Strada San Felice, dal II volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La Strada di S. Felice comincia dalla porta della città e termina alla Volta dei Barberi.

La sua lunghezza è di pertiche 274, e la sua superficie di pertiche 824, 19, 17.

Il suo nome viene dalla chiesa di S. Felice, che già fu dov'è quella dell'Abbadia, e non da un ospedale di pellegrini chiamato di S. Felice, che dal Masina dicesi unito nel 1512 a quello di S. Francesco.

Nel 1506 la porta di Strada S. Felice fu circondata esternamente da un muro merlato a difesa del ponte levatoio.

Li 4 dicembre 1508 furon pagate L. 903 ad Antonio Paltroni per resto della fabbrica della torre, e della porta di S. Felice, alla cui restaurazione aveva egli presieduto.

Annibale del senator Alessio Orsi, custode della porta di S. Felice, la consegnò traditoriamente ai Bentivogli li 21 maggio 1511.

Nel 1556 fu chiusa la vecchia porta che era dove fu la casa del Capitano, ed aperta la nuova con torrione in prospetlo della strada interna, ed esterna della città.

Nel 1320 gli abitanti dei borghi di Strada S. Felice, delle Casse, del Pradello, e delle Lamme ottennero che le loro strade avessero una più facile comunicazione mediante l'opera di Zardo Vedonacci, e di Nanne di Romeo Pepoli, uomini molto celebrati in architettura.

Il Ghirardacci, riferendo questo fatto, dice che gli abitanti dei Borghi di S. Felice, del Pradello, delle Lamme, e di altre strade vicine, ottennero che la strada, che cominciava sul trivio dei Tebaldi verso le volte, o casa detta la volta dei Tebaldi, procedendo avanti a retta linea sino alla via di S. Prospero, che era fra il trivio di porta Stieri, e di porta Nova, fosse ampliata, quindi la predetta casa, detta la Volta, ed altre vicine furono atterrate. Nel modo in cui si spiega il Ghirardacci indica egli l'allargamento di strada dalla Seliciata di S. Francesco fino alla via Imperiale di S. Prospero, nella qual via Imperiale vi erano stabili dei Tebaldi.

In Borgo di S. Felice nel 1256 si pubblicavano i bandi presso la Rovere della Croce, e sopra il ponte del Naviglio, o Reno; e nel 1289 sopra il ponte di Porta Stiera presso la casa di Rizzi, davanti la casa di messer Giacomo da Bagno nel Borgo di S. Felice, presso la chiesa di S. Nicolò vicino all' Olmadello in detto borgo, davanti la casa di Bongiovanne di Pietro Secho, sopra il ponte del Naviglio nel detto Borgo, e davanti la casa di Negrosanti in detto Borgo.

In questa strada ebbe luogo il primo Palio istituito in Bologna.

La distanza dalla porta di S. Felice a quella di Strada Maggiore si dice di pertiche 690.

Strada S. Felice a destra partendo dalla porta, e continuando verso la Volta dei Barberi.

N. 12. Casa grande di Cristoforo Magnani con cortile e orto. Confina con Leonardo Magnani a oriente, colla via a settentrione, e col canale di Reno a mezzodì. L' affittava per L. 476.

Li 23 giugno 1676 Verzuso e Adriano di Cristoforo Magnani assegnarono a Pompeo Scipione di Floriano Dolfi una casa sotto S. Nicolò di Strada S. Felice in prezzo di L. 12500 per residuo di dote della loro sorella Violante moglie del predetto Dolfi. Rogito Pompeo Cignani.

Questo stabile passò ai marchesi Ratta eredi Dolfl, e mentre andava ad uso di fornace da maiolica sotto la direzione di Giuseppe Finck fu distrutto da un incendio seguito nell'agosto 1782.

Li 29 ottobre 1782 il suddetto Giuseppe Finck comprò dalla marchesa Maria Diamante Dolfi in Ratta il suolo di questa casa bruciata, e l'orto annesso, posto in Strada S. Felice, per L. 4800, come da scrittura privata ratificata li 11 aprile 1783. Rogito Francesco Maria Triboli.

N. 26. Chiesa di S. Gio. Battista, e convento di suore terziarie del terz' ordine di S. Francesco, dette della Carità, instituite li 6 gennaio 1602 dal P. Antonio Silli Bergamasco, Generale del detto ordine sotto l'invocazione di Santa Elisabetta Regina d' Ungheria. Vestirono l'abito Francescano li 14 aprile susseguente.

1600, 23 dicembre. Giuditta, e Paola, sorelle Giovanetti, comprano dai Sanvenanzi una casa in Strada S. Felice, per L. 2400. Confina la strada a mattina, Gio. Battista Baroni di sotto, Cesare de Malla, e di dietro il canale di Reno. Rogito Antonio Gessi.

1747, 2 giugno. Fu aperto l' oratorio della Madonna del Santo Amore in Strada S. Felice.

1622, 9 dicembre. Comprano le suddette suore una casa in Strada S. Felice, dal dottor Floriano Agostino, e fratelli Giovanetti, per L. 4000. Rogito Antonio Coltellini.

1678, 8 dicembre. Ampliarono il loro convento con una casa lasciatagli per testamento da Gio. Giacomo Capra.

1704, 13 giugno. Aprirono la loro chiesa dedicata a S. Giovanni Battista, e a Sant' Antonio.

1750, 14 maggio. Acquistarono la casa del dottor Cesare Nardi, e di Barbara Tozzi, pagata L. 1787, 10. Rogito Gio. Antonio Lodi. La detta casa l'unirono al loro locale.

Queste terziarie furono concentrate l'anno 1805 nel convento del Corpus Domini, e li 8 settembre del detto anno vennero qui traslocate le suore convertite, le quali nel 1808 ritornarono al loro convento dei SS. Giacomo e Filippo nelle Lamme. Le terziarie della Carità furono soppresse li 25 marzo 1810. Questo locale servì per vari anni a caserma della Pontificia guardia di finanza soppressa nel 1826.

N. 34. Casa che nel 1715 era di Antonio Marchesini, poi della compagnia del Santissimo della chiesa parrocchiale della Carità.

Si passa la via dietro Reno, poscia il canale di Reno.

Il ponte di legno sul canale fu fatto di pietra nel 1289.

Dov' è il cancello che chiude l' ingresso alla casa dei Bagni sul vicino canale di Reno, aperta li 12 giugno 1804 per cura e a spese del chirurgo Giuseppe Bergonzoni, vi sboccava una via che terminava in Borgo Nuovo di Pietralata, il cui suolo, senza case di sorta, della lunghezza di pertiche 27, a cominciare dai confini della confraternita della Carità sino all'orto della canonica di Santa Cristina di Pietralata fu concesso ai Padri della Carità li 27 febbraio 1640 per compire la fabbrica del loro noviziato, e dai confini della suddetta confraternita fino alla Strada di S. Felice fu donato li 6 giugno 1640 ai confratelli della compagnia della Carità.

NN. 35, 36, 37. Il N. 35 segna la chiesa della confraternita di Santa Maria della Carità. Si ha memoria dell' esistenza di un ospedale per infermi e viandanti, nel 1234, o 1236. Papa Innocenzo IV fece un Breve in Perugia, li 10 maggio 1252, a favore della compagnia e dell' ospedale di Santa Maria della Carità, il che prova la preesistenza dell'antica sua istituzione.

L'epoca precisa in cui quest' ospedale cominciasse a raccogliere esposti, e ad impiegare in loro soccorso due ottavi delle sue rendite, non è noto, ma pare che debbasi fissare molto prima del 1234 come dice il Masini.

Nell' archivio di detta confraternita trovasi un atto di Agostino Zanetti, Vescovo di Sebaste e Vicario di Bologna, col quale concede alla medesima un privilegio, dicendo di accordarlo per molte ragioni - "et maxime propter memorabilem Blancorum devotionem" sul conto di questa devozione dei Bianchi, veggasi il Sigonio a carte 158, 59, e 60. Pare che all'occasione del passaggio dei Bianchi o si riformasse, o si costituisse meglio, o fosse deputata ad incontrarli come stabilita in una località a questo incontro molto proprio.

D. Pietro Fabbro, testimonio oculare, cosi descrive l'arrivo dei Bianchi in Bologna:

"Li 25 agosto 1399 arrivarono a Bologna 50 ambasciatori della compagnia bianca della Misericordia, che era in Modena, a domandare il passaggio pel territorio Bolognese della detta compagnia.

Si gli ambasciatori che i loro cavalli erano vestiti di bianco, e dopo ottenuto il permesso, ripartirono alla volta di Modena li 26 susseguente.

La mattina del 2 settembre, innanzi terza, la detta compagnia bianca avente per ciascuna capella un pennone (stendardo) davanti, cantando laudi arrivò processionalmente al Borgo Panigale, e prese alloggiamento di là del ponte di Reno, dove fu cantata messa, e detta una predica; dopo di che la maggior parte della compagnia ritornò a Modena, restando una brigata destinata per andare a Roma. Molti Bolognesi vestiti di bianco, ed altri no, andarono a vedere questa devota compagnia, e si stimò che le persone colà presenti ammontassero a 50000.

Il drapello dei bianchi rimasto a Bologna continuò per nove mattine fino a terza a questuare per la città. Per fare questa questua ordinatamente, il Comune fece fare quattro Gonfaloni, e cioè uno per quartiere, e ciascuna capella di Bologna ne fece far uno, e tutte le capelle del quartiere seguivano il Gonfalone di quello. La detta cerca cominciò il sabato 6 settembre, poi li 15 si mandarono a Imola 100 cavalli per ottenere il passaggio della compagnia per quel territorio, e per farvi la cerca. Partirono i Bianchi per porta Strada Maggiore, incominciando alle ore 11 il quartiere di porta Stiera, alle 12 porta Procula, alle 13 porta Ravegnana, e alle 14 » porta S. Pietro".

Erra il Masini credendo fondata questa compagnia nel 1398.

L' ospitale, e la chiesa di Santa Maria della Carità erano una dipendenza dell' arcipretura della Pieve di Montevia, e credesi che fino del 1234 appartenesse ai canonici e arcipreti della detta Pieve. L' ospitale nel 1454 fu obbligato dal Vescovo, B. Nicolò Albergati, ad impiegare due delle otto parti delle rendite che esso possedeva in ricettare esposti. Nel 1456 Giovanni de Anania, Vicario generale del Vescovo Filippo Calandrino, unì l'ospitale della Carità a quello di Santa Maria degli Angeli detto degli Innocenti, di Strada S. Mamolo. e il Priorato di Montevia al monastero di S. Giovanni in Monte, come consta da un rogito di Rollando Castellani delli 30 gennaio del detto anno.

Il decreto dice: "Il Rettore, e canonici di S. Giovanni in Monte, e l'arcidiacono D. Giovanni de Anania commissario perpetuo del Priorato di Santa Maria de Montevia, dell' ordine di Sant' Agostino, essendo ridotto a soli due canonici, e a non poter supplire agli obblighi, pesi, ecc. ricorsero a Calisto III, ed ottennero che seguisse l'unione del suddetto Priorato al monastero dei canonici di S. Giovanni in Monte come da Bolla data nel novembre del 1455".

L' unione seguì li 2 gennaio 1456. riservandosi l'arcidiacono, vita sua naturale durante, corbe 180 di frumento, quattro castellate, quattro quarti di legna di quercia, e un porco ogni anno. Rogito Rolando Castellani. Li 24 marzo 1456 i canonici di S. Giovanni in Monte rinunziarono la chiesa, e l'ospitale della Carità. Rogito del suddetto.

Il locale dell'ospitale fu dato, li 31 marzo 1463, a Don Zenòbio di Matteo, di Firenze, Priore della chiesa e monastero di S. Barbaziano, separandolo dall'ospitale di S. Procolo, a cui era stato unito. Rogito Baldassare Grassi.

La compagnia sussistette, occupata a cantar laudi, fino alli 25 luglio 1498, nel qual anno fu soppressa. La chiesa, ed annessi servirono per le funzioni parrocchiali finchè la vicina chiesa dei Padri della Carità fu ad uso d' ospitale militare, poi fu tutto unito al prossimo convento ridotto a caserma, poi ad ospitale per la guarnigione Pontificia, che nel 1827 fu evacuato.

Il N. 36 segna il convento fabbricato sul suolo dell' antico ospitale, e che li 15 luglio 1468 il suddetto D. Zenobio, qualificato col titolo di ultimo rettore di questa parrocchia, concesse la chiesa e il vicino ospedale ai Padri del terz' ordine di S. Francesco che stavano a Santa Maria di Valverde fuori di porta S. Mamolo. Nel 1494 dovettero sloggiare per essersi trovata nulla la cessione del 1468, ma che poi fu solennemente ratificata dai canonici Lateranensi li 15 luglio 1496, a rogito di ser Francesco Salimbeni, Alessandro Bottrigari, e Bartolomeo Zani, come proprietà di Santa Maria di Montebello, ossia Monteveglio.

Il N. 37 segna la chiesa parrocchiale, la cui giurisdizione, li 3 dicembre 1683 era circoscritta a sole 32 case. Nel 1583 l'attual chiesa, segnata N. 37, fu fabbricata dai fondamenti, indi accresciuta sul finire del secolo XVII con disegno del P. Maestro Bergonzoni professo di detta religione.

Li 23 settembre 1796, per l'invasione Francese, si adattò gran parte di questo convento ad ospitale militare. Essendosi dovuto ampliare, furon traslocati i religiosi nel monastero di S. Gio. Battista dei Celestini, di dove, per decreto del Senato delli 18 marzo 1797, passarono, li 25 dello stesso mese, in quello di S. Benedetto di Galliera, finalmente furono soppressi li 11 dicembre 1798.

Bisognò aggiungere all' ospedale anche la chiesa, la sagristia, ed altri annessi, onde il servizio parrocchiale convenne trasportarlo, li 30 dicembre 1797, nella piccola chiesa vicina della compagnia della Carità. Li 30 agosto 1799 l'ospedale militare della Carità fu traslocato in quello della Vita. dopo di che i parrocchiani diedero mano a ripulire e a rimettere la chiesa al suo primiero uso. La giurisdizione parrocchiale fu confirmata ed anche ampliata con quella delle parrocchie di S. Nicolò, di S. Felice, e di Santa Cristina di Porta Stiera.

Si passa la via di Pietralata.

N. 43. Casa di Giacomo Filippo del fu Girolamo Caccianemici, venduta per L. 4000 a Gio. Battista del fu Giacomo Bontà. Rogito Achille Canonici. Si dà per posta sotto la parrocchia di S. Nicolò di Strada S. Felice, nell'angolo di Pietralata, in confine di detta Strada S. Felice, e di quella di Pietralata, di Girolamo Bonvicini, di Maddalena Credenzieri, degli eredi di Carlo Cimieri, poi di Pietro Maria Trebbi, e di Felice Castelli. Passò a una famiglia Mazzanti estinta, indi ai Scarani, poi a Giuseppe Giulianì institore della Camera di Bologna.

N. 46. Casa della famiglia Tacconi, alla quale appartenne il medico dott. Gaetano.

1714, 16 gennaio. Giacomo di Valerio Tacconi compra una casa nobile in Strada S. Felice, da Giuseppe, Carlo, e Gio. Agostino, fratelli Scarani, per L. 24000. Rogito Alessandro Guidetti.

N. 48. Casa dei Taruffi Beltrandi.

N. 52, 53, 54. Case con orto grande dei conti Sertori di Modena, e da loro vendute, dopo il 1783, al dottor Busi, dal quale furono risarcite, ed unite mediante una sola facciata.

Si passa la via del Paradiso.

N. 60. 1561, 29 agosto. Testamento di Francesco di Bonetto Sensali, nel quale lascia a Giacoma sua figlia, moglie di Gio. Battista Sampieri, la sua casa grande con altre casette annesse, poste sotto la parrocchia di S. Nicolò di S. Felice, in confine della Strada di S. Felice, della via del Paradiso, degli Angeloni, e del conte Lodovico Isolani. Il testatore sostituisce il Sampieri, e in mancanza di figli, altri eredi.

1595, 5 ottobre. Nella divisione fra il cav. Cosmo, Girolamo, e Tolomeo, fratelli, e figli del fu Vincenzo Geri, toccò a Cosmo la casa grande in Strada S. Felice, in confine dei Grimaldi verso mattina, della via pubblica a settentrione, e dell' orto del conte Antonio Isolani a mezzodì. Rogito Galeazzo Ghini. Il detto Cosmo Geri era morto ab intestato prima delli 29 ottobre 1605, e furono sue eredi due figlie, una delle quali monaca in Santa Lucia di Pistoia.

1617, 14 agosto. Compra Battista di Paolo Bassani, da Vincenzo e fratelli, figli di Giorgio Scandellari, una casa con casette annesse in Strada S. Felice, nell'angolo della via Paradiso, in confine dei Cerioli e degli Isolani, per L. 7200. Rogito Giacomo Ferrari. 1655, 27 aprile. Pietro, Paolo e fratelli, figli di Ottavio Cerioli, comprano da Paolo di Gio. Battista Bassani da Salò, una casa sotto S. Nicolò di S. Felice, per lire 8000. Rogito Costanzo Manfredi.

I Cerioli possedevano la vicina casa, che del 1561 era degli Angeloni, e che li 4 gennaio 1602 Ottavio di Pietro Paolo Cerioli comprò da Pirro, e Mario di Ovidio Montecalvi, la qual casa si dice posta nella via e parrocchia di S. Nicolò di S. Felice, in confine degli Isolani e dei Grimaldi, più due stalle sotto detta parrocchia nella via del Paradiso, il tutto per L. 13033, 6, 8. Rogito Carlantonio Manzolini.

1675, 13 agosto. Casa di Pietro Paolo Cerioli in Strada S. Felice, con stalla nella via del Paradiso.

1687, 15 luglio. Testamento di Pietro Paolo Cerioli, col quale lascia erede universale Giulia Maria Bertolotti sua moglie, e premorendo questa, lascia erede Lucrezia Pelloni di lui sorella, e mancata anche questa, Paolo Scipione Pelloni di lui nipote ex sorore, poi Livia Felloni Tubertini. Rogito Paolo Serroni. Il detto Pietro Paolo testatore mori il primo dicembre 1689. Giulia Maria Bertolotti Cerioli mori li 30 marzo 1693, e possedeva ancora la casa in Strada S. Felice.

Floriano di Lorenzo Cerioli dottor di filosofia e medicina, uomo celeberrimo, peritissimo nelle arti liberali, e canonico di S. Petronio, morto li 30 agosto 1496, fu maestro dell'illustre e rinomatissimo Filippo Beroaldi.

1690. La suddetta casa era di Teresa Lanzarini moglie di Bartolomeo Pedrini, che li 22 dicembre 1704 fu comprata da Lorenzo Ravaglia per L. 11970. Rogito Antonia di Gregorio Pedrini.

1708, 22 giugno. Testamento di Domenico Ravaglia, col quale lascia erede l'avvocato Domenico Colonna. Rogito Giuseppe Lodi. Li 22 marzo 1710 fu fatto l'inventario legale della sua eredità, nel quale si fa menzione di questa casa in Strada San Felice, con stalla e rimessa in via Paradiso. Rogito Camillo Casanova.

