Questa strada comincia dalla porta della città e termina al Borgo della Paglia; conta di lunghezza pertiche 154.8, e pertiche 418.94.5 di superficie.
Il volgo ripete l'etimologia del nome, dal Corso delle maschere che dicesi vi si tenesse al tempo dei Bentivogli. L'uso d'andare in maschera è antichissimo, nè vi era prescrizione di tempo per tale divertimento, essendo permesso a chiunque di goderne tutto l'anno, per cui non vi poteva essere veruna strada designata, lo che deve aver cominciato soltanto dopo che il buon ordine fissò un determinato tempo ai carnevaleschi solazzi.
Mascarella nel 1285 era il nome che si dava alla frode nei contratti, e questo apprendiamo dallo Statuto della Compagnia dei Macellari di detto anno nel quale si vieta di far Mascarelle nel mercato delle bestie. Non sarebbe fuori di proposito che la prossimità di questa strada al Campo Magno, o Montagnola dove si cominciò a tenere nel 1251 la fiera dei bestiami vi richiamasse i contraventori allo Statuto, e che per questo prendesse il nome di Borgo della Mascarella.
Nel 1289 si pubblicavano i Bandi in via Mascarella davanti la casa di Simone Gabo Gavarotti, e innanzi la via detta di Borgo S. Marino presso la casa dei Fantuzzi. Questa strada devesi considerare un vero Borgo mentre è fuori del secondo recinto.
La Porta Mascarella è stata chiusa, e riaperta più volte. Nel 1381 fu concesso agli abitanti della Mascarella di aprire, e di fortificare una porta della città a loro spese.
Mascarella cominciando dalla porta della città a destra, e terminando al Borgo della Paglia.
NN. 1533, e 1534. Due case, una grande, e l'altra piccola con orto che termina al Borgo di S. Pietro, ed in confine delle mura della città spettanti all'eredità di Michele Bonoli come da rogito d'Angelo Piccinardi dei 21 febbraio 1543. Domenico Maria di Flaminio Carrati sposò Francesca di Gio. Battista Bonoli per cui questi stabili furono ereditati dal detto ramo Carrati, che terminò in Anna Maria di Lorenzo, del suddetto Domenico moglie di Giacomo di Pier Maria Brighenti morta il 10 aprile 1737. Furon possedute dall' avv. Ignazio Magnani, che dicesi erede dell'ultimo Brighenti Carrati.
N.1541. Casa rimpetto al portone delle carra dell' ex-convento di San Guglielmo, che passa nel Borgo di S. Pietro, che fu degli Snodelli terminati in Isabella moglie di Cosa Zocca, poi di Belviso Belvisi del ramo di F. Guido di Benvenuto, estinto in suor Isabella di Antonio di Giovanni Paolo monaca di S. Pietro Martire. Il detto Giovanni Paolo vendette questo stabile nel 1768 a Domenico Farinini per L. 7000, poi morì il 26 gennaio 1771.
N.1570. Casa che fu dei Padri Olivetani di S. Michele in Bosco quali successori enfiteotici degli estinti Gesuati. Si estendeva sul suolo di questo stabile l'antico locale dei canonici di Roncisvalle, poi dei Fabbri della Baricella. La facciata fu fabbricata da Giorgio Fabbri nel 1767.
N.1571. Casetta del priorato della Mascarella, la quale in un pillastro del portico aveva un'iscrizione incisa in pietra nera.
