Via delle Moline dal III volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani, comprese le descrizioni del torrente Aposa, dei canali di Savena, di Reno

Dall'angolo della via Larga di S. Martino dal Forno, e dall'angolo del Borgo di S. Pietro, il mezzo della diagonale, e così dall'angolo delle case nuove di S. Martino al marciapiede delle moline.

La via delle Moline comincia dal Borgo di S. Pietro o dalla via Larga di S. Martino, termina a Berlina, ed alla via Case Nuove di S. Martino.

La sua lunghezza è di pertiche 29. 09 e la sua superficie pertiche 60. 52. 10.

Questa era l'antica strada delle Stadiere detta anche delle Stadiere di Reno perché qui si pagava il dazio delle farine imposto sul peso delle medesime.

Le Vie delle Moline erano quelle lunghesso il canale di Reno, in oggi dette Via Berlina e Capo di Lucca.

Via delle Moline a destra cominciando dal Borgo di S. Pietro e terminando alla Via Imperiale.

N.2041. Casa che Paola di Francesco Parolini moglie di Giacomo Guicciardini lasciò agli infermi della parrocchia di S. Lorenzo, porta Stieri, come da rogito di Valerio Panzacchi dei 28 gennaio 1611, e venduta dagli amministratori nel 1751 per lire 6000, a Francesco Ambrosi, che vi aperse la sua bottega da intagliatore in legno.

N.2044. Ultima casa sotto il portico rimarchevole per il grand'arco sostenuto da bellissime colonne con capitelli antichi.

NN. 2045, 2046. Stabili che furono dei Penitenzieri di S. Pietro, ai quali li 6 agosto 1678 concesse il Senato di occupare il suolo chiudendo il portico lungo piedi 70, e prendendo piedi 3 once 6 di suolo parimenti pubblico verso le mura della Città, (in Capo di Lucca) a modo che la strada rimanesse larga piedi 22 once 9, e che dalla parte della via dei Molini, potessero occupare altri piedi 5 di suolo pubblico a modo che la strada rimanesse piedi 17.

Si passa la Via Capo di Lucca.

NN. 2047, 2048. Prospetti di due molini detti Tuade intermediati dal canale di Reno, che sono li primi de' due filari di edifizi dello stesso genere in numero di 7 dalla parte di Capo di Lucca, e di 8 da quella di Bertiera. Totale numero 15.

Bologna è bagnata dalle acque del torrente Avesa , da quelle del Reno e di Savena, e da queste due ultime mediante canali artificiali.

AVESA

L' Avesa discende dalle colline di Gaibola mediante due rami, li quali si uniscono in un solo al piede delle medesime non conducendo acque, che in occasione di pioggia, o di scioglimento di neve. La cronaca Pugliola sotto li 6 aprile 1450 chiama l' Avesa - la Veza -.

Anticamente entrava in Città per il Borgo di S. Mammo correva per Val d' Aposa, al finir della qual contrada vi era il ponticello di S. Arcangelo, si dirigeva a Porta di Castello, fra le case dei Castelli, e quelle del Voltone dei Gessi, continuava il suo Corso per Galliera piegava nell' Avesella, finalmente gettandosi nel Cavaticcio si univa al torrente Savena.

L' Alberti dice che nel 1070 li bolognesi drizzarono l' Avesa fra le strade di Castiglione e de' SS. Cosma e Damiano sopra cui posero 26 Molini da macinare essendovene alcuno dentro la Città, poi riflettendo all' impossibilità , che un volume sì scarso, e tanto precario di acque dell' Avesa potesse rivolgere tante moli da macinare sospetta, da ciò che forse potrebbe esser venuto il congiungimento con detto torrente dell'acqua di Savena, che poi fu condotta nella Città per strada Castiglione.

Il Ghirardacci porta la notizia che nel 1208 l' Avesa fu coperta con Conversa in una chiavica occulta perchè era divenuta ricettacolo d' immondizie , e che ciò fu fatto d'ordine di Buonaccolto, e Gualtieri incaricati dal Comune della cura del fiume, e d' introdurre un ramo di Reno a pubblica utilità.

Se la congettura dell' Alberti reggesse non si sarebbe coperta l' Avesa per il motivo, che ne dà il Ghirardacci.

La rubrica 151 dello Statuto proibisce, che lungo l' alveo dell' Avesa in Città si possa fare qualunque Chiusa, o altro impedimento, salvo quella, che è presso il serraglio o trivio vicino ai frati Carmelitani ( S. Martino maggiore ) dal lato di sotto, la qual chiusa debba mantenersi, finchè non si stimi utile il rimoverla.

Il corso attuale dell' Avesa entrata in Città fra le porte di S. Mamolo , e di strada Castiglione è il seguente. Corre scoperta dalla Grada fino al piazzale di S. Bernardo, e coperta da questo fino passato la chiesa del Cestello traversa le antiche Chiuvare presso l' orto dei Domenicani, continua fra le case del Calderini , e dei Cospi, passa da S. Damiano, dall' arte della Seta nelle Chiavature, sotto le Caprarie, le Pescarle Nuove, il Pellatoio, le case dell' Inferno dalla parte di ponente, la Chiesa e Convento di S. Martino Maggiore e la via delle Moline , finalmente fra le vie del Borgo S. Pietro, e quella di Capo di Lucca, sorte per la Città mediante Canale scoperto.

Nel 1462 li 4 giugno si cominciò a coprir l' Avesa dalla parte delle Moline, continuando per il convento dì S. Martino, e terminando alla casa di Bernardo Sassoni. (Vedi Inferno). Questo torrentello ha più volte arrecato molti danni in causa d'incuria di chi doveva alzare la ferriata che chiude il suo ingresso alle mura della Città ma a ciò è stato provveduto non sono molti anni col procurare libero sfogo alle sue piene per la fossa verso strada Castiglione.

Se l' Alberti nega la preesistenza di qualunque molino in Bologna prima del 1070 non manca chi asserisca in Bologna prima del 1070 che uno ve ne fosse sull' Avesa presso la casa ora Gualandi in Galiera, ammesso il quale non vi è ragione per escludere gli altri che potevan trovarsi sul torrente medesimo.

