Trebbo dei Carbonesi, dal I volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Il Trebbo dei Carbonesi, per seguire la nomenclatura delle lapidette, comincia dal piazzaletto della chiesa di S. Paolo, e termina in istrada S. Mamolo.

La sua lunghezza è di pertiche 31, e la sua superficie di pertiche 66, 41, 4.

Il vero nome di questa strada era Trebbo della Croce dei Santi, ed anche Trebbo dei Torelli, o via della Croce dei Santi di Barbaria, come pure via dei Libri. Di Barbaria per continuazione di quella cosi detta via che comincia dalla Seliciata di S. Francesco, di via dei Libri per continuazione dell' altra che comincia dal Pavaglione. Si trova ancora detta via dei Santi, e qualche volta via della Croce dei Santi. Trebbo era una località dove radunavansi operai ed artigiani, facchini, brentadori per aspettare lavoro, ed al Trebbo vi si univa il nome della famiglia che vi abitava più prossima.

Via Trebbo dei Carbonesi cominciando a destra dalla parte della chiesa di S. Paolo e terminando a Strada S. Mamolo.

Lungo questa strada e da questa parte vi era il portico cominciando dalla via Val d' Aposa fino a Strada S. Mamolo, che fu fatto demolire nell'aprile 1408.

La Croce dedicata a tutti i santi, davanti alla quale si pubblicavano i bandi, situazione detta a quei giorni Trebbo della Croce dei Santi, era racchiusa in una cappelletta contrassegnata col N. 1357. Bologna aveva molte croci sul mezzo delle strade, innalzate sopra colonne dagli antichi cristiani, varie delle quali furono distrutte, altre traslocate in luoghi vicini o lontani, ed alcune coperte da una cappella che denota certamente che a queste si portava una particolare devozione. Apparteneva il jus patronato della Croce dei Santi alla famiglia Griffoni, e dicesi per un atto del 1408 del cardinal Cossa Legato. Consta che del 1567 spettava ai Maranini, indizio che questi potessero esser succeduti ai Griffoni, antichi abitanti in queste vicinanze ed in via del l' Aposa: mentre gli altri Griffoni da S. Barbaziano erano in fiore nel 1567, e nel loro archivio non si fa parola di alcuna cessione o donazione ai Maranini di questo patronato. Nel 1799 fu atterrata, ed allora la famiglia Bovio Silvestri vi aveva qualche diritto (1).

Si passa la via di Belfiore.

N. 389. Chiesa e collegio di S. Paolo dei Barnabiti. Quivi erano le case di un ramo della famiglia Torelli, poi Garzoni, come si vedrà in appresso.

Il Masina ristampato dice che qui vi fu una torre già Torelli, poi Garzoni, ma nei tanti contratti fatti dal 1384 al 1610 non si dà alcun cenno della medesima, e convien credere che fosse già stata atterrata rasente il suolo.

1384, 15 novembre. Azzo del fu Andrea del fu Mattiolo Torelli compra da Simone Torelli la metà di una casa che spettava per indiviso con Giovanni di lui fratello, posta sotto S. Martino della Croce dei Santi, in luogo detto Trebbo dei Torelli, per L. 300. Rogito Matteo Griffoni.

1385, 16 agosto. Compra Azzo del fu Andrea del fu Mattiolo Torelli da Giovanni del fu Enrico del fu Mattiolo Torelli, la metà per indiviso con esso Azzo, di una casa sotto S. Martino della Croce dei Santi, nel Trebbo dei Torelli, per L. 300, pagata con denari avuti da Ugolino Agolariti per prezzo di una casa sotto i SS. Simone e Giuda, dei Maccagnani, venduta a detto Ugolino per L. 500. Rogito Bartolomeo Barbieri e Matteo Griffoni.

1387, 13 ottobre. Sentenza a favore del suddetto Azzo Torelli contro Pietro del fu Ghinazzo Torelli sopra alcune differenze per un muro fra la casa di Azzo, e quella di Pietro, la prima delle quali è sotto la cappella di S. Martino della Croce dei Santi, nel Trebbo dei Torrelli, e la seconda di Pietro è sotto la stessa parrocchia in via Val d' Aposa, affittata ad Alberto Scdaloch tedesco. Regito Mancantino Bianchi.

1411, 29 agosto. Bernardino del fu Gio. Garisendi, e Gesia sua sorella, già moglie di Azzo Torelli comprano dai frati della Certosa una casa grande e nobile, nel Trebbo dei Torelli, sotto S. Martino della Croce dei Santi, per L. 700, pagate dai compratori, e precisamente dal marito di detta Gesia, ad Arreverio del fu Garisendo per prezzo di una casa ad uso di pellizzaria, posta sotto S. Marco nel Trebbo di Porta Ravegnana, già posseduta da Garisendo Garisendi, e comprata dai Padri Certosini. Rogito Nicolò Folia.

1424, 22 novembre. Il dott. Antaldi del fu Nicolò Antaldi compra da Giacomo e Tommaso del fu Bernardino Garisendi una casa con una pezzetta di terreno verso il condotto detto dell' Avesa, ed un'altra casetta annessa posta sotto S. Martino della Croce dei Santi, nel Trebbo dei Torelli, e di più tutte le masserizie di dette due case, il tutto per L. 650. Rogito Guido Gandoni.

1427, 12 dicembre. Sentenza data dal giudice a favore di Tommasa figlia del fu Bernardino Zambeccari, già moglie del dott. Antaldo Antaldi, in appresso moglie del dott. Bernardo Garzoni, contro Girolamo ed Egidio fratelli, e figli del detto fu dottor Antaldi, nella quale viene confermato il possesso della suddetta casa sotto S. Martino della Croce dei Santi, nel Trebbo dei Torelli, per la restituzione delle di lei doti che furono di L. 1200. Rogito Frigerino Sanvenanzo.

1456, 7 ottobre. Compra Giovanni, dott. famoso ed insigne scrittore, figlio del suddetto Bernardo Garzoni, da Alessandro di Giacomo del fu Nicolò Castellani alias Panico tre case sotto S. Martino della Croce dei Santi, per L. 900. Rogito Zaccaria Enrighetti.

1456, 22 dicembre. Compra il detto Giovanni da Giacomo del fu Nicolò Mentelli una pezzola di terra ortiva già casamentata, lunga piedi 40, e larga piedi lo, sotto S. Martino della Croce dei Santi, per L. 25. Rogito Benedetto Paleotti.