N.1573. Chiesa di Santa Maria della Purificazione detta della Mascarella la cui giurisdizione parrocchiale fu stabilita fra il 1187, e il 1213, come da rogito di Ugolino Riguzzi del 13 gennaio 1241. Si crede che sia stata fondata dai canonici di Roncisvalle assieme ad un vicino ospitale per pellegrini. Gli annali dell'Ordine dei Predicatori dicono che i primi seguaci di S. Domenico capitati a Bologna alloggiassero per pochi giorni in S. Procolo, poi passassero in Santa Maria della Mascarella, luogo dei canonici di Roncisvalle, dove vi rimasero per circa 18 mesi, e che finalmente andassero a S. Nicolò delle Vigne, Chiesa con alcuni terreni adiacenti comprati il 14 marzo 1219 dal Beato Reginaldo spedito dal Santo a Bologna col titolo di priore, il quale diede l' abito conventuale ai suddetti seguaci, che trovò aumentati al numero di cinque. È certo che sino dal 1268 questa Chiesa era in mano dei detti canonici, che vi tenevano un individuo spedito dal loro superiore col titolo di precettore, o comandatore, poi di priore, la cui incombenza era di raccogliere elemosine nei paesi circonvicini per il mantenimento dell'ospitale di Roncisvalle. Nel 1332 era precettore Frà Giovanni di Sancio De Airaga che rifece la Chiesa impiegandovi i 325 fiorini d'oro stati depositati a quest' effetto nelle mani di Guiduzzo di Fantuzzo Fantuzzi come rilevasi dal memoriale di Ugolino Sabattini. Questo Fra Giovanni fu l'ultimo di nazione Spagnuola spedito da Roncisvalle, dopo del quale si cominciò a spedir la patente ad un Italiano, trovandosi comandatore Migolo Fantuzzi nel 1360 come da rogito di Castellano Benvestiti, e poi Frà Gregorio pure dei Fantuzzi, che copri la stessa carica dal 1377 al 1387 come dal libro delle provvisioni in Capretto nell'archivio di Bologna. La giurisdizione degli ospitalieri di Roncisvalle rimase come sopra sospesa durante lo scisma sul principiare del secolo XV essendo i precettori della Mascarella comminati dal Pontefice, quando Martino V con Bolla del 29 marzo 1427 eresse la precettoria in commenda, e la conferì a Romeo di Guido Pepoli Laico. Nel frattanto la cura d'anime era affidata ad un cappellano curato nominato dal commendatario, poscia dopo il 1471 ad un curato provveduto di Prebenda con beni della commenda, carica che talvolta fu disimpegnata dallo stesso commendatario quando si combinò esser egli sacerdote, o regolare.
I Gesuati venuti a Bologna nel 1279 avevano abitato per qualche tempo in Valverde fuori porta S. Mamolo, poi nel 1393 si erano stabiliti nella chiesa di S. Eustachio presso la porta predetta. Da Pio IV col consenso del rettore D. Girolamo Fracassati (Breventani: era rettore nel 1541) con Breve del 12 luglio 1562 ottennero la chiesa della Mascarella in compenso ecc. ecc. del qual luogo ne presero possesso il 23 agosto dell'anno stesso. Rogito Francesca da Roffeno. Nel 1630 in occasione di contagio il locale della Mascarella servi per gli uffiziali del Lazzaretto che vi presero posto il 15 giugno, e vi stettero fino al 15 giugno 1631.
Da Pio IV con Bolla del 4 Luglio 1562 ottenero la chiesa della Mascharella dal Parroco D. Giulio Antonio Ercolani in compenso di demolizioni da farsi nel convento dei Gesuati per fabbricare un Baluardo in difesa della città, che poi non ebbe effetto. I frati presero possesso della Chiesa della Mascarella il 23 susseguente agosto, rogito Francesco da Roffeno. I nuovi compradroni ristaurarono la Chiesa nel 1567, ed è probabile che in questa circostanza fosse capovolta dandovi l' ingresso dalla via della Mascarella, che prima aveva in Vico Mascarella, e cioè dalla parte dov'è in oggi l'altar maggiore.
I Gesuati furon soppressi da Clemente IX con Bolla dei 6 dicembre 1668. I loro beni furono incamerati, poi eretti in commenda e dati in enfiteusi ai monaci Olivetani di S. Michele in Bosco li 20 agosto 1676. Rogito Carlo Vanotti.
Li 22 giugno 1669 fu concessa la cura d'anime a D. Giovanni Roffeni col titolo di priore curato, del quale vennero poi sempre insigniti i suoi successori.
Il Priore curato D. Angelo Michele Bianconi coadiuvato dal di lui nipote Giovanni Lodovico rifabbricarono dai fondamenti questa Chiesa, della quale ottenero il jus patronato, per decreto 13 gennaio 1708 del cardinale Arcivescovo Giacomo Boncompagni. La prima pietra fu posta il 15 gennaio 1706, e il 3 giugno 1709 fu aperta al pubblico. Dicesi che costasse circa L. 30,000. Il Priore fondatore morì il 27 novembre 1712.
La sua giurisdizione parrocchiale si estendeva anche fuori della mura della Città, siccome quella di S. Felice, di S. Cristina di Pietralata, di Santa Catteritia di Saragozza, di S. Mammante, di Santa Lucia e in progresso di tempo quella di S. Giuliano.
Sotto la parrocchiale della Mascarella nel 1375 vi era un molino da carta detto della cerva affittato a due maestri di carta di Fabriano. Nell' Archivio si trova molta carta bombacina fino dal 1266.
