Famiglia Bentivogli

I Bentivogli vengono tutti da un Zambone da Viadagola beccaro Costui è l'autore delle famiglie di Bologna, di Ferrara, di Gubbio, e di Sasso Ferrato. Tutte le altre origini che vengono citate dai cronisti sono mere invenzioni.

Il ramo principale è quello dei Bentivogli d' Aragona, ora stabilito in Ferrara. Sono nobili di Venezia e Grandi di Spagna. Massimiliano I Imperatore donò l'aquila dello stemma Bentivogli. Il palazzo di Ferrara fu prima dei Pasini. Nel 1552 l' erede d' Annibale II abitava in Ferrara nella contrada di S. Guglielmo di Terra Nova in piazza nova.

Il Duca di Milano donò in feudo a Giovanni II, Calvi, e Antinago, ossia Antignano.

Nel 1420 Martino l'investì, come vicario di Castel Bolognese, Antonio Galeazzo.

Gragnosco, nel territorio di Novara, fu dato a Donina Visconti, moglie di Annibale I, e suoi figli discendenti nel 1442.

I primogeniti furono marchesi di Gualtieri sul Reggiano, ove avevano terreni e molini; furono conti di Magliano sul Senese, e possedevano molini a Borsello, e a Bezzo.

Gallerate nel Milanese nel 1595 fu dato in feudo da Lodovico Moro a Giovanni II e suoi discendenti.

La Duchessa Bona, tutrice di Giovanni Galeazzo Duca di Milano, investì nel 1480 Giovanni II, e suoi discendenti in perpetuo, di Antignate, Covo, e Passo di Pizzighettone, i quali beni furono poi goduti dai Bentivogli.

A Gualtieri vi è un superbo palazzo fabbricato dal marchese Ippolito nel 1613. La bellissima chiesa dedicata alla B. V. della Neve fu da esso fabbricata. Vi sono sei canonici, una prevostura, e due mansionarie.

In Bologna nel 1374 avevano case ad uso d'osteria sotto S. Bartolo di Porta Ravegnana, ed altre sotto S. Dalmasio.

Nel 1513 Leone X restituì i beni del bolognese ai Bentivogli, che gli furono di nuovo confiscati. Finalmente li ricuperarono nel 1529.

Nel 1374, per eredità Maranesi e per dote di una Maranesi, ebbero beni a Savena, Minerbio, Granarolo ( Orig. Gravanello. ? Breventani), Medicina, Ganzanigo, Castel S. Pietro, Croara e Bagnarola.

Toniolo nel 1374 avea beni a S. Giovanni in Triario e a Barattino.

Annibale II nel 1534 ne aveva a Crespellano.

Nel 1537 Ginevra di Alessandro ne godeva ai Ronchi di Bagnarola.

Avevano il dazio delle carticelle nel 1446.

Il Monte Bentivoglio.

Quando Giovanni fu scacciato da Bologna, i Bentivogli possedevano:

N. 26 case, 7 stalle, 26 botteghe, 4 beccarie, 15475 crediti, 8 palazzi, 17 molini, 3 osterie, 4 cascine, tornature 1785 di prati, 3410 di boschi, 840 di valli, 4700 di valli boscareccie, annue corbe 428 di semina, e tornature 12481 di terreni.

Avevano beni alla Pegola e Malalbergo.

Belpoggio, palazzo fabbricato da Giovanni II, e dato in dote a Lucia sua figlia naturale, moglie di Alessandro Sforza Attendoli Manzoli.

Bentivoglio, o Ponte Polledrano, nel comune di Santa Maria in Dono. Fu già dei Canetoli e dato ad Annibale Bentivogli da Nicolò Picinino Legato in Bologna del Duca di Milano nel 1441. La torre nelle Fosse e il ponte di pietra sul canale, detto ponte Polledrano, erano feudali, ossia enfiteutici, e come tali concessi dalla Camera di Bologna ad Annibale e suoi discendenti.

Palazzo di Foggianova fabbricato da Giovanni II, poi passato ai Bentivogli di Bologna.