1709, 30 ottobre. L' avv. Domenico Antonio del fu Giuseppe Colonna, vende la suddetta casa, che confina coi Grimaldi, cogli Allamandini, coi Rampionesi, e col vicolo Paradiso, al conte Cristoforo Tardini, nato nel comune d' Affrico, contea di Bologna, e fattore generale del Duca di Modena, per L. 17500. Rogito Lucca Fagottini. Questi la rifabbricò nel 1712, come si ha da un decreto del Senato delli 11 giugno, che gli concede suolo per allineare il suo portico verso levante in Strada S. Felice fino al vicolo Paradiso, togliendo i legni del vecchio portico. Morì il Tardini li 25 luglio 1734, con testamento fatto li 15 novembre 1729 a rogito di Luca Fagottini, la sciando erede il conte Alfonso Vincenzo Fontanelli di Reggio, che ebbe una sola figlia, Lucrezia, moglie del conte Gio. Francesco senator Aldrovandi. Fu acquistata dai conti Pallavicini.

N. 61. Nel 1493 gli Sclarici, alias dal Gambaro, avevano casa grande in Strada S. Felice, in confine del collegio Fiessi, di Ghiberto dal Carro, e di Gio. Gasparo Sala. Rogito Bartolomeo Nappi.

Il dottor Gio. Battista del fu Bartolomeo Garganelli vendette, li 18 marzo 1522, a Francesco di Pietro Salarici, alias dal Gambaro, due case contigue poste sotto San Nicolò in Strada S. Felice, in confine di detta via, di Borsio Volta, e di Floriano Fornasaro. Per L. 1400. Rogito Giacomo Beroaldi, e Giovanni Foscarari.

1523, 10 movembre. Francesco di Pietro Salarici, alias dal Gambaro, compra da Borsio del fu Paolo dalla Volta una stalla presso il compratore, per L. 200. Rogito Raffaele Scammarini.

1550, 5 ottobre. Le case di Francesco del fu Pietro Sclarici dal Gambaro furono assegnate, per L. 4720, per pagar debiti. Rogito Cesare Gerardi.

Nel 1577 erano di Antonio del predetto Francesco Salarici, alias dal Gambaro, ed erano state ridotte ad una casa grande, che si dice posta in Strada S. Felice sotto la parrocchia di S. Nicolò. Confina a settentrione detta strada, a mattina, e a mezzodì il conte Antonio Isolani, e a sera Biagio dal Gambaro, aggiungendo essere stata venduta ad Alessandro Casari, o Carrari, per L. 8000, il quale li 2 dicembre 1578 la vendette a Nicasio Stevens, detto anche Stefani, mercante Fiammingo, per lire 8000, i cui creditori l'alienarono li 25 luglio 1588 a Vincenzo e Paride Grimaldi oriundi dì Reggio, e mercanti da seta. Rogito Antonio Malisardi. Vespasiano Grimaldi la rifabbricò vivente lo zio Paride, e ottenne li 22 dicembre 1611 di atterrare il portico in Strada S. Felice, per rifabbricarlo di pietra, e occupare verso oriente oncie 13 di suolo verso la casa dell'Isolani. Terminarono i Grimaldi (1) in Anna, e Sulpizia del marchese Grimaldo di Giuseppe, morto li 16 dicembre 1711. La prima, divorziata da Marcantonio Gozzadini suo cugino, poi maritata nel marchese Federico Piemontese, morì in Livorno. La seconda fu moglie del senatore Lodovico Beccadelli, pure suo cugino, al quale portò l' eredità Grimaldi, e mori li 2 agosto 1787.

Nella detta casa abitò, e vi morì il conte Girolamo Formagliari Vescovo d'Anazarbo. Giacomo Ottavio senatore Beccadelli la vendette al conte Giuseppe del maresciallo Luca Pallavicini.

N. 62. Palazzo dei conti Pallavicini oriundi di Genova e stabiliti in Bologna dal conte maresciallo Luca Pallavicini. È desso composto di due case già divise da un vicolo, ora chiuso, che cominciava dal portone che trovasi sotto il portico, e terminava forse nel Pradello. La porzione di questo palazzo, a cominciare dal confine del N. 61 fino al citato vicolo, era nel 1493 proprietà di Gio. Gasparo Sala, rogito Bartolomeo Zani, e del 1522 era di Borsio Volta, rogito Giacomo Beroaldi, e Giovanni Foscarari delli 18 marzo di detto anno.

Sotto la data delli 15 ottobre 1532 i figli di Paolo Volta avevano casa con giardino sotto S. Nicolò di S. Felice, del valore di L. 12000, in confine della via pubblica, di Francesco, e di Forte Gambaro. Rogito Lodovico Casari.

Li 11 aprile 1539 si trova che la casa di Ascanio del fu Paolo dalla Volta, sotto S. Nicolò di S. Felice, confinava coi Gambari, ed altra strada a sera (via Paradiso). Rogito Mercurio Casari.

1551, 17 novembre. Compra il senatore Rinaldo del fu cav. Marcantonio Marsili. da Filippo, Giulio, Borso, e Francesco fratelli, e figli del fu Paolo di Borso seniore Volta, una casa grande con stalla, giardino, e cisterna; sotto S. Nicolò di S. Felice. Confina Strada S. Felice, Francesco Gambaro, Francesco, e fratelli Sandelli, Sebastiano Gambari, e la via del Paradiso. Pagata L. 12000. Rogito Leone Masini, Angelo Perugini, e Floriano Moratti.

1557, 14 ottobre. Compra il conte Lodovico del conte Gio. Francesco Isolani, dal senatore Rinaldo del fu Marcantonio Marsili, una casa grande, o palazzo, sotto la parrocchia di S. Nicolò di Strada S. Felice, per L. 13750, confina a mattina con Francesco Sandelli, con quei dal Gambaro di dietro, coi figli di Francesco dal Gambaro a sera, e da questa stessa parte, mediante l'orto, cogli Angeloni verso la via del Paradiso. Rogito Antonio Maria di Giacomo Biceschi, e Nane d' Andrea Costa.

1671, 9 settembre. Inventario legale dell' eredità del conte Giovanni Marco Isolani morto intestato li 4 dicembre 1680.

1681, 19 maggio. Compra Girolamo Allamandini, e Carlantonio, fratelli Caccialupi Allamandini, da Costanza Isolani, vedova del senatore Berlingero Gessi, dalle monache di Santa Maria Nuova per suor Giulia Paola Isolani, e dalle suore di S. Lorenzo per suor Olimpia Isolani, sorelle e coeredi intestate del conte Gio. Marco Isolani loro fratello, una casa nobile sotto S. Nicolò in Strada S. Felice, con orto grande, cortili, pozzi, stalla, e rimessa. Confina la via pubblica, i Dondini, i Grimaldi, e il vicolo detto Paradiso, per L. 26500. Rogito Lucantonio Tiraferri.

1692, 1 aprile. Concessione di oncie 14 di suolo a occidente, e di oncie 23 a oriente in Strada S. Felice a Girolamo e fratelli Allamandini, e permesso di sostituire colonne di pietra a quelle di legno.

1533, 1 dicembre. Compra Guidantonio del fu Aldraghetto Lambertini, da Lorenzo del fu Giacomo dal Gambaro, una casa sotto S. Nicolò, in Strada S. Felice, per L. 6000. Confina detta via, l'altra che conduce nel Pradello, i beni del collegio Fieschi, di altra casa del venditore. Rogito Andrea Buoi, e Antenore Machiavelli.

1548, 18 settembre. Il dottor Lorenzo del fu Girolamo Clericini, alias dal Gambaro, vende a Giovanni Maria Monti, alias Coltellini, una casa in Strada Felice, sotto la parrocchia di S.Nicolò, per L. 1850. Rogito Antonio Gandolfi.

1549, 27 novembre. Il dottor dal Gambaro vende a Gio. Maria dal Monte, alias Coltellini, una casa sotto S. Felice, e in Strada S. Felice, per L. 5400. Confina la strada pubblica a settentrione e a oriente, e il collegio Fieschi di dietro. Rogito Antonio Gandolfi, e Antenore Macchiavelli.

1552, 9 gennaio. Assegnazione di Lucia Sampieri, a Francesco Gambari, di una casa sotto S. Nicolò in S. Felice, per L. 4700. Confina gli eredi Volta a sera e di dietro, e gli Angeloni a mattina. Rogito Cesare Girondi.

1586, 16 settembre. Casa di Accursio Coltellini sotto S. Nicolò in Strada S. Felice. Confina la strada davanti, quella dei Coltelli a oriente, Giulio e gli eredi di Francesco Sandelli a ponente, il collegio Flisco di dietro, ossia a mezzodì. Sotto questa data fu venduta al capitano Carlo Ghisilieri (2) per L. 8500 con patto di francare.

1620, 25 novembre. Giacomo di Guglielmo Dondini compra da Vincenzo di Giorgio Sandelli una casa grande in Strada S. Felice sotto S. Nicolò, con corte, orto, e stalla, per L. 15000, che era fidecommissaria di Giulio Scandelli, come si ha da un rogito di Tommaso Passarotti delli 26 aprile 1581. Contratto fatto per scrittura privata, stipulato poi li 2 agosto 1621 da Ventura Sturoli.

1628, 1 aprile. Compra Paolo e fratelli, figli di Giacomo Dondini, da Ermete Muccia, come erede di Catterina d'Accursio Coltellini di lui madre, la metà di una casa pro divisa con Marcantonio Tossignani, alias Pannirazzi, in Strada S. Felice sotto S. Nicolò, per L. 8000. Confina la via Coltellini, il collegio Fieschi, e i compratori successori Sandelli. Rogito Marco Melega.

1686, 29 novembre. Compra Paolo Domenico di Guglielmo Dondini, dagli uffiziali del SS. Sacramento della parrocchia di S. Nicolò di S. Felice, una casa sotto detta parrocchia, che confina col compratore, col collegio Fieschi, e col vicolo Coltellini. Rogito Giuseppe Lodi, e Baldassare Maria Melega.

1691, 18 agosto. Permuta di Paolo Domenico di Guglielmo Dondini, con Girolamo di Floriano Alamandini, e con Carlantonio Caccialupi suo fratello, di tutti i casa menti in Strada S. Felice, e nella via Coltellini, e cioè:

1° La casa Sandelli, comprata li 2 agosto 1621. Rogito Ventura Sturoli.

2° Quella del colonello Tossignani, comprata il primo aprile 1638. Rogito Marco Melega.

3° La casa già della parrocchia di S. Nicolò, comprata li 29 novemdre 1680.

4° Le stalle, e rimessa, vendute dai Padri del Melo li 8 marzo 1684, rogito Baldassare Melega. Tutto per L. 30000, rogito Giuseppe Lodi.

Li 27 gennaio 1723, a ore 20 italiane, si appiccò il fuoco alla belissima cedraia di Girolamo Allamandini, con danno di L. 24000.

L' ultimo degli Allamandini fu Carlantonio di Floriano, detto anche Caccialupi. morto li 29 novembre 1729, di cui fu erede il senatore Ferdinando Bolognetti che venne ad abitare questo palazzo li 12 luglio 1732. La sala è lunga piedi 41, e larga piedi 33 e oncie 8.

Si passa la via dei Coltellini.

N. 63 Casa di Francesco Bignamini, venduta li 8 giugno 1546 ai fratelli Pellegrino e Pietro, figli di Felice Tanari, per L. 2300. Rogito Andrea Serafini. Si dice posta in Strada S. Felice, sotto S. Nicolò, in confine di Borgo Martello (via Coltellini), di Paolo Giraldino, e di Lorenzo pittore.

1549, 4 ottobre. I fratelli Tanari assegnano questa casa a Nicolò di Francesco Cristiani, per L. 2800, in permuta di altra casa in Porta Nuova (vedi via delle Asse. case nuove dei Caprara). Rogito Bartolomeo Bulgarini. Si descrive per essere sotto S. Nicolò in Strada S. Felice, nell'angolo di Borgo Martello, in confine di Paolo Giraldini, di Nanno de Pistorio di dietro, di Lorenzo pittore, e di certo stradello ad uso dei vicini.

1564, 1 marzo. Nicolò Cristiani vende a Francesco Machiavelli una casa per lire 4000. Rogito Bartolomeo Vasselli. Confina davanti con Strada S. Felice, di sopra con Paolo Giraldini, di sotto col vicolo detto Borgo Martello, dal lato posteriore cogli eredi di Paolo Cavazzoni, e con uno stradello morto, o corridoio, fra questa casa e quella di Paolo Giraldino, compreso in questo contratto.

1649, 31 ottobre. Dall'inventario legale fatto in questo giorno, si rileva che l'Opera dei Vergognosi, erede di Pietro Macchiavelli, divenne proprietaria di questo stabile, che li 23 febbraio 1650 vendette ad Andrea di Giacomo Bugami per L. 10000. Rogito Giulio Cesare Cavazza. Confinava Giovanni Antonio Gaddi, e un vicolo.

Giacomo iuniore di Andrea Bugami, ricco mercante da seta, fabbricava questa casa grande nel 1675, al quale fu dall'ornato concesso suolo pubblico li 30 marzo di detto anno.

I Bugami terminarono in Gio. Battista di Giacomo morto d' anni 81 li 9 gennaio 1786. Barbara, di lui sorella, fu moglie dell' avv. Domenico Colonna, la quale premorì al fratello li 15 dicembre 1752, lasciando una sola figlia, Maria Gentile, maritata in Antonio di Lorenzo di Gio. Battista Sampieri del ramo detto del Ghetto, e che abitava in Strada Santo Stefano presso il palazzo già Zani, poi Odorici. I di lei figli furono eredi dei due patrimoni Colonna e Bugami. Vincenzo Sampieri, secondogenito, assunse il cognome Bugami, e morì senza successione li 3 maggio 1794, per cui l'eredità Bugami passò in quella Sampieri Colonna. Nella divisione fra i fratelli Antonio Lorenzo e Francesco, figli di Gio. Battista iuniore Sampieri, toccò a Francesco questa casa nobile, le sue adiacenze, e il cognome Bugami. Questi pure morì lasciando una sola figlia di nome Camilla, che sposò Grimoaldo del fu senator Giacomo Beccadelli. La madre e tutrice, Anna Pepoli, vendette questo stabile li 14 luglio 1817 a Girolamo Bertocchi di Budrio, per scudi romani 7350. Rogito Borghi. Questi poi la rivendette a Francesco Brunetti.

N. 64. Stabile che del 1564 era dei Giraldini. Li 14 giugno 1603 apparteneva ai fratelli Matteo e Sforza, figli del fu Paolo Gessi, che lo vendettero per L. 8100 di bolognini a Gaspare Dini. Rogito Giacomo Gabioli, ed Ercole Fontana.

Francesca di Giovanni Battista Cambi, vedova del detto Dini, fu erede dei Dini in causa della premorienza di due figli in età pupilare. Padrona di questo stabile, lo cedette li 2 ottobre 1606 a Gio. Battista Cambi di lei padre, come da rogito di Achille Canonici, nel quale si dice essere casa con stalla, in Strada S. Felice, sotto S. Nicolò, in confine di Gio. Francesco Macchiavelli a sera, di certo vicolo vicinale a mattina, e della strada a settentrione.

La detta Francesca, vedova Dini, si rimaritò nel 1612 con Lodovico di Antonio Isolani, il quale mori nel 1623.

1623, 25 agosto. Gio. Battista di Gio. Maria Cambi testò lasciando erede per metà la figlia Francesca, vedova Dini ed Isolani, sostituendogli il conte Antonio Isolani suo nipote, e dichiarando che la casa grande posta sotto S. Nicolò in Strada S. Felice, in confine di detta strada a settentrione, di Pietro Macchiavelli, di un vicolo morto, ecc. sia libera a pro di detta Francesca di lui figlia, la quale aveva un fratello di nome Orazio. Rogito Antonio Nobili.

1641, 22 marzo. Antonio di Lodovico Isolani vendette questa casa con stalla al. dottor Gio. Antonio Goddi, che si descrive per essere ih Strada S. Felice, in confine della via pubblica a settentrione, di Gabrielle Macchiavelli a ponente e a mezzogiorno, e di un vicolo vicinale a levante. Per L. 12000. Rogito Gio. Carlo Albertini, e Francesco Tamburini.

1646, 13 marzo. Il detto dottor Gio. Antonio Goddi compra da Alberto di Francesco Sisti una casa sotto S. Lorenzo di Porta Stiera, in via Coltellini, per L. 3284, che confina di sotto, e di dietro, i Macchiavelli (cioè a settentrione e a levante), e Matteo Onofri di sopra. Rogito Silvestro Zucchini.

1652, 23 dicembre. Inventario legale fatto da Isabella Barberini, vedova del dottor Gio. Antonio Goddi, nel quale si descrive una casa grande, in confine di Andrea Bugami, di uno stradello vicinale appartenente ancora agli eredi del dott. Gio. Antonio Lodi, e di Gio. Battista Lenzi, la qual .casa fu venduta dal conte Antonio Isolani, a rogito di Gio. Carlo Albertini.

Item, altra casa piccola con stalla e rimessa sotto S. Lorenzo di Porta Stiera in via Coltellini, che confina gli Onofri, e Andrea Bugami, venduta al Goddi da Alberto Sistri. Rogito Silvestro Zucchini.

1673, 10 marzo. Il dott. Alessandro Guicciardini, e il dott. Gio. Battista Goddi, vendono questa casa a Giacomo Bugami per L. 18400. Rogito Antonio Bertolotti. Confina la Strada S. Felice, la casa del compratore da un lato, un cortile del medesimo di dietro, e a sinistra un vicolo vicinale.

1683, 2 aprile. Compra Giacomo Bugami, dal dottor Gio. Pietro Goddi, una casa con stalla e rimessa in via Coltelliini, per L. 4900, posta sotto S. Lorenzo di Porta. Rogito Antonio Berlolotti. Confina di dietro Gio. Giovagnoni, a destra Matteo Beduzzi, e dall' altra parte il compratore Bugami.

N. 65. Casa paterna dei Cambi compresa nella donazione di tutti i suoi beni, fatta vivendo li 14 giugno 1640 da Orazio del fu Gio. Battista Cambi al conte Antonio Isolani di lui nipote ex sorore, salvo l'usufruito della sua casa in Strada S. Felice. Rogito Gio. Baldi.

1655, 11 settembre. Locazione vitalizia fatta dalla contessa Artemisia del conte Giulio Cesare Isolani, ed erede di Gio. Battista Cambi, col consenso del senatore Giovanni di Marcantonio Lupari di lei marito, a Filippo di Gio. Maria Zampresi e a Margarita di Fabio Lari di lui moglie, di una casa con stalla, rimessa, orto, e giurisdizione di andarvi per un vicolo morto, posta sotto S. Lorenzo di Porta Stiera in Strada S. Felice. Confina davanti Strada S. Felice, di dietro il collegio lacobs, e dagli altri lati i Facci e i Lenzi. Per L 3000 loro vita natural durante. Rogito Pier Maria Scarselli.

1690, 25 novembre. Compra Giacomo Bugami dalla contessa Francesca Lupari, moglie del conte Giacomo Isolani, una casa in Strada S. Felice, per L. 10000, che era affittata ad Alessandro Zani per annue L. 250, e che confinava colla strada di San Felice, coi beni della fabbrica di S. Petronio, e collo Stradello morto vicinale. Le case NN. 64 e 65 furono fabbricate dai Bugami uniformemente, ed erano chiamate le case delle vedove, le quali furon vendute da Francesco Xaverio Bugami, nato Sampieri, a Petronio Torri per L. 15000. Rogito Zenobio Egidio Teodori delli 12 gennaio 1812.

