Caprarie, dal I volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La strada delle Caprarie comincia dalla piazzetta del Foro dei Mercanti, e termina nelle Calzolarie.

La sua lunghezza è di pertiche 23, 03, e la sua superficie di pertiche 26, 57, 9.

L' antico suo nome fu Ruga dei Scannabecchi, probabilmente dalla chiesa di San Damaso dei Scannabecchi, o piuttosto da certe case con torre di questa famiglia nobilissima, demolite per un tumulto. Nacque il guasto detto dei Beccari che in appresso diede il nome a questa contrada. Un rogito del 29 agosto 1455 di Francesco Caravita dice che dalla parte della gran Beccaria vi era la strada detta Speziaria. Fu detta via degli Speziali, poi delle Beccarie, e finalmente delle Caprarie che cominciasi a trovare nel 1626, e da un rogito in cui si cita uno stabile, trovasi : "Iuxta Vas parvum dietae societatis (dei Macellari) Caprarium".

Nel 1679 i bottegari della strada delle Caprarie fecero una supplica al Senato perchè fosse provveduto all' abuso di fare il mercato delle bestie in detta strada, e li 16 gennaio 1680 fu ordinato che la fiera delle bestie si tenesse nella piazza del Mercato.

Caprarie a destra entrandovi per la piazzetta del Foro dei Mercanti.

Si passa il vicolo già detto Giupponerie, o Zibonarie, ora detto dei Sammartini.

Viene in seguito un andito o vicoletto chiuso alle sue estremità da porte che fan capo al Mercato di Mezzo, nel quale si spaccia il pesce minuto, ranocchi, ecc.

Aderente al medesimo si trova l'ingresso alla Pescaria nuova, formata nel vaso delle Macellarie dette nelle Caprarie di sotto (vedi Mercato di Mezzo).

N. 1263. Casa che fu degli Angelelli.

N. 1264. Merita ricordanza che in questa casa vi abitò la famiglia Iacobs di Bruxelles, ove morì Pietro di Giovanni li 18 novembre 1630 d' anni 18, e Giovanni il 2 settembre 1650 d' anni 70. Ambedue furono sepolti nel secondo claustro di S. Martino in un'arca che fu di Nicola dell'Occhio eremitano d'altro Giovanni. Testò il 9 settembre 1650. Rogito Gio. Cesare Manolessi.

Era argentiere di professione. Instituì suoi eredi universali Gio. Cornelio e Francesco Massimiliano Iacobs, suoi nipoti, rispetto alli beni in Fiandra; e rispetto a quelli in Italia, ordina che si faccia un collegio per giovani brussellesi, coll' obbligo di laurearsi in Bologna.

Caprarie a sinistra entrandovi per la piazzetta del Foro dei Mercanti.

Si passa il Voltone delle Caprarie che è lo sbocco dello stradello che comincia in istrada Castiglione fra la chiesa del Carobbio e la casa già Bolognetti, ora chiuso. (Vedi Strada Castiglione).

N. 1254. Stabile e residenza della società Macellari, alla quale, nell'antica sua origine, erano soggetti gli esercenti delle infrascritte arti:

Beccari, che macellano pecore, agnelli, becchi, montoni, castrati.

Porcari, che macellano porci, cinghiali, ecc.

Vaccari e Boari, che macellano vacche, bovi, vitelli, bufali, ed altri animali che mugiscano.

Pollaroli, spacciatori d' ogni sorta di volatili e di cacciagione, e vi vengono sotto i venditori di lepri, caprioli, conigli.

Scortichini, che scorticano cavalli, gatti, cani, ed ogni altra specie di animali.

Pellacani e coramari, cioè conciatori di cuoio e di pelli grosse con grasso e sego.

Callegari, conciatori di pelli con sole polveri.

Cartolari, conciatori di pelli di vitello con foglie, sale, allume.

Pettinari e lavoratori d' ossa e corna di bue e buffalo.

Vallotieri, fabbricatori di valli d' ogni sorta.

Guainari, che fanno foderi di pelle e cuoio.

Sellari.

Varrottari o pelliciai, lavoratori di varro e di pelli, gentili e nobili.

Guantari. Calzolari e cordovanieri, che lavorano scarpe, pianelle, stivali.

Scarpinelli e zavattini.

