Chiavature, dal I volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via delle Chiavature comincia in Strada Castiglione e termina alla piazza Maggiore. Nel 1408 si diceva indistintamente Chiavature e via di S. Vito.

La sua lunghezza è di pertiche 56, 1, e la sua superficie di pertiche 90, 30, 11.

Ignorasi da che derivi il nome Chiavature. Esistette una famiglia Chiavature, che del 1247 ebbe Alberto anziano console. Si trova pure il testamento di Beutrisia di Pellegrino di Martino Cristiani, vedova di Tommaso dalle Chiavature. L' altro nome di S. Vito l' ebbe dalla chiesa così intitolata.

Via delle Chiavature a destra cominciando da Strada Castiglione.

N. 1344. Casa di Nicoloso, Gabrielle, Alessandro, e Gio. Francesco, fratelli, figli di Battista di Poeta Poeti, la quale nella divisione fra loro seguita li 29 novembre 1452, a rogito Pietro di Francesco Bruni, toccò al predetto Alessandro. Si dice posta sotto Santa Maria di Porta Ravegnana, avere un fondaco con stanze superiori, ed essere in faccia all' ospizio del Montone (vedi Strada Castiglione, palazzo Pepoli). La casa fu valutata L. 2700, e il fondaco L. 337.

1480, 10 giugno. Alessandro Poeti comprò dai Gesuati una bottega sotto la suddetta parrocchia, in confine della sua casa, per L. 264, 18, 6 d' argento.

Virgilio di Alessandro li 3 novembre 1495 vendette questi stabili per L. 4000 a Dionisio Azzolini. Rogito Bartolomeo Zani. Si dice essere casa con bottega, e parte di altra bottega indivisa col residuo spettante ai Padri Gesuati, sotto il Carrobbio, la quale confina le vie pubbliche da tre lati, Gio. Gombruti, e Ferdino Conti. Le strade sono Strada Castiglione, le Chiavature, e il vicolo chiuso.

1497, 20 settembre. Riniero del fu Giovanni di Tommaso Bianchetti, come tutore di Lorenzo e di Lodovico di lui fratelli, compra da Gaspare del fu Almerico Bacchi una casa con bottega, in cappella di Santa Maria di Porta Ravegnana, in luogo detto degli Alberghi (vedi palazzo nuovo dei Pepoli), per ducati 250 d' oro sarghi. Rogito Eugenio Lupari. Confina coll' Avesa.

Questo Stabile passò in gran parte ai Lucchini, e in parte ai Sampieri, trovandosi che Marcantonio del fu Cesare Sampieri, li 18 maggio 1583, vende a Vincenzo del fu Nicolò Lucchini la terza parte di una casa sotto il Carrobbio, nelle Chiavature, con altra parte in contrada detta di dietro i Bolognetti (vicolo chiuso). Confina coi Bolognetti, coi Bianchini, coi Grati, e coi Casappi. pagata L. 3500. Rogito Gio. Maria Brunetti.

Li 28 maggio 1583 il suddetto Vincenzo Lucchini vende a Paolo del fu Costanzo Gessi una casa con sei botteghe, ed il Gessi li 11 giugno 1583 la rivende a Giovanni Maria d' Innocenzo Brunetti per L. 10500. Rogito Nane Sassi.

Nel 1684 era dei Senesi.

Li 26 agosto 1694 si trova che Ferdinando Protesilao del fu commendator Pietro Savignani assegnò questa casa a Laura sua figlia, moglie di Ottavio di Giuseppe Lalata di Parma, per L. 8700. Si dice posta nelle Chiavature sotto il Carrobbio. Rogito Domenico Maria Boari. Ultimamente apparteneva a diversi.

N. 1346. Il portone che viene in seguito fu chiuso li 25 agosto 1684. Il decreto dice: "Si chiudi il vicolo nelle Chiavature rimpetto al palazzo Pepoli, fra la casa dei Senesi e dell'ospitale della Vita, che ha fine nella via del Carrobbio, fra il palazzo Bolognetti e i Locatelli, e sia chiuso con due porte".

N. 1347. Stabile formato in due case distinte per ordine architettonico di facciata e di portico. La parte prossima al vicolo chiuso potrebbe essere stata dei Bocchi.

Fu pure quivi la residenza dell' arte della seta consistente in due camere al pian terreno. Confinava a levante con Luigi Palmerini, a ponente coi Padri di S. Cosmo e Damiano, proprietari anche del piano superiore, ad ostro le Chiavature, a tramontana l' Avesa che corre anche sotto la Residenza.

Nei capitelli del portico di questa casa vi erano le armi dei Bocchi.

N. 1348. Porta che chiude un vicolo morto detto la Fossa, o Beccapesce, che termina nell' Avesa.

Si passa la via delle Drapperìe.

Nell'angolo delle Drapperie evvi una casa che ha la porta nelle dette Drapperie al N. 1139, la quale li 29 novembre 1484. a rogito di Bartolomeo Enrighetti, fu venduta a Giovanni II Bentivogli, da Agostino ed altri dei Foscarari. È posta sotto San Matteo degli Accarisi, con botteghe nelle Chiavature, nelle Pescarie, e nella via che va alle Calzolarie. Confina strade da tre lati, e i beni dell' Ospitale della Vita a ponente verso piazza, per L. 8000.

1484, 19 dicembre. Compra il suddetto Bentivogli dall'arte dei falegnami una casa con cinque botteghe sotto S. Vito, per la gran fabbrica che aveva cominciato. Confina a oriente col compratore, la strada a mezzodì, a settentrione le Chiavature e le Pescarie, e coll' Ospitale della Vita a ponente, per L. 4000. Rogito Gio. Battista di Iacopo Pellegrini.

Li 22 settembre 1507 Pietro Griffo, esecutore apostolico, assegnò alla Camera di Bologna L. 4280, esistenti presso Antonio Maria Legnani tesoriere pontificio, ricavate dalla vendita di beni di Gio. Bentivogli, confiscati alla Camera Apostolica, i quali beni consistevano:

In due botteghe, con sala grande e granari, dove soleva essere la tesoreria nuova. nella contrada delle Chiavature, stimate L. 3900.

