Barbaziana, dal I volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Via Barbaziana da Barbaria a Porta Nuova.

Via Barbaziana comincia da Porta Nuova e termina in Barbaria.

Si disse via dei Griffoni per la casa di questa famiglia, che era ove oggi è quella già Monti poi Caprara, successivamente prese il nome della chiesa di S. Barbaziano che era dalla parte di ponente in un angolo di questa via, e di quella di Barbaria.

La sua lunghezza è di pertiche 59 e la sua superficie di pertiche 95, 3, 7.

Via Barbaziana a destra cominciando da Porta Nuova.

N. 1244. La casa già descritta di Francesco Pandolfi da Casio fu venduta il 3 ottobre 1491 ad Andrea ed Alessandro dei Gigli per L. 3692, 6, 2 d' argento pari a L. 4000 moneta corrente. Era sotto la parrocchia di S. Salvatore in confine della strada che dalla piazza si va a S. Francesco, dell'altra per cui si va a S. Barbaziano od alle case dei Felicini, presso gli eredi di Rinaldo Tarlatti, presso Antonio Bargellesi carpentiere, e presso gli eredi e figli del fu Lodovico Felicini.

Il contratto si stipulò in cappella S. Giusta nella bottega di Strazzaria dei Gigli, rogito Melchiore del fu Nicolò di Giovanni del fu Beldo Panzacchia e Bartolomeo Zani.

Gli stessi Gigli alli 15 marzo comprarono da Bartolomeo del fu Gio. Felicini due casupole sotto la parrocchia di S. Martino in contrada di Gorgadello (vicolo Felicini) confinanti con detta strada a sera, coi beni della chiesa di S. Marino a settentrione, e coi Felicini a mezzogiorno, per L. 646, 10 d'argento, che a moneta corrente sono L. 700 di Bologna. Rogito Bernardino Muzzoli.

Antonio Maria Gigli vendette questa casa il 6 marzo 1582 a Giovanni e Vincenzo fratelli Fava, che acquistarono anche il diritto di comprare la casa vicina di Dorotea Machiavelli che confina coi Fibbia, e tutto ciò per la stima da farsi da Giulio Piacentini e da Virgilio Marsili, i quali li 6 giugno 1582 diedero la perizia di amendue le case in corpo fissata a L. 24416, 18, 6. Camilla Zovagnoni madre e tutrice di Giovanni e di Orazio Fava locò li 29 marzo 1635 una casa da S. Salvatore per annue L. 400, e promise di venderla per L. 26000 ad Andrea Pastarini. Questo ramo di famiglia Fava si estinse nel conte Ottavio di Alberto canonico di S. Pietro, ed esso conte testò il 6 dicembre 1739, e ne fu erede Laura di lui sorella maritata nel marchese Albici di Cesena, nipote del famoso Cardinale.

In confine di Andrea Gigli, sotto li 16 dicembre 1521, erano tre case contigue vendute da Girolamo del fu Alessandro da Tossignano e Gio. Battista Baldi, poste sotto S. Salvatore presso tre strade, e dai Gigli pagate L. 1000. Rogito Baldo Baldi. Queste case dovevano essere segnate coi tre susseguenti numeri, che in corpo di fabbrica confinano via Barbaziana e i vicoli Felicini, a mezzodì ed a ponente.

N. 1242. Casa dei Fiubbi rammentata nel testamento di Francesco di Vincenzo Fibbia a rogito Gio. Battista Frasetti dei 5 novembre 1576. Fu fabbricata e vi mori il testatore. Nella descrizione seguita il 1 luglio 1580 a rogito di Marco Tullio Fiubbi e di Gio. Battista Frassetti tra Ippolito Gandolfo e Restauro di Francesco Fiubba, toccò al Gandolfo. Nella decisione è indicato trovarsi sotto la parrocchia di S. Salvatore, e precisamente nella parte opposta al monastero in confine di una casa di Alessandro Desideri, e dei canonici di S. Salvatore a mezzodì, e di dietro, e al di sotto con altra del cav. Antonio Maria Gigli e di Leonardo Sighicelli. Fu valutata L. 10000 per rogito di Annibale Gandolfi delli 4 febbraio 1597, e si nota che Restauro di Francesco Fiubba aveva due case sotto S. Salvatore, ed altra sotto i SS. Pietro e Marcellino.

N. 1241. Stabile che fu dei Desideri, poi dei Palma, indi dei Fava ed ultimamente Corini.

N. 1240. Casa dei Caprara la quale del 1715 passò ai Mazzoni, ed in oggi è dello stampatore Iacopo Marsigli che vi ha posto la sua officina tipografica.

Si passa il vicolo dei Felicini.

