Pescarie, dal IV volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via delle Pescarie comincia nella Piazza da uno dei due gran volti del portico dei Banchi e termina nella via delle Drapperie.

Anticamente si diceva via dello Scorticatoio o degli Scorticatori (botteghe da macello), via del Trivio dei Malcontenti, via Malcontenti nel 1400, poi Trebbo e Campo della Malvasia per lo spaccio di questo vino, che traevasi dalle Isole Ionie.

Le antiche Pescarie erano tra la torre Asinelli, e la Chiesa di S. Bartolomeo, poi nel già Pellatoio del Mercato di Mezzo detto via dei Zampari, e sboccavano nella Piazzetta di porta Ravegnana dov’è la porta della già residenza dell’ arte degli strazzaroli. Vagarono nelle vicinanze della Piazza e cioè dalla parte del registro e da quello del palazzo del Podestà, come si troverà notato alle rispettive località. Furono traslocate nelle Pellizzarie, poi il primo giorno di quaresima 13 febbraio 1583 in questa contrada, nella qual epoca furon collocate nel vaso grande delle Macellarie poste negli Orefici e Mercato di mezzo.

Si è venduto il pesce nella via dei Malcontenti, sotto le volte dell’attual pubblico palazzo e sotto quelle della residenza dei notari.

Queste Pescarie si dissero Pescarie Nuove, per distinguerle dalle vecchie, che erano le Pellizzarie.

Le botteghe di questa contrada si dicevano Buche del Pesce per essere più basse di alcuni gradini del piano della strada.

Via delle Pescarie a destra entrandovi dal portico dei Banchi.

Si trova nella memorie dell’ Arcicontraternita di S. M. della Vita che li 22 settembre 1409 la compagnia dei Battuti si determinò di mettere uno stanzone ad uso di Pescaria, lo che incontrò difficoltà per parte dei pescatori, la cui compagnia deliberò di far vendere pesce per conto proprio anche con perdita, avendola sostenuta già per L. 12. 19.9; cosi li 12 novembre 1409 fu atfittato questo stanzone o bottega da pescivendolo che era quella presso il cantone formato dall’ avanzamento delle fabbriche che restringeva a destra. questa contrada tutta posseduta dal grande Ospitale sotto ai numeri 1161, 1162, 1163 e 1164.

Prossimamente alla Piazza vi erano case dei Lambertazzi, che appartennero a quella famiglia fino ai 4 giugno 1388 in cui Francesco Spontoni comprò cinque abitazioni contigue l’ una all’ altra con piedi 7 e mezzo di terreno, da Bonifacio, Giacomo Giovanni Lambertazzi, le quali erano nell’angolo della strada pubblica, che dalla piazza va a dirittura ai forni della Città o dall’Ospizio anzi Ospitale della Vita, nel qual terreno vi erano due banche ad uso di macelleria, i quali edifizi erano in vicinanza dei mercanti di lana bisella e da due lati vicino alle casa dei Bentivogli, pagate lire 2700 rogito Matteo Preti, e Giovanni Monterenzoli. Veniva la casa dei Bentivogli dove avevano le loro macellarie.

Nel 1350 il Vicario di Bologna fece fare le mura delle vie al loro sbocco in piazza, ponendovi grosse catene, e fece guastare le beccarie presso l’ Ospitale della vita.

Due porte corrispondenti a questa strada introducevano la prima al già ospitale, l’altra alla Chiesa della Vita.

Li 26 novembre 1554 Pietro Bonfigli, e Antonio Maria Legnani vendettero all’ ospedale della Vita il casamento, e botteghe dal succitato angolo della Ruga dei pescatori fino al cantone dritto alla chiesa di S. Matteo e voltando per la via di S. Matteo o Drapparie sino alle Clavature, e in detta strada le due botteghe andando verso piazza per lire 8000, altri dicono lire 10000, rogito Francesco de Buoi.

Nel 1569 furon rimosse alcune di dette botteghe nella via Pescarie, e in detto luogo furon fatte le scale per ascendere all’Oratorio.

Pescarie a sinistra entrandovi per il portico dei Banchi.