Giovannina di Giovanni II bonificò gran parte di paludi e valli fra Crevalcore, San Giovanni e Sant' Agata, e formò l'impresa Giovannina con palazzo o fortilizio.

E siccome accennammo al palazzo Belpoggio fuori Strada Stefano, oggi posseduto dalla famiglia Ercolani, cadrà in acconcio il dare un brano tolto da un codice inedito che porta un opera scritta per Giovanni Sabadino degli Arienti, conservato nel grande Archivio Notarile di Bologna, in fine del quale si legge il seguente capitolo nella sua originale dizione.

OPERA NOMINATA GYNEUERA DE LE CLARE DONNE COMPOSTA PER IOANNE SABADINO DE LI ARIENTI

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Instructione delopera: che se presenti a la mia excelsa Madonna: dove debbe stare perpetuamente.

O mia opera illustrata dal nome eterno de Gyneuera Sforza Bentiuoglia, prima che uadi ad' sua excellentia, non te ornare de auro, ne de argento, se non de fronde di Gyneuero in segno di laetitia, et pace. Poi andrai ad trouarla adcompagnata de fede, de amore, et di speranza fuori de la Cita a Belpogio palazo de non poca iocundita et prestantia, situato sopra uaghi et ameni Colli in la radice del Monte Apenino, la donde in compagnia de molte generose donne cum desiderio te aspecta. Tu entrarai prima nel bel Cortile cinto de alte mura, come de uno Castello; doue trouarai uno Fonte fabricbato, che in alto scaturisse acqua uiua la quale per nutrimento del tempo estiuo rinfresca le uaghe et hodorifere herbe che sono iui cum li uarii fructi, lauri, et bussi, et gyneueri: come de un bel giardino. Poi ascenderai dieci gradi de scala facti in pietra uiua, larga quanto sia el palazo, et peruenirai sotto la logia de quello, firmata sopra octo Colonne de rossa pietra : et se quiui sotto questa logia, ouero sotto la sequente logia, a sinistra mano firmata sopra cinque altre simile Colonne non fusse, ouero a la dextra mano a lato le tre grande finestre de ferro gabbiate non fusse la sapientissima donna uerso quella parte, doue è di fuori pincto uno fiero Hercule, che in una mano tiene superbamente uno Troncho, et ne laltra uno Scudo cum larma bentiuoglia, et diuisa sforcesca; montarai le scale del palazo, et trouarai lei sopra li pogioli de trentasepte Colonnelle de rossa pietra tondi et in octo faccie, dove se uede li fructiferi monti, cum el piano, et tutta la Citate. Se quiui ancora non fusse, ella trouarai o in sala, ouero in una de le adorne Camere sedere in lepidi rasionamenti, rechedendolo el tempo, et la stasone. Come la uedrai, fa a lei reuerentia, et ne le sue mani te poni, dicendoli: che se non sei ornata de quel splendore, che a la sua gran uirtute conuirebbe. Se digni per clementia perdonarmi, che meglio non ho potuto, ma dignate acceptare, la fede, lamore, et la speranza che sono in tua compagnia: le quali uirtute legendoti spesso spesso trouara sincere in loco de la mia ìmpotentia. Son certo che alhora dolcemente ridendo, come costume do sua benigna natura dirà: che sii la benuenuta, et forsi te osculerà molte volte, ponendoti infra li suoi più cari thesori, acio insieme come io possa sempre uiuere contento. Ma se lei, ouero alcuna de quelle preclare donne, che saranno cum lei dicesseno: perche non ho facto memoria, or de questa or de quella altra defunta, et de quella altra uiuente, di bassa, et di alta fortuna, che honestamente, et cum degna uirtù uiueno. Alhora cum reuerente ardire responderai: che de tutte non habiamo possuto sapere; et se io hauesse terminato celebrare le uiuente ne hauerei de ogni stato cum debita laude recordate molte de la nostra Citate, etc.

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E qui seguita l' autore col nominarne brevemente alcune, e termina notando l' anno 1483.