Ma come persuadersi della esistenza di uno, anzi di più molini sull' Avesa quando è evidente la sua insufficienza a imprimer il moto necessario ai loro meccanismi? Questa fortissima difficoltà è superata quando si sappia che l'antico condotto Mariano, che riceveva acque in qualche coppia del fiume Setta, rimpetto al Sasso, le conduceva nell' Avesa al Ponte della Pietra fuori di porta S. Mamolo.

L' esistenza dell' acquedotto Mariano è comprovata dai molti avvanzi del medesimo lungo la linea , che percorreva nei Comuni di Vizzano, Sabbiuno di montagna , Paderno , Casaglia e S.Giuseppe ed il suo sbocco nell' Avesa fu verificato pochi anni sono all'occasione di molti lavori fatti per arricchire di acque la pubblica Fontana.

La manutenzione di questo Condotto che cogli anni diveniva sempre più costosa senza soddisfare ai bisogni dei Bolognesi obbligati le tante volte a portarsi ai molini dell' Idice, e della Savena per macinare i loro grani, la crescente popolazione della Città, che a quei giorni cominciava a fiorire, e l' avvanzamento delle cognizioni idrauliche che sugerivano di procurarsi acque copiose , e perenni dai fiumi vicini consigliarono il Comune, e li Cittadini a ricorrere alla Savena , e al Reno , e di abbandonare l' Avesa , e il condotto Mariano. Dicesi, che l'attual corso dell' Avesa entro la Città sia di pertiche 538.

CANALE DI SAVENA

Il Canale di Savena riceve le sue acque dalla Chiusa di S. Ruffillo, a due miglia fuori porta S. Stefano, serve ad alcuni molini, e all' irrigazione di molti terreni ortivi Una parte dell' acqua s' introduce per strada Stefano, ma il corso maggiore continua il suo corso, fino al molino della Misericordia presso la porta di strada Castiglione, e quivi si divide in due rami uno continua la direzione da levante a ponente, sorpassa per un ponte il torrente Avesa , e distribuisce le sue acque ai conventi di S. Domenico , di S. Agnese , di S. Francesco. L' altro entra in Città prossimamente alla porta di strada Castiglione , e giunto al bivio di Fiaccalcollo, e di strada Castiglione, si subdivide nuovamente correndo da mezzodì a settentrione a comodo delli stabili di Bologna e per l'espurgo delle Chiaviche.

Le storie e le Croniche di Bologna non sono fra loro concordi sull'anno in cui si introdusse l'acqua di Savena in Città. Uno dice che fu nel 1221 e che il lavoro fu fatto quasi a spese dei Pepoli, ma pare che ciò debba attribuirsi alla costruzione della Chiusa che per certo seguisse in quell'anno.

Nel 1221 fu introdotto un canale d'acqua di Savena in Bologna tolto dal Comune di S. Roffillo per macinar grano, tinger sete, e i panni di grana, e di scarlatto perchè trovata utilissima per simile tinture.

Un rogito di Lamberto dell'ottobre 1176 esistente nel Registro Grosso T. I. pag. 24, riportato da Savioli T. IV. cart 60, dice che li Consoli di Bologna Timone, Arimondo, Pietro da Cento, Occelletto, Zaccaria e Ugo de Sublo elessero Alberico, e Bualello. e gli commisero la cura di tutto il ramo di Savena per ordinarvi i Molini, e tutt' altro che fosse creduto neccessario di fare, e di stabilire sul medesimo: Actum in Camera Abatis S. Slephani.

Li 29 dicembre, anno stesso, li Consoli fanno una provvisione per la costruzione d' alcuni molini sopra la Savena per benefizio della Città rogito Lamberto. Questi atti legali promovono il dubbio se il canal di Savena sia anteriore a quello di Reno, o viceversa. Per quello di Savena abbiamo la data del 1176 per quello di Reno il 1208, l'uno e l'altro essendo già costrutti a dette epoche, onde si resta nell' incertezza , finché non si scopra qualche sicuro documento che sciolga il nodo della priorità dell' uno, o dell' altro.

La costruzione del canale di Savena fu decretata nel 1176, e secondo il Ghirardacci , li 5 dicembre 1177 li Consigli rattificarono tutto quello che era stato ordinato, ed anche eseguito dai Consoli per ridurre l' acqua di Savena in Città per servizio dei Molini poco prima fabbricati dai Presidenti a utile della Città. Resta qualche dubbio se la derivazione delle acque di Savena siasi fatta mediante chiuse, mentre di questa, nè nel rogito di Lamberto, nè nel Ghirardacci se ne fa parola, ma siccome il Canale di Reno era stato fatto prima del Canal di Savena, e per quello erasi eretto una chiusa di legname, sarà giusta l'induzione di credere che lo stesso siasi praticato per questo, quantunque il Vizzani e lo stesso Ghirardacci siano concordi nel dire, che nel 1221 fu fatto nel fiume Savena quel riparo, che lontano da Bologna due miglia si chiama la Chiusa di S. Raffaelle , la quale per un nuovo cavamento allora fatto manda una parte dell' acqua nella Città per strada Castiglione e per la via di Fiaccalcollo. Dal modo di esprimersi dei citati autori converrebbe credere che dopo 44 anni dalla fondazione del primo Canale un secondo se ne fosse sostituito e che solo allora si fosse eretta la Chiusa.

La Spesa del Canale, e della Chiusa fu fatta dal Comune. La rubrica 133 delli Statuti attribuisce agli officiali dell' ornato la facoltà di provvedere come loro piacerà al corso delle acque del Canale di Savena purchè corra per strada Castiglione, nè manchi ai bisogni dell' arte della lana.

1313 20 Agosto. L'acqua di Savena che passava, verso li PP. Predicatori, e purgava quelle parti da ogni immondezza , avendo voltato il corso solito alle fosse della Città, fu ordinato che si dovesse condurre per certa chiavica posta nel Campo delle Vergini di S. M. della Misericordia in capo a detto Campo posto fuori di porta di strada Castiglione dal lato di sera sopra la detta fossa, acciocchè si riducesse nell'Avesa.