Tacconieri, fabbricanti di tacchi di corame. tapponi e bottini.

Trippari.

Alcune delle suacennate professioni si avanzarono col tempo a fare università da sè sole, come i pellacani, i calegari, i cartolari, i guainari, i sellari, i pellizzari e i calzolari. L' unione di tanti mestieri formò una società numerosa e potente. Prestò essa grandi servigi alla patria, e colla sua forza contribuì a sconvolgere e cambiare il governo. Nel 1334 le autorità, onde mettere riparo alla licenza ed all'abuso delle armi introdotte nella popolazione, crearono quattro barigelli per rimettere l' ordine nella città, e la nomina di uno di questi l' affidò alla corporazione dei beccari, che scielse Giacomo Remigni per il 1334, e Tommaso Giudici per il 1335. Fu emanato un ordine per parte del Podestà, del Barisello e del Correttore, che tutti i Ghibellini inscritti nel libro dei Lambertazzi dovessero partire da Bologna e dal contado. sotto pena della vita e degli averi.

Il Consiglio elesse, col titolo di Savi, 12 uomini, ai quali fu data facoltà di accordarsi colla chiesa. ma coll' intervento di messer lo Barisello e di messer lo Correttore.

Giacomo Manzolini e Bartolomeo di Michele, dell' arte dei beccari, furono gli autori del famoso tumulto del 1411, dal quale ebbe origine il governo popolare, detto per disprezzo, dei Ciompi e Arlotti, cominciato li 12 marzo del predetto anno, e cessato li 25 agosto 1412.

Molte ricche famiglie erano matricolate in questa società, e specialmente la Bentivogli. Bentivoglio d' Ivano Bentivogli era massaro dell' arte dei beccari li 11 maggio 1330, come dalla matricola e da un rogito di Bernardino da Quarto.

L'arte dei beccari aveva un Bargello, alias Proconsolo, ma del 1321 si trova che Romeo Pepoli, per salvarsi dalla furia del popolo, si rifugiò in casa di Gregorio Barisello suo compare.

Gli statuti dei beccari datano dal 1285. Nel pubblico archivio si trovano quelli del 1376, del 1404, del 1408. e del 1416. Aveva jus al consolato della mercanzia, ed in protettore S. Domenico.

Le compagnie delle arti sono in Bologna di antichissima data, e della maggior parte non se ne trova l' origine; qualcuno però la fa rimontare al decimo secolo. Il movente che dapprima spinse gli artefici a radunarsi e formare le suddette università, fu la propria sicurezza e difesa. In un decreto pubblico fatto l'anno 1318 in favore dei barbieri, speziali, e lavoratori della lana gentile, leggonsi queste parole : "Cum inter coetera ex quibus populus Bononiae conservatur sit, quod artes dicta civitatis habeant quod inventum fuerat propter tuendos homines parvae conditionis. Ex libro pro B".

Nell' anno 1245 queste società, che erano allora assai numerose e potenti, unitamente ad altre compagnie chiamate dell' armi, per esser destinate alla difesa della città, intrapresero ad aver mano nel governo, e formarono tutte insieme un consiglio che fu detto il Consiglio del popolo, cui presiedeva il Magistrato degli anziani, composto in quel tempo d' uomini estratti dalle compagnie dell' armi e delle arti. L' autorità di questo Consiglio si fece maggiore dopo le rivoluzioni dell' anno 1274, ed in fine egli trasse a sè quasi tutta la direzione dei pubblici affari.

Le arti in progresso di tempo furono ridotte a non avere più altra giurisdizione se non per quanto riguardava i fatti del loro mestiere. Il Senato portato a 50 senatori da Sisto V, ottenne dai Pontefici amplissime facoltà anche sopra il governo particolare delle arti e loro compagnie, delle quali fu fatto giudice il confaloniere di giustizia pro tempore.

Nel 1376, ripristinate in Bologna le forma della repubblica, ebbero luogo i gonfalonieri del popolo, ed i massari delle arti, con titolo di collegi, donde ne nacque che queste compagnie tornarono ad aver qualche parte nell' amministrazione delle cose pubbliche. Verso lo stesso tempo dodici compagnie delle principali insieme unite formarono il tribunale che poi fu detto Foro dei Mercanti. Furono esse:

Cambisti.

Setaroli.

