N.103(2). Casa dei Cari

Cartigli

Ambedue le case erano un tempo adibite ad uffici della vicina Gabella. Quella di sinistra, del XIII secolo, conserva la porta e una parte delle finestre dell'ammezzato; il resto della facciata è moderna e s'ispira a tipi bolognesi medioevali. In quella di destra è stato ripristinato il portico ligneo ed è stato inserito il pittoresco balcone nel 1924; la facciata del XIV secolo è, come quella attigua, raro esempio di casa gotica a due piani.

Indirizzo:

via Mercanzia, 3

Guidicini

Casa dei Cari. Questa famiglia aveva un'arma composta di un cane seduto sopra sei monti con un pugnale tra le zanne e colla punta contro i detti sei monti. In tre capitelli delle colonne del portico vi era in uno un leone rampante con sopra tre gigli, e questo stemma era nel capitello di mezzo, negli altri due laterali vi si vedevano le iniziali "C. R." sormontate da una crocetta a braccia uguali.

Nel 1364 Nicolò Cari, o Casi, comprò da Giovanni, figlio naturale di Filippo Pepoli, e da Cortesia, erede di Clemenza Basacomari, l'ottava parte per indiviso con esso Cari di una casa con portico e banchi, posta sotto Santa Maria di Porta Ravegnana in Strada Stefano, dirimpetto al Carrobbio, per L. 16O. Rogito Bartolomeo Codagnella.

1308, 20 febbraio. Nicolò Cari comprò da Giovanna Uccelletti una casa sotto S. Bartotomeo di Porta Ravegnana, per L. 700. Rogito Bartolomeo Codagnella.

Questa casa confinava colla suddetta, e con Strada Maggiore.

1449, 8 agosto. Testamento di Nicolò Cari, o Casi, juniore, col quale lasciò erede Giovanni dalla Ratta. Rogito Cristoforo Bellabusca.

1452, 9 novembre. Benedetto e Bartolomeo, figli di Giovanni di Benedetto dalla Ratta, e Camilla Bombaci, loro madre e tutrice di Antonio e Alessandro figli dei suddetti, locarono ad Antonio di Giovanni Sampieri, con patto di francare, una casa con tre bolleghe, posta sotto Santa Maria di Porta Ravegnana, in confine degli eredi di Alessandro Manzoli, di Giovanni Felici, di Piglio da Toranello, e dei beui dei Collegiali di Spagna. Più, una casa ad uso di stalla, sotto la stessa parrocchia, in confine della via pubblica, dei beni di detta chiesa, e di quelli dei Padri di S. Domenico, (la stalla era nella parte opposta della strada); il tutto per L. 2300. Rogito Filippo Formaglini e Signorino Orsi.

Li 25 maggio 1454 questa casa fu comprata definitivamente dal Sampieri. Rogito Carlo Bruni e Cesare Panzaechia.

Li 17 settembre 1479 vendette questo stabile, col patto di francare, a Bartolomeo di Alessandro Manzoli, per L. 2200, e nella locazione al venditore fu fissata l'annua somma di L. 100. Il Manzoli cedette il suo contratto ad Antonio di Melchiorre Pandolfi da Casio per la stessa somma ed affitto, quando li 20 maggio 1518 Lorenzo di Filippo Sampieri fece la francazione, come risulta da un rogito di Battista Buoi.

1540, 2 ottobre. Nell'inventario legale dell'eredità di Lorenzo di Filippo Sampieri vien ricordala questa casa posta sotto Santa Maria del Carrobbio in Strada Stefano, in confine dei Bolognini, di delta strada, di quella di Strada Maggiore di dietro, e dei beni del Collegio di Spagna. Più una stalla sotto la stessa parrocchia, in confine dei beni della chiesa del Carrobbio, dell'Avesa ecc. Rogito Francesco Pasolini e Alessandro Bertalotti. Resta l'avvertire che la famiglia Sampieri, che ha qui abitato, è quella del ramo della del Ghetto, che poi passò in Strada Stefano sotto la parrocchia di San Biagio.

1542, 20 dicembre. Vincenzo di Giacomo Minarini, o Menarini Modena, nativo di Argenta, comprò da Vincenzo di Domenico Sampieri il residuo di una casa posta parte sotto Santa Maria del Carrobbio, e parte sollo S. Bartolomeo di Porla Ravegnana, in confine delle vie di Strada Stefano e di Strada Maggiore, degli credi di Lorenzo Sampieri, dei beni del Collegio di Spagna e di Virgilio Dosi, per Lire 800. Rogito Giacomo Corti.

Questa casa, secondo un rogito di Lorenzo Righi delli 30 aprile 1637, appartenne al fu Cammilo Rinaldini, ed è detto esser posta in Strada Stefano, dirimpetto alla Mercanzia, e valutata L. 10000. Appartenne in seguito ai Codebò, I' ultimo dei quali fu l'abbate Luigi, morto nel 1748, il cui fidocommesso passò al canonico Menarini Modena d'Argenta, discendente da un Codebò. Fu poscia di Pietro Rizzi, e in seguito del causidico dottor Volpi. Nel 1784 passò per vitalizio a certo Reggiani, segretario del Vice. Legato, il quale levò l' ornato di macigno alla porta, che era di buona architettura, e ne rimodernò la facciala. Ultimamente era del mercante Reggiani. Qualcuno ha preteso che in questa casa vi fossero anticamente le notarie fel foro dei mercanti, ma si è provato che dal 1364 in avanti ha sempre appartenuto a privati.

La fotografia è sicuramente anteriore al 1916, anno in cui furono demoliti gli edifici che inglobavano la torre Riccadonna, visibile a sinistra, subito prima del portico del Palazzo della Mercanzia. Le case in primo piano, a destra, erano dette Case Reggiani e furono ampiamente restaurate tra il 1924 e il 1928 dall'ing. Guido Zucchini - collaboratore di Alfonso Rubbiani e continuatore della sua opera- a cura del Comitato per Bologna Storica e Artistica.