia. Prima del 1809 continuava questa strada fino a quella di San Donato, mutando però il nome in quello della Braina di S. Donato.

La sua lunghezza attuale è di pertiche 43.08.0, e di superficie pertiche 69.31.10.

Quando, e perchè sia stato dato il nome di Borgo S. Marino a questa strada non è noto. Però è certo che così si chiamava nel 1275 come da un rogito del 29 ottobre di quest'anno. Nel 1305 si cominciò a dire Braina del Borgo della Mascarella.

Borgo S. Marino a destra entrandovi per la via della Mascarella.

Si passa Cento Trecento.

Si passa la via Case Nuove del Borgo della Paglia.

Borgo S.Marino a sinistra entrandovi per la via della Mascarella.

Dal 2944 al 2947. Casa in faccia a Cento Trecento composta di vari stabili, uno dei quali nel 1565 era di Maddalena del fu Cristoforo Marzari detto Testagrossa e che in detto anno fu comprata da Gio. Battista del fu Michele Avanzi per L. 250. Rogito Pompilio Bertoleri. Ultimamente l'aggregato di queste case era di D. Calzoni discendente per causa della madre dal celebre architetto militare Marchi, che lasciò erede il dott. Curiale.

Dal 2948 al 2953. Casa che nel 1715 era di Carlo di una famiglia Castelli che sembra derivi da un Jacopo di Gio. Battista dello stato di Modena, che nel 1600 era servitore dei Barbazza, e che terminò in Camilla del dott. Carl' Antonio morto l'anno 1733, moglie di Pietro di Matteo Conti al quale portò l'eredità, e il cognome della sua famiglia. Il marchese Gaetano Conti Castelli la rifabbricò, e fu da esso locata dopo il 1797 a diverse monache sopresse inclinate a con durre una vita ritirata.

Il tratto di strada dalla casa dei Castelli esclusive fino alla Braina di San Donato si disse via delle Nespole. Nel 1565 la via delle Nespole si diceva delle Case dei Malvasia, e le Case dei Malvasia, non era che la via Case nuove del Borgo della Paglia.

Dal 2954 al 2960. Orto della Viola, e Collegio Ferrerio.

La famiglia Salicini, o Salisini che si pretende venuta dalla Lombardia, e che nel 1256 aveva beni nel Comune di S. Paolo di Ravone si trova più tardi ascritta all'arte dei Salaroli, e un Francesco di Petronio nel 1514 in quella di Lana Gentile. Giulio Cesare di Girolamo morì Vescovo di Rimini il 10 ottobre 1606, e Pietro d'Ercole dottore di leggi morto il 18 marzo 1613 fu degli ultimi conosciuti appartenere a questa famiglia.

È certo che i Salicini avevano casa anteriormente al 1460 in Borgo S. Marino, mentre quando Pietro Salicini il 4 novembre di detto anno comprò una casa sotto la Mascarella in questo Borgo da Bertone, e fratelli Rinaldi per Lire 34 si dice nel rogito di Pellegrino Bonazzoli, che confinasse il compratore, la via, Gio. Creti, e Alberto Conazza.

Susseguentemente si trovano i seguenti contratti di compre dei Salicini:

1463 9 maggio. Antonio del fu Domenico Bonafè loca a Giovanni del fu Domenico Malatenti un pezzo di terra con tre casette, e macero da canepa, e cioè tornature 6 di terra sotto Santa Maria della Mascarella in Borgo S. Marino in confine di Pietro Salesino Munaro, dei beni della chiesa de' SS. Simone e Giuda, e delle mura della città. Rogito Gaspare Gambalunga.

1471 8 ottobre. Selvaggia Barbadori dà in enfiteusi a Stefano Malatendi un pezzo di terra arativa, arborata, vitata, ortiva con casa, ed altre sue sopra stanze poste sotto la parrocchia della Maddalena di Strada S. Donato, presso le mura della città mediante la via pubblica, Pietro Salicini, le suore di S. Guglielmo, i beni di Santa Maria della Mascarella, Gregorio Masini, detto conduttore, e i beni della Chiesa de' Santi Simone, e Giuda per annue L. 26. Rogito Paolo Orsi.

1483 9 gennaio. Pietro Salicini comprò da Pietro Magliati una casa con orto, e pozzo posta sotto la Mascarella nel Borgo di S. Marino, presso il compratore, Giovanni Massarenti, Aldrovandino Malvezzi, e la via pubblica, per L. 50. Rogito Lodovico Agocchia.

