Borgo dell'Oro, dal IV volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Da strada Castiglione alle Chiudare.

Il Borgo dell’Oro comincia in strada Castiglione, e termina al Vicolo, o Borgo delle Chiuvare.

È lungo pertiche 35. 08 ed ha di superficie pert. 55. 77. 8.

Il suo nome lo ripete dagli Orefici che quivi abitarono quando per timore d’ incendi furono per ordine del Comune confinati in questa strada, e in quella del Borgo degli Arienti o dell’ Argento.

Borgo dell’ Oro a destra entrandovi per strada Castiglione.

Li tessitori di lana che si radunarono nella Chiesa vecchia di S. Lucia passarono nel 1630 in Borgo dell’ Oro ove fecero una Capella dedicata a S. Paolo che ufficiarono fino al 1646 poi da loro abbandonata forse per l’ ingrandimento del vicino conservatorio di S. Giuseppe. Quasi nella stessa situazione dell’ Oratorio di S. Paolo si è innalzata la chiesa di S. M. Egiziaca, che fa parte nel locale in strada Castiglione già Orfanotrofio di S. Giuseppe ora suore di S. Maria Egiziaca; locale concesso alle medesime in perpetuo li 3 maggio 1817 per l’ annuo canone di scudi 60 dall’ Arcivescovo Opizzoni , e dove in numero di sedici vi entrarono li 8 maggio anno stesso.

Suor Samaritana Gessi ne fu la prima priora, morta li 2 gennaio 1820. Con rescritto Pontificio del 9 febbraio 1820 si unirono in società religiosa vestendosi li 30 aprile 1820 di abito nero in luogo del cenerino che portavano prima del 1796, e riformando l’ antica regola Francescana addattandola al loro nuovo instituto.

E siccome la Chiesa di S. Giuseppe fu staccata dal succitato locale, così queste suore aprirono qui una piccola chiesa forse nel sito medesimo che nel 1630 la compagnia dei tessitori di lana ebbe quella dedicata a S. Paolo Converso detta dell’ Oro di dove partirono nel 1646 per dar luogo all’ ampliazione del Conservatorio di S. Giuseppe. Quest’ arte fu innalzata a Società con statuti approvati li 19 dicembre 1630. Prima di venire in Borgo dell’ Oro radunavansi in S. Lucia, e veneravano come lor protettore l’ apostolo S. Paolo.

Nel 1825 la chiesa di S. M. Egiziaca del Borgo dell’ Oro fu ampliata, ed ornata di decente facciata.

Borgo dell’ Oro a sinistra entrandovi per strada Castiglione.

Nell’ Archivio delle Monache di S. Agnese si trovano le seguente notizie relative al Borgo dell’ Oro.

Li 25 marzo 1307. Le suore locarono ad Aristotile Nocini procuratore del Monastero tutte le pigioni da ritrarsi dalle case del Convento posto nel Borgo dell’ Oro, di strada Castiglione, e di Bagno Marino per annue L. 50.

Li 9 febbraio 1340, le suore comprarono da Ghisella Galluzzi Tebaldi una casa sotto S. Lucia nel Borgo dell’ Oro per L. 88, rogito Bon Matteo Tanci.

Li 10 maggio 1522. Le suore locarono agli uomini dell’arte della lana tre case e una tornatura e tre quarti di terreno poste sotto S. Lucia in Borgo dell’ Oro per l’ annuo cannone di L. 45, rogito Giovanni Andrea Garisendi.

Li 24 settembre 1551 fu rinnovata la locazione di una casa con terreno, sul quale vi era un pozzo, per uso dell’ arte di lana bisella, che vi aveva edificato una giuvaria a proprie spese, e le tre case erano state da essi riparate. Confinava la via pubblica a settentrione, Francesco Dolfi, ed ora i suoi eredi, e successori e senza la via pubblica fra li muri della Città e detto terreno a mezzodì, Sebastiano del fu Silvestro del Conto, e certo terreno sui quale vi fu una casetta a mattina. Rogito Ottavio Manzolini.

Li 19 novembre 1707. Rocco e Antonio Bonfigliuoli vendettero un orto, prato, e tre casette già dell’arte della lana, per lire 5250, rogito Antonio Magnani.

