Mercato di Mezzo, dal III volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Il Mercato di Mezzo comincia dalla piazzetta di Porta Ravegnana, e termina al Cantone dei Fiori.

La sua lunghezza è di pertiche 85. 01. 0.

Questa strada si disse Mercato perchè prima dell'edificazione del palazzo della Biada vi si teneva il mercato delle granaglie. Nel 1436 il Mercato di Mezzo veniva detto Via Nuova.

Mercato di Mezzo a destra cominciando dalla piazza di Porta Ravegnana fino al Cantone dei Fiori.

In questa strada nel 1396 vi era la casa dove si riscuotevano i dazi delle vendite degli stabili urbani, le imposte sulle doti, e il dazio detto delle Carteselle che fu soppresso da Giulio II dopo la cacciata dei Bentivogli.

Quando si apri la via dei Vetturini furono atterrati molti sporti e botteghe, e allineate varie case di questa strada.

Nel 1333 10 febbraio Giovanni detto Nannino, e Bittino detto Bittinello di Lizzo Piatesi vendettero una casa sotto S. Marco quasi rimpetto alla Croce di Porta Ravegnana, in confine dei Sangiorgi e dei Garisendi, per L. 800, Rogito Riccardo di F. Gio. Fantuzzi. Questo stabile e quello in confine del palazzo dell'arte degli strazzaroli, fu compreso entro la fabbrica di detta Società fatta nel 1496.

1365 20 dicembre. D. Francesco Alvarez comprò per il Collegio di Spagna due parti di cinque di alcune case, botteghe, o tavernelle, (cosi dicevansi le botteghe nel 1363) e beccarie nelle quali stavano beccari e giupponieri poste in Santa Maria di Porta Ravegnana presso la Croce, presso il Mercato di Mezzo, presso la via detta Androna de' Zibonari, presso una casa della Società degli strazzaroli presso le beccarle, e la casa della Società dei beccari, vendute da Bartolomeo del fu Giacomo De Boateri della cappella di S. Nicolò di S. Felice e da Giovanni figlio ed erede del fu Zaccaria del detto Giacomo Boateri per L. 750, rogito Francesco Aspettati. Si dava in enfiteusi ai Casoli, e confinava colla via davanti, con macello di dietro. Era ad uso di Osteria. Questo stabile doveva essere dalla parte delle Pescarie di oggidì.

1361 20 settembre. Comprò Pietro d'Alberto Strazzarolo da Pietro di Paolo di Giacomo la metà per indiviso con Vittorio e Corradino di Francesco Sangiorgio d'una abitazione con portico, e banche in Bologna sotto San Marco nel confine del trivio di Porta Ravegnana per L. 186.

In faccia alla Beata Vergine dei beccari vi è una bottega che il 26 settembre 1465 Silvestro Gigli comprò da Domenico Francesco del fu Nicola Guastavillani, la quale era ad uso di strazzarolo in cap. Santi Marcii all'opposto dell'altare, ossia cappella di Santa Maria dei beccari, confinava con Pietro, e fratelli Fava a sera, con Giovanni Caprara a mattina e con Gabriele Dulfoli di dietro, per L. 160. Passò poi ai Padri di S. Gio. in Monte che il 12 dicembre 1519 la locarono a Tiburzio Passarotti.

Il 5 novembre 1559 i detti Padri rinnovarono la locazione enfiteotica di una bottega e di una casa già ad uso di strazzaria ed allora di pittore posta sotto la parrocchia di S. Marco rimpetto all'altare, ossia cappella della Beata Vergine delle Beccarie a Bartolomeo d'altro Bartolomeo di Tiburzio Passarotti per l'annuo canone di venti denari piccoli.

L'osteria che era posta rimpetto alla Pescaria Nuova, nel secolo XV chiamavasi Buco dell'Avesa, o Zamparia.

Dov'era l'arco vi fu il principio di un vicolo detto dei Zampari che dal Mercato di Mezzo dicesi passasse in Porta Ravegnana dov'era la porta principale della residenza dell' Arte degli strazzaroli. Nell' Androna dei Zampari vi abitava nel 1256 Guido Fantuzzi come dal libro delle Riformazioni e vi si tenne per molti anni il mercato del pesce.

Il 14 novembre 1378 Contro Guastavillani affittò a Nicolò e Lando fratelli dei Canalini la casa detta la Cà dei Guastavillani ad uso di beccaria posta sotto S. Lorenzo dei Guerrini o di Santa Maria di Porta Ravegnana sotto la qual casa vi correva l'Avesa. Item una casa chiamata il Pelladuro di Zamparia dei Guastavillani dalla porta, nella quale vi erano tre botteghe ad uso di strazzarolo, essendovi dalla parte di dietro il Pelladuro posta sotto S. Lorenzo dei Guerrini con l'annuo afflitto di L. 200, quattro coscie di Manzo del peso di libbre 50 ciascuna, e di 14 castrati. Rogito Zenobio da Cento.

1380 18 ottobre. Gesia del fu Tommaso Belvisi vedova di Francesco del fu Antonio Bentivogli (altro dice Gasparino e Bartolomeo Bentivogli) vendette alla Società dei macellari una casa (altro dice tre case) sotto S. Lorenzo dei Guerrini. Confinava gli eredi di Gabrielle e di Bartolomeo Mazzoli, o Manzoli di sopra, le strade pubbliche a levante e ponente, Gerardo Contrari (altro dice Corriero) e la via vicinale. Item due case unite con suolo, ed edifizio nella suddetta cappella, o in quella di S. Marco, presso la via pubblica a ponente, presso l' Avesa a levante, presso i Guastavillani di sopra, e presso il detto Gerardo di sotto, nelle quali ultime due case fu consueto di esservi il Pellatoio, per L. 1200 di bolognini. Rogito Giovanni Monti.

1382 18 luglio. Compra fatta dalla Compagnia dei Beccari da Antonio di Mattiolo beccaro di un tassello sotto S. Lorenzo dei Guerrini in confine di strade pubbliche, dell' Avesa e di dietro Albicino di Gerardo e l'ospitale dei Guerrini, pagato ducati 95 d'oro. Rogito Lodovico Codagnello.

1383 26 maggio. Locazione degli interessati del Pellatoio dei beccari di un Pellatoio lungo piedi 15 e oncie 6 sotto S. Dalmasio, e di una casetta posta nello stesso luogo. Rogito Giorgio Angelini.

1383 20 dicembre. Pietro del fu Matteo di Stefano Cervolini vendette alla Società dei Macellari una casa piana per indivisa posta sotto S. Lorenzo dei Guerrini sopra l' Avesa, presso la via pubblica, presso le case dei Guastavillani, presso gli eredi di Pietro dalla Romeggia, presso l'Avesa di dietro. Rogito Lodovico del fu Nicola Magnani.

Il Cardinale Bessarione concedette ai beccari di edificare il nuovo Pellatoio ed in questa sola località pelare i porci. Decreto del 14 marzo 1454.

Il 10 gennaio 1558 un rogito di Nicolò Panzacchia ricorda la strada di Zamparia.