Nella casa grande già Bugami, che in oggi confina a ostro colla via del Pradello, trovasi compresa da quella parte quella di Pietro di Gio. Francesco Pasqualini, vendutagli li 23 gennaio 1586 da Giulio Cesare di Angelo Rossi, posta sotto S. Lorenzo di Porta Stiera, pagata L. 3100. Rogito Annibale Cavalli.

1647, 11 settembre. La suddetta casa fu comprata da Francesco Gabuti per lire 2675. Rogito Paolo Ciamenghi. È detto trovarsi nel Pradello, in confine dell' ospedale di S. Francesco, e di Giovanni lacobs.

1709, 14 giugno. Gio. Antonio Gabuti assegna alle sorelle Pirondini la detta casa nel Pradello, per L. 2000. Confina l'ospedale di S. Francesco da un lato, Giacomo Bugami da altri due, e il Pradello. Rogito Gaspare Busatti.

Elena di Antonio Biondi, alias dal Fuoco, vedova di Giovanni Todeschi, ebbe in dote una casa in S. Felice. Rogito Marco Melega delli 14 novembre 1633, che vendette li 10 febbraio 1649 a Gio. Battista di Gio. Antonio Lenzi per L. 7700. Rogito Gio. Cesare Manolessi. La confinazione che si dà in genere è la via di S. Felice, Orazio Cambi, un vicolo, e i Ciceroni, ma le ragioni sono sbagliate; confina la via pubblica a levante, ed a settentrione, Orazio Cambi a mezzodì, un vicolo a settentrione, e i Ciceroni a ponente. Perchè il Cambi confinasse a mezzodì bisognava che confinasse anche da un altro lato; se il vicolo confinava a settentrione, bisognava che il Lenzi fosse dalla parte del Pradello. I Ciceroni poi non si trovano mai nominati nei rogiti risguardanti i stabili vicini.

L' eredità Lenzi passò in usufrutto a Margarita Picinelli, e a Giuseppe Cardoni, che fecero l' inventario legale, nel quale si dice che questa casa in Strada S. Felice confina lo stradello morto, e i successori Cambi. Rogito Domenico Boari.

N. 66. Casa composta di quella dei Facci, pervenuta alla fabbrica di S. Petronio per sostituzione testamentaria di D. Floriano Facci delli 7 marzo 1541, rogito Francesco Boccacani. e venduta a Giacomo Roda li 8 dicembre 1528, rogito Francesco Uccelli. È posta sotto S. Lorenzo di Porta Stiera, e confina il compratore a levante Andrea e fratelli Bugami a ponente, e di dietro, mediante orto, colla casa dei Mariani a mezzodì. L'altra casa nel 1715 era dei Padri della Carità, indi del suddetto compratore. Questi la rifabbricò circa il 1730. Nel 1748 fu ereditata da Gio. Antonio Nicoli per la morte di Francesco del suddetto Giacomo Roda.

N. 67. Casa dei Landi Ferri che la possedevano nel 1 715. Appartenne poi a Giuseppe Rizzardi.

N. 68. Casa che li 10 agosto 1684 era di Carlo Prediera, e che si dice trovarsi in strada S. Felice, sotto la parrocchia di S. Lorenzo di Porta Stiera, in confine dei Fogliani a levante, dei Mezzadri a mezzodì, ossia di dietro, del dottor Landi a ponente, e della strada a settentrione. La metà era stimata L. 4300. Nel 1715 era dei Padri Teatini di S. Bartolomeo, poi del dottor medico Donduzzi, e ultimamente dei Calvi.

N. 69. 1583, 24 settembre. Cristoforo Piombini vende a Bartolomeo Dondini una casa sotto S. Lorenzo di Porta Stiera, in Strada S. Felice, per L. 8300. Rogito Pietro di Girolamo Zanettini. Fu poi comprata dai Pastarini, indi nel 1639 da Antonio Fogliani per L. 17000.

Giuseppe Luigi di Gio. Battista Fogliani, ultimo di sua famiglia, morì li 30 dicembre 1751. Fu sua erede Angela Maria di lui figlia, che li 8 settembre 1748 sposò Giuseppe di Gio. Lodovico Calvi suo primo cugino ex matre. Il Calvi stava in casa dei Spiga in Galliera, poi passò in Strada S. Felice in casa della moglie. Il detto Giuseppe comprò la casa fra quella dei Fogliani, e dei Landi dalla parte di Strada San Felice.

Antonio di Gio. Battista di Giulio Fogliani testò nel 1645, e lasciò uno stato netto di L. 156000.

NN. 70, 71. Chiesa, compagnia, ed ospedale di Santa Maria delle Laudi, detta di S. Francesco. I Battuti, che ebbero origine nel 1300 nella chiesa di Santa Cristina di Pietralata, fecero edificare nel 1317 un oratorio nella via Nosadella, NN. 621, 622, indi nel 1320 un ospedale per uomini pellegrini, e nel 1324 anche per donne viandanti. Nel 1329 ebbero un oratorio presso il campanile dei Padri conventuali di San Francesco, dove nel 1489 presero il titolo di confratelli di S. Francesco, e vi rimasero fino al 1608, quantunque fino dal 1502 avessero quivi trasportato il loro ospedale, e cioè fra la Strada di S. Felice e del Pradello. L'oratorio contiguo al campanile di S. Francesco fu comprato dai Conventuali li 15 settembre 1609, cedendo in cambio una casa presso Santa Maria della Neve, e due altre in Sozzonome.

Nel 1513 cominciarono l'elegante fabbrica della chiesa, e nel 1610 quella dell' oratorio soprastante alla chiesa predetta.

Questa compagnia fu soppressa li 26 luglio 1798, e li 2 luglio 1801, per decreto governativo, furono applicati i beni di quest'ospedale a quello della Vita.

Fino dal 9 luglio 1413, come si ha da un rogito di Pietro Mogli, vi era qui una casa della compagnia di Santa Marta delle Laudi sotto il ponte di S. Felice, che confinava colle vie del Pradello, e di S. Felice, la Seliciata di S. Francesco, Donduzzo Donduzzi, e dal lato inferiore una casetta dell'ospedale della Morte. Questa casa era affittata per annue L. 30 di canone, somma esorbitante a quei dì.

Nel 1516, 20 luglio e 31 dicembre, l'ospedale comprò da Bonifacio di Bartolomeo di Giovanni Desideri, e da Cristoforo e Lorenzo Desideri, due stabili in Strada S. Felice, l'uno dei quali confinava detta strada nella parte anteriore, e l'ospedale a oriente ; l'altra era in capo delle strade di S. Felice e del Pradello, e confinava coll'ospedale.

1541, 14 dicembre. Concessione alla società di S. Francesco, per comodo del loro sagrato che hanno prossimamente al Foro Lignario di S. Francesco, di un suolo di piedi 28 in lunghezza, e di piedi 2 in larghezza, a condizione che i sepolcri che sono racchiusi nelle pareti non si murino, volendo il Senato che vadino immuni da qualunque innovazione.

Li 26 marzo 1579 (orig.1759 ? Breventani) in lunedì si cominciò l'atterramento di cinque casette annesse alla fabbrica grande, e dalla parte di Strada S. Felice, colle quali fu ampliato il nuovo ospedale pei suddetti pellegrini.

1581, 20 dicembre. Gli addetti alla compagnia di S. Francesco supplicano il Senato per aver sussidio, esponendo di alloggiare ogni anno non meno di 8000 viandanti, o passeggieri. Negli atti del Senato, sotto la data delli 8 giugno 1583, si trova un memoriale di Marcantonio Battilana, col quale chiede soccorso per aver istituito l'ospedale di S. Francesco, la compagnia dei Poveri, il monte Matrimonio, e il convento delle cappuccine. Pare che il Battilana riferisse all' instituzione della cena dei Pellegrini, perchè l'ospedale esisteva da molti anni.

Si passa la Seliciata di S. Francesco.

Nel 1290 erano quivi le case di Rolandino Romanzi illustre giureconsulto. Questa notizia ci viene trasmessa da un decreto delli 28 agosto 1290, emanato dagli 800, col quale si ordina che siano spianate le fosse del secondo recinto, cominciando dal serraglio di Barbaria (cioè dalle suore di Sant'Agostino) fino alla casa di Rolandino Romanzi vicina al serraglio del borgo di S. Felice dove fu la porta del secondo recinto demolita nel 1256, e ciò ad istanza dei frati Francescani, che promisero di far quel lavoro a proprie spese.

Rolandino, fabbricando la sua casa, fu rimproverato da Oddofredo per aver occupato porzione del fossato. Pietro di Guido Romanzi, padre e figlio, furono ambedue causidici, e non dottori, e Pietro, padre del predetto Rolandino, non fu canonico come qualcuno ha preteso, e fra questi il Negri.

Li 3 agosto 1360 i Romanzi continuavano ad aver case in questa località, mentre sotto la detta data, a rogito di Francesco Cesti, Francesco del fu Tano Prendiparte, e Dolce del fu Tibaldo Provinciale, di lui moglie, della capella di S. Gervasio, assieme a Nano del fu Selata Prendiparte, Paolo del fu Mansio de' Romanzi, ambidue della suddetta capella, e mastro Capro del fu mastro Cambio della capella di Santa Maria Maggiore, locarono, e vendettero a Maino del fu Gherardo, della capella di S. Giuliano, e a Francesco di Guglielmo Arzele notaro, un guasto posto in capella S. Gervasio, presso la Seliciata dei frati minori, presso gli eredi di Giovanni da Pescarola, presso Paolo Romanzi locatore, presso la casa infrascritta, e presso Francesca moglie di Bonaventura Bertolotti, e cioè il detto Paolo Romanzi per tre parti delle otto di detto cortile, Francesco Prendiparte per altre tre, e mastro Capro per le altre due. Di più il detto Paolo Romanzi, e detto Nano, o Tano Prendiparte, locano due chiusi di una loro casa presso il detto cortile, e cioè un chiuso nella parte inferiore, e l'altro nella parte superiore, col comodo di aprire una porta nella seliciata, e di servirsi di quella che dà sulla via dei Romanzi (vedi Seliciata di S. Francesco). L' affitto fu fatto per anni due in ragione di annue L. 14, stipulazione di Francesco Cesti in casa di Francesco Prendiparte nella capella di S. Gervasio.

1363, 26 aprile. Adiucazione in solutum fatta dal Vicario del Podestà di Bologna a Margarita del fu Bonfigliolo, detto Carlo del fu Gio. Zambeccari, vedova del nobil uomo Guidesto del fu conte Maghinardo da Panico, di un casamento, o broilo, ossia orto, in capella S. Gervasio, in via detta dei Romanzi, per L. 100. Confina la via, Paolo Romanzi, e Bartolomeo e Gherardo dalla Cocca. Rogito Plevale di Nicolò dalla Stoppa (vedi aggiunte).

1510, 2 marzo. Concessione del Senato a Virgilio del fu Francesco Ghisilieri di poter ampliare la di lui casa in Strada S. Felice, sotto S. Gervasio, che confina la strada da tre lati, e mediante una di queste il guasto dei Canetoli, non che potersi dilatare verso il detto guasto per tre piedi e mezzo dalla parte anteriore di detta casa verso lo stesso guasto, e di proseguire per retta linea verso la via dei Gombruti sino al portico di altra casa di detto Virgilio. Estratto dagli atti del Senato a rogito di Cosimo Gualandi.

1512, 20 settembre. Virgilio Ghisilieri, che ha palazzo sotto S. Gervasio presso la Seliciata di sopra e a sera, ed anche a settentrione, con alcuni portici lungo detta Seliciata, desideroso di ampliarlo con alcune case attigue comprate, ottiene di chiudere detti portici, e di uguagliare il muro in forma di facciata, e di proseguirla fino alle case del fu Giovanni Mattesilani notaro.

1512, 25 ottobre. Il Ghisilieri riceve in permuta da Sebastiano e Gio. Battista del fu Giacomo Pellegrini, una casa sotto S. Gervasio nella via dei Bonfigli (Gombruti) in confine della Seliciata, di detto Virgilio, e di Lodovico Poggi. Rogito Giovanni Battista Buoi.

1512, 12 novembre. Facoltà del Senato a favore di Virgilio Ghisilieri di poter comprare diverse case sotto S. Gervasio, e di unirle per fare un palazzo, e inoltre di poter chiudere un portico.

Questo palazzo fu cominciato da Francesco Ghisilieri, come risulta dal suo testamento delli 5 gennaio 1493, nel quale ordina che sia compito, come da rogito di Isidoro cancelliere.

1517, 10 novembre. Compra Virgilio Ghisilieri, da Bartolomeo e Antonio del fu Giacomo Barbieri, una casa sotto S. Marino, nella via dei Gombruti, in confine di due strade, e del compratore, per L. 900. Rogito Matteo Gessi.

1520, 31 marzo. Compra Virgilio Ghisilieri, da Carlo del fu Alessandro Cimieri, una casa, e una casetta sotto S. Marino, per L. 500. Rogito Matteo Gessi. La casa grande confina con mastro Andrea, e fratelli da Formigine, due strade, e Gennaro Rarguglia, alias dall' Oglio. La piccola confina i detti da Formigine, la strada, e il compratore da due lati.

Si noti che le dette due strade possono essere la via dei Gombruti e la Seliciata di S. Francesco, ovvero la via dei Gombruti e la via dei Romanzi, e anche la Seliciata e la via dei Romanzi.

1521, 19 ottobre. Il Vicelegato concede a Virgilio Ghisilieri, che ha una bottega da barbiere ed altra da beccaro sotto la sua casa, di trasportarle nel guasto dei Canetoli vicino alla sua casa, senza pregiudizio di giurisdizione, a modo che le arti dei barbieri o dei macellari non possino ostare, nè aprir botteghe a detto uso se non alla distanza di pertiche 100.

1522, 17 gennaio. Compra il detto Virgilio, da Cassandra Caccianemici, una casa sotto S. Lorenzo di Porta Stieri, posta sull'angolo del palazzo del compratore, presso la strada da due lati, per L. 1000. Rogito Matteo Gessi.

Si noti che, siccome il palazzo pare cominciato dalla parte della via dei Gombruti, così questa casa doveva essere nell'angolo della Seliciata, e probabilmente quella che fu del celebratissimo Rolandino Romanzi.

1531, 17 novembre. Sono concesse oncie 36 di suolo pubblico al cav. Bonaparte Ghisilieri, perchè possa protrarre la sua casa dalla parte della Seliciata di S. Francesco, oltre la porzione concessa a Virgilio suo padre.

1551, 23 febbraio. Vendita di Virgilio del fu Bonaparte Ghisilieri, a Costanzo di Napoleone Malvasia, di un palazzo sotto S. Gervasio, e S. Lorenzo di Porta Stiera, per L. 15600. Rogito Bartolomeo Bulgarini, e Giacomo Boccamazzi. Confina la strada da tre lati, e Giovanni Boccaferri. Il compratore inoltre assunse di pagare l'annuo canone di L. 90 agli eredi di Lodovico Caccianemici, dovutogli come da rogito di Sebastiano Caccianemici, e di Matteo Gessi, del gennaio 1522.

Nella divisione dei beni di Virgilio Ghisilieri, a rogito di Andrea Sclarici, alias dal Gambaro, delli 17 febbraio 1524, si fa menzione della casa dove abita Lodovico Caccianemici sotto S. Gervasio presso il palazzo Ghisilieri, una porzione della quale è compresa nel detto palazzo, e di sotto, e a sera confina una casa di questa eredità, che aveva sfogo nella via dei Gombruti, e nella Seliciata di S. Francesco.

La suddetta compra fu fatta previo Breve di Giulio III. Il forno, che anche ultimamente si vedeva presso l'angolo della Seliciata di S. Francesco, fu concesso ai Ghisilieri li 21 ottobre 1512.

La discendenza del suddetto Costanzo terminò nel conte Carlantonio di Lodovico Malvasia morto in questo palazzo li li gennaio 1796, del quale furono eredi i Malvasia di Strada S. Donato.

La facciata di questo palazzo fu risarcita nel 1771.

Di questo storico palazzo, caduto in vendita, fu malauguratamente dimenticata la rivendicazione e dal Municipio, che avrebbe dovuto assegnarlo almeno a qualche pubblico ufficio, e dai patrizi nostri che, non curandosene affatto, lasciarono che poi cadesse nelle mani di un certo Brun svizzero venuto fra noi, e qui arricchitosi, lo ridusse ad uso di locanda.

Si passa la via dei Gombruti.

NN. 74, 75. Lo spazio fra la via dei Gombruti, e il portone che chiude il vicolo passato le botteghe di macellarie, è il guasto delle case di Battista, e di Bettozzo Canetoli, rovinate dal popolo fin dai fondamenti, per aver Baldissera, detto Bettozzo Canetoli, ucciso con tre ferite Annibale d' Antonio Galeazzo Bentivogli li 24 giugno 1445.

Si trova la seguente memoria: Una casa bruciata nella quale vi abitava Galeotto, e fratelli da Canetolo, sotto S. Gervasio. Rogito Bartolomeo da Moglio delli 15 luglio 1445.

I Canetoli furono sempre accanitissimi capi di partito. Li 27 agosto 1428 Martino V scomunicò Marco, Battista, Baldassare Canetoli, Bartolomeo Zambeccari, e Pietro Ramponi, per aver sedotto ed inquietato la città e popolo di Bologna, collo scacciarne il Legato. La Bolla è datata in Fuzano, diocesi di Preneste.

Questo guasto, li 10 novembre 1509, per 25 fave bianche, e 4 nere, fu donato dal Senato a Virgilio Ghisilieri, a condizione di pagare L. 50 a una donna che abitava in detto guasto, e una volta pagate dovesse la medesima sloggiare. Questa donazione fu ripetuta il primo dicembre 1522 salvo il ius del terzo, e pagando L. 50. Rogito Bernardo Fasanini.

Li 31 maggio 1522 la Camera vendette a Virgilio Ghisilieri, per L. 2000 di Bolognini, l'esenzione del dazio del ritaglio per questa macellaria.

La fabbrica del portico e delle botteghe si era già incominciata dal Ghisilieri previo il trasporto del terriccio e rottami, avanzi del materiale del rovinato palazzo Canetoli. A questo portico fu applicato il nome di loggia dei Ghisilieri, che vi ci si conservò fino agli ultimi tempi.

Un rogito di Giacomo Boccamazzi delli 20 giugno 1523 dice che le volte dei Ghisilieri, in capella di S. Gervasio, coprivano sei botteghe, confinavano due strade, Filippo Ghisilieri, e i Desideri di dietro.

Il vicino portone è all'imboccatura di un vicolo, intorno al quale si rileva che li 28 giugno 1633 Virgilio, Filippo, Carlo, Antonio, Alessandro, e Andrea, tutti dei Ghisilieri, nonchè altri interessati, ottennero di chiudere con portoni, alle due estremità, il vicolo che ha principio nella via pubblica di S. Felice fra il macello dei Ghisilieri, e le case di Francesco Ghisilieri, e che termina nella via dei Gombruti.

Li 28 aprile 1700 il senatore Francesco del fu Filippo Carlo Ghisilieri ottenne di chiudere lo stradello fra la beccaria in Strada S. Felice, e i beni Davia. Rogito Mastri.

