Rustigani

Nobili lambertazzi: trovansi tra i testimonii illustri, nei giudizii che furono pronunziati nel 1154, tanto fra il comune d' Imola e Rinuccino di Gionatello, quanto contro Ildebrando spedalingo di s. Stefano della Quaderna. Tommaso fu uno dei consoli che deposero l' ambizioso vescovo Gerardo (1193), Alberto sostenne ambascerìe a Modena, a Reggio, a Parma (1188). Ardizzone era dei consoli ai quali venne prestato il giuramento della lega con i Reggiani. Rustigano, Pellegrino, Albizzo, Armanno, Lambertino e Ugolino possederono ventidue servi; un altro Rustigano insegnò leggi nel principio del secolo XIV (1).

Gerardo andò crociato ad espugnar Damiata nel 1217, ma pare che nessuno de' Rustigani impugnasse le armi o pel comune o per gli amici suoi; le brandirono invece contro i propri concittadini, d'altra fazione. Sicchè nel 1247 si azzuffarono co' Nocchieri, nel 1267 con i Cristiani ed ebbero un Ardizzone ferito, nel 1271 con altri magnati, nel 1274 con i Ghisilieri, lamentando fra i morti Pellegrino (2). Giurarono la pace tra le fazioni nel 1279. Emigrarono co' lambertazzi e concorsero in Imola ad eleggere arbitri per venire a nuova pace con i geremei (1298). Vennero richiamati nel 1328 ed alcuni di loro banditi dall' Oleggio nel 1355, ma quasi tosto revocati, per paura del popolo che si era commosso (3). Pochissime volte furono degli anziani e l' ultima fu del 1476.

Le case de' Rustigani erano sulla piazza nuova del comune e presso vi s' innalzava la loro chiesa gentilizia di s. Maria de' Rustigani, la quale fu atterrata nel 1286 per allargare ulteriormente la piazza, sostituendovi una croce (4). Ma nel 1200 abbandonato il primitivo palazzo del comune, situato tra strada s. Mammolo e via de' Pignattari, presso la corte di s. Ambrogio, se n' era innalzato uno più decoroso, che fu detto della ragione e poscia del podestà; in pari tempo si volle ampliare la piazza. A quest' uopo furono comprate diverse case de' Rustigani, cioè quella d' Isnardo e d'Enrico per lire 120; una d' Ardizzone, il console, per lire 7, una di Alberto per lire 100, non già 270 come ha l' Alidosi (5). II contratto di vendita di quest' ultima casa ( 1201 ) ci fa conoscere ch' essa confinava a levante con la curia nuova del comune, a ponente con la piazza maggiore, a settentrione con la chiesa e canonica di s. Silvestro, a mezzodì col venditore Alberto che vi aveva una torre (6), situata, al dir dei cronisti, ov' è la gradinata esterna della chiesa di s. Petronio, dicontro all' ospitale della morte. Di guisa che, quando s' imprese ad innalzare quella chiesa vastissima, la torre fu condannata a perire. Ed eccone il racconto tratto dalla cronaca Fabbra contemporanea (7), ch' è ripetuto più brevemente dal sincrono frate Bartolommeo dalla Pugliola (8). « Adì 9 del mese d'aprile (1390), e fu un sabato quasi circa le 17 ore del dì, fu buttata in terra una bella et alta torre la quale era sopra della piazza, rimpetto lo spedale della Morte, che si diceva anticamente la torre Cornacchina, perchè ella impazzava lo edificio, che voleva fare el Comune di Bologna, della Chiesa di messer s. Petronio, a piè della piazza; essendo tagliata da tre lati del piede et spuntalata, fu fitto il fuoco e così cadde (9) ».

(1) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 102, 115, 304. Savioli, Ann. v. 3, pag. 263, 364. Fantuzzi, Notiz. v. 7, pag. 244.

(2) Savioli, Ann. v. 5, pag. 172, 400, 444.

(3) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 249, 360; v. 2, pag. 82, 226.

(4) Ne ho date indicazioni particolareggiate nella Memoria delle croci monumentali ch' erano nelle vie di Bologna nel secolo XIII, pag. 65 e segg.

(5) Instrut. pag. 131. Registro nuovo, nell'archiv. notar, fol. 227. Registro grosso nell' archiv. notar, lib. 1, fol. 72 v.

(6) Docum. n. 5.

(7) Pag. 14.

(8) Histor. miscelL, col. 538.

(9) Nello stesso modo fu atterrata la torre del Guardamorto in Firenze nel 1248 dai ghibellini prevalenti, onde può supporsi che fosse invalso questo modo spicciativo di disfarsi delle torri. Cosi Ricordano Malispini cap. 137: « i ghibellini facendo tagliare la detta torre, si la feciono puntellare per modo che quando si mettesse il fuoco a' puntelli di essa cadesse in sulla chiesa di s. Giovanni, ma come piacque a Dio la torre (che era alta braccia centoventi) parve manifestamente quando venne a cadere ch'ella cessasse dalla santa chiesa (o meglio schifasse la santa chiesa, come ha Gio. Villani, Cron. cap. 33) e rivolsesi a cadere per lo diritto della piazza (Malispini, Stor. cap. 137) ».