Saragozza, dal V volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La strada di Saragozza comincia dalla porta che ha questo nome e va fino alla via Urbana compresa la larghezza della via di Belfiore. Alcuni fanno continuare questa contrada per la via del Collegio di Spagna fino alla chiesa di S. Paolo, altri la prolungano fIno alla via di Val d' Aposa, non pochi invece la fanno terminare al Collegio di Spagna, finalmente qualcuno dice che il suo termine sia a Belfiore, e cioè quella strada di dietro il predetto Real Collegio; difatti dov'è la porta murata per la quale entrò Santa Catterina Vigri nel monastero del Corpus Domini coincideva all' incirca la chiesa parrocchiale di S. Cristoforo, che si diceva delle Muratelle, o di Saragozza.

Attenendoci all' asserzione di questi ultimi ne viene che la Strada di Saragozza è lunga pertiche 173, 8, 8, ed ha di superficie pertiche 500, 9, 4.

E' vera favola che questa strada, detta Villana dal romanziere Montalbani, prendesse il nome di Saragozza dal Cardinal Egidio Albornozzio. Nel secolo XII si chiamava Saragozza, e ciò si comprova con documenti autentici; e il Cardinale Albornozzio fu mandato in Italia dal Papa soltanto nell'anno 1360. Quel tratto di strada dalla via Belfiore fino a Val d' Aposa fu aperto nel 1582, ed allora a cominciare dalla via Bocca di Lupo fino alla predetta via Val d' Aposa si cominciò a dire via Nuova dietro il monastero del Corpo di Cristo, nome che fu di breve durata.

Si pubblicavano i bandi in Saragozza nell'anno 1256 (davanti la casa di Tommasino di Guido Bazzalieri, sopra il ponte nuovo presso l'abitazione dei frati predicatori, sopra il Fossato, innanzi la casa di Messer Giovanni da Varignana, da Santa Maria delle Muratelle, e nel Trebbo in Borgo di Saragozza innanzi la casa dell' Albergati. Nel 1289 si cita che si pubblicassero i suddetti bandi sopra il ponte di Saragozza, innanzi la chiesa delle Muratelle, e innanzi quella di S. Cristoforo di Saragozza.

Strada di Saragozza cominciando a destra della porta della città e, terminando a Via Urbana.

Due uomini illustri sono nati nella Strada di Saragozza, e cioè Pietro Filargi che fu poi fatto Papa col nome di Alessandro V, che mori in Bologna il 3 maggio 1410 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco; l'altro è Francesco di Marco Raibolini detto il Francia (1), famosissimo pittore, cesellatore ed architetto, morto il 5 gennaio 1517.

Dicesi che pure il famoso pittore Domenico Zampieri avesse due case paterne in Saragozza.

Li 9 febbraio, giorno di Sant'Appolonia, si correva il Palio di Papa Gregorio XV (vedi palazzo pubblico).

Per Porta Saragozza il più delle volte, e tutt'ora una volta all'anno, fa l'ingresso in città la B.Vergine di S. Luca per le Rogazioni minori: si è detto il più delle volte, perché nel 1582 la processione traversò le colline che si frappongono alla chiesa di S.Luca ed a quella della Madonna del Monte, e fece il suo ingresso per Porta S. Mamolo.

Nel 1587 entrò per porta S.Felice.

Nel 1590 per Porta Pia.

Nel 1618 per la porta delle Lamme, e nel 1641 per quella di Strada Castiglione.

Il trasporto si faceva la notte del sabbato venendo la domenica precedente all'ascensione, e fu solo nel 1713 che ad istanza del Legato Casoni si cominciò a trasportarla a Bologna il dopo pranzo del sabbato, nel qual anno fu collocata I'Immagine nella chiesa della Santa, di dove cominciò la processione la susseguente mattina della domenica. Negli anni susseguenti si depositò sempre nella chiesa delle monache di S. Mattia finché quelle suore furon soppresse, dopo la qual epoca fu sempre portata direttamente alla metropolitana di S.Pietro, come si pratica anche ai nostri giorni.

La celebrità dei portici di S.Luca merita che di essi si diano alcune notizie forse non date da altri:

1589, 28 luglio. Si cominciò la riparazione della strada e sentiero con fittoni di legno che conduceva a S.Luca sotto la direzione di Giuliano Locatelli.

1640, 28 giugno. Si concesse licenza alle suore di S.Luca di erigere quindici cappelle lungo la strada che conduceva al Santuario.

Li 26 giugno 1674, a ore 10 e 52 minuti Amadeo Amadei, socio di Teodoro Pedrini. cominciò a tagliar la siepe del cantone dello stradello detto degli Orbi, lavoro che fu interrotto dalla pioggia, e ripigliato il susseguente giorno 27, nel quale a ore 10 e un quarto si diede mano a cavar la terra del fondamento dalla parte del muro dal muratore Pietro Maria Bianconi da Zola, ma ricominciata la pioggia fu obbligato a ritirarsi. La mattina del giorno 28 alle ore 10 e un quarto fu posta la prima pietra con calce da Giuliano Cassani capo mastro, e questa pietra fu posta nell' intercolonio presso lo stradello degli Orbi dalla parte della città. Sopra della pietra, alle ore 12, D.Lodovico Zeneroli mise una medaglia di bronzo. Questo sacerdote fu il promotore della fabbrica dei portici mentre era cappellano della compagnia di Santa Maria dei Servi della di S.Biagio. Fu poi canonico di Cento e morì li 15 agosto 1701.

In due anni fu compito il portico da Bologna al Meloncello. Gli archi sono lunghi palmi 25 e larghi 17. Il loro costo fu di L. 375 cadauno.

1676, 14 maggio (giovedì). La B.Vergine di S. Luca diede la benedizione sotto il primo arco del portico, essendo questo terminato dalla ciltà fino sopra il torrente Meloncello, che correva presso la casa che voltava verso il monte dove erano i misteri.

La prima tribuna architettata da Gio. Giacomo Monti costò al Legato Buonaccorsi la somma di scudi mille.

1677, 9 giugno. Si cominciò il portico vicino alla scala poco lungi dall'osteria discendendo dal monte verso Bologna.

1681, 8 maggio. Si cominciò la piazza del Meloncello.

1714, 18 dicembre. Fu deciso dall'Assuntaria dei Magistrati di unir i portici della pianura a quelli della montagna mediante un arco sopra la strada, e di fare la gradinala a capo dei portici presso la chiesa della Madonna.

La chiesa predetta dicesi fondala nel 1106. Nel 1480 fu rifatta e consacrata il primo luglio di detto anno.

Li 26 luglio 1723 si cominciò la fabbrica del tempio tuttora esistente sulla sommità del monte della Guardia: e nel 1742 si diede principio alla cupola.

Nel 1160 fu collocata l'Immagine nella chiesa del Monte della Guardia, e il 4 luglio 1433, cioè la notte del sabbato, fu essa trasportata a Santa Maria Maddalena di Val di Pietra (S. Giuseppe), e la mattina della domenica fu introdotta in città.

Nota(1)

(1) Francesco Francia di Marco, orefice e pittore celebratissimo, morì li 5 gennaio 1517.

Nel primo trimestre del 1514 fu magistrato dei collegi, e fu massaro dell'arte degli orefici per l'ultima volta, essendolo stato antecedentemente a più riprese, e la prima volta nel secondo trimestre del 1443.