N.1160. Numero che segna una porticella che per una ristretta scala introduceva ad un camarone sopra il portico dei Banchi con due finestre sulla piazza. Dicesi che qui vi abbia tenuto il suo studio Guido Reni, ma indubitatamente poi Gioseffo Mittelli. Nel piano di detto camerone evvi una ribalta per la quale si discendevano le grandi tele dipinte fin quasi alla porta suddetta, quando non si voleva servire delle finestre sulla piazza, o di altra sotto il volto delle Pescarie.

N.1159. Residenza dell’ arte dei pescatori posta sopra il gran volto del portico dei Banchi di proprietà dei successori di Agostino Gandolfi ai quali la società pagava un annua corrisposta.

I primi statuti dell’ arte dei pescatori sono del 1271 rinnovati nel 1488, poi stampati del 1684. Melchiore Beretta era massaro nel 1378.

Nel 1446 avendo ricorso i pescatori onde poter godere della privativa sulla vendita del pesce esclusovi chiunque non fosse dell’arte, sembrò la dimanda cosi strana che radunato il consiglio dei 600 li 29 marzo decretò la sopressione della Società, annulando i loro statuti e facoltizando chiunque a vender pesce purchè fosse pagato il dazio. In questo stato rimasero i pescatori fino al 1488 nel qual anno si trova nominato in massaro Paolo di Bonmartino de Dugliolo.

Nel 1507 e 1508 non vi fu massaro, e per il secondo trimestre del 1509 si trova notato Giovanni di Lorenzo Bedore con condizione secondo il partito dei 2 aprile 1509.

Li 13 febbraio 1583 il primo di quaresima fu deputato un nuovo luogo per vender pesce e fu di nuovo sospesa la compagnia per i suoi mali portamenti, e proibito di vender pesce di sorte alcuna.

Li 4 dicembre 1584 fu taritfato il pesce; il sturione fu messo a soldi 12 la libbra, le ostriche grosse soldi 60 il cento e i grossi Gambari soldi 20 il 100.

I massari furono però eletti senza interruzione, ed il loro Protettore S. Andrea fu venerato nella Capella della residenza. Cessò questa società li 11 dicembre 1798.

N.1158. Casa che fu dell’ arte degli Orefici. - Vedi N. 1157 del vicolo dei Ranocchi. Potrebbe essere che questa fosse l’ osteria di S. Paolo celebre per il vino detto Malvasia, che vi si spacciava anche del 1468, che apparteneva ai PP. di S. Francesco quali eredi di Carlo da Saliceto, rogito Bonuzio Gombrutti.

Si passa il vicolo dello dei Ranocchi.

Residenza dell’ arte dei Salaroli composta dai lardaroli, gargiolari con capella dedicata a S. Matteo i cui statuti datano dal 1252, 1310, 1352, 1376, 1427 poi stampati nel 1669. Confinava a levante colla residenza dell’arte dei muratori, a mezzodì colle Pescarie, a ponente e settentrione con beni appartenenti all’Ospitale della Vita. Il loro protettore era S. Matteo apostolo, ed avevano jus al Consolato del Foro dei mercanti. Questa società possedeva stabili all’atto della sua sopressione per scudi 8610 che furono avvocati alla nazione li 28 dicembre poi restituiti nel 1800. I gargiolari erano ubbidienti ai salaroli.

N.1149. Residenza dell’arte dei muratori che ebbero i loro statuti nel 1258, rinovati negli anni 1329, 1334, 1335 e 1376. Ubbidlvano a quest’ arte i fornaciari, venditori di pietre, coppi, embrici, grondaie gesso, calcina, chiavichini, pozzari, tagliapietre, imbianchitori, dapelletti e fondachieri. Avevano in protettori i santi Quattro Coronati. La loro impresa assegnatali li 25 ottobre 1559 era uno scudo diviso in tre parti. Nella parte di sopra eravi un mazzo di ferro e due scarpelli pei tagliapietre, e nella inferiore il modello delle pietre pei fornaciari. La suddetta residenza confinava a levante coi Dolfi Ratta, a mezzodì colla via delle Pescarie, a ponente coll’arte dei salaroli , a tramontana una cloaca e di là i stabili della via degli Orefici. Il Governo prese possesso dei suoi beni li 20 dicembre 1797, poi restituiti nel 1800.

N.1148. Macellaria della quale se ne darà conto nella via degli Orefici e in tanto diremo, che da questa parte delle abbandonate Pescarie a cominciare da detta macellaria fino quasi al cosi detto vicolo dei Ranocchi alias Gorgadello vi furono le case dei Principi. Ruffino d’ Alberto Principi potente cittadino, e dott. di legge e fu proscritto con tutti i suoi come i Lambertazzi nel 1270. Era riapatriato li 14 febbraio 1280, ma del 1282 fu bandito la seconda volta. I suoi beni furono confiscati e nel 1282 affittati dal Comune a Tuccio Rolandini.

Li 24 maggio 1223. Ospinello di Maggio Principi vendette a Tommaso Bartolomeo e ad Aichina di Marchesello Principi le case con casamenti, suoli ed edifizi posti in capella S. Vito, e di S. Dalmasio in confine di Lambertino Accarisi per lire 500 meno lire 5, rogito Bernardino Scannabecchi. Da questo rogito si raccoglie

1° che questi stabili arrivavano fino alla via degli Orefici essendo in parte sotto la parrocchia di S. Dalmasio;

2° che non nominandosi la chiesa di Matteo degli Accarisi, che è da presumersi o non esistesse, o non fosse parrocchiale;

3° che confinando i Principi cogli Accarisi, le abitazioni di questi ultimi erano dove fu la predetta chiesa di S. Matteo, ovvero fra le case dei Principi e il vicolo Gorgadello.

Li 9 agosto 1304. Gherardo di Adelardo Accarisi locò a mastro Gherardo di Bartolomeo Placidi una casa sotto S. Matteo degli Accarisi per un anno, colle corrisposta di lire 19. 19. Rogito Oliverio d’ Egidio dalle Scudelle.

Cacciati da Bologna i Principi e rovinati nelle loro sostanze non si sà dove si ritirassero e come finissero. Sembra che le loro case fossero poi rovinate, mentre gli storici ricordano il Guasto dei Principi in questa situazione.

Dopo molti anni e forse sul principiare del secolo XV quando un Guicciardo Principi maritato in Lucrezia Berò del 1440, era in Bologna, esisteva una famiglia di Principi, della quale si hanno chiari indizi per arguire, che non era dell’agnazione degli antichi Principi, ma bensì de’ discendenti per lato feminino Questi raccolsero qualche piccolo avanzo patrimoniale dell’ antica famiglia. aprirono una spezieria nell’ angolo della piazza della Cattedrale di S. Pietro, colla via dei Malcontenti, (poi Malaguti). Avendo essi per insegna un medico furon detti Principi dal Medico. Colla spezieria divennero ricchi e formarono la famiglia Principi del Medico in Maria Girolama della parrocchia di S. Arcangelo moglie di Giovanni Andrea di Carlantonio Landini, e in secondi voti col senatore Alessandro di Matteo Fibbia del 1715. Il marchese Giovanni Carlo di Fabio Antonio Fabri detto Fibbia in causa di Camilla del Senatore Alessandro Fibbia sua madre sostenne una lite contro la contessa Sulpizia di Antonio Bonfioli che godeva la metà dell’ eredità dei Principi del Medico e la vinse per le ragioni di detta Camilla Fibbia discendente dalla sucitata Girolama per cui restò alla Bonfioli un capitale di lire 30000 circa.

Li 4 gennaio 1724 seguì altro accomodamento fra i Landini e i Fibbia, mediante il quale si fecero due parti della sua eredità , accordandone la scelta ai Landini.

Aggiunte.

1303 18 Ottobre. Permuta di Cecilia detta Cilla Principi moglie di Princivalle Pizzigotti con Cingolo di Ugolino Pepoli di un casamento di detta Cecilia posto sotto S. Matteo degli Accarisi contro altri beni Pepoli rogito Egidio Melloni.

1317 15 Settembre. Comprò Romeo del fu Zera Pepoli da Tordino del fu Zengolo di Ugolino Pepoli un casamento sotto S. Matteo degli Accarisi, rogito Filippo Isnardo. È l’identico del 1303 passato da un Pepoli ad altro Pepoli.

1372. Furon dal conte Obice del fu dott. Giovanni di Zera di Romeo Pepoli vendute a Nicolò Mattugliani mercante da seta, quattro case sotto S. Matteo degli Accarisi. Sembra che i Mattugliani possedessero fra la via delle Pescarie, e quella delle Clavature.