NN. 1574, 1575. Chiesa, compagnia, ed orfanotrofio di S. Onofrio detto della Maddalena. Il Sigonio e il Ghirardacci opinano che questo Ospitale per orfani sia stato fondato nel 1343 da F. Donato commendatore dell' ordine di Santa Maria di Roncisvalle col titolo di S. Onofrio eremita, poi comunemente detto della Maddalena.
Esisteva un ospitale della Mascarella fino dal 2 gennaio 1269, come dal libro dei memoriali, nel qual giorno frate Martino Iximini (sembra che debbasi intendere Ximenes) sindaco e procuratore dell'ospitale della Mascarella restituiva certa pezza di terra ad Epifania di Riniero Colombelli da Bagnarola, ch'egli aveva ricevuta a nome dell' ospitale della Mascarella presso la Chiesa di Santa Maria della Mascarella sotto condizione di restituirla nel caso che Giacobina figlia della detta Epifania non professasse nel medesimo ospitale. Rogito Sempre Bene Dal Nero ; dunque a quei tempi era un ospitale sottoposto al procuratore degli ospitalieri di Roncisvalle residente in Santa Maria della Mascarella presso il quale vi stavano religiose e che forse fu assecondato, o costrutto dal detto Ximenes colla compra da lui fatta di 45 chiusi di terreno nella contrada della Mascarella, come rilevasi dal memoriale del notaio Amadore dalla Croara, e Bartoluccio di Pietro Squarzapelle. Pietro Squarzapelle nel suo testamento fatto li 11 maggio 1312, rogito Pier Gio. Diotifè, lascia a F. Donato di Santa Maria Novella fiorentino commendatore degli Ospitalieri di Roncisvalle in Italia la somma di L. 400 in constructionem cujusdam hospitalis in Capella Sanctae Mariae de Mascarella, prout sibi videbitur, in quo perpetuo debeant educari, hospitari, et gubernari peregrini, pauperes, et Aegri ecc. Questo documento ci istruisce del tempo della riedificazione, o risarcimento dell' antico ospitale, forse distrutto, o in cattivo stato, e che allora soltanto si fabbricasse un annessa chiesina dedicata a S. Onofrio. Quando i canonici di Roncisvalle cedettero questi luoghi, convien dire che si riservassero qualche jus perchè in questo locale si destinava una camera per alloggiare i canonici di Roncisvalle qualora passassero per Bologna.
Il 18 marzo 1532 D. Girolamo Fracassati priore della Mascarella concesse ad una Compagnia la chiesa ed ospitale di S. Onofrio tutto guasto, e rovinato dietro l'annuo canone di L. 13, e l'obbligo di mantenere quattro letti per alloggiare i suddetti canonici di Santa Maria di Roncisvalle come da rogito di Bartolomeo Foscarari. La detta compagnia aveva avuto la sua origine nella Chiesa della Maddalena di strada S. Donato nel 1512, segnatamente nella cappella di santa Croce che servì già di Chiesa alle suore di santa Catterina di Quarto, poi era passata nella via dei Castagnoli nel 1521 riducendo a Chiesa un tratto di loggia rimasta fra le ruine del Palazzo Bentivogli con superiore permesso del 22 agosto 1522. Divisi di parere i Confratelli, alcuni di loro si separarono e presero posto in una casa sul finir del portico a sinistra andando per il Borgo di S. Pietro alla chiesa del Soccorso, dai quali poi nacque la Compagnia detta del Borgo di S. Pietro; gli altri rimasero nella via dei Castagnoli fino al 1528 di dove dovettero sloggiare, ottenendo l' antica Chiesa della Madonna dell' Avesa da Girolamo Tencarari, chiesa che era stata ristaurata nel 1462 dai Piantavigna in Valdonicà, a destra, per andare a S. Martino Maggiore.
Dopo la morte del detto Tencarari seguita nel 1532 (orig. 1432, corretto con il ? dal Breventani), fu permesso a' di lui successori di profanare la Chiesa benchè risarcita dai suddetti devoti, i quali si riunirono agli antichi loro confratelli, in allora nella nascente Chiesa del Soccorso, ma se ne divisero di nuovo per prender posto stabile in questo locale; e perchè fino dalla loro origine avevano in protettrice Santa Maria Maddalena, vollero che la chiesa oltre il titolo di S. Onofrio fosse anche dedicata a quella Santa. Questa Compagnia nel 1540 intraprese a ricoverare la notte alcuni poveri fanciulli, poi nel 1557 ad accettar orfanelli permanenti ad imitazione di quelli di S. Bartolomeo dietro Reno. Nel 1612 si cominciò la fabbrica d' un ampio dormitorio, che poi fu interamente terminato. La chiesa riedificata con disegno di vari architetti sorvegliati dal confratello Giuseppe Prinsecchi colla spesa di L. 10,000, fu aperto il 4 aprile 1765. Nel 1797 soppressa la Compagnia, nel 1807 gli orfanelli furon concentrati in S. Bartolomeo di Reno, e i loro beni nella massa degli amministrati della Congregazione di Carità. Il 31 agosto 1807, rogito Giovanni Battista Comi, il locale ad uso di Orfanatrofio detto della Maddalena con Chiesa esterna, Sagrestia, ed Oratorio superiore posto nella Mascarella fu concesso dall' Amministrazione dei Mendicanti ed uniti in enfiteusi a Gaetano Ambrosi per persona da nominarsi. La Chiesa si chiuse il 16 agosto 1808, per instituirvi una Congregazione.