Altra bottega contigua L. 1000.

Altra vicina, L. 1600.

Altra che viene appresso, dov' è la Zecca, L. 1400.

Altra idem, L. 500.

Un' altra simile, L. 500.

Altra bottega L. 1300.

Finalmente una banca da macellaro sotto Santa Cecilia nell'angolo dei Pellacani L. 200.

Questa somma ed altri beni, oltre i predetti, furono assegnati alla Camera di Bologna, in solutum di porzione di credito della medesima contro il detto Bentivogli, per debiti contratti a di lui riguardo. Le due botteghe con sala grande, ad uso di tesoreria nuova, confinavano due strade, con beni Bentivogli, e della Vita.

In quanto al primo numero in ordine, si ha che li 26 novembre 1554 Pietro Bonfiglio e Antonio Maria da Lignano vendettero questa bottega all' Ospitale della Vita per L. 2000. Rogito Francesco Bue. Confinava presso la sala ove si faceva l'udienza, che già spettava agli eredi di Stefano Desideri quando fu comprata.

N. 2. Bottega dei Ghelli.

N. 3. Bottega venduta da Bernardino del fu Ippolito Scarduino, e da Tommaso del fu Taddeo Ghelli, per L. 1500, all'Ospitale. Rogito Francesco Bue delli 5 luglio 1569.

N. 4. Bottega venduta da Vincenzo di Girolamo Leoni all'Ospitale, per L. 1400. Rogito Lorenzo Chiocca e Alberto Budriolo delli 3 marzo 1562.

NN. 5, 6. Bottega grande degli eredi di Filippo Lucchini, la quale ha due mostre, ove anticamente si faceva la zecca.

1543, 15 giugno. Casa ad uso di zecca nelle Chiavature sotto S. Matteo delle Pescarie, venduta da Gio. Fontana a Sebastiano del fu Pompeo Pellegrini. Rogito Pier Antonio Stancari e Angelo Picinardi.

1518, 9 aprile. Alessandro Bentivogli la vendette a Nicolò Fontana.

NN. 7, 8. Due piccole botteghe non appartenenti all'Ospitale.

N. 9. Bottega della Vita.

N. 1138. Chiesa, e già Ospitale di Santa Maria della Vita, che si disse compagnia dell' Ospitale dei Devoti, presso S. Vito, come da un rogito di Enocco di Zaccaria di Enrighetto, delli 22 febbraio 1252.

Questa compagnia può ritenersi la prima instituita in Bologna, e fors' anco in Italia. Un'antica lapide diceva: "Societas Devotorimi facta, fuit in civitate Bononiae in anno Domini 1260", ed in questi termini viene riportata dall' arciprete Cesi.

Si crede però che anche prima del 1260 questi Devoti avessero cominciato a radunarsi per cantar laudi, ma che nel predetto anno solamente si dedicassero a raccogliere elemosine per far curare gli ammalati. Il B. Riniero de' Fagnani, o de' Barcobini, di Perugia, o di Borgo S. Sepolcro, giunse a Bologna li 10 ottobre 1260, quando questo lodevole istituto era nel suo nascere, e coll' opera sua e col suo esempio l'incoraggì talmente che non tardò molto a costituire un ospitale. Secondo il Masini, certa suor Dolce, Terziaria Francescana del terz' ordine, nobile bolognese, donò al B. Riniero una piccola casa annessa a una ristretta capella dedicata a M. V. per fondare l' ospitale della Vita, ma l' archivio di questa Arciconfraternita non facendo parola affatto di tale circostanza, saremmo autorizzati a non prestarvici fede veruna. Sembra però che il B. Riniero assumesse la direzione dell' ospitale, e che quando morì in Perugia, alli 9 giugno 1275, dove fu sepolto nella chiesa di S. Francesco, l'avesse di già abbandonata.

In questa situazione vi furono le case dei Gosi, famiglia che ha dato tre famosi giureconsulti.

Un Guglielmo III di Scannabecco dei Gosi fu cacciato coi Lambertazzi nel 1274, e il sito delle di lui case rovinate prese il nome di Guasto dei Gosi.

1278. (Orig. 1218 ? Breventani) Assoluzione di Ghisella Principi ai Devoti del residuo prezzo di un casa mento sotto S. Mattia degli Accarisi. Rogito Bombologna Lamberti.

1287, 2 aprile. Frate Pietro Gosi dell' ordine della Penitenza vendette ai Devoti una casa sotto S. Vito e S. Matteo, per L. 250. Rogito Rodolfo Zambonini.

1288, 2 aprile. Il convento e i frati Predicatori di Brescia vendono a Lambertino Artusini, Rettore della compagnia dei Devoti, una casa con terreno e casamento sotto S. Vito e S. Matteo degli Accarisi, in confine della compagnia dei falegnami, di messer Adeleardo, di Bonifacio Accarisi, di Galeotto Lambertini, e dal quarto lato del casamento, dei Principi, e dagli altri due lati la via pubblica, per L. 350. Rogito Michele Zambonini.

1290, 13 luglio. Filippo del fu Bonandro Lisignoli vende alla suddetta compagnia le ragioni di un casamento sotto S. Matteo degli Accarisi, descritto nel libro dei ribelli, spettante agli eredi del fu Bartolomeo Principi, confinante presso Adelardo Accarisi, presso la via pubblica, e presso la casa della compagnia da due lati, per L. 30. Rogito Michele Zambonini.

1302, 3 marzo. Bonicupro, detto Moruzzo, figlio ed erede per la metà del fu Castellano di Fabro Lambertazzi, vende la metà del suolo sul quale vi è un edifizio, od ospitale della Congregazione, posto sotto S. Vito, o Santa Maria del Solaro, colla metà di certa corte e con una via vicinale tra detta corte e la casa della compagnia dei falegnami, per la qual via vicinale si va alla casa di detta Congregazione, per lire 200. Rogito Guido de Zambonini. Questo suolo servì per la fabbrica dell' ospitale che restava fra le due vie delle Chiavature e delle Pescarie.

