Borgo degli Arienti, dal I volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Il Borgo degli Arienti comincia in istrada Castiglione e termina nella Piazzola dell' Avesa , ossia della chiesa del Crocifisso del Cestello.

È di lunghezza pertiche 66. 03. 0, e di superficie pertiche 162. 42. 8.

Il suo antico nome fu Borgo dell'Argento, nome acquistato nel 1249 quando pel decreto del comune furon qui concentrati gli argentieri per allontanare il pericolo d'incendio, cui potevasi avventurare nel purificare questo metallo, il quale però non era tutto ricavato da miniere del Bolognese, come taluno ha fatto credere. Da Borgo dell' Argento, ne è venuto il nome corrotto di Borgo degli Arienti.

Borgo degli Arienti a destra entrandovi per strada Castiglione (orig. questa sezione venne descritta come se fosse a sinistra entrandovi dal Borgo delle Ballotte, errore di cui il Breventani non si accorse. Qui la numerazione antica viene riproposta nell'ordine corretto).

Fra la casa N. 353 di strada Castiglione ed al N. 666 di questo Borgo , vi era una strada chiusa da un muro, che comunicava col vicolo che circonda il già convento di s. Maria del Cestello.

N. 669. Casa che nell'anno 1715 sembra che fosse di Giovanni Cavazzi, poi d'Angelo Pezzi.

N. 673. Casa venduta dal marchese Carlo e canonico Fibbia Fabbri a Giuseppe Canevelli, enfiteotico della Mensa, in Borgo Arienti, sotto s. Damiano. Confina a levante col conte Morandi, a mezzodì colla via pubblica, a ponente coi beni di detta parrocchia ed a tramontana con un vicolo vicinale che deve essere quello delle suore di s. Lorenzo, rogito Antonio Nanni li marzo 1751.

N. 688. Li 9 marzo 1588, Artemisio, Lucio, Achille, Lodovico, Pomporico e Domenico Maria fratelli Beccadelli , vendono a Pietro Antonio Ghelli un chiuso di dieci case e terreno ortivo, sotto s. Lucia, nell'angolo delle strade di Borgo Arienti e del Cestello, in confine dei beni di S.Michele in Bosco e di Bernardino Jacobi nella strada del Cestello, per lire 12200, rogito Achille Panzacchi.

Borgo degl' Arienti a sinistra entrandovi per strada Castiglione.

N. 662, 663, 664. Case di Luigi Capelli, notaio dell'Archivio. La più grande apparteneva nel 1715 all'ospitale di S.Giobbe, come erede dei Dalle Balle. Il suo numero è il 662.

Si passa la via delle Chiuvare.

N. 644. Casa , ovvero ospizio già degli Olivetani , annessa alla chiesa di S.Bernardo, che fu quella ove abitarono i Gesuiti quando del 1567 vennero a Bologna in numero di sette od otto individui che la presero in affitto.

N. 643 al 647. Chiesa, monastero ed annessi di S.Bernardo dei Monaci Olivetani.

Li Gaudenti conventuali sotto il titolo di Fratres Milites di S.Maria, erano approvati li 23 dicembre 1261 da Urbano IV, ai quali ingiunse ancora la regola di coniugati. I conventuali ebbero grande convento a s. Michele de' Britti , già dei Camaldolesi, che passarono in s. Damiano di Bologna, ove rimasero fino alla loro estinzione; dopo di che fu ridotto a commenda, indi applicato da Sisto V al collegio di Montalto. Ebbero pure li priorati di Casaralta fuori di Galliera e quello di Ronzano fuori di porta s. Mamolo, convento di monache abbandonate, che comprò Lodaringo Andalò, e da lui lasciato ai Gaudenti, dai quali fu goduto finchè un Commendatore lo vendette ai Domenicani. I Conjugati ebbero da Ottaviano juniore Ubaldini vescovo di Bologna, la chiesa di s. Maria del Borgo dell'Argento. Il Sigonio dice che nel 1261 li collocò nel Borgo dell'Oro vicino a s. Bernardo, ma non in s. Bernardo, come si è da taluno fatto credere. Li conjugati che vivevano nelle loro case, adunavansi in s. Maria per le funzioni religiose e ciò continuarono fino al 1362, nel qual anno, il summentovato Ottaviano passò questo privilegio dai Gaudenti agli Olivetani. S. Maria in Borgo degli Arienti è ricordata dalle Colette del 1408. È dubbio se veramente Cattalano Malavolta sia stato il fondatore dei Gaudenti; esso fu sempre chiamato Cattalanus Guidonis Ostie, ed i suoi discendenti abitavano dai Celestini. I Malavolta stavano dal Voltone dei Gessi; lo storico Villani cita un Castellano Malavolta, e forse sarà stato. L'ultimo commendatario di s. Maria di Casaralta frate Camillo, figlio naturale di Paolo Dalla Volta, fu fatto decapitare da Sisto V, ed i suoi beni furono confiscati ed applicati al Collegio di Montalto.

Si trova sotto li 28 luglio 1363, che Gomezio Albornozzi , governatore di Bologna , diede licenza alli monaci del Monte Oliveto , ai quali dal vescovo era stata concessa la chiesa di s. Maria dei Gaudenti, posta sotto la parrocchia di s. Lucia, in capo al Borgo degl'Arienti , di fare due strade nuove verso settentrione nelle Chiovare fino alla via pubblica (le quali Chiovare erano fra l' Avesa e strada Ca stiglione). È probabile che gli Olivetani non profittassero di detta concessione, poichè nel 1364 abbandonarono questo locale per passare a s. Michele in Bosco, subentrandovici li monaci di s. Maria in Strada, li quali intitolarono a s. Bernardo la chiesa che trovarono unita al monastero. L'abbadia dei Cisterciensi fu ridotta a commenda da Giulio II, il quale spogliò s. Bernardo della commenda, per ridonarla agli Olivetani. Bisogna però osservare che gli Olivetani di s. Michele in Bosco non presero posto nel detto monastero, se non dopo molti anni; ed il primo abate, che fu P. D. Claudio Marescotti, con cinque Monaci e due commessi vi entrò li 22 aprile 1584, essendo generale dell'ordine il P. D. Marco di Cavergere.

1617. Li 31 agosto. Dopo aver atterrate varie case davanti la chiesa ed il monastero, gli Olivetani ottennero di farvi un portico lungo piedi 105 e largo piedi 12, che però non fu mai eseguito. I monaci Olivetani di s. Bernardo furon concentrati in s. Michele in Bosco li 22 maggio 1797, poi soppressi li 6 giugno 1798, e quivi passarono li Benedettini Neri di s. Procolo, i quali vi rimasero fino alla definitiva loro soppressione.

Li 30 aprile 1798, detto locale fu venduto a Luigi Mariscotti Berselli, con rogito Luigi Aldini; l' orto annesso a questo locale è di tornature 2. 75. Tra i quadri che decoravano questa chiesa ve n'era uno di Guido Reni, opera giovanile , che oggi serbasi nella Pinacoteca dell'Accademia di belle arti in Bologna.