Macellari.

Lana.

Mercanti, poi Drappieri e Salaroli.

Strazzaroli.

Speziali.

Merciari.

Orefici.

Calegari.

Bombasari.

Fabbri. (1)

Le arti dipendevano in tutto dalle seguenti assuntarie: e cioè i

Pellacani, calzolari, calegari ..........................................dalla Camera

Fabbri, marzari, strazzaroli ............................................dal Governo

Pellizzari, cartolari, tintori ..........................................dalle Imposte

Bisilieri, sartori dal Ornato Drappieri, lanaroli, setaroli, bombasari ..dal Pavaglione

Notari, cambiatori, orefici, speziali ...................................dalla Munizione

Beccari, salaroli, pescatori ............................................dalla Zecca

Muratori, falegnami, barbieri, pittori ..................................dalla Milizia

I capi delle società, cioè i Ministrali delle arti, che i toscani dicono Priori delle arti, in certi determinati giorni del mese si radunavano nelle scuole di S. Ambrogio (1179), le quali sono presso la Curia di S. Ambrogio, ed alcune anche in certe cappelle, ed ad locum S. Proculi.

Costituiti i Riformatori a vita, da Paolo II, cessò nei Gonfalonieri del popolo e nei Massari delle arti, qualunque ingerenza nel governo della città, ma essendosi conservato la rappresentanza di solo nome e non di fatto di quel magistrato, ebbe l'ufficio di presiedere agli affari della Grascia e dell' Abbondanza.

Il Senato ottenne in vari tempi amplissime facoltà dai Pontefici, sopra il governo particolare delle arti e delle loro compagnie, delle quali fu fatto giudice il Gonfaloniere di giustizia.

Nel 1245 vi erano le seguenti compagnie d' arti:

1. Cambisti. ) Queste due compagnie avevano preminenza stabile; le altre sono spesso nominate alla rinfusa

2. Mercanti. )

3. Macellari.

4. Calzolari della vacca. Quest'arte consta dai loro statuti antichi nel pubblico Archivio.

5. Cordovanieri o cordonari idem.

6. Drappieri, poi strazzaroli, perchè quelli che poi si dissero drappieri erano mercanti drappieri, o meglio dell' arte della lana.

7. Pescatori.

8. Bisilieri.

9. Callegari. Erano uniti ai calzolari dalla vacca, come dai loro statuti nell'Archivio.

10. Conciatori, cioè pellacani.

11. Fabri.

12. Falegnami.

13. Pelliciari nuovi che lavoravano in nuovo.

14. Pellicciari vecchi, che rappezzavano il vecchio.

15. Salaroli e gargiolari, che furono disuniti li 29 dicembre 1666.

16. Muratori.

17. Merciari.

18. Cartolari.

19. Sartori.

20. Linaroli.

21. Varotari, li cui statuti sono del 1289.

22. Fornari, che poi furono soppressi.

23. Bombaciari, che negli statuti antichi, esistenti nel pubblico Archivio, vengono ancora denominati pignolatori e pagliotari. Il loro esercizio era ristretto, consistendo nel battere il bombacio ed ispurgare alcuni pochi lavori di detta materia.

24. L' arte dei cimatori fu disunita da altr' arte.

25. Tovagliari. Arte nuova aggiunta nel 1733. (2)

Si avverte che nè orefici, nè speziali, nè Bombasari, nè lanaroli, nè setaiuoli si trovano nominati, quantunque queste cinque arti divenissero delle più influenti, e cioè delle dodici che formarono poi il Foro dei Mercanti. A quei tempi gli esercenti quei mestieri non erano in corpo tale da formare arte da sè. L' arte della seta era piccola cosa. Quella della lana gentile era lo stesso, perchè per la grossa vi erano i Bisilieri. Gli orefici facevano parte dell'arte dei fabbri.

Per i notari vi è probabilità che cominciassero a far arte l' anno seguente, perchè poi si trovano nominati.

Più tardi sorsero le compagnie dei brentatori, gargiolari, cordellari, filatoglieri, non che degli osti e dei fornari, le quali due ultime furono poi soppresse.