1542, 12 giugno. Comprano Filippo, Fabrizio, Pompilio, Giovanni e Alessandro fratelli, e figli del fu Marcello Garzoni, da Francesco del fu Battista del Bue, una casa sotto S. Martino della Croce dei Santi, per L. 1000. Rogito Lattanzio Panzacchia.

1553, 28 gennaio. La casa dei Garzoni dalla Croce dei Santi confinava con quattro strade, e fu valutata L. 1750. Rogito Virgilio Gambalunga.

1584, 4 maggio. Compra Marcello del fu Fabrizio Garzoni da Bernardino Romanzi, e Nicolò, fratelli, e figli del fu Aloisio dei Romanzi, cinque casette vecchie unite e con portici, poste sotto S. Martino della Croce dei Santi, in Val d' Avesa, per L. 8500, Rogito Tommaso Passarotti.

1606, 7 febbraio. Marcello di Fabrizio Garzoni, anche a nome di Annibale e di Fabrizio suoi figli, si obbliga di vendere ai Padri della congregazione di S. Paolo decollato alias Bernabiti, la sua casa nella parrocchia di S. Martino della Croce dei Santi, per L. 24000. Rogito Galeazzo Bini e Bartolomeo Dall' Ocello. Come pure fa una stessa obbligazione Lucia Bonasoni moglie di detto Marcello, di vendere ai medesimi, cinque case in via Val d' Aposa, per L. 8000. La compra fu stipulata li 30 ottobre 1606, a rogito come sopra.

Il venditore Garzoni morì nel novembre 1610. Il di lui cadavere fu depositato nella chiesa di S. Arcangelo dove rimase fino alli 14 novembre 1611, da dove venne traslocato sotto il pulpito della chiesa di S. Paolo, e cioè nel luogo ove fu la camera nella quale era nato.

Paolo di Giacomo Spada morto d' anni 90 li 15 aprile 1631 in Faenza, dispose di scudi 6000 in capitali di Monte, da erogarsi nella fabbrica di una cappella da farsi entro 10 anni dopo la sua morte, in una chiesa di Roma, a scelta del Padre Virgilio Spada di lui figlio. e prete dell' Oratorio, il quale, in vista che la primogenitura Spada era stabilita in Bologna, implorò ed ottenne il decreto d' eseguire in Bologna la volontà del testatore, e per una chiesa dedicata al Santo del suo nome, perciò li 13 ottobre 1634 convenne coi Bernabiti di Bologna di far la facciata e l' altar maggiore di questa chiesa, per la qual facciata si obbligò lo Spada di spendere L. 15000. I Bernabiti nel 5 dicembre susseguente accordarono a Bonifazio Socchi, a Cristoforo Ghiezzi ed a Giacinto Corni, L. 9000 fra materiale e fattura per dare compita la facciata, disegnata dal maestro Andrea Fichi, entro due anni, esclusi i lavori di macigno, che furono concordati per L. 7000 con Gio. Battista da Fiorenza e con Giovanni Antonio Albertoni. Il restante della somma testata, assieme a' suoi lucri, fu assegnata per l' altare della cappella maggiore, in proposito di che il Crespi dice che i fondamenti costarono molto, perchè piantati sud' antico alveo dell' Aposa.

1606, 26 maggio. Il Senato avea concesso a' Barnabiti, per la fabbrica della loro chiesa, di occupare parte del vicolo di dietro alle case dei Garzoni, per piedi 68 e oncie 9, cominciando dalla via Val d' Aposa fino al confine fra essi e Torquato Monaldino, e nello stesso giorno si accorda lo stesso permesso al predetto Monaldino. Questo vicolo poi che cominciava in Val d' Aposa, terminava in Belfiore, quasi rimpetto alla via del Collegio di Spagna.

La prima pietra della chiesa fu posta li 27 dicembre 1607, poi aperta il primo novembre 1611. I Barnabiti di S. Paolo furono soppressi li 11 marzo 1797. Fu traslocata in questa chiesa la parrocchia dei SS. Silvestro e Martino uniti, continuando il parroco ad abitare la sua antica canonica, finchè nel 1814 gli fu assegnato un comodo quartiere in questo collegio.

L'atrio del collegio ed il refettorio servirono a vari usi per il fondo di religione, e segnatamente per raccogliervi le librerie dei conventi soppressi. Porzione del locale verso Belfiore al numero 365 fu venduto a Pietro Cattoli a rogito Luigi Aldini delli 15 febbraio 1799. Altra porzione della stessa parte, marcata col numero 366, fu comprata da Antonio Macchiavelli, rogito Luigi Aldini del primo agosto 1799. Il refettorio e le cantine furono acquistate dal suddetto Cattoli a rogito Serafino Betti del li 11 maggio 1811, il quale nel suo testamento ordinò che le porzioni di questo collegio da lui acquistate fossero restituite ai Bernabiti nel caso che fossero ripristinati in S. Paolo.

Si passa Val d'Aposa

N. 388. Casa che del 1492 era di Francesco del Sapone, e che altro Francesco del fu Aloisio Guidicioli alias Dal Sapone vendette a Michele Capellini li 15 febbraio 1554, per L. 1700. Rogito Ermesse Cartari ed Oldrando Garganelli. Si descrive per posta sotto S. Martino della Croce dei Santi, sopra l' angolo della via Val d' Aposa, e che ha ingresso in detta via. Fu degli eredi Senagoni e della Cavallina.

Bartolomeo Chiolsi, o Giroldi Dal Sapone, e Gio. Antonio Dal Giglio vendono li 14 settembre 1541 a Girolamo Giusti una casa sotto S. Martino della Croce dei .Santi.

1546, 2 agosto. Giacomo e Stefano Giusti vendono la suddetta casa a Carlo Borzani, detto anche dal Brozzo d' oro, oriundo da Budrio. Li 24 aprile 1581 Catterina Borzani la lasciò ai Padri di S. Francesco, che poi fu divisa coi Gesuiti li 29 novembre 1641.

N. 386. Stabile di Gio. Andrea di Baldassarre dei Mezzovillani, che li 20 dicembre 1492 vendette al dottor medico Nestore di Benedetto Morandi, per L. 1060, il quale è posto sotto S. Martino della Croce dei Santi, in confine della via pubblica a settentrione, ad oriente di Francesco dal Sapone mediante androna, ad occidente del collegio Ancarano.

1498, 22 maggio. Nestore Morandi compra da Annibale Grassi, Rettore di S. Martino dei Santi, una casa nella via dei Carbonesi, per L. 300. Rogito Achille Bovio. Confina Andrea Della Balla calzolaro, di sotto gli eredi di Stefano Bargellini mediante certa viazzola mozza, e di di dietro Tommaso marzaro. Dai Morandi passò ai Saraceni.