1360, 8 agosto. Pietro, ed altri dei Ghisilieri di S. Prospero, vendono alcuni edifizi da S. Gervasio a Bartolomeo Romanzi, per L. 330. Rogito Siviero Righetti, e cioè:

1° Una torre a tre solari con un balcone dal lato anteriore verso la strada di S. Gervasio, e parte del pillastro di pietra posto sotto detta balchionata dal lato di detta strada, presso la casa del suddetto Pietro venditore. È posta in capella S. Gervasio, presso la casa di Pietro Ghisilieri a mattina, presso la suddetta strada dal lato inferiore (a settentrione), presso altra strada a sera (il vicolo della Beccaria) e presso l' infrascritta casa da descriversi di sopra (a mezzogiorno).

2° Un' altra casa con metà di muro grosso posto a mattina fra la stessa casa, e quella di Pietro venditore, posta sotto S. Gervasio, fra la casa del venditore a mattina, e presso l' infrascritta casa dal lato superiore (a mezzodì), presso la via da sera (cioè il vicolo), e presso la detta torre dal lato inferiore (a settentrione).

3° Altra casa piana posta fra la suddetta casa, e quella dei Lambertini, altra volta di Rodolfino Ghisilieri, con tutta la sponda del muro posto a mattina fra questa casa e quella del venditore, e l' androna che è al di là di detto muro, la qual casa è pure sotto S. Gervasio, presso Pietro venditore a mattina, i Lambertini di sopra (a mezzodì) la via pubblica a sera (il vicolo) e presso detta casa comprata.

1550, 8 agosto. Gio. Battista e Paolo del fu Giacomo Romanzi, che avevano una vecchia casa, posta nella via Militare di S. Felice, la cui parte anteriore fu quasi tutta rovinata da un incendio, volendola fabbricare, chiedono di chiudere il loro portico, che è presso i pillastri della macellaria Ghisilieri, abbisognando ancora di piedi 2 e oncie 8 di suolo pubblico per dirizzare il nuovo muro. Tutto fu concesso, ma non ne avranno profittato, mentre il portico sussiste ancora.

1593, 18 marzo. Giacomo Romanzi aveva casa grande sotto S. Gervasio. Confinava la via di sotto, il vicolo Bettania a sera, i Lambertini a mezzodì, e altra casa dei Romanzi.

1609, 18 dicembre. Marcello del fu Gio. Battista Ferrari, compra da Giacomo, da Gio. Battista, e da Nicolò del fu Gio. Battista Romanzi, una casa con forno dalla volta dei Barberi, per L. 13300. Rogito Pietro Sacchi. Era affittata al conte Bolognini, Confinava coi Bontempi a oriente, con uno stradello a sera, e col venditore ad ostro.

1609, 18 dicembre. Compra Marcello, e Gio. Battista Davia, da Giacomo, Giovanni Battista, e Nicolò de' Romanzi, una casa grande ed un altra piccola ad uso di forno, contigue, nella strada di S. Gervasio e Protasio dalla Volta dei Barberi, per L. 13300. Rogito Paolo Zani.

1622, 1 luglio. Comprano i chierici regolari minori della chiesa di S. Prospero, da Marcello del fu Gio. Battista Ferrari, una casa sotto S Gervasio, per L. 14000. Confina i creditori Bontempi, Antonio Dal Fuoco, Virgilio Ghisilieri mediante il vicolo, Giacomo Cavalca, e la strada di S. Felice. Rogito Giacomo Mondini.

1654, 16 marzo. Pietro Antonio Davia compra da Alessandro Maggiore Romanzi una casa grande rovinosa, che ha due ingressi, uno mediante portico in Strada San Felice, l' altro nel vicolo dei Beccari, pagata L. 11000, posta sotto S. Gervasio dalla Volta dei Barberi. Confina a levante e a mezzodì col compratore, a ponente col vicolo e con una casa con forno di Antonio Galeazzo Malvasia.

1632, 9 luglio. Pietro, e Antonio Davia, e Giovanni Locatelli comprano da Giulio Camillo Billoni una casa sotto S. Gervasio. Confina la Strada S. Felice, a destra dell' ingresso i chierici di S. Prospero, a sinistra D.Francesco Bindi, e di dietro il numero 1221 della via di S. Prospero. Rogito Carlantonio Mulla. Sembra l'osteria dei tre Gobbi, ora chiamata Europa.

1656, 7 aprile. Compra Gio. Battista e fratelli Davia da Antonio Galeazzo Malvagia una casa con forno in via S. Felice, sotto S. Gervasio e Protasio. Confina la detta via, i compratori, e il vicolo della Beccaria. Pagata L. 7000, delle quali pervennero L. 750 ai Maggi Romanzi. Rogito Marco Melega.

1658, 10 settembre. Compra Gio. Battista, e fratelli Davia, da Angelo Caraffa, una casa con bottega posta sotto i SS. Gervasio e Protasio, dalla Volta dei Barberi, per L. 4300. Confina Strada S. Felice, i Mastri a levante, e i compratori dagli altri lati. Rogito Costanzo Manfredi.

Si passa la via Imperiale di S. Prospero, poi continua la via Nuova ora detta dei Vetturini.

Vi è tutta l' apparenza che qui fosse il trivio dei Ghisilieri.

Nel 1497 li 29 giugno, essendo stata aperta la via nuova dei Vetturini, si corse il palio di S. Pietro dalla porta di S. Felice fino alla Masone, mentre prima si correva da detta porta fino in piazza.

Li 17 gennaio 1550 Ottavia di Paolo Tossignani aveva casa sotto S. Gervasio. in luogo detto dalla Volta dei Barberi, una porzione della quale fu affittata per annue L. 360. Rogito Lelio Roffeni.

Strada S. Felice a sinistra partendo dalla porta della città, e andando fino alla Volta dei Barberi.

N. 150. Casa grande con orto che si crede appartenesse ad una famiglia Cattani, alla quale appartenne monsignor Bernardino Vicario Generale di Bologna. L' eredità Cattani passò a certi Fabbri, estinti in un Francesco morto nel 1730, il quale lasciò due sorelle, una maritata nel conte Camillo Chiari, e l'altra in Gregorio Biancani.

Trovasi che li 17 giugno 1689 Angelo di Francesco Fabbri pagò L. 3000, residuo prezzo di due case comprate nel febbraio del 1685 da Giovanni e Pepiniano Bombelli, poste in Strada S. Felice, sotto la Carità.

Nella divisione seguita fra i Biancani li 9 marzo 1731, a rogito Giacinto Fiori, fu valutato questo stabile L. 13500. Bartolomeo Biancani, fratello del suddetto Gregorio, lo vendette nel 1770 al filatogliere Collina per L. 11000, il quale con altra casa vicina l'ampliò, e cominciò la facciata a due piani.

Li 26 giugno 1777 ottennero i Collina suolo pubblico per costruire un portico in Strada S. Felice passato il ponte della Carità.

Nella parte posteriore del pianterreno della suddetta casa vi abitava Girolamo Lucchini veronese quando fu carcerato per il furto da lui comesso nel sacro Monte di Pietà, pel quale subì l'estremo supplizio.

L' orto è di tornature 1, 72.

Si passa il ponte del canale di Reno.

N. 139. L'Oretti dice che la casa di Girolamo Curti, detto il Dentone, era in Strada S. Felice rimpetto a Pietralata, e in questo caso sarebbe il N. 139; in altro sito dice che la casa di questo celebratissimo pittor quadrista era la terza passata quella dei Natali, nel qual caso sarebbe il N. 136. Il Curti la comprò per L. 5000, e la lasciò in usufrutto alla moglie, e in proprietà ai poveri della parrocchia. Il Dentone vi morì li 18 dicembre 1632.

N. 135. Casa di Paolo Canali architetto di vaglia, e che servi il Senato.

N. 132. Casa di sei architravature nel portico. Credesi che appartenesse agli Scavagambi, poi ai Calvi antichi, e ultimamente ai Natali. Ha un orto grande che arriva alla strada dietro Reno.

N. 129, Stabile dei Branchetta, poi di Laura Nobili, indi di Filippo Contoli.

N. 128. Casa con portico di quattro archi, che fu del banchiere Carlo Rubini morto nel 1754. Lasciò erede il mercante Belletti morto nel 1769, del quale fu erede il banchiere Giovanardi. Appartenne poi ai Padri Somaschi, indi al dottor medico Fattorrini, e ultimamente al macellaro Fornasini.

N. 125. Casa dei Mosca, poi Garzoni, ed Artemini.

Si' passa il vicolo dell' Abbadia.

N. 121. Chiesa antichissima dedicata al Vescovo S. Nicolò, che fino dal secolo XII era unita alla contigua chiesa dei SS. Naborre e Felice. Un rogito di Azzone Bualelli, delli 22 ottobre 1375, la ricorda come parrocchia. La chiesa fu rifabbricata circa il 1570, poi rimodernata ed abbellita nel 1753. Fu soppresso il diritto parrocchiale nel 1806.

In faccia a questa chiesa, nel mezzo della strada, vi era innalzata una croce ritenuta per la più antica di Bologna, che fu tolta. nel 1608, e traslocata nel sagrato della parrochiale di Santa Maria di Castel Franco. A spese della famiglia Grimaldi vi fu sostituita quella che per ordine dell' Arcivescovo Lambertini fu poi riposta nel 1732 sotto il portico di questa chiesa, dove tuttora sussiste.

N. 119. Casa che in parte era enfiteutica dell'abbazia dei SS. Naborre e Felice.

1495, 24 marzo. Locazione enfiteutica a frate Antonio, e Giovanni, fratelli Manzolini del fu Guerrino, del suolo e terreno di una casa sotto la parrocchia di S. Nicolò di S. Felice. Confina vie pubbliche da due lati, cioè Strada S. Felice, la via delle otto Colonne, e la canonica della parrocchia. Paga un denaro d' argento con l'agio per S. Michele di settembre. Rogito Nicolò Fasanini.

1498, 17 dicembre. Locazione ai suddetti fratelli Manzolini del suolo e terreno di una casa sotto S. Nicolò di S. Felice. Confina le vie pubbliche, i detti conduttori, e Antonio Rossi. Paga soldi 4 e denari 3. Rogito idem.

1537, 15 novembre. Locazione a Giacomo Gualcheri del fu Ercole, successore per compra di Nicolò de' Manzolini, di una casa sotto S. Nicolò in Strada S. Felice. Confina detta strada, la chiesa di S. Nicolò, e Domenico del Tita. Paga un denaro d' argento con l'agio a S. Michele di settembre. Rogito Cesare Rossi, alias Vallata.

1603, 22 ottobre. Questa casa era di Carlo del fu Gio. Battista Gualcheri.

1599, 31 ottobre. Testamento di Gaspare del fu Gio. Andrea Tagliacozzi, marito di Giulia Carnali, col quale istituisce eredi Gio. Andrea e Antonio suoi figli, e loro sostituisce, in mancanza di discendenza, Bonfiglio e Virgiglio di Girolamo Bonfigli suoi nipoti ex sorore. Rogito Andrea Mini.

1628, 15 luglio. Casa grande con stalla, sotto S. Nicolò di S. Felice, enfiteutica dell' Abbadia, spettante a Bonfiglio Bonfigli. Rogito Matteo Ricci. Confina la chiesa di S. Nicolò, i Leontini, la via, e uno stradello.

1635, 17 novembre. La suddetta casa era di Pietro, Girolamo, Gaspare Tagliacozzi, e di Antonio Camillo del fu Bonfiglio Bonfigli, come da rinnovazione enfiteutica a rogito Achille Canonici.

1646, 29 gennaio. Casa grande con stalla, sotto S. Nicolò di S. Felice, di Gaspare Tagliacozzi Bonfigli, affittata per annue L. 265, come risulta da divisione seguita fra Gaspare Tagliacozzi, e il P. Pietro Girolamo gesuita, fratelli, e figli di Bonfiglio Bonfigli. Fu abitata da Mario Campanazzi. Confinava i beni della suddetta chiesa, e la via delle otto Colonne di dietro. Pagava un denaro d'argento all'Abbadia. Rogito Francesco Gallerata.

1653, 1 agosto. Antonio Camillo del fu Bonfilio Bonfigli la vendette a D. Vincenzo Gaspare del fu Giacomo Checchi, per L. 7000, salvo il canone. Rogito Alessandro Andrei.

1683, 17 luglio. Locazione ai fratelli Giuseppe e Gio. Agostino, figli del fu Gaspare Checchi. Rogito Sforza Alessandro Bertolotti.

1715. Era di Giuseppe Lodi della famiglia dei notari.

1734, 27 gennaio. Rinnovazione enfiteutica a Tommaso del fu Giuseppe Lodi. Rogito Gio. Domenico Bacialli. Confina la chiesa, e Stefano Bentivogli. Questa casa fu rinunziata dai proprietari ai loro creditori. Passò poi a Carlo Rusconi di Cento, il quale la vendette al dottor medico Gio. Battista del fu dottor medico Giovanni Fabbri di Ravenna.

N. 117. Casa che li 14 marzo 1643 era di Carlantonio del fu Orazio Gotti stampatore, acquistata poi da Antonio del fu Stefano Colonna, alias dal Corno, celebre fabbricatore di organi. In questa casa mori, li 18 settembre 1747, Gio. Paolo Colonna maestro di capella della chiesa di S. Petronio, il quale lasciò erede per testamento Teresa Busatti. Nel 1715 era di Gio. Antonio, e fratelli Colonna, ed aveva di fronte piedi 21 e oncie 2. Nel 1685 era di Mauro Landi. Rogito Licinio Oretti. Secondo l'Oretti questa casa sarebbe il N. 114, o 115.

NN. 111, 112, 113. Casa dei Rizzardi. Un Gio. Agostino Rizzardi, lardarolo, comprò una casa nel borgo di S. Felice, per L. 161, 10, dall' ospedale di S. Francesco. Rogito Bernardino Resti delli 8 luglio 1495.

1631, 7 giugno. Investitura ad Astorre, e a Lodovico del fu Gio. Battista Rizzardi, successori per compra di Raimondo Santi, di una casa sotto S. Nicolò in Strada S. Felice, con stalla nel vicolo delle otto Colonne. Confina i stessi Rizzardi successori di Alessandro Santi, e Giacomo Violi. Rogito Achille Canonici.

Si trova che li 11 maggio 1555 D. Giovanni e Antonio fratelli, e figli di Nicolò Tanari, comprarono da Nicolò Luchini una casa divisa in due, con orto, e due porte, sotto S. Nicolò, in via S. Felice, più tre casette passato l'orto con uscita nel vicolo delle otto Colonne, due delle quali enfiteutiche della Badia, e una delle quali paga soldi 25, per L. 2000. Rogito Angelo Ruggieri. Pare che questi stabili siano compresi in questa casa.

Li 21 marzo 1635 era già finito il portico in volto di questa casa, che si stava fabbricando dai negozianti Rizzardi. Li 30 agosto dello stesso anno Astorgio e Lodovico Rizzardi ottennero .dal Senato di porre due ringhiere nella facciata della loro casa in Strada S. Felice, che però non sortissero in fuori più di un piede Bolognese.

I Rizzardi furono ricchissimi mercanti da seta, che per disgrazie sofferte mancarono nel 1716 ai loro impegni.

N. 110. Palazzo Roffeni, poi Scarani.

1469, 5 dicembre. Sentenza dei difensori dell' avere a favore di Lodovico Roffeni in lite con Oliviero Calanchi sopra i confini di una casa in Strada S. Felice. Rogito Boatiero Boatieri.

1473, 28 giugno. Licenza dei difensori dell'avere, conceduta a Lodovico Roffeni, di proseguire un muro che chiude l'orto delle case di detti Roffeni nella Strada di S. Felice, e l'altro orto nel borgo delle Lamme, congiungendoli entrambi presso la via detta il Brollo (otto Colonne) per la quale si va dal borgo delle Lamme alla chiesa di S. Felice, la qual via per la maggior parte ha gli orti da ambidue i lati. L' orto secondo che intendeva di unire al primo, e di chiuderlo, fu da lui nuovamente acquistato. Rogito Nicolò Mamellini.

1473. Lodovico Roffeni, che del 1461 comprò nel contado, o territorio di Bologna, alcune pezze di terra, e dopo si maritò a Ginevra della nobile famiglia dei Cattani, ottenne di costruire un muro che chiudesse gli orti del di lui palazzo in Strada San Felice, e di unire l' orto dell' altra sua casa nelle Lamme.

1501, 29 ottobre. Nel testamento di Lodovico del fu Guglielmo Roffeni, a rogito Francesco Zani, vien ricordata la sua casa grande e casetta, poste in Strada S. Felice sotto S. Lorenzo di Porta Stiera, con orto e stalla, in confine di Ercole Pasi a levante, di Pietro dal Pozzo di sotto, e di una via di dietro.

1507, 5 marzo. Compra Cesare e Alessandro Roffeni, da mastro Biagio dal Pozzo, una casa sotto S. Nicolò in Strada S. Felice, per L. 325. Rogito Bernardino Guastavillani.

1557, 26 aprile. Case di Marcantonio di Cesare Roffeni in Strada S. Felice.

1. Casa grande. — Confina i Pasi, l'infrascritta casa, e la via delle otto Colonne.

2. Casa contigua alla suddetta, sotto S, Nicolò. Confina la detta casa grande da due lati, e la seguente casa.

3. Casa che confina la suddetta a levante, Bernardo Cavazzoni a ponente, e la casa seguente.

4. Casa nella via otto Colonne. Confina la predetta casa a mezzodì. Rogito Antenore Macchiavelli, e Bartolomeo Vasselli.

1634, 1 luglio. Antonio Roffeni ottenne dal Senato oncie 8 per piedi 45 da oriente a occidente, per dirizzare il portico della sua casa in Strada S. Felice.

1693, 1 aprile. Monsignor Giuseppe di Filippo Musotti, Vescovo di Città, di Castello, e di Tiferno, compra dalla contessa Adelaide di Andrea Paleotti, e dal conte Alessandro Mario d' Alessandro Roffeni, Iugali, una casa nobile sotto S. Lorenzo di Porta Stiera, in Strada S. Felice, per L. 20000. Rogito Gio. Francesco Galli. Confina i Rizzardi, il conte Nicolò Roffeni, e il vicolo delle otto Colonne. In questo contratto pare che la casa venduta fosse dei Paleotti, e che quella di Nicolò Roffeni fosse già stata dei Capacelli.

La casa dei Capacelli comprendeva quella porzione di portico degli Scarani, che sostenuto da pillastri in luogo di colonne, è di quattro archi. Si osservi che i Capacelli ebbero la casa N. 105.

1703, 23 febbraio. Il predetto Vescovo compra dalla contessa Adelaide Paleotti, madre di Eleonora del conte Alessandro Roffeni, una casa nobile con stalla sotto San Lorenzo di Porta Stiera, per L. 15000. Rogito Gio. Francesco Galli.

I Roffeni di questo ramo mancarono colla morte di Nicolò seguita in Roma li 22 gennaio 1700, e un altro ramo terminò in Giacomo Antonio notaro, morto li 21 marzo 1726.

1706, 5 novembre. Compra Gio. Battista Scarani dal senatore Silvio Antonio Ghislardi del fu Filippo Musotti, erede di monsignor Vescovo Giuseppe Musotti, una casa nobile con stalle, più altra casa, poste so!to S. Lorenzo di Porta Stiera in Strada San Felice, per L. 42000. Rogito Gio. Francesco Galli.

Nel 1708 l' acquirente intraprese una grandiosa fabbrica nella parte interna di questo palazzo, che non fu poi compita. Dicesi che vi spendesse L. 200000.

