Dotta (di) o Dotti

Nobili geremei che pervennero al consolato. Sì come altre famiglie, avevano carceri per distenervi i prigionieri di guerra quando non bastavan le pubbliche, e nel 1228 vi si custodivano de' prigioni fatti da' Bolognesi nella battaglia data ai ghibellini Accarisi, i quali volevano impossessarsi di Firenze (1). I Dotti improntarono denaro (1265) ad apparecchiare militi guelfi da riunire all'esercito di Carlo d' Anjou, attirato in Italia da Clemente IV per far prevalere la fazione: si segnalarono nella lotta di parte per dissensi intorno a fortezze de' Modenesi (1271), e nelle battaglie interne del 1274 combatterono segnatamente contro i Faffi (2).

Citati da Bertoldo conte della Romagna, dovettero dare ostaggi. Accomunaronsi a que' sfrenati malfattori che avevano a capo Azzo Galluzzi ed eran detti lupi rapaci (1316). Concorsero a scacciar da Bologna il legato Da Pojet (1329) (3) e tentarono rovesciare il governo democratico (1412). Diverse volte capitanarono le milizie del comune, diedero allo studio un professore d' aritmetica e geometria alla metà del secolo XV, uno di logica e medicina alla metà del XVIII (4) e sussistono tuttavia.

Avevano una torre nella parocchia di s. Gemignano (la cui chiesa sorgeva ove ora è il coro di s. Petronio) presso gli stabili degli Abellotti e la viuzza poi soppressa, di là dalla quale erano le case di Castellano degli Andalò. La torre doveva quindi essere presso all'attuale piazza del Pavaglione, prima della casa n. 1102. Nel 1274 Niccolò della Dotta (che tredici anni prima aveva trentanove servi) e Gerardo Mastinello della Dotta vendettero questa torre ed altri edificii per 715 lire a Boniacopo di Dugliolo (5).

(1) Savioli, Ann. v. 5, pag. 153.

(2) Savioli, Ann. v. 5, pag 44, 388, 481.

(3) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 252, 254, 563, v. 2, pag. 91.

(4) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 319, 582; v. 2, pag. 53, 69, 591. Mazzetti, Re pert., pag. 45.

(5) Docum. n. 94.