NN. 1239, 1238. Casa dell'antica e senatoria famiglia Felicini. Ardizzone e Felicino di Guido di Felicino da Milano, si stabilirono in Bologna, dove ebbero casa nella corte di S. Ambrogio presso le scuole del giureconsulto Oddofredo. Il detto Felicino iuniore ebbe in moglie Emma di Drudo Acquebelli, la quale testò li 30 maggio 1255 a rogito Cambio di Palmirio Torreggiani. Ma la sua discendenza terminò in un Enrichetto. Quella di Ardizzone continuò e prosperò talmente in ricchezze, che passò in proverbio. Un rogito di Francesco Ghisilieri delli 7 luglio 1479 ci apprende che Lodovico e Bartolomeo fratelli ex figli di Gio. Felicini avevano in questa situazione due case e cioè una al N. 1239, che si dà per casa grande, con altra antica attigua, con orto, in confine di Francesco e Bartolomeo Gombruti, della strada pubblica e di altra strada detta Gorgadello, e questa casa fu ereditata dal cav. Palmieri in causa di Orsola della contessa Latanzia Felicini, moglie del marchese Gio. Battista di Luigi Palmieri, e morta li 20 dicembre 1747. Passò per vitalizio al dott. Marco Zani Bottini nel 1780, ed i tutori del dott. Gio. Battista di detto Marco la vendettero per L. 17229, 68 d' Italia a Gaetano Dalla Noce. Rogito dott. Paolo Cella. Oggi appartiene a Gio. Mazzacurati di Malalbergo, uomo che colla sua industria commerciale ed intelligenza rurale seppe formarsi una posizione brillante e doviziosa. In questo stabile evvi un piccolo teatro di legno con palchi, il quale esisteva sino del 1695 e nel quale dai dilettanti e filodrammatici si recitano commedie e tragedie. Un' accademia detta dei Concordi ed altra detta dei Riuniti vi agiscono interpolatamente. Ha servito il teatro ancora per feste ed altri divertimenti. Nel 1763, dopo esser stato chiuso per vari anni, fu riaperto in seguito dei fattigli restauri e nuove decorazioni.

L'altra casa che è il susseguente N. 1238 sotto la data 1479 si dice essere posta davanti, sotto la parrocchia di S. Salvatore e di dietro sotto la parrocchia dei SS. Pietro e Marcellino.

Il conte Gasparo del fu Raffaele Felicini con suo testamento delli 2 marzo 1657, rogito Paolo Ciamenghi, lasciò erede il conte Giacomo del fu Alberto Grassi. II conte Lattanzio, fratello del testatore, si oppose a questa disposizione per diritti fidecommissari, e specialmente per quelli che percuotevano la meta di questo stabile. L' erede Grassi fu quindi tenuto a comprare per L. 8400 la predetta metà, e cosi gli restò in piena proprietà tutto il palazzo, pagando annue L. 21 di canone al rettore dei SS. Pietro e Marcellino per la stalla vicina al cimitero di detta chiesa, come da rogito di Paolo Ciamenghi delli 9 dicembre 1658.

1684 li 16 settembre. Assegnazione in solutum del conte Gaspare Grassi Pallotta al senatore Virgilio e fratelli Davia di un palazzo con casa annessa ad uso di stalla sotto la parrocchia di S. Salvatore, enfiteutica dei SS. Pietro e Marcellino, per L. 17400 a rogito Scipione Uccelli. Questo stabile era affittato dai Davia a vari usi, e così in esso continuò per non pochi anni la fabbrica e lo spaccio dei tabacchi durante l'appalto di questo genere condotto da Vincenzo Galli. In oggi appartiene allo spedizioniere Maldini che porta la ditta Landi e Roncadelli.

Qui fini l' antica e potente famiglia Felicini da un Felicino di Guido che venne da Milano a stabilirsi in Bologna. Feliciano ed Ardizzone di Guido da Milano erano proprietari di case nella Corte di S. Ambrogio li 30 settembre 1257. Rogito Michele Vinciguerra.

Felicino di Guido iuniore fu marito di Emma di Drudo Acquebelli, la quale testò li 30 maggio 1255, poi di Sovrana Becadelli.

Nel 1600 erano richissimi. Ercole Antonio di Giacinto morì in povero stato li 24 luglio 1740 ultimo dei Felicini. Lasciò due figlie, e cioè Semiramide in Francesco di Giuseppe Scarani in primi voti, poi in secondi con Camillo del conte Andrea Landini, ed Orsola difettosa di corpo ad Antonio di Pietro Baratta.

NN. 1237, 1236. Li 16 febbraio 1406. Nicolò di Bartolomeo Zambeccari comprava da Egidio del fu Gio. Rustigani, e da Gio. Battagiuzzi suo figlio, due case contigue sotto la parrocchia de' SS. Pietro e Marcellino, le quali confinano la via pubblica, Girolamo Argeli, gli eredi di Basotto Argeli, Francesco Ostesani e la detta chiesa per Lire 70. Rogito Ostesano Piantavigna.

Pare che questo contratto riguardi la prima casa che nel 1486 era di Michele Draghetti.

Sul conto del N. 1236 si trova che li 26 luglio 1382 Dino Ostesani promette a Nicolò del fu Bartolomeo Zambeccari di vendergli una casa in parrocchia dei SS. Pietro e Marcellino per L. 800, e per caparra detto Dino ricevette L. 500. Rogito Berto Salaroli. La compra definitiva seguì entro l'anno. Rogito di Benedetto di Giacomo da Unzola.