La società dei beccari, oltre la compagnia d' arte, ne aveva un' altra d' armi, la quale era destinata alla difesa della città e territorio di Bologna. Giuravano di militare quando il Comune le chiamava, e ciascheduna seguiva il suo Confaloniere e Confalone, come pure eleggeva i suoi ministrali o capi. La compagnia delle stelle ne nominava otto, e particolarmente pel mantenimento dell' ordine pubblico in città.

Erano queste compagnie addette ai quartieri di Bologna, ed i loro nomi erano i seguenti :

COMPAGNIA INSEGNA QUARTIERE .

1. Spade Spada S. Tommaso del Mercato.

2. Varri Varri S. Martino e Mascarella.

3. Leoni Leone S. Felice e Lamme.

4. Quartieri Inquartata di bianco e rosso S. Mamolo e strade adiacenti.

5. Branche Una gamba e piede di Leone dette branca. S. Colombano e Galliera.

6. Gridoni Grido d'oro in campo rosso. Mercato.

7. Stelle Stella Piazza.

8. Dragoni Dragone Non avevano particolare quartiere.

9. Foschi Gilio rosso in campo bianco Non avevano particolare quartiere.

10. Beccari Bue Non avevano particolare quartiere.

11. Drappieri Armi Non avevano particolare quartiere.

12. Balzani stemma diviso in Bianco rosso Strada Stefano e parte di Strada Maggiore, Statuto del 1230.

13. Schise Bande scavezze rosse e bianche Saragozza.

14. Leopardi Leopardo Vinazzi.

15. Lombardi La Giustizia Non avevano particolar quartiere.

16. Aquila Aquila Di dietro al palazzo pubblico e San Salvatore.

17. Castelli Castello Strada Castiglione.

18. Traverse Sbarre bianche e rosse Barbaria, S. Paolo, S. Isaia.

19. Chiavi Chiavi Da S. Pietro, ed alla rinfusa si radunavano in S. Tommaso della Braina.

20. Sbarre Due scettri neri incrociati in campo d' oro. Non si conosce il suo quartiere.

Dopo l' espulsione dei Lambertazzi furono soppresse le seguenti cinque compagnie perchè di partito Lambertazzo.

21. Delfini

22. Branchetti

23. Bastrelli

24. Taverna

25. Calamatoni

Nel 1271, essendosi instituito il magistrato detto della pace, composto di tre individui incaricati di mantenere la quiete e la tranquillità pubblica, e punire i perturbatori della medesima, gli furono assegnate tre delle venti compagnie d' armi per aver braccio forte nelle occorenze, e cioè la Branca, il Griffone e la Lombarda, alle quali fu affidato un particolare stendardo per questo nuovo attributo, e cioè

Alla Branca — Un leone rosso rampante con spada in mano in campo bianco.

Al Griffone — Un griffone rampante rosso in campo bianco.

Ai Lombardi — La giustizia sedente con spada e bilancia in campo bianco.

Nel 1327 anche le compagnie d'armi vennero mancando, nè più risorsero all'antico loro splendore, dopo aver reso i più segnalati servigi alla patria, in pace, ed in guerra. Sarà di erudizione per conoscere la ricchezza delle arti il dare qui sotto il loro estimo del censo nel 1397:

Mercanti da panno, e Bombasari .....L.266

Merzari ............................L.384

Fabbri .............................L.516

Beccari ............................L.624

Lana gentile .......................L.342

Falegnami ..........................L.360

Lana bisella .......................L.96

Sarti ..............................L.168

Calzolari ..........................L.494

Mercanti da seta ...................L.372

Notari ............................L.1800

Muratori ...........................L.204

Cambiatori ........................L.1080

Cartolari ...........................L.84

Strazzaroli ........................L.756

Speziali ...........................L.252

Pellizzari .........................L.288

Orefici ............................L.444

Fornari .............................L.84

Barbieri ............................L.96

Pellacani ..........................L.120

Quattro arti ........................L.84

Lombardi ...........................L.108

Toschi .............................L.120

Dopo queste digressioni, ritornando alla compaguia dei macellari, è a sapersi che essa ottenne li 20 febbraio 1439 dai dieci Riformatori dello Stato di libertà, attese le grandi spese da loro incontrate per stabilire il pellatoio, di avere la privativa del medesimo, con facoltà di far pagare due bolognini per ogni porco dal padrone che Io faceva macellare, se non era beccaro, ed uno solo se lo era, oppure membro dell'arte.