N.1584. Stabile enfiteotico della mensa Arcivescovile composto di due o tre case.
1575 28 febbraio. Locazione enfiteotica fatta dal Vescovo di Bologna a Domenico del fu Fioravante Fioravanti di una casa in via e sotto la parrocchia della Mascarella. Confinava i beni del Vescovato, i Balbi, e i Bentivogli.
1576 14 maggio. Comprò Nicolò del fu Bernardino Busadori da Camilla del fu Lodovico dalla Rocca vedova di Prisciano Balestri col consenso del Vescovo i miglioramenti di una casa in via e parrocchia della Mascarella. Confinava i beni del Vescovato condotti da Girolamo Carioli Giovanni Battaglia, dagli eredi di Francesco Borgognoni, poi da Francesco Checchi, da Ugolino dalla Volpe, e da Alessandro Banchetta. Per L. 1125. Rogito Francesco Barbadori.
1579 22 gennaio. Comprò Giovanni del fu Antonio Anselmi, ed Elisabetta del fu Bartolomeo Orlandi Iugali da Alessandro del fu Carlo Fusaroli col con senso del Vescovo di Bologna una casa in via Mascarella. Confinava i beni del Vescovato, gli eredi del Conte Giorgio Manzoli, per L. 950. Rogito Silvestro Zucchini. Pagava annui soldi 12 di canone.
Casa che il 19 maggio 1606 fu venduta da Bernardo Fioravanti ad Andrea Forti per L. 8500, escluso il canone di soldi 18: 4 alla mensa Arcivescovile. Rogito Orazio Casari. Confinava gli eredi del fu Scipione Balbi, i frati di S. Giacomo, e una chiavica di dietro.
1612 15 novembre. Comprò Simone del fu Cristoforo Cavazzoni da Giovanni del fu Floriano Cecchelli una casa grande in strada della Mascarella in confine di Scipione Balbi, dei padri di S. Giacomo, e i miglioramenti di certe parti di case sul suolo dell' Arcivescovato, per L. 8500. Rogito Giacomo Ferrari.
1652. Casa grande già di Domenico Maria Cavazzoni ereditata da Lorenzo Anselmi in via Mascarella, che pagava al Vescovato l'annuo canone di soldi 19 6 stimata L. 10,150, e la casa contigua L. 2400. Rogito Giovanni Francesco Bosi. L'ultimo dei Cavazzoni fu Giuseppe di Domenico Maria, che testò il 13 febbraio 1638, che ebbe una figlia Catterina, vedova d'Ippolito Bargellini nell'anno stesso in cui testò il padre. L'ultima degli Anselmi fu Elisabetta di Lorenzo maritata in prime nozze con Sforza Zani, poi nel conte Giuseppe Luigi di Francesco Zambeccari morta il 10 agosto 1729. Questo ramo Zambeccari erede Anselmi abitante dietro Reno terminò in Francesco Maria di detto Giuseppe morto in Venezia il 26 marzo 1752 del quale fu erede il conte Giovanni del conte Paolo Patrizio Zambeccari del ramo da S. Barbaziano, il quale il 14 aprile 1753 vendette questa casa a Giovanni Battista del fu Domenico Rusconi da Minerbio per L. 5125 salvo il canone di baiocchi 19 1/2 dovuto alla mensa pel suolo ove erano le stalle. Rogito Giuseppe Betti. Il compratore la risarci, e rimodernò. Nella prima colonnna della casa grande dei Rusconi vi era l'arma dei Bertolini.
N.1591. Dicesi che questa casa sia stata dei Cavazza. Nel 1795 era di Teodoro Rizzi, ed ultimamente di Antonio Gherardi.