1303, 10 settembre. Francesco e Cuscio del fu Bentivoglio Bentivogli vendono, a rogito di Vinciguerra di Bartolomeo Giudici, due parti delle cinque per indiviso con Maria Catterina del fu Zanetto Bentivoglio, delle beccarie, edifizi di case, e scorticatoio sotto la capella di S. Vito, presso gli eredi di Romeo Pepoli, presso Giacomo del fu Azzolino, alias Castellano di Fabro de Lambertazzi, mediante la via, presso la casa detta la Barbaria, e presso i Passuti, per L. 550.

1303, 6 novembre. Melchiorre Azzolino, figlio ed erede per metà del fu Castellano di Fabro de Lambertazzi, vende l' altra metà del suddetto suolo comprato li 31 marzo 1302 da Bonicupro, e quest'altra metà per L. 218. Rogito Guido de Zambonini. Servì per la fabbrica dell'ospitale.

1303, 22 dicembre. Assoluzione fatta da Binino Ghisilieri e da Bonbologno Pelegotti, all'ospitale, per un casamento sotto S. Matteo. Rogito Guido Benazzi, Matteo Devoti e Vinciguerra Pompei.

1324, 18 giugno. Blodo del fu Buonamonte Dalle Candele, di S. Matteo degli Accarisi, vende a Ugolino del fu Balduccio de' Sinibaldi una casa sotto detta capella, in confine di Bartolomeo de' Principi, per L. 150. Rogito Filippo Isnardi. La qual casa passò poi alla Compagnia, e servì all'ingrandimento dell' ospitale.

1335, 21 dicembre. Frate Guido e Giovanni fratelli, ed eredi per due parti del fu Ughetto de' Carrari, e Madonna Pellegrina del fu Nino de' Carbonesi, madre e tutrice di Albertino figlio di Ughetto Carrari, per l' altra terza parte, vendono alla compagnia, a rogito di Vinciguerra de' Giudici, la metà di un casamento, o scorticatoio, per indiviso cogli eredi di Messere Azzolino, o Azzone Lambertazzi, posto sotto S. Vito, presso detta chiesa dal lato di sopra, presso la detta Compagnia ed ospitale mediante una chiavica dal lato di levante, ed ancora presso detta compagnia dal lato di sotto, e presso gli eredi di Azzolino Lambertazzi a ponente, per L. 40. Rogito Vinciguerra Giudici.

Nel 1350 il Vescovo di Bologna fece atterrare le Pescarie che erano presso l'Ospitale della Vita.

1361, 26 luglio. Transazione fra la compagnia dei banchieri e l' ospitale per causa di un muro di pietra piana che era murato dalla parte della casa della compagnia dei banchieri. Rogito Filippo Filippi.

1408, 22 gennaio. Testamento di Gio. Sanua, col quale instituisce erede l'Ospitale della Vita, e specialmente del iuspatronato dell' ospitale di S. Cipriano, fondato dal testatore, nella via di Miola sotto S. Gio. in Monte, presso Peddizzino Beccadelli. Rogito Gio. Battista Testa.

1422, 3 luglio. Convenzione fra l'Ospitale e il Rettore di S. Vito in occasione della fabbrica cominciata di un' infermeria per l'ospitale, in causa di un muro. Rogito Gio. Castellani.

1445. Fu fatto un cimitero per l'ospitale sotto la parrocchia di S. Matteo degli Accarisi, il qual cimitero cominciava dal primo pillastro della chiesa vecchia dalla parte delle Pescarie.

1448, 23 ottobre. Antonio Cattani lascia le sue case poste sotto la parrocchia di S. Vito, all'Ospitale. Rogito Stefano Bartoli. Erano queste in piazza.

1452, 27 luglio. Caccianemico Caccianemici (1) vende all'Ospitale una casa con merli verso la piazza, sotto la capella di Santa Maria in Solaro, detta Sant'Alò della Vita. Confina la piazza, i beni della Vita da due lati, e Pietro d' Antonio, per L. 1200. Rogito Gio. Maria del fu Nicolò. Questa casa fu poi fabbricata nel 1565, 66, 67 e 68, quando monsignor Pietro Donato Cesi era al governo di questa città.

1458, 29 marzo. Rinunzia di Giovanna Girelli, vedova di Benno da Lonzano, delle sue ragioni sulle case sotto S. Vito, lasciate da Lonzano suo figlio all' ospitale, cedendo le dette ragioni all' ospitale stesso per L. 300. Rogito Gaspare Gambalunga. Confinano la piazza, la compagnia della Vita di dietro, e Braiguerra di Nicolò Caccianemici.

1518, 30 dicembre. Il Senato permise all'Ospitale della Vita di fare una volta sotterranea attraverso della Ruga dei Pescatori, lunga piedi 12, per comunicare dall' Ospitale a certi locali e botteghe che gli stavano in faccia presso la chiesa di Sant'Alò.

1554, 26 novembre. Pietro Bonfigli vende all'Ospitale della Vita il casamento e botteghe dal N. 29 andando sino al cantone dritto la chiesa di S. Matteo nelle Pescarie, e voltando per la via di S. Matteo sino nelle Chiavature, e in detta strada la prima e seconda bottega andando verso piazza, per L. 8000. Rogito Francesco di Bua. Nel 1569 si atterrò parte di dette botteghe nelle Pescarie, e in detto luogo furon fatte le scale per ascendere all' oratorio.

1554, 2 dicembre. Carlantonio di Stefano Desideri vende una sala grande di piedi 41 circa, posta sotto S. Vito nelle Chiavature. Confina a settentrione le Chiavature, a mezzodì i beni dell'Ospitale, a ponente i beni della famiglia Pellegrini, e detto Ospitale, per L. 1700. Rogito Francesco Buoi e Antenore Macchiavelli. L' istruinento aggiunge essere aderente al muro della chiesa di Santa Maria della Vita. Ciò posto, tutte le ragioni suddette sono sbagliate. Pare che la detta sala resti a destra entrando nell'atrio della sagristia, ed è quella che spettava alla compagnia dei falegnami.