1510, 18 settembre. Essendo Giulio II in Bologna, furono alloggiati nella casa dei Saraceni due ambasciatori veneti. Nel 1532 Giovanni Saraceni, mercante, stava dalla Croce dei Santi.

Il Saraceni riceve una casa sotto S. Arcangelo, abitata dal Droghi, la quale confina colla strada da due lati, con Porfirio Linder, e con Lodovico Benassi, in prezzo di L. 14580, più una casetta sotto la Baroncella in confine di Giulio Cesare e fratelli Ercolani, valutata L. 2822.

Il Droghi ebbe dal Saraceni due case contigue sotto S. Martino nella via Croce dei Santi. Confina ad oriente certo vicolo chiuso ed i beni Carbonesi, a mezzodì, ossia di dietro gli stessi Carbonesi, l' orto e casa Campeggi, a ponente Giuseppe Dosi. Queste due case furon aggiudicate del valore di L. 27302, e cioè L. 9900 più di quelle date ai Saraceni. Rogito Gio. Battista Rossi del 4 dicembre 1606. Quantunque la famiglia Droghi sia moderna, pure vi ha disparità di opinioni sulla sua origine. Alcuni la vogliono derivata da Parma, ed esercente la mercatura di seta; altri la credono ungherese e di bassa derivazione ; checchè ne sia, è però certo che Leone di Marcantonio, fatto cittadino bolognese li 25 gennaio 1566, ebbe in moglie Lodovica di Leonardo Sighicelli, e ciò prova che era di condizione distinta. Lorenzo Leone di Bernardino, canonico di San Pietro, ultimo dei Droghi, mori li 10 gennaio 1782, il quale con suo testamento del 6 febbraio 1781, a rogito Annibale Brusa, lasciò erede Giuseppe e Cristoforo del dottor Cristoforo di Costantino Teggia di Sassuolo, e di Laura di Bernardino Droghi di lei sorella. I Droghi avevano già venduta questa casa a Sebastiano Antonio d' Alessandro Trombelli dottor di medicina, oriundo di S. Agata, la cui unica figlia ed erede, Rosanna, sposò Arcangelo Chiesa, o Dalla Chiesa, di Cento, il quale nel 1765 la vendette per L. 10500, a Carlo Gioanetti della famiglia del Cardinale, come da Rogito Giacomo Bertuccini.

N. 385. Portone che chiude la via detta nel 1380 Val di Brigola. Non si sa dove facesse capo, ma è probabile che arrivasse in S. Mamolo fra le case dei Carbonesi e dei Sanuti.

N. 384. Casa che fu dei conti Carbonesi, poi rifabbricata da Gio. Roberti computista del Senato, poscia appartenne al notaro Calandrella

Trebbo dei Carbonesi a sinistra cominciando da Barbarla e terminando in S. Mamolo.

Si passa la via Val d' Aposa.

N. 534. palazzo Zambeccari (2). Nell'angolo di Val d' Aposa, e rimpetto al locale che fu già la chiesa di S. Martino della Croce dei Santi, eravi una casa della famiglia senatoria Lini, poi di Andrea Vives, spagnuolo, nella quale fu aperto il collegio Vives, nell' anno 1538. Questa porzione di fabbrica è distinta per costruzione dall' altra, la quale è composta di due stabili, e cioè di quello in confine Vives, che fu già dei Morandi, e l'altra dei Gessi. Vi ha una lettera del 1570 del Gonfaloniere di giustizia e di due Senatori seniori diretta al consiglio della villa d' Alcagnigo nel regno d' Aragona, colla quale s'informa dello stato del collegio Vives, consistente in due case ed in una possessione inondata dalle acque, e di poche mobiglie, quindi non poter sussistere il collegio senza qualche sussidio. Nel mese di marzo del 1575 furono fatti gli statuti dal Gonfaloniere e dai due Senatori seniori conservatori del collegio fondato da Andrea Vives presso la Croce dei Santi, statuti da osservarsi dal Priore e scuolari di detto collegio, e del 1578, 28 gennaio, fu data l'amministrazione dei beni del collegio Vives a mezzo del reggimento di Bologna al Collegio di Spagna. (Vedi Pradello).

1524, 15 marzo. Compra Bolognetti Giulio Cesare, Alessandro e Paolo Emilio fratelli, e figli del fu Lodovico d' Antonio Bolognetti, da Traiano del fu Nestore dottor Morandi, una casa con stalla sotto S. Martino della Croce dei Santi, che confina colla via della Croce dei Santi, con Andrea Vives spagnuolo, cogli eredi di Carlo Gessi, col detto Morandi, cogli eredi di Girolamo Alle, per scudi 750 d' oro da L. 3, 10 l'uno. Rogito Ercole Borgognini.

1524, 7 settembre. Bolognetto e fratelli Bolognetti, comprano da Cristoforo del fu Pietro Parchi, come cessionario di Traiano Morandi, una casa con stalla sotto San Martino della Croce dei Santi, che confina coi Gessi, con Andrea Vives spagnuolo, per ducati 750 d' oro da L. 3, 10 l' uno. Rogito Lodovico Cesari ed Ercole Borgognini.

1536, 27 aprile. La casa con due cortili di Gio. Battista, e di Annibale di Carlo Gessi, posta sotto S. Martino della Croce dei Santi, la quale confina a levante con Vincenzo Argile, a mezzodì colla via dei Santi, i Bolognetti di sotto, gli Alè e i Padri Celestini a ponente, a rogito Cesare Rossi, in detto giorno fu in parte comprata da Bernardino Bisesti e da Paziente Zelletti, forse con patto di francare, e li 14 marzo 1541 passò ai predetti fratelli Bolognetti, nel qual giorno segui la divisione dei loro beni fra Bolognetti ed Alessandro, e toccarono questi stabili ad Alessandro. Rogito Girolamo Zecca.

1541, 23 marzo. Nella divisione fra Bolognetto ed Alessandro Bolognetti, toccò al secondo la casa già Morandi.

1564, 10 gennaio. Il dott. Fabrizio del fu Marcello Garzoni compra da Lucia Calcina e dai di lei figli, e del fu Nicolò Alè, una casa sotto S. Martino dei Santi, con orto. Confina coi Bolognetti di sopra, con Gio. Tommaso Gamberini di sotto, per lire 2400. Rogito Francesco Alè. Questa casa fu venduta il 6 maggio 1566 dal Garzoni al Bolognetti per L. 2400. Rogito Giacomo Boccarini, 1570. Le case Bolognetti confinavano le vie pubbliche, Paziente Giletti, e Giovanni Tommaso Gambarini. Rogito Gaspare Marini.

