Lapi

Cominciano ad essere menzionati nelle cronache sul principio del secolo XIV, per un Berto, detto il chierico, che fu de' capitani bolognesi mandati a dare il guasto al Frignano (1). Poco dopo veggonsi nel consiglio generale e tra gli anziani. Francesco era procuratore dei Fiorentini alla pace conchiusa col marchese di .Ferrara (1390), Giovanni, giureconsulto di grido, fu dei X di balìa (1394) e Pietro priore generale dei gaudenti andò oratore a Firenze (1396). Insegnarono nel nostro studio oltre il suddetto Giovanni un Niccolò nel 1403, un Gasparo, un Giovanni e un altro Niccolò, leggi, filosofia e teologia nel secolo passato e nel presente (2).

I Lapi avevano una torre in Portanova e la vendettero al comune nel 1359, per 400 lire (3), che la risparmiò nella costruzione del fianco del suo palazzo nuovo, e ve la racchiuse in guisa che ne sporge per metà dal muro esterno, in prospetto alla strada de' Gargiolari. Codesta torre fu detta eziandio del Cherubino da una famiglia di tal nome cui forse era allogata, ed una carta del 1411 (4) ci fa conoscere che Nannino di Cherubino sosteneva una lite per questa torre contro certo Viani.

Nel 1440 i reggitori della città concedettero in enfiteusi perpetua a Basotto Cazzanemici ed a Giacomo Grati un tratto di suolo presso la torre del Cherubino (5). Ma nel 1441 i reggitori stessi assegnarono siffatto suolo alla società dei beccari, susseguendone la vendita per parte degli enfiteuti. Furono quindi addossati al fianco del palazzo e botteghe e banchi di beccherìe, che vi rimasero fino a che i XVI riformatori, riconosciutone lo sconcio, prescrissero (1505) di liberarne il palazzo, indennizzando la società sopraddetta. In pari tempo ordinarono di sopprimere la bottega di beccherìa fatta nel piede della torre del Cherubino e di murarvi l' apertura che, per formare la bottega, era stata fatta. Tutto ciò si ha dall'originale decreto dei XVI riformatori (6) e, non so come vi si possa mettere d' accordo la notizia data dal Guidicini (7), cioè che la torre del Cherubino, già stata assegnata ai domenicani, fu da costoro affittata al noto pittore Orazio nel 1440, poi da loro venduta a Betto e a Benvenuto beccai nel 1473. Questa torre servì per molti anni a custodire le polveri esplosive e corse gran pericolo nel 1641 per l' incendio quatriduano della casa vicina, appartenente al collegio de' Spagnuoli. Fu fatta mozzare ulteriormente, fino all' altezza del fianco del palazzo, cioè a met. 16 circa, dal Somenzari prefetto del dipartimento del Reno nel 1803 (8). È larga met. 7,80 per met. 7,60, con muri grossi met. 1,80 e con scarpa alta met. 3,97. La sua notevole sporgenza dal fianco del palazzo, e il non essere coronata di archetti e caditoie (che anzi interrompe quelli e quelle del fianco suddetto) fan contrasto con una vicina torretta d' angolo e danno prova che la torre dei Lapi, o del Cherubino, è un edificio anteriore a quella parte di palazzo che la racchiude.

(1) Ghirardaccì, Hist. v. I, pag. 473.

(2) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 447, 471, 478. Fantuzzi, Notiz. v. 5, pag. 22. Mazzetti, Repert., pag. 178, 179.

(3) Alidosi, Instrut., pag. 192. Ouidiciui, Cose not. v. 2, pag. 347.

(4) Neil' arch. di s. Martino dell' Avesa al demanio n. 1325. Me ne ha dato cortesemente comunicazione l'esimio sig. cav. Michelangelo Gualandi.

(5) Guidicini, Cose not. v. 2, pag. 352.

(6) Docum. n. 240. Guidicini, Cose not. v. 2, pag. 351.

(7) Cose not. v. 2, pag. 350.

(8) Guidicini, Cose not. v. 2, pag. 226, 350.