N.767,766,765 - Chiesa di S. Colombano.

Cartigli

Chiese di San Colombano e Santa Maria dell'Orazione

Della chiesa di San Colombano, ricordata fin dal XII secolo, restano avanzi trecenteschi nel fianco. La chiesa di Santa Maria dell'Orazione ha nel portico affreschi del tardo XVI secolo di P. Pancotto. Al piano superiore è situato l'oratorio di San Colombano che conserva uno dei più importanti cicli di affreschi dell'Accademia dei Carracci (1600-2), con opere di F. Albani, Domenichino, F. Brizio, B. Galanino, L. Garbieri, L. Massari, G. Reni.

Indirizzo:

via Parigi, 1

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

Chiesa di S. Colombano. Gregorio VII nel confirmare a Lamberto Vescovo di Bologna i diritti della sua chiesa nel 1073, ricorda. - Monasterium S. Columbani Confessoris cum omnibus suis rebus. - ll Sigonio lo dice fondato da Pietro primo Vescovo di Bologna ma senza prove. Dicesi che vi stassero i Monaci di S. Gallo mancati sotto Lucio II, ai quali subentrarono i Cluniacensi, finiti sotto Eugenio III, ed a questi le monache di S. Clemente. Giacomo da Bertinoro nel suo testamento fatto del 1199 ricorda un credito, che aveva colle monache di S. Colombano. Nel 1298 27 luglio, Ugolino di Montezanico procuratore, pagò a nome di Dino de Muxello dottor di legge lire 100 all’Abbadessa, e Monache di S. Colombano.

Nel libro grosso risulta che li 24 gennaio 1221 vi stavano le monache dei Ss. Clemente e Colombano come da rogito di Bonacursio di Guidone di Asinello.

Lo stesso Sigonio invece del vescovo Bertrando. che non nomina, benchè lo nomini il catalogo Trombelliano mise dopo il Vescovo Stefano, due altri vescovi successivi, e cioè Lambertus de Podietto Carducensis, e poscia Albertus Acciaiolus Florentinus, dei quali il precitato catalogo Trombelliano non fa veruna menzione, ed in prova del suo asserto non adduce altra citazione se non che ex cronicis. Questo è un errore del Sigonio cambiando Bertrandus de Texenderio nipote ex sorore del Cardinal Bertrando de Podietto legato con Lamberto de Podietto Cadurcensi ex fratre natum del detto Cardinale. Posto questo suo errore egli nella sua storia riferisce ai tempi dei suddetti due supposti vescovi tutte le cose accadute durante il vescovato di Bertrando de Texenderio. L’ Ughelli nell’Italia sacra, e tutti i nostri scrittori ingannati dal Sigonio sono incorsi nello stesso errore. Questo Bertrando adunque chiamavasi de Texenderio, era nipote ex sorore del Cardinale Bertrando, ed era benchè assai giovine Arcidiacono di Bologna quando fu eletto vescovo. Dagli atti pubblici si rileva, che il vescovo Stefano Ugonet suo antecessore era vivo li 2 luglio 1332, che Bertando era vescovo eletto, li 14 luglio 1332, dunque il vescovo Stefano mori nell’intervallo di questi giorni , ed immediatamente dopo la sua morte il Card. Bertrando legato in virtù delle facoltà amplissime che aveva dal Papa conferi il Vescovato a Bertrando suo nipote, che in qualità di Arcidiacono trovavasi in Bologna. Gli atti del vescovo Bertrando, sono tutti dati in Castro Civitatis Bononiae, cioè nel Castello alla porta di Galiera dove coabitava col Legato suo zio, e non risiedeva quindi nell’ Episcopio come meglio potrassi verificare quando daremo la storia dei Vescovi.

Il Sigonio dice, che il suo Lambertus de Podietto supposto Vescovo di Bologna nel 1332 soppresse quattro conventi, e cioè S. Colombano, S. Gervasio, S. Agostino e S. Salvatore che poscia furon ristabiliti, e si appoggia alla solita citazione. - Ex Chronicis.

La soppressione è vera, ma fatta invece dal Vescovo Bertrando, non di quattro conventi, ma di sei, e cioè oltre i precitati anche di quelli di S.M. di Ravone, e di S. Nicolò della casa di Dio. Tutti questi conventi erano di suore, e certamente tali soppressioni erano incominciate vivente il vescovo Stefano, e probabilmente per impulso, ed autorità del Legato Beltrando, perchè dagli atti pubblici, degli 12 agosto 1332, e cioè un mese appena dopo la morte di Stefano si trova eseguita non solo la soppressione ma spiegata la causa per la quale furon soppressi, e cioè di fondare coi beni dei detti monasteri quattro Collegiate di Canonici con un Decano per ciascuna nei quattro quartieri della Città. Queste quattro Collegiate furono S. Colombano, S. Iacopo dei Carbonesi, S. Sigismondo, e S. Michele dei Leprosetti.