Le macellane negli antichi tempi non furono numerose, e le poche che esistevano erano soggette a cambiamenti di località.

Nel 1293 fu assegnato per le banche dei beccari il loggiato che ora appartiene al pubblico palazzo e che si trova subito a sinistra del suo ingresso. Dopo pochi anni furono tolte di là, e stabilite nel 1320 sulla piazza, di dove sloggiarono nel luglio del 1337 per passare nelle vicinanze dello spedale della vita, e pare dalla parte delle vecchie pescarie, ma li 29 dicembre 1356 furono anche di qui rimandate.

Si sa che del 1339 vi erano banche incontro la ringhiera degli Anziani.

Li 31 marzo 1354 fu ordinato che non vi potessero essere più di quattro o sei banche in un solo locale, e se ne volle assegnato a ciascun quartiere un determinato numero, e cioè:

11 banche al quartiere di porta Piera.

17 banche al quartiere di porta Stiera.

10 banche al quartiere di porta Ravennate.

12 banche al quartiere di porta Procula.

Totale 50 banche.

Li 26 agosto 1392 si ordinò che le banche fossero distribuite nel borgo di Galliera, nella Seliciata di Strada Maggiore, nel Trebbo di S. Biagio, nella Seliciata di S. Francesco, nel Trebbo dei Carbonesi, e nel Campo della Malvasia allo stanzione del Gambaro, che era nelle Pescarie vecchie dalla parte della Piazza.

Nel 1404 furono poste varie banche in porta Nuova sull'angolo del pubblico palazzo, e di Fieno e Paglia, ora detta via degli Stallatici, ed altre furono collocate nella Corte dei Galuzzi, e dalla torre del Cherubino rimpetto alla via degli Agresti fino alla torre del Pelladuro rimpetto alla via delle Banzole.

Nel 1436 fu concesso di fare una banca presso lo speziale della Croce in istrada Maggiore incontro la Seliciata.

Nel 1473 si trovano quattro banche nella via delle Caprarie.

Nel 1506 si distrussero le beccarie di porta Nuova, e si eresse quella in istrada S. Felice ricontro a S. Gervasio.

1546, 11 gennaio. Il cardinale Guidascanio Sforza autorizzò gli ebrei abitanti in Bologna di tener macello e vender carni a tutti, e anche ai cristiani, senza scrupolo.

Nel 1564 furono unite tutte le banche dei beccari in tre vaste botteghe. Una nella via degli Orefici che riferisce a quella delle Pescarie, lunga piedi 110, larga piedi 32 con 10 banche. Un'altra sotto la compagnia dei beccari nella via degli Speziali, ora Cavrarie, lunga piedi 60, larga piedi 24, con 6 banche. La terza dirimpetto alla suddetta, che riferisce nel Mercato di Mezzo incontro al Pelladuro, lunga piedi 130, larga piedi 32, con 14 banche.

Furono poi conservate le macellane dei quattro quartieri, e cioè quella dell' ospitale di S. Biagio in istrada S. Stefano; quella della Seliciata di Strada Maggiore; quella del Serraglio di Galliera, e l' ultima da S. Gervasio.

1797, 20 dicembre. Il Governo prese possesso dei beni di questa società, i di cui stabili furono stimati scudi 3615, 50. Secondo il Macchiavelli il gran cortile della residenza dei beccari era il Guasto dei Beccari.

La sumentovata residenza confinava a levante con beni dei Padri di S. Domenico, a mezzodì coi Ferratini, a ponente coi Trebbi, coi Padri di S. Domenico, di S. Francesco, e coll' ospitale della Vita, a tramontana colle Caprarie. Sotto la residenza sopraddetta vi era il locale delle Beccarie, detto delle Caprarie, che era di ragione della società, ove si vendevano le carni di capra e di pecora. Nel 1584 fu per qualche tempo destinato allo spaccio del pesce. Era lungo piedi 60, largo piedi 24, ed avea 6 banche.

N. 1252. Casa che li 22 febbraio 1578 era del conte Cesare Lambertini, sotto la quale anche a quei giorni vi era la spezieria. Passò ai Claudini, poscia appartenne a Stefano Mariani, poi ai Fabri speziali.