1570, 31 ottobre. Nell' eredità di Camilla del fu Alessandro di Lodovico Bolognetti, avuta da Ginevra del fu senator Camillo Gozzadini, di lei madre, vi fu compresa una casa grande con due casette attigue, e stalle, poste sotto S. Martino della Croce dei Santi. Confinavano la via pubblica da due lati, Paziente Giletti, il collegio Vives, e Gio. Tommaso Gambarini: Rogito Gaspare Masini.

1575, 3 novembre. Transazione fra il capitano Paolo Zambeccari erede di Ginevra Gozzadini sua moglie, e vedova di Alessandro Bolognetti, e Pomponio del fu Giacomo Boccanazzi, il quale aveva comprato dal detto Bolognetti la metà della casa da S. Martino dei Santi, il qual Boccanazzi cede le sue ragioni per L. 200 al Zambeccari. Rogito Cornelio Berti.

1605, 3 maggio. Questa casa che fu abitata dal capitano Paolo di Camillo Zambeccari, fu valutata, compresovi la bottega, L. 41000.

1607, 5 settembre. Compra Camillo e Carlo del fu Paolo Zambeccari, da Vincencenzo del fu Cristoforo Tanari, una casa sotto S. Martino della Croce dei Santi, in confine dei Zambeccari da due lati; per L. 3000. Rogito Vincenzo Stancari. 1610, 9 marzo. Compra Camillo e Carlo di Paolo Zambeccari, da Cesare del fu Paziente Ziletti, la parte posteriore di una casa posta nella contrada dietro la compagnia dello Spirito Santo sotto i Celestini. Confina la via pubblica, Felice Mondini, e i compratori, per L. 3000. Rogito Vincenzo Stancari.

1634, 13 aprile. Casa di Camillo Sandri e di Alessandra Giroldi di lui madre, sotto S., Martino dei Santi. Confina a mezzodì i Zambeccari, a levante i beni della chiesa di S. Martino, ed a settentrione la compagnia dello Spirito Santo. Rogito Lorenzo Marestoni.

1654, 21 gennaio. Permuta del conte Tommaso, e Costanzo Maria del fu Camillo Zambeccari, con D. Pietro d' altro Pietro de Olivera Rettore del collegio Vives detto il Collegietto di Spagna, nella quale i Zambeccari assegnano al detto Rettore una casa nel Pradelllo, N. 1099, posta sotto S. Lorenzo di Porta Stiera, in confine dei beni dell'ospitale di S. Francesco, e degli eredi di Gio. Battista Cambi. Fu poi venduta al Zambeccari da Ermano del fu Gio. Cesare, per L. 3600, rogito Filippo Carlo dal Chierico, ed il Zambeccari ricevette una casa alquanto rovinosa sotto S. Martino dei Santi, in confine della via pubblica da due lati (Val d' Aposa e Croce dei Santi) e dei Zambeccari dagli altri lati, per L. 4000. Rogito del predetto dal Chierico.

Dicesi che questo stabile, prima d' essere dei Danzi, fosse del conte Gio. Paolo Buratti, che l' abitava quando nel 1684 ne fece rinunzia per farsi scalzo. La casa del Buratti era nelle Casette di S. Andrea degli Ansaldi, e gli apparteneva ancora quando si ritirò dal mondo.

1702, 17 novembre. Gio. Giacomo Riva di Guastalla compra dal marchese Costanzo e da Camillo padre e figlio Zambeccari, un palazzo sotto S. Martino della Croce dei Santi in Barbaria. Confina le suore convertite, la casa detta Casino nell' angolo della via di Barbaria e dello Spirito Santo che va al ponticello, e la stalla incorporata in detto palazzo, il tutto per L. 40000. Rogito Domenico Maria Boari. Nel contratto fu compreso anche lo stabile detto il Casino. Li 22 dicembre 1708, rogito Alessio Fiori, pare che si sciogliesse il contratto, e che la detta casa tornasse ai Zambeccari.

I suddetti stabili furono acquistati da Giacomo Vincenzo di Gioseffo Danzi d'Argenta, uomo di somma probità e celebre avvocato. Li possedeva nel 1715. Essendogli premorti due figli, fece vitalizio de' suoi beni col marchese Giacomo Zambeccari, e morì ultimo di sua famiglia li 15 agosto 1767 (orig. 1667. Breventani ?). Il marchese Giacomo Zambeccari fabbricò queste case e fece la facciata, che fu terminata li 28 settembre 1775. Qualcuno ha preteso che quivi fossero altre case dei Torelli, ma senza prove.

N. 535. Casa con due cortili di Paziente del fu Girolamo Giletti alias dei Pej, da lui venduta li 24 febbraio 1559 a Sigismondo del fu Paolo Gallerati di Milano, per L. 5800. Rogito Antenore Macchiavelli. È posta sotto S. Martino nella via dei Santi colla quale confina a mezzodì, colla via dello Spirito Santo, o vicolo del Bordello a settentrione, con Filippo Beroaldi a mattina, e con Alessandro Bolognetti a sera.

1582, 22 gennaio. Casa grande dei Gallerati sotto S. Martino della Croce dei Santi. Confina col capitano Paolo Zambeccari, colla via pubblica davanti, collo stradello di dietro, e con Filippo Beroaldi. Fu stimata in divisione fra Ercole, Alessandro, e Giulio del fu Sigismondo Gallerati, seguita li 10 giugno 1682, L. 15000. Rogito Girolamo di Giacomo Filippo Caccianemici.

1598, 19 febbraio. Casa di Laura del fu Gaspare Fasoli, vedova di Giulio Gallerati, in contrada di S. Martino della Croce dei Santi. Confina il capitano Paolo Zambeccari, gli eredi di Filippo Beroaldi, e Paziente strazzarolo. Rogito Dionigio Taruffi.

1607. Felice di Lorenzo Mondini vende al dott. Onorio Beati una casa sotto San Martino della Croce dei Santi, per L. 11000, la qual casa era di Laura di Gasparo Fasoli, vedova di Giulio Gallerati. Questo contratto pare che non avesse poi luogo, perchè li 11 gennaio 1608 lo stesso Felice Mondini affittò ad Alessandro del fu Lippo Ghisilieri, per annue L. 360, rogito Marcantonio Ghelli, una casa nella via e parrocchia di S. Martino dei Santi, in confine della strada pubblica, dello stradello dello Spirito Santo, di Carlo e Camillo fratelli Zambeccari, di Cesare Giletti e di Gabrielle Serafini.