Giovanna del conte Simone dei conti da Panico vedova di Francesco di Bonincontro Guastavillani erede di Carlo suo figlio fece donazione il 29 gennaio 1393 a rogito di Azzone Bualelli ai Padri Minori conventuali del convento dei Ronchi d' Argelata di una casa ad uso di Pellatoio con tre botteghe ad uso di strazzarolo posta sotto S. Lorenzo dei Guerrini nella via del Mercato di Mezzo. Sembra però che questa donazione non avesse il suo pieno effetto, mentre un rogito di Giovanni Angelelli del 9 aprile 1411 ricorda una casa con pozzo, e con catene di ferro detta la casa del Pelladuro di Zamparia dei Guastavillani dalla porta, nella qual casa vi erano tre botteghe ad uso di strazzaria, e dalle parte di dietro il Pelladuro. Confinava Francesco d'Antonio Bentivogli, e la Compagnia dei Beccari. Si trova quindi che i frati dei Ronchi di Venezano godevano la sola metà delle rendite di questi stabili e l'altra metà era goduta dai Guastavillani, e dai Guidotti, e questi secondi quali eredi del fu Giovanni Guidotti, e di Chiara Guastavillani Guidotti.

Il 3 luglio 1518 fu permesso dall'ornato la costruzione del volto sul vicolo della Zamparia dalla parte del Mercato di Mezzo.

Il 30 giugno 1562 questi stabili consistevano in una stalla nella via delle Zampane, che confinava col Pellatoio, con altri beni Guastavillani e la via pubblica, tre botteghe ad uso di sartoria in confine della via Zamparie e degli strazzaroli. Tutte le stanze esistenti sopra dette botteghe, e la prima sopra il voltone delle Zamparie in confine di Achille Dalla Calcina.

Il 13 marzo 1454 fu fatta grazia, e data licenza alla Società dei macellari di fare in una loro casa il Pellatoio, e ciò a motivo dei danni avuti per la seliciata della via di Porta Ravennate per la quale non potevano entrare i porci.

Fra il 1514 e il 1520 furono accordati alla Società dei beccari i diritti annessi al Pellatoio che trovavasi a destra del voltone. Questo vicolo era comune coi successori dell'arte dei macellari, e della Compagnia di S. Giobbe e continuava a dirsi via Zamparie anche nel 1564.

Nel 1579 29 ottobre fu decretata la chiusura del Pellatoio in Porta Nova in luogo detto Fieno, o Paglia, e si ordinò di trasferirsi nell' altro Pellatoio dell' arte dei Macellari sopra l'Avesa posto nel Mercato di Mezzo nel vicolo detto comunemente Zamperia.

Dal 1778 al 1783 si macellarono in questo Pellatoio un anno per l'altro N° 9264 maiali. L'affittuario pagava all'arte dei macellari annue L. 500, e ritraeva soldi 1 1/2 per porco, L. 120 dai 12 facchini, o portatori, L. 380 dalla vendita del pelo, L. 50 dalla spuma, L. 20 dalle setole, e L. 40 dal sangue, totale L. 1304. 16. 4.

Si è detto superiormente che in vicinanza dell'antico Pellatoio vi era una casa di Francesco d'Antonio Bentivogli nel 1411 forse la stessa che fu poi degli Amorini posta rimpetto all'osteria dei Quattro Pellegrini, nella facciata della quale si conservò un'antichissima finestra, con sotto lo stemma dei Bentivogli fino al 19 luglio 1785 dove è fama che Giovanni II stasse a vedere la corsa del Palio che si correva da S. Felice a Strada Maggiore mentre dalla medesima si scopre la porta di Strada Maggiore, e l'ospitale di S. Francesco.

Si passa la via Cavaliera.

N.75. Case del Real Collegio di Spagna.

1365 19 dicembre. D. Fernando Alvarez Albornozzi comprò una casa con due botteghe nel Mercato di Mezzo sotto S. Michele da Villana e Catterina, figlie ed eredi del fu Jacopo di Raffanello notaro della cappella di Santa Maria degli Oselletti, per L. 706. Rogito Francesco del fu Aspettato da Cento. Confinava vie pubbliche da due lati, Bandolo dei Porpori, Simone De Zanery, e in appresso colle stesse vie, con Gio. e Andita di Cristoforo, e con Bartolomeo di Uturzano Mazzoli.

1368 9 marzo. Il detto D. Fernando comprò dal fu Bartolomeo Mazzoli una casa grande con balcone e corte, altra casa dopo detta corte, nella quale vi erano due botteghe poste sotto S. Lorenzo dei Guerrini nel Mercato di Mezzo. Confinava il detto Mercato di Mezzo dal lato superiore, la via Calanchi dal lato inferiore, Tommaso di Gandolfo Magnani a mattina. Più altre tre case contigue poste in detta cappella di S. Lorenzo nella contrada Calanchi a mattina, presso la casa che fu di Geminiano De Belondina, e presso Nicola e Giacomo Garsendini a sera ; per L. 2000. Rogito Francesco Aspettati da Cento.

1368 16 marzo. D. Fernando Alvarez, e D. Alfonso Fernandez esecutori testamentari del Cardinale Albornozio, comprarono da Bertuccio di Francesco Bentivogli della cappella di Santa Cecilia, quattro botteghe o case ad uso botteghe con lume prestato ma di diritto, poste sotto la casa di Tomaccio del fu Gandolfo De Magnani in cappella S. Lorenzo dei Guerrini nel Mercato di Mezzo presso le strade da due lati, e presso il resto di dette case; per L. 2000 di Bolognini. Rogito Francesco Aspettati da Cento.

1368 29 aprile. Compra fatta da Grasso del fu Giacomo Grassi, da D. Fernando Alvarez e Alfonso Fernandez di una metà per indiviso verso mezzodì di una casa posta sotto Santa Maria degli Oselletti presso Fixia Nobili moglie di Giacomo Stupini di sotto, presso Gabriele Mazzoli di sopra, presso la via Calanchi a mattina, e presso la via Gorgadelli a sera; per L. 190. Rogito Francesco Aspettato.

1368 19 dicembre. D. Fernando Alvarez Albornoz comprò da Tommaso di Gandolfo del fu Bonifazio Magnani della cappella di S. Lorenzo una parte di casa grande posta nel Mercato di Mezzo sotto S. Lorenzo dei Guerrini; confinava la via pubblica e il residuo di detta casa da due lati, cioè a mattina e a sera, già comprati dal Collegio, e venduti da Gabriele Mazzoli, e da Antonio Bentivogli. Più comprò tre case contigue presso quattro strade, e presso la prima predetta casa per L. 2800 di Bolognini. Rogito Francesco Aspettato.

1369 22 ottobre. Compra fatta da Fernando Alvarez di due case sotto San Dalmasio, parte nel Mercato di Mezzo, e parte in Gorgadello, vendute da Gabriele Mazzoli mercante per 900 ducati d'oro come da rogito di Matteo del fu Guidone. Confinavano il Mercato di Mezzo di sopra, Gorgadello a sera, la via detta Calanchi a mattina, Giacomo di Rolandino Tencarari di sopra, e a sera in parte. In oggi però confinano con dette tre vie, e con Muzzolino figlio, ed erede di Tencarino Tencarari di sopra, e a sera.