Alli 10 dicembre del 1482 fu matricolato nell'arte degli orefici, ed era chiamato Francesco Raibolini detto il Francia. Dai libri di detta arte rilevasi che nell'anno 1486 abitava sotto la parrocchia di S. Nicolò di San Felice. Nella cronaca Seccndenari è detto che fu figlio di un falegname che abitava sotto la parrocchia di Santa Catterina di Saragozza. Li 20 novembre 1508 por ordine del Reggimento gli furon pagati cinquecento ducati d'oro per mercede devolutagli di due conii da esso fatti por la Zecca, nei quali eravi I'immagine del Pontefice da una parte e gli stemma del Comune dall'altra. Nel secondo trimestre del 1489 fu ancora nomincato massaro, ed ai 19 novembre 1505 lo fu da Giulio II.

Fra il N. 176, che nel 1715 era di Gio. Battista Rustichelìi, e il N. 175, che era di Lucia Suavi, o Suari, vi era il pubblico vicolo detto Pertugio, Beccastecchi ed anche Beccasterchi, che da Saragozza terminava alle mura della città. Li 26 febbraio 1714 fu data licenza a Gio. Battista Rustichelli e a Carlo Suari di chiudere il vicolo fra le loro case che terminava alla mura, e ciò mediante due porte con armi del Pubblico, e che una chiave fosse depositata presso gli Assunti di Monizione.

Nel 1806 l'incisore Angelo Ferri, proprietario delle precitate due case, ottenne di fabbricare sullo sbocco di detto vicolo dalla parte di Saragozza, e cosi sparì l' indicazione locale del vicolo predetto.

N. 157. Casa dei Mingarelli da Grizzana, famiglia che conta fra i suoi membri il celebre letterato P. Domenico Mingarelli stato Generale più volte dei canonici regolari di Santa Maria di Reno, e di S. Salvatore.

NN. 155, 156. Casa dei Marescotti dell'avv. Lucio figlio di Valerla Boncompagni Roffeni, da loro posseduta fino dal 1684. I figli di Lucio luniore la vendettero ad altro che la risarcì notabilmente.

N.152. Casa che fu del dott. Marescotti, poi dei conti Sturoli, indi passò ai Gualandi.

Dov'è ora il cancello dell'orto esterno dei marchesi Albergati cominciava la via di Malpertugio, che terminava al terrapieno della città, dove già anticamente vi fu una porta del terzo circondario murata nel 1327.

Li 26 aprile 1806 il marchese Luigi Albergati (1) ottenne di chiuderlo dopo aver acquistate le case che vi esistevano a destra entrando per Saragozza o che dall'acquirente furon demolite. Queste erano marcate :

N. 357 di Gio. Scaglioni, e di Antonio Bortolani.

N. 356 del marchese Albergati.

N. 355 dell'economo del Collegio Poeti.

N. 354 dell'abbate Grassi.

N. 353 di Rosa Fabbri.

Si fa menzione della suddetta strada sotto la data delli 3 aprile 1286, nel qual giorno le suore di Sant'Agnese affittarono a Petrizolo Fabri tre case in via di Malpertugio. Rogito Michele Calcagni.

In faccia al vicolo Malpertugio, nel mezzo della strada, e alla distanza dei casamenti da una parte di piedi 12 e oncie 4, e dall'altra di piedi 13 e oncie 4, vi era una colonna sormontata da una croce di ferro, che dicevasi croce degli Albergati, la cui origine è ignota. È certo però che esisteva sotto la data delli 20 aprile 1604 essendo rettore della parrocchia di Santa Catterina di Saragozza il marchese Girolamo Albergati, priore il dott. Matteo Maria Amoldoni, e massaro Girolamo Negri, nel qual giorno fu dato il consenso dai parrocchiani acciò la croce detta degli Albergati fosse levata dal mezzo della strada di Saragozza davanti a Malpertugio, e trasportata nel mezzo della stessa strada rinpetto alla chiesa parrocchiale. Questo consenso fu dato mediante votazione, il risultato della quale fu di 105 voti favorevoli e 4 contrari. Rogito Matteo Magnoni. Sembra però che il trasporto non avesse luogo, perché li 23 dicembre 1628 Urbano VIII diresse un Breve al Legato Bernardino Spada in proposito di questa croce di proprietà Albergati perché non fosse rimossa dal suo primitivo luogo, e che se ne erigesse invece una nuova.

Li 15 novembre 1721 gli Albergali vendettero ai Grassi per L. 1000 l'antica colonna di marmo che servì per far l'altar maggiore di Santa Teresa nella chiesa dei Padri Scalzi fuori di Porta Strada Maggiore, che fu scoperto li 29 settembre 1723, e cogli avanzi fecero alcune tavole che conservavansi nel palazzo Grassi. Alla prima colonna ne fu sostituita una seconda di marmo ordinario, che fu levata nel 1797. La croce di ferro fu comprata da Pietro Franceschi, che la fece collocare sulla cima della facciata della chiesa di S. Michele Arcangelo di Montasico posta a 16 miglia circa fuori di porta Saragozza.

Nota

(1) La famiglia Albergati fu continuata dal marchese Luigi figlio di una tale chiamata Catterina Boccabadati veneta di bassissima condizione e di immorale condotta. Finì i suoi giorni per ferita di coltello ricevuta dal marito senator Albergati nella sua villa di Zola li 18 agosto 1786 e precisamente in giorno di venerdì. Il marchese Luigi, cui sopra accenniamo, era però nato prima del matrimonio contrattosi dal senatore suo padre colla Boccabadati, e si crede fosse figlio di certo Coralli bolognese, celebre artista comico, morto in Francia, e padre del famoso Coralli ballerino. Il marchese Albergati senatore lasciò morendo a questo Luigi la sua eredità, avendolo sempre riconosciuti per suo figlio e per tale educato. Lo sposò ad una contessa Zini, la cui madre era una Varoni figlia e sorella di parrucchieri. Ecco la nobiltà degli Albergati a che si riduce.

NN. 150, 149. Palazzo Albergali con due porte, la prima delle quali apparteneva al ramo Albergati Capacelli, e la seconda al ramo Albergali Vezza. Si trova che nel 1200 Ugolino di Zeula abitava in Saragozza sotto la cappella di Santa Caterina, e probabilmente in questa situazione, ciò desumendosi da un decreto del Consiglio di Bologna fatto nel 1291 a rogito di Pasqualino di Giovanni, col quale si permette di condurre acqua di Savena al convento delle suore di S. Gio. Battista mediante condotto che la introducesse in città verso porta Sara gozza in luogo dello Malpertuso verso il pozzo degli Albergali. Nel 1519 gli Albergati divisarono di rifabbricare le loro case, e li 26 aprile di detto anno ottennero dal Senato il seguente decreto: "Si concede suolo pubblico a favore degli Albergati che intendono di fabbricare un palazzo sotto Santa Catterina di Saragozza chiudendo il loro portico e alzando il muro fortificandolo per essere in cattivo stato."

Annibale del senator Alberto intraprese la fabbrica di questo palazzo nel 1540 su disegno di Baldassarre da Siena. La facciata però è stata ornata ad epoche diverse. Sotto la data delli 17 gennaio 1584 trovasi una dichiarazione di Lazzaro Cartari, scultore del cornicione, di essere debitore di Pietro Albergati di L. 78. In appresso, cioè li 25 settembre 1612, passò convenzione fra il senatore Silvio del senatore Alberto luniore Albergati, con Francesco Landi, Matteo Marestoni, e con i fratelli Giacomo e Pietro Giubbini, tulli tagliapietre, per l'ornato in macigno da porsi alle finestre e pel cornicione del palazzo da farsi simile all' altro degli Albergati, e di compiere il lavoro entro l' anno, stabilendosi il prezzo di L 160 per ogni finestra, e di L. 29 ogni piede del cornicione. Nella facciata vi è la seguente lapide:

MDXXXX ANNIB. ALBERG.

Il ramo Albergati Vezza finì nel marchese Ugo di Lodovico morto li 18 gennaio 1824, che dispose della porzione del suo palazzo, dopo la morte della marchesa Aurelia di Guido Pepoli di lui moglie, a favore del figlio del conte Filippo Benedetti di Sinigallia suo pronipote ex sorore in causa di Sulpizia Albergati moglie del conte Amos di Clodoveo Cavalca, e madre della contessa Barbara Cavalca maritata al detto Filippo Benedetti.

In casa Albergati corre la tradizione che l' attuale orto o giardino Albergati fosse tagliato da una strada che da Malpertugio andava a Capramozza, ma su ciò non si trova documento alcuno che lo confermi, e l'unica indicazione della sua esistenza rilevasi da una pianta antica trovata nell'archivio del ramo Capacelli nella quale si vede che circa alla metà del suo prato vi era un muro divisorio che lo separava dal terreno verso il terrapieno della città.

N. 147. Casa che li 24 dicembre 1580 era di Francesco Pedrini alias Roffìni. Rogito Grazioso Murchelli. Fu poi comprata dagli Albergati Vezza assieme alla susseguente.

N.146. Casa piccola del suddetto Pedrini, enfiteutica della chiesa parrocchiale di Sant'Andrea delle Scuole, poi Albergati, e da questi venduta ai Foresani dei quali furono eredi i Riviera.

N.145. Stabile che appartenne agli Albergali Vezza. Passò poi ad Antonio del marchese Fabio, morto in dicembre del 1822, il quale fece donazione fra vivi ad Anna d'Antonio Landini, vedova del conte Gio. Andrea Landini, ed a Camillo e Alessandro di lei figli. Questa donazione fu fatta li 29 dicembre 1801 a rogito Borghi e Becchetti. I suoi eredi la vendettero a certo Roncagli d'Imola nipote ed erede del musico Roncagli.

N.144. Casa che fu già degli Albergati, e che li 30 gennaio 1522 Matteo vendette per L. 1900 a Gio. Pisanelli. Rogito Priamo Bailardi. Fu in seguito acquistata dagli Amici. 1547, 19 dicembre. Concessione a Giacomo e Lodovico del fu Giovanni Pisanelli di erigere più pilastri e colonne per la sua casa in Saragozza, occupando suolo pubblico, con l'obbligo che stesse in retta linea colla casa dei Pedrini. Confinava ad occidente con Filippo Albergati e ad oriente con D. Pietro Castelli. Nel 1715 era di Giacomo Amici, poi appartenne a Geltrude Fabbri, e per essa all'avv. Luigi Cecchelli.

N.142. Casa divisa in due, e cioè una che dal conte Filippo Albergati fu lasciata ai Domenicani e Francescani li 13 settembre 1657, e che restava verso ponente; I' altra, che era assai più vasta e che faceva angolo colla via dei Mussolini, era delle putte del Baraccano. Le dette due case furono in seguito acquistate, rifabbricate ed unite in una sola dai fratelli Bonaventura e Vittoria figli di Angelo Seniore morto nel 1729.

1753, 15 aprile. A Bonaventura Gandolfi si concessero piedi 11 1/2 in lunghezza e piedi 3 1/2 in larghezza per unire due case di sua proprietà situate in Saragozza presso il vicolo Mussolini.

Angelo luniore, morto senza successione, lasciò erede la figlia di Giuseppe Manzolini, alias Solimei, di lui moglie.

Si passa la via dei Mussolini

NN. 141, 140. Dall'angolo della suddetta via lino al portico del N. 139 vi erano tre case, la prima delle quali apparteneva al battirame Pizzoli, e che fu anche abitata dal pittore di quadratura Gioacchino Pizzoli, la seconda a Lodovico Lucchini, e la terza alle donne di S. Paolo.

La casa già Lucchini fu venduta li 5 novembre 1513 da Tommaso del fu Lippo Piatesi a Felice del fu Vanino Tanari del ramo di S. Domenico, per L. 600. Si dice posta in Saragozza sotto le Muratelle, in confine di Filippo Mussolini a mattina, di Baldassare da Barbarolo a sera, e del venditore a mattina ed a mezzodì. Rogito Giacomo Bonani e Lodovico Dolfi.

Le suddette tre case furono poi incluse nel convento delle Terziarie Carmelitane delle Grazie, del qual convento si fece menzione in via Mussolini dove aveva il suo ingresso, ma siccome sulla prima delle tre case in discorso fu fabbricata la chiesa in Strada Saragozza dedicata a Santa Maria Maddalena de' Pazzi, così si da qui la notizia che si cominciò la costruzione della medesima li 16 luglio 1751, e che fu aperta il primo maggio 1752. Le suore qui venute li 2 aprile 1753 stavano prima in Mirasol grande nella casa di Elisabetla Craca vedova Pinardi e Belirandi.

Una cronaca dice che i conti di Panico ebbero casa in Saragozza dirimpetto a una porta antica della città di fianco alle suore della Concezione, dove in seguito furono le case dei Pisanelli. Nel 1157 vivevano i fratelli Rinieri e Ugone figli di Guidone. Consorti dei conti di Panico furono i conti di Montasico. L'ardito Bonifacio, fuoruscito di Bologna, fu decapitato in Verona per aver tentato di uccidere Ezzelino tiranno di Padova nel 1243. Questa famiglia fu numerosa, ricca e potente quanto mai altra di Bologna. Polidoro di Antonio Maria era notaro nel 1470, e Polissena in Bernardino Canonici si trova ricordata nel 1500. I da Panico decaddero e si estinsero nel secolo decimosesto.

N. 139. Casa che del 1446 era di Ridolfo di Giacomo dal Gesso, al quale gli fu affittato il torresotto o porta del secondo recinto che trovavasi di fianco al suo stabile. Si ha memoria che Cristoforo dal Gesso pagava al pubblico, per un piazzola in Saragozza, annue L. 10.

Li 6 settembre 1484 Orsolina Segala fece testamento, e lasciò la sua casa, che era posta in Saragozza sotto le Muratelle, a Vincenzo del fu Benvenuto Abello, o Dal Bello. Rogito Alberto d' Argelata.

Li 10 maggio 1533 la casa con torresotto in Saragozza sotto le Muratelle era di Taddeo Dal Bello. Rogito Giacomo Roccamazzi.

1562, 23 marzo. Fu pubblicato un decreto col quale si ordinava che immediatamente fossero demoliti i torresotti di Saragozza, di Val d' Aposa, della Mascarella, o Porgo Paglia, di S. Vitale, di S. Francesco, di Strada Castiglione, del Mercato, e quello in faccia alla via Nuova (cioè del Poggiale). Questo decreto però non fu eseguilo per intero, stanti che, all' infuori dei due primi, gli altri tutti rimasero intalli. Il predello torresotto fu in gran parte demolito dal lato delle suore della Concezione, nella quale circostanza si calcolarono i miglioramenti repetibili dai Dal Bello a L. 212, che il Reggimento ordinò al banchiere Francesco Dal Melle di pagarle in qualtro rate ai figli ed eredi del fu Zironimo Abelli. Li 29 maggio 1574 si reclamava dai Dal Bello l'ultima rata.

