San Domenico (Via di)

Denominazione moderna(2015): parte di Via Garibaldi (che comprende anche l'antico Egitto) e parte di Piazza dei Tribunali.

Guidicini.

La via di S. Domenico è quel tratto di strada che comincia dalla piazza di San Domenico sull' angolo della via Larga tino alla via Vasselli, e cioè rimpetto al palazzo Ranuzzi, oggi Grabinscki.

La sua lunghezza è di pertiche 47, 04, 6, e la sua superficie di pertiche 82, 97, 11.

Nel 1256 si trova che i bandi si pubblicavano in Quadruno nella via Nuova di S. Domenico, presso la casa di Mascaroni e dei figliuoli di Danielle.

Questa strada si disse anticamente via di S. Procolo, poi di nostra donna che fa virtù, o di nostra Donna da S. Domenico (vedi aggiunte). Qualcuno l'ha denominata via dei Santi, e presentemente si conosce per via di S. Domenico.

In un manoscritto si trova che l' ultimo dei Lambertazzi fu un Giovanni di Castellano, banchiere, il quale abitava nella strada che dal sagrato di S. Domenico si va al palazzo Ruini, e vi morì nel 1410 lasciando eredi i Domenicani.

Particolare tratto dal Catasto Gregoriano (1835) della città di Bologna, messo a disposizione dall'Archivio di Stato di Roma con il progetto "Imago II".

Immagine tratta dagli schizzi topografici disegnati da Giuseppe Guidicini a corredo delle note manoscritte delle "Cose Notabili ..." e pubblicati per la prima volta da Arnaldo Forni nel 2000.

Lato di ponente della via di S. Domenico (oggi via Garibaldi). Il numero antico 995 è su via Larga di San Domenico (via Marsili). Tra il 545 4 il 546 c'è l'imbocco di via de' Mattuiani. La casa con il numero 548 fa angolo con il Borgo delle Tovaglie (via delle Tovaglie).

Immagine tratta dagli schizzi topografici disegnati da Giuseppe Guidicini a corredo delle note manoscritte delle "Cose Notabili ..." e pubblicati per la prima volta da Arnaldo Forni nel 2000.

(Nord a destra). Le vie che procedono da meridione a settentrione sono Via Miramonte, via Ruini (via de' Ruini) e via di San Domenico (via Garibaldi). Le vie che procedono da occidente a oriente sono Mirasole e Borgo delle Ballotte (via Soferino), Borgo Tovaglie (via delle Tovaglie) e via Vasselli (via Vascelli).

Via di S. Domenico a destra entrandovi per il piazzale della chiesa di detto Santo.

Via Garibaldi 5 (N.538)

Via Garibaldi 5 (N.539)

Via Garibaldi 7 (N.540, N.541, N.542)

Si passa il vicolo Mattugliani.

N.546

N.548

Via di S. Domenico a sinistra entrandovi per il piazzale della chiesa di detto Santo.

A linea del portico di S. Domenico fino alla via Tasselli vi era un muro che chiudeva la clausura dei Domenicani, il quale fu atterrato dopo il 1796 per dare ingresso a tre case formate dall' antica infermeria, foresteria e annessi.

Tre porte furono aperte lungo questa strada, la prima appartenente alla frazione di convento che fu acquistata dal dottor Argelati, la seconda che dava ingresso alla residenza della municipalità di S. Domenico, e la terza a una porzione di convento, che lo scultore Giacomo Rossi si era ridotta a propria abitazione, e a fornace di terraglia. Veniva in appresso un lungo muro che continuava fino alla via dei Vasselli, e chiudeva il cortile rustico del convento, nel quale da questa parte aveva una spaziosa legnara che servì un tempo di caserma, e che poscia fu atterrata per formare la piazza Bacciocchl nel 1824 e 1825.

Dov' era la casa dell' Argelati, e dove è anche presentemente un portone , dicesi che vi corrispondesse anticamente il palazzo di Gio. Lodovisi conte d' Agrimont. (Vedi piazza S. Domenico.

Dove prese posto la municipalità corrisponde direttamente al chiostro detto del pozzo di S. Domenico, e fu acquistata dal marchese Sebastiano Tanara li 11 luglio 1801 a rogito di Luigi Aldini.

La parte dello scultore Rossi, comprata il primo febbraio 1799 a rogito del pre detto Aldini, comprendeva l'antica chiesa di S. Nicolò, poi S. Bartolomeo delle Vigne, detta anche della Fossa per le vicinanze delle fosse del secondo circondario. (Vedi convento di S. Domenico).

Aggiunte

Via di San Domenico, dal II volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani