Isaia (Via Sant')

Via Sant'Isaia.

Da piazza Malpighi a piazza di Porta Sant'Isaia.

Quartiere Saragozza.

Prima documentazione dell'odonimo: 1186 (Burgus Sancti Ysaye).

E' fuori di dubbio che il nome alla via sia stato originato dalla chiesa di Sant'Isaia, antichissima, documentata già nel 887 (Fanti, II, 446). Un Borgo di Sant'Isaia è citato in un atto del 1186 (Actum Bononie in Burgo Sancti Ysaye - Fanti, II, 447) ed anche gli estimi del 1296/97 indicano qui il Burgo Sancti Isaie.

Basti ricordare che borgo veniva usato per designare le zone di crescita urbana esterne alla seconda cerchia di mura, per poi indicare le vie, sempre esterne alla seconda cerchia, attorno alle quali la crescita urbana si consolidava.

Così il Salaroli scrisse Sant'Isaia già Borgo di Sant'Isaia.

La via, fino al 1568, non aveva sfogo fuori delle mura. La porta fu costruita tra il 1567 ed il 1568 demolendo la chiesa della compagnia di San Pellegrino, che faceva fronte alla via, e che venne costruita dove ora si trova, sul lato sinistro subito dentro porta, andando verso il centro.

Il primo nome della porta fu Porta Pia, in onore di papa Pio V, della famiglia bolognese dei Ghisilieri,

Per questo qualcuno (Taruffi) chiamò la nostra via Strada di Porta Pia.

Fino al 1445 vi era nei paraggi, in capo a via del Pratello una porta (porta Pratello, appunto) che metteva in comunicazione questa parte della città con l'esterno. In seguito all'assassinio di Annibale I Bentivoglio (24 giugno 1445), ad opera dei Canetoli e dei Ghisilieri, che fuggirono da Bologna uscendo di qui, venne decisa la chiusura di Porta Pratello, per timore che da qui gli assassini ed i loro complici potessero rientrare. Da viale Giovanni Vicini è ancora visibile l'arco a sesto acuto, relitto della porta scomparsa.

L'apertura della nuova porta (porta Pia) fece fronte alla necessità di comunicazione con l'esterno di questa parte della città. E' singolare il fatto che sia stata costruita per volere di un papa (Pio V) della famiglia Ghisilieri, che è una di quelle che, assieme ai Canetoli, fuggirono da porta Pratello.

Il Guidicini (II, 296) accennò ad una porta esistente fino al 1340 detta porta di San Mattia. Fu citata a proposito di una transazione tra il papa e Taddeo Pepoli, allora signore di Bologna descritta dal Padre Mauro Sarti nella sua opera sui professori dello Studio di Bologna. E' tra le porte citate che vennero chiuse formalmente, a cui seguì il passaggio delle chiavi dal legato pontificio a Taddeo Pepoli che le fece riaprire tutte. Nell'elenco delle porte riaperte manca porta San Mattia.

Questo accenno meriterebbe migliore approfondimento.

Non è chiaro dove fosse questa porta di San Mattia, se al posto della attuale Sant'Isaia, se posterla posizionata altrove, o se altro nome della porta Pratello, poco distante.

Sempre dal Guidicini sappiamo che un rogito del 10 dicembre 1135 descrive un Borgo dei Palii in questa zona che forse coincide con la nostra via Sant'Isaia.

La riforma toponomastica del 1873-78, dopo avere preso in considerazione una via Guglielmini (Lipparini), fortunatamente conservò l'antico odonimo: via Sant'Isaia.

Fonti citate in questo articolo.

Taruffi: Antica fondazione della città di Bologna degnissima madre di studj, di Gianandrea Taruffi, pubblicato nel 1738.

Salaroli: Origine di tutte le strade sotterranei e luoghi riguardevoli della città di Bologna di Ciro Lasarolla (Pseudonimo di Carlo Salaroli), pubblicato nel 1743.

Guidicini: Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, di Giuseppe Guidicini (scritto prima del 1837, ma pubblicato nel 1868).

Lipparini: Degli uomini illustri cui sono intitolate le piazze e le vie della città di Bologna, di Innocenzo Lipparini, Società Tipografica Compositori, Bologna, 1875.

Estimi 1296/97: Atlante Storico delle città italiane. Emilia Romagna, 2 Bologna. A cura di Francesca Bocchi, pubblicato da Grafis, Bologna, 1995,1998 (contiene gli Estimi 1296/1297)

Fanti: Le Vie di Bologna. Saggio di Toponomastica Storica, di Mario Fanti, Istituto per la Storia di Bologna, 2000.