Li 29 ottobre 1579 fu concesso a Tommaso Abelli, o Dal Bello, di atterrare il resto del torresotto per continuare il portico di pietra che stava fabbricando, ed il Pubblico gli accordò la sovvenzione di L. 200 a lavoro compiuto.

1582, 15 gennaio. Tommaso di Girolamo Dal Bello promise a Lucio di Pietro Antonio Paselli di vendergli una casa in Saragozza sotto le Muratelle in confine di Oldrado Garganelli a levante, di Bartolomeo Dal Bello a ponente, della strada di Saragozza a settentrione, e della via dei Mussolini a mezzodì. Questa vendita fu stipulata li 31 gennaio susseguente in prezzo di L. 12200. Rogito Grazioso Marchetti. Trovandosi in quell' epoca il venditore in Colonia, ratificò egli il predetto contratto fatto da Vincenzo Lucchini suo procuratore li 16 maggio 1588. Rogito Filippo Umbella.

1628, 1 marzo. Lucio Maria d' Astorgio Paselli e di Vetusta Sacco, novizzo nei Certosini, lasciò, o donò, l' usufrutto di una casa grande con casette didietro, posta in Saragozza dirimpetto alla Concezione, alla Congregazione segreta, ossia Confraternita della Dottrina Cristiana, detta del Governo, retta e governata dai gesuiti. Questa casa confinava con Lodovico Garganelli, e con le Convertite, dette le Donne di S. Paolo, dal lato posteriore. Rogito Giulio Vita.

1686, 17 marzo. La Certosa comprò dagli amministratori dell'Opera segreta della dottrina Cristiana, per L. 6000, una casa in Saragozza detta dei Paselli, che in seguito fu poi rivenduta. Questa notizia è tolta dalle memorie del monastero dei Certosini. 1687. La suddetta casa fu affittata a Giulio Cesare Rampionesi pel prezzo annuo di L. 426.

Gio. Battista del suddetto Giulio, ministro nel negozio Piastri, I' acquistò al principio del secolo XVIlI, la risarcì ed ornò con molta spesa. Il di lui figlio dottor Petronio Francesco, morto nel 1779, la vendette nel 1760 al conte Domenico Maria Gaetano di Tommaso Sturoli, famiglia proveniente da notari, procuratori, poi banchieri, che ebbe il titolo di conte sul finire del secolo XVII. Morì il detto Domenico li 17 gennaio 1775, lasciando due figli monaci Olivetani, l'ultimo dei quali, il P. abate D. Benedetto, mori in febbraio del 1794. Il suddetto conte Domenico lasciò erede il seminarista anziano che fosse in sacris, coll' obbligo che celebrando la messa l'applicasse ogni giorno per l'anima sua, e cosi seguitando in perpetuo. Toccò l'eredità a D. Giovanni Mazzoni, che per volontà del testatore si disse dei Sturoli, e che fu pro-cancelliere arcivescovile. Dopo la di lui morte, essendo cessati i fidecomessi, si consolidò l' eredità nella famiglia dei Mazzoni. Questo stabile, poco dopo la morte del conte Domenico Sturoli, fu comprato dal conte Francesco Salvatori di Trento.

N. 138. Casa, che fino dal 1582 era dei Garganelli, e che nel 1715 apparteneva a Lodovico di Vincenzo, economo di Gabella, il quale lasciò un solo figlio sacerdote e dottore in leggi, di nome Giovanni Oldrado ultimo del ramo della famiglia antica e nobile, ridotta a bassa condizione per esser la maggior parte delle facoltà Garganelli passate ai marchesi Ratta. Il primo maggio 1636 Vincenzo Garganelli vendette a Giovanni Zamboni, per L. 8950, tre case sotto le Muratelle nell'angolo di Altasela. Rogito Camillo Franchi. Dalle cose suesposte però risulterebbe che questo contratto fosse invece un patto di francazione. Questa casa fu poi acquistata dal dottor medico Gaetano Uttini, e in seguilo passò a' suoi eredi.

Si passa la via di Altasela.

N. 137. Case che sembra appartenessero ai Griffoni, poiché Giovanni Griffoni comprò da Cornelio Conti due case sotto le Muratelle, con indicazione di vicinanza alla detta chiesa parrocchiale, e queste per L. 400. Rogito Leonardo Barbieri delli 7 marzo 1446.

Un' altra compra fece lo stesso Giovanni di una casa con orto sotto le Muratelle, vendutagli da Corvolino Corvi, posta presso Catterina da Ferrara. Più altra casa sotto la stessa parrocchia, in confine dei Marsimili e dei beni della predetta chiesa, per L. 400. Rogito Tommaso Sampieri.

Nella parte posteriore eravi una casa degli Aldrovandi con ingresso in Altasela, che fu unita a questo stabile dai Maggi. (Vedi Belvedere). 1556, 5 febbraio. D. Roberto Maggi comprò da D. Giacomo del fu Perino Perini, Rettore delle Muratelle, e da Giulio Cesare del fu Marcantonio Marescotli, una casa con orto e stalla, sotto le Muratelle in Strada Saragozza, per L. 1890. Confinava la detta strada, il cimilero, l'orto della casa di detta chiesa, e la via pubblica da due lati. Rogito Oldrado Garganelli.

Mediante quest'acquisto i Maggi diedero l' ingresso alla casa già Aldrovandi dalla parte di via Saragozza. Tre famiglie Maggi abitarono in Bologna. L'antica che annovera un Bertolotto causidico e sindaco di Camera, il quale viveva nel 1257, l'altra che fu trasportata da Pavia a Bologna da Gio. Battista di Giovanni Lucchino che qui abitava nel 1518, e l'ultima che venne da Venezia circa il 1550, di cui Ercole, morto li 22 aprile 1578 mentre abitava in Val d' Aposa, lasciò un valsente di ducati 12000 alle suore della Santa.

1630, 25 febbraio. Concessione a Giovanni Maggio di un vicolo che andava da oriente ad occidente fra le sue case, e la stalla, orto, e la porta nella piazzola davanti la casa della sua abitazione, e ciò in compenso del suo orto ceduto alla parrocchia di Santa Maria delle Muratelle per servirsene ad uso del cimitero di detta chiesa, e per compenso dei danni sofferti da detto Maggi nel portico e casa sua nella via Saragozza in occasione dell' apertura della via Urbana, il qual portico fu poi demolito. Questa casa continuò ad essere dei Maggi, detti anche Romanzi, sino al 1583. dopo la qual epoca rimase, loro la sola parte inferiore, e la superiore passò a certi Guidotti, dei quali si parlerà altrove.

L'ultimo Maggi fu Giovanni, morto nel 1727, la cui eredità passò a Vittorio Mengoli orefice, che lasciò una sola figlia di nome Margherita, moglie del dottor in leggi Gaetano Gandolfi, alla quale passò questa eredità. Nel 1442 Barlolomeo Guidotti da Semelano, luogo situato sulle montagne del modenese, avendo alcune inimicizie partì dal detto paese, e si trasferì con Pietro suo figlio, ancor fanciullo, a Monte S. Giovanni nel Bolognese, ove comprò una possessione, che poi in seguito si chiamò la Guidotta. Il figlio in sua vecchiaia si stabili in Gesso, ove avea acquistate due altre possessioni e un casamento. Testò nel 1526, ed i suoi discendenti vennero poi a Bologna. La prima casa che comprarono e rifabbricarono era situata fra la Baroncella ed i Celestini. Il dott. Bartolomeo di Ercole Guidotti che servì la Repubblica di Ragusi, la Legazione di Avignone e il Reggimento di Bologna, tentò, ma inutilmente di farsi credere discendente dalla famiglia Senatoria. Mori li 20 dicembre 1647 lasciando erede Domenico Maria figlio naturale legittimato, i cui figli per qualche tempo figurarono fra l'alta società. Nel 1715 continuavano i Guidolti ad essere proprietari della suddetta casa.

