N.742(4) Palazzo Ruini, Ranuzzi, Bacciocchi

Cartigli

Palazzo Ranuzzi già Ruini

Appartenuto ai Ruini fino al 1634 passò poi ai Ranuzzi nel 1679 e nel 1822 ai Baciocchi. La facciata fu eseguita, intorno al 1582, su probabile disegno di A. Palladio. Notevole è lo scenografico scalone costruito da G. A. Torri su progetto di G. B. Piacentini (1695) e ornato da statue di F. Balugani (1770 c.). Al piano nobile, sala di F. Galli Bibiena con statue di G. Mazza (1720); dipinti di M. A. Franceschini e E. Haffner (1680-81), fratelli Rolli, V. M. Bigari e S. Orlandi (1725), F. Giani, A. Basoli.

Indirizzo:

piazza dei Tribunali, 4

Guidicini

N. 742. Palazzo Ruini cominciato da Carlo di Antonio Ruini sopra varie case, fra le quali cinque enfiteutiche di S. Procolo gravate del canone di soldi 72 e denari 8, il qual canone fu annullato mediante lo sborso di scudi 500.

Li 27 agosto 1572 si pose mano allo scavo dei fondamenti, e li 3 novembre si cominciarono i fondamenti della facciata.

Si trova che li 28 giugno 1582 Carlo Ruini ottenne dal Senato suolo pubblico per la lunghezza di piedi 70 onde allineare certe tortuosità, e fare il vestibolo e facciata di già cominciata ad edificarsi magnificentissimamenle sulla via che andava al Crocefisso.

Che la facciata fosse architettata da Andrea Palladio è opinione comune, ma da molti è messo in dubbio. Nel frontone vi era la seguente iscrizione: Carolus Ruinus senator fecit 1584.

Fu continuata la fabbrica, ma non condotta a termine dai Ruini che presto mancarono. Si ha memoria dei Ruini in Bologna nel 1367, nel qual anno un Guido di Francesco Ruini da Reggio vi aveva domicilio, e vi mori un Bartolino Ruini da Reggio, sepolto in S. Francesco, dal quale fu venduta una casa a Paolo de' Bonfigli li 16 luglio 1465. Carlo, figlio di Corradino Ruini e di certa Vigarani, nacque in Reggio circa il 1450, e fu chiamato a leggere in Bologna li 11 ottobre 1511 con 650 ducali d'oro a titolo di stipendio, e L. 100 per l'affìtto della casa. Fu fatto cittadino li 8 marzo 1515. Ebbe a scolari il famoso Francesco Guicciardini e Gregorio XIII. Il suo onorario fu portato nel 1530 a ducati 857 1/2, ma li 3 aprile dello stesso anno passò all' altra vita in età d'anni 80 circa.

Morì ricchissimo, e quando testò inculcò al figlio Antonio, che mancava di successione, di procurarsela in qualunque modo, autorizzandolo a farla legittimare. Antonio ebbe da Isabella Felicini, di lui moglie, Carlo iuniore, la cui discendenza maschile finì in Ottavio di Antonio, ambedue senatori, morto il primo giugno 1634 in età d'anni 30, mesi 10 e giorni 20. Questi lasciò un'unica figlia ed erede di nome Isabella, moglie del duca Michele Ferdinando Bonelli romano.

La madre di detta Isabella fu certa Maria di Asdrubale Mattei, vedova in prime nozze del marchese Gio. Paolo Pepoli, e in terze nozze del duca Scipione Gonzaga di Sabionetta e di Bozzolo.

Nel 1649 il predetto duca Gonzaga e la Mattei di lui moglie, inesivamente ai capitoli matrimoniali fra loro combinati, fecero un assegno a detta Isabella Ruini. Testò la Mattei li 22 aprile 1550, e lasciò erede nella legittima la duchessa Isabella Ruini di lei figlia avuta dal marchese Ottavio Ruini suo secondo marito.

La detta Isabella era moglie del duca Bonelli di Roma.

Il palazzo Ruini restò indiviso fra i Mattei e l'Isabella Ruini, come si vedrà in appresso, ed intanto li 17 aprile 1602, a rogito Alessandro Andrei, fu affittato ai protettori del Collegio de' Nobili detto di Santa Catterina.

Li 18 febbraio 1664 il duca Girolamo Mattei, mediante suo procuratore, locò per anni 7 ai Conservatori del Collegio dei Nobili di Bologna la metà di un palazzo sotto S.Procolo, detto il palazzo dei Ruini, goduto per indiviso dal locatore colla duchessa Isabella Ruini Bonelli. L'annuo sborso per detta affittanza era di L. 500. Rogito Alessandro Andrei.

Durante questa locazione terminò il collegio, ed il palazzo fu affittato alla infante Isabella di Savoia.

1674, 8 novembre. D. Gio. Francesco Gonzaga, duca di Sabionett e principe di Bozzolo, fece procura al dott. Seleuco Pellegrini a prestare il consenso per la vendita che intendeva fare il duca Girolamo Mattei e la duchessa Isabella Ruini Bonelli, al marchese Costanzo Zambeccari, di un palazzo sotto S. Procolo nel vicolo detto delle Baracche. Rogito Paolo Seroni di Bozzolo.

1678, 29 dicembre. Mandato della duchessa Isabella Ruini, moglie del duca Michele Ferdinando Bonelli ed erede del fratello Carlo Maria, ultimo dei Ruini, di vendere la sua porzione del palazzo, inabitabile ed imperfetto, al senator Ranuzzi, per scudi 2750; più cinque casette contigue per scudi 2700. Rogito Latanzio Pratelli notaro della Pieve.

1679, 21 marzo. Mandato di Donna Eugenia Spada duchessa Mattei, tutrice del duca Alessandro figlio ed erede del duca Girolamo Mattei di lui padre, a vendere la metà del palazzo Ruini al senator Ranuzzi per scudi 2750. Rogito Domenico Bonani dalla Carrara notaro capitolino.

1679, 11 aprile. Il conte Marcantonio del fu Annibale Ranuzzi comprò dalla duchessa Isabella Ruini Bonelli e da Donna Eugenia Spada Matei, madre e tutrice del duca Alessandro del fu Girolamo Mattei, col consenso di D. Gio. Battista Gonzaga duca di Sabionetta e principe di Bozzolo, il palazzo Ruini imperfetto ed inabitabile, per scudi 5500 da paoli 10; più cinque casette per L. 2700. Rogito Francesco Arrighi.

Isabella Ruini morì in Roma nel 1721.

Il compratore si applicò subito a completare questo stabile, mentre li 28 giugno 1679 ebbe licenza di occupare nel Borgo delle Pallotte suolo pubblico per due piedi di larghezza, e in lunghezza per quanto si estendeva la facciata posteriore del già palazzo Ruini. Fece fare vari disegni dai più rinomati architetti, come dal cav. Rinaldi e dal Fontana il quale non fu contento di 84 ungari di regalo. Finì il cortile, fece il braccio a ponente e risarcì tutto lo stabile da capo a fondo spendendo la cospicua somma di scudi 40000.

Morì egli li 6 ottobre 1681 lasciando una rendila di scudi 14000. Annibale del detto Marcantonio venne ad abitare questo palazzo li 4 giugno 1680, e fabbricò la scala nel 1695.

Li 29 agosto 1712 fu data licenza al senator Ferdinando Vincenzo Ranuzzi di occupar suolo nella via delle Ballotte in larghezza di piedi 4 e oncie 4, e in lunghezza piedi 28, non che di chiudere il portico, per la qual chiusura gli vengon concessi altri piedi 4 e oncie 1 affine di far la fabbrica delle sue stalle.

Il senator Marcantonio iuniore nel 1727 ornò l'interno e l'arricchì di preziose supelletili.

La sala fu fatta nel 1720 da Ferdinando Vincenzo, ed è lunga piedi 46 e oncie 6, e larga piedi 39.

Nella parte posteriore del palazzo, e precisamente nell'angolo del vicolo Ruini, vi era una pubblica cappella che fu dimenticata dal decreto 10 marzo 1808 che ordinava la chiusura di molte chiese, ma li 18 dicembre susseguente anche questa fu chiusa e soppressa.

1822, 9 marzo. Il conte Camillo Angelo del fu senator Annibale Ranuzzi vendette questo palazzo a Pasquale Felice Bacciocchi conte di Compignano per scudi 27000 romani, come risulta da un rogito di Luigi Camillo Aldini.

Il nuovo proprietario chiuse la terrazza dalla parte della via delle Balotte per farvi una sala da pranzo. Mancava al palazzo Ranuzzi una piazza che scoprisse la facciata, e dicesi che il cardinal Angelo del senator Marcantonio avesse ottenuto dai Domenicani per L. 6000 suolo bastante per farla, obbligandosi di rifabbricare verso la chiesa del Cestello quanto si fosse atterrato davanti al palazzo stesso, ma morto in Fano li 27 settembre 1689 mentre andava a Roma, svanì questo nobile suo progetto.

Il senatore conte Gio. Carlo del senator Annibale rinnovò li 2 giugno 1706 ai Domenicani le proposizioni dello zio cardinale, che plenariamente furono rigettate. Per gli avvenimenti sopravvenuti dopo il 1796 eran tolti tutti gli ostacoli per dare esecuzione al progetto di fare cioè davanti al palazzo Ranuzzi una piazza, anzi di farla sì ampia che con quella della chiesa di S. Domenico fosse stata una sola, ma né la facilità d'avere il suolo, né la poca o niuna spesa che avrebbe fatta poterono vincere la religiosa suscettibilità del senatore Annibale di Girolamo Ranuzzi, e Bologna restò priva di si bell' ornamento.

Gli edifici da atterrarsi per formare la suddetta piazza erano in seguito passati in proprietà di secolari, e il palazzo Ranuzzi, come fu detto più sopra, era stato acquistato dal Bacciocchi, combinazioni queste che facevano sperare che il nuovo proprietario più non esitasse a dare il proposto ornamento alla città; ma egli economicamente si restrinse ad aprire una piazza per metà, operazione disapprovata da tutta la popolazione. Nel luglio 1824 si cominciarono le demolizioni che si continuarono nel susseguente anno. Restava la chiesa di S. Bartolomeo, o San Nicolò delle Vigne, che interrompeva la linea del prospetto al palazzo, alla cui distruzione fu posto mano nel 1826.