N.286,286/2 - Palazzo Ercolani

Cartigli

Palazzo Ercolani

Eretto da A. Venturoli nel 1793, ha una scalona e una loggia con statue in stucco di Giacomo de Maria (1800-2). Al pianterreno stanza "alla boschereccia" di R. Fantuzzi (1810). Nella volta dello scalone la Gloria d'Ercole di F. Pedrini e D. Zanotti (1799 c.); al piano nobile, salone di F. Pedrini e di F. Minozzi (1798), sala con l'Apollo e le Ore di F. Pedrini, negli altri ambienti dipinti di L. Busatti e S. Barozzi, A. Basoli, P. Fancelli, G. Frulli, stanza "alla cinese" di V. Armani (1803-4).

Indirizzo:

strada Maggiore, 45

Guidicini

Il N° 286/2 ora sparito perchè unito al palazzo Ercolani aveva la porta precisamente in faccia alla via Broccaindosso. Si trova un rogito di Giovanni Battista Bue del 13 maggio 1514 che tratta di una vendita fatta da Girolamo, e Francesco dalle Francie, a Bernardino, e Carlo fratelli, e figli del fu Giovanni dalla Muzia di una casa sotto Santa Maria del Torleone in Strada Maggiore per L. 1,280 in confine di Carlo Grati verso la porta di Strada Maggiore, di Tommaso da Laresanato, e di Cristoforo, e fratelli Macchiavelli dal l'altro lato, e gli eredi di Simone Nuzzi.

1545 4 novembre. Giacomo di Lorenzo Canonici assolve Giovanni Adamuzia (dalla Muzza) di L. 3,400 residuo prezzo di due case in Strada Maggiore, e nei Bagarotti. Rogito Nicola Panzacchi.

1548 1 febbraio. Canonici Giacomo del fu Lorenzo vien pagato da Aurelia Mengoldi Grati di L. 800 parte di prezzo di case in Strada Maggiore. Rogito Bartolomeo Pedretti.

1546. Dote di Aurelia del fu Giovanni Mengoldi o Mingoli vedova di Ottaviano dalla Muzza poi moglie di Giovanni Giacomo del fu Carlo Grati. Una casa grande sotto Santa Maria del Torleone in Strada Maggiore. Confina i Lianori, e le infrascritte case, i Viggiani. Altra casa ad uso di stalla nella via dei Bagarotti sotto S. Biagio confina coi Lianori, e i beni dell'arte dei macellari. Item due case contigue una ad uso di forno in Strada Maggiore. Confinano la casa grande, Gio. Giacomo e fratelli Grati, la chiavica. La saddetta Aurelia fu erede di suo padre Giovanni Mengoli, e del dalla Muzza suo primo marito. Rogito Pietr' Antonio Mengoli.

1552 28 marzo. Aurelia del fu Giovanni Mengoli lasciò erede Camilla di Francesco Bugatti, e di Bartolomeo d' Ottaviano dalla Muzza di lei figlia. Rogito Gio. Francesco Grati.

1569 19 luglio. Compra Giovanni Riniero del fu Nascentorio Nascentori da Fulvio del fu Gio. Carlo Grati due case contigue in Strada Maggiore rimpetto a Broccaindosso una delle quali ad uso di forno, e una casetta che riesce nella via dei Bagarotti, per L. 10,500. Rogito Giovanni Francesco Grati, e Andrea Maria Mantachetti. Confina il venditore a mattina, D. Leone Leonori a sera. La casetta confina i Bagarotti, Carlo Lojani, e la Compagnia dei macellari.

1569 16 dicembre. Concessione a Giovanni di Rainerio Nascentori di chiudere un portico lungo piedi 16, largo 8 nella via dei Bagarotti.

Si estinsero i Nascentori in Giovanni Riniero morto l'8 giugno 1591, il quale adottò il figlio, e lasciò suo erede Alessandro d'Emilio Bianchi, e di Costanza Nascentori di lui sorella, coll'obbligo di assumere le armi, e il cognome Nascentori, non che di abitare la sua moderna casa in Strada Maggiore sotto la parrocchia di Santa Catterina. Alessandro d'Emilio Bianchi erede Nascentori fu fatto uccidere il 3 luglio 1601 dal capitano Flaminio Ringhieri non restando che due di lui sorelle suor Maria Catterina, e suor Maria Felice monache in Santa Maria Nuova.