1654, 23 dicembre. Casa del dott. Carlo e fratelli Gallerati, posta sotto S. Martino della Croce dei Santi, nella via detta Croce dei Santi, stimata L. 12000. Rogito Marco Melega.

1679, 9 gennaio. Compra la contessa Elisabetta Ghisilieri dai creditori dello stato di Francesco Gallerati, una casa sotto S. Martino della Croce dei Santi, in luogo detto da S. Paolo, per L. 9200. Rogito Alessandro Giuseppe Trombelli. Confina Costanza Zambeccari, Isidoro Serafini, e di dietro un vicolo morto detto dello Spirito Santo.

1715, 13 maggio. Questa casa era delle suore Convertite, le quali li 26 agosto 1775 la vendettero a D. Gio. Battista Dall' Occa canonico di S. Petronio e lettor pubblico, per L. 9500. Rogito Gaspare Sacchetti.

1776, 13 maggio. Il canonico Gio. Battista Dall' Occa la vende al marchese Giacomo Zambeccari per L. 10100. Rogito Cristoforo Locatelli. Il compratore levò porzione di questa casa, e l' uni al vicino suo palazzo.

N. 536. Casa degli Argeli. Vincenzo di Giorgio Argeli assegna, li 26 febbraio 1546, a Filippo di Melchiorre Beroaldi, una casa sotto S. Martino della Croce dei Santi, per Scudi 1000, a conto di dote di Faustina di lui figlia, moglie di detto Filippo Beroaldi. Confina la strada, Francesco Tamburini calzolaro, e Cesare Rossi Vallata a mattina; con Paziente Giletti sartore a sera, la via dello Spirito Santo di dietro ed a settentrione. Rogito Gio. Antonio Zani.

I detti Beroaldi ebbero Paola e Melchiorre. Paola fu moglie di Gabrielle Serafini, e Melchiorre ebbe una sola figlia, Smeralda, poi suor Angela Vittoria negli Angeli. Li Serafini e le suore degli Angeli furono eredi di questi Beroaldi. Il detto stabile l' ebbero i Serafini. L' ultimo maschio Serafini fu Pier Luigi di Isidoro, morto d' anni 14 il 6 giugno 1689, che ebbe tre sorelle tutte monache. L' eredità Serafini passò ai Beroaldi, e con essa anche questa casa che fu stimata li 26 agosto 1777, assieme alla stalla nel vicolo detto Buco di Culo, L. 7800. Rogito Cristoforo Locatelli.

1778, 20 gennaio. Il marchese Giacomo Zambeccari compra da Nicolò Barbieri Serafini, alias conte Gio. Federico Beroaldi erede Serafini, la casa sotto S. Martino dei Santi, che confina la strada davanti, lo stradello detto Bordello di dietro, le suore convertite a ponente, i Raimondini davanti, per L. 9000. Rogito Cristoforo Locatelli.

1779, 9 dicembre. Gio. Angelo Codini, governatore di gabelle, compra la massima parte della suddetta casa, eccettuata la stalla del. marchese Giacomo Zambeccari, per L. 7175. Rogito Angelo Garimberti. Poscia appartenne a Giuseppe Palloni, ed ultimamente a D. Landi parroco di S. Gio. in Monte.

NN. 537, 538. Case che furono dei Cattani, poi di diversi, ed ultimamente del dottor notaro Verardini.

NN. 539, 540. Case dei Rossi, poi de' suoi eredi Vallata, che si dissero Vallata Rossi. Quando le possedevano nel 1514 i Dei Vallata o Dalla Vallata, non se ne trova altra memoria che di un capitano marito di Claudia di ser Bartolomeo da Ronco, la quale nel 1580 si rimaritò al dott. Alfonso Dosi. Quando Cesare Vallata Rossi le possedeva, confinavano colla via Croce dei Santi a mezzodì, a ponente coi Cattani e coi Serafini, ed a settentrione la piazzola detta dei Guidoscalchi, poi dei Viggiani, dello Spirito Santo ed anche del Bordello, ed il vicolo morto.

1548, 19 gennaio. Il Senato concesse a Cesare de Rossi, alias Vallata, notaro, ed a mastro Antonio detto Terribilia, muratore, di protendere le loro case contigue che hanno sotto S. Giacomo dei Carbonesi, nella parte posteriore che guarda a settentrione, ed in certa via detta dello Spirito Santo, occupando due angoli di detta strada, di chiuderli col muro, e d'incorporarli in detta casa.

Le dette due case furon ridotte in una, e terminata la discendenza Vallata Rossi, furon possedute da Agostino Temili, da Gio. Gibelli, e da Virgilio Saraceni, ma dopo lunga lite furon rivendicate dai fratelli Viggiani quali eredi del fidecommesso di Cesare Vallata Rossi, probabilmente in causa di Catterina Vallati moglie di Obizzo di Pirro Vizzani. Lorenzo fu l'ultimo di questa famiglia Vizzani, della quale furono eredi il conte Arrigo e Maria Giuditta moglie di Paolo Scipione Pelloni, morta il 7 marzo 1725, dalla quale fu alienata. È detto essere sotto S. Giacomo dei Carbonesi in via Barbaria. e confinare il vicolo dello Spirito Santo a settentrione, a ponente Giacomo Codini e ì Serafini, a mezzodì la strada, ed a levante i Negri.

Sembra applicabile alle case Vallata Rossi un lodo del Podestà di Bologna, pronunziato li 17 maggio 1247 sopra le case e la torre dell'eredità di Uberto Armani, poste sotto S. Giacomo dei Carbonesi e di Santa Maria dei Guidoscalchi, col quale furon dichiarate del valore di L. 800. La parte posteriore di queste case eia indubitatamente sotto Santa Maria dei Guidoscalchi.

NN. 541, 542. Dalle confinazioni dei seguenti numeri pare che questa casa sia stata anch'essa dei Rossi. Fu poi dei Bosi. I Bosi o Buosi sono ritenuti per una di quelle famiglie, che dopo la distruzione della Quaderna, vennero a stabilirsi in Bologna. Alcuni si dissero Bosi Battaglia. I creditori di Gio. Battista Bosi la vendettero li 14 marzo 1697 al dott. Giacomo Maria e Gio Battista del fu Simone Negri, per L. 13800. Rogito Paolo Francesco Bertacchi. Il detto Gio. Battista che fu depositario del Monte di Pietà, la ricostruì. Passò per eredità a Francesco Grandi, poi comprata da Matteo Gaspare Leonesi, e dai di lui eredi venduta al computista Angelo Ferlini, che poi l'ornò di facciata.