N.965. Maneggio da Cavalli dei Colleggiali di S. Francesco Saverio detto dei nobili.

Si racconta dai nostri storici, che il morbo contaggioso che fece tanta strage in Bologna, si sviluppasse nel Borgo dell’ Oro e nelle sue vicinanze durante l'aprile 1630. Le memorie del Convento di S. Francesco dicono nel maggio 1630 e questa circostanza suggerisce di qui aggiungere un breve cenno di sì fatal calamità stanteche gli abitanti di questo Borgo furono dei primi a provarne le conseguenze.

Nell’inverno del 1629 al 1630 molti soldati, ed anche ufficiali di rango dell’esercito Cesareo che facevano l'assedio di Mantova perirono con segni non equivoci di malattia contaggiosa. Nullostante le prese precauzioni, che non furono le più forti si introdusse la pestilenza nel territorio Bolognese e sul finire dell’ aprile anche nella stessa Città, dove nei Borghi dell’ Oro, degli Arienti, Orfeo e via degli Angeli morirono molti di malattia straordinaria, e sconosciuta.

Una strana, e inconcepibile politica comandò di tener nascosto la notizia di questo fiagello agli abitanti ed agli stranieri per non spaventare i primi, e non interompere le communicazioni coi secondi... Un sì fatale procedere contribuì a dilatare la malattia per cui alcuni medici primari fecero una forte rappresentanza al Governo perchè fossero prese misure efficaci onde arrestare i progressi di sì fatale malattia.

Il primo ordine dato fu di stabilire un Lazzaretto a Belpoggio fuori di strada S. Stefano, un secondo a Castel Franco, un terzo al Maccagnano fuor di porta delle Lamme, e un quarto alla Madonna degli Angeli fuori di S. Mamolo, nei quali primi si mandarono i sospetti, e nell’ ultimo gli infetti.

Li 7 giugno in causa della malattia si chiuse il Convento, e la Chiesa dei Filippini.

Il sabbato 11 giugno si stabili un Ospitale nel Convento dell’ Annunciata per donne capace per 750 ammalati e un circondario che comprendesse la madonna degli Angeli suddetta, le vicine case, l’osteria della Palazzina fu destinata per gli uomini che tante volte oltrepassarono li 500 destinando il monastero delle Acque a residenza degli officiali principali di questi Ospitali.

I frati dell’ Annunziata furon traslocati in Città nel Convento dei Celestini, li Celestini nel monastero di S. Stefano e li Gesuati alla madonna del Monte. La Porta di S. Mamolo fu barricata, e si piantarono le forche presso le fosse della Città, le quali poi servirono per Cinto Cinti da Mongone gia carcerato, poi condannato a servir in Lazzaretto con catena ai piedi, al quale riuscì di fuggire, che poi preso fu appiccato.

Il convento di S. Giuseppe dei Serviti fuori di porta Saragozza, poi Convento de Cappucini fu destinato per i convalescenti, e quei frati collocati in un vicino palazzo. Si eresse pure un Ospitale in S. Paolo di Ravone fuori di porta S. Isaia.

Li 16 giugno si cominciò a murar le case, e le contrade infette, e specialmente strada Castiglione a cominclare dalla casa dei Cigognari , fino alla porta della Città, li Borghi dell’ oro, degli Arienti , Orfeo, Pozzo rosso , e via degli Angeli piantandosi la forca da S. Bernardo per chi avesse osato uscire dal circondario.

Non cessando nè diminuendo il fiagello si deliberò di fare un vastissimo Lazzaretto di case matte fuori di strada S. Vitale, che dall’ ospitale di S. Orsola arrivasse ai Mendicanti fuori di Città che fu compito nel susseguente settembre.

E siccome si osservò che le donne, ed i putti erano più facili ad essere attaccati dal morbo fu proibito li 27 luglio che non dovessero sortir di casa, editto che fu osservato fino al Natale.