Giovanni di Bernardo Manzi che viveva alla metà del secolo XVI fu marito di Maria Girolama di Floriano Nascentori, lo che suggerì ad Angelo Manzi farmacista a dirsi Manzi Nascentori dopo l'assassinio del Bianchi Nascentori, e a di lui esempio fece lo stesso il di lui nipote Giovanni Battista, che viveva l'8 luglio 1664.

Dicesi che il suddetto Angelo potesse ottenere nel 1651 qualche parte del l'eredità Nascentori, famiglia venuta dalla Pieve di Cento a Bologna, dove si applicò per lungo tempo alla fabbricazione dei vetri, per cui acquistò il sopranome dei Bicchieri.

Un Pietro Bano marito di Jacopina del 1232 si crede autore dei Nascentori. I Manzi Nascentori vantano il famoso medico dott. Galeazzo lettore pubblico che fioriva sul finire del secolo XVII. La casa dei Manzi era in S. Petronio Vecchio. Giuseppe di Galeazzo Juniore Manzi fissò la sua dimora in questa casa, che da Vincenzo di lui figlio maggiore fu venduta per L. 30,000 nel 1788 al senatore Filippo principe Ercolani, che l'incorporò al vicino palazzo N° 286.

Case credute dal volgo per le antiche della famiglia Bagarotti, il cui antico cognome era Corradi, abitava nel 1210 sotto S. Michele de'Leprosetti, era seguace del partito Lambertazzo, per cui nel 1274 fu scacciata dalla patria, si ritirò in Padova, e colà assunse il cognome Bagarotti. È ignoto se ripatriasse.

Il trovarsi in alcuni antichi Istrumenti nominata la vicina strada via dei Magarotti fa sospettare che le suddette case sieno piuttosto state dei Magarotti famiglia diversa, anch'essa antica che sussisteva ancora nel 1496 ed allora abitante sotto la piazza di Santa Maria dei Carrari. Ciò premesso egli è certo che qui abitavano i Leonori famiglia di cui si ha memoria per un Leonardo dott. di leggi, e cavaliere, che esisteva nel 1155, il cui discendente D. Leone Leonori canonico di S. Pietro, e di Santa Maria Maggiore ottenne li 28 aprile 1551 che la parete della parte posteriore (dovrebbesi chiamarla laterale) ove esiste il cortile della sua casa in Strada Maggiore dalla qual parte vi è il vicolo dei Magarotti, possa rifarla retta per detta via, e in linea delle altre case qua e là sparse per la medesima, e dalla parte verso settentrione ossia verso Strada Maggiore in linea della casa dei Torelli; e dalla parte di mezzodi ossia verso San Petronio Vecchio in linea di quella della Società dei macellari, e per tale direzione occupar suolo tanto in lunghezza che in larghezza, ed ancora di chiudere il portico d'alcune sue casuccie, ed incorporar tutto entro la sua fabbrica.

Mori il predetto canonico li 6 gennaio 1573 avendo fatto donazione della sua eredità a Giacomo di lui figlio naturale legittimato a rogito di Leonardo Fabroni, e di Alessandro Stiatici del 16 settembre 1572. Il detto Giacomo li 9 giugno 1573 a rogito del medesimo Leonardo Fabroni vendette al conte Girolamo Nicolò, e ad Astorre del fu Vincenzo Ercolani questa casa qualificata per grande con corte in mezzo, ed altra fra le loggie di dietro, con stalla, e cortile, avanti la medesima, posta in Strada Maggiore, in confine della via predetta, e di quella dei Bagarotti di Giovanni Riniero Nascentori da mattina e di dietro compreso in questa vendita, e sotto il nome di detta casa grande certa casa minore, che è nell'angolo dei Bagarotti, e similmente altra casetta in detta strada dei Bagarotti tutte contigue a detta casa grande per L. 30,000.

L'ultimo Leonori fu Orazio di Leonardo Leonori, che viveva li 17 febbraio 1615. Rogito Tiberio Castellani.

Il principe Filippo Ercolani fece ornare la facciata in Strada Maggiore comprendendovi la casa già Manzi, fabbricò l'atrio d'ingresso al palazzo, ampliò il cortile ed eresse l'elegantissima scala corrispondente al medesimo.

Il principe Astorre di detto Filippo coll'acquisto e coll'atterramento di varie case corrispondenti alla Via di S. Petronio Vecchio , e coll' unione degli orti Manzi, Volta, ne formò un magnifico e vasto giardino, parte alla francese, e parte all'inglese ornato di fabbriche, montagnette e di tutt' altro che potesse renderlo vago e delizioso.

Famiglia Ercolani