1554, 22 dicembre. Compra l' Ospitale della Vita da Pietro Bonfigli e da Antonio Maria Legnani tutte le botteghe e casamenti posti nella Ruga dei Pescatori, nella contrada di S. Matteo, e nelle Chiavature, per L. 1000. Rogito Francesco de Buoi.

1567, 16 aprile. Transazione fra l'ospitale e gli eredi di Nicolò Sanuti, ed Alessandro Giuseppe ed altro Alessandro, tutti dei Gandolfi, per le pretensioni sopra il pillastro in piazza nell' angolo della via delle Pescarie a settentrione, e cioè dalla parte degli Orefici, per cui resta convenuto che il detto pillastro spetti liberamente al Gandolfi, e che il voltone da costruirsi superiormente spetti all' Ospitale. Rogito Alessandro Chiocca.

1599, 16 aprile. Il Senato accordo nel Mercato un pezzo di suolo di piedi 70 per un verso e piedi 30 per l'altro, affine di seppelirvi i morti. Questo cimitero fu benedetto li 18 giugno susseguente. Il cimitero antico era in Sant' Alò.

L' antico ospitale aveva al pian terreno tre infermerie, due per uomini, delle quali una di letti 25 compresi quelli dei serventi, l'altra piccola in volto capace di 9 letti compresi i letti detti dei camerini per i feriti, ed una per le donne di 26 letti compresi quelli delle serventi. L'infermeria grande degli uomini restava dalla parte delle Chiavature. Di sopra eravi un' altra infermeria fabbricata nel 1569, capace di 26 letti compresi quelli dei serventi.

L' Ospitale della Vita, dopo l'esistenza di 465 anni in questo sito, fu trasportato dietro Reno nel locale incominciato li 18 febbraio 1667. La prima condotta d' ammalati vi passò il sabato 2 giugno 1725. Nel 1509 il locale dov'era la chiesa dell'Ospitale della Vita serviva alle radunanze dei mercanti, e del 1522 fu ridotto a chiesa.

Trovasi che Ia chiesa era scavata sotto terra, eccetto dalla parte delle Pescarie. Il giovedì 28 novembre 1686, a ore 22, mentre si recitava il rosario davanti la B. V., cadde il tetto della chiesa sfondando quattro archi sostenuti dalla colonna che era davanti l' altare, con la morte del capellano D. Vanicelli, di otto devoti, e col ferimento di altri cinque.

Li 21 luglio 1687 in lunedì si cominciò la chiesa nuova, e li 7 settembre 1692 fu aperta. Li 10 settembre 1779 si scoprì l'altar maggiore fatto di marmo, con disegno di Angelo Venturoli.

Mancava la cupola, della cui spesa fu presentato un preventivo li 4 settembre 1743 dall'architetto Carlo Francesco Dotti di L. 25000. Li 4 settembre 1774 Carlo di Domenico Berti imprese di eseguirla sul disegno di Giuseppe Tubertini, in L. 18000. Il cotimo fu stornato li 18 giugno 1785, e la cupola si vide compita li 9 settembre 1787.

L'altezza di questa cupola a tutta la lanterna è di piedi 28 e oncie 3. Il suo diametro maggiore è di piedi 49 e oncie 8, e il minore di piedi 44 e oncie 4.

La compagnia fu soppressa dopo il 1796.

I due ospitali della Vita e della Morte furono uniti in un solo, cioè in quello della Vita.

l'amministrazione risiede tuttora assieme cogli archivi, casa, e ragionatoria, in questo locale.

Veniva dopo la chiesa di S. Vito e Modesto, ed anche S. Michele dei Lambertazzi, che da alcuni si vuole fosse nell' angolo destro entrando per il viazzolo che conduce alla sagristia della chiesa della Vita, e da altri nell'angolo delle Chiavature dalla parte della chiesa della Vita presso la piazza, dove in varie botteghe nel secolo XVII vedevansi alcuni suoi avanzi. Nel 1288 si pubblicavano i bandi davanti la chiesa di S. Vito dei Lambertazzi.

Fu ridotta a chiesa semplice, poi demolita nel 1551, ed in un manoscritto antico vien detto : "Prophanata 1582 primo die octobris". Il Masina riporta esser stato il cardinal Paleotti che gli togliesse la cura d' anime, e l' assegnasse a S. Matteo delle Pescarie.

Sotto questa parrocchia vi era il Collegio Reggense, istituito da Guido di Filippo Ferrari, medico, da Bagnolo, luogo distante da Reggio cinque miglia, il quale lasciò scudi 1500 d' oro da investirsi in tanti beni stabili nel Bolognese per dotazione di detto collegio, aperto nel 1368 per studenti Reggiani. Li 9 ottobre 1471 sussisteva ancora con nove individui, come da rogito di Nicolò Beroaldi. Fu soppresso ed unito al Gregoriano.

Un istrumento di Paolo Cospi del giuguo 1371 dice che il jus patronato della suddetta parrocchiale apparteneva a Ursolina di Bertoluzzo, o Bartolomeo, detta Franchalasca dei Savioli, della capella di S. Sebastiano, vedova di Fabruccio del fu Azzolino Lambertazzi, erede di Giovanni ed Azzolino Lambertacci di lei figli.

Item Gio. Giacomo e Bonifazio fratelli, e figli del fu Castellano Lambertazzi.

Item a Opizo del fu Giovanni di Gera Pepoli.

Item a Francesca figlia ed erede del fu Matteo Pepoli.

L' Ospitale della Morte e i Domenicani, quali eredi di Catterina Lambertacci, vedova ed erede di Giovanni di Castellano di Lambertino Lambertacci, pretendevano di avervi diritto, ma nel 1408 si riteneva che il vero padrone fosse Pasio Magarotti speziale.