La Rubrica 155 ordina che le riparazioni del Canale di Savena stiano a carico dei confinanti del Canale stesso dalla chiusa di S. Rufflllo fino al Monastero della Misericordia, e che sia concesso ai PP. Predicatori, ed alle Suore di S. Agnese di prendere detta acqua. La manutenzione poi della Chiusa, e ponti sul Canale debba stare a peso del Comune. Si vuole innoltre che la metà di detta acqua vada ai quartieri di porta Stiera, e di porta S. Procolo, e l'altra metà sia distribuita agli altri due quartieri. Si prescrive che la distribuzione di detta acqua non si possa fare senza il consenso del Podestà, e del Rettore dell'arte della lana dalla metà del mese di maggio a quello di settembre, eccettuata l'occasione d' incendio, e salva in ogni tempo la porzione che deve correre per strada Castiglione a comodo dell' Arte dalla Lana, e della Tintoria. Finalmente fu decretato, che l' acqua del ramo di Savena che passa per il Trivio degli Oselletti (formato dalla via di strada Castiglione, e da quella del Pozzo rosso), sia divisa a modo, che due terzi vadano per strada Castiglione, e un terzo per Fiaccalcollo. Rogito Giacomo del fu Lorenzo Mundino e chè è proibito di servirsene per purgar condotti, permettendolo soltanto due volte al mese, e limitatamente alla notte.

Li 21 marzo 1306. il Consiglio decretò, che la Chiusa di Savena forse risarcita. Rogito Guido di Bertolotto: Nel 1636 fu rinovata.

Non è provato che Alberico, e Bualello , ordinassero Molini sul Canale di Savena dentro Bologna, anzi sembra che si limitassero a farne costruire soltanto fuori di Città.

Dicesi che il Molino della Misericordia sia stato innalzato nel 1286, che in quel posto nel serraglio di strada Castiglione dove prima si purgavano panni s'incominciasse a macinare li 11 giugno 1361, e che forse poco dopo si fabbricasse un altro Molino sul canto della Via del Pozzo dall'acqua buona, ora Via dei Poeti, e dove è quella dei Cospi in strada Castiglione.

Presentemente le acque del Canale di S. Rufflllo arrivate in Città sono talmente subdivise, che sopra le medesime non vi è alcun opificio.

La lunghezza del Canale dalla Chiusa di S. Ruffillo alla Misericordia è di miglia 2, pertiche 155, piedi 6. Le sue acque sono riputate le migliori per la tintura delle sete, e delle lane, e per increspare il velo.

CANALE DI RENO

Il Canale di Reno fu cavato ne! 1208 dal letto di Reno grande, e condotto a Bologna per Pradello, e corre sino da S. Bartolomeo , e andando verso la porta di Galliera per l' Avesella, cosi fino delle Tuate , le Cronache Seccadennarì, di autore in certo ecc. ecc. altri dicono che fu introdotto per il Pradello nel 1191, e nel 1208 per la Grada.

La prima Chiusa, e Canale di Reno li dobbiamo a una Società di privati detti poi Ramisani, li quali a loro spese fecero fare l'una e l'altra a comodo di molini. È probabile che questi lavori fossero autorizzati dal Governo, e che per eseguirli si dovessero fare aquisti di terreni, ma finora non si è scoperto alcun atto di concessione , o di compre per fissare l' epoca in cui ebbe luogo una si onorevole impresa.

La prima notizia legale che abbiamo intorno a questi utili lavori è un atto del 31 maggio 1208, che tratta della concordia fra il Comune di Bologna e gli interessati dei molini nel ramo di reno per fare una Chiusa da condurre l'acqua nella Città per il Naviglio sino alle valli. Rogito Giovanni Canova; doveva quindi presistere un Canale d'acque dal Reno per comodo dei citati molini.

Nel 1208 li 29 giugno li Ramisani in numero dì 43 vendettero a Guido di Pirovano Podestà , a Bonavolta e Gualcherio procuratori del Comune il diritto di derivare acqua dalla loro Chiusa in Reno per condurla al Naviglio, o sia al Ramo del Comune di Bologna, colla riserva di varie condizioni fra le quale quella del mantenimento della Chiusa predetta a spese del Comune, e di non potere mai fare sul ramo Naviglio del Comune alcun Molino, o Gualchiera dal luogo dove il Comune stesso riceve l'acqua dei Ramisani, e dal Reno stesso sino alle valli, rogito Giovanni da Cento inserito nel Registro Grosso voi. I, pagina 286, e prodotto T. IV, dei monumenti del Savioli a cart. 253.

Nel 1206 il Consiglio elesse due uomini Buonacosto, e Gualtiero, che del fiume Reno avessero cura ; questi ordinarono che nella Città s' introducesse un ramo del Reno a pubblica utilità, e perciò fu ordinato la Chiusa, e fatti 4 molini sopra detto Ramo.

Dicesi che del 1208 Gualtieri, e Bonacolto ingegneri furono deputati alla costruzione della Chiusa di Casalecchio.

Nello stesso Registro Grosso voi. I pag. 364, e nel T. IV cart. 439 del Savioli si trova il rogito di Feliciano d'Enrico del 30 luglio 1220, col quale Aldrovandino nella sua qualità di Rettore del Ponte di Reno vende a Pietro Anxilitti, e a Rolandino Galluzzi procuratori del Comune per L. 171 soldi 13 dennari 4 di Bolognini parte di un molino sopra il Naviglio posto nel ramo di Reno nella Capanna, il Fossato della Città.

Susseguentemente nei mesi di marzo, aprile e giugno dell' anno 1221 come nel Registro nuovo dal foglio 276 verso fino al foglio 282 diversi Procuratori del Comune fra quali Guglielmo Sacco, e Rambertino di Guido Rambertino mentre era Podestà Guillielmo Pirovano o Pirovalo comprarono molti molini, e forse tutti gli appartenenti ai Ramisani nelle quali Compre si fa sempre menzione di due Canali vecchi e nuovi.

Secondo il Ghirardacci, e il Vizzani nell' anno stesso 1221 fu rinovato da Bologna a Corticella per un tratto di tre miglia il Canale talmente interrito che non era più atto alla navigazione, dove il Senato introdusse l' acqua del fiume Reno per condurre le barche a Ferrara e da Ferrara a Venezia.

Nel 1284 o 1288 fu fatto il ponte del Maccagnano sopra il Canale e furon comprate le sponde dall' Ospitale del Brifolco per condur le barche entro le mure.

