N.440 - Ospedale della Vita

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

Dopo esser quivi stato l‘ospitale per infermi e feriti di S. M. della Vita per il corso di anni 465, ed in strada delle Pescarie, e delle Clavature prossimamente alla Piazza Maggiore furono trasportati gli ammalati dall’ antico Ospitale al nuovo il sabato 2 giugno 1725.

La compagnia di S. Maria della Vita fino dal 1589 ebbe il pensiero di fabbricare in questa situazione un vasto ospitale; li 19 agosto di detto anno a rogito di Giacomo Maria Fava, fece acquisto di tre case da Giosetfo Santolini; una con orto di Carlo Castelli, ed altra similmente con orto da Matteo e Lorenzo Giacomazzi ; e siccome tutti questi stabili erano di diretto dominio dell’Abbazia de’ santi Naborre e Felice, si convenne coi Direttori di corrispondere per tutti l’annuo canone di lire 150.

L’ idea di fare un ospitale dietro Reno era invalsa nell’animo de’ frati detti della Sporta, venuti a Bologna nel 1607, e ciò ci vien tramandato da una supplica dei parrocchiani di S. Maria Maggiore presentata al Senato per impedirne l’ esecuzione.

Si diede mano al lavoro li 18 febbraio 1667, murando la prima pietra fondamentale del nuovo ospitale ideato dall’ architetto Bonifacio Socchi di tale estensione, che ne fu giudicata la spesa a fabbrica compita di lire 600,000. Era eseguito il disegno solo per metà quando fu creduto abbondantemente capace a contenere gli ammalati, che potevano alimentarsi mercè le rendite dell’ ospitale.

Arrivò il 1797 ed essendo stato sopressa la compagnia amministratrice nacque disputa fra le municipalità di S. Domenico e di S. Maria Maggiore per chi di loro dovesse subentrare al Governo di detto Ospitale, mentre la prima aveva nel suo circondario la residenza dell’ amministrazione, e la seconda il locale dell’ ospitale.

Li 20 luglio 1797 cominciò la controversia, che fu composta li 23 luglio susseguente colla cessione delle pretese affacciate da quella di S. Domenico.

Non ostante gli ospitali militari stabiliti in Bologna fu mestieri che con discapito supplissero ai correnti bisogni anche gli ospitali civici della Vita e della Morte a modo che dal 25 dicembre 1797 al 23 gennaio 1798 furon curati in quello della Vita 2253 soldati Cisalpini non compreso un numero ben grande di Francesi.

Li 30 agosto 1799 fu traslocato in quest’ ospitale quello che era stato stato stabilito per i militari nel convento di S. Maria della Carità in strada S. Felice.

Depauperati gli due ospedali di sostanze, ed aggravati da debiti, fu decretata li 5 giugno 1801 l’unione dell’ospitale della Morte a quello della Vita dandogli il nome di grande Ospitale.

Li 8 giugno 1801 si cominciò il trasporto degli ammalati d’ ambo i sessi degenti nell’ospitale della Morte, in quella della Vita, il quale d’ allora in poi è stato perfezionato sia nella parte di fabbrica antica, sia nelle aggiunte fattegli per il maggior comodo e salubrità degli ammalati, ed inservienti.

Nel XVII secolo l'Ospedale della Vita in via Pescherie / Clavature era divenuto insufficiente per continuare ad operare. Fudecisa la costruzione di un Ospedale Nuovo della Vita. I lavori iniziarono nel 1667. Sotto il regime napoleonico, dal 1801 al 1809 vennero qui accorpati altri ospedali tra cui quello della Morte, e, nel contempo, le confraternite che gestivano tali ospedali vennero soppresse. Così, dalla fusione degli antichi ospedali, nacque l'Ospedale Maggiore. Questo fu gravemente danneggiato durante l'ultima guerra mondiale, finita la quale fu ricostruito ai Prati di Caprara e la nuova struttura inaugurata nel 1963.