1489, 28 ottobre. Locazione di Filippo del fu Bartolomeo Magnani a Gio. Battista e Sebastiano fratelli e figli del fu Giacomo Pellegrini, di una bottega con portico e stanza piccola, ed altra stanza sopra detta bottega, posta sotto S. Vito, presso la piazza, ad uso di spezieria all' insegna della Luna. Confina le Chiavature, Girolamo Lodovisi, i beni di Giovanni Monterenzi, e Domenico Alessandro Scarelli, per annue L. 150, una libbra di pepe intero, un' oncia di zaffarano, e una libra di specie. Questo contratto fu fatto a nome dei Luna. Rogito Francesco Salimbeni e Alessandro Bottrigari.

1512, 6 agosto. Filippo del fu Bartolomeo Manzoli vende a Francesco del fu Antonio Luna una bottega ad uso di spezieria all' insegna della Luna, sotto S. Vito. Confina la piazza grande, le Chiavature, i Scarselli, o Scarelli, e Antonio Maria Legnani, per L. 3200. Rogito Francesco Conti.

1519, 29 dicembre. Compra Francesco Luna da Bernardino del fu Mario Marescalchi una casa con tre botteghe poste sotto S. Vito. Confina il compratore, i beni di detta Chiesa, e le Chiavature, per L. 4000.

1520, 30 aprile. Compra Francesco Luna da Taddea del fu Domenico Dalle Scarselle, vedova di Mario Marescalchi, e da Bernardino Marescalchi di lei figlio, la casa suddetta sotto S. Vito, per L. 4000. Rogito Battista Buoi.

Via delle Chiavature a sinistra cominciando da Strada Castiglione.

N. 1350. Fianco del palazzo Pepoli. (Vedi Strada Castiglione, palazzo nuovo dei Pepoli).

Si passa la via Toschi, la via Marchesana, e il vicolo detto della Morte, ossia vicolo in faccia la chiesa della Vita.

N. 1135, composto di due case. La prima d' angolo passa nel vicolo della Morte dov'è marcata N. 1128.

1473, 2 febbraio. Compra Giovanni del fu Francesco Bolognini una casa con bottega nelle Chiavature, sotto S. Vito, venduta da Paolo Ercolani. Rogito Alessandro Curialti e Alessandro Bottrigari.

1490, 12 agosto. Nel testamento del detto Giovanni, a rogito Formaglini Francesco, si trova : una casa con due botteghe nelle Chiavature, confinante detta strada, due altre vie, e il testatore.

Questo stabile passò ai Sighicelli, e da questi ai Padri di S. Salvatore. Ultimamente era di Luigi Baglioni.

1475. 12 marzo. Compra Giovanni Bolognini da Antonio Zani e da Paolo Ercolani una casa con botteghe nelle Chiavature, per L. 800. Rogito Domenico Frabuzzi, Alessandro Bottrigari, e Melchiorre Samacchini.

Nel testamento succitato di Giovanni, del 1490, si cita una casa con botteghe davanti e di dietro, nelle Chiavature. Confina altra via in faccia all'ospitale della Morte, Barnaba Bicchieri, e il testatore. Questa casa ha ingresso nella via della Morte al numero 1129. Questo stabile passò al Rettore dell' altare di S. Gio. Battista in S. Michele dei Leprosetti, quando li 17 luglio 1582 Astorre Ercolani diede in permuta di questa casa al detto Rettore un'altra casa da lui comprata da Giovanni Gibelli, posta nella via degli Uccelletti. Si noti che sotto il N. 1129 della via della Morte evvi una piccola casa che fu già del cav. Paolucci.

1746, 9 marzo. La marchesa Maria Bolognini e il marchese Francesco Paolucci vendono al conte Marcantonio Ercolani una casa con bottega sotto S. Matteo delle Pescarie, nel vicolo detto dei Strazzaroli (strada della chiesa della Morte). Confina i beni dei Padri di S. Salvatore, i successori Sighicelli a mattina, il detto vicolo a mezzodì, a ponente Marcantonio Ercolani, e la via delle Chiavature a settentrione.

Nel testamento di Gio. Bolognini delli 12 agosto 1490 si fa menzione di questa casa dicendo che va ad uso di marzaria, nelle Chiavature, in confine di altra via e dei Padri di S. Domenico. Ultimamente apparteneva al precitato Luigi Bagliori contabile della Legazione di Bologna, che fece la facciata ad ambedue le case nel 1828.

Dove era il negozio da veli Zagnoni, poi Facci Libbi, fra i numeri 1135 e 1134, vi fu una casa che nel 1395 è detto esser grande con varie botteghe, parte nelle Chiavature e parte rimpetto la porta maggiore di Santa Maria della Morte, che apparteneva ai Padri Domenicani.

Questa casa fu poi messa ad uso di fornace da bicchieri. La prima fornace di questo genere fu in capella S. Remigio, donata poi li 16 novembre 1413 da Checca di Filppo, vedova di Pietro di Gio. Miglioli, ai frati Francescani. Rogito Fabiano di Damiano Paci, e Gio. Maroni.

1458. La bottega nelle Chiavature fu affittata a Pietro di Giovanni Albertini per i bicchieri. Rogito Bruni.

1465, 9 febbraio. I Domenicani affittano a Barnaba di Gio. dai Bicchieri la fornace nelle Chiavature per L. 32, 2 annue, che poi fu venduta alle Terziarie di S. Domenico nel 1620, per L. 1300.

1488, 28 novembre. I Malvezzi furon spogliati della privativa dei vetri in causa di congiura tramata contro la famiglia Bentivogli.

1517. Nascentore Nascentori fece la fornace dei bicchieri sotto S. Vito, nelle Chiavature, in una bottega che davanti confinava colla strada, e di dietro coi Bolognini.

Li 19 aprile 1518 un Gio. Bentivoglio compra da Melchiorre Rimondini e da Barnaba Bicchieri, la fornace dei bicchieri.

1526, 16 giugno. Lorenzo ed altri dei Malvezzi fanno società con Vincenzo Calcina per la fornace dei bicchieri. Rogito Vincenzo Spontoni.

Nel 1547 la fornace dei bicchieri era sempre nelle Chiavature, ed era condotta da Giovanni e fratelli Nascentori. Rogito Ferri.

