N.1633

Dalle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini:

Residenza dell'arte dei fabbri.

Gli statuti più antichi presso quest'arte furono formati nel dicembre 1262, ed altri nel 6 dicembre 1265, a rogito di Guido Galutio, notaio della compagnia, e di Bonifazio Borati, notaio di palazzo. Secondo poi l' Orlandi, gli statuti sarebbero del 1281, 1305, 1317, 1341, 1351, 1397, inediti, poi stampati e riformati nel 1580.

La compagnia aveva un libro manoscritto, nel quale si tenevano notate le autorità dei massari dell'arte, pel magistrato di collegio.

Li citati statuti comprovano che formò corporazione o collegio assai prima del 1407, nel qual anno vuole lo storiografo Masini che siasi innalzata a grado di Università artistica.

Li suoi obbedienti erano li venditori d'ogni sorta di metallo lavorato e non lavorato, li bicchierai, li pignattari e li boccalari.

La società acquistò lo stabile, mediante Francesco di mastro Donduccio medico, e Beltramo di Giovanni Beltrami massaro, nel 1351.

Fu il cardinale Legato Bessarione che alli 17 aprile 1450 concesse alla Compagnia dei Fabbri di poter incettare e vendere carbone all'ingrosso ed al minuto ed anche di bollare le stadere, i passi, le bilancie e capre, ritenendone il provento sotto condizione che dovesse la compagnia a ricambio mantenere in ogni tempo fornita la città di carbone pei minuti bisogni della classe povera, vietandosene ad ognun altro l'incettazione.

Il protettore dei Fabbri, s. Alò, era venerato nella cappella di questa residenza, che fu soppressa li 26 marzo 1797, incamerandone i beni, che vennero poi restituiti nel 1800. Le pitture ch' eranvi entro e fuori, in diversi modi furono sparse e rovinate: non resta di esse ricordanza che nelle vecchie guide di Bologna. Lo stabile fu poi comprato da Luigi Zamboni; confinava a levante con la casa d' Ignazio Babini, a ponente colla via di s. Alò e a mezzodì con quella di Altabella. a settentrione col compratore.

Dall'Indicatore Bolognese:

Casa a due piani.

Qui eravi la Compagnia de Fabbri detta S. Alò, che incominciò a radunarsi nel 961.