1486 li 31 ottobre. Enoch d'Alberto Zancari acquistò da Bonifacio Nicolò e Filippo Maria fratelli Zambeccari una casa con una pezza ortiva sotto la parrocchia dei Santi Pietro e Marcellino, in confine della strada da due lati, della chiesa predetta e. di Michele Draghetti. L' orto poi posto nella parte posteriore e nella parte opposta di detta casa confina con Isnardo ed Antonio d'Argile, la via pubblica e Bartolomeo Felicini, per L. 1268 d'argento o L. 1375 correnti. Rogito Alessandro Sala ed Alessandro Bottrigari.

1487 li 3 aprile. Il detto Enoch compra da D. Carlo da Libano, rettore della chiesa dei SS. Pietro e Marcellino, un cortile od orto, ossia guasto lungo piedi 50, largo piedi 75, spettante a detta chiesa, contiguo alla sagristia, e casa di detta chiesa per L. 120. Rogito Nicolò Beroaldi. Il detto Enoch, che fu notaro e figlio di notaro, testò li 18 ottobre 1504 a rogito di Benedetto Dall'Olio, lasciando questa casa a' suoi discendenti, e questi finiti, chiamò eredi li Renani di S. Salvatore.

1554 li 17 febbraio. Gli eredi Zancari, e fra questi Lucrezia Mongardini Zancari di Annibale d'Enoch, legittimata li 9 agosto 1541, vendettero questa casa ai Padri di San Salvatore. Fu stimata L. 5000, alle quali furono aggiunte L. 1700, valore de' miglioramenti come da rogito di Alessandro Stiatici. La famiglia d'Enoch, o Enococh, o di Noccho, antica e nobile, derivava da un Bolognino da Modena che viveva alla metà del secolo XIII, i cui discendenti nel secolo XIV si dissero dei Ricamatori. Terminò essa in Antonio, morto li 15 marzo 1579. 1576.

Li Padri di S. Salvatore diedero questa casa in enfiteusi a Marcantonio Spinelli Gabellini per annue L. 156 correnti, poscia li 2 aprile 1586 a Girolamo Cambi.

1590 li 30 luglio. Fu ricuperata dai locatori a rogito Achille Panzacchi per Lire 1279, 3, 3, ma pare che in detta ricupera vi fosse compreso, oltre li bonifici, anche il valore della vicina casa N. 1237. Il primo aprile 1621 fu data in enfiteusi a Cornelio di Lelio Berti Binarini.

1707 li 22 luglio. Il Senato permise ai Padri di S. Salvatore di commutare la colonna di legno angolare della lor casa ad uso di forno rimpetto la porta delle carra del loro convento nella via delle Donzelle, in un pilastro di pietra di oncie 22 per un verso e di oncie 18 per l' altro.

Si passa la via del Campo de' SS. Pietro e Marcellino.

N. 1235. Casa grande e nobile che conserva ancora dei resti di bella fabbrica particolarmente nei suoi loggiati. Appartenne agli Ostesani.

Li 7 gennaio 1499 Chilino d' Antonio Ostesani comprò da frate Daniele di Marco Ringhiera priore di S. Barbaziano un pezzo di terreno di pert. 18 a rogito di Benedetto Paleotti , il quale era presso le case dei PP. di S. Barbaziano, e degli eredi di Nicolò Zambeccari, e dall' Ostesani ridotto ad orto a benefizio di questa sua casa.

Li 20 aprile 1480 era d' Antonio Ostesani.

Nel 1486 apparteneva a Isnardo e ad Antonio di Argile.

Il P. D. Francesco Argeli gerolomino ultimo del ramo che qui abitava dispose della sua eredità li 1 decembre 1633 a favore della sua religione per cui forse venne proprietaria di questo stabile.

La famiglia Ostesani occupò le prime magistrature della patria, e diede molti lettori alla nostra Università fra' quali Ostesano di Laigone che leggeva Instituta nel 1390. Curzio d'Annibale morì giovane li 30 agosto 1620 e fu l'ultimo di quella famiglia.

Il nuovo Masina racconta che l'unione di S. Maria della Mercede che si radunò nella chiesa di S. Maria della Neve dove il 28 aprile 1732 assunse il detto titolo passò nel 1757 in S. Barbaziano, dove divenuta confraternita radunavasi al pian terreno di questa casa dei Gerolomìni e che mons. Giovanetti l' unì a quello degli Anni di S. Maria in S. Antonino di Porta Nuova.

N. 1234. Chiesa, parrocchia e monastero di S. Barbaziano. È fama che la fondazione di questa chiesa rimonti ai primitivi secoli cristiani, e che del 1123 vi stassero canonici regolari. Il Melloni però dice non constare che fossero canonici, ma che invece fossero della regola di S. Agostino. Cita egli un compromesso fra li frati di S. Barbaziano , ed il Capitolo di S. Pietro riguardante le decime , terminato con bando del Delegato del Papa nel 1221.

È però opinione quasi fondata che nel 1339 vi stassero canonici regolari. Nel Libro dei Memoriali è registrato un atto del 16 febbraro 1330 in cui si nomina Polone priore di S. Barbaziano , economo di Bertrando Vescovo di Bologna.

Lo stesso Melloni è di parere che li frati di S. Barbaziano cessassero, e che i loro beni fossero dati in commenda. Contro questa sua opinione però sta il Breve di Sisto IV del 15 giugno 1480 col quale si unì il priorato e la chiesa di S. Barbaziano alla religione di S. Girolamo d'Italia in virtù della rinunzia fatta da D. Zenobio di Matteo Ferini da Firenze canonico regolare, priore e rettore di questa chiesa, il quale si crede lateranense, e si riserbò una pensione di fiorini d'oro 17 annui sulli 65 circa di rendita del detto priorato.

Li 16 agosto 1480 ne prese possesso il generale degli Eremitani Gerolomini P. Salomone.

Li 26 febbraio 1492 Alessandro VI vi ci unì il chiericato di S. Giorgio ora S. Orio li cui beni consistevano in biolche 37 circa di terra. Potrebbe essere che questo S. Orio fosse il S. Orio di cui si parla nella via del Poggiale.

Nel 1300 Marsilio di Nane Montighelli ordina nel suo testamento che gli sia fabbricata la sepoltura in S. Barbaziano con altare, e messa quotidiana, e per dote assegna tornat. 100 nel Comune di S. Maria in Duno.

1608 li I 1 ottobre. Per opera del P. D. Fabiano Pilotti bolognese si cominciò da fondamenti la nuova chiesa di S. Barbaziano per la quale il Senato li 4 decembre dello stesso anno concesse che li nuovi muri si estendessero al di là degli antichi sulle due strade.

Fu terminata nel 1618 con spesa di Lire 45,344. 10.

Poco lungi dalla chiesa vi era una croce detta di Barbaria, che in occasione della predetta fabbrica fu collocata sulla porta laterale della chiesa stessa, poi traslocata dopo il 1796 nella Certosa.

Balduini Giacomo dì Balduino mori li 21 maggio 1235 (Necrologio di S. Giovanni in Monte) ed altrove si trova che Balduini Giacomo sommo dottore di leggi morì IV idus aprilis 1235 e fu sepolto presso S. Barbaziano in un sarcofago che dopo vari anni fu levato per rendere più libera la strada.

I Gerolomini furono soppressi li 11 marzo 1797. Il convento fu comprato dal perito Giuseppe Ghedini del fu Carlantonio a rogito Luigi Aldini delli 23 aprile 1799 e 12 gennaio 1809.

La chiesa fu acquistata dal Comune di Bologna con rogito del dottor Serafino Betti 18 settembre 1813 e serve di magazzeno di fieni, paglia ed altro.

Nel 1817 fu atterrato il campanile. Un rogito del 20 gennaio 1294 fa menzione di una strada sotto S. Barbaziano detta Castello d'Imola, e l'archivio Sanuti ricorda sotto il 1285 che Guglielmo Sanuti comprò due case sotto S. Barbaziano.

Via Barbaziana a sinistra cominciando da Porta Nova

N.1182. Chiesa, parrocchia e monastero di S. Salvatore. Il Sigonio dice che Olivario Diacono fabbricò nel 1136 ai canonici di S. Maria di Reno, degenti presso Casalecchio, una chiesa in Bologna dedicata a S. Salvatore.

Il P. Trombelli è di parere che la chiesa di S. Salvatore fosse uffiziata da monaci greci prima dei renani, che il Sarti li dice qui venuti nel 1136 e la congregazione di S. Maria di Reno confermata da Innocenzo II nel 1136 stando in Pisa, ma sfuggì a questo autore l'esenzione dalle decime e gravezze concessa in settembre 1136 da Gualterio Arcivescovo di Ravenna al monastero di S. Maria di Reno e di S. Salvatore, lo che prova che S. Salvatore apparteneva prima del 1136 ai renani che probabilmente se ne servivano per ospizio. .1137, 18 settembre. Locazione enfiteutica del Capitolo di S. Pietro a Giacomo e fratelli di Paolo da Lucca, di 8 chiusi di terreno vacuo posti in Porta Nova vicino la chiesa di S. Salvatore, rogito Ugo di Giovanni. 1137, 19 ottobre. Lo stesso Capitolo concede altro terreno in enfiteusi posto in Campo Lungo vicino alla chiesa di S. Salvatore a Martino e Giovanni fratelli e figli di Reosto, rogito Ugo di Giovanni. L'inaugurazione della Congregazione Renana fu del 1136 circa, e sotto questa data nell'archivio di S. Salvatore si trova nominato un Primus Prior.

1149, 7 novembre. Sentenza del Cardinale Ubaldo circa il dominio della chiesa di S. Salvatore posta in Campo Lungo e circa alcune pezze di terra in vicinanza di essa enfiteutiche dell'abbate di S. Bartolomeo di Ferrara, rogito Rolando 1151, 11 marzo. Il monastero prende in enfiteusi tutti li beni dell' arciprete e Capitolo di S. Pietro posti in Porta Nova per l'annuo canone di soldi 16 di Lucca, rogito Ugo di Giovanni.