1369 27 ottobre. Comprò il detto D. Ferdinando Albornoz da Giacomo detto Muzzolino figlio ed erede di Tencarino di Gio. Tencarari della cappella di San Cataldo dei Lambertini una casa con due botteghe da panni nel Mercato di Mezzo in cappella S. Dalmasio, o S. Lorenzo dei Guerrini, presso le case del Collegio, e cioè quelle già di Gabriele del fu Bartolomeo Mazzoli, presso il Mercato di Mezzo e presso la via detta Gorgadello ; per L. 1800. Rogito Giacomo di Cursio di Vincenzo.

1371 6 febbraio. Compra della metà di una casa sotto Santa Maria degli Oselletti presso gli eredi di Geminiano di F. Gio. De Belondina e poi presso Nicola, e Giacomo Garsendini, presso altra metà già comprata dal Collegio presso il Gorgadello davanti, e la via Calanchi di dietro, venduta da Fixia moglie di Giacomo del fu Bartolomeo orefice a D. Pietro del Tragetto per L. 300. Rogito Francesco Aspettati.

Con questi stabili, pagati circa L. 12900, si formò l'isola del Collegio di Spagna circoscritta dal Mercato di Mozzo dov'ha una fronte di piedi 130.6 dalla via Cavaliera, di fronte piedi 94. 8 dal vicolo Calanchi, e da Gorgadello.

L'osteria dei tre Re bruciò nel novembre 1749 e fu rifabbricata nel 1751.

La casa nell'angolo colla via Cavaliera si stava fabbricando nella primavera del 1789.

Si passa il primo vicolo dei Pini.

N.76. Residenza dell'arte dei sartori, i quali l'avevano anticamente sulla piazza del Comune come da rogito di Giuliano Stoppa del 12 febbraio 1294. I primi loro statuti sono del 1262. Giacomo Oretto e Tommaso d'Agostino Oretti vendettero a detta Compagnia parte di questo stabile per L. 200 il 6 febbraio 1382, e cioè a capo di una scala, una grandiosa sala in cui vi era la cappella dedicata al loro protettore S. Omobono, e lateralmente all'altare due camerini. Il 3 gennaro 1798 fu soppressa l'arte, e tolti loro i beni che gli furono restituiti nel 1800. Gli Ubbidienti di quest'arte erano gli emendatori e i bandierai. L'arte pagava di canone quattro ciambelle per ogni funzione agli Oretti in causa di una piccola stanza che serviva di sagristia, e che gli fu concessa dopo il 1382.

Si passa l'altro vicolo Pini.

La casa nell'angolo del vicolo Pini che aveva l'ingresso da detto stradello (vedi via Pini N° 1752) era di Sabadino del fu Giovanni degli Arienti la cui terza parte la vendette il 4 giugno 1468 per L. 100, rogito Mercadante Cospi, a Ulisse del fu Guid'Antonio Aldraghetto Lambertini. Confinava i Capi delle Moline, la via pubblica, e la via Gorgadello che nel 1580 si diceva viazzolo chei va a Cà dei Pini. Appartenne poi ai conti Rossi. Gli Arienti oriondi da Casio dove anche in oggi abita un ramo di questa famiglia si stabilirono in Bologna circa il 1330. Tommaso Dall'Artista leggeva nel 1384 con L. 50 annue. Sabadino fiorì al tempo dei Bentivogli, e fu autore di mille novelle sul conto della Storia Bolognese.

N.77. Casa venduta in giugno del 1456 da Pietro e fratelli Fava a Sabadino Arienti, rogito Savenanzi, il quale il 23 febbraio 1458 col consenso di Bartolomea Franceschini di lui moglie la cedettte ai Capi delle Moline per L. 400 dichiarando volerle impiegare nella compra della casa del confinante Dal Pino, come da rogito di Frigerino Savenanzi. Si diceva esser posta nel Mercato di Mezzo con uno o due torrioni in confine delle dette vie pubbliche di Giacomo Lini e di Leonoro Leonori. Giovanni padre di detto Sabadino scrisse favolosamente le nostre storie, e le tante novelle da lui inventate deturpano le nostre cronache.

Il 22 novembre 1506 questa casa fu occupata dai Gonfalonieri del popolo e dei Massari delle arti, essendo il palazzo pubblico impegnato per l'alloggio di Giulio II e della sua corte.

1804 21 aprile. Assegnazione fatta dall'Università delle Moline e Moliture a Pietro di Francesco Ungarelli successore del fu Matteo Maronani di una casa nel Mercato di Mezzo sotto S. Michele per L. 5000. Rogito Cristoforo Locatelli. Nell'architrave della porta di questa casa poi divenuta mostra di una bottega leggevasi Domus Creditorum Moliturarum.

N.78. Stabile che fu dei Lini nel 1458 poi degli Arienti, ma che nel 1477 1° aprile era di Leonardo Vanozzi, che lo vendette in detto giorno a Galeotto Fava per L. 580. Rogito Alessandro Bottrigari. Si qualificava per casa con bottega ad uso dell'arte della lana e di retaglio, con alcune stanze dal lato di sopra con la metà dell' Androna comune, coi creditori delle Moline e Moliture posta nel Mercato di Mezzo in confine della detta Università da due lati.

1591 10 luglio. Comprò Gio. Andrea del fu Pietro Gio. Volpari da Carlo del fu Ottaviano Santini e da Tommaso del fu Giacomo Righi una casa con due botteghe nel Mercato di Mezzo sotto S. Michele. Confinava detta via, lo stradello di dietro, la casa delle Moline e Moliture , e gli eredi di Francesco da Roncò per L. 8000. Rogito Francesco Maladrati.

Si passa la via Venezia.

N.79. Casa di Pietro del fu Verzuso Lodovisi ereditata dalle figlie di detto Pietro, e cioè Adola moglie del dott. Cambio del fu dott. Carlo Zambeccari, Zanna moglie di Gio. del fu dott. Gio. del fu Pellegrino Zambeccari, e per esse venduta al dott. Giovanni da Imola per L. 1300 il 27 marzo 1313. Rogito Antonio Castellani.

La sera del 19 ottobre 1421 (il Ghirardacci mette il 1422) prese fuoco per mala cura di conciatori di canepa l'abitazione del dottore di leggi e di decretali Gio. Ugodonici alias Nicoletti da Imola posta nel Mercato di Mezzo rimpetto le case degli eredi di ser Gio. d'Oretto sotto della via, e confinata sul cantone della strada che va dal Mercato di Mezzo, alla via delle Selle (Altabella) andando in giù a man sinistra, la qual casa era già stata di Verzuso Lodovisi cambiatore; sul cantone predetto vi era una bellissima torre grossa comunalmente, e alta piedi 85 di misura di Bologna, la qual torre fu disfatta per riedificare la casa, e si cominciò a disfarla in febbraio 1422, e si continuò a tutto S. Michele di settembre travagliandovi continuamente non meno di quattro uomini. Così la cronaca di D. Fabbro curato di S. Michele del Mercato di Mezzo vivente a quei giorni.