Si trova che li 13 marzo 1437 Giacomo Sanuti padre del riformatore Nicolò, comprò dai Padri di S. Gio. in Monte e di S. Vittore, e da Carlo Ardinzoni, una casa sotto S. Giacomo dei Carbonesi e di Santa Maria dei Guidoscalchi, in confine della via pubblica, di Oria d' Allemagna, degli eredi di Cinotto Fabri, e dei Padri Celestini, fabbricata sopra terreno enfiteutico, che paga l'annuo canone di L. 37, e pagata L. 200. Rogito Domenico Nicola Scardui. Potrebbe essere che questa fosse la casa in questione.

NN. 543, 544. Case dei Pigna. Il Rettore della chiesa di S. Catterina di Saragozza vende a Giacomo Antonio della Pigna, lanarolo, una casa sotto S. Giacomo dei Carbonesi, per L. 507, 13, 11 d' argento. Rogito Battista Dal Bue delli 16 aprile 1481.

1487, 4 maggio. Giorgio di Gio. Antonio Rossi, col consenso di Filippa di Zaccaria Dalle Tovaglie di lui moglie, vende a Giacomo Antonio Dalla Pigna una casa sotto S. Giacomo dei Carbonesi, per L. 246 d'argento. Rogito Lodovico Panzacchia.

1489. La casa dei Pigna confinava coi Rossi.

1512, 7 ottobre. Filippo e Battista Pigna pagano scudi 500 d' oro a Gio. Francesco Vigniti e compagni per prezzo delle vesti ed altri oggetti rubati ai predetti alloggiati nella casa dei Pigna, nel tempo che li Bentivogli rientrarono in Bologna accompagnati dalle armi di Francia. Rogito Girolamo Cattalani.

1617, 15 aprile. Corradino di Paolo dalle Balle vende ad Antonio di Ercole Pigna una casa sotto S. Giacomo dei Carbonesi che confina colla via pubblica a mezzodì, col compratore ad oriente, per L. 4500. Rogito Gregorio Malisardi.

1634, 14 agosto. Inventario legale dell' eredità di Antonio Pigna fatto da Elisabetta sua figlia e moglie di Pietro Paolo del fu Ottavio Cerioli, nel quale è descritta una casa nella strada che da S. Mamolo va a S. Paolo, che confina altra casa di questa ragione ad oriente, e quella d'Alessandro Zaniboni a ponente. Dai Cerioli passò alle suore di Gesù e Maria, che la vendettero a Matteo Gaspare Leonesi confinante. Aveva tre archi di portico. (Vedi S. Mamolo).

Aggiunte

1318, 30 ottobre. Si cita in un rogito via Vignacci sotto S. Giacomo dei Carbonesi.

1368, 9 marzo. Gli Olivetani di S. Bartolomeo del Castagno presso Firenze, comprano da Luca e da Alessandro Baroncelli, otto delle nove parti di una casa sotto San Giacomo dei Carbonesi, ed un'altra casa sotto S. Geminiano dalle scuole, per L. 200. Rogito Bernardo dall' Amola.

1372, 25 ottobre. Compra Luca Mauro del fu Gio. Mauro da Venezia, da Giovanni del fu Tommaso del fu Simone Beroaldi tre case sotto S. Martino dei Santi, per L. 400. Rogito Gio. Angelino Angelelli.

1437, 13 marzo. Giacomo Sanuti di Bartoluccio compra da Carlo Ardizzoni dai Padri di S. Gio. in Monte e di S. Vittore una casa sotto S. Giacomo dei Carbonesi, o Santa Maria dei Guidoscalchi, pagata L. 200, non compreso il canone di L. 3, 7, dovuto a Tommaso Bonamici ed agli eredi di Bartolomeo Arrivéri. Rogito Giacomo e Domenico Nicola Scardui.

1562. Casa da S. Paolo venduta a Paolo Zambeccari e Ginevra Gozzadini sua moglie, da Fabrizio Garzoni che la vendette agli Alè.

1564, 10 gennaio. Compra il dott. Fabrizio del fu Marcello Garzoni, da Lucia Calcina e dai di lei figli del fu Nicolò Alè, una casa con orto sotto S. Martino dei Santi. Confina Alessandro Bolognetti di sopra (mezzodì), e Gio. Tommaso Gambarini di sotto (settentrione), per L. 2000. Rogito Francesco Alè. Questa casa doveva essere in Val d'Avesa prima d'arrivare allo Spirito Santo.

(1) Diamo qui qualche cenno biografico sul conto di questa illustre famiglia, che sembra fosse divisa In tre rami portantl il cognome Griffoni in Bologna.

Il primo, veramente antico, e che a più riprese viene citato nella storia di Bologna, si estinse nel 1450 nella persona di Giovanni.

Il secondo, che si fece grande nella stessa qui sopra epoca, e si confonde dai nostri storici col primo, traeva la sua origine da Sant' Agata, ed era di professione speziale.

Il terzo viene da un mercante pistoiese.

Il Sigonio - "de Episcopis" - dice che Gerardo Ariosti, vescovo di Bologna, nel 1199 dedicò a S. Bernardo lo spedale fabbricato dai Griffoni nel vicolo di Santa Margarita. Ma ciò non è vero. I Griffoni sono assai più moderni, e solo circa il 1290 si comincia a trovarli citati nei libri dei Memoriali col cognome Griffoni, che forse trassero dal Griffo, insegna apposta alla loro spezieria.

La torre dei Griffoni è nel vicolo che va alle monache di Santa Margarita. Un ramo Griffoni abitava presso il guasto dei Bentivogli nel 1612 nella casa Tondelli.

Ultimamente il ramo Griffoni-Bianchetti-Zanetti abitava sotto la parrocchia di S. Giorgio, nella casa che fu degli Aldrovandi, fra il casino ove abitò il conte Pietro, che poi divenne proprietà del Guidi, e le rimesse dei detti Aldrovandl, in faccia alla casa che era della principessa di Modena, già Boccaferri, e poi condotta in affitto dall' avv. Nicolò, finalmente comprata dal notaio Comi.

Nel 1408 i Griffoni ebbero il padronato.

Nel 1298 avevano sepoltura in S. Domenico.

Nel 1427 erano conti di Montechiaro.

Nel 1649 riassunsero il titolo di conti.