N. 109. Casa che deve essere stata dei Pasi, secondo le notizie che riguardano il palazzo Scarani.

Nel 1715 era di Domenico Guicciardini di Virgilio, famiglia estinta nel canonico Antonio Francesco, che vi abitava.

N. 108. Innocenzo del fu Carlo Bedori vende il primo marzo 1553, a Giasone Vaccari, per L. 2200, una casa sotto S. Lorenzo di Porta Stiera. Confina gli eredi di Ercole Pasi da due lati, e Gio. Antonio fornaro. Rogito Marcantonio Golfardi, e Tommaso Barbieri.

Carlo del fu Bonaparte Ghisilieri compra da Pompeo, Federico, ed Ercole del fu Iasone Vaccari, una casa con orto, e stalla sotto S. Lorenzo di Porta Stiera, in Strada S. Felice, per L. 5100. Confina l'illustre dottor Gio. Grandi a mattina, e gli eredi di Ercole Pasi a ponente e di dietro. Rogito Teodosio Botti, e Bartolomeo Vasselli delli 28 settembre 1558.

N. 107. Casa che del 1558 era del sullodato dottor Gio. Grandi. Appartenne poi ai Padri di S. Salvatore, e ultimamente alle suore di Sant' Agnese.

NN. 105, 104. Il dottor medico Giacomo Placenzia avendo due case in Strada S. Felice, e cioè una, dove abita, posta presso il cimitero della chiesa di S. Lorenzo di Porta Stiera a mattina, e il vicolo detto Antiporto, e l'altra passato detto vicolo verso la porta di Strada S. Felice, in confine di Francesco Cavazzoni a occidente, e di Agamenone e fratelli Panzacchia, successori di Ciriaco Castaldi, a settentrione, desideroso di fare un portico alla predetta seconda casa, mediante la congiunzione di ambedue le. case, ne chiede ed ottiene il permesso li 16 giugno 1525.

Li 19 luglio 1525 il Senato concede al dottor Giacomo da Carpo di porre, un; arco sopra la via di dietro per passare ad un suo orto situato presso la via suddetta.

1589, 14 dicembre. Claudio di Marcantonio Capacelli compra da Vincenzo e da Annibale di Gio. Galeazzo Turroni, una casa sotto S. Lorenzo in Strada S. Felice. Confina un vicolo vicinale, gli Ariosti da due lati, ed altri; più una casa piccola con forno, che confina il vicolo vicinale, Giulio Cesare Casarenghi in parte, Cesare Vernizzi, e i Bergonzoni di dietro (colle loro case nelle Lamme), per L. 13500. Rogito Alessandro Silvestri.

1636, 8 maggio. Concessione del marchese Girolamo Cappacelli a Tommaso Panighi, speziale, di passare per lo stradello morto, di proprietà del predetto marchese Girolamo, affine di sgombrare i letami dalla sua stalla, e ciò per il tempo che vorrà il concedente, e in ricognizione il Panighi pagherà ogni anno una libbra di pepe all'Albergati. Questo stabile fu acquistato nel 1775 da Paolo Cremonini fornaro.

N. 104. Casa con portico uniforme a quello dove trovasi il N. 105, composto di sei archi, sotto il quarto de' quali corrisponde il vicolo suddetto largo piedi 9 e oncie 6, che si diceva androna di S. Lorenzo, e nel 1525 Antiporto, chiuso da portone li 12 dicembre 1713.

Questa casa, che in parte era di Lucrezia del fu Carlantonio Manzolini, e in parte di Andrea Folchi, passò tutta in proprietà del Folchi per vendita della Manzolini fatta li 28 aprile 1626 a rogito di Vincenzo Nobili.

1628, 27 luglio. Compra Virginio del fu Alessandro Ariosti, da Cornelia del fu Bartolomeo Pazzaglia, vedova di Girolamo Folchi, a nome del cav. frate Paolo, e Andrea Folchi, suoi figli, una casa in Strada S. Felice, sotto S. Lorenzo, per L. 6000. Confina da tre lati il compratore, il marchese Girolamo, e fratelli Albergati. Rogito Lorenzo Marestoni.

Nel 1715 questo stabile era di Giovanni Valbona.

1766, 12 settembre. Compra il Senator Nicolò Ariosti, dal canonico Filippo, e Giuseppe, fratelli Valbona Maggi, una casa in Strada S. Felice, per L. 4600. Confina gli Ariosti. Rogito Gio. Rosini.

1776, 11 aprile. Gli Ariosti comprano per L. 140 un voltone che avevano in comune col confinante, il quale sovrastava all' imboccatura del vicolo chiuso. Rogito Giacomo Gualandi. Dicesi che nelle colonne del portico vi sieno le armi Piò.

NN. 102. 103. Palazzo della senatoria famiglia Ariosti (3), il quale passa nella via Lamme al N. 194.

1550, 2 febbraio. Permissione ai fratelli, e figli del fu Francesco Guirini da Maratta, distretto di Firenze, quali eredi di Zaccaria del fu Francesco Guirini, di vendere una casa ad Alessandro del fu Lorenzo Ariosti, sotto S. Lorenzo di Porta Stiera, nel capo di sopra della contrada delle Lamme. Confina detta strada a mattina, la casa presbiteriale di S. Lorenzo a mezzo giorno, e Giacomo Piacenza a sera. Più una casa ad uso di stalla e teggia posta nelle Lamme rimpetto a detta casa. Confina gli eredi di Simone Scala di sopra e a mattina, e i Sighicelli di sotto. Finalmente due botteghe enfiteutiche del Rettore di S. Lorenzo, per le quali pagava il canone di L. 15, poste in via S. Felice, contigue a detta chiesa, e all' andito della suddetta casa che ha uscita in Strada S. Felice. Il tutto per scudi 1000 d' oro. Rogito Gesare Gherardi.

1663. 8 giugno. Locazione enfiteutica del Rettore di S. Lorenzo di Porta Stiera, ad Alessandro Ariosti, colla concessione di poter fabbricare sopra il portico, e il cimitero per l'estensione dì piedi 12 in lunghezza, al qual cimitero si ha accesso per detta chiesa dalla parte di Strada S. Felice ; a condizione però che non sia impedito l'uso di detto cimitero, nè la luce della chiesa, e tutto ciò per l' annuo canone di L. 10, colla facoltà di francarlo per L. 200. Rogito Cesare Gherardi.

1609, 23 aprile. Questo palazzo, che confinava con Girolamo Folchi, fu valutato L. 11276, 2, 10.

1613. Il palazzo Ariosti dalla parte delle Lamme confinava con Cesare Vernizzi.

1730, 17 febbraio. Concessione di suolo al senatore Corradino Ariosti per mettere in linea il suo portico in Strada S. Felice, facendo colonne di pietra in luogo di quelle di legno.

1764, 7 settembre. Concessione di oncie 10 1/2 di terreno pubblico contiguo al palazzo Ariosti in Strada S. Felice.

Il ramo che qui abitava terminò in Catterina di Virginio Ariosti, vedova di Giovanni Luigi Pasi, la quale testò li 19 novembre 1566, e morì li 24 dicembre 1642. Passò l'eredità al conte Nicolò, padre di Corradino Ariosti, del ramo che abitava in Strada Castiglione al N. 372. Questo secondo ed ultimo ramo terminò per la morte del senatore conte Nicolò Maria Giuseppe Antonio del senator Corradino, seguita improvvisamente li 2 aprile 1785, lasciando una figlia unica ed erede, Maria Gaetana, che si maritò col senator Alessandro d' Ulisse Gozzadini, morta li 21 agosto 1796, per cui l' eredità Ariosti passò ad Elena Maria Melchiorra del detto conte Alessandro Gozzadini, e della suddetta Maria Gaetana Ariosti Gozzadini, vedova del marchese Carlo di Luigi Marescotti Berselli.

Terminati gli Ariosti fu venduto questo stabile all' avv. Mignani nel novembre del 1795, per L. 35000.

N. 100. Casa che li 16 dicembre 1446 Tommaso Ricci, notaro di Bologna, vendette a Lucca Montini di S. Lorenzo in Collina, per L. 350. Rogito Andrea Castagnoli. È posta sotto S. Lorenzo di Porta Stiera, in confine della via pubblica da due lati, e della chiesa predetta dagli altri due. Fu poi del dottor Vincenzo Ghini, e di Elena Scali Iugali, i quali li 29 aprile 1603 la vendettero a Francesco del fu Girolamo Torelli, aromatario. La spezieria all' insegna della Scala col capitale di aromataria furon pagate L. 14000. Rogito Achille Canonici.

Nel 1617 fu comprata da Cesare Viani per lire 12000. Rogito Fulvio Zocchini.

1646, 1 agosto. Si trova che Vittoria del fu Alessandro Devizi, vedova di Nicolò Fabri, locò una casa con bottega ad uso di spezieria all' insegna della Scala, in Strada S. Felice, nell' angolo delle Lamme. Rogito Giovanni Guglielmini.

Nel 1715 era dei fratelli Bassi, e vi nacque la celebre Laura Bassi Verrati dottoressa in Filosofia, leggittrice pubblica, nata li 29 ottobre 1711, morta li 20 febbraio 1778.

Fu venduta dal dottor Verrati, marito della dottoressa Bassi, ultima di sua fa miglia, ai fratelli Patuzzi nel 1782.

Passò poi ai dal Pane, indi a Camillo di Giovanni Salaroli.

Si passa la via delle Lamme.

Si passa il Borgo delle Casse.

N. 99. Case antiche dei Savi, che vi abitavano ancora nel 1473. La casa di Filippo Savi, medico, fu gettata a terra per far la strada di S. Felice.

1648, 25 settembre. Casa di Barbara e Camilla Savi, delle quali furono eredi Antonio Nanni e Cesare Savi, posta in Strada S. Felice, sotto S. Lorenzo. Confina col senatore Antonio Legnani, Nicola Cattaneo, e Domenico Fava di dietro. L' ultima e ricca erede di questo ramo fu Barbara, moglie in prime nozze del dotL Girolamo Bonfiglioli, e in seconde del senator Agostino Marsili Duglioli, al quale portò la sua eredità. Rogito Francesco Maria dal Sole delli 5 settembre 1664. Morì l'ultima Savi Marsili nel 1676.

N. 98. Casa dei Savi data in dote a Porzia Rossi, moglie di Lodovico Ghelli, posta in Strada S. Felice, sotto S. Gervasio, dirimpetto al palazzo Malvasia, nell'angolo di Belvedere, in confine d'altre casette di Veronica Savi Legnani, e degli Spontoni di dietro. Passò al conte Tedeschi, poi a Pietro e Luigi fratelli Gnudi, fabbricatori di rosogli.

I nomi antichi della famiglia magnatizia Savi sono facili a confondersi con quelli della famiglia dai Biselli (Bolognetti).

In quella dei Savi si trova un Diotisalvi, un Bonmichele suo figlio, e un Bolognetto cav. Gaudente figlio di Bonmichele, e fratello di Isnardino.

In quella dei dai Biselli si trova Diotisalvi padre di Bonmichele padre di Bolognetto, e di Salvolino.

Così per tre generazioni, avo, padre, e figlio, s' incontrano gli stessi nomi in due diverse famiglie.

La famiglia dei Savi di Bonmichele si disse anche talvolta da Sani' Alberto, e a bitavano sotto S. Gervasio, e S. Prospero, ed erano di fazione Lambertazza, detratto un sol ramo. La famiglia dai Biselli de Vignatio S. Vitalis stava nei Vinazzi di San Vitale; fu essa pure Lambertazza, e si trova compresa nel bando del 1268.

Nell'estate del 1777 il Gnudi, detto Burrini, comprò parte della casa Savi dai Guidotti, e fabbricò il portico con terazzo, dietro licenza ottenuta li 27 gennaio 1778. Li 20 agosto 1779 era finito.

Si passa Belvedere di S. Gervasio.

N. 96. Casa della Pontificia famiglia Facchenetti (4).

1465, 27 agosto. Il dott. Alessandro, Tommaso notaro, e Giacomo, fratelli del Muglio, vendono per L. 138 di Bolognini d' argento, a mastro Albertino del fu Andrea, calzolaio, una casa sotto S. Gervasio. Confina la via di S. Felice, e quella di Belvedere a ponente, Grazia mercante da pettini mediante androna, e Giovanni Siboli d'Allemagna, fornaro, di dietro. Rogito Domenico e Antonio Amorini.

1466, 10 maggio. Vendita di Elena del fu Fuzio Boccadiferro, moglie di Biagio Fuzzi, a Francesco di Bonaparte Ghisilieri, di una casa sotto S. Gervasio, per L. 400. Confina due strade (pare S. Felice e Belvedere), il Pettinaro Grazia, e Facino dalla Noce. Rogito Giacomo Bonazari.

1467, 28 settembre. Alberto Calzolari lasciò la sua casa, comprata dai Mogli li 27 agosto 1465, rogito Domenico Amorini, alle monache di S. Gervasio. Rogito Tommaso Scannavini.

1478, 31 luglio. Compra Francesco del fu Bonaparte Ghisilieri, da Guglielmo e fratelli, figli di Cristoforo Garzolo, da Gabrielle e fratelli Pettenari, e da Antonio da Milano, una casa sotto S. Gervasio, presso il compratore da tre lati, e la via pubblica, per L. 350. Rogito Francesco Buttrigari.

1501, 2 ottobre. Vendita di Virgilio del fu Francesco Ghisilieri, a Bartolomeo del fu Nicolò Ghisellardi, di una casa sotto S. Gervasio, presso la detta chiesa parrocchiale o la via di Belvedere, per L. 1558, 6, 8 d'argento. Rogito Giacomo Budrioli.

L' epoca del passaggio di questo stabile dai Ghisellardi ai Facchenetti, non è conosciuta, ma è prima del 1572.

Il documento più antico che si sia trovato della famiglia Facchenetti è il testamento fatto li 18 febbraio 1566 da Pietro di Francesco Facchenetti, alias dall'Agnese, della terra di Gravegna, distretto di Domodossola, abitante in Poggio Rognatico, col quale lasciò usufruttuaria Agnese di lui moglie, ed eredi Giacomo e Antonio suoi fratelli. Rogito Gio. Battista Mezzavacca. Può essere che il dall' Agnese aggiunto al sue cognome venisse dalla moglie.

Giacomo Facchenetti, alias Petragnesia testò li 26 marzo 1588 istituendo eredi universali Domenico e Gio. Antonio fratelli, e figli di Catterina sua figlia, moglie di Antonio Pexa. Rogito Vincenzo Balzani.

1572, 2 aprile. Concessione a Monsignor Facchenetti, che stava fabbricando il suo palazzo in Strada S. Felice sotto S. Gervasio, di occupare sulla strada di Belvedere piedi 3 di suolo pubblico in lunghezza di piedi 74. Questo monsignor Facchenetti non può essere che Giovanni Antonio nato li 20 luglio 1519, fatto Papa li 28 ottobre 1591, e morto li 30 dicembre dello stesso anno.

1581, 24 giugno e 3 agosto. Cesare Facchenetti ottiene licenza dal Suffraganeo di Bologna, che nel muro della facciata della sua casa, che guarda a levante, possa aprirvi finestre, e fabbricare sopra i muri della casetta del monastero di S. Gervasio, e sopra le botteghe della medesima, dietro il pagamento di L. 950. Rogito Silvestro Zoccbini.

1604, 28 agosto. Il Senato concede al marchese Facchenetti suolo pubblico nel vicolo Belvedere per dirizzare il muro della sua casa che minacciava ruina.

Antonio dalla Noce, di Gravegna, diocesi di Novara, venne a Bologna nel 1514 con basso mestiere, che da alcuni si è detto il facchino, e che perciò acquistasse il sopra nome di Facchinetto, che poi divenne il suo cognome. Costui fu padre d' Innocenzo Papa XI, che quantunque vissuto pochi giorni nel Pontificato, bastaron però a render facoltosa la sua famiglia, o piuttosto i discendenti di sua sorella Antonia maritata in Antonio Tita di Trento, l' ultimo dei quali fu il senator Alessandro morto li 5 gennaio 1685, del quale fu erede Donna Violante del marchese Innocenzo Facchenetti, maritata in D. Gio. Battista Principe Panfili. Passò quest' eredità nei Colonna del ramo del Contestabile, che vendette i beni nel Bolognese, compresovi questo palazzo, a Giacomo, ed avv. Agostino, fratelli Monti, di Strada Santo Stefano.

Nel 1828 fu restaurata la facciata, e messe in miglior comparto le finestre, ed allargato il marciapiedi sulla via di S. Felice.

NN. 94, 95. Monastero e chiesa parrocchiale dei SS. Gervasio e Protasio.

Gregorio VII nel confirmare a Lamberto Vescovo di Bologna i diritti della sua chiesa nel 1073, dice "Et monasterium SS. Martyrum Gervasii, et Protasii cum omni bus suis pertinentiis, et rebus".

Un rogito di Pietro, delli 17 febbraio 1074, ricorda questa chiesa e monastero posto non lontano da Campolungo, il qual campo era in Bologna antica distrutta.

Le monache furon soppresse nel 1332 dal Vescovo Bertrando, e i loro beni, unitamente a quelli di altri cinque conventi soppressi, impiegati poi nella fondazione di quattro Colleggiate.

Partito il Cardinal Bertrando da Bologna, queste monache ricorsero al Consiglio della Città, adducendo d' esser state spogliate ed espulse senz'averle provvedute di congrua dote, il qual Consiglio le rimise nel possesso del loro monastero e dei beni nel 1334. La piazzetta fu fatta nel 1655, e davanti la chiesa fu chiusa da colonette di macigno con catene di ferro nel 1757.

1471, 2 aprile. Mandato di procura del dottor e canonico Leonoro Leonori nel reverendo P. Vianesio Albergati protonotario apostolico, e in Antonio Zogliani di lui capellano, per cedere e rinunziare liberamente qualunque jus che competeva a detto Leonori sul monastero e chiesa dei SS. Gervasio e Protasio. Rogito Albizzo Duglioli.

In questo monastero nel 1761, alla profondità di circa dodici piedi, si trovò una strada, o sentiero largo circa piedi 5, fatto di selci lunghe piedi 3, larghe piedi 1 1/2, e in poca distanza una seliciata di pietre di vari colori e molti pezzetti di marmo trasparente, che si crede appartenessero alle fabbriche della città antica distrutta (vedi S. Prospero, discorso preliminare).

Li 19 giugno 1798 fu intimato a queste monache di trasferirsi nel convento di S. Leonardo, siccome seguì; ma per l' incapacità del locale, e per l'insufficienza delle rendite per alimentarle, fu ordinato li 28 susseguente luglio che fossero ripartite in altri conventi di Benedettine.

Li 19 agosto dell'anno stesso fu destinato questo locale a sartoria militare, per cui il giorno 20 fu avvisato il parroco di passare, per le funzioni parrocchiali, nella chiesa dello Spirito Santo, siccome seguì li 24 del mese istesso. La parrocchia fu soppressa li 23 maggio 1806. A riserva di una piccola porzione di convento venduta ai confinanti Giacomo e avv. Agostino, fratelli Monti, li 22 luglio 1799 a rogito Aldini,, tutto il restante servì a caserma militare.

Gli Azzi, o Porti, o dal Porto, che venivano dal famoso Azzone, erano di questa parrocchia, ed alcuni abitarono nel Broilo dei Maccagnani (vedi via Val d'Avesa). Si. crede che il prelodato Glossatore fosse sepolto presso il campanile di questa chiesa.