L'incendio predetto continuò tutto il susseguente giorno colla perdita della libreria del doti Giovanni composta di 600 e più volumi. Il pubblico gli somministrò una somma per la ricostruzione di questo stabile. I figli e fratelli di Gio. Battista Nicoletti da Imola ottennero licenza il 12 agosto 1475 di vendere e permutare le loro case nel Mercato di Mezzo con Alessandro, e Francesco Bottrigari. Si trova però che il 2 agosto 1482 Battista Nicoletti assolse Galeazzo del fu Bonifazio Zambeccari di L. 1000 per prezzo di case sotto S. Michele del Mercato di Mezzo. Rogito Bartolomeo Zani.

Nicolò di Domenico Ugodonici da Imola studiò leggi in Bologna, ove si laureò e fu fatto cittadino nel 1377. Gio. di lui figlio detto Gio. di Nicolò degli Ugodonici, o Nicoletti da Imola dottorato in leggi il 10 dicembre 1397 fu lettore della nostra Università nel 1399, e nel 1400 passò a Padova, poi ritornò a Bologna nel 1416 e vi morì il 23 febbraio 1436. Ebbe Giovanni due figli, Michele che si dottorò in leggi il 22 luglio 1436, e Lodovico che testò nel 1447, rogito Scarduino Scardui, nel qual testamento si fa menzione di Antonio, e di Battista suoi fratelli e figli di Giovanni. A queste notizie del Fantuzzi si aggiunge che fra i lettori in leggi nell' Università di Bologna si trova un conte di Nicolò Ugodonici oriondo di Imola nel 1405, e un Andrea di Nicolò Ugodonici nel 1406 al quale dovevano essere fratelli i suaccennati.

Il 18 febbraio 1489 Alessandro Bottrigari notaro fabbricando la sua casa ottenne suolo pubblico sull'angolo del Mercato di Mezzo e sembra che facesse altri lavori nel 1496. Sopra il poggiolo di questa casa si leggevaJo. Bap. Bottrig. 1537.

1569 18 agosto. Testamento di Gio. Battista del fu Alessandro Bottrigari, col quale lascia a Galeazzo Bottrigari la casa grande sotto S. Michele del Mercato di Mezzo e nella via detta Mercato di Mezzo, e ad Ercole Bottrigari l'altra sotto detta parrocchia nella via che via alla porta del Vescovato detta Venezia. Più altra casa già sotto Santa Maria degli Uccelletti e ora sotto S. Michele in via Venezia, finalmente due stalle in detta via.

Nel 1596 la loro proprietà era limitata alla sola antica casa del Nicoletti. L'ultimo Bottrigari del ramo che qui abitava fu Gio. Galeazzo morto il 5 no vembre 1678.

Questo stabile passò parte alle suore di Gesù, e Maria, parte al mercante Antonio Vitali, e ai Gualterotti di Città di Castello. Fu stimato, compresa la ca setta di confine posta in via Venezia, L. 23000. Dopo vari passaggi appartenne a Rizzoli negoziante che Io risarci ed ornò dandovi ingresso nella via Venezia nel 1828.

Si passa la via di Roma.

N.80. Case dei Ramponi famiglia nobilissima e delle primarie di Bologna. Nel 1250 era divisa in due rami, l'uno si diceva dei Ramponi, l'altro degli Arimondi da un Arimondo di Scannabecco che anch'esso addotto in appresso il cognome Ramponi. Abitava anticamente nella vicina contrada di Roma, e questo fu l'ultimo ad estinguersi.

Alcuni hanno scritto, e può essere, che qui abitassero nel 1161, ma che la torre il cui tronco è nell' angolo di Roma sia stata fabbricata da Passarino secondo la cronaca Guidotti, e secondo il Ghirardacci cominciata nel 1120 da Bernardo e Aliprando fratelli non è provato da alcun documento.

Dall'archivio Ramponi si rilevano i seguenti acquisti fatti in questi contorni:

1278 15 gennaio. Alberto Ramponi comprò per L. 44 una casa da Sofia Bottaforni.

1329 10 febbraio. Raimondo e Filippo fratelli e figli di Scannabecco d'Arimondo Ramponi comprarono da Giovanni Cocca la metà di una casa per L. 60. Rogito Giacomo Angelelli.

1342 9 marzo. Filippo di Scannabecco Ramponi aveva comprato una casa sotto S. Michele del Mercato di Mezzo in confine di Raimondo Ramponi, dei beni della Compagnia degli Spadari, e delle vie pubbliche venduta da Alberto Conoscenti e anche come erede di Tommaso detto Misinello suo fratello per L. 345. Rogito Panicale Dal Gatto.

1384 28 settembre. Comprò Raimondo Ramponi da Antonio di Zuntino Zuntini Dalla Serra una casa grande con corte ed altre casette ruinose dopo detta corte poste sotto S. Michele del Mercato di Mezzo. Confinava le vie pubbliche, detto compratore, e Ugolino Scappi per L. 1600. Rogito Gio. d'Angelino d'Alberto Angelelli.

1396 24 maggio. Il dott. Francesco Ramponi comprò da Pietro Farfengo da Cremona una casa in forma di terrazzo posta sotto S. Michele del Mercato di Mezzo, o Santa Maria degli Uccelletti per L. 300, rogito Pietro Salaroli, la quale il 3 settembre 1407 fu venduta da Rodolfo di Filippo, e da Pietro padre e figlio Ramponi nipote e pronipote di detto dott. Francesco, a Leonarda di Giacomo Della Petraglia vedova di Bonifazio Belliotti di Firenze per L. 550. Rogito Bonaventura Paleotti.

Il detto Francesco dottore di leggi e lettor [pubblico fu uomo potente, e preponderante nel Governo. Gaspare Calderini dott. insigne mentre era condotto a morte fu da lui liberato dalle mani della giustizia. Il 21 gennaio 1399 fu confinato a Padova per dove il 21 aprile partì Madonna Filippa figlia di detto Francesco, e Madonna Giovanna di Gio. di Devoto Ghisilieri moglie di Rodolfo Ramponi con 13 figli.

II Giovedì 15 settèmbre 1401 a ore 17 1/2 morì il dottor Francesco Ramponi e fu sepolto con grandissimo onore in S. Francesco. Fu buono a Dio giusto in Consiglio, paziente nella sua infermità di gotta, la quale egli portò per Io spazio di più di trentacinque anni, così la cronaca Fabbra. Aveva egli testato a rogito di Giovanni Moroni il 19 ottobre 1395 lasciando erede il figlio Raimondo, e mancando la sua discendeza, il monastero della Certosa, e nel caso che rifiutassero l' eredità nominò eredi i Domenicani, Agostiniani, Conventuali, Serviti e Celestini per tre delle quattro parti delle case, e botteghe del Mercato di Mezzo, e per l' altra parte le suore de' SS. Lodovico ed Alessio coll' obbligo di amministrare, e dividere le rendite.