Sui primi di luglio si formò un Cimitero presso la Grada, ove trasportavansi i morti in un caratone con cassa capace a contenere di 20 o 25 cadaveri, ben presto inoperosa l’ampiezza del medesimo furono stabiliti due cimiteri presso Reno, e Savena fuori di Città.

Li 26 agosto fu decretato il voto pubblico, che poi per la prima volta ebbe luogo li 27 del susseguente decembre nel giorno di S. Giovanni l’Evangelista.

ll numero delle case espurgate per questa calamità furono 3327 colla spesa di lire 10260.

ll luglio e agosto furono i mesi più micidiali essendo morte 10975 persone Non fu fatta la festa della Porchetta, e la somma solita a spendersi per quella fu impiegata in sutfragio dei defunti.

Li 7 settembre fu frustato il dottor Matteo Pistorini poi mandato a medicare gli appestati per avere falsamente attestato, che il dott. Virgilio di Giovanni Battista Bianchi della parrochia della Ceriola, non era morto di contaggio li 23 agosto p. p. poi fu mandato a governare li appestati.

Da un elenco dei morti per questo fiagello si ha questo risultato:

Parrocchi ......N. 33 Riporto N. 235

Medici ............27 Meretrici ...................244

Assistenti medici..17 Facchini ....................361

Barbieri ..........87 Donne del volgo ...........11561

Portacocchletti ...48 Uomini idem ...............11128

Becchini ..........23 Nobili e Cittadini ..........162

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N. 235 Totale N. 23691

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Della famiglia Palatina morirono il Gnacarino, il Dispensiere, il Credenziere, due Sopranumerari, alcuni Donzelli, due Trombetti, un Musico ed altri.

Li 1 gennaio 1630 vi erano in Bologna frati claustrali N. 1239

Ne morirono nel detto anno di malattia ordinaria N. 39

E di contaggio N.177

Totale 216 morti

Rimasero N. 1023.

Andarono esenti da mortalità per contaggio: - Gli Olivetani di S. Michele in Bosco. - I Chierici regolari di S. Prospero. - i Certosini. - I Monaci di S. Barbaziano e di S. Procolo.

I Conventuali che più sotfrirono furono:

Scalzi .......N. 10 sopra 38 Gesuiti ......N. 20 sopra 41

Cappucini ...... 15 sopra 74 Gesuati ........ 16 sopra 27

S. Giacomo ..... 19 sopra 43 S. Giuseppe .... 16 sopra 35

Dicesi che nel territorio perissero N. 16300.

E che in Bologna morissero di varie malattie comune N. 1181.

Si chiude questa narrativa col dire, che li 18 Luglio morì il Cav. Luigi di Alessandro Zambeccari.

22 detto il Lett. Pubb. Giacinto di Lodovico Lodi.

29 detto il dottor Francesco Duglioli.

Nelle memorie dei morti della Chiesa parrocchiale di S. Michele del Mercato di mezzo poi sotto li 2 agosto 1630 sono notati li seguenti:

Ventura Passarotti, - Beatrice sua moglie, - Lucrezia e Madalena sue figlie, - Bernardino suo genero, - Una bambina, - Diana Passarotti, tutti morti di peste al Lazzaretto.

Ai 4 Agosto mori il dott. Francesco di Marcantonio Muratori da Budrio che aveva testato li 11 maggio precedente, e che fu sepolto nel Cimitero della Grada.

17 Agosto, morì il dottor Giacinto Fabri Amasei, - Ortensia Migliori di lui moglie, e la loro servente.

Il Senato spese per il contaggio lire 700,000 in sussidio dei poveri, e per le misure di Polizia Medica.

Furono espurgate N. 2067 case per cui si spesero L. 10260.

In questa spesa non sono compresi gli espurghi di altre 1260 case dei poveri.

Totale N. 3327 case espurgate.

La spesa di sepoltura per le persone agiate era fissata a L. 11, e più L. 5 per la cassa. Da chi voleva esser sepolto in Chiesa si esigeva una cassa di piombo con calce, che si voleva profondata piedi 7. Quella di legno dovevano anch’esse esser ripiene di calce ma queste si sotterravano nei Cimiteri.

Si raccolse in denaro la somma di lire 120,000 e corbe 3500 di grano in lemosine.