Azzone Porti di Soldano, dottor in leggi, che il Gravina dice scuolaro di Giovanni Bossiano Cremonese, fu da Baldo chiamato Fons Legum. Il suo Epitome, o Somma, superò in credito quanti lo precedettero. Dicesi che a Milano, e a Cremona fu prescritto che quanti volessero la carica di giureconsulti dovessero avere la Somma di Azzone. Pretendesi , che il costui nome, sì ovunque celebrato, attraesse alla sua scuola più che 10000 scuolari, e che fra questi essendovene di Lombardi e Toscani, di partito diverso, venissero di sovente alle mani con eccidio reciproco, e con sommo sgomento della città. A quei dì i professori avevano gius di punire gli scuolari tanto per delitti comuni che civili, ma la loro troppo indulgenza fece rinunziargli al primo, con servando il secondo.

Quando l' imperatore Enrico venne a Bologna, passeggiava accompagnato da Azzone e Lotario suo emulo. Un dì richiestoli di chi ritenessero l'impero, Lotario rispose : "del solo Cesare", ma Azzone senza punto scomporsi: "non del solo Cesare, ma dei presidi delle Provincie".

Morì Azzone nel 1200 con gran dolore di tutti, e particolarmente dell' Università. È mera favola dell' Alciato l'ignominiosa morte di Azzone per aver ucciso Martino Gosiano, e che tal fosse lo comprova l'onorifico monumento eretto ad Azzone, che poi rovinato per l'antichità, di pubblico comando fu risarcito nel 1416, monumento che vedevasi nel campanile di questa chiesa, e che ora è conservato nel pubblico comunale cimitero della Certosa.

Questa favola ebbe origine dall' esser Azzone padre di Alberto, e avo di Prendiparte, che poi si dissero degli Azzi, talvolta Soldani, e ancora Azzoni Soldani. Il giureconsulto fu padre ancora di Ameus, che il Cantinelli nella sua cronaca di Faenza lo dice uccisore di Guiduecio di Bonifacio, di Guido di Guizzardo fratello di Fabro, che era un Lambertazzi, per cui fu decapitato. Da questo fatto ne derivò l'errore replicato da molti storici che Azzone fosse stato giustiziato.

N. 93. 1281, 15 agosto. Otta, moglie del fu Saviolo, e figlia di Gio. Quattropani, vendette una casa merlata posta sotto S. Gervasio, presso il monastero di S. Gervasio. Rogito Domenico Tolomei.

1496, 5 febbraio. Giovanni di Baldassare dell' eccellentissimo medico Zoanetti, vende ad Antonio di Paolo de Saraceno banchiere, una casa merlata con botteghe ad uso di sartore, di calzolaio, e di lardarolo, posta sotto S. Gervasio, in confine della Strada di S. Felice a mezzodì, del campanile di S. Gervasio a sera, di Giacomo da Muglio dal lato superiore verso la via pubblica, e degli eredi del fu Marsilio Giovanetti da due lati, e di un condotto di dietro. Per L. 1292, 6, 2 d'argento. Rogito Matteo di Girolamo de' Gessi della parrocchia de' SS. Pietro e Marcellino.

Assoluzione di Gio. Giovanetti a Paolo ed altri dei Saracini, del residuo prezzo di una casa venduta ad Antonio Saracini, posta nella via di S. Felice, vicino a S. Gervasio, antichissima abitazione dei Giovanetti, la qual casa fu venduta li 5 febbraio 1496, a rogito di Matteo Gessi, e di Delfino Landini.

1526, 12 luglio. Le suore di S. Gervasio danno in enfiteusi a Gio. Battista e fratelli Griffoni una casa e bottega presso il sagrato della loro chiesa, per annui soldi 25. Rogito Gio. Foscarari. Questa casa fu venduta a dette suore da Floriano da Saracino. Rogito Vitale Mantachiti. Era lunga piedi 30, e larga piedi 27 e oncie 4, posta presso il campanile e cimitero di S. Gervasio a sera, il convento a settentrione, e i Griffoni ad oriente.

1545. 1 aprile. Le dette suore danno in enfiteusi a Cosmo Maranini il suolo di una casa e bottega, presso il sagrato della loro chiesa per soldi 50 l'anno. Rogito Pietro Antonio Stancari. Il detto Maranini era successore di Gio. Griffoni, ed era speziale, e la detta bottega andava ad uso di spezieria.

Dalla tenuità del canone è chiaro che l'enfiteusi riguardava una porzione della casa, e quella solo che confinava col suddetto campanile.

1552, 17 maggio. Cosmo Maranini compra dalle suore di S. Gervasio parte di una corte per L. 200, e il suolo della casa e bottega, affittato per soldi 50 all' anno, per L. 400, assogettandosi di fare un muro divisorio, e concedendo che le suore possino fare la chiesa più verso la strada pubblica, nonostante che detta casa abbia il lume dal sagrato. Rogito Pietro Antonio Stancari.

1603, 18 luglio. Alessandro del fu Vincenzo Maranini vendette due case, due botteghe, e la metà di una terza bottega ad uso di spezieria, per L. 13920, a Gio. Pietro del fu Defendo Locatelli. Rogito Tommaso Francesco Maladrati.

1613, 18 luglio. Assoluzione data da Virginia Recordati, vedova del fu Alessandro Maranini, a Gio. Pietro Locatelli, del saldo della casa sotto S. Gervasio, vendutagli li 18 luglio 1603, per L. 13920. Rogito Francesco Maladrati.

Paolo Maranini lasciò erede Gio. Francesco Rota. Rogito Baldanza Vornetti delli 19 ottobre 1619.

Due famiglie Maranini si sono avute in Bologna, l'antica che abitò in queste casa e che ebbe il giuspatronato della Croce dei Santi, la moderna che pretende derivare dall'antica, ma senza prove, e solo con dati affatto incerti, e dubbi.

Alessandro di Vincenzo testò nel 1587 e 1607, lasciando erede Ercole Fava, forse per esser figlio di Laura Fava.

1647, 12 settembre. Compra Pietrantonio Davia dal dottor Girolamo Locatelli la metà di due case indivise col compratore, poste sotto S. Gervasio, e di un credito sopra il monte Annona, per L. 9875. Rogito Domenico Pita.

1662, 15 settembre. Compra Marcello, e nipoti Davia, da Gio. Pietro Locatelli, una casa grande con due altre annesse, tutte sotto un tetto, con quattro botteghe, più stalla, teggia, e rimessa dalla parte di S. Gregorio. Confinano il sacrato di S. Gervasio, il monastero di dietro, i beni Canobbi, Biagio Fantelli, Sebastiano Rolandi, e i Piazzi. Per L. 30000. Rogito Carlo Vanotti.

N. 92. Nell' archivio della famiglia Giovanetti trovasi la seguente notizia sul conto di questa casa.

Nicolò di Iacopo di Nicolò dottor di filosofia e di medicina, morì del 1440, dopo esser stato esigliato e spogliato de' suoi beni in causa di partito, per decreto del con siglio dei 600.Nell'aprile del 1399 il Comune donò questa casa a Gio. di Lippo Palazzoni, alias Bolognino Soldato, come da rogito di Bartolomeo di Paolo.

Li 4 giugno 1407 il cardinal Baldassare Costa, Legato di Bologna, revocò la predetta donazione ad istanza di Berto di Gio. Salaroli Sindaco e Procuratore del Comune, per la reintegrazione al possessore della casa sotto S. Gervasio, abitazione antica dei Giovanetti. Rogito Gio. Muzzoli.

Nicolò Giovanetti donò ai Papazzoni scudi 400, e riebbe la sua casa. Questa somma indica però piuttosto una compra, che un effetto del decreto Costa.

Questa casa è descritta nel testamento di Pietro di Gio. Giovanetti, dottor di fi losofia e medicina, astronomo peritissimo, morto li 20 settembre 1443, e sepolto il sabato 28 settembre in S. Francesco. Nel detto testamento, fatto li 6 settembre 1443 si trova "Domum positam Bononiae in capella SS. Gervasyi et Protasy, juxta dictam Ecclesiam, juxta Iacobum de Muglio notarium Bononiensem, et juxta viam pubblicam, et alios suos confines".

1511, 12 agosto. La casa dei Giovanetti confinava a mezzodì colla strada, a ponente con Paolo e fratelli Saraceni, e ad oriente con i Griffoni. Rogito Cesare de Panzacchi. Pirro, morto nel 1645, la lasciò a Carlo e suoi fratelli, figli di Ridolfo di Ranuzzo Giovanetti, in restituzione di fidecomessi di Ulisse padre di detto Pirro. Per l'ingrandimento di questo stabile con suolo del convento di S. Siro, veggasi via del Poggiale N. 712.

Carlo seniore Giovanetti la vendette per L. 12800 all'avvocato Alessandro Pellicani, li 27 agosto 1650. Rogito Roberto Provalei. Ma per certe discordie fra i figli di detto Pellicani con uno dei Locatelli confinante, per quiete delle parti fu venduta alle suore di S. Gervasio; ma ci sia permesso di rettificare quest'ultima parte di storia di detta casa, perchè la vendita della medesima alle suore, non fu altrimenti cagionata dalle discordie fra i vicini, ma bensì dal testamento di Antenore del fu Marsilio Giovanetti, fatto a rogito di Bartolomeo Budrioli e Giovanni Boncompagni delli 27 febbralo 1528. Il testamento d'Antenore vuole che i suoi figli non possino mai vendere la sua casa, e che se lo si volesse, avesse diritto di ripeterla Melchiore Zoppio suo genero, e Giacomo suo figlio, coll' obbligo stesso di non poterla alienare, e caso volesse venderla, pervenga alle suore di S. Gervasio col peso stesso, finalmente se queste pure lo volessero, pervenga ai più prossimi di grado d' agnazione Giovanetti.

Seguita la storia a narrarci, che non vi son più vestigia dell' antico ingresso per essersi divisa la porta dei Mogli dov' era la loggia, che adesso è ad uso di bottega, più il residuo di essa incorporato nel monastero. La parte posteriore di questo stabile fu venduta dalle suore di S. Gervasio ad Ulisse Giovanetti, e faceva parte dei beni della chiesa di S. Siro, comprati da dette monache, dai canonici di S. Gregorio, detti dì S. Giorgio in Alega.

1552, 30 maggio. Ulisse Zanetti compra dalle suore di S. Gervasio una porzione di corte lunga piedi 16 1/2, e larga piedi 5 e oncie 3 cominciando dai confini della corte di Cosimo Maranìni andando verso l'androna, fra dette suore, e il compratore, per L. 50. Rogito Andrea Roti.

1559, 4 febbraio. Ulisse Zoanetti compra dalle suore di S. Gervasio una porzione del locale della chiesa ed annessi di S.Siro, da esse comprato li 17 ottobre 1551, e la detta porzione, posta di dietro la di lui casa dalla parte della via di Belvedere, la pagò L. 1100.

1650, 27 agosto. Carlo seniore Giovanetti vende questa casa all' avv. Alessandro Pellicani, per L. 12800. Rogito Tiberio Provalei.

1661, 22 novembre. Le suore di S. Gervasio comprano dal dottor Alessandro, e da Gio. Battista Pellicani, una casa sotto S. Gervasio, per L. 14000. Confina davanti la via di S. Felice, gli eredi di Cristoforo Locatelli da due parti, di dietro la via Belvedere, e l' orto delle suore. Rogito Lorenzo Artemini.

Le dette suore unirono al loro convento la parte posteriore della predetta casa, che è quella dov' è il portone delle carra in Belvedere corrispondente al cortil grande del monastero.

1662. Le monache la vendettero a Cristoforo Locatelli, che li 15 settembre dello stesso anno la rivendette, assieme all'altra sua casa già Maranini, a Gio. Battista Davia, per L. 30000. Rogito Vanotti.

N. 91. 1502, 20 aprile. Compra Marcantonio di Floriano de' Griffoni, da Gio. Giacomo, e Antonio del dottor Melchione da Muglio, una casa sotto S. Gervasio con altri edifizi di dietro sotto la parrocchia di S. Siro, per L. 3850. Rogito Alessandro Bottrigari ed Ercole Borgognini. Confina Alessandro de Muglio da due lati, i beni di Giovanna madre dei detti de' Muglio, figlia di Antonio Castellani, e vedova del dottor Melchione suddetto, Antonio de Saraceno e Pietro Zoanetti da due lati, di dietro sotto S. Siro presso l'orto Zoanetti, presso il detto Alessandro de Muglio, e presso altra casa grande già ad uso di stalla, ultimamente affittata a Leonello Vittori, la quale confina la via pubblica verso il guasto Ghisilieri, la casa della chiesa di S. Siro, Alessandro da Muglio, e la corticella della casa grande suddetta.

Nel giorno stesso Giovanna di Antonio Castellani, vedova del dottor Melchione da Muglio, vendette al Griffoni, per L. 138, 9, 3 d' argento, un orto sotto S. Siro, in confine della via pubblica verso il guasto Ghisilieri. I suddetti due contratti si fecero a rogito di Alessandro Bottrigari.

1553, 21 ottobre. Casa di Gio. Battista Griffoni con orto e stalla, sotto S. Gervasio dalla volta dei Barberi. Confina la via pubblica da due lati, i Giovanetti, quelli da Moglio, e Dionisio Scarabelli.

Casa enfiteutica delle suore di S. Gervasio sopra il cantone del sagrato. Confina colle suore, col sagrato, coi Zoanetti, colla casa grande suddetta ultimamente occupata da Cosmo Maraninj (vedi N. 93). Rogito Gio. Battista Ostesani.

Pare che dopo passasse a quei dal Lino, poichè Ulisse di Gio. Francesco dal Lino vende a Giacomo Zanoletti, alias da Canobbio, una casa posta sotto la parrocchia di S. Gervasio, nella via detta volta dei Barbari, per L. 2230. Confina la via pubblica da due lati, i beni di Vincenzo, e fratelli Maranini. L'ultimo di questi da Canobbio, che si diceva anche dei Tizzinali, fu Giuseppe di Carlo, la cui eredità passò all'Opera dei Vergognosi nel 1674, ma una parte di questa fu aggiudicata a Carlo Bolognetti in causa di Silvia Margarita Canobbi madre di Pompeo di Carlo ultimo del suo ramo morto in novembre del 1754, il quale lasciò una sola figlia ed erede di nome Silvia, maritata nel senatore conte Lodovico Savioli.

Li 28 giugno 1723 fu dato facoltà a Pompeo Bolognetti di occupare nella volta dei Barbari, per restaurare la sua casa, suolo pubblico per piedi 57 e oncie 4 in lunghezza, e in larghezza oncie 5, affine di perfezionare le cinque colonne del suo portico piegate, e ingrossare il muro di detto portico oncie 3 in lunghezza di piedi 88.

Questo ramo Bolognetti, proveniente da Pompeo, abitò la casa dei Bolognetti dal Carrobio N. 1310 finchè le fu tolta dal ramo Bolognetti del Principe di Vicovaro, per cui il detto Pompeo venne ad abitare questa casa, e la risarcì in occasione del suo matrimonio con Alessandra Laura del conte senator Paolo Patrizio Zambeccari, seguito il primo dicembre 1725.

Li 16 novembre 1701 la casa di Pompeo di Carlo Bolognetti dalla volta dei Barberi confinava due vie, cioè una levante, e l' altra a mezzogiorno, il senatore Davia a ponente, e a settentrione il detto Davia e Marini Norcino. Rogito Domenico Maria Giordani.

Nel 1749 la detta casa confinava a levante colla via del Poggiale, a mezzodì la volta dei Barberi, a ponente, e tramontana i Davia. Questo stabile fu compreso in una vendita fatta dai Bolognetti al tesoriere Pietro Antonio Odorici, dagli eredi del quale passò all'avvocato Severino, e fratello Monti Casignoli.

Varie case in Strada S. Felice delle quali è difficile il fissarne l'ubicazione

1454, 11 febbraio. Assegnazione di Giovanni del fu Arduino Negri Baisi, intagliatore di legnami ferrarese, a Tiresio del fu Raffaele Foscarari, della metà di una casa sotto S. Gervasio, in confine degli eredi del fu Bolognino Fiubbi, di Bernardo da Fiorenza, e degli eredi di Marco Belvisi. Per L. 400. Rogito Gaspare Negrisoli. È questa casa a conto delle doti di Polissena sua sorella, e sposa di detto Tiresio.

1504, 17 ottobre. Casa di Giacoma Piancaldoli del fu Antonio, vedova di Giuliano Pizzani, e moglie di Bartolomeo Moscardini, posta sotto S. Felice. Confina Gio. Francesco Aldrovandi, e la via pubblica da tre lati. Rogito Melchione Beroaldi.

1526, 16 gennaio. Nicolò Tanara compra da Nicolò Bugami una casa con orto e stalla in Strada S. Felice, per L. 1200. Rogito Raffaele Stamarini.

1555, 11 maggio. Compra D. Giovanni e Antonio, fratelli, e figli di Nicolò Tanara, da Nicolò Luchini, una casa divisa in due con orto e due porte, sotto S. Nicolò in via S. Felice, più tre casette posteriori passato l'orto, con uscita nel vicolo otto Colonne, due delle quali enfiteutiche della Badia, per cui una paga annui soldi 15 di canone. Tutto per L. 2000. Rogito Angelo Ruggieri.

1581, 20 settembre. Compra Floriano e Gio. Battista Bonasij, da D. Giovanni e Felice Tanari, una casa grande con più casette annesse alla medesima, con orti, ecc., sotto S. Nicolò in Strada S. Felice, tre delle quali casette enfiteutiche, per L. 9200. Rogito Achille Panzacchia. Una delle dette casette guardava nella via delle otto Colonne. (Archivio Zagnoni-Rimondi). Potrebbero far parte della casa dei Rizzardi, o di altra fra i Rizzardi e la casa del dottor Fabbri di Ravenna.

1559, 1 marzo. Innocenzo del fu Cornelio Bedori vende a Giasone Vaccari, per L. 2200, una casa sotto S. Lorenzo di Porta Stiera. Confina gli eredi di Ercole Pasi da due lati, e Giovanni Antonio fornaro. Rogito Marcantonio Golfardi, e Tommaso Barbieri.

1568, 28 settembre. Carlo del fu Bonaparte Ghisilieri compra da Pompeo, Federico, ed Ercole del fu Iasone Vaccari, una casa con orto e stalla sotto S. Lorenzo in Strada S. Felice, per L. 5100. Confina l'esimio dott. Gio. Grandi a mattina, e gli eredi di Ercole Pasi di dietro. Rogito Teodosio Botti, e Bartolomeo Vasselli.

I Pasi avevano la casa in Strada S. Felice N. 109, quindi dovrebbe essere il numero 108.

1626, 10 dicembre. Casa in Strada S. Felice del canonico Lorenzo, e di Giovanni fratelli Balzani, ceduta a Pirro Vizzani per L. 8500. Rogito Alessandro Sassi.

1650, 10 settembre. Compra Angelo di Francesco Fabri, da Carlo di Raffaele Bombelli successore dei capi creditori dello stato di Giacomo Chiarini, dei miglioramenti di una casa con stalla sotto S. Nicolò di S. Felice, per L. 6500. Confina Pietro Antonio Iseppi, Andrea Calvi, e i Padri della Carità. Rogito Alessandro Andrei.

Deve essere o il N. 133, o il 131 di Strada S. Felice.