La casa dei Ramponi era rimpetto la spezieria della Campana.

Nel 1541 27 luglio. Lodovico Ramponi, e Vincenzo Grassi Ramponi addotarono in nipote Giovanni Battista Ferri cedendogli tutte le loro ragioni, ed effetfi, come da rogito di Giovanni Battista Castellani.

Giovanni Battista del fu Raimondo Ramponi nel suo testamento fatto a rogito di Girolamo Brighenti il 28 dicembre 1652 lasciò usufruttuaria Costanza del fu Giovanni Bonasoni di lui moglie, ed erede il senatore conte Lelio Bonfioli. Il suddetto Giovanni Battista ultimo dei Ramponi era morto il 7 gennaio 1653 (orig. 1651, corretto con il ? dal Breventani), e l'inventario della di lui eredità fu stipulato il 29 febbraio susseguente.

Abbiamo una cronaca Ramponi divisa in due volumi, ma si ignora quale dei Ramponi ne sia stato l' autore. Terminate le linee di questa famiglia ebbero luogo le disposizioni testamentarie del dott. Francesco, quindi le suore di S. Guglielmo locarono costì.

Il 31 agosto 1655 queste case eran locate a Giovanni Battista Calvi per annue L. 2100. Dopo il 1797 la casa grande fu comprata dal negoziante francese Marcello Sibaud, ed ora appartiene a Giovanni Maria Casazza droghiere genovese.

Nell' angolo di Roma vi sono gli avanzi di una torre che non sopravanza ora l'altezza dei tetti, e che dicesi fabbricata da Eriprando e Bernardo Ramponi nel 1121. Nel 1765 in occasione di ristaurare la casa fu ridotta ad altana, e tolta la scarpa dalla sua base.

Ramponi famiglia nobilissima si divise nel 1250. Un ramo prese il cognome Ramponi e l' altro quello Arimondi da un Arimondo dott. di legge, ma questa divisione di cognome durò per poco tempo, perchè gli Arimondi addottarono anch' essi quello dei Ramponi. Baruffaldino uccise Albarino Scanabecchi per esser parziale di Bozzo governatore alemanno; e Scannabecco fu ferito a morte il 1° luglio 1194 dai Geremei nella corte di S. Ambrogio per cagione del vescovo Gerardo Gisla. Gli antichi due rami abitavano nella via di Roma.

Raimondo Ramponi comprò il 28 settembre 1384 da Antonio di Zuntino Zuntini dalla Serra una casa grande con cortile, ed altre casette ruinose dietro detta casa posta sotto S. Michele del Mercato di Mezzo per L. 1600. Confinava il compratore, le vie pubbliche e Ugolino Scappi. Rogito Angiolino d'Alberto Angeletti. Confiscati i beni a Francesco dopo il suo ostracismo a godere questa casa, nel 1399 fu data al conte Antonio da Bruscolo, sul conto del quale la cronaca Fabbra così si esprime.

"Il 27 ottobre 1399 in lunedì deposto il partito Zambeccari cioè del famoso Carlo, furon richiamati i confinati, e restituì i loro beni. Una brigata di popolo corse a una casa di messer Francesco dei Ramponi, che confina con quella della sua abitazione, e con quella di messer Ugolino degli Scappi, amezzando una viazzola vicinale, nella quale casa il conte Antonio da Bruscolo era stato posto dal regolamento passato, e tratto dal letto il detto conte, che era o si fingeva ammalato lo trascinarono per le Merzarie fino in piazza per appiccarlo, e perchè non voleva montar le scale, il manigoldo lo legò a mezzo la scala sì basso che quasi toccava la terra coi piedi, ed in tale stato gli fu dato da uno un colpo sì forte di spada, che tagliò il capestro, e fendè la testa del conte fino ai denti, per lo che morì la sera appena portato all'ospedale".

La possedette dopo il 1800 certo Calanchi calzolaio da Castelfranco che la vitalizzò a un Panzacchia di Pianoro. Aveva il suo ingresso nel vicolo annesso detto delle Olle che separava questa casa da quelle degli Scappi, chiuso già da un portone da moltissimi anni, tanto da questa parte che nella via di Napoli. Nel suo sbocco sul Mercato di Mezzo è stata fatta nel 1827 una bottega da barbiere.

1432. Viazzolo locato a Mauro Orazio di Mauro Giacomo pittore per farvi una bottega, il qual viazzolo metteva nella contrada delle Selle (Altabella). Dicevasi vicolo delle Olle.

Palazzo senatorio Scappi. Pietro di Romberto detto Scappi, è l' autore conosciuto di questa famiglia che praticò per molti anni il cambio, e che ha dato molti uomini insigni in legge. D. Pietro Fabbro dice che il 25 aprile 1405 fu sepolto messer Ugolino dottor di legge figlio di Maso dei Tavolazzi, che si faceva chiamare Ugolino degli Scappi nella chiesa di S. Pietro rimpetto la sagristia nuova. L'ultimo Scappi senatore Camillo di Mario morto il 18 settembre 1707 ed il marchese Antonio Camillo Scappi nato Sampieri vendettero questa porzione di stabile il 4 febbraio 1801 per L. 12000 a Luigi Bertolotti caffettiere degli Stelloni. Rogito Riva (Vedi Cantone dei Fiori).

Mercato di Mezzo a sinistra entrandovi per la piazza di porta Ravegnana.

Nell' angolo del Trivio di porta Ravegnana vi erano le case di Alberico di porta Ravennate, che si crede stipite della famiglia Alberici famosa per le sue ricchezze ammassate col cambio. La loro torre decantata per artificiosa era a sinistra del Vicolo delle Giupponerie, ora detto Sanmartini entrandovi per il Mercato di Mezzo i cui avanzi si veggono nella bottega attinente al N. 1260 di detta strada. Dicesi fabbricata nel 1110, e rovinata da sè il 7 maggio 1201 sopra porta Asinella, e sopra varie case colla morte di Pietro Asinelli, e della sua donna di Mussarello, di Guglielmo Marescalco, di Ghiberto de Luca e di altri fino al numero di trentasette. Quando seguì questa disgrazia era di Alberico di messer Ugo Alberico.

Pochi piedi prima dell'angolo della via Sanmartini, e in mezzo della strada del Mercato di Mezzo vi era una delle quattro croci della città dedicata ai SS. Apostoli ed Evangelisti di piedi 9 per ciascun lato, che distava dal portico piedi 11, oncie 11; e dal marciapiede o stillicidio degli Strazzaroli piedi 13. Nel 1453 il Masina nuovo dice che nel 1403, fu concessa alla compagnia degli Strazzaroli, alias Drappieri, e che la risarcirono e la copersero nel 1412 di metallo dorato con spesa di L. 1000. Questa era la più ornata cappelletta che coprisse le dette croci,e che fu distrutta nel 1797.