Nel libro Provisionum, et Reformationum, Comunis Bononiae Lett. L. fol. 106 nel quinterno del 1295 sotto li 22 marzo, rogito di Nicolò Montecchiaro si trova il seguente atto del Comune, che riguarda l'approvazione dei seguenti lavori proposti da 21 ingegneri e maestri dietro visita da loro fatta il mercoldi 16 marzo 1295 alla Chiusa, e Canale di Reno.

1.° Bisogna riattivare per necessità la Chiusa di legname, acciò l'acqua cadda più velocemente ai molini del Comune, per fare la qual cosa occorro no 40,000 pali a due soldi di Bolognini, e 6400 carra frasche a 15 soldi della stessa moneta.

2.° Osservata l' opera della chiusa di pietra occorre di scavare il vecchio Canale cominciando dal detto canale al nuovo venendo alla Chiusa di pietra ,

sei piedi meno un oncia per pertiche Pert. 42

Otto piedi, e un oncia per le seguenti » 8

Quattro piedi per » 41

Un piede e mezzo per . » 6

Tre piedi e mezzo per » 56

Un piede e mezzo per » 35

Un piede meno due oncie per » 20

Otto oncie per » 11

Due piedi e quattro oncie per » 30

Cinque oncie per » 34

Due piedi e cinque oncie per » 33

Idem per altre » 70

Dieci piedi usque Pellem dell' acqua di Reno » 6

Totale Pertiche 392

3. ° Per condurre l'acqua di Reno a Bologna per i molini e per il naviglio con la minor spesa, ed il maggior utile bisogna fare per la Braina della Canonica di Reno un Canale nel ramo, che è presso la chiusa di pietra di pertiche 80 discendendo presso Reno per la riva dove sia minore di piedi 12 cercando che sia in bocca 25 piedi, e in fondo 12 piedi cavando il detto canale comunemente 13 piedi e conducendolo a livello come meglio sarà giudicato dai soprastanti della stessa opera. Può esso costare L. 13 di Bolognini per pertica. In tutto L. 1300.

4. ° Dalle predette pertiche 80 fino al cantone della Vigna di fra Petrizolo Cittadelli di Casalecchio, vi sono pertiche 160, che possono costare L. 7 di Bolognini per ciascuna: nelle quali pertiche 160, bisogna per 60 fare un muro, e per le altre 100 occorre si facciano argini, lo che può costare L. 1120 di Bolognini.

5. ° Dal punto sopraindicato bisogna scavare per 20 pertiche sul terreno di fra Petrizolo Cittadelli, e arginare per il tanto che occorrerà a modo che sia nel fondo piedi 15, e nella bocca di detta opera dove si prende l'acqua piedi 25, e tal lavoro potrà costare in ragione di L. 8 di Bolognini la pertica L. 652 di detta moneta.

Tutte le sumenzionate misure lineari danno in corpo pertiche 642 corrispondenti a un miglio e 142 pertiche.

6. ° Bisogna sgombrare, e cavare il vecchio naviglio fino all' altro , e può costare cominciando dalla chiusa di pietra fino al ramo vecchio L. 1500 di Bologna.

Lo stesso Consiglio ordinò, che li suddetti lavori si potessero , e si dovessero dividere fra le Comuni delle terre del distretto di Bologna, come meglio piaceva agli Anziani, e Consoli presenti, e futuri, con facoltà di obbligare, multare, e condannare li detti Comuni, e suoi uomini a far compire i detti lavori. E siccome si dice siansi vantati di offendere gli ingegneri, che prestarono la loro opera, si ordina che sia provveduto acciò non segua, ed acciò liberamente, e con sicurezza possino agire. Li votanti che concorsero a prendere le suddette determinazioni furono 339.

Li Ingegneri, e Maestri nominati per l' esecuzione dei menzionati lavori furono :

1. D. Sevarisio qui fuit de Plebato Caxi.

2. D. Marchisino de Bombace.

3. M.ro Enrico di Como, che ora abita al lavoro di S. Pietro.

4. M.ro Giacomo Bonincontro detto Strollo.

Nel libro Z del 1295 fol. 8 verso rogito Guido del ,fu Lambertino da Stifonte notaro degli Anziani Consoli stà inserito un altro decreto del Consiglio del popolo di Bologna, perchè siano eletti sapienti per stimare i terreni dei laici e dei chierici per lo scavo, e il lavoro da farsi onde aver acqua da condurre a Bologna, e per il lavoro della chiusa da farsi dal Comune, perciò li Consoli e gli officiali, Presidenti alla chiusa di Reno, elessero Giacobino Mangani, Bonvisino Bolognetti, Guido speziale della Capella di S. Sisto, e Guglielmo Canuti, mancandoli delle dette stime, e loro accordando L. 3 di Bolognini per ciascheduno, pro eorum merito labore, et expensis, quem et quas substinuerunt in predictis, et occasione predictarum.

Li 24 aprile 1296 a rogito di Andrea di Petrizolo come dal libro del memoriale de' contratti fol. 22 verso, Enrico de Comis del fu Bonacossa abitante in Capella S. Pietro assume di sgombrare, e purgare il canale, ossia acquedotto di recente fatto nel Comune di Casalecchio di Reno per quel tratto che si è ampliato, e dilatato dalla Chiusa di Reno fatta poco fa fino alla Chiusa di pietra, che è nel corpo di Reno, e da detta Chiusa di pietra fino al Saiguatorium (o Saquatorium che è il paraporto inferiore del molino della Canonica ii quale ha sfogo nel fiume Reno) fatto di quà dalla Canonica di Reno verso Bo logna, il quale contratto sarà durabile per anni 10 decorrendi dal giorno d' oggi ecc. e ciò per lire 850 di Bolognini pagati da fra Egidio depositario del Comune a detto Enrico, il quale offrì in sigurtà tanto della somma ricevuta, che delli assunti lavori quindici dei primari Cittadini di Bologna.

Nel 1296 la chiusa di Reno era stata fatta poco prima come dal suddetto contratto e questa nel 1327 fu rinnovata dal Cardinal Beltrando Legato di Papa Giovanni in Italia per esser stata rovinata dai nemici e probabilmente dalle genti di Passerino Buonacossi signor di Mantova.

E qui si potrebbe congetturare , che la Chiusa del 1327 rinovata da Beltrando si fosse portata superiormente a quella del 1290 per un tratto di circa 70 pertiche, come può desumersi da alcuni resti di robusta fabbrica tuttora esistenti.

