N.134(121,123). Chiesa abbaziale e parrocchiale di S, Giuliano

Cartigli

Chiesa di San Giuliano

Documentata già nel XII secolo, venne ricostruita insieme al campanile da A. Venturoli (1778-81). Nell'interno stucchi di G. Rossi e A. Moghini, statue di Evangelisti e Profeti di U. Gandolfi (1781); gli affreschi ottocenteschi della volta e del catino sono di A. Guardassoni e di L. Samoggia. Nella canonica fregio con le storie della vita del cardinale Gabriele Paleotti di A. Tiarini (1610 c.).

Indirizzo:

via Santo Stefano, 121

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

Chiesa abbaziale e parrocchiale di S, Giuliano. Pretendesi che qui nel 1295 vi fosse un ospedale per infermi, poveri e ragazzi.

Si ha memoria sotto la data delli 20 giugno 1199, a rogito di Guido di Rosso, esistente nell' archivio del Capitolo di S. Pietro, che Alberto, monaco del monastero di Oppleta, era amministratore della cappella di S.Giuliano, posta in Strada Santo Stefano, presso la città di Bologna. Un rogito di Bernardo di Bencivenne Boninsegna, delli 13 marzo 1224, dice che S.Giuliano era nel Borgo di Strada Stefano, e che possedeva una vigna di cinque tornature posta vicino alla detta chiesa. Questa chiesa confinava da un lato con un vicolo, dall'altro con certo Primerano, e davanti colla strada.

Si trova che nel 1317 i monaci di Oppleta, in causa dei nemici che gli avevano devastato il loro monastero, si rifugiarono in S. Giuliano, ed ottennero L. 50 dal Comune per fare le fabbriche occorrenti alla nuova loro dimora. Rogito Giacopino Zambonini. Questi monaci detti di Vallombrosa, e che stavano prima nella villa di Sparvo, terra del bolognese, abitarono quest'ospedale sino al 1454, nel qual intervallo la chiesa fu fatta parrocchiale con giurisdizione anche fuori di città sino al Ponte Buso che distava circa tre miglia da Bologna, come risulta da un rogito di Paolo Cospi del 1390. Un altro rogito di Gaspare Manzolini in data 16 febbraio 1454 dice che l'ultimo parroco Vallombrosano fu D. Gregorio de' Popio. Seguita la rinunzia dell' Abbadia, e dei monasteri di Santa Maria d' Opleta, di S. Giuliano, e del priorato di Sant'Alberto di Piano, fatta dai Vallombrosani, Nicolò V ne formò una commenda che venne assegnata a Lodovico Beccadelli, come risulta da un rogito di Bartolomeo Beccadelli delli 20 marzo 1455. Successe ai Beccadelli, Baldassarre Castelli, poscia Antonio Galeazzo Bentivogli arcidiacono di S. Pietro, come da Bolla di Innocenzo VIII delli 9 aprile 1485.

Durante il governo del Commendatario Gio. Andrea Sampieri fu edificata, a comodo dei parrocchiani della campagna, una chiesa succursale detta la Nuova, nella quale fu celebrato il primo sacrifizio li 8 settembre 1585, come risulta dagli atti della visita di Antonio Bacchino sotto la data delli 27 luglio di detto anno. Gli Abbati Commendatari non risiedevano nella canonica di S. Giuliano, ma vi stavano i loro vicari, e cosi si continuò fino al 1623, dopo la qual epoca cominciarono a risiedere personalmente nella casa canonicale fabbricata da Rodolfo Paleotti sopra il portico davanti alla chiesa costrutto nel 1450, poi rifabbricato a spese del protonotario Antonio Galeazzo Bentivoglio colla sontuosità che oggi lo veggiamo. Questa chiesa, vecchia e indecente, si cominciò ad atterrare li 4 marzo 1778 primo giorno di quaresima, e rifatta dai fondamenti a spese del dotto e virtuoso sacerdote D. Deodalo Gnudi dottore di sacra Teologia e abbate di S. Giuliano, il quale, dopo qualche anno, eresse ancora il nuovo campanile. La chiesa fu aperta la domenica 5 agosto 1781. Secondo un rogito delli 17 marzo 1313 vi era sotto questa parrocchia una via detta Borgo del Castello.

Miscellanea: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie - per la parte antica - prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I

S. Giuliano.

Chiesa parrocchiale ed abbaziale alla Porta di Santo Stefano.

Nel 1205 vi era un monastero ed ospedale, dove si albergavano infermi poveri, e ragazzi.

Nel 1317 fu abitato dai Vallombrosani, che prima stavano a Santa Maria di Opleta in Strada Maggiore, i quali fabbricarono questa chiesa con l'aiuto datogli dal Comune di Bologna.

Il 20 aprile 1450 fu risarcita la chiesa e fattovi il portico davanti. Fu poi rinnovata nel 1780 con disegno di Angelo Venturoli, ed a spese dell'Abbate Don Deodato Gnudi, il quale in seguito fece fare anche il campanile.

Sotto questa parrocchia, quasi rimpetto al voltone del Baracano, eravi la casa dei Catecumeni instituita nel 1568. Nel 1742 fu trasferita nella via dei Malcontenti. Pio V gli assegnò annui scudi 150 di rendita.

Questo locale fu concesso alle suore Terziarie Scalzine, le quali passarono poi in Cento Trecento dove stabilirono la loro residenza nel già collegio degli Ungari.

Con decreto 24 giugno 1805 questa parrocchia fu soppressa e unita alla Trinità.

L'altro decreto 23 maggio 1804 la conserva e gli unisce quella di Santa Cristina.

L'abbate D. Adeodato Gnudi, insigne benefattore di questa chiesa, lasciò una somma al parroco abbate, la quale in caso di chiusura, o di soppressione della chiesa o parrocchia, volle ritornasse alla sua famiglia.