Nel 1511 ebbero il senatorato.

Nel 1522 avevano beni al Trebbo, ed una casa nella via degli Angeli sotto la parrocchia di Santa Lucia, e nello stesso anno alcuni Griffoni erano della parrocchia di Santa Cristina del Pradello. I terreni, e prati della Boscosa erano di proprietà Griffoni, poi questa passò ai Grassi.

Nel 1532 ebbero l'eredità Bianchetti Zannetti.

Il ramo qui sopra terminò nel conte Riniero ridotto in condizione miserabilissima, che mancò ai vivi nel 1733. Questi aveva ceduto le sue ragioni per ricuperare i molti fideicomessi della casa Griffoni, alienati al Cardinal Pompeo Aldrovandi, che intentò la famosa lite Griffoni contro un infinità di famiglie bolognesi che possedevano i suindlcati fidecomessi.

Insorsero ancora, dopo la morte del conte Riniero, i monaci Gerolamini di S. Barbaziano di Bologna, che si pretesero sostituiti ad una gran parte di quel patrimonio, e costrinsero i possessori fidecommissari a convenire in una transazione che ebbe poi effetto, e fu stipulata nel 1772.

Luigi Maria di Floriano senatore, primo marito di Anna Bianchini, fu devotissimo partigiano dei Bentivogli, e per spirito di parte commise i qui sotto omicidi:

Nel 1511, li 15 luglio uccise Girolamo Lodovisi.

Nel 1512 uccise il senatore Alessandro Volta.

Nel 1513 uccise sulla piazza Scipione Marescotti.

Questi individui erano dichiarati nemici dei Bentivogli.

Ma nel 1516, li 20 luglio, suonò anche per lui l'ultima ora, perchè Antonio Volta fecelo ammazzare alla Molinella per vendicare la morte di Alessandro suo germano. Il suddetto Luigi era stato fatto senatore dei trentuno.

I Griffoni moderni, ramo originato in Bologna da Giuseppe, mercante pistoiese, che era venuto ad abitare Bologna, ottennero cittadinanza per privilegio. Giuseppe morì in Bologna nell'anno 1576. Questa famiglia però in proseguimento di tempo ottenne di essere aggregata alle altre famiglie Griffoni, antiche e patrizie.

Giuliano di Giuseppe maritato in Costanza Cavalieri romana, fu nel 1602, col fratello Alessandro, erede dell' illustre e celebre conte Ulisse Aldrovandi suo zio materno.

Griffoni Ercole di Pietro, dottor in ambe le leggi, fu fatto canonico di San Pietro nell'anno 1613. Nel mese di luglio dell'anno 1617 due individui a Castelfranco, sulle ore del vespro vennero alle mani per ispirito di partito circa la guerra che ferveva in allora fra la Savoia e la Spagna. Il canonico Griffoni vedendo uno dei due tratto a mal punto, ed essendo del suo partito ed amico strettissimo, s' intromise per difenderlo, e colpì l'avversario, che, alcuni dicono con un pugno, altri più verosimilmente con un coltello, e per la riportata ferita istantaneamente morì. Il canonico fu preso dopo essese stato molti mesi latitante, e mosso in carcere: Ma usci sotto stretto obbligo di rimanere per qualche tempo nell' ospitale della Vita, prestando in quello i suoi servigi come infermiere. Gli fu poi concesso per carcere la propria casa, e finalmente pel favore che godeva presso la Casa di Savoia, fu liberato e ritornò alla chiesa. Poco dopo però, recatosi in Piemonte, fu ivi benevolmente accolto dal Duca, che in testimonianza dell' affezione che per lui sentiva, volle onorarlo vieppiù, fregiandolo di una collana.

Il fratello di Ercole fu maestro di cappella del Duca, che poi si addottorò in ambe le leggi li 15 gennaio 1619.

Vi ha poi un codice cartaceo del secolo XVI, posseduto dalla collezione Guidicini, che porta in fronte a caratteri dorati (per cui sembrerebbe una copia di regalo) la seguente descrizione:

Discorso della nobiltà delle Donne con

un breve ragionamento

sopra le bellezze d'alcune

Honorandissime Gentildonne Bolognesi

di

Alessandro Griffoni

Nel dare qui nota di quelle onorande gentildonne che per virtù, bellezza e cortesia meritarono il commento di un si valente scrittore, crediamo far cosa grata non solo a quella parte dei nostri concittadini che ricorderanno in loro gli avi suoi, ma ben anche a quelli, che studiosi della patria storia, avranno l'elenco di quelle nobilissime ed illustri famiglie, che or più non sono.

Armi Samandini Ippolita

Bargelina Boncompagni Cecilia

Bentivogli Malvezza Helena

Bentivogli Diana Pia

Bentivogli Bentivoglia Giulia

Bentivogli Albergati Flaminia

Bianchini Vincenza Cenni

Berò Marsilj Emilia

Bianchi Bianchini Isabella

Bianchini Isolani Bianchini

Volta Alessandra Bolognini

Flaminia Castelli Hercolani

Helena Campeggi Francesca

Casali Musotta Laura

Casali Ottavia

Carbonesi Terzi Angelica

De Campeggi Luisa Martinenga

Dall'Oro Camilla

Fantuzzi Guidotta Valeria

Foscherari Aldrovandj Alessandra

Fontanj Aldrovanda Francesca

Ghisilieri Hercolani Ginevra

Hercolani Negri Hurtensia

Goggiadini Laudomia

Gozzadini Volta Laura

Guastavillanj Malvezzi Isabella

Hercolani Piatesi Dianira

Hercolani Virginia

Insulani Alidosia Costanza

Lambertini Isabella

Leoni Paleotti Leona

Magnani Fantuzza Helena

Malvezzi Casali Barbara

Malvezzi De Riarj Cornelia

Malvezzi Brigida

Malvezzi Bargellini Marsibilia

Malvezzi Malvezza Bradamante

Manzoli Bentivogli Isotta

Marescalchi Francesca Alidosia

Marescotti Armj Chaterina

Marsilj Monsignori Hipolita

Marsilj Butrigarj

Morandi Bianchina

Orsi Guidotta Camilla

Orsi Felicini Maria

Orsi Sampieri Silvia

Orsi Armi Barbara

Orsi Barbieri

Orsi Ghisoljeri Camilla

Orsi Ghisilarda Fulvia

Orsi Bolognini Giuditta

Pepoli Manfrona Isabella

Pepoli Contraria Laura

Pepoli Poggi Lodovica

Pepoli Fantuzzi Isotta

Pepoli Hercolani Lodovica

Pepoli Maddalena

Pepoli Boncompagni Angela

Rossi Ludovica

Rossi Pini Lucretia

Ruini Pepoli Vittoria

Sampieri Malvezza Ausonia

Volta Ursini

Zanasi Justina.