N. 1253. Casa con spezieria in faccia la via degli Orefici. Del 1592 li 23 aprile il conte Cesare del conte Ercole Lambertini vendette a Gio. Antonio Albini una bottega da speziale all' insegna di S. Giorgio, con cantina, e stanze sopra e di dietro, nella via del Guasto dei Beccari, per L. 4650. Rogito Vincenzo Orlandini e Tommaso Passarotti. Li 29 aprile 1624 Gio. Battista Domenico ed Alessandro Albini la vendettero a Pellico e Carlo Lana loro nipoti, per L. 5000. Rogito Antonio Malesardi.

(1) Negli statuti sotto la data dal 1248 al 1250, Libro VIII, si trova che gli argentieri orefici non potevano abitare se non dalla Croce di Strada Castiglione sino alla cerchia, e per questo vennero i nomi delle strade borgo dell'Oro e borgo dell'argento, e ciò per evitare incendi che facilmente potevano aver luogo per essere allora le case di legno, e poi: Che nissuno impresti veneziani grossi od altre monete di tutto argento per giuocare. Che i fornari, tavernieri, brentatori non possano avere società, Rettori, Ministrali od Anziani. Che in Castelfranco non possano abitare Cattanei, vel Valvassores, vel aliquis de Maxenata (cioè sudditi dei Valvasori o Manenti) sed sicut dicilur Francum nomine, ita se ipsa liberis hominibus impleatur. Ne quis in Consilio, arringando, laudet Potestatem, vel aliquem de sua familia, vel adulationem ei faciat.

(2) Nelle cause gravi il Consiglio soleva chiamare i Consoli dei cambisti e dei mercanti, che erano quattro per ciascun' arte, e queste erano le due compagnie più rispettabili del popolo, facendovi parte i nobili, purchè popolari. I Ministrali delle altre arti che erano da venti a ventiquattro compagnie, ed altrettante quelle d'armi, che pure avevano i loro Ministrali, chi cinque, chi sei e chi otto per ciascheduna, non erano chiamati che rarissime volte nei soli casi gravissimi, come pure i Minlstrali delle contrade, ma si trova sempre vocatis, per cui ciò prova non aver essi jus d' intervenire se non chiamati. Il popolo cominciò ad ingelosirsi dei nobili, perchè molti avevano spiegate parzialità per l'Imperatore nemico dello statuto popolare. Sospettando che il capitano fosse d' intelligenza cogli imperiali pel fatto di Mazzincello e di Rolandino di madonna Cecilia, cominciarono a divulgare che i nobili se l'intendevano cogli ufficiali dell'imperatore. Nel 1230 tutte le compagnie delle arti e dell' armi fecero una lega fra loro, si sollevarono e vollero capi che regolassero tutta la lega e società loro, e vi presiedesse a tutte, e questi si chiamarono anziani. Il loro primo numero non si conosce, come pure la loro durata, che però non oltrepassò i sei mesi da quanto si è potuto attingere in proposito.

Sappiamo che nel 1248 erano dodici, e cioè tre per quartiere e duravano tre mesi, ma non avevano l' attributo che di presiedere a tutte le arti. Le compagnie li eleggevano e li estraevano dal corpo loro con un turno che veniva stabilito contemporaneamente all' elezione stessa fra essi medesimi fatta.

Si chiamavano allora Anziani societatum, e poi in lasso di tempo cominciarono a chiamarsi Anziani populi.

Nel 1245 lo statuto era il seguente :

Dalle due compagnie maggiori dei cambisti e mercanti non si eleggevano anziani, perchè i loro consoli, che ne avevano quattro per ciascheduna, intervenivano non solamente alle congregazioni delle loro rispettive compagnie, ma ben anco con autorità eguale nelle congregazioni degli Anziani e presiedevano con essi a tutte le arti. Cosichè era una prerogativa da loro goduta, cioè che dove le altre arti avevano per turno i loro membri degli Anzlani, queste due li avevano sempre; però si chiamavano tanto Antiani che Consules.

Nel 1378 cominciaronsi poi a chiamare Antiani Consules. Sul principio però non s' ingerivano che nella presidenza delle arti e nella difesa delle prerogative delle arti, e delle armi; intervenivano poi ancora nel Consiglio della città come solevano intervenirvi i Con soli delle due arti dei mercanti, e dei cambisti negli affari di alta importanza.