Cesare Battisti (Via)

Via Cesare Battisti.

Da via Ugo Bassi a via Barberia.

Quartiere Saragozza.

Prima documentazione dell'odonimo: 1919.

Via Cesare Battisti è il risultato dell'unione di due vecchie vie differenti: la prima di queste vie coincideva con il tratto di via Cesare Battisti da via Ugo Bassi fino all'incrocio con via Porta Nova e via IV Novembre, la seconda coincideva con il tratto da questo incrocio a via Barberia.

Per quanto riguarda il primo tratto, per lo Zanti questo andava sotto il nome di Volta dei Barberi. Volta dei Barberi era il nome che, al tempo del Guidicini, veniva dato al breve tratto di strada dove confluiscono la via Via Monte Grappa (già Battisasso), Via Nazario Sauro (già Via del Poggiale) e Via Ugo Bassi (già Via dei Vetturini ed est di questo crociale, Strada San Felice ad ovest).

Così anche il Banchieri e l'Aretusi che, per Volta dei Barbari, precisò che in questa vi è la chiesa di San Prospero, a togliere ogni dubbio.

In seguito (dal Mitelli in poi) fu sempre chiamata Via Imperiale, talvolta (Guidicini, II, 285, e Itinerario) con lo specificativo di San Prospero, per distinguerla da altra Via Imperiale (l'odierna Via Augusto Righi). Il Guidicini aggiunse anche uno specificativo alternativo: Imperiale di San Felice.

L'Origine riporta Via Imperiale, già via di San Prospero.

San Prospero era chiesa antichissima documentata fin dal 1080 (rogito di Giovanni di Pietro, citato dal Guidicini). Questa chiesa aveva il fianco su un vicolo (oggi chiuso, al numero 4/2 di via Cesare Battisti) che si chiamava Borghettino di San Prospero. Con l'avvento di Napoleone la congregazione di sacerdoti che la officiava venne soppressa il 31 luglio 1798, e la chiesa venduta a privati. Si ha notizia di una sua riapertura nel 1815, ma poi nel 1915 fu definitivamente chiusa e successivamente demolita.

Il Guidicini riportò anche Via di S.Salvatore per questa via, con significato ovvio, portando questa via alla chiesa di S.Salvatore.

Imperiale fu nome mutuato con l'attuale via Ugo Bassi, che, dopo che fu aperta per volontà di Giovanni II Bentivoglio nel 1496, è ricordata in un documento dell'anno successivo, il 1497, come Via Imperiale.

Non c'entra l'imperatore Carlo V, come qualcuno ipotizzò, che fu incoronato a Bologna nel 1530. Imperiale con ogni probabilità voleva sottolineare l'aspetto importante di questa strada di nuova apertura.

L'odonimo Via Imperiale, dopo essere stato ufficializzato come via Imperiale di San Prospero dalle lapidette (1801), resistette alla furia della riforma toponomastica del 1873/78, per poi venire sacrificato sull'altare del patriottismo con una delibera consiliare del 31 maggio 1919, delibera che assegnò l'attuale nome.

Per quanto invece riguarda il secondo tratto, questo venne ignorato dallo Zanti. Il Banchieri invece lo chiamò Via Barbaziana, poi Via d'San Barbazian o Barbaria. Quest'ultimo accostamento è un errore forse suggerito dallo Zanti che su via Barbaria asserisce avere derivato il nome dalla chiesa di San Barbaziano.

Sappiamo dal Guidicini (I, 108) che questa via si chiamò anche Via dei Griffoni, famiglia che abitò fin dal XV secolo nella casa d'angolo al numero 13 di via Barberia.

Sempre dal Guidicini sappiamo che la famiglia Desideri ebbe case nello stesso isolato abitato anche dai Griffoni, così, come rilevò l'Aretusi, la via prese anche il nome di Via dei Desideri.

Che la Via Barbaziana abbia derivato il nome dall'antichissima chiesa di San Barbaziano (esistente già dal 1111) è certo, come invece è falso che Barbaria (vedi via Barberia) derivi il nome da tale chiesa.

La chiesa sconsacrata di San Barbaziano esiste ancora, al numero 35. Documentata già a cavallo tra XII e XIII secolo, fu rimodernata tra il 1608 ed il 1618, periodo durante il quale assunse l'aspetto attuale, per poi essere confiscata nel 1797, sotto Napoleone, assieme al convento dei Girolamini che la officiavano. Dopo essere stata venduta a privati, venne acquistata dal Comune di Bologna nel 1813 e fu ridotta a magazzino di fieno e paglia e qualche anno dopo (1817) ne fu demolito il campanile. Il suo utilizzo oggi non è cambiato molto. Non ci sono più i cavalli, non c'è più bisogno di fieno e paglia, ci sono però le automobili e la ex chiesa di San Barbaziano è stata riconvertita ad uso di autorimessa.

Fonti citate in questo articolo.

Zanti: Nomi, et cognomi di tutte le strade, contrade, et borghi di Bologna, di Giovanni Zanti pubblicato nel 1583.

Banchieri: Origine Delle Porte, Strade, Borghi Contrade, Vie, Viazzoli, Piazzole, Salicate, Piazze, e Trebbi dell'Illustrissima Città di Bologna con i loro Nomi, Pronomi, e Cognomi, di Camillo Scaligeri della Fratta (pseudonimo di Adriano Banchieri), pubblicato da Clemente Ferroni nel 1635.

Aretusi: Origine di Bologna. Pianta di Bologna di Costantino Aretusi, pubblicata nel 1636.

Mitelli: Bologna in pianta, città del Papa, famosa pianta di Agostino Mitelli, pubblicata nel 1692.

Guidicini: Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, di Giuseppe Guidicini (scritto prima del 1837, ma pubblicato nel 1868).

Itinerario: Itinerario di tutte le strade, borghi, vie, vicoli e viazzoli della città di Bologna colla distintiva d'ogni Strada a qual commissariato di Polizia appartenga, pubblicato a Bologna nel 1835.