Si passa la via Sanmartini o Giubbonerie

N.67. Casa dei Casoli. 1365 20 dicembre. Due parti di cinque, di alcune case, botteghe, e Beccarie nelle quali stavano Beccari, e Giupponieri in cappella Santa Maria di Porta Ravegnana presso la croce, presso il Mercato di Mezzo, presso la via detta Androna de' Zibonari , presso una casa della società dei Beccari, e presso le Beccarie, furono vendute da Bartolomeo, del fu Giacomo de' Boatieri della cappella di S. Nicolò di S. Felice, e da Giovanni suo figlio, erede del fu Zaccaria del detto Giacomo de' Boatieri a D. Ferdinando Alvarez, per L. 750. Rogito Francesco Aspettati. Si dava in enfiteusi ai Casoli. Era ad uso osteria, e confinava colla via davanti e col macello di dietro. Sarà poi stato francato il canone dai Casoli, perchè si trovano intestati come padroni.

N.66. Casa dell' arte dei macellari.

N.65. Macellaria.

N.66. Prima del 1244 a cominciare dal predetto vicolo fino a tutto il portico erano Beccarie di diversi proprietari che furon vendute alla compagnia dei Beccari.

1244 9 giugno. Il Massaro, e uomini della compagnia dei Beccari comprarono da Aspinello, e da Isdra padre e figli Scannabecchi una casa sopra l'Avesa, nel qual luogo si esercitava l'arte della Beccaria. Confinava la strada di Porta Ravegnana, l' Avesa ecc. per L. 110. Rogito Martino Antolini.

1244 10 giugno. La detta compagnia comprò da Guerriera di Giuseppe Toschi vedova di Timone Mai altra casa nella quale abitavano i Beccari in Porta Ravegnana. Confinava Arpinello Scannabecchi, per L. 150. Rogito Martino Antolini.

1244 29 dicembre. Gherardo di Rolando da Campiano, Ogni Bene di Biagio, e Gualterini d'Alezzo vendettero alla suddetta compagnia una stanzina verso l' Avesa, per L. 37 10. Rogito Bonazunta.

1248. I Beccari comprarono da Guglielmino di Ravegnano, e da Caccianemico suo figlio la terza parte per indiviso della casa, delle sue Beccarie in Porta Ravegnana. Confinava altri beni dei compratori, per L. 133. Rogito Martino Antolini.

1251 15 giugno. Gli stessi comprarono da Pietro Maria Rolandino di Savignano una casa nella quale erano le Beccarie a ponente dell' Avesa. Confinava i beni dei compratori, per L. 100. Rogito Montanaro di Bertoldo.

1251 22 ottobre. I medesimi comprarono da Petronio Guarini, e da Giacomina di Lambertino Boccaderonco una casa ad uso di Beccaria in Porta Ravegnana nell' Androna delle Giupponerie. Confinavano i compratori, Ivano da Castel Vecchio, con la giurisdizione dell' Avesa. Rogito Martino da Manzolino.

1383 20 dicembre. Pietro del fu Matteo di Stefano Corvolini vendette alla Società dei Macellari una casa sotto Santa Maria di Porta Ravegnana con portico, banche e scorticatoio presso la strada ed i Guastavillani, compreso il jus dell' Avesa. quattro casolari assieme uniti con terreno dal lato anteriore posti sotto S. Dalmasio ed in parte sopra l' Avesa, presso i frati di S. Francesco, i Guastavillani e l' infrascritto terreno. Una casa in cappella S. Dalmasio confinava gli eredi di Mino da! Follo, gli eredi di Benvenuto de' Pariensi da un lato, l' infrascritto terreno, gli eredi di Antonio di Ser Francesco da Castagnolo, la via pubblica, una casa piana e pellatoio sotto S. Dalmasio in confino dei successori del fu Francesco di Bonaventura Drappiero, e di una casa dell'ospitale dei Battuti. Rogito Lodovico del fu Nicola Magnani.

I Guastavillani possedevano di qua e di là del Mercato di Mezzo dal pelladuro, e segnatamente presso la cappella della Madonna dei Beccari, della quale non si conosce precisamente l'ubicazione, ma è molto probabile che fosse dov'era un'immagine di Maria Vergine sotto il portico annesso alla Pescaria Nuova.

Le Beccarie erano divise in 133 morelli. Sopra il suolo delle suddette compre fu fatta la casa N. 66 che spettava ai macellari anche nel 1796, e la grande macellaria N. 65 lunga piedi 130 larga piedi 32 che conteneva 14 banche. Sotto il portico della casa eravi una Beata Vergine che forse indicava il luogo dove già fu la cappella della Madonna dei beccari.

N.65. Il 19 settembre 1564. Pietro Donato Cesi governatore di Bologna concesse il privilegio alla compagnia dei macellari, proprietaria del vaso grande delle macellane di sotto (che è questo) e dell' altro delle Caprarie, a Gioseffo e Girolamo fratelli Ticinali alias Canobbi padroni del vaso della macellaria di sopra, fra la Ruga degli Orefici e le Pescarie, sotto condizione che in nessun luogo fuori dei suddetti tre vasi si potesse macellare e vender carni, eccetto i quattro macelli nei Serragli, cioè quello in strada S. Felice dei Ghisilieri, in Galiera sopra il canale di Reno, in Strada Maggiore sulla Seliciata e in strada Stefano sotto l'ospitale di S. Biagio. E perchè prima macellavasi in diversi luoghi ricorsero i proprietari de' macelli, allegando il danno loro inferito, onde si locassero in enfiteusi perpetua alla compagnia dei macellari, e che quelli che erano nelle Caprarie di sopra si locassero ai fratelli Canobbi per canoni equivalenti agli affitti che si ricavavano dalle macellane abolite. E tale privilegio fu concesso in vista delle molte spese fatte dai macellari, e dai Canobbi per ridurre i suddetti vasi ad uso di macello.

Il 29 dicembre 1650. Il conte Carlo Zambeccari, e la (oirg. l'articolo "la" era mancante, cosa di cui il Breventani non si accorse) madre del conte Antonio Giuseppe del fu conte Carlo Zambaccari comprarono dalla Compagnia dei macellari il vaso grande detto allora le Beccarie sotto San Matteo delle Pescarie. Confinava gli eredi di Pietro dal Pino, la compagnia degli Strazzaroli, Angelo Maria Angelelli, altri beni de' macellari, il Mercato di Mezzo, e le Caprarie, per L. 87500. Rogito Filippo Carlo Zanotti Azzoguidi. Dopo il 1800 servì ad unico macello della città finchè fu traslocato nella fabbrica dei Calderini vicino alla Porta delle Lamme, fra il 1806 e il 1808.

Nel 1815 fu comprato per L. 7000, da Giacomo Rizzi detto Ciavanino, il quale ottenne di concentrarvi i pescivendoli al qual effetto divise il locale in 24 archi con altrettante tavole di marmo; e procurando d'irrigarlo colle acque del sottoposto condotto di Savena unito al torrente Avesa. Il venerdì 9 maggio 1815 fu aperto per la prima volta, ed il Vicolo vicinale fu destinato allo smercio del pesce piccolo.