Avendo Alessandro III canonizzato in Anagni li 20 febbraio 1173 Tommaso Vescovo di Cantauria martirizzato li 27 dicembre 1171, il Card. Ildebrando pensò di propagare il culto in Bologna di questo santo, fors'anco perchè si ha dalla cronaca bromptoniana che Tommaso mentre era chierico della chiesa di Cantauria d'ordine di Teobaldo arciv. di detta chiesa si portò allo studio di Bologna e per un anno vi studiò legge civile. Il Cardinale Ildebrando adunque a proprie spese innalzò un altare in detta chiesa di S. Salvatore, ignorandosene il preciso tempo, ma certamente dentro cinque anni dopo la detta canonizzazione, perchè più oltre non visse il Cardinale.

Dopo la di lui morte gli scuolari studenti in Bologna della nazione Inglese, che allora erano molti, presero questo altare sotto la loro protezione, e nel 1203 lo dilatarono in forma di capella in modo che sembrava una chiesetta unita alla chiesa maggiore , e vi fecero l'altare adattato a questa capella che Innocenzo III ordinò fosse consacrato dai due vescovi di Bologna e di Modena. Ma Gerardo Ariosti vescovo di Bologna era renitente a fare questa consacrazione, forse perchè egli aveva dedicato a questo santo un altro altare — in paradiso — "seu portico di S. Giovanni in Monte fabbricato da Jacopo de Bertinoro medico, che era assai frequentato dal popolo". Avvisato Innocenzo III di questa renitenza, ordinò che persistendo fosse consacrato l' altare dal solo vescovo di Modena Egidio Garzoni bolognese. Diminuito il numero degli scolari inglesi, tutto il gius di questa capella fu devoluto ai canonici renani li quali nel 1353 essendo priore Riniero Ghisilieri fecero lor soli ornare le capelle accordando a Vitale de Equis , celebre pittore di quei tempi, scudi 60 d'oro. Questa chiesa aveva l'ingresso verso settentrione, mentre quella di S. Salvatore l'aveva a ponente.

Nel 1398 le due chiese furono unite atterrando il muro che le divideva.

1208, 13 dicembre. Locazione del monastero ad Ubertino Graziadei, a Giovanni di Tebaldo, a Gherardo Rossi ed a Bolognetto d'Enrado di un casamento presso S. Salvatore in Porta Nova lungo piedi 40 e largo piedi 60 sul quale debbano aver fabbricate case alli santi prossimi da abitarsi da essi e dalle loro famiglie, e debbano venire a detta chiesa di S. Salvatore. Più debbano fare un portico idoneo sopra la strada, alla forma delle altre locazioni di simili casamenti sino all'orto di S. Margarita, e volendo detti conduttori vendere dette case debbano darle al monastero per venti soldi meno che ad un altro, rogito Tettacapra.

1209, 2 giugno. Locazione a Gandolfo da Gesso di un casamento presso la chiesa, rogito Tettacapra , e nello stesso giorno si stipula dallo stesso notaro quelle fatte ad Agresto. Ordinariamente in queste locazioni enfiteutiche era riservato che nelle case da fabbricarsi non vi potessero abitare li fabbri, li falegnami , etc.

1210, 16 gennaio. Locazione rinnovata dal Capitolo di S. Pietro ai renani di due pezze di terra presso la chiesa di S. Salvatore, una delle quali detta "Gambaturia", rogito Orabono.

1225. Li renani avevano fabbricato il reffetorio, dormitorio e claustro.

1337. Questi canonici avevano la chiesa di S. Maria degli Angeli fuori di Porta S. Mamolo dove rimasero per poco tempo. Il Melloni pretende che li renani si riducessero definitivamente in S. Salvatore soltanto fra il 1340 ed il 1359.

Li 24 aprile 1379 non erano rimasti che due canonici, e del 1403 il solo priore. Il Sigonio racconta che il B. Nicolò Albergati vescovo di Bologna, per decreto di Papa Martino unì li canonici di S. Ambrogio di Gubbio detti scopetini da un loro monastero di S. Donato di Scopeto diocesi di Firenze, a quelli di S. Salvatore e di S. Maria di Reno di Bologna ridotti al solo priore Francesco de' Ghisilieri. Sopra questa unione bisogna osservare che nel Libro Provisorum sotto la data dei 2 giugno 1424 li canonici di Gubbio che anch'essi portavano il titolo di S. Salvatore, mediante frate Stefano di Giovanni da Siena procuratore, e frate Daniele, e Nicolò di Bologna, vendono una casa di loro particolare spettanza; quindi si vede che quantunque stessero in S. Salvatore possedevano beni propri, separati, e distinti da quelli della congregazione renana, e costituivano un corpo separato in quella, come si comprova ancora dal seguente documento: "Li 6 febbraio 1426 (Liber Provisorum) vi è il contratto di permuta fatto dal padre Francesco Ghisilieri priore di S. Maria di Reno e di S. Salvatore in quo. D. priore jacet totus conventus canonicorum regularium etc". Quindi le suddette due congregazioni sebbene risiedessero entrambe in S. Salvatore ritenevano forma di due corpi distinti, con distinti possedimenti, e diritti, e non erano insieme unite, ed incorporate. Il fatto è che il Ghisilieri pretendeva che li scopetini diventassero renani , ed i scopetini pretendevano che il Ghisilieri si facesse scopetino, e non potendosi in ciò convenire non ebbe effetto il trattato di unione, ma il B. Nicolò permise che tre o quattro scopetini passassero in S. Salvatore, servissero ed officiassero la chiesa, e ricevessero dal Ghisilieri una provvisione, ossia gli alimenti, col diritto di subentrare dopo la morte del Ghisilieri nel possesso delle due chiese e conventi di S. Salvatore e di S. Maria di Reno e dei beni a questi spettanti, come seguì.