1695, 10 settembre. Assegnazione fatta dalla Marchesa Anna Maria Virginia di Gio. Battista Pasi a favore d' Ippolita del senator Gio. Antonio Pietramellara, di lei madre, e moglie in seconde nozze di Giovanni di Ranuzzo Pasi, di una casa grande sotto S. Lorenzo di Porta Stiera. Confina la via delle Lamme.

1703, 28 agosto. Transazione fra Ippolita Pietramellara Pasi, e Anna Catterina Pasi Albergati, coi conti Ugo e fratelli Ariosti, nella quale le dette Pasi assegnano agli Ariosti un casamento nobile con stalla e teggia separata, nella via di S. Felice e delle Lamme, e gli Ariosti assegnano alle Pasi una casa in Strada Santo Stefano, che loro toccò nella divisione seguita li 24 maggio 1694 con Barbara Fiessi Mantachetti. Rogito Cattani e Borgognini. La detta transazione segui a rogito di Gio. Petronio Giacobbi.

La casa in Strada Santo Stefano è quella che ultimamente era dei Macchiavelli.

Casa dei Quattropani, o dei Quadropiani, con torre, poi abitata dai Franza.

1268, 27 agosto. Casa con sala ed edifizio in borgo Borghinzone.

1271. Casa dei Bonfiglioli nell' androna di Borghinzone, abitata da Bertolo d' Alberto Bonfiglioli.

1339, 25 ottobre. Borgo detto Burghinzone, ed anche Bergonzoni.

1349, 24 aprile. È detto essere sotto S. Nicolò di S. Felice.

1384, 12 aprile. Contrada detta Borghinzone sotto S. Nicolò. Rogito Nicolò d'Albertino Plastello.

1391, 14 gennaio. Borgo Burghinzone. Si noti che le strade esistenti sotto S. Nicolò sono la via della Badia, del Paradiso e dei Coltellini. Le chiuse sono comprese una nelle case dei Bugami, l'altra in quelle dei Pallavicini.

Palazzo Malvasia, già Ghisilieri.

1331, 10 ottobre. Nella via dei Romanzi sotto S. Gervasio vi era una casa di Alberto detto Bertuggio di Prendiparte Azzi, comprata da Bartolomeo di Melchione Conforti, in confine dei Malavolti. Rogito Giuliano di Giovanni da Cento. L' esistenza della Strada dei Romanzi chiusa dentro questo palazzo, o nel suolo che divide questo stabile da quello dei Pellegrini, ci viene assicurata dal suddetto e dai susseguenti rogiti.

1337, 9 marzo. Rogito Giacomo da Bagno — Contrada dei Romanzi.

1337, 27 settembre. Rogito Simone di Michele — Trivio dei Romanzi.

1360, 3 agosto. Rogito Francesco Cisti — Via dei Bomanzi.

1381, 16 maggio. Rogito Gio. Lanfranchi — Via dei Romanzi.

Questa strada cominciava nella via dei Gombruti, e terminava nella Seliciata di S. Francesco, e probabilmente dov' è il N. 1118 che indica il portone dei Malvasia in detta Seliciata.

1460, 10 maggio. Elena del fu Fuzio Boccadiferro, moglie di Biagio Fuzzi, vende a Francesco di Bonaparte Ghisilieri, per L. 400, una casa sotto S. Gervasio, in confine di due strade, di Grazia Pettinari, e di Facino dalla Nave. Rogito Giacomo Bonazari.

Francesco di Bonaparte Ghisilieri, sotto la data delli 31 luglio 1478, compra da Guglielmo e fratelli, figli di Cristoforo Garzolo, da Gabrielle e fratelli Pettenari, e da Antonio da Milano, una casa sotto S. Gervasio, in confine del compratore da tre lati, e della via pubblica, per L. 350. Rogito Francesco Bottrigari.

1510, 2 marzo. Permesso del Senato a Virgilio Ghisilieri di poter ampliare la di lui casa sotto S. Gervasio, in Strada S. Felice. Confina la strada da tre lati, e il guasto Canetoli (pare che esistesse ancora la via Romanzi); e più ancora di potersi dilatare verso detto guasto per tre piedi e mezzo dalla parte anteriore di detta casa verso lo stesso guasto, e proseguire per retta linea verso la via dei Gombruti fino al portico di altra casa di detto Virgilio. Rogito Cosimo Gualandi.

1512, 20 settembre, Virgilio Ghisilieri che ha palazzo sotto S. Gervasio, presso la Seliciata di sopra e a sera, ed anche a settentrione, con alcuni portici lungo detta Seliciata, desideroso di ampliarlo con alcune case contigue comprate, ottiene di chiudere detti portici, e di uguagliare il muro in forma di facciata, e proseguirlo fino alle case di Gio. Mattesilani notaro.

1512, 25 ottobre. Permuta fra Virgilio del fu Francesco Ghisilieri con Sebastiano e Gio. Battista del fu Giacomo Pellegrini, colla quale il Ghisilieri cede una casa con torre sotto S. Sebastiano presso la via Nuova, in confine di Gio. Battista Mezzovillani, di Antonio Seta, e dei Dondini, valutata L. 4500, e riceve una casa sotto S. Gervasio, in confine della via Bonfigli, della Seliciata, di Lodovico Poggi, e di lui medesimo. Rogito Battista Buoi.

1512, 12 novembre. Facoltà data a Virgilio Ghisilieri di poter comprare diverse case poste sotto S. Gervasio, di unirle per fare un palazzo, e di chiudere un portico.

1517, 10 novembre. Virgilio suddetto compra da Bartolomeo e Antonio del fu Giacomo Barbieri, una casa sotto S. Marino nei Gombruti, per L. 900. Rogito Matteo Gessi. Confina due strade, e il compratore di sotto.

1520, 31 marzo. Compra il detto Virgilio da Carlo del fu Alessandro Cimieri, una casa, e casetta sotto S. Marino, per L. 500. Rogito Matteo Gessi. La casa grande confina con mastro Andrea e fratelli da Formigine, con due strade, con Giacomo di Gennaro Barguglia, alias dall' Oglio. La piccola confina i detti da Formigine, la strada, e il compratore da due lati.

1522, 17 gennaio. Compra il detto Virgilio da Cassandra Caccianemici una casa sotto S. Lorenzo, posta sull' angolo del palazzo del compratore, e presso la strada da due lati, per L. 1000. Rogito Matteo Gessi.

1524, 17 febbraio. Divisione dei beni di Virgilio Ghisilieri. Rogito Andrea Sclarici, alias dal Gambaro,

Palazzo sotto S. Gervasio e S. Lorenzo. Confina strade da tre parti.

Una casa dove abita Lodovico Caccianemici sotto S. Gervasio presso il palazzo Ghisilieri, una porzione della quale è compresa in detto palazzo, a settentrione e a sera confina l'infrascritta casetta.

Casa sotto S. Marino dove abita Girolamo della Candia perugino. Confina la Seliciata di dietro, la via pubblica davanti (deve essere la via dei Gombruti), la suddetta casa di sopra, e altra casetta da descriversi di sotto.

Casa ruinosa sotto S. Gervasio, ove abita Gio. Battista e. Sebastiano Pellegrini.

1531, 17 novembre. Si concedono oncie 36 di suolo pubblico al cav. Bonaparte Ghisilieri, perchè possa protrarre la sua casa dalla parte della Seliciata di S. Francesco oltre la porzione concessa a Virgilio suo padre.

1575, 13 agosto. Gregorio XIII concede a Virgilio Ghisilieri di ampliare la di lui casa nella Seliciata di S. Francesco. (Questo non può essere perchè in quell'epoca erano vendute).

Aggiunte

Casa grande di Cristoforo Magnani con cortile e orto, posta in Strada S. Felice. Confina con Leonardo Magnoni a oriente, colla via pubblica a settentrione, e col canale di reno a mezzodì.

1545, 16 novembre. Gio. Maria e fratelli, figli di Vincenzo Calani, vendono a Felice di Domenico Castelli una casa con stalla sotto la parrocchia in strada S. Felice, per L. 6800. Rogito Ercole Fontana.

1669, 24 gennaio. Giulia Maria di Antonio Bertolotti, moglie di Ottavio di Pietro Paolo Cerioli, erede di Fabio Castelli, vende a Bartolomeo di Stefano Stivani una casa sotto S. Nicolò di S. Felice, per L. 6600. Rogito Alberto Miglioli.

1655, 27 aprile. Compra Pietro Paolo e fratelli, tigli di Ottavio Cerioli, da Paola di Gio. Battista Bassani da Salò, una casa sotto S. Nicolò di S. Felice, per L. 8000. Rogito Costanzo Manfredi.

1592, 3 aprile. Flora Ventura, vedova di Bernardo Gioia, vende a Felice di Domenico Castelli una casa in Pietralata, sotto S. Nicolò di S. Felice, per L. 1800. Rogito Giulio Belvisi.

1627 , 30 marzo. Il Collegio dei notari vende, col pattò di francare, a Catterina Cortellini, la terza parte di una casa sotto S. Nicolò di S. Felice, altra volta venduta da Accursio al detto Collegio per L. 5000, colla cessione fatta da detti compratori di L. 5000 dovute da Alessandro Canali. Rogito Alberto Rubbi.

1533, 26 novembre. Assoluzione dell' Opera degli Esposti a Vincenzo del fu Battista Mantachetti di L. 4600 per prezzo di una casa sotto S. Gervasio. Rogito Matteo Gessi.

1590, 30 marzo. Compra Antonio Monzoni da Ambrogio Vignati una casa in. Strada S. Felice sotto S. Nicolò, per L. 2300. Rogito Valerio Chechinelli.

1557, 30 settembre. Compra Battista del fu Francesco Ferrari, e di Anna del fu Giovanni Alessandrini, da Antonia del fu Giovanni Bisogni, vedova in prime nozze di Alessandro Mòrandi, e poscia moglie di Girolamo Fabbri, una casa in strada, e parrocchia di S. Nicolò di S. Felice, per L. 470. Confina gli eredi di Lodovico Lambertini, Giacomo Rabii, e Gio. Luigi dal Sapone. Rogito Guglielmi Cancellieri.

1657, 15 giugno, Inventario legale dei beni di Cristoforo Magnani, a rogito Martino Diolaiti. Casa grande con cortile e orto, posta in Strada S. Felice. Confina con Leonardo Magnani a oriente, colla via pubblica a settentrione, a mezzodì col canale di Reno, che affittavasi per L. 460. Queste ragioni però sono sbagliate, come spesso s'incontra nei rogiti. Una casa in Strada S. Felice che confini a mezzodì col canale di Reno è impossibile.

In S. Felice vi erano i numeri 160, 161, 169 e 170 di un Francesco Magnani, detta casa della Fornace, che bruciò circa il 1783.

1371, 9 marzo. Ugolino di Nicolò Marescalchi lascia eredi i figli Giovanni, Nicolò, Giacomo, e Andrea. Aveva una casa sotto S. Gervasio. Nel 1287 si trova Ricevuto di Ricevuto Marescalchi da Bologna, e li 20 ottobre 1294 il testamento d' Isabella di Bonincontro Marescalchi.

1626, 10 dicembre. Casa in Strada S. Felice del canonico Lorenzo e Giovanni, fratelli Balzani, ceduta a Pirro Vizzani per L. 8500. Rogito Alessandro Sassi.

1598, 23 ottobre. Francazione fatta da Maddalena Machiavelli, moglie di Floriano Bonasi, a favore di Francesco Macchiavelli, di una casa sotto S. Nicolò di S. Felice, per L. 7000. Rogito Gio. Battista Rossi.

1320, 6 febbraio. Casa di Bartolomea, Pellegrina, e Francesca, figlie di Giacomo Ghisilieri, per metà, e per l'altra metà di Ulpiano di Gilio Ghisilieri, posta sotto S. Gervasio. Confina la figlia di detto Gilio, la via da due lati, Bortolafio del fu Rodolfo de Boatti presso Gilio Ghisilieri.

1501, 21 ottobre. Borghetto di S. Felice. Rogito Nicolò Fasanini.

1502, 27 maggio. Casa sotto S. Nicolò. Confina Strada S. Felice e la via detta del Broilo. Rogito Nicolò Fasanini.

1504, 17 ottobre. Casa di Giacoma Piancaldoli del fu Antonio, vedova di Giuliano Pizani, e moglie di Bernardino Moscardini, posta sotto S. Felice. Confina Gio. Francesco Aldrovandi, e la via pubblica da tre lati. Rogito Melchione Beroaldi.

1604. Borghetto di S. Nicolò, che va all' Abbadia.

1262, 17 settembre. Tommasino del fu Ugolino di Azzolino Gerardo vende a mastro Paolo Vandoli una casa in capella S. Lorenzo di Porta Stieri, presso il fossato della città mediante la strada. Confina di sotto il compratore, a mattina il fossato mediante via, di sopra Gisla da Viadagola, e Albertino da Sala. (Archivio di S. Michele in Bosco).

1485, 5 novembre. Paolo Bordoni compra da Stefano e fratelli Bargellini due case da S. Gervasio. Rogito Giacomo Buttrigari.

1636, 3 giugno. Vendita di Veronica Bordoni Nanni, a Bartolomeo Magestri, di due case da S. Gervasio dalla Volta dei Barberi. Rogito Gio. Ricci.

(1) Grimaldi

I Grimaldi discendono dalla famiglia dei principi di Monaco stabilita in Genova. Nel 1478 Stefano, per le guerre civili, passò da Genova a Reggio ove stabili il suo domicilio esercitandovi la mercatura. Circa cento anni dopo, Paris di lui pronipote ex filio, si stabili in Bologna, e vi aprì un negozio con smercio di seterie. Comprò casa, e terreni, e fu autore del ramo di Bologna.

Una prova che i Grimaldi di Bologna discendono da quelli di Genova è che le ultime due donne Grimaldi di Bologna, cioè Anna e Sulpizia, fecero istanza onde partecipare ai sussidi destinati alle donne della famiglia Grimaldi di Genova per aumenti dotali, e la loro istanza fu ammessa, e percepirono i detti sussidi.

La casa nobile dei Grimaldi era situata in Strada S. Felice dirimpetto a S. Nicolò e contigua al palazzo già Allamandini, poi Pallavicini. Questa casa fu comprata e rifabbricata dal suddetto Paris mercante da seta. Nel 1724 la detta casa, e annessi, fu stimata lire 28550. Nel 1755 avevano casa, e filatoglio nelle Lamme che pagava l'annua pigione di lire 720 e che nel 1724 fu stimato L. 6500. Avevano altro filatoglio nella via di Reno a mano sinistra, stimato L. 5408, 18. Avevano casa nobile nella piazza di Santo Stefano, anticamente di proprietà Beccadelli, e fu data dal senatore Iacopo Ottavio Beccadelli, in conto di dote, a Teresa Margarita sua figlia, moglie del marchese Grimaldo Grimaldi. Possedevano anche una casa con forno in Sant'Isaia, il tutto stimato L. 4500, 18, 2, come pure la casa dei Coralli annessa alla predetta e stimata L. 2302, 17, 4. Avevano sepoltura e capella in S. Gregorio, ed il iuspadronato della chiesa di Riolo. Nel 1608 risarcirono e abbellirono la Croce di S. Nicolò di S. Felice, che era nel mezzo di detta strada in faccia alla loro casa, e che poi il cardinal Prospero Lambertini fece porre sotto il portico della chiesa di San Nicolò.

Nel 1724 tutto l'asse Grimaldi era di L. 551165, 8, 5 d'attivo, e L. 4196, 10 di passivo.

I beni a Ceretolo e Meldola con palazzo, toccati alla marchesa Anna, ascendevano a L. 71674, 8, 8.

Quelli di Corticella, Ronchi di Corticella, Arcoveggio, Beverara, Funo, toccati alla predetta marchesa Anna, ascendevano a L. 135679, 17, 11.

I beni fuori porta Saragozza, subito a sinistra, con due casini, toccati alla suddetta, furono valutati L. 16437.

La possessione di Riolo con palazzo, toccata alla marchesa Sulpizia Grimaldi in Beccadelli, fu stimata L. 231830, 2, 10.

I beni poi di Mongardino, del valore di L. 277, 13, 9, quelli di S. Lorenzo in Collina del valore di L. 21829, 3, 10, quelli di Bonconvento, del valore di L. 1494, 10, 6, e quelli di Mascarino, del valore di L. 2374, 4, 8, toccarono alla marchesa Anna nella divisione fatta nel 1724.

Dopo la morte di detta Anna tutti questi beni passarono alla marchesa Sulpizia.

La prima dama che entrò in casa Grimaldi fu Sulpizia Orsi morta li 8 agosto 1708.

Anna, una delle eredi, nel 1724 fu maritata con dispensa apostolica a Marcantonio Gozzadini suo primo cugino, matrimonio dichiarato nullo ex capite impotentiae per parte del marito. Passò a Roma ove sposò il marchese Ferrerio Piemontese, che depose la mantelletta per unirsi a lei in matrimonio. Sposati, partirono per il Piemonte, ma in viaggio la moglie s' infermò, e morì in Livorno nel 1753. Il marito, per testamento, fu erede della dote che era di L. 30000.

(2) Ghisilieri

Ghisilieri, famiglia antica che si propagò a Roma, Iesi, Osimo, Perugia, Mantova, Siena, Torino, Vicenza, Pavia, e Bosco.

Il ramo senatorio godè il patronato della chiesa del Borgo.

Il palazzo, e beni Altedo erano fidecomissari.

Lodovico Iacobilli scrisse le vite di quattro uomini illustri dei Ghisilieri, e le stampò in Todi nel 1661, in 4°. Cesi Emilio fece un elogio genealogico di 112 uomini illustri dei Ghisilieri, stampato in Todi nel 1651, in 4°.

Avevano capella e altare, dedicato all' Annunziata, nella chiesa della Misericordia fabbricata dagli antenati di Lippo Ghisilieri, che morì circa il 1620.

Avevano pure capella e sepoltura in S. Francesco.

Ebbero il senatorato nel 1506.

Nel 1573 Camillo di Giorgio era della parrocchia di S. Martino Maggiore. Nel 1580 Achille di Coriolano era della parrocchia di S. Nicolò di S. Felice, e nel 1582 Carlo di Bonaparte era della parrocchia di S. Salvatore.

Ramo Senatorio. Abitava nella via che da Porta di Castello va a S. Pietro. Questo palazzo fu rimodernato nella facciata dal senator marchese Filippo Carlo, ma il di lui figlio marchese senator Francesco lo cedette in transazione al sig. Valerio Sampieri. Vi ritenne però la sua abitazione in qualità d' inquilino.

Aveva pure palazzo, che fu poi diroccato, e divenne un guasto in faccia alle monache di S. Gervasio, ove è ora la macellaria, ed apparteneva anche ultimamente al senator Ghisilieri. Dopo che furono diroccate le case abitò sempre nel suddetto palazzo da S. Pietro. Furon fatti marchesi nel 1700.

Nel predetto palazzo sono conficcati nei muri della loggia due pezzi di tubo, o acquedotto di Piombo, trovati nel 1654 nelle sue cantine con inscrizione indicante ove era la Rocca fabbricata da Asclepio commissario Imperiale.

Il detto ramo aveva pure il palazzo e la tenuta di S. Carlo nel Comune di Sant'Agostino, il palazzo, e beni nel comune del Borgo in luogo detto Ravone, detto già Madonna del Pilastrello, con casamenti, botteghe, pilla, e osteria del Chiù in faccia.

Ramo di Virgilio. Il suo palazzo era in Strada S. Felice.