N.1595. Casa dei Bentivogli. L' eruditissimo dott. Gaetano Monti pretendeva che questa casa fosse abitata da una giovane vagheggiata dal Petrarca mentre era agli studi in Bologna e che meritò di essere da lui lodata nei primi saggi del suo estro poetico che fatalmente andarono perduti.
Strada della Mascarella cominciando a sinistra dalla porta della città, e terminando al Borgo della Paglia.
N.1528. Chiesa, e monastero di Domenicane di S. Guglielmo. Gli statuti di Bologna del 1252 ci hanno tramandato memoria che il Comune di Bologna soccorse i religiosi Guglielmiti, o Guglielmini che quivi erano stabiliti. Ignorasi quando e come venissero a Bologna questi eremiti osservando la regola di San Benedetto che traevano il loro nome da un B. Gugliemo Malcappa Marchegiano, che uniti agli Eremitani di S. Agostino nel 1256 passarono ad abitare in S. Giacomo nel 1257. Abbandonato questo convento dai Guglielmiti, Alessandro Papa IV ai 2 febbraio 1260 ordinò l'erezione del monastero di S. Guglielmo nel Borgo della Mascarella sotto la regola di S. Benedetto, e inaugurò l' instituzione Cisterciense per monache che sembrano fondate dal predetto pontificio decreto. Opponesi a questa fondazione un' elemosina compartita dal Comune a questo monastero nel 1258, e che risulta dallo statuto di detto anno dal quale non si rileva se appartenesse a religiosi, o a religiose. (Nota del Breventani: "negli Statuti (ed. Frati) si trova che nel 1259 si faceva elemosina dominabus Sancti Guillelmi (I,51), prima invece l'elemosina si faceva fratribus Sancti Guillelmi (I,455, dove si devono intendere citati i codici 1252 e 1253, vedi pag. 453, A).
Due corporazioni monastiche si concentrarono poi in S. Guglielmo, e cioè quelle di Santa Maria di Fontana di Castagnolo sul finire del secolo XIII, o sul principiare del secolo XIV, e quella di S. Nicolò di Carpineta che dalle Caselle eran venute a S. Nicolò dell' Avesa presso il Campo del Mercato, e che qui passarono il 30 aprile 1322. Rogito Egidio dei Guerrini.
Questo monastero fu uno dei più vasti, e dei più belli di Bologna. Contava due ampli dormitori l'uno lungo piedi 118 fabbricato nel 1590, l'altro di piedi 113 costrutto poco dopo. Il gran refettorio fu fatto nel 1606 e sugli ultimi tempi vi si era aggiunta una magnifica scala.
La Chiesa di niun rimarco non era aderente alla strada, ma passato un cortile che la precedeva. Le monache che dai 1515 in avanti professarono le regole di S. Domenico furon sopresse il 31 gennaio 1799. Il convento fu proposto per caserma, poi venduto a Francesco Ungarelli della Molinella l'11 luglio 1801. Rogito Luigi Aldini. Appartenne poi a Paolo Costa nato in Ravenna, ma oriondo bolognese uomo versatissimo in belle lettere, e poeta riputatissimo.
N.1520. Casa di tre piani detta la Cà grande che fu dei Pinchiari, indi appartenne ai Barbiroli Salaroli, che la possedevano nel 1715 e nel 1717; il terzo piano era abitato dal generale Luigi Marsigli. Questa casa l'abitò e vi morì l'intagliatore Domenico Fratta il 10 agosto 1763.
N.1518 e 1519. L'8 giugno del 1682 Matteo del fu Pietro Biagi vendette questa casa con stalla e casetta a Giovanni Giacomo Riva di Guastalla per L. 15500. Rogito Cari' Antonio Mandini. Si dice essere nella strada della Mascarella in confine del Borgo di S. Marino, dei Calvi, dei Pinchiari, e dei Brindani o Rivani.
1702 27 ottobre. Giovanni Giacomo Riva diede in permuta al marchese Costanzo Zambeccari per L. 15000 la sua casa con orto, stalla, ecc. nella Mascarella. Confinava col canonico Casanova a mezzodì, con Calvi da più lati, con Sarti e colla via di S. Marino. Rogito Domenico Maria Boari. Il 22 dicembre 1708, rogito Alessio Fiori, fu retrodata per lo stesso prezzo dal Zambeccari al Riva che sembra la vendesse o l'affittasse alle duchesse di Modena, che l'abitarono prima di passare al loro palazzo in Galliera. Nel 1767 fu poi comprata dal perito Carlo Pallara il cui figlio ultimo di sua famiglia la vendette ai Molinari.