La Chiusa di Casalecchio secondo il Taruffi è lunga pertiche 41 piedi 7, ed è grossa pertiche 9. La platea è coperta da 36530 piedi quadrati di grossa assa di rovere fermati da 105300 cavicchie di ferro.

Il Calindri così la descrive. Consiste la chiusa in un ammasso di grossi sassi, e calce incassato a più cubi , e prismi in una tessitura di grossi pali squadrati di quercia con la più squisita maestria disposta e per ogni verso connessa, e forticata da grossi pali, e tavoloni per dritto , e per traverso disposti disteso nel suo petto, e nella sua schiena; coperto nella sua superficie di pietre cotte, o dicansi mattoni, per lo più posti in coltello, e da calce fermati e legati ne' quadri incassati da altretante travi di quercia unite l'una all'altra con grossi e lunghi chiodi di ferro con testa schiacciata nelle piaghe, e morse, o morsature apposta fatte per ben connettere. La lunghezza di questa chiusa è di 300 piedi Bolognesi, e la larghezza di 90, l' una e l'altra ragguagliatamente presa, e formando una superficie di 72000 piedi quadrato; e prese le altezze ragguagliate delle parti della stessa Chiusa, che sotto, e sopra l'alveo di Reno s'inalzano, e si sotterrano formano un ammasso di materiale murato di 1,080,000 piedi cubi bolognesi senza contare li grossi muraglioni laterali che fanno ala alla medesima. A maggiore conservazione di questa gran mole con grossi tavoloni di quercia vien coperta tutta la sua superficie , e questi vengono fermati da lunghi e grossi chiodi di ferro con larga testa circolare di circa un oncia, e mezza di Diametro conficcati ne travi di quercia , che formano l' ultimo telaio di legname i quali chiodi per nostra curiosità contati , li abbiamo trovati in numero 74,000.

Li 29 settembre 1305 gli ufficiali della Biada del Comune di Bologna deputarono per un anno Giacobino di Benvenuto Barbieri come da rogito di Carnelvario Preti a custode della Chiusa di Reno e Naviglio, e a ricevere l'acqua di Fiaccacollo. Questo nome fu proprio del Cavaticcio.

Li 9 giugno 1312 il Consiglio accordò a Gioannini Galliani custode della Chiusa di Casalecchio L. 7 per marcede di un anno. Rogito Papazzone di Pietro Masi; trovasi in appresso che il custode ebbe fino a L. 100 di annua provisione.

Nulla sappiamo sull'andamento del Canale dei Ramisani, e se questo dopo aver servito ai molini ritornasse le acque al Reno, ovvero le portasse fino a Bologna a comodo del canale di navigazione, che libera la godeva da tempi immemorabili e che le fu confermata da Enrico IV imperatore detto anche V con suo diploma datato da Governolo li 15 maggio 1116, sulla qual navigazione fueron poi pubblicati Statuti li 1 gennaio 1287 che riguardano la parte inferiore del canale a cominciar dal Porto di Maccagnano fino alle parti basse del bolognese Vedi Lib. II. Diversorum in scrigno.

Ripigliando le cose del Canale superiore a cominciare dalla Chiusa fino al presente Porto delle Navi in Città si trova che nel 1175 un canale di Reno veniva all' Exvodino, ma si ignora se questo canale fosse quello dei Ramisani o quello del Comune, e se l' Exvodino fesse dentro o fuori della Città; si potrebbe sospettare che fosse l' antico nome del Cavaticcio ma si sarebbe in contradizione per la data con tutti li nostri storici che introducono le acque del Reno nel Cavaticcio assai più tardi.

Il contratto del 29 Giugno 1208 dei Ramisani prescrive che nel loro ramo non si faccia mai alcuna fabbrica di molini, o Gualchiere oltre le esistenti , et Navigium ita fiat, et aqua taliter capiatur quod de ... a loco ubi capitur aqua de corpore Reni nunc cum ramo Ramisanorum usque ad aquam planam de subtus a Podio sint salve.

E più avanti si dice :

Et inferius a Podio possit fieri aliud Ramum sive navigium per Comune Bon: pro aqua Reni ducendo si rectori vel rectoribus placuerit, dum tamen Molendinos de Podio de ramo Ramixanorum positis non noceat. Ita quod ea Molendina de Podio non fiant, neque sint minoris altitudinis quam modo sunt sc. in eo statu altitudinis, et non minoris in quo modo sunt omni tempore perseverent.

Questo Podium è un altra località sconosciuta che da qualcuno si è congeturata per il Cavaticcio.

Il Ghirardacci sotto l'anno 1191 dice che il Comune per comodità fece quattro molini sopra il ramo che passa per il Pratello, a Porta Stiera, ora detto Torresotto di S. Francesco, e qui si rifletti che per Porta stiera si deve intendere il Torresotto che già fù in strada S. Felice rincontro al Palazzo già Ghisilieri ora Malvasia, non l'altro perchè si diceva Torresoto di Porta Nova.

L' Alidosi è dello stesso parere aggiungendo, che li quattro molini nel Pradello continuavano ancora nel 1314.

L' Alberti è d' accordo nell' anno, e dice: parve al Senato che si facessero quattro molini sopra il naviglio del Reno che allora passava per il Borgo del Pradello d'avanti la porta della Città vecchia per lo Trebbo di porta Stieri, hora detto il Torresotto di S. Francesco, — indi soggiunge sotto l' anno 1208 — parve alli padri che si conducesse il Canale di Rhenno per lo Peradello, acciochè più agevolmente si potesse macinare il grano, il quale avanti passava da S. Bartolomeo per l' Avesella alla porta Galliera.

Gli stessi Autori sono di sentimento che il canale del Pradello s' introducesse nell' Alveo dell' Avesa abbandonato solamente al di là di S. Bartolomeo di Reno, quando per arrivare colà bisognava che traversasse prima la porzione superiore, di detto alveo abbandonato, ovvero corresse paralello al medesimo fino al punto dove si vuole introdotto. Pare quindi più probabile che se il canale di Reno fu presso nell' Avesa vi fosse introdotto vicino a Porta di Castello, dove oggidì esistono i resti dell' alveo abbandonato, d' altronde incapace a contenere un sì copioso volume d'acqua o piuttosto che fin d'allora corresse ai Cavaticcio, come si sospettò quando si è parlato dell' Exvodino, e del Poggio.

Il Ghirardacci sotto l'anno 1221 dice: sopra il nuovo canale del Reno per beneficio della Città fecero fabbricar trentadue molini, ed il Vizzani racconta che nel 1221 furon fatti di nuovo trentadue per potervi comodamente macinare il grano dentro la Città e furono da un Mastro Pietro Melfio ingegnere milanese fabbricati sopra quell'acqua che derivata dal maggior Canale di Reno si dimanda Cavaticcio.

Ed a proposito del Cavaticcio è opportuno il ricordare lo Statuto, in cui si dice, che le acque del Fossato comune che è presso i muri vecchi della Città nel quartiere di Porta Stiera per dove corre, e correr può l' acqua della chiavica dei frati minori di Bologna (di S. Francesco) che intorbida, e sporca l'acqua di Reno si ordina che nella punta di Morando dov'era solito entrare la detta acqua in detto canale si faccia una chiavica, che si scarichi in Fiaccacolo (Cavaticcio) o dove meglio si crederà affidando questo lavoro al Pretore, e al Notaro del fango, cioè delle strade i quali mancando allo Statuto sono condannati in lire 309 di Bolognini, e ad essere cassati dall' impiego.

La punta di Morando è il principio dell' isola confinata dalla via delle Lamme e del Borgo Casse dalla parte di strada S. Felice, e dicendo lo statuto che la chiavica era solita a quì entrare nel canale di Reno è provato che questo non fu messo nell'alveo abbandonato dell' Avesa, ma bensì nel Fossato, in seguito di quello di Porta Stiera che andava al Poggiale, e che subito introdotto nei Pratello fu portato al Cavaticcio.

È strano che nessun autore ci dica quando il ramo di Reno che entra dalla Grada sia stato condotto in Bologna.

Un rogito di Filippo Calzolari delli 10 settembre 1251 che tratta della compra fatta dalle Suore di S. N. dell' Ordine del Cestello di una pezza di terra posta in Borgo S. Felice sulla quale erasi già cominciata la loro Chiesa si dà come confinante da mattina con Guido di Prospero, con Martino dal Borgo e con Odorico di Ugo Albrighi, da sera Saviolo e Matteo di Arelario, da mezzodì una via pubblica, che è vicina al Naviglio, poi di sotto avvi la strada per la quale si va a Modena. Pagata L. 200.

Nel 1289 il ponte di legno sul Canale di Reno in strada S. Felice guasto dal tempo fu rinnovato di pietra, e quello delle Lamme si fabbricò nel 1317 sotto la direzione di Bonaventura da Calderara.

Se il ponte di legno si dovette rinnovare nel 1289 convien crederlo di molto anteriore alla compra fatta dalle Suore del Cestello nel 1251, e probabilmente costrutto un secolo prima ; ma sopra questo si lascia al tempo, e ad altri il scoprire l' epoca certa in cui fu aperto il Canale da questa parte. Il Vizzani dà nel 1288 per scavato il Canale detto Cavaticcio dove da 67 anni erano stabiliti i molini da grano, e si rifecero li molini stessi per tutto ove n'era bisogno, il che fu di assai giovamento, e comodo per tutto il popolo.

L' Alidosio sotto il 1294 dice che l'acqua del Naviglio che andava per i Cavadizzo, e Scavezzacollo detto Fiaccacollo aveva rovinato la via di S. M. della Pugliola, per cui non vi si poteva andare, fu poi detta Pugljola di S. Bernardino, e del 1295 fu ridotta a fine.

1310 21 Gennaio. Li Bolognesi condussero di nuovo l' acqua di Reno alla Città cominciando alla Canonica sopra il luogo detto Gessetto insino alle Moline della Città, cavando, e sgombrando detto Canale, essendo talmente ripieno , che l' acqua poco vi veniva.

L' ultimo cambiamento alla direzione del Canale di Reno fu eseguito nel 1367 che lo condusse all'antico Fossato, a prendersi dal Cavaticcio fino al di là della Via Case Nuove di S. Martino dove piegandosi tra settentrione , e levante serve alli Molini attuali, e ad altri diversi Opifici.

La lunghezza del Canale fuori di Città e cioè dalla Chiusa alla Grada è di miglia 2 pert. 173 piedi 5, e dalla Grada al sito dove le acque sortano dalla Città pert. 552.

Il Ghirardacci racconta che nel 1284 i Bolognesi trasportarono que' Molini nel Campo del Mercato che prima erano sopra l' Avesella, e l'Alberti mette forse nel 1286, che su quel ramo di Reno il quale passa per la Città, e attraversa quella Piazza ove si vendano ora i giumenti , si facessero molti molini, come ora si può vedere e con questi concordano altri Autori.

Dimenticandosi il Ghirardacci quanto aveva detto nel 1284 senza riflettere che per movere li molini del Mercato non vi poteva essere altro mezzo, che quello del Canale di Reno, racconta poi, che nel 1367 dopo annunziata la morte del Card. Albornozio seguita li 14 agosto di quest'anno questi fosse che dirizzò il corso del Reno che passa per la Città, che prima voltava dove oggi si chiama il Cavaticcio, come ne dimostrano le Arme del detto Cardinale, (senza indicar dove e in qual guisa l'accomodasse) essendosi sopra detto fiume fabbricate alcuni ordegni, che in Bologua oggidì sono molto usate per pulire, e incannare la seta da tessere ecc. Il Sepulveda ripetè la cosa stessa, e con lui molti altri.

Nel 1331 il Comune di Bologna ordinò a Pietro Bianchetti depositario del Comune di pagare una somma a Fioravante rettore della Chiesa dello Spirito Santo vicino al Borgo di Galliera in causa di esser stata rovinata detta Chiesa dai fondamenti assieme ad altre case, ed edifici per il cavamento delle Moline e Gualchiere presso detta Chiesa. Li predetti edifici erano al N. 2048 in via delle Moline.

Nell'anno stesso 1311 li 25 ottobre, il Comune decretò che si riparassero li molini di Bologna, ordinando che si elegesse un frate della penitenza , che dovesse avere con lui gli ufficiali della Biada o Pietro Bianchetti loro depositario per far le spese necessarie per dette riparazioni, quali spese ascesero circa a lire 800. Rogito Alberto di Carbone.

Li 3 novembre 1311, gli Anziani elessero frate Simone dalla Crovara del terz' ordine degli Umiliati per assistere alle riparazioni dei Molini. Rogito Bertolino Beccadelli.

Si trova che nel 1263 fu fatto il ponte d'Altè presso il Naviglio vecchio che nel 1301 l'acqua d'Altè, serviva ai molini del naviglio di Reno.

Il Molino della Canonica dicesi edificato dalla Camera nel mese di luglio 1307, e da questa venduto a Lorenzo, e Mercadante del fu Zordino di Lenzio Cospi per 4000 Ducati d' oro di Camera erogati nella paga dei soldati. Rogito Fabrino Mantachito del 9 aprile 1411. Li Cospi lo vendettero ai Ghedini e da questi passò a suoi eredi Ercolani.

1396 7 Giugno. Li difensori dell' avere per il Comune di Bologna locano a Faccio di Pasotto Paci il dazio delle moline per l'annua corrisposta di L. 120000. Rogito Guglielmo Prendiparti.

Li 9 ottobre 1403 il legato Baldassare Cossa facoltizzò Giovanni da Siena ingegnere di costruir molini a suo arbitrio dietro il Naviglio che da Bologna và a Ferrara di aprir li ritegni pel passaggio delle navi con privativa, che niuno potesse eriger molini dietro detto Canale e che detti molini possino vendersi con tutti li diritti accordati, e ciò in compenso di lire 2112, 15, 8 dovute al detto Giovanni per aver riatata la Chiusa di Casalecchio, resi ad uso di molini alcuni edifizi dietro il Canale, e reso navigabile il Canale da Bologna , a Malalbergo.

Li 3 Febbraio 1427 fu concesso a Floriano Sampieri il molino fuori Porta Galliera.

1434 23 Dicembre. Il Sindaco e Procuratori del Comune, e Popolo di Bologna vendettero a Giacomo Correggi — Giacomo Sanuti — a Melchiore , e ni poti Malvezzi — a Andrea del fu Lambertino Battagli — a Francesco da Argile — a Zono Volta — a Giacomo Seccadennari e ad altri quanto segue e cioè:

Una casa o Case nelle quali si raccoglie il Dazio delle Gualchiere poste in Capella di S. Martino dell' Avesa in confina del Campo del Mercato mediante le vie dei beni di Giovanni Battista Canetoli ecc:

Il jus spettante a detto Comune di esigere il detto dazio tanto in Città, che in Contado:

Una Casa o Case sotto S. M. di Porta Ravegnana, in confine della via pubblica gli eredi di Giovanni Cari, e Nicolò Mattugliani, nelle quali case si esigge ogni anno dalli conduttori il detto dazio delle Mercanzie L. 300 per pensione di dette case.

Finalmente le ragioni spettanti a detto Comune contro li conduttori del dazio dei molini, e li conduttori del dazio delle mercanzie per l' obbligo che hanno detti conduttori di far fabbricare ogni anno nella settimana di Pentecoste sopra il Canale di Reno pertiche 20 di morello di pietra e calcina, rispetto al Daziere delle moline, e pertiche 10 morello suddetto rispetto alli dazieri delle marcanzie. Il tutto per lire 12000. Rogito Giacomo Mogli.

A carico degli abitanti della Guardia di Bologna, ossia Cerchia maggiore stava la manutenzione del selciato fra li due rastelli delle porte della Città di mantenere nette le fosse delle porte su cui erano li ponti levatoi, e di stirpare o tener remondato il Canal Naviglio di Reno per tutto il tratto della Città , e così superiormente e inferiormente per un raggio di tre miglia.

La Guardia di Bologna comprendeva tutte le Capelle fuori delle mura della Città entro lo spazio di tre miglia da misurarsi dai ponti delle porte della Città e lungo le strade pubbliche , e più praticate. Quelle Capelle poi che molto , o in parte oltrepassavano la detta distanza non erano comprese nella detta Guardia. (Vedi discorso preliminare).

Li 14 agosto 1302. Il Consiglio del Popolo, e Comune di Bologna decretò la fabbrica dei portici dei granari e del luogo per le stadiere presso ciaschedun molino del ramo di Reno. Rogito Giovanni Bolognetti.

Dicesi che le stadiere esistessero fino del 1259 e che a quei giorni li soprastanti alle moline, e alle stadiere fassero i frati della Penitenza del terz' ordine degli Umiliati.

Nel 1381 li dazi, e Gabelle de Molini e Pistrini di Bologna affittati a Francesco di Giovanni Garsendini in lire 88000, resero L. 98635. 14. 7.

Li 7 giugno 1396 li Difensori dell'avere locarono a Fuccio di Pasotto Paci il dazio delle moline per annue L. 120000. Rogito Guglielmo Prendiparte.

1416 20 Gennaio. La Camera di Bologna vendette a diversi privati tutte le case, e gli edifizi, deputati per le stadiere da pesare il grano, che si macina nelle moline, e le case con granari dove si ripongono le moliture che si ricevano da chi macina alli molini, poste e posti sotto S. Martino dell' Avesa tanto sopra , che presso il Canale di Reno , quanto sopra e presso l' Avesa; e di più tutte le case, ed edifizi dei Molini della Comune posti, ed esistenti sopra il ramo di detto Canale di Reno per L. 70000. Rogito Filippo Marsili.

Li 26 giugno 1441 Matteo Terrafogoli fu eletto Governatore dei molini. Rogito Pietro da Castel S. Pietro.

Specchio dei 15 Molini sul Canale Reno, loro nome, numero delle Some di grano che può macinar ciascun d'essi per giorno, e contributo mensile, ed Annuale dovuto alla Società delle Moline e moliture.

MOLINI VERSO L' AVESA

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N.progr. Nome dei Molini Some che macina Contributo

ogni giorno mensile annuale

1 Tuade Some 12 4 8 - 99 - -

2 Leon " 10 5 13 1,1/2 70 0 2

3 Aquila " 9 5 13 1,1/2 70 0 2

4 Cavallo " 8 4 13 3 58 5 -

5 Griston " 7 5 5 2 64 - -

6 Chiave " 7 6 13 - 81 - -

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Corbe 512 5 8

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MOLINI VERSO IL MERCATO

1 Tuade Some 12 6 - - 72 - -

2 Leon " 10 7 12 1 93 3 -

3 Aquila " 9 5 13 1,1/2 70 - 2

4 Cavallo " 8 5 - - 60 - -

5 Griston " 7 6 7 2 77 10 -

6 Bove " 7 6 1 1 72 15 -

7 Orso " 10 6 13 - 81 12 -

8 Cerva " 12 7 12 1 93 3 -

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Corbe 1134 - 10

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L' arte dei Filatoglieri aveva cura dell' acqua dell' Canale di Reno specialmente dal 1° luglio al 1° ottobre come consta dai statuti di detta arte, e dai Capitoli del dazio delle moline pubblicati li 18 novembre 1596.

Per ultimo si dice che l' arte dei Filatoglieri aveva il peso e l'obbligo di custodire le chiaviche lungo il Canale di Reno principiando dai molini di Pontecchio fino alla Grada inferiore in Bologna, al qual posto, teneva un Chiuditore delle Chiaviche stipendiato con annue lire 50.

Via delle Moline a sinistra a cominciare dalla Via Larga di S. Martino

N.2031 Casa dei Binarini che era presso la porta delle carra di S. Martino ove tuttora è una madonna di Lippo Dalmasio in faccia al Borgo di S. Pietro, compra dei Frati di S. Martino da Paolo del fu Camillo Binarini di una casa e stalla sotto S. Martino confina la strada da tre parti, Orazio Binarini ecc. li compratori pagata lire 1650 rogito X.fro Pensabene delli 2 settembre 1561. Questa casa fu locata li 16 marzo 1573 vita naturale durante a Iacopo Dainesi da Milano. Abbrucciò in gran parte li 24 ottobre 1577, e dopo l' incendio fu in parte ridotta a forno. La famiglia Binarini fu illustrata da Alfonso di Giovanni Maria dott. di LL. Vescovo di Rieti, e di Camerino morto il 29 aprile 1580. Testò con sostituzione in favore dell' Ospitale di S. Bartolomeo di Reno coll'obbligo di estrarre un orfano che godendo la sua eredità dovesse portare il suo cognome. Il giovane estratto fu Paolo dall' Uccello, ma in suo luogo successe Girolamo Stiatici nipote del testatore in virtù di Breve Apostolico, che poi morì senza sucessione. Il secondo estratto fu Domenico Pancaldi morto anch' esso senza figli.

Li 3 luglio 1581. Bondio Federici prende in affitto una casa dei Frati Carmelitani sotto S. Martino in confine di strade dai tre lati, e di beni del Convento obbligandosi di farvi un forno e di pagare annue lire 100.

NN. 2029 2028: 1549 29 Giugno. Licenza ai frati di S. Martino di chiudere dalla parte posteriore del loro Convento presso la casa di Andrea dal Savon intermedia fra essi un viottolo a retta linea delle case di detto Convento. Casa grande antica con portico di tre archi. Dicesi che fosse dei Bonuzzoli e che la loro arma si vedesse scolpita nei capitelli delle colonne o pillastri. Passò per compra ai Padri di S. Martino. Sembra che questa sia la casa venduta da Cesare del fu Bartolomeo da Fontanetto ai frati di S. Martino li 27 maggio 1565 rogito Lodovico Ostesani ed Ermete Cartari; si qualifica per casa grande con bottega sotto S. Martino nell'angolo della piazzola, confina la strada pubblica dal lato anteriore delle moline, presso l' Avesa detta viazzola e una bottega per il sapone. Per lire 500.

Trovasi pure che li 8 febbraio del 1569 li detti frati comprarono da Anastasia Tuttobuono Vedova di Camillo Sarti, come erede di Perpetua Giraldini sua madre una casa sotto S. Martino nella via che va alle moline in confina di detta strada , dei compratori mediante vicolo intermezzo e presso altro vicolo a mezzodì presso pure a detto Convento. Pagata scudi 800 d'oro, in oro in ragione di soldi 85 per scudo, che fanno scudi 680 correnti, rogito Pacchioni, e Giovanni Battista Rinieri.

N.2026. Stabile con tintoria che del 1715 era di D. Giuseppe Nerti , appartenne alla compagnia di S. Carlo, ora appartiene al conte Ottavio Ranuzzi Cospi nato Malvezzi.

Si passa il Vicolo morto detto il Battocchio che è segnato N. 2025.

N.2024. Li 10 Giugno 1441 fu accordato a Bartolomeo di Lorenzo dei Cospi il jus privativo di affittare una casa di sua ragione in faccia alle Moline per l' uffizio del dazio delle stadiere rogito di Dino del fu Francesco dal Porto.

Nel 1782 fu ristaurato, e si aggiunge che porzione di detto dazio spettava alla vicina Compagnia della Sette Allegrezze. Poi appartene al predetto Ranuzzi nato Malvezzi.

N.2023. Dicesi che in questo luogo nel XIV secolo si esponessero i cadaveri degli annegati per essere riconosciuti , e che essendovi stato dipinta un' immagine di Nostra Donna fu ridotto ad Oratorio che si disse di S. Maria degli Annegati.

L'Alidosio la nomina Chiesa della madonna della Casa della Biada, presso la casa dove si coglie il dazio della Baratteria, e presso i granari del Comune.

Li 11 settembre 1540 segui transazione fra Domenico Binaldi e Nicola Asti sua moglie da una parte e li monari dei Molini dall' altra sulla pretesa proprietà degli uni, e degli altri della Chiesa di S. Maria rimpetto le Moline, colla quale si dichiara spettare per indiviso alle dette parti.

L'Arcivescovo Alfonso Paleotti la concesse ad una unione di Devoti, che prese forma di Compagnia nel 1605 intitolandosi Confraternità di S. Maria del Carmelo, poi nel 1640 delle Sette Allegrezze. Per due volte fu ampliata questa Chiesa e specialmente nel 1712 nel qual anno li 14 aprile li frati di S. Martino permisero di fabbricare sopra il canale di Reno per il detto effetto come da rogito di Alessio Fiori.

La Compagnia fu soppressa li 31 luglio 1798, e la Chiesa fu chiusa li 16 agosto 1808. Questo stabile fu acquistato dal pittore Torquato Palagi li 19 febbraio 1810 rogito dott. Serafino Betti.