1583, 26 maggio. Si gettò in S. Mamolo uno specchio ordinato dai Veneziani per regalarlo al Gran Turco, lungo oncie 46, largo oncie 30, e lo pagarono scudi 3000.

Per le altre notizie sulla fabbrica dei vetri, veggasi Strada S. Donato. Li 10 dicembre 1790 il diritto di privativa della fabbrica dei vetri fu comprato dal Senato per scudi 15000.

Nel 1141 i Foscarari avevano le loro abitazioni rimpetto alla chiesa della Vita.

Aggiunte

1303, 18 ottobre. Permuta di Cecilia, detta Cilla Prencipi, moglie di Prencivalle Pizzigotti, con Cengolo del fu Ugolino Pepoli. con un casamento di detta Cecilia sotto S. Matteo degli Accarisi, contro altri beni dei Pepoli. Rogito Egidio Mello.

1372. Vendita del conte Obice del fu dottor Giovanni di Zerra di Romeo Pepoli, a Nicolò Mattugliani, mercante da seta, di quattro case sotto S. Matteo degli Accarisi.

1377, 1 marzo. Compra l'Ospitale della Morte, da Luchino del fu Bertolino della Cura, una casa piana sotto Santa Tecla dei Lambertazzi, o S. Vito, nelle Chiavature. Confina l'Ospitale, e la via pubblica da tre lati, per L. 200. Rogito Stefano di Giacomo Ghislardi.

1407, 26 febbraio. Albergo della Luna nella via che va alla piazza. Così si diceva dal crociale delle Chiavature per dove si andava alla chiesa di S. Matteo degli Accarisi. (Cronaca Fabri).

1417, 17 dicembre. Bolognini Girolamo, e Francesco di Andrea di Bartolomeo. comprano da Giovanni e da Bonifazio Alberti un casamento sotto S. Remigio, per lire 700. Confina la strada da tre lati. Rogito Cola Marzapesci.

1418, 14 novembre. Giovanni e Bertone di Donato Formagliari da Bergamo, comprano da Bona di Nicolò del fu Antonio Annarolo, moglie di Giacomo di Pietro sartore, due case contigue sotto Santa Maria dei Carrari. Rogito Giovanni di Francesco Malvasia.

1448, 28 settembre. Giovanni, Bertone e Bono di Donato de' Formagliari, assieme a Graziolo di Giovanni degli Anzi, tutti di Bergamo, comprano da Filippa di Tarlinello Falecari, vedova di Leonardo Calari, ed erede di Pietro Casari, e da Bartolomeo di Pietro Casari, una casa con due botteghe, e tre casette, sotto Santa Maria dei Carrari. per L. 950. Rogito Tommasi Galeri.

1455, 31 marzo. Giacomino di Giovanni Anzi compra da Giacomo del fu Basilio Ringhieri, metà di una bottega per indiviso, con due stanze, sotto Santa Maria dei Carrari, nelle Chiavature, per L. 400. Rogito Gabrielle Fagnani e Alemanno Bianchini.

1448. 24 maggio. Giovanni del fu Francesco Bolognini compra da Cristoforo Ricaglio, o Picaglio, il suolo ed edifizio sotto S. Remigio, per L. 800 d' argento. Rogito Bartolomeo Panzacchia.

1476, 23 dicembre. I Difensori dell'Avere concedono a Gio. Bolognini di demolire una casa nelle Chiavature, e farvi un nuovo edificio, estendendo il muro della strada dei Toschi fino alle Chiavature. Rogito Andrea Gombruti.

1483, 15 giugno. Francesca, figlia ed erede di Giacomo Basilio Ringhieri, moglie di Paolo Lupari, vende a Gio. Battista e Giacomo Anzi, a nome di suo padre, la metà per indiviso di una casa con bottega ad uso di spezieria, sotto Santa Maria dei Carrari, nelle Chiavature, per scudi 175 d'oro. Rogito Salvatore di Giovanni da Raglisi, e Delfino Landini.

Una casa degli Anzi, sotto Santa Maria dei Carrari, con bottega ad uso di spezieria, fu ceduta dagli Anzi a Tommaso e Giacomo di Girolamo Luna, cessionari di Dorotea di Francesco Seta, moglie di Giovanni Mogli.

1490, 12 agosto. Nel testamento di Giovanni del fu Francesco Bolognini, a rogito Francesco Formaglini, vengono citati i seguenti stabili:

1. Una casa da marzaria nelle Chiavature. Confina altra via, e i Padri di S. Domenico. (Doveva essere rimpetto alla Vita).

2. Una casa con botteghe davanti e di dietro, nelle Chiavature. Confina detta via, altra via in faccia all' Ospitale della Morte, Barnaba Bicchieri e il testatore.

3. Una casa con due botteghe nelle Chiavature. Confina detta via, due altre vie, e il testatore. (Nell'angolo della via della Morte).

4. Una casa con due botteghe presso l'osteria del Leone.

5. Casa con due botteghe nelle Chiavature. Confina Mino Rossi, Francesco Isolani e il testatore. (Doveva essere vicino al Voltone).

1579, 30 aprile. Bolognini Fulvio e fratelli, figli di Gio. Maria, comprano da Taddeo Goravini (forse Giavarini) una casa con botteghe, sotto il Carrobbio, nelle Chiavature, nell'angolo della via Toschi, per L. 2500. Rogito Antonio Malisardi.

(1) Le notizie della casa Caccianemici, e delle altre due famiglie Savi, o Savioli, e da Sant'Alberto, tutte tre derivanti dallo stesso ramo di Alberto d'Alberto d'Orso, sono nel processo e nei recapiti in forma autentica, e legalizata a rogito di Giulio Cesare Mazzoni delli 17 ottobre 1772, presentato ai deputati del Magistrato degli Anziani, lavoro del senatore conte Lodovico Savioli, da lui fatto per provare che la sua famiglia derivava dai Caccianemici.

Questa famiglia magnatizia aveva terre e vassalli nel territorio bolognese nel secolo decimo; indizio di nobiltà antichissima, e conseguentemente Franca, o Longobarda.