Si passa il Borgo di S. Marino.
N.1515. Casa che possedettero ed abitarono i Fantuzzi (1) quando dal contado si stabilirono in Bologna. Il primo di questa famiglia è un Fantuzzo di Guido dei Fabbri, o delle case dei Fabbri nativo nel Comune di Cà de' Fabbri morto fra il 1280 e il 1290. Il primo a dirsi dei Fantuzzi fu Guido juniore come da rogito di Bombologno di Lamberto Barabani del 27 marzo 1298 il quale vendette per L. 158 tutto il fieno ricavato dai suoi prati a Cadriano del fu Alberto Cadriano e a Gherardino Pulgoni. Nel 1289 davanti la Casa dèi Fantuzzi nella Mascarella si pubblicavano i Bandi.
Si trova nel 1288 un Guido di Fantuzzo del fu Guido Fabbri della cappella di Santa Maria della Mascarella.
Nel 1300 Guido, Pietro ed altri fratelli e figli di Fantuzzo di Guido Fantuzzi avevano due case ed un casamento in questa strada quasi in faccia alla chiesa della Mascarella.
1368 13 gennaio. Nicolò Fantuzzi comprò da Giacomo del fu Geminiano Calzolari una casa nella Mascarella in confine del compratore e del Fossato per L. 300. Rogito Giovanni Brazzarola.
Nel 1715 era di Vincenzo Masina, poi passò a Paris Lazzari.
N.1514. Casa in faccia della chiesa della Mascarella che Giulio Cesare di Lancellotto Velli vendette il 28 novembre 1583 per L. 29000 al pittore Dionisio d'altro Dionisio Calvart detto il Fiandrese, rogito Lodovico Ostesani, ove mori il 17 aprile 1619. Consta che dal 1715 al 1790 abbia appartenuto alla famiglia Senatoria Monti. Un rogito di Giulio Fasanini del 10 dicembre 1601 lo nomina Dionisius Dionisii de Calvis Flandrensem.
N.1508. Casa che nel 1715 era di Dionigio Amadei, e di altra della compagnia del Santissimo della Mascarella. Appartenne poi al canonico di Santa Maria Maggiore Amadei eruditissimo in istoria patria, e possessore d' una insigna e preziosa raccolta ora conservata nella Biblioteca dell' Istituto. Morì egli il sabato 13 giugno 1767. In appresso fu dei Tozzi.
N.1505. Casa che nel 1715 era del dott. Conventi. Fu poi comprata da Giovanni Modona ministro del negozio Stoffer.
N.1497. Casa dei Pederzani fino dal 1715 poi Gnudi legatari Pederzani.
N.1496. Casa di Gaetano e fratelli Bettini nel 1715. Questa famiglia esercitò l'arte notarile, e terminò in Angelo Michele che lasciò erede il dott. Zani notaro nel 1772 nel quale era maritata la di lui sorella. Ultimamente era di Elisabetta Cassina.
N.1493. Stabile dei Carlini che non si sa se discendessero dal notaro Jacopo che fioriva nel 1532. Era essa famiglia di ignobile provenienza quando nel 1700 acquistò lustro dal canonico Giovanni Battista, il cui nipote Giovanni Carlo morì senza figli e lasciò usufruttuaria la moglie sorella del consultore Casanova. Ignorasi a chi passasse la proprietà dell'eredità Carlini; il fatto è che questa casa era ultimamente di Petronio Buratti.
La casa che è sull'angolo della Mascarella e il Borgo della Paglia appartenne ai Dall'Armi, poi ai Lojani per le cui notizie si ricorra al N° 2867 del Borgo della Paglia.
Il 15 aprile 1484 Antonio fratelli e figli del fu Giovanni Lojani abitavano in questo stabile.