N.64. Stabile di Melchiorre di Gabriele Mazzoli alias Manzoli, che il 30 aprile 1379 a rogito di Lodovico di Emesto de' Vincenzi fu comprato per i Domenicani dal commendatore del fu Domenico del fu Nicolò Lion di Venezia, che col suo testamento 6 luglio 1373 lasciò a detti frati ducati 5000 d'oro. Si dice nell' Instrumento predetto essere in cappella S. Dalmasio nel Mercato di Mezzo presso la Via pubblica davanti, presso la Via vicinale detta Valdefiore dalla parte di dietro (Vedi corte dei Mandelli nella via delle Calzolarie). È degno di rimarco una circostanza, e cioè che questo stabile nel 1438 pagava L. 10 d' affitto e del 1740 L. 710. Fu dato in enfiteusi ai Dulcini, che vendettero i miglioramenti il 9 marzo 1593 per L. 570. Rogito Ercole Borgognini. Essendo messo ad uso di osteria all'insegna dei quattro pellegrini fu venduto a Giosafatte Bonati il 20 giugno 1794 per L. 14000. Rogito Gaetano Vasuri.

N.63. Casa che del 1475 1° novembre era di Giovanni Guidotti, che egli stesso descrive per posta sotto S. Lorenzo dei Guarini, o Santa Maria di Porta Ravegnana in luogo detto Cavraria presso la via del Mercato di Mezzo e cioè di sotto, presso i Morelli della compagnia dei Beccari da diman, e di sopra, appresso l' Avesa da domani.

Si passa la Via delle Calzolarie

Si passa il voltone delle Cimarie

Si passa il voltone delle Pellizzarie

Si passa Vicolo ora Vicinale detto dello stallatico del Sole

Si passa il portone dello stallatico del Sole

N.62/2. (Orig. 62. Il Breventani non corresse questa inesattezza). 1237 14 febbraio. Confessione fatta da Guido e da Enrighetto fratelli e figli del fu Prendiparte di Guido Tantidennari di tenere in feudo da Guido di Guido Lambertini, da Guido di Mondo e da Mondolino suo fratello tutti dei Lambertini per la metà, e da Giacomino di Lamberto Lambertini per l'altra metà le loro case e torre poste in Bologna nel Mercato di Mezzo sotto S. Michele in confine della via pubblica, del casamento di Zaccaria Magnani, e di quello di Ugolino Rossi e nipoti. Rogito Arduino Cavalli. Se il tenere in feudo corrisponde al patto di francare con successiva locazione queste case erano state vendute dai Tantidennari ai Lambertini.

1242 10 dicembre. Confessione di Beatrice madre di Guido e di Enrichetto del fu Prendiparte di Guido Tantidennari di tenere in feudo da Giborra vedova di Giacomino Lambertini tutrice di Lambertino, e di Guido figli di detto Giacomino tutte le case e torre sotto S. Michele del Mercato di Mezzo in confine delle vie pubbliche, del casamento di Zaccaria Magnani, degli eredi di Ugolino Rossi e ciò per L. 78 soldi 7 Bolognini 4 per la qual somma i Tantidennari obbligarono i detti beni a favore dei Lambertini, ed avuti i denari dalla vendita d'alcuni beni che detti Tantidennari tenevano in feudo dai detti Lambertini per detta somma. Conviensi poi sia lecito ai Tantidennari di liberare dette case e torre mediante l' investimento di dette L. 78 7 4, mediante l'assegnazione di altri beni in permuta per detta somma. Rogito Arduino Cavallo.

1251 9 dicembre. Guido Tantidennari fece consegna a Guido Lambertini di diversi beni rurali per L. 260 tenuti in feudo antico dal detto Tantidennari, per il qual feudo essi avevano obbligato a detti Lambertini una casa con torre nel Mercato di Mezzo in cappella S. Michele. Rogito Cambio di Palmerio Turizani.

Si trova sotto il 27 settembre 1290 che nel Mercato di Mezzo e pare in questa situazione che vi fosse il Trivio dei Bonizzi, e che del 1444 avessero stabili in queste parti i Boccaferri.

1444 12 dicembre. Licenza dei Diffensori all'avere rilasciata a Bartolomeo del fu Paolo Boccadiferro d' alzare la sponda d' un suo muro nella Parrocchia di S. Cattaldo nella contrada detta la Volta dei Tencarari ove al presente sono i fondamenti con due colonne di legno. Rogito Giovanni del Tina.

1473 18 gennaio. Boccadiferro Francesco Alessandro, e Marc'Antonio fratelli comprarono da Alberto, e da Galeazzo Foldi una stalla, bottega e parte di casa, sotto S. Cattaldo, ora S. Michele poste nel Mercato di Mezzo e parte in Gorgadello, per L. 68 d' argento. Rogito Gaspare Gambalunga.

1485 30 marzo. Boccaferri Francesco e fratelli comprarono da Giovanni Francesco pupari una casa sotto S. Cattaldo, per L. 250. Rogito Giovanni Battista Mussolini.

1577 23 maggio. Il senatore Cornelio Lambertini del fu Annibale comprò da Francesco del fu Bartolomeo Boccaferri una casa grande con torre, e con due botteghe sotto S. Michele del Mercato di Mezzo, e in detta via confinava con Paolo Giraldini e i Maranini, poi tre stalle contigue, e una bottega piccola nella contrada delle Pellizzarie. Confinava detta via, la compagnia dei Pellizzari, uno stradello. Idem una stalla piccola ed alcune stanze sopra la compagnia dei Sartori nel Mercato di Mezzo, presso detto stradello, e i Pini. Il tutto per L. 15000. Tommaso Passarotti.

1577 20 settembre. Compra del senatore Cornelio del fu Annibale Lambertini dal Dott. Giovanni Francesco del fu Andrea Cavazza di una casa sotto S. Michele del Mercato di Mezzo. Confinava la via di S. Cattaldo dei Lambertini, le Spaderie, il compratore e Giovanni Battista Maranini, più una bottega contigua a detta Via delle Spadarie, per L. 8000. Rogito Ercole Cavazza e Leonardo Fabroni.

1587 23 dicembre. Comprò il senatore Cornelio del fu Annibale Lambertini da Cosimo del fu Giovanni Battista Maranini una casa sotto S. Michele del Mercato di Mezzo nel Viazzolo detto il Viazzolo dei Maranini. Confinava il compratore, i fratelli del venditore, la via delle Spaderie, per L. 6500. Rogito Leonardo Fabroni. Appartenne ai Pastarinì e Gasparo la possedeva del 1715. In queste botteghe vi esercitarono la loro mercatura di Pannine. Ora spetta a diversi. (Vedi Tosapecore).

Si passa il Vicolo morto Tosa Pecore

N.62/1. (Orig. 62. Il Breventani non corresse questa inesattezza) Edifizio che dicesi facesse parte della casa dei Tencarari. (Vedi il N. 61 Fu risarcita dai Silveti nel 1779. Dalla compra Lambertini del 1587, fatta da Giovanni Battista Maranini pare questa casa fosse dei fratelli del venditore Maranini.