Perciò i due corpi abitavano nello stesso convento ma formavano due corpi distinti e diversi, e fra loro non vi fu unione ma successione dei scopetini dopo la morte del Ghisilieri nel quale convento jacebat tota congregatio renana e colla sua morte si estinse, e per diritto di successione subentrarono li scopetini, che assunsero poi il titolo di canonici di S. Maria di Reno e di S. Salvatore. Il priore Francesco Ghisilieri fabbricò nel 1398 nel cortile delle stalle il vestibolo, il reffetorio, la camera del cammino, e la cucina.

Posto le cose anzidette , li attuali religiosi di S. Salvatore non sono altrimenti renani ma scopetini come si è chiaramente provato.

Il monastero di S. Salvatore è perfettamente isolato. A levante confina colla via del Volto Santo già detto di S. Margarita. A mezzogiorno corrisponde colla strada delle Pugliole di S. Margarita che si disse Via delle Stalle. A settentrione ha per confine la via Porta Nova anticamente Campo Lungo.

Sopra questo suolo vi erano nel 1471 li seguenti edifici:

1. Casa grande di monsignor Lodovico Ludovisi.

2. Una casa piccola della stessa ragione da lui lasciata ai Magnani.

Monsignor Ludovisi arcidiacono col suo testamento dei 10 novembre 1461 lasciò erede per metà Giovanna Ludovisi di lui sorella, moglie di Antonio Magnani, e per l'altra metà Nicolò del cav. Giovanni Ludovisi, rogito Cesare di Bartolomeo Panzacchia.

1477 , 27 giugno. Divisione fra Antonio Magnani e Giovanna Ludovisi Jugali, li canonici di S. Salvatore e di S. Maria di Reno uniti , Antonio e fratelli Ludovisi, e Girolamo Ludovisi dell' eredità di monsignor Lodovico Ludovisi, rogito Alessandro Bottrigari, Antonio Masotti e Domenico Castellani.

1553 , 20 dicembre. Gio. Battista e fratelli e figli d'Antonio Magnani vendettero questi stabili ai canonici di S. Salvatore per scudi d'oro 1300 da lire 4 l'uno, rogito Alessandro Stiatici. Confinano colla sacristia di S. Salvatore, e le vie ad oriente ed a settentrione.

1588, 28 gennaio. S'affittano a Gio. Battista Cavazza per annue Lire 250 , rogito Achille Panzacchia.

3. Di dietro alle case dell' arcidiacono Ludovisi vi era una chiavica al pian terreno.

4 - 5. Casa grande e casetta posteriore che furono del fu Gregorio di Lippo di Pietro dei Codebuoi, poscia dei Bassoli.

6-7. Casa e casetta del fu Filippo Cristiani poi del Calzolari.

8-9. Case del fu Giacomo di Villano da Lucca poi di Antonio da Quarto.

10. Terreno venduto a Gandolfo da Gesso e prima datogli in enfiteusi li 2 giugno 1219, rogito Tettacapra. Li Gessi vi avevano fabbricato sopra il terreno locatogli, le case 5. 7. 9., le quali avevano il loro ingresso dalla via di S. Maria di Reno.

11. Via di S. Maria di Reno, e di S. Salvatore che dalla Via dei Griffoni terminava nella via di S. Margarita, fatta chiudere dal P. D.Francesco Ghisilieri priore nel 1398.

12. Via per la quale dalla strada di Porta Nova e dalla casa dei Bolognetti si andava alla porta laterale della chiesa di S. Salvatore.

13 - 14 - 15. Case che vennero tutte ridotte in una sola di proprietà di Nicolò del fu Giovanni dall' Amola che ebbe il permesso di venderle a Bartolomeo del fu Pietro Bolognetti.

Li 13 dicembre 1486 furono da questi cedute ai canonici renani per L. 1200 col patto di demolirle affine di scoprire il prospetto della chiesa di S. Salvatore che si stava fabbricando. Rogito Bartolomeo Perini. Difatti li canonici suddetti le fecero spianare nel 1486 ad insinuazione di Giovanni II. Vuolsi che in conto di detta somma ricevessero i Bolognetti torn. 10 di terra con una casa sotto S. Giuliano presso le mura di S. Stefano.