Li 10 settembre 1727 era di Domenico Maria e di Angelo Maria Alberto cu gini Guidotti. Possedevano pure altra piccola casa in Belvedere, ed una terza in Altasela. Ultimamente questa casa apparteneva a diversi.

N. 136. Chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Muratelle, o Muradelle, davanti la quale si pubblicavano i bandi nel 1256, e che era situata accanto ai muri del secondo recinto della città. Fu atterrata nel 1629 in occasione dell'apertura della via Urbana perché impediva la vista della via di S. Mamolo a quella di Saragozza. La porta principale l' avea in faccia alle case già Tedeschi, e la sua direzione era da settentrione a mezzogiorno, all' opposto della presente che è da ponente a levante. Nel 1667, nel mezzo del piazzale, esisteva ancora una lapide di una sepoltura esistente nella chiesa demolita. L'oratorio annesso si cominciò ad edificarlo nel luglio del 1771, e fu aperto il primo novembre 1772. Nel 1405 si continuava a ricordare nei rogiti — Le fosse vecchie sotto le Muratelle. — La parrocchia fu soppressa li 24 giugno 1805, e i libri parrocchiali furono depositati nell'archivio di Santa Catterina di Saragozza, alla quale fu unita. Nel 1405 sotto questa parrocchia vi era una via detta Luoglia, che si dice passasse sotto la parrocchia di S. Mamolo.

Si pasta Belvedere.

NN.135,134.Casa dei Nobili, famiglia che diede molti dottori, avvocati e lettori pubblici, e che contrasse molte onorevoli parentele. Questa famiglia si estinse in D. Giuseppe che li 3 febbraio 1717 testò a favore dei fratelli Domenico, Lodovico e Cristoforo figli di Pietro dall' Occa, suoi nipoti ex sorore, i quali unirono al loro il cognome Nobili. Mancarono i Nobili Dall' Occa nel dottor medico Lodovico morto nel 1754, la cui eredità fu divisa fra i Patuzzi e gli Angeli. Le suddette case appartennero poi a Carlo Salina.

Si passa Bocca di Lupo.

Il tratto di strada da Belfiore fino alla via Val d'Aposa dicesi che fosse aperto li 17 maggio 1582. In questo tratto di strada è il muro laterale del monastero delle suore del Corpo di Cristo, nel quale si vede murata la porta per la quale Santa Catterina de' Vigri entrò colle sue compagne in detto monastero li 13 novembre 1456. Nell' angolo che fa questa strada con Bocca di Lupo vi era la chiesa e il monastero di S.Cristoforo delle MurateIle. (Vedi via Tagliapietre N. 273).

Strada di Saragozza cominciando a sinistra della porta della città fino a Via Urbana e Via Belfiore.

N. 204. Chiesa dedicata all'Ascensione di Nostro Signore, che era governata da una Compagnia istituita l'anno 1426 dal Beato Nicolò Albergati vescovo dì Bologna, in memoria dei 33 anni di Gesù Cristo, perciò chiamata comunemente la Compagnia dei Trentatrè.

Ignorasi dove questi devoti si radunassero nella loro origine, e solo si sa che li 20 maggio 1609 Cesare di Galeazzo Gini donò ai confratelli una maestà posta alla porta di Saragozza, e che li 23 giugno dello stesso anno chiesero ed ottennero suolo per prolungarla fino alla linea del portico. Susseguentemente li 24 gennaio 1640 furono concessi ai Trentatrè alla porta di Saragozza piedi 21 e oncie 3 in lunghezza, e piedi 8 in larghezza verso la mura della città. La suddetta Compagnia fu poi soppressa li 30 luglio 1798, e il locale venduto a Luigi Atti li 7 maggio 1799. Rogito Luigi Aldini. La chiesa fu chiusa li 16 agosto 1806, poi ritornata al culto. In seguito fu atterrata in occasione dell' innalzamento della nuova fabbrica fatta in Saragozza a spese del Comune. Fu questa pure riedificata, ma fIno al giorno d'oggi è rimasta chiusa senza essere, ufficiata.

Il suolo dalla mura della città fino al Frassinago era enfiteutico, e dicesi di S. Procolo.

N. 205. La famiglia senatoria Marsili possedeva anche nel 1715 tutta la parte che fronteggiava. fino al Frassinago che era di circa piedi 98 e oncie 6, e nel Frassinago per piedi 420 e oncie 6. Tutto questo tratto comprendeva molto suolo ortivo.

Si passa la via del Frassinago.

NN.212,213. Chiesa di Santa Sofìa.

Una Congregazione detta del Pellegrino Greco, eretta in domenica il 22 aprile 1742 da Gio. Antonio Reggiani in un oratorio sull'angolo della via Saragozza e Frassinago, diede origine alla compagnia spirituale detta dei Domenichini per essere del loro istituto il visitare tulle le domeniche la chiesa della B. Vergine sul monte della Guardia. Questa pia costumanza ebbe principio li 5 aprile 1744 giorno di Pasqua, avendo i congregati nello stesso giorno indossato l' abito e la divisa del pellegrino essendo priore Giuseppe Berti. Assistiti questi devoti dal loro prolettore il marchese Filippo Davia comprarono da Giuseppe Vaccari due case con orto in Saragozza in prezzo di L. 2200, e costrussero sul suolo delle medesime la suddetta chiesa, che fu aperta la domenica 27 ottobre 1748. La compagnia fu soppressa li 30 luglio 1798, e il locale venduto a Tommaso Nardozzi li 4 maggio 1799. Rogito Luigi Aldini. La chiesa fu chiusa li 16 agosto 1808, ma poi riaperta e ridonata ai confratelli, i quali, sebbene non più con quella solennità di prima, avevano ripigliate le loro pubbliche funzioni li 12 giugno 1800 giorno del Corpus Domini. in occasione dell' atterramento di tulle le casupole che esistevano dalla via Frassinago sino al Borgo di Santa Calterina, per l'innalzamento del fabbricato che si è detto più sopra fatto a spese del Comune di Bologna, la chiesa dei Domenichini subì la stessa sorte di quella dei Trentatrè.

Nota: l'atterramento delle casupole avvenne per dare seguito all'allargamento di Via Saragozza, decretato nel 1860 dal Governatore dell'Emilia, unitamente agli allargamenti di Via dei Libri, Borgo Salamo e Canton dei Fiori.

Si passa il Borgo di Santa Catterina.

N. 224.Chiesa parrocchiale di Santa Caterina di Saragozza.

Nell'archivio di S. Francesco vi era il testamento di D. Umberto di Giovanni di Zeula, fratello di Albergato, rettore della detta parrocchia, fatto a rogito Elia li 24 aprile 1256, nel quale, dopo alcuni legati, lasciava L. 300 a vari luoghi pii, fra i quali soldi 300 per la fabbrica della chiesa di S. Francesco. Lasciava pure ai quattro Consorzi di Bologna L. 50 per comprare una possessione, con obbligo di celebrare ogni anno un anniversario nella predetta chiesa di S. Francesco. In detto testamento dava facoltà a' suoi commissari di vendere alcuni beni a lui appartenenti situali nel Comune di Zola, e una casa posta nel Borgo di Santa Caterina. Lasciava ancora a Zoccolo, cioè Cavazocco, ad Albergato, a lacopino e a Tuccio, suoi nipoti, alcuni beni nel Comune di Zola e Casaglia, ed in ultimo lasciava eredi universali i poveri di Cristo. Ciò si è detto per dimostrare l'antichità di questa parrocchia, e la ricchezza di quel Rettore.