(1) Fantuzzi. Si crede che i Fantuzzi, oriondi di Treviso, venissero a Bologna col cognome Fabbri, e che abitassoro ne' primi anni nel territorio Bolognese ed acquistassero ampi terreni in quella parto ove è il Comune perciò anche detto Cà de' Fabbri. Quando vennero a Bologna le prime loro case erano in faccia alla chiesa di Santa Maria della Mascarella appunto per avere fuori di quella porta i loro beni. Perciò quasi tutte le famiglie de' Fabbri sì della Barisella che dei contorni restate colà, o venute poi a Bologna si credono consorti coi Fantuzzi, i quali sembra prendessero il cognome Fantuzzi da un Fantuzzo Fabbri di Guido. Avevano ancora possedimenti e case a Minerbio, Altedo e contorni che sono parte delle antiche loro proprietà. Appartennero alla fazione della Chiesa, poi alla Scacchese contro ai Maltraversa, e nel 1511 furono uniti coi Castelli, Volta, e Grassi contro i Bentivogli. Nel 1506 ebbero il Senatorato. Un ramo proveniente da Antonio di Giovanni passò a Ravenna nel 1449. Un'eredità Fantuzzi l'ebbero i Nanni, perciò furon detti Nanni-Fantuzzi, e questi essendosi estinti la proprietà tornò ai Fantuzzi con quella dei Nanni. Avevano cappella in S. Giovanni in Monte, ed in S. Martino Maggiore, poi sepoltura in S. Jacopo. Esisteva una cronaca detta Fantuzza che dal 423 progrediva sino al 1506, la quale nel 1640 si conservava presso il dott. Giovanni Fantuzzi. Nel 1438 avevano beni a S. Marino. Nel 1561 a Macaretolo, nel 1568 nei Ronchi di Bagnarola. L' ultimo ramo Senatorio abitava da S. Domenico nel vicolo che mette capo alla via del Cane. Dopo l'estinzione del ramo senatorio Fantuzzi in strada S. Vitale eresse il palazzo Fantuzzi siccome ora trovasi in strada S. Vitale, e andò ad abitarvi vendendo la detta casa. Questo ramo ebbe l' eredità Mangini, furon fatti conti di mont' Abizzo nel modenese nel 1650. La proprietà originaria di questo ramo ora valutata L. 114,559, 66 proveniente dall'antica famiglia Fantuzzi, dall'eredità Mangini, e della CaccianemicL Avevano casamento sotto Santa Maria de' Foscarari, podere e casino alla Croce del Biacco, podere e palazzino a S. Donino, beni a Battidizzo e Scascolo.
Il ramo di Marc'Antonio possedeva l' impresa della Fantuzza, dove era il castello di Trecento diroccato dai Canetoli nemici dei Fantuzzi nel 1273, i quali Fantuzzi erano padroni di detto Castello.
I palazzi che avevano in Bologna furono in strada S. Vitale che per l' estinzione del ramo del conte Francesco passò a quello del conte Giovanni , e quello da S. Martino d'avanti al quale nel 1608 fecero atterrare alcune case per farvi la piazza che poi passò agli Spada. Un ramo Fantuzzi abitava nella casa rimpetto alla Chiesa di S. Tommaso di Strada Maggiore che fa cantonata con Cartoleria Nuova, ove già era una spezieria, poi acquavitaria, che era dello Spedale della morte. Altre case dei Fantuzzi erano quelle di Scipione detti volgarmente Fantuzzini da S. Domenico, che le vendettero ad Antonio Mazzetti dopo avuta l'eredità del ramo di strada S. Vitale. Nel 1588 un ramo abitava da S. Stefano.
Alfonso di Gaspare senatore 4° marito di Violante Ghisilieri fu fatto senatore in luogo di Carlo Antonio suo cugino il 6 marzo 1554. Mori il 3 aprile 1570 di morte subitanea a tavola d'anni 60. Era 300 libbre di peso. L'undici detto arrivò il Breve di senatore a Ferdinando suo figlio che entrò in Senato il dì seguente 12 aprile.
Bonifacio di Fantuzzo senatore 1°, marito di Laura Sampieri fu dottore di leggi. Nel 1506 fu fatto senatore da Giulio II. Nel 1510 andò incontro al Papa. Nel 1511 fu doposto dai Bentivogli, de' quali era nemico. Nel 1486 fu dottore di leggi o lettor pubblico noi Collegio canonico o civile. Fu fatto senatore nel 1508 in luogo di Francesco Fantuzzi marchese Guidotti. Nel 1505 fu ambasciatore a Roma, e per i suoi maneggi ottenne all'Ambasciatore di Bologna posto nella cappella Pontificia. Nel 1506 assieme a Jacopo del Gambero fu Ambasciatore residente presso Giulio II.
Carl' Antonio di Francesco nel 1467 fu dei Riformatori. Noi 1461 andò con Giovanni II Bentivogli a trovare il duca di Milano che lo creò cavaliere. Nel 1478 andò a Ferrara a redigere i capitoli del matrimonio fra Lucrezia d'Este o Annibale II.
Carl'Antonio del senatore Francesco, sonatore 3°, fu marito di Giovanna Bianchetti circa il 1533 nel quale anno entrò senatore in luogo di Francesco suo padre. Ebbe in moglie anche Pantasilea Gozzadini. Mori il 24 dicembre 1553, ed era della parrocchia di S. Vitale.