16. Chiesa di S. Salvatore alla quale nel 1398 fu unita quella di S. Tommaso di Cantauria atterrando il muro che. le separava, e lasciando in essere i due altari di quest'ultima nella quale si entrava per la via di S. Maria di Reno.

Nel 1474 in marzo si accomodavano i muri di questa chiesa, e li 16 cadde dal ponte Gaspare Nadi dall'altezza di piedi 35.

Sulla facciata fu posta la seguente iscrizione: "1478. 12 martii. Hoc Templum a Patribus restitutum Matthaeus Rosa Sanen. Episcopo dedicavit".

Nel 1486 si stava rifabbricando come da rogito Perini 13 dicembre 1486.

Li 13 agosto 1605 fu incaricato Tommaso Martelli dei disegni della nuova chiesa e sacristia, come da rogito Valerio Panzacchia.

Li 12 marzo 1610 si diede mano alla fabbrica, ma con disegno del Magenta.

Li 3 ottobre 1614 il Senato accordò piedi 8 di suolo pubblico ai Padri di S. Salvatore nella via degli Agresti (Volto Santo) per la fabbrica della loro chiesa.

Li 17 agosto 1622 fu accordato ai padri di allargare la piazzetta avanti la loro chiesa, e li 2 settembre dello stesso anno li canonici ottennero il seguente partito dal Senato: "Terminata la chiesa di S. Salvatore, e spianate varie case attorno alla medesima, si dà licenza di prender suolo pubblico verso settentrione di piedi 8, così procedendo da oriente ad occidente in lunghezza di piedi 70, e di cingerlo con muro a condizione di mantenere la via pubblica larga piedi 18 e lunga piedi 183 cominciando dall' angolo della casa dei Caprara, e continuando verso occidente".

La famiglia Marescalchi aveva ottenuto nel 1611 di restringere il sagrato della chiesa lungo la via delle Asse e di portarlo a linea del portico laterale della casa ora dei Morelli N.1244 in Via Barbaziana.

Il lastricato attorno alla chiesa fu rinnovato nel 1744, e le volte della chiesa stessa e la facciata ebbero bisogno di risarcimenti che furon finiti li 10 settembre 1759 con spesa di oltre Lire 8,000.

17. Di dietro la chiesa che fu già cappella di S. Tommaso di Cantuaria vi era il cimitero.

18 - 19. In seguito del cimitero verso oriente, ed in confine della via di S. Margarita vi era una casa che aveva ingresso dalla via di S. Maria di Reno, che fu già di Giacomo del fu Giovanni del Dottore che la lasciò ai Padri di S. Salvatore, nel cui cortile vi era un pozzo.

20. Ingresso antico ed oggidì del monastero, il quale ne aveva un secondo vicino ed a linea della facciata della chiesa antica, e nuova.

21 - 22. Due chiostri del monastero che si stavano fabbricando nel 1497, porzione della qual fabbrica, che si lavorava da Pietro di Giovanni da Bellinzone muratore, cadde li 19 dicembre di detto anno. Nello stesso anno si erigeva ancora la libreria.

23. Casa di cui s' ignora l' antico proprietario.

24. Stabile che si pretende abbia appartenuto ai Ghisilieri. I tre archi di portico visibili anche oggigiorno furon chiusi per decreto 14 agosto 1740 ed il suolo incorporato al monastero.

25. Nell'angolo della via Barbaziana, e delle Pugliole di S. Margarita vi era la casa dei Zuntini che li 14 maggio 1395 Silvestro Zuntini enfiteuta di S. Salvatore la vendette ad Enoch ed Alberto Benedetto Zancari. Confinava l'orto dei padri. Rogito Giovanni Fabri di Luminasio.

Li 18 agosto 1475 confinava due strade ed il convento di S. Salvatore.

26. Casa che del 1247 era di Giacomo da Muglio, rogito Francesco dal Lago, presso l'orto di S. Salvatore. Successori dei da Muglio furono li Zancari. Questi stabili furono poi uniti al monastero circa il 1486.

27. Orto del monastero dove poi fu la caserma delle truppe pontificie. In questo monastero fu fatto il primo giardino di semplici, che sia stato in Bo logna, e nel 1574 fu fatta la prima triaca con pompa e pubblicità nella spezieria di S. Salvatore coll' assistenza dei due protomedici Ulisse Aldrovandi, ed Antonio Maria Alberghini.

I Padri di S. Salvatore furono soppressi li 8 giugno 1798.

Li 22 giugno dell' antecedente anno 1797 in questo monastero vi risiedette la Giunta delle contribuzioni, alla quale furono consegnati gli ori e gli argenti di tutte le corporazioni religiose , di tutte le chiese e dei particolari. Li detti metalli furono fusi e ridotti in verghe di libbre 25 ciascuna colle quali fu completato il contributo imposto dalle armate francesi alla città e provincia di Bologna.