La chiesa che in oggi ha il suo ingresso in Saragozza, lo avea anticamente con sagrato, a ponente nella via del Borgo Pizzamorti, o di Santa Catterina.

Il Nadi nel suo diario porta la seguente notizia: "Rechordo come la Chiesa de S. Catterina di Saragozza fu fatta de novo dell' anno 1443, in prima la jera volta l' uscio dinanzi de ditta Chiesia in verso la porta de latere, l'ano fato volta inverso la strà di detta Saragozza, et abelida altramente, che non era de prima." Nota ancora "che in prima vi era il portego insino alla viazzola la quale si chiama Pizzamorti, ano lassado discoverto tutto el Sagrà, che prima era coverto".

Nominato a questa cura D. Giovanni di Domenico Battistini, atterrò la vecchia e indecente chiesa, rifabbricò la nuova che fu aperta li 21 settembre 1817, indi innalzò il campanile terminato nel 1824. La parrocchia non è andata soggetta ad altra variazione, che in aumento di giurisdizione.

N.233. Casa con stalla, teggia, e due botteghe, del Dott. Antonio Roffeni di lacopo, morto li 7 dicembre 1643. Questa casa confinava con Bartolomeo Guidoni. collo stesso Roffeni, colle suore degli Angeli, ed a ponente con un vicolo chiuso che terminava in Saragozza, il qual vicolo si disse Baroncella, e cominciava in via Selvatica. Fu chiuso dalle suore degli Angeli per tutto il tratto del loro monastero.

Li 4 novembre 1709 D.Tommaso e Paolo fratelli Setti comprarono da Anna Maria Calegari la suddetta casa con bottega da lardarolo, per L.12200. Rogito Marco Maria Diolaiti. L'ultimo dei due fratelli fu Paolo, che lasciò erede I'arte dei salaroli, con diversi patti a favore della pubblica beneficenza. Il valsente degli stabili di questa eredità fu valutato nel 1797 L. 43050.

N. 235. Casa che del 1643 apparteneva ai Guidoni di Semelano, indi ai Socchi, poi nel 1715 ai Zanatti successori Socchi. Qui abitò Bonifazio Socchi architetto. Di questo parere è anche l'Oretti, ma però egli dice alle cinque porte prima d' arrivare alla chiesa di Santa Catterina.

NN.236, 237. Casa di Gio. Domenico, di Gio. Antonio e di Gio. Tommaso di Battista Ruinetti, avente due botteghe, posta in Saragozza sotto Santa Catterina, e da. loro venduta li 20 giugno 1622 alle suore degli Angeli per L. 7230. Rogito Antonio Malisardi.

N.238. Casa ad uso di forno, enfiteutica della chiesa vescovile di Modena, concessa con canone agli Albergati Capacelli. Confina Saragozza. la Nosadella, e le suore degli Angeli,

Si passa la Nosadella.

NN.239,240. Case pure enfiteuliche della chiesa vescovile di Modena, tassate assieme al N. 238 dell' annuo canone di L. 20. Rogito Lodovico Rizzi notaro di Modena. Il N. 239 aveva bottega da speziale, e confinava Saragozza, la Nosadella, e ragioni degli eredi del fu marchese Antonio Vezza Albergati, e il N. 240 confinava i beni dei successori della fu Maria Maddalena Moreschi in parte, e in parte le suore di Sant'Agostino. Questa seconda casa appartenne poi ai suddetti Albergati Capacelli.

N. 241. Casa dei Simili. Giulio Camillo Simili fece procura in Pietro Folesani li 16 aprile 1638 per vendere la sua casa in Saragozza.

1640, 30 gennaio. I sindaci della Gabella Grossa comprarono da Giulio Camillo del fu Sebastiano Bilioni, alias Simili, le ragioni sopra una casa in Saragozza, per L. 15000. Confinava Vittorio Annibali a mattina, e il fu Grazio Albergati a sera. Rogito Pietro Grandi.

1640, 31 marzo. Comprò Pietro Ciamenghi, tutore di Gio. Francesco Uccelli Palazzini, dai Priori della Gabella Grossa, una casa con stalla e teggia sotto Santa Catterina di Saragozza, per L. 15000. Rogito Pietro Grandi.

Li 5 luglio 1687 fu valutata L. 10500, e confinava coi Rampionesi. Rogito Giovanni Masini. Pare che abbia appartenuto anche al notaro Lolli. Ultimamente era di proprietà dei marchesi Marsili.

N.243. Casa che al principio del secolo XVIII apparteneva ai Franceschi da Montefiore (? orig. Montestore). Due fratelli Franceschi si trasferirono a Bologna ad esercitarvi la professione di falegnami nella quale erano espertissimi, ed acquistarono e rifabbricarono questa casa nella quale vi avevano la loro bottega. Da loro ne venne il dottor medico Franceschi, i cui eredi continuavano a possedere anche ultimamente la suddetta casa.

N.244. Casa che fu dei notari Pilla, poi Rampionesi, indi Guidetti, e ultimamente Magnoni e Simoni.

N. 245.Suore terziarie Francescane, dette dell'Annunziata, non dall'Annunziata dipinta sopra la porta del loro collegio, ma perché nella loro origine che si potrebbe stabilire sul finire del secolo XV, si radunavano nella chiesa di Santa Elisabetta presso il convento della SS. Annunziata fuori di porta S. Mamolo.

Una data certa della loro esistenza l'abbiamo nel testamento d'Isotta Fantuzzi fatto li 17 giugno 1544 a rogito di Bartolomeo Algardi, nel quale lasciò a queste suore una casa nei Vinazzi, con obbligo di abitarla.

Non devesi dubitare dell' obbedienza delle beneficate dalla Fantuzzi, ma convien credere che la casa legatata fosse troppo ristretta per contenerle tutte, mentre si sa che per molti anni vissero sparse per la città, e specialmente presso le loro rispettive famiglie.

1640, 7 gennaio. Le predette terziarie comprarono da Ippolito Rivali una casa in Saragozza per L. 1200. Rogito Bondio Serafino Bertolieri.

1660, 3 marzo. Le stesse suore acquistarono da Bianca Galassi Federici una casa in Saragozza, per L. 3300. Confinava colle compratrici da due lati e con Paride Rampionesi. Rogito Carlo Vanotti.

La loro chiesa dedicata a S. Francesco, fu benedetta li 17 agosto 1664 dal Vicario Generale Arcivescovile, e risarcita ed ornata nell'ottobre 1772.

1727, 13 marzo. Separazione delle suore Terziarie di S. Francesco dette del Pozzo Rosso, dalle altre suore Terziarie del medesimo ordine dette dell' Annunziata che avevano una sola superiora detta Ministra. Quelle del Pozzo Rosso vivevano in comunicazione e dipendenti da queste dell' Annunziata. Le prime assolsero le seconde, come si ha da Rogito di Casimiro Nicolò Patrizio Minelli.

