Castellaccio (Via)

Via Castellaccio.

Da via Azzo Gardino, all'altezza di Largo Caduti del Lavoro, ritorna in via Azzo Gardino.

Quartiere Porto.

Prima documentazione dell'odonimo: 1837 circa (Castellazzo).

Oggi via Castellaccio comprende due tratti di strada. Uno da est a ovest che in passato era parte di Borgo Rondone (vedi via del Rondone). L'altro da sud a nord era propriamente la via detta Castellazzo.

Con la riforma nel 1873/78 il Castellazzo divenne via Castellaccio e all'inizio del XX secolo comprese il tratto orientale dell'antico Borgo Rondone.

Castellazzo è odonimo recente, nominato per la prima volta dal Guidicini. In passato (Alidosi, Salaroli e Aretusi) la via era chiamata Rebecca.

E' certo che la via Rebecca documentata dall'Alidosi e dal Salaroli e disegnata dall'Aretusi era la via detta Durbecco documentata nel 1261 nei pressi del convento di Santa Maria Nuova (ora è l'area della ex manifattura Tabacchi) dal Guidicini (IV, 314). Altri rogiti citati sempre dal Guidicini ricordano la contrada detta Durbecco negli anni 1295 e 1314 (o 1319 ? lo stesso rogito è citato anche nel vol I a pag. 266, ma le date differiscono).

Detto questo, in merito al significato di Durbecco non si può dire nulla. Il Fanti si limita a dire, correttamente, che è toponimo diffuso in Emilia Romagna (in particolare si veda il Borgo Durbecco a Faenza, di origine medievale).

Per quanto riguarda Castellazzo, il Guidicini afferma che Castellazzo era il nome dato a due case ai numeri antichi 1290 e 1291 (oggi corrispondenti ai numeri 5, 7 e 9 di via Castellaccio) già di proprietà degli Sforza, dove abitavano povere famiglie.

Questa spiegazione, perfettamente plausibile, è accettata per buona dal Fanti.

L'Indicatore però (pag. 236, 237 e 238) afferma chiaramente che il così detto Castellazzo era costituito dal muro di cinta dell'ex Convento delle Monache Minori Osservanti dette Cappuccine, espropriato nel 1806, acquistato nel 1813 (con l'esclusione della chiesa che divenne sede parrocchiale) da Antonio Aldini e ceduto successivamente al banchiere Bignami di Milano.

In particolare a pagina 238 dell'Indicatore il muro che delimitava ad occidente la via Castellazzo per il tratto da nord a sud viene chiamato muro del cosiddetto Castellazzo.

Anche il muro che costeggiava via Azzo Gardino tra via Castellaccio e via delle Lame viene chiamato a pagina 237 muro del Castellazzo.

Infine pure il muro che delimitava a nord l'antico Borgo Rondone tra le Lame e via Castellaccio era chiamato laterale del così detto Castellazzo.

Quindi, seguendo l'Indicatore, Castellazzo era il nome con cui erano conosciuti l'area e/o gli edifici circondati dal muro dell'ex convento delle Cappuccine e quindi non è improbabile un errore del Guidicini.

Fonti citate in questo articolo.

Aretusi: Origine di Bologna. Pianta di Bologna di Costantino Aretusi, pubblicata nel 1636.

Alidosi: Nomi delle strade, vie, borghi, et vicoli, che sono nella città di Bologna, di Giovanni Niccolò Pasquali Alidosi, pubblicato nel 1624).

Salaroli: Origine di tutte le strade sotterranei e luoghi riguardevoli della città di Bologna di Ciro Lasarolla (Pseudonimo di Carlo Salaroli), pubblicato nel 1743.

Guidicini: Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, di Giuseppe Guidicini (scritto prima del 1837, ma pubblicato nel 1868).

Indicatore: Indicatore Bolognese riferibile a ciascun edifizio componente la città, di Sebastiano Giovannini pubblicato nel 1854.

Fanti: Le Vie di Bologna. Saggio di Toponomastica Storica, di Mario Fanti, Istituto per la Storia di Bologna, 2000.