Virgilio iuniore vendette questo palazzo ai Malvasia con beneplacito, e il prezzo fu erogato in compre di beni a Sant' Agostino nel 1544.

Avevano palazzo e beni in Altedo nel 1523, che furono poi venduti ai Calvi nel 1544. Nel 1605 Luigi di Francesco Maria abitava sotto la parrocchia di S. Giorgio in Poggiale. Questo ramo si estinse.

Ramo di Francesco. Abitava dalla Volta dei Barberi. Il suo palazzo fu diroccato per l'uccisione di Annibale Bentivogli, e vi restò un guasto, sopra del quale nel 1531 si cominciò a fabbricarvi il monastero e la chiesa dei Santi Gregorio e Siro. Questo è il ramo di S. Pio V.

Ramo di Gualengo, oggi estinto. Fini nel P. Ettore filippino. Secondo il suo testamento delli 10 aprile 1665, fatto a rogito di Bartolomeo Marsimigli, i suoi beni passarono in amministrazione al Monte di Pietà, e in oggi sono amministrati dai due Capitoli di San Pietro e di S. Petronio, distribuendo le rendite per due terzi al Capitolo di S. Pietro, e per l'altro terzo a quello di S. Petronio.

I beni di questo ramo erano a S. Donnino, e a S. Martino in Argine.

Il loro palazzo era sotto la parrocchia di Sant' Arcangelo, poi compreso nel recinto delle suore di Santa Margarita, ed era situato nell' angolo delle due strade, l'una che va a S. Paolo, e l'altra verso S. Salvatore, sopra tre colonne di marmo nero, che sono state imbiancate.

Furono fatti conti di Castel Falcino nel 1607.

Le bellissime pitture che sono nella sagristia dei Padri della Madonna di Galliera sono legato del P. Ettore suddetto, con proibizione di venderle. Questo Ettore fu figlio del senatore conte Gualengo.

Ramo di Lippo. La sua casa era in Galiera rimpetto agli Aldrovandi, ed è quella che era dei Buglioli, ed ultimamente del senatore marchese Marsili Duglioli.

Nel 1547 questa casa fu fatta saltare in aria.

Prima dell'uccisione di Annibale I Bentivogli il palazzo di questo ramo era situato ove è oggi la chiesa di S. Gregorio. Fu spianato per detta uccisione nel 1445, poscia Lippo Ghisilieri donò questo guasto nel 1530 ai canonici di S. Giorgio in Alega, per fabbricarvi la chiesa predetta di S. Gregorio.

Questo ramo aveva beni a S. Martino in Soverzano, a Maccarello e a S. Vitale.

Si estinse in Lippo di Alessandro, che instituì erede il ramo di Gualengo nel 1616.

Ramo del conte Alessandro. Abitava nella strada che da S. Felice volta verso lo Spirito Santo, allo scoperto.

Questo ramo si estinse in Camilla moglie del senatore Guidascanio Orsi.

Aveva beni a S. Giorgio, e all' Amola.

Ramo da S. Prospero. Porzia di Virgilio fu erede di questo ramo dopo la morte di quattro suoi fratelli, e l'eredità passò a Gio. Battista Davia suo marito, e con essa il palazzo abitato poi dai Davia.

Ramo di Carlantonio. Abitava da S. Tommaso del Mercato nella casa vicina alla residenza dell' Opera dei Vergognosi.

Di questo ramo fu erede Gio. Francesco Rossi Poggi, poi il conte Francesco Fava. Il detto ramo discendeva da Nicolò Giorgio figlio bastardo di Francesco di Bonaparte Ghisilieri, e fratello di Virgilio senatore nel 1508.

L'ultimo di questo ramo fu Gabriele, morto nel 1715.

Ramo d'Alessandria, o di Pavia, marchesi del Bosco, e quelli di Roma.

Questo si crede il ramo di Francesco che uccise Annibale I Bentivogli, le cui case in Bologna furono diroccate. Questo ramo aveva il governo, e il giuspatronato del collegio Ghislerio in Pavia fondato da S. Pio. V.

Il detto ramo si estingueva circa il 1775.

Ramo d' Assisi, oriundo dai Ghisilieri di Bologna.

Di questo fu la Beata Filippa compagna di Santa Chiara nel 1215.

Bonaparte di Virgilio, senator II, nel 1523 successe al padre ucciso. Ebbe in moglie Cleofe Fantuzzi. Morì li 18 ottobre 1541 essendo commissario di Monzuno. Il suo senatorato passò a Camillo Paleotti.

Camillo di Giorgio, senator V, nel 1573 era della parrocchia di S. Martino dell' Avesa. Ebbe in moglie Camilla Orsi, che nel 1614 fondò, essendo vedova, un collegio per donne vedove e nubili, che non volevano nè maritarsi, nè monacarsi. Dopo la di lei morte fu soppresso questo collegio, che era ove ultimamente fu la compagnia di S. Gabrielle. Egli mori li 11 luglio 1607. Fu uomo di talento, e di molto coraggio.

Filippo Carlo di Francesco di Virgilio seniore, entrò senatore li 9 aprile 1550 in luogo di Andrea Casali. Fu marito di Pantasilea Crescenzi, romana, figlia del Cardinal Crescenzi. Li 20 agosto 1567 tu eletto in Senato ambasciatore residente in Roma, e partì li 23 settembre dell'anno stesso. Li 31 maggio 1569 arrivò a Bologna dopo diciotto anni di ambasceria. Nel 1573 fu uno dei soci della stamperia Bolognese. Li 30 ottobre 1574 fu rieletto dal Senato ambasciatore al Papa, e partì li 29 novembre susseguente. Fu della parrocchia di S. Bartolomeo di Palazzo nel 1560, e nel 1563. Morì li 7 giugno 1595.

Filippo Carlo del senator Francesco, senator VII, fu marito di Lucrezia Albergati, poi di Francesca Spada. Coltivò le lettere, accompagnò a Madrid il marchese Lodovico Facchinetti, colà inviato dal Duca di Parma. Fece testamento li 9 marzo 1655 nella Certosa. nel quale ordina di esser sepolto in S. Francesco.

Marchese Filippo Carlo del marchese Antonio, senator IX, prese possesso del senatorato li 30 settembre 1711 essendo ancora fanciullo, per rinunzia fatta dal marchese senator Francesco suo avo. Ebbe in moglie Isabella Calderini, poi Francesca Sampieri vedova Banzi. La Calderini morì li 28 novembre 1658 a ore 13. Egli morì il martedì 12 novembre 1765 a ore 17 3/4 dopo sette giorni d' infiammazione di petto. Fu sepolto in S. Francesco. Suo padre Antonio era figlio bastardo del marchese Francesco Ghisilieri. Fu riconosciuto, e adottato per figlio dal detto marchese Francesco, il quale volendo dargli in moglie una dama distintissima, conchiuse il parentado con Ermellina Guidotti, e per ottenere l'intento si dichiarò nell'istrumento aver essa avuto 10000 scudi romani in dote. Si sposarono li 21 aprile 1704 con intervento dei parenti. Si separò poi dalla moglie, facendosi essa Salesiana in Modena, dove morì, ed egli sacerdote. Fu dottore in legge canonica, lettor pubblico, e del Collegio dei Giudici. Li 15 gennaio 1706 ebbe un figlio maschio. Nel 1710 fu Anziano là prima volta col Gonfaloniere Obice Guidotti. L'Assuntaria dei Magistrati fece qualche difficoltà a passarlo essendo bastardo, ma i legali risposero che essendo legittimato poteva conseguire quest' onore. Li 4 settembre 1729 fu consacrato Vescovo d' Azoto in S. Petronio dal Cardinal Giorgio Spinola Legato di Bologna. Mori li 16 maggio 1734.

Francesco Maria di Filippo Carlo, senator IV, fu marito di Francesca Facchinetti. Prima di essere senatore, li 14 gennaio 1583, era stato fatto avvocato concistoriale, e nel 1595 dottor in leggi, e referendario. Fu aggregato al Collegio dei giudici. Era della parrocchia di S. Pietro. Morì li 8 febbraio 1603, e fu sepolto in S. Francesco.

Marchese Francesco del senator Filippo Carlo, senator VIII, ebbe in moglie Francesca Albergati. Fu fatto marchese. Contrastò ai Calvi il palazzo, e beni d' Altedo, da loro comprati per L. 34650, per ragioni di fidecommesso, ma la causa fu decisa a favore dei Calvi. Fu a Roma colla moglie I' anno santo, e tornò a Bologna li 6 luglio. Riconobbe e adottò un suo bastardo, che nel 1740 lo maritò ad Ermellina Guidotti. Li 20 febbraio 1708 fu mastro di campo della giostra alla quintana, e nel 1710 padrino del senator Ghisilieri alla giostra del rincontro. Li 30 settembre 1711, avendo ottenuto il Breve dal Papa, rinunziò il senatorato a suo nipote Filippo Carlo figlio di Antonio suo figlio naturale, e in detto giorno il senator Obice Guidotti ne prese possesso a nome del fanciullo d'anni 5, il quale dal breve era obbligato a far gli ingressi da Gonfaloniere secondo il turno, ma che fosso rappresentato dal Guidotti durante la sua minorità. Raccolse con gran spesa preziose pitture, e stabilì nel suo palazzo una pubblica accademia di pittura, ove ognuno poteva disegnare e ritrarre ignudi l'uomo e la donna. Cominciò quest' accademia l'anno 1686 sotto quattro direttori, cioè Gio. Battista Bolognini, conte Carlo Malvasia, Emilio Taruffi, e Lorenzo Pasinelli. L' accademia aveva per insegna un sole alzato non molto fuori del mare, ed un arco celeste col motto "Mille Trahit" e sotto gli Ottenebrati. I giovani che vi concorrevano erano divisi in due classi. A ciascuna classe proponevasi un argomento da rappresentarsi in disegno, diffìcile e copioso alla prima, non così alla seconda classe. In certo tempo poi i direttori giudicavano qual fosse il migliore in ciascuna classe, e a chi fatto aveva il miglior disegno davasi una medaglia d'oro di molto valore, ma più costosa quella di prima classe che della seconda, e in questa da una parie era impressa l'arma dei Ghisilieri, e dall' altra l'impresa dell'accademia. Ma perchè tali istituzioni, come accade il più delle volte, invece di essere uno stimolo all'avanzamento dello studio, sono semi di querele, e discussioni, si stancarono i direttori, si nauseò il senator Ghisilieri, e l'accademia dopo alcuni anni ebbe fine.

Il detto senatore Filippo fu instituito erede usufruttuario dal P. Ettore Ghisilieri, e morì li 23 febbraio .1712.

Marchese Francesco Pio del senator marchese Filippo, senator X, si maritò li 4 giugno 1764 colla marchesa Leonarda del senator Girolamo Cospi.

Conte Gualengo del senator Camillo, senator VI, marito di Dorotea dal Giglio, fu fatto conte di Castel Falcino circa il 1607. Fu mastro di campo nel torneo dato nel 1628, e nel 1632 fu padrino in altro torneo. Era padre del P. Ettore Ghisilieri. Fu dottor in leggi, inclinato alle lettere, e all'esercizio delle armi. Andò col senatore Gio. Angelelli ambasciatore a ricevere l'Arcivescovo Alessandro Lodovisi, che veniva da Milano nel 1618. Si distinse per il nobile suo trattamento, e per I' eloquenza nel dire. Fu uno degli ambasciatori spediti a Gregorio XV nel 1621.

Virgilio di Francesco di Bonaparte di Nicolò di Lambertino di Gerardo, senator I, marito di Laura Banchetti, fu uno dei quaranta senatori creati da Giulio II nel 1506. Era stato creato cavaliere da Giovanni II Bentivogli. Nel 1508 fu ambasciatore al Papa, ma non fu allora molto accetto, in seguito però lo fece suo tesoriere in Bologna. Nel 1511 fu di nuovo ambasciatore al Papa, indi dimesso dal senatorato dai Bentivogli, poi rimesso in carica nel 1512 da Leone X. Li 20 aprile 1513 diede sigurtà di pagare la somma di scudi 5000 ogniqualvolta non si presentasse in Senato. Nel 1514 fu di nuovo eletto ambasciatore al Papa. Nel 1518 fu carcerato, poi rimesso in libertà collo sborso di scudi 5000, e a condizione di non partir da Bologna. Li 26 aprile 1523 fu ucciso da Alfonso Malvezzi, e il suo senatorato fu dato da Clemente VII a Bonaparte suo figlio. Possedeva terreni e casamenti a Ravone fuori porta S. Felice nel 1507, dove sul ponte di detto torrente riattò un oratorio, che esisteva fino dal 1302, detto la Madonna del Pilastrello, e li 14 marzo 1507 lo concesse ai Padri Serviti acciò l'ufficiassero, ma non vi si fermarono molto, perchè nel 1510 passarono a S.Giorgio in Poggiale. Nel 1512 fu uno degli ambasciatori spediti da Bologna a Roma, dopo l'ultima uscita dei Bentivogli, per chiedere perdono a Giulio II, e l'assoluzione dalla scomunica, e fu esso che fece I' orazione al Papa. Era della parrocchia di S. Gervasio.

(3) Ariosti

Gli Ariosti sembra che vengano da Riosto luogo nel Bolognese, di cui molti credono che ne siano stati i proprietari.

Un ramo abitò in Ferrara, da cui discese il famoso poeta Ariosto. Nell' Archivio esiste un documento che prova che furon padroni del castello di Riosto. La loro torre era rimpetto alla porta della Metropolitana, e fu atterrata nel 1735 per la fabbrica del nuovo Seminario. Furono signori di S. Martino in Soverzano e di S. Prospero, e la giurisdizione di detto S. Martino la comprarono dai Caccianemlci, e poi la rivendettero ai Manzoli, ritenendo però il giuspatronato della chiesa di detto luogo.

Un ramo Ariosti abitava rimpetto a S. Pietro, ove si è detto esservi stata la sua torre. Questo ramo si estinse, e il palazzo e la torre furono comprati dal Seminario. II detto ramo possedeva beni a Viadagola, S. Donino, e a Granarolo.

Erede di questo ramo ne fu il conte Filippo Ariosti nel 1694 del ramo che abitava in capo a Galliera. Nel 1283 comprarono case sotto S. Pietro Maggiore. Nel 1498 erano della parrocchia di S. Pietro, e possedevano in Pianoro.

Un ramo Ariosti abitava in Strada Castiglione, terminato il quale passo l'eredità all' unico ramo esistente. La loro casa in Strada Castiglione fu poi comprata dai Zagnoni, ed era posta fra la casa dei detti Zagnoni e quella dei Poeti. Pochi anni sono fu atterrata e incorporata nella nuova fabbrica del marchese Zagnoni.

Alessandro di Lorenzo Ariosti, preso dai banditi nel 1591, marito di Catterina Foscarari, è detto senatore, ma è un errore.

Il conte Annibale del conte Filippo morì etico li 26 giugno 1700 in casa di Lucrezia Scappi sua avola, e con luì si estinse questo ramo. Rimasero due sorelle, una monaca nella Trinità, l'altra in disposizione di monacarsi. Nei fidecomessi successe l'altro ramo abitante in Strada Castiglione, del conte Ugo e fratelli, e del resto furono eredi la madre e le sorelle.

Conte Corradirio del conte Nicolò, senator IV, fu marito di Virginia Bianchi, Li 9 dicembre 1701 ebbe lo sfratto per causa di alcune parole dette contro un cavalleggiero, che la sera antecedente volle impedirgli di stare in scena alla commedia. Nel 1708 fu capitano di una compagnia al servizio di N. S. Li 8 gennaio 1711 ebbe una sfida col cav. Beroaldi, che poi non ebbe luogo. Nel 1727 fu fatto senatore. Morì li 17 novembre 1762 in età di anni 80, e fu sepolto in S. Pietro. Sua moglie morì li 28 febbraio 1780.

Cristoforo di Rinaldo, senator I, marito di Leonora Pasi, fu senatore dei 21 creati a vita da Paolo II. Morì nel 1471.

Lorenzo di Rinaldo Ariosti, senator III, fu marito di Dorotea Ghisilieri, poi di Ginevra Fantuzzi. Nel 1507 fu confinato a Cesena per segni dati con fuochi dalla torre Asinelli ad Annibale Bentivogli, e per averlo introdotto con cento uomini d'armi e 25 cavalli leggieri, rompendo la porta di S.Felice. Nel 1508 fu condottiero di 2000 fanti. Fu chiuso in Castel Sant'Angelo per aver congiurato contro il governo della chiesa. Nel 1511 fu liberato, fatto capitano di 200 fanti, e rimesso senatore.

Nicolò del conte Corradino, senator V, fu marito di Elena Tortorelli.

Rinaldo di Cristoforo Ariosti, senator II, fu marito di Antonia Lodovisi. Da Giovanni II Bentivogli fu posto alla difesa di Cento. Fu escluso dal Senato dal popolo, poi rimesso da Giulio II, ma poco dopo cacciato di nuovo.

(4) Facchenetti

Questa famiglia ebbe la metà della contea di Coenzio, colle giurisdizioni di caccia e pesca sul Parmeggiano nel 1598.

Ebbe il marchesato di Viannino nel 1586.

Aveva sepoltura e capella in S. Gregorio.

Ebbe il senatorato nel 1586.

Marchese Alessandro del marchese Lodovico senator V.

Marchese Cesare, senator I, figlio di Antonio Titta di Trento, e di Antonia Dalla Noce sorella d' Innocenzo IX, fu generale di Santa Chiesa, e senatore in luogo di Egidio Foscarari. Sposò Giovanna Sampieri.

Marchese Filippo del marchese Cesare, senator II, entrò senatore in luogo del padre. Morì li 4 agosto 1599, e fu sepolto in S. Gregorio.

Marchese Lodovico, primogenito del marchese Cesare, senator III, fu eletto ambasciatore straordinario ad Urbano VIII per prestargli obbedienza a nome della città di Bologna. Fu inviato di Ranuccio I Duca di Parma a Filippo IV Re di Spagna. Morì essendo ambasciatore di Bologna residente a Roma. Fu uomo accreditato per senno e valore, accademico gelato detto l'Irrigato, mastro di campo nel torneo intitolato Amore prigioniero in Delo dato nel 1628, e nell' altro fatto nel 1632. Fu marito di Violante dei principi di Coreggio. Li 22 giugno 1606 andò a Parma a maritarsi accompagnato da Pier Maria Scappi suo cugino, da Vincenzo Marescalchi e da altri notabili cittadini. Lì 10 febbraio 1607 arrivò a Bologna Violante figlia di Alessandro Austriaco da Coreggio, che fu incontrata dai cavalleggieri e da quasi tutta la nobiltà. Per cinque giorni si fecero feste e banchetti, si piantò la lizza avanti il palazzo Facchinetti, e i cavalieri vi fecero, una giostra al rincontro con bellissime livree. Ebbe in dote la metà della contea di Coenzio nel Parmeggiano, colla giurisdizione della caccia e pesca; l'altra metà di detta contea fu assegnata al conte Alberto Canossa marito della sorella di detta Violante. Nel 1603, essendo stato il Senato di Bologna invitato dal Gran Duca Ferdinando I alle nozze del principe Cosimo suo figlio, elesse per ambasciatore il senator Facchinetti, che partì li 14 ottobre 1608 con gran treno. Nel 1615 fu con Andrea Bovi eletto dalla nobiltà bolognese mastro di campo della festa e torneo dato nella sala del Podestà li 2 marzo di detto anno.