Gli Osservanti vollero unire il collegio di Saragozza a quello del Pozzo Rosso, ma le prime riportarono un decreto da Benedetto XIV in data 22 dicembre 1745, eseguito li 12 gennaio 1746, rogito Antonio Nanni, per la continuazione del loro convento indipendente dagli Osservanti, e sotto la cura del parroco di Santa Maria delle Muratelle. Le une e le altre si occupavano dell'educazione delle fanciulle.

Il Cardinal Arcivescovo Giovannetti le soppresse nel 1784. (Vedi Pozzo Rosso). Eliseo Mattioli, curato di Santa Caterina di Saragozza, instituì in questo locale un ritiro detto dell'Annunziala, per ricovero di miserabili ragazze sussidiate con elemosine.

Il P. D. Cesare Calini prese a continuare quest' utile istituto, e sotto la sua cura prosperò talmente, che bisognò traslocarlo in un ampio locale scelto in via Berlina ai NN. 2189 e 2190.

Li 1 dicembre 1803 il suddetto stabile fu acquistalo da Antonio del fu Vincenzo Visconti per L. 4500. Rogito Antonio Modonesi.

N.246. Casa dei notari Rosini, poi Parmeggiani.

Si passa Sozzonome.

N.247. Stabile di Francesco e Girolamo, zio e nipote Solieri, da essi venduto li 2 agosto 1709 a Gio. Paolo e Matteo Maria Zapoli, oriundi di Labante, per lire 8450, salvo il diretto dominio della commenda della Masone. Nel rogito si dice posto in Saragozza sotto Santa Maria delle Muratelle, con porta anche in Sozzonome. Confinava le dette due strade, i Civetti, i successori Guarmani, e i PP. di S. Domenico. Rogito Pellegrino Gaetano Pellizzoni. Passò poi al conte Domenico Levera d' origine piemontese, in causa della Zapoli di lui moglie.

N. 248. Casa dei Civetti, poi del Capitolo di S. Petronio.

Si passa il Fossato.

NN. 251, 252. Chiesa e convento di monache Agostiniane delle della SS. Concezione. Ripetevano, secondo il Masina ed altri autori, la loro istituzione da quattro monache venute da Modena nel 1529, le quali per tre anni ebbero ricovero in una casa di dietro le mura del Vescovato, poscia nel 1542 passarono in Saragozza, e dicesi comprassero la chiesa di Santa Maria della Concezione da loro ingrandita nel 1574, dove fissarono la loro dimora sotto la regola di Sant'Agostino.

L'orto del già convento era di Tav. 135.

Non avendo alcun appoggio tutto questo racconto, e d'altronde trovandosi notizie che lo distruggono, almeno in quanto alle date, cosi esporransi qui i fatti che comprovano da tutt'altra origine derivare l'inauguramento del suddetto convento.

Li 30 ottobre 1508 avendo il Governatore di Bologna, Lorenzo de Flisco, assegnato a Francesca e Cassandra fìglie di Giovanni di Fantuzzo Fantuzzi e di Maddalena Preti (lo stesso che nel 1447 con Romeo Pepoli congiurò contro Sante Bentivogli, e si ritirò a Castel S. Pietro, di dove chiamò in aiuto Carlo re di Napoli, e che nel 1489 fu del numero dei Riformatori) viventi nel nuovo monastero di Santa Maria della Consolazione, la metà di una casa con torre, posta sotto la cappella dei Santi Sinesio e Teopompo, presso la via pubblica da tre lati, presso i beni di Avoglio e dei Gargiaria, in vista della loro povertà lor fa pure donazione dell' altra metà di detta casa a condizione che la torre annessa non potesse distruggersi in alcun tempo. Questa metà spettava a ser Domenico Fabruzzi ribelle, confiscatagli dalla Camera.

Li 11 marzo 1510 le suore di Santa Maria della Consolazione comprarono da Filippo di Antonio Roffeni una casa con orto grande e stalla, sotto le Muratelle in Saragozza, in luogo dello il Torresotto, per L. 1750.

Dunque quelle monache che stavano dietro le mura del Vescovato, esistevano sotto il titolo di Santa Maria della Consolazione prima del 1508, e nel 1510 acquistarono una casa presso il Torresotto in Saragozza, dove non si dice che vi esistesse la chiesa di Santa Maria della Concezione, sulla quale non si ha alcuna memoria, e nemmeno di tradizione; quindi è più probabile che le monache l'edificassero quando fissarono la loro residenza nella casa dei Roffeni.

1568, 30 maggio. Queste monache comprarono da Bartolomeo delli Preda una casa sotto la parrocchia delle Muratelìe in Saragozza, presso il convento, presso Vincenzo e Andrea Gambacorti, e presso certo Bordello nella parte posteriore. Rogito Oldrado Garganelli.

1579, 5 luglio. Acquistarono da Gio. Pietro del fu Oliviero Casolani una casa sotto le Muratelle in Saragozza, per L. 3150. Rogito Oldrado Garganelli.

1635, 2 maggio. Comprarono dal dott. Marsilio e Marco Tullio, fratelli Camuncoli, una casa in Saragozza sollo le Muratelle, per L. 8000. Rogito Giovanni Ricci.

Questo convento, che si estendeva fino alla via Stradelazzo colla sua clausura fu soppresso li 30 gennaio 1799. Tutto il fabbricato ed annessi fu comprato da Bernardo di Agostino Monti. Rogito Luigi Aldini delli 18 luglio 1799. Passò poi a certo Privati, il quale avendo trovata già unita la chiesa interna coll'esterna, permise che in quell'ambiente vi si recitassero commedie nel carnivale del 1808, e poscia vi si formasse un teatro di marionette, detto della Concezione. In seguito fu poi messo ad uso di bottega. L' ingresso alla chiesa esterna era laterale alla medesima, che aveva la direzione da ponente a levante.

N.253, e fianco del N.548 di Borgo Ricco, Casa che il primo marzo 1529 fu locata da Ercole Corradini a Francesco Bisanni. Rogito Silvestre Cavazzoni.

Li 21 giugno 1554 Michele d'Antonio Muratori comprò da Ercole Corradini Fantuzzi una casa sotto le Muratelle, per L. 1200. Rogito Oldrado Garganelli. Ambedue le case appartenevano ancora li 5 luglio 1507 a certo Marcantonio della famiglia Muratori, il quale in detta epoca le vendette per L. 6150 ad Andrea del fu Gio. Angelo Ragazzoni Pezzi. Rogito Marco Melega e Lodovico Caroli, nel quale è detto essere poste in Saragozza sotto Santa Maria delle Muratelle, in confine delle suore della Concezione, del loro orto, di Girolamo Rizzi, e di Borgo Ricco

Continuava ad essere dei Ragazzoni Pezzi anche nel 1715, e poi fu comprato dalla parrocchia delle Muratelle.

Il N..253 Continuava ad essere dei Ragazzoni Pezzi anche nel 1715, e poi fu comprato dalla parrocchia delle Muratelle.; ma il N. 548 di Borgo Ricco fu ereditato dai Padri di S. Martino, come da rogito di Seleuco Pellegrini delli 4 ottobre 1676, e valutato L. 13164, 16. Successe ai Padri di S. Martino Paolo Raffaelli, indi i Bettinozzi, dei quali fu erede Francesco Schiassi.

Si passa Borgo Ricco.