Il primo di cui si ha memoria è Aginolfo padre di Gerardo, il quale nel 997 abitava nel castello di Galliera colla moglie Gisaltruda, esercitando ivi giurisdizione, investendo secondo il sistema feudale, e ricevendo omaggio da' suoi vassalli.

Da Gerardo nacque Giovanni detto Bolnese, padre d' Orso Tignoso, e di questo fu figlio Alberto, o Atalberto, che diede il nome ai discendenti per qualche tempo, che si chiamavano d'Alberto d'Orso.

Dei tre figli d' Alberto d' Orso uno fu Papa Lucio II, e gli altri Alberto, ed Orso detto Malaventura; questi ultimi fratelli formarono due famiglie, che cominciarono a chiamarsi d' Alberto d' Orso sino al finir del secolo XII, quando nella famiglia d' Alberto un suo nipote detto Caccianemico di Iacopo, diede col tempo il nome di Caccianemici tanto a' suoi figli, quanto a quelli di Gerardo suo fratello.

Nella famiglia del fratello d'Alberto, cioè d'Orso Malaventura, un suo figlio, detto Savio, fu cagione che i suoi discendenti si chiamassero Savii d' Alberto d' Orso, poi solamente Savii, e successivamento da un nipote di Savio, chiamato Saviolo di Ventura, ed una parte addottò il cognome Savioli, che loro è rimasto sino al giorno d' oggi.

Un altro ramo proveniente da Odaldo, tìglio di Savio, formava un' altra famiglia detta prima d' Odaldo, poi da S. Pietro, secondo il luogo ove abitava, e Bonchimele e Andrea, figliuoli di Diosalvi, e nipoti di Savio, diedero principio alla famiglia di Sant'Alberto dal luogo ove avevano le loro terre, addottando in seguito questo cognome, e dimettendo per sempre quello dei Savii dai quali traevano origine, e quello dei Savioli, che pure usarono di quando in quando.

Finalmente sul cominciare del secolo XIV fu addottato il cognome Caccianemici dall'altro ramo suindicato, col quale, oltre l'antico legame di Agnazione, si conservò quello del partito, e costantemente fino all' intera sua estinzione.

Queste illustri famiglie si attennero di poi a partiti diversi, poichè i Cazzanemici discendenti da Cazzanemico e da Gerardo suo fratello, si diedero al partito Guelfo, e sottentrarono nel primato dopo l'estinzione della famiglia Geremea. I Savioli furon Ghibellini, e soccombenti; ma i Caccianemici mantennero, ed aumentarono l'antico loro splendore, ricchezza e dignità magnatizia al punto di apparentarsi cogli Estensi.

I loro palazzi, torri e case erano principalmente sotto la parrocchia di Sant'Ippolito, S. Bartolo, e S. Pietro. Le loro terre e Castelli erano a Pontecchio, Vizzano, Castel del Vescovo, Mugnano, e altri luoghi.

Oltre ad Argile, Sant'Alberto e Galliera, dove coi Savioli e con quei da Sant' Alberto possedevano parte di quel territorio che ne' secoli più lontani era retaggio de' loro maggiori, avevano ancora fuori di Stato giurisdizioni e terre, massime nel Ferrarese, per la loro unione colla casa d' Este. Nel Padovano avevano beni per l'amicizia esistente fra essi e i signori di Carrara.

I loro rapporti cogli Estensi furongli di molto fatali, per cui nell'epoca che gli Estensi furon considerati nemici della Repubblica, soffrirono bandi e confische, dovendo molti Caccianemici espatriare e ricoverarsi a Ferrara.

Alla fine del secolo XIV, dei cinque loro numerosi rami, se ne trova appena ricordo, e poco dopo la famiglia appare del tutto estinta.

II ramo Caccianemici dall' Orso, era cosi detto da uno chiamato Orso, Lucio II fu di questa famiglia. I Caccianemici piccoli e gli Orsi non hanno nulla che fare coi Caccianemici dell' Orso, come molti hanno erroneamente creduto. Gli Orsi nelle antiche scritture sono sempre chiamati de Ursis, e i Caccianemici costantemente detti de Urso. Gerardo Gisla Vescovo di Bologna si dice da qualche cronista dei Caccianemici dall' Orso, ma è errore. Nel 1167 Alberto d'Alberto d'Orso aveva la giurisdizione di S. Martino in Soverzano. Le loro case erano presso l' oratorio di Santa Barbara.

I Savioli, prima detti dei Savi, discendevano da Savio d'Orso detto Malaventura, nipote ex fratre di Papa Lucio II. Non è molto che i Savioli da Padova si ristabilirono in Bologna.

Gli Odaldi vengono da Odaldo di Savio d'Orso detto Malaventura, e pigliarono il cognome di Caccianemici di Braiguerra. Questi Odaldi furon talvolta detti da S. Pietro perchè abitavano presso S. Pietro nel 1200.

Quelli da Sant' Alberto si diramavano pure da un tronco dei Caccianemici.

Dalle notizie ritratte dall'archivio si ha che questa famiglia, prima di assumere il cognome Caccianemici, chiamavasi Alberto d' Orso, non prendendo Alberto per nome, ma tutto unito Albertodorso. Negli Annali del Negri, Tom. II, si vede sotto l'anno 1167: "Testamentum D. Alberti de Urso" dal quale testamento si rileva che Alberto d'Orso aveva giurisdizione sul Castello di S. Martino in Soverzano, che poscia dai Caccianemici suoi discendenti fu venduto agli Ariosti, e da questi ai Manzoli. Ivi nomina "A Iacobo filio meo". Benchè dica Alberto d' Orso, doveva dire Alberto di Alberto d'Orso, che era suo padre.

Nell'archivio di S. Salvatore vi è un atto dell 1138, in cui si legge: "Concedimus tibi Alberto qui dicitur de Urso fllio Alberti de Urso". L' uso d' allora era, che quando padre e flglio avevano lo stesse nome, abbracciavano tutto come un nome solo, come Pier Leone Antipapa, cioè Pietro di Pietro Leone.

