Volte dei Pollaroli (Via)

Il tratto di via Ugo Bassi corrispondente alla antica Volte dei Pollaroli. Da notare che il tratto da via Oleari proseguendo verso ponente non è ancora stato allargato.

Denominazione moderna(2015): è il tratto di Via Ugo Bassi da via Venezian all'angolo di via dell'Indipendenza.

Guidicini.

La via Volte dei Pollaroli comincia dal Cantone dei Fiori e termina nei Vetturini.

La sua lunghezza è di pertiche 35. 1. 6. La superficie è di 75. 91. 6. per conto della Comune, e 43. 83. 2 del Governo.

Questa strada si disse Piazza Nuova degli Ortolani, Piazza Imperiale, Volte dei Pollaroli e Via della Dogana Nuova. Queste varie denominazioni le ha avute per i diversi usi ai quali ha servito, e per altre cause, che si vedranno in appresso.

Ignorasi come questa strada fosse denominata prima del 1496; ma sappiamo che lungo il fianco del Palazzo pubblico in alcuni luoghi non era più larga di Piedi 6.

Addì 7 giugno 1491, i Riformatori decretarono di aprire una strada che dalla volta dei Barbari in strada S. Felice comunicasse direttamente col Mercato di Mezzo, al qual effetto deputarono Andrea Grati, e Giovanni Marsigli, rivestendoli delle più ampie facoltà per l’esecuzione di questo Decreto, e specialmente per concedere ai privati pubblico suolo, e per comprare dai medesimi secondo il bisogno. Passarono più di cinque anni senza aver messo mano al lavoro quando si confermò il decreto con deliberazione delli 26 agosto 1496, col quale si volle una Piazza di fianco al Palazzo dalla parte del giardino e la riconferma dei due deputati Grati e Marsili.

Gli atterramenti degli stabili si cominciarono dalla via che imboccava direttamente quella ora detta del Cantone dei Fiorì che conduce a S. Pietro, e cioè dalla casa di Ambrogio de' Lodi calzolaio proseguita fino a quelle dei da Moglio dalla Volta dei Barbari.

Nel maggio e giugno 1497 si atterrò dal cantone della casa detta da Moglio sino alla Saliciata di S. Francesco, comprendendovi gli stabili delle Suore di S. Gervasio, di Filippo de’ Savi medico, e degli Aldrovandi.

Gli orti dei conti Bruscolo (Battisasso) e dei Mezzovillani (via Calcavinazzi) furono levati, o separati dalle case rispettive e soffersero quelle di Filippo Savi medico nonchè quelle degli Aldrovandi.

Il 23 giugno 1503 furon pagate dal Reggimento ad Alberto conte di Bruscolo lire 400 per certa parte di sua casa data per l’apertura della strada di S. Felice.

1507 21 Luglio. Per l’ apertura della via dei Vetturini Bonaparte di Giorgio Ghisilieri, soffrì grave danno in una sua casa, posta, parte in Cappella S. Prospero, parte in S. Sebastiano presso la Via pubblica da tre lati presso i Dondini e gli furono accordati in compenso scudi 500 d’ oro.

La Chiesa di S. Bartolomeo di Palazzo l’ antichissima torre dei Nappi vicino a detta chiesa, la casa d’Alberto Parisi segretario del Reggimento, e molte altre case di poco conto furono in tutto o in parte demolite.

Nella strada Mercato di Mezzo furono gettati a terra tutti i portici di legno che l’ingombravano, e il Procuratore Causidico, Alessandro Bottrigarl, diede miglior forma al prospetto della sua casa in faccia a S. Michele del Mercato di Mezzo.

Nel 1499 fu selciata la Piazza Nuova lungo il muro del giardino del palazzo pubblico, ed in luglio e agosto fu fabbricato il portico uniforme dal Cantone dei Fiori fino a Ghirlanda alla via detta Fieno e Paglia di egual altezza del primo, ma alcun poco differente di costruzione.

Li 3 settembre dell’ anno stesso si murarono certi terrafitti di macigno alla distanza di piedi 18 dal suddetto muro, i quali circoscrivevano il posto dove si vendevano gli erbaggi dagli ortolani, che vi si stabilirono il giorno 15 del detto mese di settembre, e perciò la Piazza si cominciò a dire dal volgo Piazza degli Ortolani.

Mino Rossi, e Girolomo Sampieri del Reggimento stabilirono che la larghezza della Nuova Piazza delle Erbe, dovesse cominciare dal muro del Palazzo degli Anziani fino al muro delle botteghe di mastro Ambrogio del fu Sebastiano de Laude (da Lodi) calzolaro, di Girolamo e fratelli, figli di Tommaso Grengoli, degli eredi di Antonio da Brigola, e che la lunghezza di detta Piazza cominciasse dalla strada che conduce a S. Pietro fino a quella di Fieno e Paglia. Il Capitolo di S. Petronio proprietario del Dazio della piazza pretese che i conduttori delle suindicate botteghe fossero obbligati di pagare anch'essi il dazio, questione che fu terminata mediante transazione dei 14 ottobre 1503 a rogito di Pietro Rabusini, per la quale furono esentati dal dazio i possidenti e magazzini sotto il portico dei Pollaroli, non che le botteghe, e posteggianti sotto il portico medesimo, autorizzando i proprietari di proibire ai pollaroli e trecoli di far fuoco sotto il portico medesimo e di apporvi stuoie, che impedissero il prospetto delle botteghe predette.

1498 26 Ottobre. Un rogito di Salvatore da Rigosa, assegna a Girolomo del fu Filippo Marescalchi della parrocchia di S. Sebastiano il prezzo della casa da lui venduta per costruire in retta linea la via di S. Felice.

Li 23 giugno 1503 furon pagate lire 400 ad Alberto conte di Bruscolo per certa parte posteriore di sua casa, data per l’ apertura della strada S. Felice, e il 21 luglio 1507 furon accordati scudi 500 ossia ducati d’ oro a Bonaparte di Giorgio Ghisilieri per aver sofferto grave danno una sua casa posta , parte in capella di S. Prospero e parte in quella di S. Sebastiano presso la via da tre lati ed i Dondini dall’ altro.

Quando del 1530 venne a Bologna Carlo V per esservi coronato Imperatore, piacevagli durante il suo soggiorno in questa città, di passeggiare lunghesso questa Piazza e la via Nuova di S. Felice, cosi detta la strada che ora diciamo dei Vetturini, perciò il Senato nel 1531 decretò che fosse chiamata via Imperiale, quella strada che dal Cantone dei Fiori va fino all’ Ospitaletto di S. Francesco.

Premesse queste generali notizie noteremo che atterrando la casa d’Ambrogio da Lodi si trovarono molti gessi lunghi piedi 4, grossi piedi 2, ed altri oncie 9, e sotto di questi, molti macigni di piedi 4 e once 8, grossi piedi 2 ed anche once 19, che inoltre sotto dei medesimi per la lunghezza di piedi 4 si trovò un condotto di piombo del diametro nel suo vuoto di once 3, il quale pesava libbre 15 per piede.

Particolare tratto dal Catasto Gregoriano (1835) della città di Bologna, messo a disposizione dall'Archivio di Stato di Roma con il progetto "Imago II".