Li 17 giugno 1798 vi prese posto l' Agenzia dei beni nazionali dopo aver prima risieduto per vari mesi nel monastero di S. Stefano, poi nel Collegio di Montalto, indi nel 1823 tutti gli uffizi dell'Agenzia furono concentrati nel monastero di S. Gio. Battista dei Celestini.

Nel luglio 1798 furono stabiliti li forni normali sulla via del Volto Santo.

Finalmente verso mezzogiorno vi si stabilì una caserma.

Li 27 maggio 1824, giorno dell'Ascensione, li scopetini uniti ai canonici lateranensi rivestirono l' abito e formarono una nuova corporazione in questo vasto locale.

Si passa la Via Pugliole di S. Margarita.

N.1231. Casa che li 14 aprile 1551 fu venduta da Filippo ed Innocenzo di Bonifazio Desideri a Gio. Francesco di Stefano Fioravante per Lire 2,000. Rogito Pietro Antonio Stancari, e Bartolomeo Bulgarini. Confina la via pubblica da due lati e li venditori dagli altri due.

Nel 1583 era di Antonio Machiavelli.

Del 1715 era dei Pastarini, indi di Alfonso Arnoaldi.

N.1232. Li 23 aprile 1444. Galeazzo e Gio. Andrea di Alessandro Bottrigari comprano a nome di loro padre dal priore di S. Barbaziano, e dall'Ospitale della Morte, comissari del fu Valente di Bettino Valentini, una casa sotto S. Barbaziano. Confina la via pubblica, certa Viazzola comune di detti venditori, e degli eredi di Matteo Griffoni, gli eredi di Margarita vedova di D. Valente, gli eredi di Matteo Griffoni di dietro, Francesco Gentili, per Lire 700. Rogito Frigerino Sanvenanzi.

1453. Divisione fra Alessandro e Francesco del fu Cristoforo Bottrigari di una casa da S. Barbaziano. Confina una via vicinale. Rogito Nicolò Savj e Francesco Muletti.

1465, 7 novembre. Donazione di Girolamo del fu Luigi Griffoni ad Alessandro e Francesco fratelli Bottrigari di una striscia di terreno ortivo di larghezza piedi 4 attigua alle case dei Bottrigari sotto S. Barbaziano per aggrandire i loro edifizi. Confina una via vicinale. Rogito Filippo Canonici.

1472, 3 e 10 aprile. Trattati precedenti, e vendita, delle suore di S. Margarita ad Alessandro e Francesco Bottrigari di una casetta sotto S. Margarita in confine dei compratori per Lire 10. Rogito Alberto Canonici.

1472, 18 aprile. Vendita di Lorenzo dalla Scola ad Alessandro e Francesco Bottrigari di una casetta sotto S. Margarita per Lire 10. Rogito Alberto Canonici. Questa casa allo scoperto con sortita nel fianco sulla strada delle Pugliole di Santa Margarita verso la portaccia di S. Salvatore, fu venduta da Elena di Filippo Desideri vedova di Antonio del fu Pietro Delfini alias Dosi qual erede del padre, a Paolo Emilio Fantuzzi per Lire 18,000. Rogito Antonio Malisardi del 28 dicembre 1583. È posta in Via Barbaziana sotto S. Barbaziano, in confine di detta strada , e di altra nella quale ha sortita, di Andrea Bonfigli da due parti e di Antonio Machiavelli dall altra.

Nell' inventario legale dell' eredità di Leonardo iuniore Seghicelli fatto dai di lui figli Baldisserra ed Alberto nel 1615, vien descritta questa casa come confinata da Angelo Antonio Sacchi e da Lucio Machiavelli, più altra casetta contigua sotto la parrocchia di S. Margarita in confine di una casa delle monache di S. Margarita e della predetta casa grande. La famiglia Seghicelli mercante oriunda da S. Giovanni in Persiceto che Leonardo di Giacomo piantò in Bologna al principiare del secolo XVI terminò in Sebastiano di Camillo Seghicelli, e Virginia di Costantino Macinelli rimaritata nel conte Giuseppe Carlo di Luigi Taddeo de Bianchi. Il detto Sebastiano fu assalito e derubato sotto il portico di S. Francesco, e n'ebbe tal paura che mori li 3 luglio 1709. Testò a favore del secondogenito del conte Alessandro di detto Giuseppe de Bianchi gravandolo di un legato di L. 40,000 ai Filippini per fabbricare l' oratorio.

1729 , 11 giugno. L' Ornato diede licenza ai Filippini, ed al conte de Bianchi di demolire il portico della casa dell' eredità Seghicelli in Via Barbaziana, colla riserva del diritto di rifabbricarlo nella misura espressa in detta licenza. Rogito Angelo Gaetano Bettini. Fu poi acquistata dal confinante Senatore Monti.

Aggiunte.

1190 li 23 novembre. Locazione rinnovata al dottor Azzolino e Rolandino fratelli, di una casa in Porta Nova che fu di Giovanni da Sala, con corte di dietro, che va fino alla fossa della città. Rogito Giovanni.

1225. Li canonici avevano fabbricato il refettorio, dormitorio e claustro.