Si passa la via delle Spadarie

N.61. I Tencarari famiglia antichissima abitava sotto S. Michele del Mercato di Mezzo di qua e di là delle Spadarie nel 1239. (Vedi Tosa Pecore). Zoane Tencarari vescovo d'Avignone ricorda nel suo testamenlo fatto il 10 febbraio 1257 questa casa con torre appartenente alla sua famiglia della quale nel 1500 viveva un prete, che par l' ultimo di quell' antica schiatta.

L'otto giugno 1318. F. Isnardo del fu Pietro da Cadriano, e Filippo suo figlio comprarono da Fosco del fu Giovanni di Conforto Tencarari metà per ciascheduno di una casa con due tasselli posta sotto S. Michele del Mercato di Mezzo per L. 330. Rogito Graziolo di Bolognetto.

Il N° 61 nel 1421 era degli eredi di ser Giovanni d' Oretto e nella facciata vi erano non ha molto le loro armi. A quei giorni sussisteva ancora la torre dei Tencarari. Fra questa casa, e la chiesa di S. Michele del Mercato di Mezzo vi era uno stabile dei Ludovisi, poi dei Tartagna che fu unita al N°61. Dagli Oretti passò tutta, o in parte, ai pittori Passarotti. Appartenne in appresso a diversi, finalmente fu concessa in enfiteusi dai Padri di S. Michele in Bosco e dalle suore di S. Gio. Battista, nel 1784, ai Mariani pellicciari.

N.59. Voltone che era lo sbocco del vicolo della Massara che nella parte opposta corrispondeva nella via delle Accuse. Sotto vi era il N° 60.

N.58. Chiesa e canonica di S. Michele del Mercato di Mezzo. Di questa parrocchia si ha memoria nel 1130 (vedi via Roma) e nel 1220 vi abitavano gli Azzogardini che venivano da un Azzo di Gardino possessore di terreni nella via che oggidì si dice Azzo Gardino. Gli Azzogardini hanno dato molti dottori e lettori pubblici alla nostra Università e mancarono nel secolo XIV.

Il jus patronato fu dei Lodovisi poi dei Ramponi e dei Bottrigari. Giovanni Battista Bottrigari la fece ristaurare nell'anno 1553.

Nel 1378 era parroco di questa Chiesa D. Pietro di Mattiolo Fabbro, che scrisse una cronaca dei suoi tempi, nella quale diceva che davanti la Chiesa vi era il portico.

La sua giurisdizione fu ampliata in diverse epoche con quelle di S. Cattaldo dei Lambertini, di Santa Maria degli Uccelletti, di Santa Giusta, di parte di S. Lorenzo dei Guerrini, e di S. Dalmasio dei Scannabecchi.

La facciata della Chiesa fu risarcita nel 1763 ed unita a quella di S. Pietro per decreto del 23 maggio 1806. La Chiesa fu chiusa il 18 agosto 1808 poi venduta assieme alla canonica dai fratelli e cugini Bottrigari come da rogito Betti del 22 dicembre 1810 a certo Frignani che aperse nella Chiesa un mangano il 7 settembre 1811.

Nell'angolo della casa di confine con detta Chiesa, e della via piazzola della Canepa vi era un arma di macigno con un Chevron fra tre teste di leone.

Si passa la via della Piazzola della Canepa.

N.57. Secondo il testamento di Raimondo Ramponi possedeva egli tre case in faccia la sua casa grande nel Mercato di Mezzo.

1428 11 marzo. Testamento d'Antonia del fu Giovanni da Tavernola vedova di Nicolò Bombaci poi moglie di Giovanni del fu Martino Duglioli col quale lascia all'ospitale della Morte una casa nel Mercato di Mezzo sotto S. Michele detta la Taverna dei Foleselli, la quale confinava la via pubblica da tre lati e i successori di quelli dal Gambaro. Rogito Gio. di Franceschino Malvasia.

1487 21 ottobre. Gli uomini dell'ospitale della Morte concessero in locazione enfiteotica a mastro Alessandro del fu mastro Orazio pittore una casa detta la Camera dei Foleselli posta nel Mercato di Mezzo in confine di tre strade per annue L. 16. Rogito Andrea del fu Duzio Zani. Il predetto canone fu francato il 1° dicembre 1513 con L. 400. Rogito Antonio Boccadicane.

1504 8 gennaio. Lodovico Ramponi diede in enfiteusi a Silvestro Orazi per annue L. 12, rogito Girolamo Casabò, una casa la quale fu poi comprata nel 1532 13 novembre per L. 1050. Rogito Vincenzo del fu Gregorio da Argile.

1532 6 novembre. Alessandro del suddetto Silvestro Orazi acquistò da Vincenzo Pomelli Guainaro qual massaro delle quattro arti una casa sotto S. Michele del Mercato di Mezzo in confine di due strade cioè a mattina, e a settentrione, di Lodovico Ramponi, e del compratore dagli altri lati per L. 2000. Rogito Gaspare di Gio. Francesco Merighi.

È certo che il vicino N° 56 apparteneva agli Orazi, poichè per lungo tempo l'aggregato di questo case si conosceva per isola degli Orazi, che confinava il Mercato di Mezzo, la via del Voltone della Corda, e quella della piazzola della Canepa.

Le proprietà Orazi si estendevano più oltre verso ponente, avanti la demolizione dell'isola per far la Piazza del Nettuno. (Vedi Piazza Nettuno.).

Gli Orazi, famiglia di qualche lustro, comincia da mastro Giacomo di Paolo padre d'Orazio pittore che nel 1446 era ascritto alla Compagnia delle quattro arti e che testò il 6 ottobre 1449, Nicolò d'Alessandro dottore di leggi fu nominato l'11 marzo 1575 vicario del Cardinale Paleotti Vescovo di Bologna morto l'11 luglio 1607 Vescovo di Catanzaro. Vittoria di Alessio moglie del senatore Gio. Antonio Pietramellara fu l'ultima erede degli Orazi, e morì il 24 aprile 1698. Vittoria di Lodovico Pietramellara morto in novembre 1731 portò l'eredità Orazi al conte Francesco del conte Malvasia. Morì Vittoria il 5 luglio 1769 e la di lei primogenita Marzia fu erede Orazi, e moglie del conte Ercole del senatore Luigi Mariscotti.

L'osteria del Moro che esisteva nelle case degli Orazi il 9 maggio 1619 fu rifabbricata nel 1703 da Lodovico Orazi Pietramellara.

La parte del Mercato di Mezzo fino al Cantone de' Fiori era detto degli Stelloni. Questa denominazione viene da certe colonnette di legno dette Stelloni che formavano barriera alla piazza tanto a settentrione che a ponente fin quasi al Gigante, furono poste per la prima volta nell'ottobre 1682, rinnovate di rovere in N° di 24 il 19 dicembre 1776 poi levate dopo il 1797.