Le suore espulse, allorchè fu scacciato il Card. Legato da Bologna per il tumulto del 7 marzo 1334 portarono le loro querele al Consiglio della Città per essere restituite adducendo d’esser state spogliate ed espulse senz’ aver ottenuto provvedute di dote. Questo ricorso fu fatto nel 1334 come si rileva dagli atti pubblici da quali si raccoglie che cinque dei suddetti monasteri furon restituiti, e solamente rimase soppresso quelle di S. Nicolò della casa di Dio. Si trova che il vescovo Beltrami Paravicini cacciò di nuovo le Monache da S. Colombano nel 1347 e vi rimise i canonici, ma pare più comprovato che la rimozione dei suddetti Conventi eccettuato quello di S. Gervasio seguisse per opera del Card. Egidio Albornozzi legato, il quale volle rimettere in vigore quasi tutte le ordinazioni del Card. Bertrando.

Li 17 maggio 1595 fu sopressa la parrocchia da Clemente VIII ad istanza dell’ Arcivescovo Paleotti, la cui giurisdizione composta di 23 case fu distribuita alle parrocchie di S. Sebastiano, di S. Giorgio, di S. Maria Maggiore e di S. Pietro. La chiesa aveva di rendita annui scudi 60 d’ oro di camera tre quarti dei quali furon assegnati ai padri Penitenzieri, e il resto alle suddette parrocchie.

La Chiesa e canonica di S. Colombano furon date ai ministri degli Infermi che presero possesso di S. Colombano li 18 gennaio rogito Pirro Beliossi mediante il P. Giovanni Califani napolitano procuratore, e mandatario di S. Camillo dei Lellis per tale nominato li 29 novembre 1596.

I padri alzarono di otto piedi la chiesa. e sostituirono al vecchio, e rovinoso sotfitto una volta di pietra, la canonica fu ampliata con varie case vicine a modo che vi si contavano 24 camere per i religiosi, oltre le necessarie officine.

Li 22 Aprile 1670 i Crociferi abbandonarono S. Colombano per passare ai santi Gregorio e Siro e locarono questo locale al Collegio di S. Tommaso d’ Aquino.

Nel 1673 i confratelli di S. M. dell’Umiltà ebbero facoltà di valersi di questa Chiesa, come da rogito di Domenico Maria Boari del 7 luglio.

Li 17 maggio 1679 vendettero il Convento alla Repubblica di Lucca, e li 25 gennaio 1704 concessero la chiesa alla Compagnia dell’ Angelo Custode, come da rogito Luca Fagottini. Questa società sotto il titolo di Congregazione , cominciò nel 1612 in S. M. delle Muratelle e ne fu promotore Giovanni Paolo Lippi notaro, che mori li 19 dicembre 1630. Il suo incarico era quello d’ insegnare la Dottrina Cristiana; passò poi in una casa dei Certosini in strada S. Isaia e del 1616 in S. Maria dei Foscarari , ove elessero in protettori gli Angeli Custodi.

Nel 1624 traslocò in S. Silvestro, poi del 1689 in S. Pietro Marcellino, finalmente nel 1703 ottenne la Chiesa di S. Colombano, dove rimase fino alla sua estinzione seguita li 25 luglio 1798. Demolita nel 1797 la Chiesa, e Canonica de’ santi Fabiano, e Sebastiano fu qui traslocato il parroco dove disimpegnò le funzioni parrochiali.

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Miscellanea: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie - per la parte antica - prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I

S. Colombano.

Chiesa già parrocchiale e colleggiata.

Fu fabbricata nel 616, e vi stavano monaci di S. Gallo abbate, e nel 1220 vi stavano delle suore Domenicane dette di San Clemente e Colombano.

Nel 1332 il convento si estinse, ma non però la parrocchia che sussistette fino al 1597, epoca nella quale vi furono introdotti i ministri degli infermi, detti volgarmente del Ben Morire.

La parrocchia fu distribuita a quelle di Santa Maria Maggiore, di S. Giorgio in via Poggiale, e de' SS. Fabiano e Sebastiano.

Passò la chiesa ad una confraternita detta dell'Angelo Custode, che nel 1612 ebbe principio nella parrocchiale delle Muratelle, e che nel 1613 esercitò le sue opere di pietà nella chiesa dei Certosini in Sant'Isaia.

Nel 1616 si trasferirono in Santa Maria dei Foscarari; andarono poi in S. Silvestro in cantina, dove rimasero per 60 anni.

Minacciando ruina la predetta chiesa, passarono a S. Colombano, indi in quella di S. Pietro e Marcellino, dove rimasero dieci anni.

La suddetta chiesa di S.Colombano fu loro concessa nel 1703.

Questa compagnia fu soppressa il 25 luglio 1798, e nel medesimo anno fu traslocata in questa chiesa la parrocchia dei SS. Fabiano e Sebastiano.

Fu poi soppressa detta parrocchia nel 1805, e nel 1808 fu decretata la chiusura della chiesa, che ebbe luogo il 16 agosto dell'anno stesso.

Nel marzo del 1809 l'immagine del la Beata Vergine dipinta nel muro fu trasportata alla Certosa.