N.254. Casa composta di vari stabili di ragione dell'ospedale degli Esposti. dell' altare di S. Tommaso nelle Muratelle, e dell'altare Pepoli sotto il campanile delle suore di Santa Margherita. Rogito Battista Benazzi e Giovanni dalla Schiappa delli 24 maggio 1505

La parte principale era quella degli Esposti, che era sul l'angolo di Borgo Ricco, la quale era condotta in affìtto, francando, da Benvenuto e fratelli Fermanti, beccari, per annue L. 75, e prezzo di francazione L. 2000.

1348, 14 dicembre. Giacomo di Taddeo Pepoli fece procura presso Alberto Acati affinchè comprasse in di lui nome dai frati di S. Francesco una casa grande con altra piccola sotto le Muratelle. Rogito Lambertini e Angelelli.

1349, 30 novembre. Il suddetto Giacomo comprò da Alogna del fu Michele di Bellino Delfìni e dai frati del terz'ordine della penitenza di S.Francesco, una casa grande ed altra casa sotto Santa Maria delle Muratelle, per L.450. Rogito Lambertino di Castelfranco, e Giacomo Angelelli.

1349, 30 dicembre. Il detto Giacomo comprò da Alogna del fu Alberico de Cunio due case unite con terreno ed orto, poste in Bologna sotto le Muratelle, in via Borgo Ricco. Rogito idem.

La casa degli Esposti fu ceduta li .25 maggio 1505 in usufrutto per anni 20 a D. Donato del fu ser Bartolomeo Vasselli, canonico di S. Petronio, dai Sindaci dell'ospedale. Era descritta nel rogito di Gio. Battista Benazzi e di Giovanni dalla Schiappa, per casa con stalle, corte, pozzo ed orto, sotto le Muratelle. Confinava la strada di Saragozza a mezzodì, Borgo Ricco a occidente, i beni dell'altare di S. Tommaso nelle Muratelle condotti dagli eredi di Galeazzo Marescotti e i beni dell'altare esistente fuori, e presso il monastero di Santa Margherita a mattina, e presso i beni degli eredi di Teseo Marescotti.

1539, 7 ottobre. Fioravante del fu Antonio Fioravanti, col consenso degli Esposti, vendette a D. Marcantonio del fu cav. Marescolli de' Calvi, alias Marescotti, e a Giulio Cesare suo figliuolo naturale legittimato, i miglioramenti di una casa con stalla, orto, ecc. compresa certa casetta allora di nuovo fabbricata dai Fioravanti, con entrata in Borgo Ricco, presso gli eredi del fu Raffaele Pasi, presso Giovanni Bisuo fornaro, e presso l'orto dei Marescotti, per L. 5000. Rogito Giacomo Boccamazzi, Matteo Gessi e Oldrado Garganelli.

1539, 7 ottobre. L'ospedale degli Esposti diede in enfiteusi ai detti Marescotti la suddetta casa dirimpetto la chiesa delle Muratelle, per annue L.80, coi patti del biennio e della rinnovazione, e col patto di francare per L.200. Rogito dei suddetti.

1572, 9 agosto. Giulio Cesare Marescotti francò con L.2000 il canone sopra la casa in Saragozza dirimpetto alle Muratelle. Rogito Carlo Girelli e Teodosio Botti.

I beni dell' altare presso Santa Margherita appartennero a Giovanni di Nane di Romeo Pepoli, fondatore dell'altare della B. Vergine sotto il campanile del suddetto monastero, fra i quali vi erano due case, che gli 11 gennaio 1459 D.Pietro Maranzi rettore della predetta cappella e altare, vendette al dott. Egidio del fu Antaldo, una delle quali alta, l'altra bassa, poste sotto le Muratelle rimpetto al Collegio di Spagna, non compreso però l' orto della casa grande, e questo per L.525 d' argento. Rogito Albizzo Buglioli. Giovanni di Nane di Romeo Pepoli fece testamento li 5 marzo 1433, col quale istituì erede il benefìzio di Santa Maria sotto la torre di Santa Margherita. Rogito Pietro Bruni.

1544, 22 settembre. La detta casa confinava la via da tre lati (Borgo Ricco, Saragozza e Collegio di Spagna) e il cimitero delle Muratelle.

1675, 30 agosto. Fu venduta dal senatore Rainiero Marescotti, per L. 8000, alla ditta Pietro Cattani e Biagio Fantelli. Rogito Scipione Uccelli. Restò solo proprietario il Fantetli, famiglia cominciata e finita nel suddetto Biagio detto Dentone per aver due denti fuori delle labbra. Questo Fantelli fu uno dei banchieri più accreditati de' suoi giorni. Maritò egli l'unica figlia ed erede Teresa, morta poi li 7 ottobre 1709, al conte Giuseppe Todeschi, o Tedeschi, oriundo di Massa Lombarda, i cui discendenti terminarono in Bartolomeo di Giacomo morto li 11 giugno 1791, che lasciò usufruttuaria la sorella contessa Francesca in Vincenzo d Antonio Guidotti, morta li 21 agosto 1798, ed eredi i Tedeschi di Ferrara, coll'ingiunzione di stabilirsi in Bologna. Nel 1787 fu cominciata la fabbrica della facciata levando le colonne di legno dal portico, e sostituendogli pilastri di pietra.

Si passa la via del Collegio di Spagna.

Si passa la via di Belfiore.

Aggiunte

1440. Cristoforo Dal Gesso pagava ai Domenicani, per affitto di una piazzola in Saragozza, annue L. 20.

1513, 5 dicembre. Il Pubblico donò ad Ercole Marescotti la casa di Mellino dal Melle in Strada Saragozza sotto Santa Catterina, pagando egli i debiti che sopra essa vi fossero.

1547, 19 dicembre. Si concesse a Giacomo e Lodovico del fu Gio. Pisanelli la licenza di erigere alcuni pilastri in Saragozza, in confine di Filippo Albergati a occidente, di D. Pietro Castelli a oriente, occupando suolo che andasse a retta linea colla casa dei Pedrini. Sembra che questo stabile fosse in faccia agli Albergati.

1589, 16 giugno. Carlo Santi comprò da Gio. Battista Corvi una casa sotto le Muratelle per L. 4800. Confinava i Marescotti da due lati e Francesco Caprara. Rogito Carlantonio Manzolini.

1446, 7 marzo. Giovanni Griffoni comprò da Cornelio Conti due case sotto le Muratelle, per L.400. Rogito Leonardo Barbieri. Pare che fossero vicine alla chiesa delle Muratelle.

1559, 27 maggio. Ippolita Totoli vendette al dott. Giacomo Venenti (? orig. Veneati), suo marito, una casa sotto le Muratelle. Rogito Vincenzo Spuntoni. L' archivio Totoli comincia del 1369 da un Totolo Totoli. Rogito Berto Plastelli.

1327, 8 novembre. Permuta fra le monache di Santa Maria della Misericordia con Bittuzzo Lambertino Bualello ed altri Primadizzi, i quali ricevettero una casa, edifizio e terreno sotto la parrocchia di Santa Maria delle Muratelle, sborsando a queste L. 90 di bolognini. Confinava Selvatico Delfini Muzzolo brentatore. Rogito Rolando di Teuzo.

1605, 11 febbraio. Comprò Donino Bortolotti da Cesare Zini diverse case e botteghe sotto Santa Catterina di Saragozza, per L. 5200. Rogito Orazio Castellani.

1462, 8 marzo. Galeazzo del dott. Lodovico del fu Gio. Marescotti Calvi comprò da Francesco del fu Gio. Canonici, erede del fu Galasso e Catterina coniugi Vizzani, una casa sollo le Muratele, per L. 100. Confinava la via pubblica da due lati, e il compratore. Rogito Tommaso Cimeri.