Iacopo di Alberto d'Alberto d'Orso suddetto ebbe due figli, uno dei quali aveva nome Caccianemico. Nell'archivio delle suore dl Sant' Agnese vi è un istrumento dotale del 1232 in cui si legge : "Caccianemicus quam D. Iacobi Alberti de Urso recipit pro filio suo Gruamonte". Da questo Caccianemico i di lui discendenti cominciarono a dirsi Caccianemico d'Alberto d'Orso, poi per brevità di Caccianemico d'Orso, e poscia col tempo Caccianemici dall' Orso, cognome che fu trasmesso anche alla discendenza di un fratello di detto Caccianemico.

Gerardo, che fu Cardinale, poscia Papa col nome di Lucio II, poteva esser fratello, e poteva ancora esser figlio di Alberto d'Alberto d'Orso, ma probabilmente era fratello, ed i nostri scrittori, che lo chiamano Gerardo Caccianemici, comettono grave errore, perchè allora non portavano questo cognome, che assunsero soltanto in progresso di tempo.

I Caccianemici piccoli erano di famiglia diversa dai Caccianemici dall'Orso, chiamandosi prima de' Landolfi, assumendo il cognome Caccianemici per uno che ebbe nome Caccianemico. Questi abitavano presso S. Martino delle Bollette.

Un' altra famiglia Caccianemici, diversa dalle due suddette, ebbe il grado senatorio, e si chiamava degli Oddaldi da un Oddaldo, e non si sa come, nè per qual ragione, assumessero il cognome Caccianemici. Il primo a portarlo fu certo Braiguerra. Abitavano prima presso le case degli Scappi, poscia presso S. Silvestro, ove ora è il Voltone detto ancora dei Caccianemici.

II tornitore Caccianemici veniva da un Curiale, che viveva nel secolo XVI, forse di linea infetta di una delle dette tre famiglie. (Fin qui notizie tratte dall'Archlvio).

La famiglia Caccianemici di Braiguerra, discendente da Savio, era anch'essa incorporata nell'ordine magnatizio. Tenne il partito Guelfo, e con gli altri della fazion Geremea si trovò alla pace giurata nel 1278, sotto nome di quei da S. Pietro, cognome che allora portava. Nell'anno 1362 fu condannata al bando. Potè però ripatriare, e crebbe d'autorità in modo, che Braiguerra di Nicolò nel 1416 aveva la massima ingerenza nella somma degli affari.

Nel 1459 Cristoforo di Braiguerra fu dei sedici a vita.

L' uccisione di Iacopo dal Lino, fatta nel 1473 da un figlio naturale di Cristoforo per vendetta di Cesare suo fratello legittimo messo a morte pochi mesi dianzi da' suoi nemici trasse seco la ruina intera di questa famiglia, perchè Giovanni II Bentivogli, capo allora del Senato e d'autorità pressochè assoluta nella città, sdegnando che il detto Iacopo fosse perito malgrado la fede data a lui dai Caccianemici, si determinò di vendicarsi della mancata parola, e correndo armato alle case loro, confondendo innocenti e colpevoli, le atterrò e bruciò, uccidendo alcuni membri della famiglia. Cristoforo fu Cacciato dal Senato e confinato col figlio Alessandro il quale allora, sebbene magistrato, potè appena scampar la vita rifugiandosi nelle stanze del Legato. Cacciato poi Giovanni II, ed entratovi Giulio II nel 1506, Spatriarono i Caccianemici coi Malvezzi, Marescotti e con altre famiglie espulse dalla tirannide dei Bentivogli. Nonostante la benevolenza manifestata da Giulio verso Pellegrino di Cristoforo, fatto cavaliere da lui assieme a soli altri due, non per questo fu nominato Senatore, prova non dubbia del decadimento sì in autorità che in fortuna in cui versava. La famiglia si mantenne però in grado nobile ed onorato per tutto il secolo XVI in più rami discendenti da Cristoforo, da Vanni e Nicolò fratelli, e da Giovanni fratello dell' avo di detto Cristoforo. Dopo decadde, e in oggi è del tutto estinta. (Cosi secondo una relazione del conte Savioli).

Avevano sepoltura in S. Domenico e beni a Crevalcore nel 1524 e 1544.

Nel, secolo XIII e XIV avevano le case sotto la parrocchia di Sant' Ippolito, cioè presso gli altri Caccianemici, poi da S. Silvestro. Nel 1366 Guglielmo di Bartolomeo di Braiguerra era della parrocchia di S. Filippo e Giacomo dei Piatesi. Nel secolo XVI abitavano cotto la parrocchia di S. Silvestro.

Un ramo di questi passò a Vercelli, e fu portato colà da Giulio Cesare di Cazzanemico di Lodovico nel 1620. Avevano l'antica cappella in S. Petronio sotto l'invocazione di San Gio. Battista. Possedevano case e botteghe sotto la parrocchia di Santa Maria dei Carrari, o Foscarari nel 1536. Avevano beni a Crevalcore in luogo detto ai Ronchi nel 1546.

La torre e le case dei Caccianemici piccoli erano dove fu la Residenza degli officiali delle acque, già delle Bollette, e la piccola chiesa ivi congiunta, dedicata a S. Martino, fu da essi edificata, e conservava anche ultimamente il titolo di S. Martino dei Caccianemici. Giova il ripetere che il loro cognome antico era dei Landolfi, trovandosi nell' Archivio sotto l'anno 1209: "Cazzanemicus Rolandi de Landulphis auctor stirpis eorum qui dictl sunt de Cazanemicis Pizotis alias de Landulphis".

I palazzi, torri, e case abitate dai Caccianemici in Bologna erano principalmente sotto le qui descritte parrocchie:

Di Sant' Ippolito — Caccianemici dell'Orso.

Di S. Bartolomeo di Palazzo — Caccianemici di Venetico.

Di S. Pietro — altri Caccianemici dell' Orso.

Di S. Martino dell' Avesa — Bornio di Romeo.

Dei SS. Iacopo e Filippo dei Piatesi — Agostino detto Pelizone.

Di S. Lorenzo di Porta Stieri — Nicolò di Braiguerra.