N.1631

Era per indicare la porta d'ingresso alla residenza dei collegi di gius civile e canonico, di filosofia, di medicina e di sacra teologia. Dell'antichità del detto collegio ne abbiamo una prova da Oddofredo che dice: "1179. Antiqui Doctores dum convenissent in ecclesia s. Petri pro quadam examinatione". Con che sembra indicarsi che prima del 1200 li dottori si radunassero collegialmente in s. Pietro, cattedrale, per dar esami , e forse per conferire i gradi dottorali.

Lo storico Alidosi scrisse che li collegi dei dottori si radunavano dove è ora la sacrestia nuova di s. Pietro.

1367. Li 4 marzo. Le costituzioni, gli statuti ed ordini generali dei dottori e giudici dello studio pubblico di Bologna, si compilarono da Nicola da Zappolino, da Andrea de Buoi , Giovanni Capi , Pasio Sabattini , Giovanni da s. Agata, Nicola Aldrovandi, Bernardo Zambeccari, Antonio Albergati, Floriano Sampieri.

Questi due ultimi erano sindaci e consiglieri dello studio stesso per la pubblica disciplina ed emendazione, autorità e potestà del detto collegio, e professori nel medesimo per le leggi canoniche e civili, sue autorità e giurisdizioni, secondo lo statuto risguardante l'amministrazione e forma della giustizia, rogito Sinibaldo Torri.

Il collegio dei Teologi aveva membri N. 24

Quello di gius canonico e civile 35

Quello di medicina 16

Il canonico 12

Il civile 16

Ciascuno dei detti collegi aveva tre sopranumerari. Quattro collegiati di ciascun ius erano sindaci della Dogana Grossa, ed uno di essi presidente del Monte di Pietà; carica, che si rinnovava ogni triennio.

Monsignor arcidiacono della cattedrale era cancelliere dell'Università degli studi. Il collegio di filosofia e medicina pretendeva, ma senza prove, che li suoi statuti rimontassero al 1156, forse perchè Ugo degli Alberici, di porta Ravennate, era dottore in arti nel precitato anno.

Gli statuti furono riformati nel 1358.

Nel 1574 questo medico collegio fu il primo a comporre ed approvare l'Antidottario bolognese, poichè era di sua competenza giudicare dei medicinali e creare il priore e li membri del protomedicato, del quale erano dieci numerari e sei sopranumerari in filosofia, dodici numerari e tre sopranumerari in medicina, ed un numero indeterminato di onorari che godevano del titolo di dottori in filosofia e medicina. Il collegio dei teologi fu eretto nel 1362 a promozione di s. Pier Thoma, carmelitano.

Il cancelliere perpetuo di questo collegio era il vescovo di Bologna, il vice cancelliere, il vicario generale; e quando vacava la chiesa episcopale, era il vicario capitolare.

Fino al 1622 il numero dei dottori collegiati fu indeterminato, poi nel 1623 fu fissato a 24 numerari o seniori, ed a 12 sopranumerari o iuniori.

Nel 1737 si stabilì che nelle aggregazioni si osservasse l'alternativa fra li teologi secolari e li teologi regolari. Quando si conferiva la laurea ad un teologo nazionale, suonava la campana grossa di s. Pietro; e quando si dava ad un estero, suonava la piccola. Ciascun collegio esaminava gli aspiranti al dottorato delle rispettive facoltà, e la laurea era conferita dall'Arcidiacono della Metropolitana.

Il collegio dei teologi compariva la prima volta in pubblico con mozzetta pavonazza, foderata di rosso e contornata di pelo bianco, li 14 gennaio 1640.

1587. Li 30 aprile. Il cardinale Paleotti, primo arcivescovo di Bologna, considerata l'angustia del locale dove si radunavano li dottori di leggi e medicina, che era o la sagrestia grande, o la piccola della cattedrale, si determinò di concedere un suolo o terreno sotto li tetti del palazzo arcivescovile dalla parte di settentrione , ossia del cortile dell'arcivescovato, in confine della via pubblica mediante il portico di detto palazzo a mezzodì, piedi 13 in larghezza e piedi 21 in lunghezza, distante dal campanile piedi 69, da misurarsi dalla detta torre e continuare verso oriente sino alla completa predetta misura; dopo di che comprendere il suolo concesso verso oriente, ammettendo in detta concessione tutto quanto esiste sopra detto suolo, locato fino all' infrascritto granaio. Al piano del granaio inoltre vennero concessi piedi 85 in lunghezza e piedi 21 in larghezza sotto il tetto del palazzo, ed in certa parte sopra le volte del portico, ed in parte sopra l'abitazione del sagrista, del campanaro e del maestro di grammatica dei chierici; il qual granaio confina col campanile ad occidente, colla via pubblica a mezzodì, e l'arcivescovato dalle altre parti.

Il piano di detto granaio è alto da terra piedi 25, e dal detto piano alla sommità del tetto piedi 25. Confina il cortile del palazzo a settentrione e la via pubblica con portico a mezzodì.

Questa concessione riguarda il primo piano superiore.

Essendosi edificata la scala, la loggia, la cappella e camere in forma decorosa, onorifica e di tale capacità per conferire le lauree, si trovò che nella parte superiore mancava il modo di continuar la scala, ampia e decente; quindi l'arcivescovo Paleotti acciocchè si perfezionasse la scala, si ampliasse la loggia e si aumentasse una camera, necessaria alle radunanze e congregazioni del Collegio, accordò altra parte di granaio larga piedi 14, once 6 e lunga piedi 31, posta sopra la scuola di grammatica dei chierici, in confine della loggia suddetta ad occidente della cappella nuovamente costrutta, della via pubblica a mezzodì, e del cortile arcivescovile a settentrione.

