Castel Tialto

Denominazione moderna(2015): Via Castel Tialto.

Guidicini.

Castel Tialto comincia in Strada Maggiore fra i numeri 250 e 251, e termina in Strada S. Vitale.

La sua lunghezza è di pertiche 22, 07, e la sua superficie di pertiche 25, 65, 7.

Che qui, o nelle sue vicinanze, vi sia stato un castello detto Tialto, Tealto, o Tedaldo, è cosa ripetuta da vari autori, perchè si sono copiati l'un l'altro. Nessuno però si è dato il pensiero d'illustrare questa notizia con qualche documento, limitandosi tutti al dire che il Castello Tialto diede il nome alla contrada, senza accennare l'epoca della sua erezione, e della sua distruzione. La sola ristampa del Masina ci dice che un Tebaldo, probabilmente avo della contessa Matilde, conte di Reggio, e di Modena, e forse anche di Bologna, erigesse un castello all'oriente delle mura della città, a cui diede il nome, e che di ciò ne assicurano diverse carte, fra le quali una del 1268 in cui leggesi "In strada Majori apud Andronam Castri Tebaldi" che è quel vicolo che oggi ci vien indicato per Castello Tialto. Questo Castello non si mantenne a lungo e forse per il prossimo ampliamento della città venne demolito. Le stesse frasi praticate dall'autore nel suo racconto non possono persuadere chicchessia ad associarsi alla sua congettura, e molto meno, la pezza giustificativa che ne presenta in quella carta del 1268 quasi a sussidio della favolosa storiella. Questa prova null'altro che nel 1268 esisteva la strada Castel Tedaldo, non mai il castello sopra essa o nelle sue vicinanze. E qui sia permesso il dire che in appoggio del dubbio che noi abbiamo sull'esistenza di questo castello indichiamo invece un documento di epoca molto più lontana in cui vien citato il vicolo di Castel Tialto o Tedaldo, e precisamente un rogito del 2 ottobre 1251 stipulato da Ugolino Riguzzi nel claustro di S. Bartolomeo di Porta Ravegnana, nel qual si tratta della compra fatta da Bonagrazia di Teuzo Monterenzoli, da Amico di Pellizone Valli da Garfagnana e da Bozzardo suo figlio, di una casa in cappella S. Bartolomeo di Porta Ravegnana posta in via Castel Tedaldo, pagata L. 75, con sigurtà di Petrizzolo di Giacobello Scazziti. È indubitata l' esistenza di un castello detto Tedaldo che tanto interessa la storia bolognese, ma questo ben lungi dall'essere in prossimità di Bologna, non lo era neppure nella nostra provincia. Il Savioli produce un rogito di Vito conservato nell'Archivio Nonantolano delli 17 marzo 1102 nel quale si ricorda Castel Tedaldo nel Ferrarese. Ghirardacci dice "Che questo castello fu preso li 28 agosto 1309, poi spianato" nel 1317, o meglio fu preso ai Veneziani il Borgo, poi il Castello Tedaldo li 28 agosto 1309. Le truppe di Bologna consistevano in 500 fanti, e la cavalleria di Porta Stiera e Porta S. Procolo. Morirono da circa 1800 veneziani, e fatti molti prigionieri che poscia furono tradotti a Bologna. E diffatti il 2 luglio 1309 i Bolognesi mandarono a Ferrara 500 fanti e la cavalleria di Porta Stiera e Porta Procula, e il giorno 8 posero il campo a Castel Tedaldo sul prato del marchese d'Este contro i Veneziani, che lo tennero, e vi stettero con mangani e tombacchi, assediandolo fino alli 28 Agosto, giorno in cui si prese il Borgo, poi il Castello, dove morirono circa 1800 uomini e molti restarono prigioni e condotti a Bologna". Per questa segnalata vittoria dei Bolognesi fu emanata dal Comune un' ordinanza nel 1313, colla quale si decreta che in agosto di ciascun anno si debba visitare la chiesa di Sant'Agostino in Strada Maggiore onde render all'Altissimo le ben dovute grazie per la vittoria che i Bolognesi avevano riportata sui Veneziani che occupavano Castel Tedaldo nell' anno 1309, e per questa si spendessero L. 25 di bolognini. Il Vizzani racconta il fatto diversamente, dicendolo avvenuto invece nell' anno 1316, poi dice che i Bolognesi si recarono in aiuto ai Ferraresi, che combattevano per rimettere nella signoria di Ferrara Rinaldo ed Opizzo d' Este, e che così uniti cacciarono da Castel Tealto le truppe del Re Roberto. Questa versione non merita però fede di sorta. Per la sumentovata vittoria, che diè luogo al decreto del 1313 comprovante quanto il Comune l' avesse ad onoranza, sarebbesi potuto trarre la congettura che per perpetuarne la memoria, si fosse poi dato il nome di Castel Tedaldo ad una contrada dei borghi di Bologna, se non venisse a distruggere tal supposto un rogito di Ugolino Riguzzi del 2 ottobre 1251, che ci assicura legalmente che il nome di via Castel Tedaldo esisteva 58 anni e 3 mesi prima che avesse avuto luogo la ottenuta conquista nel Ferrarese. Non s' intende qui imporre un giudizio inappellabile, ma solo presentare un' opinione che a fronte di quelle citate dagli altri cronisti, dà luogo a formulare un giudizio più apprezzabile perchè constatato da un documento che non ammette dubbio di sorta, mentre all' incontro la congettura del Masina particolarmente non regge, per essere fatto indiscutibile che presso le mura orientali di Bologna non vi fu mai alcun castello o forte, e questo nostro criterio speriamo col tempo e colle ulteriori indagini degli studiosi di storia patria possa trovare maggior appoggio e solidarietà. Il Ghiselli poi racconta, che Teja Re dei Goti fece edificare una fortezza in Porta Ravegnana, detta allora Piazza Pedaglia dalla famiglia Pedia, e che dal nome del fondatore prese il nome di Castel Teialdo, o Teialto. Castel Tialto fece parte del Ghetto degli Ebrei, ed in esso vi sboccava il vicolo detto la Fossa, ora chiuso entro il locale di S. Bartolomeo di Porta Ravegnana (vedi Strada Maggiore).

Particolare tratto dal Catasto Gregoriano (1835) della città di Bologna, messo a disposizione dall'Archivio di Stato di Roma con il progetto "Imago II".

Castel Tialto a destra entrandovi per strada Maggiore.

Da questa parte vi erano aderenti due vicoli ora chiusi, ed indicati dal seguente contratto del 1575, 8 febbraio: Francesco del fu Pietrantonio Mandelli, e Girolamo Vignodino vendono a Lorenzo del fu Bartolomeo Landi una casa grande, o più case sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana. Confina la via Mozza, la via Castel Tialto, ed il vicolo della Fossa. Per L. 3600. Rogito Melchiorre Panzacchia.

Castel Tialto, dal I volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani