Sabbadini

Cominciano a figurare nella storia di Bologna sul finire del secolo XII, e nel 1228 erano annoverati tra i geremei popolani, ma solo giurarono la pace con l' opposta fazione; poi l'anno dopo furono citati dal conte della Romagna, cui dovettero dare ostaggi. Aderirono poscia alla parte maltraversa, contraria ai Pepoli, e cooperarono alla cacciata di Romeo (1). Tancredino fu uno de' sapienti cui venne commesso indagare le cause dei tumulti cittadini, scoprirne gli autori e punirli, a qualunque partito appartenessero ( 1323). Guido, ch'era uno de' primarii capitani delle milizie, fu de' congiurati a liberar Bologna dal legato pontificio, Du Pojet (1329). Costui se ne accorse e fece rotolar teste per mano del carnefice (2). Nel 1334 impegnatasi una mischia tra gli scacchesi e i maltraversi, furono sopraffatti questi ultimi e perciò anche i Sabbadini, i quali corsero alle case degli Schiavi, in strada s. Vitale, per mettervi il fuoco. Vi si oppose Giacomo Pepoli co' suoi e si riappiccò la zuffa, in cui prevalsero di nuovo gli scacchesi, onde i Sabbadini ripararono alle proprie case; ma furono forzate e guaste, e molti de' Sabbadini vi rimasero morti. I superstiti dai tredici ai settantanni vennero posti al bando, e ripatriarono sedici anni dopo (3). Nei tristi giorni in cui tiranneggiava l' Oleggio, Calorio fu da lui citato e, sapendo con chi aveva da fare, emigrò, nè più fece ritorno. Gli scacchesi e i maltraversi rappattumaronsi nel 1376, per iscuotere uniti il giogo papale e ricuperare l'avita libertà; e riuscirono (4). Ma i Sabbadini, che primeggiando tra i maltraversi avevan molto contribuito a liberare la patria, presi da non so qual vertigine, trattarono subito dopo d' assoggettarla agli Estensi; e si guadagnarono un po' di patibolo e un po' di esiglio. Filippo e Calorio banditi da Bologna, per aver ucciso Luigi Papazzoni, nel 1368, presero stanza a Padova e assunsero il cognome Zabarelli (5).

Niccolò era uno dei consoli che deposero nel 1193 il vescovo Gerardo. D' allora in poi fino al 1485 i Sabbadini ebbero parte spessissimo nel governo di Bologna, perocchè furono centoquarantatrè volte degli anziani. Trattarono eziandìo con principi e con comuni affari di stato, in undici ambascerie dal 1293 al 1396, e furono deputati sette volte a munire le fortezze ed a fare altri provvedimenti di guerra (6). Guerreggiarono in Palestina (1217), contro gli Estensi al Santerno (1296), contro i Lucchesi a Larciano (1303), a Firenze investita da Enrico imperatore (1312), contro i fuorusciti bolognesi e i conti da Panico (1319, 1326), contro Passerino signor di Mantova a Zappolino ( 1325), contro Imola (1327), contro Reggio (1330), contro i Visconti a Granarolo (1362) e contro Cento ribellatosi (1380) (7).

Le case de' Sabbadini erano in strada s. Vitale (nn. 55 e 56), contigue a quelle de' Corforati e davano dalla parte opposta su una stradella, poi chiusa, detta androna de' Bagnarola Furono rovinate, come ho detto, dagli scacchesi nel 1334 e riedificate, secondo il Ghirardacci (8), tre anni dopo, da Tancredino che ho menzionato in principio. Però nel 1369 là presso, in fine dell' androna de' Bagnaroli e in capo all' altra stradella del Paradiso, parimente soppressa, v' era ancora il guasto de' Sabbadini, che fu poi comprato dagli agostiniani e convertito nel chiostro grande del convento di s. Giacomo (9). Nelle case anzidette era una torre, la quale, per decreto del podestà Guido da Vimercate, fu abbassata di cinque ponti o colombaie nel 1195, per punire i Sabbadini di non so qual colpa (10).

(1) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 249, 251, 254; v. 2, pag. 12.

(2) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 91.

(3) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 115.

(4) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 221, 340, 342.

(5) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 296, 358.

(6) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 102, 307, 321, 333, 360, 421, 459, 468, 490, 539, 541, 591, 602; v. 2, pag. 16, 42, 43, 64, 76, 479.

(7) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 121, 334, 450, 560, 603; v. 2, pag. 67, 67, 78, 94, 265, 384.

(8) Historia, v. 2, pag. 131.

(9) Ghirardacci, Hist. v. 3, pag. 131. Guidicini, Cose not. v. 1, pag. 172, 174.

(10) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 104.