Bertiera (Via)

Via Bertiera.

Da via dell'Indipendenza a via Guglielmo Oberdan.

Quartiere San Vitale.

Prima documentazione dell'odonimo: 1268 (via bereteriorum e contratam beretariorum)

Anticamente e fino alla riforma del 1873/78, Via Bertiera comprendeva anche l'attuale via dell'Orso.

Per lo Zanti, per l'Alidosi e per il Banchieri, però, la nostra via aveva questa denominazione da via Galliera al Torresotto del Mercato (l'attuale via Piella) e non fino a via Guglielmo Oberdan. Se il tratto da via Piella a via Guglielmo Oberdan avsse altra denominazione, e quale denominazione fosse, nè lo Zanti, nè il Banchieri ce lo dissero. Leggendo però la pianta dell'Aretusi (1636), questo tratto è indicato con il numero 231 con il nome di Via Govesa, di presente (1636) vi sono le suore terziarie del Carmine.

Sia la posizione del numero sulla mappa, sia il riferimento alle suore terziarie del Carmine confermano che la Via Govesa era il tratto da via Piella a Via Guglielmo Oberdan della attuale via Bertiera.

La casa al numero 18 di via Bertiera si dice abbia ospitato nel XIV secolo il convento di Gabriele e Raffaele, (Antonio Masini nella sua Bologna Perlustrata, citato dal Guidicini), ma, secondo il Guidicini, sarebbe leggenda ispirata proprio da quella nota dell'Aretusi sulla presenza delle suore terziarie del Carmine. Sicuramente però la casa al numero 16 apparteneva nel 1715 alle suore di San Martino (carmelitane).

Il Guidicini, per questo tratto di via, raccolse i possibili nomi di Quartirolo, e di via dei Fiori (nel XIV secolo, dalle case della famiglia Fiori, ivi residente), senza però darne credito eccessivo. Non citò la Via Govesa documentata dall'Aretusi ed introdusse un nuovo nome (Mangano), che sarebbe stato usato all'inizio del XVIII secolo.

Certo è che, almeno fino al XVIII secolo, il tratto della attuale via Bertiera da via Piella a via Guglielmo Oberdan era considerato distinto dalla restante Bertiera.

Gli autori successivi all'Aretusi fecero arrivare via Bertiera fino all'attuale via Guglielmo Oberdan. Tutti questi però distinguono una Via Bertiera Coperta ed una Via Bertiera Scoperta. Il primo a farlo, tra gli autori usati per questa ricerca è il Taruffi (1738), che ne spiega anche la ragione: Via Bertiera Coperta da Via Malcontenti a Via Guglielmo Oberdan per via della presenza di portici, Via Bertiera Scoperta da Via Galliera a Via Malcontenti per l'assenza di portici.

La riforma del 1873/78 eliminò via Bertiera Scoperta che diventò via dell'Orso, mentre Via Bertiera Coperta divenne semplicemente via Bertiera.

Per chiarezza va osservato che la creazione di via dell'Indipendenza (che ha assunto l'aspetto attuale nel 1888) alterò parte di via dell'Orso, la cui denominazione è rimasta all'attuale via che porta lo stesso nome, da via dell'Indipendenza a via Galliera, mentre il troncone rimasto da via dell'Indipendenza a via Malcontenti fu inglobato nella via Bertiera. Nel 1873/78, quando fu dato il nuovo nome di via dell'Orso alla vecchia Via Bertiera Scoperta, via dell'Indipendenza esisteva già, ma arrivava solo fino all'attuale via Volturno. La rettifica della restante parte di via dell'Indipendenza fu ultimata solo dieci anni più tardi).

Bertiera è nome antichissimo. Già citato negli estimi del 1296/97 come Strata Beriteriorum, Bereterii.

Per quanto riguarda l'origine dell'odonimo Bertiera, l'ipotesi dei più antichi (Zanti) che ipotizzavano in questa zona la produzione dei copricapi noti come berrette, è stata confermata brillantemente dal Fanti che citò due documenti del 1268 (29 maggio e 12 giugno, conservati nell'Archivio di Stato) in cui è documentata la via bereteriorum e la contratam beretariorum, zone prossime al canale di Reno (ripa fossati, super fossato civitatis, navigium), in linea con le citazioni degli estimi del 1296/97. Esclusa quindi la presenza qui (come ipotizzò il Salaroli) di una famiglia dalle Berrette, di cui peraltro non vi è documentazione alcuna.

Fonti citate in questo articolo.

Zanti: Nomi, et cognomi di tutte le strade, contrade, et borghi di Bologna, di Giovanni Zanti pubblicato nel 1583.

Banchieri: Origine Delle Porte, Strade, Borghi Contrade, Vie, Viazzoli, Piazzole, Salicate, Piazze, e Trebbi dell'Illustrissima Città di Bologna con i loro Nomi, Pronomi, e Cognomi, di Camillo Scaligeri della Fratta (pseudonimo di Adriano Banchieri), pubblicato da Clemente Ferroni nel 1635.

Aretusi: Origine di Bologna. Pianta di Bologna di Costantino Aretusi, pubblicata nel 1636.

Taruffi: Antica fondazione della città di Bologna degnissima madre di studj, di Gianandrea Taruffi, pubblicato nel 1738.

Guidicini: Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, di Giuseppe Guidicini (scritto prima del 1837, ma pubblicato nel 1868).

Estimi 1296/97: Atlante Storico delle città italiane. Emilia Romagna, 2 Bologna. A cura di Francesca Bocchi, pubblicato da Grafis, Bologna, 1995,1998 (contiene gli Estimi 1296/1297)

Fanti: Le Vie di Bologna. Saggio di Toponomastica Storica, di Mario Fanti, Istituto per la Storia di Bologna, 2000.