Il piano del granaio era alto da terra pertiche 25 e dal detto piano al tetto pertiche 18, permettendo che si prendesse lume dal cortile.

1507. Alli 30 ottobre. I Sindaci della Gabella Grossa prendevano in enfiteusi, dallo stesso cardinale Paleotti, per annue lire 80, certo suolo e granaio del palazzo arcivescovile, come da rogito Francesco Barbadori, ed alli 21 luglio 1592 esso cardinale accordava il restante del suddetto granaio per libbre tre di cera. Rogito del detto Barbadori.

1787. Li 29 dicembre. Fu rinnovata dalla Mensa Arcivescovile la locazione alla Gabella Grossa del suolo e terreno, su cui sta fabbricata la scala grande a quattro rampanti con in capo ad essa una loggia consacra cappellina dedicata all' Assunta, e stanza annessa da una parte, e dall'altra una sala grande e due camere, acciò servissero per residenza dei collegi pontificio e cesareo, filosofico e medico, teologo e degli avvocati, posto al piano terreno presso il tempio di s. Pietro accanto del cortile arcivescovile, da cui ha lume, siccome anche dalla strada, per l' annuo canone di libbre 6 di cera al tempio di s. Pietro, e di lire 80, sinchè fosse un capitale di monte da render ogni anno le dette lire 80. Rogito Gaspare Sacchetti.

1798. In aprile. Li sunnominati collegi furono soppressi; la conferma loro ebbe luogo alli 23 settembre 1799, poscia nel di 29 luglio 1800 furono aboliti ed i beni incamerati. Distrutta la cappella e messa ad altro uso la residenza, ritornò il tutto in libera proprietà dell' Arcivescovato, il quale ha ridotto l'insieme del piano a comodo del copiosissimo suo archivio e degli uffizi addetti al medesimo, aprendo una porta nel cortile, per la quale, mediante nuova scala, si accede all' archivio già descritto, in cui si conservano gì'indicati documenti preziosi e relativi anche al famoso studio di Bologna, chiudendo l' antica porta sotto il portico.

Aderente alla torre delle campane verso ponente vi era la porta laterale della chiesa di s. Pietro detta dei Leoni, che per qualche tempo diede il nome di via dei Leoni alla via delle Selle. L' Alberti cosi la descrive: "Essa mira al mezzodì; chiamata la porta dei Leoni, per esser parte di essa sostenuta da due grandi Leoni di marmo fatti da Ventura, eccellente statuario secondo quella età. Certamente è quella molto artificiosa opera. Conciosiacosachè appaiono nel primo prospetto due grandi Leoni (come dicemmo) di marmo rosso, cioè uno per lato a sostenere le due prime colonne, sopra le quali è piantato un artificioso arco, altre cui vedonsi due huomini a sedere, uno giovane, l'altro vecchio molto barbuto, diversamente con le spalle sostenendo una colonna per ciascuno, molto egregiamente condotte, perchè quella che è sostenuta dal giovane ella è ritorta e striata, e quella altra dal vecchio contenuta da mezzo in giù, a quattro colonne, ella è cavata, e parimenti cosi il resto è condutto, essendo poi la parte di sopra con la parte di sotto congiunta con le sommità di quelle contorte e cannellate. Sopra li capitelli di dette colonne fermasi un arco di marmo intagliato di bei lavori. Per alquanto spazio insurgono poi alcune sottili colonne poste sopra le basi fermate nel pavimento. Finisce l'arco alle colonne principiato che riposano sopra le spalle dei due huomini, alle colonne sostentate dai lioni. Partito è detto arco in dodici parti, dinotando li 12 mesi dell' anno alli quali correspondono li 12 segni celesti, e significano le due parti dell' anno delle quali una cresce e l' altra decresce. Denotano quelli due huomini. uno la prima età dell' anno, cioè il giovine sostenendo la ritorta colonna. dimostrando questa parte esser molto dubiosa di quanto ha da seguitare, e il vecchio l'altra metà, che declina alla vecchiezza, avendo bisogno di solido sostegno, tenendo l' otto colonne nel mezzo cannellate. Poi da amendue li lati della porta vedonsi quelle sottili colonne poste sopra la base nel pavimento fermate, con gli accomodati capitelli ornate, sostenendo alcuni artificiosi archi, nel mezzo delli quali sopra la porta appare l'immagine di Cristo nostro Salvatore avendo alla destra l' immagine di s. Pietro con lo Sole sopra lo capo, e alla sinistra s. Paolo con la Luna. Vi sono altre figure d' animali, e in vero fu fatta con gran magistero, ingegno e spese, tal cosa".

Questa porta fu levata nel settembre 1593, e per tale occasione la strada fu abbassata di tre piedi. Il Crespi, continuatore della Felsina pittrice, scrittore non sempre esatto, non si sa dove abbia trovato ricordo, per cui questa porta fosse la principale della chiesa.

Del 1593, 17 settembre, si ha per memoriale degli Assunti della fabbrica della metropolitana la notizia di por fittoni attorno al sagrato. altre volte chiuso col muro verso mezzogiorno rincontro al casamento Malvezzi.