(2) Luca di Linda vuole che i Zambeccari siano Beccaria di Pavia, e li fa discendere da Kumeriano imperatore, dicendo che Palamede Beccaria, cavaliere di Corte della contessa Matilde, si fermò in Bologna e vi sposò Dorotea Scannabecclii della famiglia di Papa Onorio II, e da questo, Palamede, per l' eredità che ebbe poscia dal cardinal Giovanni Scannabecchi, uni la sua arma, che era una capra, o becco, coi monti che facevano i Beccaria. Ma queste sone favole. Pare che il Negri se ne sia persuaso, perchè ne' suoi annali cita Giovan Caro di Palamede d'Ippolito Beccaria, che egli dice aver sposato Jacopina di Pietro Galluzzi nel 1123. Vari si trovano col soprannome Beccari nelle nostre cronache, fra quali Irneo Beccaro detto Glossatore, famoso scolaro d'Irnerio circa il 1140, ma a tutte queste notizie non vi si deve prestar molta fede. Sembra invece che possa cominciarsi a scoprire qualche filo di questa discendenza da certo Gio. Beccaro, che circa il 1250 è spesso nominato nei maneggi pubblici di Bologna, onde i suoi posteri detti di Gio. Beccaro, corrottamente poscia fossero detti Gianbeccari. Molti cronisti ancora mettono in dubbio che i Zambeccari presenti siano della stessa famiglia Zambeccari cui appartenne il famoso Carlo, estinta in Marcantonio, trovansi però fidecomessi, primogeniture e giuspatronati, sepolture che furono dei Zambeccari antichi di Carlo, passati poi nei Zambeccari di Paolo di Nicolò, ed attualmente da essi posseduti, e ciò proverebbe ben altrimenti dal suesposto.

Di questa famiglia esistevano tre rami.

Uno che abitava da S. Barbaziano.

Uno dietro Reno.

Uno nella piazza dei Calderini.

E siccome il ramo che offre maggior interesse è quello che abitava nella piazza dei Calderini, così ne daremo brevi cenni biografici.

Questa anticamente abitava un casamento con torre che era nei vicoli di dietro al palazzo Senatorio Zambeccari, e che andavano verso la clausura di S. Agostino e della Concezione. Passarono quindi ad abitare un casamento rimpetto a S. Paolo, ma avendo ereditato il palazzo del ramo Angelelli della piazza Calderini con casamenti annessi, quivi si traslocarono, e vendettero la casa da S. Paolo ai Riva di Guastalla, i quali poi la vendettero all' avvocato Danzi. Avendo poscia Monsignor Francesco, del ramo del palazzo della piazza Calderini, riacquistata la casa da S. Paolo mediante vitalizio fatto coll' ultimo avvocato Danzi, dopo la morte del marchese Zambeccari, il di lui primogenito Costanzo abitò il palazzo nella piazza dei Calderini, ed il secondogenito marchese Iacopo quello da S. Paolo, che sontuosamente ampliò ed ornò. Questo ramo possedeva per eredità anche il palazzo da S. Prospero di altro ramo Zambeccari estinto.

Di questa famiglia vi ebbero il conte Emilio di Paolo senatore, il conte Giovanni del conte Ottaviano, ed altri successivamente, poi il conte Paolo Patrizio del conte Giovanni fu senatore, in luogo del conte Emilio suo fratello. Si maritò con Camilla Carpegna, poi in seconde nozze con donna Catterina Cosada figlia del marchese di Montaleone, ed in terze con Angiola Zanchini che gli portò in dote l'eredità Zanchini. Questo illustre personaggio coprì onorificenze della più alta considerazione essendo innalzato al grado di cavaliere della Chiave d'oro, poi fatto gentiluomo di Camera, e colonello del Re di Spagna nonchè suo ministro plenipotenziario d'affari in Bologna e destinato poi a prender possesso dei Ducati di Parma e Piacenza per l'Infante Don Carlo. Clemente XI lo dichiarò suo cameriere di cappa e spada.

Subì esso vicende spiacevoli che sembrano incompatiblli colla sua alta posizione, dappoichè fu fatto prigione li 22 gennaio 1701 per indebito porto d'armi essendoglisi trovata un' arma da fuoco. Fu liberato nel successivo 6 febbraio previa sigurtà di scudi diecimila fattagli dal conte Nestore Rossi suo zio; ma alli 13 dello stesso mese ritornato il Legato a Bologna fu citata la sigurtà a presentarlo alle carceri, e vi fu trattenuto. S'interpose l'ambasciatore dell'Imperatore presso il Papa, il quale con sua lettera ingiunse al Legato di soprasedere, e mandar relazione del fatto. Nel marzo dello stesso anno il Legato scrisse su ciò, ed in termini alquanto energici al Papa facendogli presente che il cedere si facilmente alle istanze di un ministro di principe estero, comprometteva altamente la dignità del Governo, e, qualora vi si persistesse, minacciava di abbandonare la Legazione, cosichè il Papa dichiarò non volersi più immischiare in tal affare, lasciando libertà assoluta d'azione al Legato. Il 5 aprile, ultimato il suo processo, gli si intimò l'esiglio dalla Legazione in unione al suo servitore, e la relegazione a due de' suoi famigliari, de' quali uno a S.Leo e l' altro in Perugia, ma non in fortezza. Il processo fu dichiarato irregolare, ma non per questo furono meno i sacrizi cui soggiacque la famiglia per tale giudizio. Nel 1702 finalmente ottenne la sua grazia per l' interposto del principe Panfilio, ed il primo dicembre 1703 sposò Camilla nipote del Cardinale Carpegna, siccome più sopra fu detto, donna le cui attrattive non gli avevano procacciato alcun collocamento in Roma. Alli 28 giugno 1764 giunse in Bologna colla sua sposa. Li 25 ottobre 1705 ebbe un alterco col conte Giuseppe Bianchetti per causa di caccia, e li 11 novembre dello stesso anno fu graziato dal Legato. Nel 1706 ebbe il titolo di eccellenza, e li 16 marzo 1709 prese possesso del senatorato. Nel 1710 fu conservatore di Roma, e morì nello stesso anno nel venerdì 6 agosto ad ore 14 1/2 al Martignone, e fu sepolto al capuccini in S. Giovanni di Persiceto.