Conte Carlo Ridolfo del conte Paolo Emilio senatore 8°, marito di Lucrezia Ballattini, uomo facinoroso che morì bandito. La suddetta Ballattini viveva vedova anche nel 1707.
Il suddetto Cari' Antonio senatore ebbe per figlio Cesare molto estimato a que' di, marito di Lemora Vitali, il quale sebbene cieco a nativitate, nullameno fu filosofo eccellente, decano del Collegio di filosofia, ed anche dottore di medicina. Morì il 2 luglio 1591.
Federico di Ferdinando senatore 6°, marito di Chiara Margherita Anguisciola Piacentina fu uomo di molto coraggio ed ebbe molte aderenze. Nel 1631 tenne al battesimo a nome di Odoardo duca di Parma il marchese Giuseppe primogenito di Camillo Paleotti.
Ferdinando d' Alfonso senatore 5°, marito di Elisabetta Pepoli. Nel 1561 era stato canonico di S. Pietro. Il 12 aprile 1570 entrò senatore in luogo d'Alfonso suo padre.
Conte Filippo Gaetano del conte Carlo Ridolfo senatore 10,° marito di Francesca Pallotta da Bazzano.
Francesco di Cari' Antonio senatore 2°, marito di Cattcrina Malvezzi, fu mandato da Giovanni II Bentivogli al duca Valentino quando esso Giovanni fu dal medesimo citato. Nel 1495 fu fatto senatore in luogo di Pirro Malvezzi. Fu deposto nel 1506 dal popolo, e rimesso nel 1507, poi ambasciatore al Papa. Il 10 gennaio 1508 recossi con gente armata a casa dei Marescotti per ammazzarli, e buttata a terra la porta non li trovando diede fuoco alla casa, poi fuggì a Gaeta dove quel Governatore gli donò una collana del valore di 400 scudi d'oro. Nel 1511 entrò coi Bentivogli, e fu fatto senatore dei Trentuno; nel 1512 fu carcerato in Ferrara per rivolta verso il governo, nel 1514 fu liberato, e morì in Bologna il 27 aprile 1533. Quando fu deposto nel 1508 il suo senatorato fu dato a Bonifacio Fantuzzi.
Conte Francosco del conte Filippo Gaetano senatore 12°, fu marito di donna Antonia Aldrovandi. Nacque nel 1725. Morì tisico, giovanissimo e senza figli la notte del 9 novembre 1739 a ore 6. In lui si estinse il suo ramo. L' Aldrovandi gli aveva portato in dote L. 60,000.
Conte Giovanni del senatore Scipione, senatore 13°. Viveva nel 1773.
Conte Paolo Emilio di Ridolfo senatore 6°, marito di donna Barbara Banconi vedova del conte Annibale Marescotti, fu fatto conte di Monte Obizzo nel Modenese.
Conte Paolo Emilio del senatore Carlo Ridolfo, senatore 9°, fa marito d'Antonia Ranuzzi di Tommaso da Prada vedova del conte Grassetti di Modena. Nel 1708 ebbe un alterco con Ferdinando Marescalchi per cui nacque tumulto fra la nobiltà per avere il Legato mandato ad inventariare le mobilie nel palazzo Fantuzzi e Marescalchi. Il 1° marzo 1709 egli solo ricusò d'uniformarsi al decreto che stabiliva la foggia dell' abito senatorio. Nel 1700 sua moglie ebbe ad urtare la propria carrozza in quella della marchesa Violante Malvasia moglie del senatore marchese Alerano Spada, per cui Paolo Emilio di ricambio percosse in casa Spada il di lei braciere. Lo Spada si ritirò a Brisighella e il Fantuzzi a Prada, e nacque inimicizia fra loro nel 1700. I senatori sopra le paci si frapposero, ma senza frutto, per tor di mezzo questa inimicizia. Il 12 dicembre 1700 12 sgherri di Spada andarono a sparar archibugiate alle finestre del palazzo Ranuzzi a Prada. Si compose poi questa inimicizia, per interposizione del duca di Parma, il 24 agosto 1702. Il 15 dicembre 1701 fu mandata una cavalcata a Prada. Il bando del duca di Parma per questa inimicizia è del 14 agosto 1702. Nel suo Gonfalonierato nel 1707 fu quasi escluso nello scrutinio.
Scipione di Giovanni senatore 2°, fu successore del conte Filippo Gaetano Fantuzzi. Ebbe in moglie Orsina Castelli la quale mori il 26 gennaio 1755 a ore 8 della notte.