N.413,414 - Chiesa, parrocchia, e monastero di Santa Cristina.

Cartigli

Chiesa di Santa Cristina

Ricostruita nel 1602 da Giulio dalla Torre su un'antica costruzione camaldolese duecentesca; il disegno della cuspide del campanile è attribuito a F. Bibiena (1692 c.). Nell'interno si conservano statue di G. Reni (Ss. Pietro e Paolo), G. Mazza, G. Fiorini e dipinti di G. Francia, F. Salviati, L. Carracci (1597), T. Passerotti, B. Baldi, L. Massari, D. M. Canuti. Nell'attiguo convento delle camaldolesi si trova un chiostro della fine del XV secolo.

Indirizzo:

via Morandi, 2

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

Chiesa, parrocchia, e monastero di Santa Cristina.

Martino, Priore generale dei Camaldolesi, fabbricò nel 1125 un monastero nel comune de' Settefonti, in luogo detto la Valletta, nel quale collocò monache del suo ordine.

Due instrumenti del 1099 fan testimonianza della esistenza di queste suore a quei giorni. L'uno del notaro Martino, delli 8 agosto, col quale Seghizzo offre a Matilde, Badessa di Santa Cristina di Stifonte, alcune terre d' Ermingarda già sua moglie. L'altro del notaro Senioripto, delli 14 settembre, col quale Beatrice, figlia del conte Ugone, dona alcune terre a Gerardo Priore, ai chierici, e alle monache di Santa Cristina di Stifonte.

L'archivio dei conventuali di S. Francesco conserva un rogito di Pietro da Settefonti, delli 20 febbraio 1241, della manumissione della schiavitù e libertà concessa per L. 10 dall'Abbadessa delle monache di Santa Cristina, a Bonagrazia di Teuzo di Maserenzo, e a di lui figli che erano sotto il dominio e podestà del loro monastero.

Frate Iacopo Boncambio, Vescovo di Bologna, nel 1247 diede facoltà a Scolastica, Badessa di Santa Cristina di Stifonte, di trasportare il suo monastero da Stifonte a Bologna, nel borgo fra Strada .Maggiore e Strada Santo Stefano, e pose la prima pietra nella fabbrica della chiesa.

Nel 1575 suor Catterina de' Vitali, trovando che la vecchia chiesa era piccola, brutta, e non proporzionata al convento, cominciò la fabbrica di una nuova, ma non quale la desiderava stante la mancanza di suolo. Poco dopo acquistò un orto, che servi ad aggrandire il convento, e somministrò modo alle Badesse suor Margarita Giavarini, e suor Ottavia Bolognetti di fare la grande e bella chiesa presente, incominciata nel 1602.

Questo monastero, dietro permesso ottenuto ii 11 novembre 1716, fu aggrandito col suolo di sei casette della Fondazza di sopra, che avevano 86 piedi di fronte, tre delle quali erano a un sol piano, le altre tre di due, e di massima altezza piedi 15, che fu soppresso il primo febbraio 1799, come pure la parrocchia che era governata dal confessore del convento, mutabile ogni triennio.

La maggior parte del monastero, compreso l'orto, fu alienata a Giacomo Brusa. Rogito Angelo Bacialli delli 10 maggio 1799, ed il rimanente, non comprese le spettanze parrocchiali, fu comprato da Innocenzo Lorenzoni. Rogito dottor Serafino Betti delli 29 ottobre 1805.

Il muro della clausura lungo la Fondazza fu abbassato da Giacomo Brusa.

Dopo non molto, varie monache di Gesù e Maria vissero per quasi 23 anni unite in questo locale conducendolo in affitto, poi lo acquistarono e vi si stabilirono in clausura vestendo l'abito sotto la regola di Sant'Agostino. Il muro suddetto nella Fondazza fu restituito alla primiera sua altezza di piedi 16 per impedire al vicinato di vedere entro il convento.

L' orto è di tornature 2, 53.

---------------------------------

Miscellanea: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie - per la parte antica - prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I

Santa Cristina.

Parrocchia di monache Camaldolesi nella via della Fondazza. Questa chiesa nel 1105 fu data ai monaci Camaldolesi.

Le monache stavano a Settefonti fuori di Porta Strada Maggiore alla distanza di otto miglia dalla città in un monastero detto di Santa Cristina, in luogo chiamato la Valletta, fabbricato nel 1125. In seguito questo monastero fu poi chiamato di Santa Lucia di Settefonti.

Le monache passarono ad Ozzano, e nel 1247 a Bologna.

Si vedono ancora le vestigia della vecchia chiesa.

La nuova fu fabbricata con disegno di Giulio Torri nel 1602.

Il primo febbraio 1799 fu soppresso il convento.

Con decreto 24 giugno la parrocchia fu unita a quella dei Servi, e col decreto Arcivescovile del 23 maggio 1806 fu poi unita a S. Giuliano, e in questa depositati i libri parrocchiali.