1484 29 aprile. Essendo morto Stefano Malatendi, ed essendosi rifiutata la sua eredità dal figlio Giovanni come da rogito di Francesco Ghisilieri, e di Marsilio Marsili, ed essendo decaduto il detto Stefano dal comodo di locazione per l'abuso della cosa locata per avere atterrate due case, e non pagato per due anni il canone alla locatrice Selvaggia Barbadori, cosi Donato Barbadori figlio, ed erede di detta Selvaggia cede e vende a Francesco Salicini un pezzo di terra di tornature 6 1/2 circa con tre case poste sotto la parrocchia della Maddalena nel Borgo di S. Marino presso la via pubblica, presso le mura della città, e di un vicolo, presso Giacomo Zanini, Antonio dal Giglio, Pietro Salicini, i beni della chiesa della Mascarella, le suore di S. Guglielmo, i beni della Chiesa dei Santi Simone e Giuda, e Gregorio Masini per L. 500. Rogito Giovanni Savi, e Francesco Ghisilieri, le quali L 500 furono pagate il 22 luglio 1487.

Che la Barbadori fosse erede del Bonafè, o compratrice di questo terreno non toglie per questo trattarsi qui dello stabile stesso affittato da Antonio Bonafè a Giovanni Malatenti il 9 maggio 1463.

1489 5 novembre. Giacomo Giovannini vendette a Francesco Salicini una terza parte di casa sotto la Mascarella in Borgo S. Marino in confine del compratore, di Antonio dall'Aglio per L. 20. Rogito Gio. Battista Rinieri.

1497 9 novembre. Compra fatta da Francesco Salicini da Antonio, e fratelli dall'Aglio di una casa sotto la Mascarella in Borgo S. Marino presso il compratore, e il venditore per L. 90. Rogito Cesare Nappi.

1498 22 novembre. Compra fatta da Francesco Salicini di due parti delle tre di una casa di Giacomo da Marano in Borgo S. Marino sotto la Maddalena. Confinava il compratore, e Antonio Loiani per L. 54.4.10. Rogito Gio. Battista Rinieri.

1499 28 febbraio. Sebastiano, e Andrea Gentili vendono a Ghinolfo, a Pietrantonio, a Evangelisti, e a Domenico fratelli Salicini una casa sotto la Mascarella in Borgo S. Marino presso Ugolino, e fratelli Sangiorgi, Elena Sangiorgi, Tommaso Albertini, la via pubblica, e la chiavica di dietro. Più un pezzo di terra prativa di dietro a detta casa mediante chiavica per L. 100. Rogito Evangelista Sassoni.

Si è veduto che fino al 1499 i Salicini fecero vari acquisti per aggrandire la loro possidenza in queste parti, ma non si trova mai che vi confinassero i Bentivogli, lo chè fa sospettare che ai Salicini succedessero i Bentivogli, posteriormente alla precitata data. Che Annibale II abbia abitato un palazzino eretto nell'orto della Viola, e che quest'orto fosse stato da lui ridotto a delizioso giardino, rilevasi dalla descrizione del medesimo fatta da Giovanni Sabadino degli Arienti del 13 maggio 1501 la quale conservavasi autografa nella libreria degli Eremitani di Padova, che poi passò nelle mani del conte Baldassarre Carrati, che lo possedeva nel 1812, ma che oggidì non si sa in quali mani capitata. E certo che dagli scrittori di cose patrie di quei giorni si attribuisce la proprietà dell'orto della Viola, ed annessi alla famiglia Bentivogli, ma è altresì certo che nella divisione dei beni stabili dell'eredità di Giovanni II fatta dai di lui figli nel 1511 non si fa parola dell'orto della Viola. Dunque questa proprietà non apparteneva ai Bentivogli, ma era da loro condotta in afflitto, o fu venduta fra il 1505 e il 1511 dagli eredi di Giovanni, o dal Fisco.

Nell' archivio Bentivogli di Ferrara non si trova alcun documento che riferiscasi ad acquisti fatti in questa situazione.

Si trova una memoria del 7 ottobre 1540, che Lodovico, e Baldassare padre, e figlio Pepoli, ed Ippolita Donati moglie di quest'ultimo avevano venduto il 10 precedente settembre certe case, e beni al cardinale Bonifazio Ferreri Piemontese Vescovo d'Ivrea, e Legato di Bologna a rogito di Camillo Morandi.

I cronisti assicurano che il detto Cardinale acquistò nel 1540 l'orto e gli edifizi della Viola, nella qual compra vi fu compreso il bel palazzo fabbricato nel 1497 da Giovanni, e da Annibale padre, e figlio Bentivogli, e che nel 1541 fondò il Collegio per la Nazione Piemontese nel casamento dei Salicini.

Uno storico racconta che il Legato Ferrerio comprò nel 1540 le case dei Salicini per fare il suo Collegio, ed un altro dice l'orto della Viola col palazzetto fatto da Giovanni II.

Nel 1497 passò ai Pepoli i quali lo vendettero al Cardinale suddetto nel 1540. È dunque provato che l'orto, e adiacenze della Viola erano proprietà dei Salicini, e dei Pepoli non solo dal detto degli storici, ma dal rogito Morandi.

Il Senato di Bologna applaudendo all' erezione del Collegio Ferrerio accordò il 12 dicembre 1541 varie esenzioni al medesimo col decreto, che comincia: Hortus amenissimus in loco dicto vulgariter la Viola intra moenia urbis, compravit, edesque illibì, structura, et magnificentiores reddiderit, et alias eliam domus usdem edibus adjiunxerit, insuper predia, et possessiones in comitato, aliaque bona emere decreverit, quorum proventus omnes in hunc usum dispensentur. Paolo III il 1° novembre 1545 confirmó le suddette esenzioni.

L'8 novembre 1542 il prelodato Cardinale Bonifacio depositò presso Luigi Oricellari mercante Fiorentino scudi 6,000 d' oro da investirsi a comodo del Collegio Ferrerio da lui eretto in Bologna, ma prevenuto dalla morte seguita in Roma il 2 gennaio 1543, non potè vedere compita l'opera. sua, che fù messa a termine da Pietro Francesco Ferrerio Vescovo di Vercelli siccome vien detto da Alfonso Zorilla autore dei statuti del Collegio pubblicati in Roma nel 1543 coi tipi di Baldassarre Cartolari dal quale risulta che il numero degli scuolari doveva essere di dodici, due dei quali obbligati ad applicarsi agli studi teologici, due a quelli di medicina, e otto alle scienze legali. Il jus patronato del Collegio, e il diritto di nomina degli alunni era attribuito ai discendenti della famiglia Ferreri, e il governo od amministrazione era affidata agli stessi collegiali, però dal 1670 in avanti ne fu incaricato un rettore. La cappella del collegio era dedicata a S. Bonifazio martire.

L'abito prescritto dal fondatore era il talare di panno nero con cappuccio, e stola con le armi Ferreri ai piedi della medesima. In progresso di tempo fu abbandonato, sostituendo l'abito alla francese da Abbate con medaglia d'oro al petto.

Giovanni del dott. Gio. de Rolandis (1) di Castel Alleo provincia d'Asti d'anni 21 , e mesi 10, studente in questo Collegio fu giustiziato nella Montagnola alle ore 14 e 3/4 italiane il 23 aprile 1796 per attentata ribellione contro il Governo. Questo tristo avvenimento e l'arrivo dei Francesi in Bologna determinò Francesco Filiberto e Carlo Sebastiano Ferreri principi di Masserano a sopprimere il collegio, ed alienare i beni, e specialmente il locale ed orto della Viola che furono acquistati dal marchese Costanzo Zambeccari, e da questo ceduti all'avvocato Antonio Aldini nel 1798, il quale il 9 gennaio 1800 li vendette a Gertrude Viscardi Ceneri. Determinatosi il Governo di erigere un giardino Botanico, e Agrario per l'Università di Bologna, comprò il locale della Viola, lo ampliò mediante l'orto di S. Ignazio, e il terrapieno della mura della città. La cosi detta Palazzina Bentivogli fu assegnata alla scuola Agraria, e il locale del collegio fu destinato per abitazione al professore di Botanica.

Dicesi che l'etimologia del nome dell'orto della Viola derivi dal esservisi coltivato, e con successo il fiore Viola ai tempi dei Bentivogli. Vuolsi che l'Accademia del Viridario vi abbia avuto nel Palazzino la sua fondazione, e residenza per opera di Giovanni di Filoteo Achillini nel 1511, la cui impresa era una pianta d'alloro col motto — E spe in spem — Estinta questa ne sortì un'altra detta della Viola, o dei Desti instituita nel luglio 1561 dal cavaliere Ettore Ghisilieri per esercizi cavallereschi, giostre, tornei, barriere ecc. Il celebre torneo dato il 9 gennaio 1576 sulla piazza delle pubbliche scuole fu opera dei Desti che s'intitolò la Costanza d'Amore. La loro impresa era un gallo che teneva una corona d'alloro col motto — Vigilandum — e di sotto — i Desti.

Il suddetto palazzino, e l'orto si affittava dal collegio, poi nel 1758 fu concesso alla marchesa Malvezzi in Scappi, dove il generale Monti stabilì la sua dimora, ed ornò il giardino sullo stile francese.

A capo di Borgo S. Marino vi è un portone aperto nel muro che nel 1809 chiuse la comunicazione di questa contrada con quella della Braina di S. Donato.

(1) Quando daremo la descrizione della Montagnola riparleremo di lui e de' suoi complici.