Pascipoveri

(Pascipauperes). Onorando cognome, che pare provenga da atti di filantropia. I Pascipoveri furono geremei dapprima di classe nobile, poi di popolare ed esercitante la mercatura. È tradizione che prendessero parte alla crociata del 1294, ed è certo che Munsarino ed Ubaldino parteciparono a quella del 1217 (1). Poche volte guerreggiarono per ragioni di stato e mai per discordie civili. Si adoperarono per contro nei negozii pubblici e sederono di sovente fra gli anziani, fine al 1360. Ubaldino andò a Faenza nel 1214, a richiedere l' osservanza delle convenzioni giurate tra esso comune e quel di Bologna (2). Federico compose in Viterbo (1200) le controversie con' papa Onorio su gli statuti del nostro studio. Prescrisse agl' Imolesi le condizioni della sommissione loro a Bologna (1222) (3), resse Osimo e Bergamo, rappresentò Bologna alla lega lombarda e al parlamento in Brescia contro Corrado ( 1252) e, insieme con Odofredo e col cardinal legato Ubaldini, dettò i patti di pace ai Modenesi vinti a Fossalta (4). Egli era sì eminente giureconsulto da gareggiare con Acursio e con Odofredo, e fu il primo che nel nostro studio professò l' una e l' altra legge. Per l' addietro, non che professarle entrambe, nissuno era stato addottorato in amendue, poichè ognuna era considerata d' un' ampiezza tale da richiedere vi si concentrasse tutto lo studio d' un uomo. Federigo, essendo per ciò in gran fama, fu voluto assessore da Brancaleone Andalò, assunto al senatorato di Roma; e il papa, che adoperavalo negli affari più ardui della chiesa, lo cedette al senatore, pregatone dal legato Ubaldini con lettera che ancor rimane. Nel secolo XIV insegnarono leggi altresì Vianesio e Ferino Pascipoveri (5).

Giglio con eroico slancio di carità rischiò e perdette la vita per salvare due figlioletti di Giuliano Piantavigne, la cui casa era consumata dalle fiamme (1304). Altri Pascipoveri in vece guadagnarono una condanna capitale tentando d' insignorire di Bologna un secondo Taddeo Pepoli. Salvaronsi però fuggendo (1356) e pare più non tornassero (6).

Secondochè scrisse l' Alberti (7), i Pascipoveri fecero fabbricare una torre da s. Silvestro, la quale passò poi ai Cazzanemici. L' Alidosi (8) per contro, mentre è concorde su questo passaggio, dice che la torre, prima che ai Pascipoveri, appartenne ai Toschi. E forse questa discrepanza deriva da che altra è la torre dei Pascipoveri da quella dei Toschi; la quale unanimemente è riconosciuta in quella che spicca nella via omonima, fra la chiesa soppressa di s. Silvestro e il voltone dei Cazzanemici. La torre dei Pascipoveri è probabilmente l' altra a poca distanza, nella stessa via de' Toschi, e contro la quale appoggia il lato settentrionale del vólto sopraddetto ; ma la casa cui essa appartiene ha l' entrata in via Marchesana, segnata del n. 1193; vi si pubblicavano accanto i bandi nel 1289 (9). Questa torre si manifesta sotto l' arco per parallelogrammi di gesso che ne formano il basamento. Essa è troncata all' altezza del tetto, ed è larga met. 8,50 per met. 5, se pure un lato non ha subito mutamenti, ed ha muri grossi met. 0,84.

(1) Savìoli, Ann. v. 4, pag. 447.

(2) Savioli, Ann. v. 3, pag. 342.

(3) Savioli, Ann. v. 5, pag. 11.

(4) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 177. Savioli, Ann. v. 5, pag. 261.

(5) Savioli, Ann. v. 5, pag. 265. Mazzetti, Repert., pag. 236, 237.

(6) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 465; v. 2, pag. 405.

(7) Histor. lib. 6, deca 1.

(8) Instrut., pag., 191.

(9) Alidosi, Instrut., pag. 57.